20/08/2011 Sullo spigolo Vinci al Cengalo Sullo spigolo Vinci, il tratto della 'schiena di mulo' segna l'inizio delle difficoltà più marcate. Ognuno ha i propri sogni, che costantemente insegue e che lo aiutano a fantasticare, a rimanere per un attimo sospesi in una dimensione surreale. Da quando, più di dieci anni fa, avevo visitato le montagne della val Masino sfiorandole dal sentiero Roma, uno dei miei sogni si era impossessato aggressivamente della selvaggia bellezza di quella lama tagliente che è lo spigolo Vinci. Aereo, elegante, gotico, imponente e, naturalmente assai interessante anche da un punto di vista alpinistico. Ma, si sa, i sogni diventano tali solo quando resta difficile poterli realizzare. E così, ogni volta che pensavo di poterlo scalare, implacabile calava il consiglio del rifugista che, con parole estremamente eloquenti, dichiarava la necessità di possedere un VI grado "pieno", senza azzero o trucchi di sorta, per poter affrontare la salita con sicurezza. Così è doppiamente incredibile la coincidenza che mi porta, in questa fine estate in cui le mie arrampicate si contano sulle dita di una mano, sul filo di quella lama che avevo sempre guardato dal basso. Daccordo, sto salendo legato "da secondo", ma l'eccitazione che mi prende è comunque alle stelle! Grazie Guido per avermi fatto vivere questa bellissima scalata e grazie a Flavio e Daniele per la compagnia in questo indimenticabile weekend. Punto di appoggio: Rifugio Giannetti (2534) Località: Val Porcellizzo Telefono: 0342645161 Posti letto: 92 Il rifugio si trova nella parte alta della val Porcellizzo, in un bellissimo scenario naturale al cospetto di leggendarie pareti come quelle del Badile e del Cengalo. Apertura da metà Giugno a fine Settembre; prima metà di Giugno solo weekend. Bagni di Masino, rifugio Gianetti, 2534 (Val Masino) Regione: Lombardia Gruppo montuoso: Masino - Bregaglia - Disgrazia Dislivello: 1362 Tempo di percorrenza: 3 h. 30' Difficolta: E Periodo migliore: da metà Maggio a tutto Ottobre Come tutti gli altri rifugi della zona, anche il rifugio Gianetti è arroccato in posizione panoramica straordinaria ai piedi di celebri pareti di granito. Trovandosi alla testata della valle, il sentiero di accesso per raggiungerlo è decisamente lungo e faticoso, ma non per questo poco piacevole: si inizia la salita in un fresco bosco per poi uscire su un idillico altopiano in vista del pizzo Badile e del pizzo Cengalo. L'ultimo tratto di sentiero, che si svolge per magri pascoli, è sempre molto panoramico e, su pendenza più moderata, conduce con un ultimo traverso alla bella costruzione. 1
Descrizione dell'itinerario Da San Martino in val Masino prendere la strada asfaltata sulla sinistra che, dopo alcuni tornanti, conduce alla storica località termale dei bagni di Masino. Parcheggiata l'auto, imboccare la bella mullatiera pianeggiante che si inoltra nella piana sino all'inizio di un bosco rigoglioso. Con alcuni tornanti si supera un primo ripido tratto e si giunge alla bella conca prativa dell'alpe Corte Vecchia (1405 m). Più avanti il sentiero transita in una stretta gola formata da due roccioni appoggiati uno sull'altro, il caratteristico passaggio delle Termopili, e prosegue nuovamente in salita in un bosco più rado. Ad un tratto, al di sopra di un salto morfologico della valle, si inizia ad individuare la caratteristica pala del pizzo Badile che fa capolino, anche se la strada per raggiungerlo resta ancora lunga. Con una lunga serie di tornanti si sale costeggiando una bella placca percorsa da una cascata e più avanti si perviene al vasto Piano del Porcellizzo (1899 m.), un luogo che certamente merita una buona sosta per la notevole bellezza del paesaggio circostante. Il sentiero si porta pianeggiante sul fondo della piana, supera il vigoroso torrente su di un ponticello in legno ed affronta con l'ennesima serie di tornanti il ripido pendio successivo. Superato un primo dosso prativo il rifugio diventa visibile, ma prima di raggiungerlo bisogna camminare ancora per una buona mezz'ora. Più avanti si sale una bella placca rocciosa, poi, piegando a destra, si punta ad un grosso ometto di pietra oltre il quale si raggiunge brevemente la meta. 2
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Pizzo Cengalo, punta Angela - via spigolo Vinci, 3215 m (Val Masino) Prima ascensione: Alfonso Vinci, E. Bernasconi e P. Riva il 16 agosto 1939. Regione: Lombardia Gruppo montuoso: Masino - Bregaglia - Disgrazia Dislivello: 250 Tempo di percorrenza: 5-6 ore Difficolta: VI Materiali: 2 mezze corde da 60 metri, serie di friends, serie di dadi, cordini, fettucce, moschettoni, discensore, casco. Periodo migliore: da Luglio a fine Settembre Uno degli itinerari per cresta più belli delle Alpi Centrali, lo spigolo Vinci è certamente da considerarsi una vera e propria icona simbolica dell'arrampicata su granito. La via si svolge infatti su roccia sempre perfetta, aerea e di grande eleganza e regala una scalata impegnativa senza essere estrema, di sicura soddisfazione. Di seguito viene descritta la salita della sola parte alta, la più interessante e con le maggiori difficoltà, anche se bisogna precisare che l'itinerario completo partirebbe molto più in basso, portando il dislivello complessivo a circa 750 m. Tuttavia la presenza di un astuto e facile canale di accesso a circa 2/3 del percorso ha invogliato negli anni la quasi totalità degli alpinisti ad evitare la prima parte di cresta e a concentrarsi esclusivamente sull'imponente salto terminale. Per quanto riguarda la chiodatura, la via è attrezzata a chiodi, ma alcuni sono da considerarsi precari. Indispensabile quindi proteggersi ulteriormente lungo i tiri ed eventualmente rinforzare alcune soste. In queste condizioni la via richiede sicuramente un margine superiore rispetto alla difficoltà massima obbligata ed ottime capacità nel piazzare protezioni aggiuntive. Probabilmente questo è stato lo spirito che ha guidato, nel 2003, la precipitosa operazione di ripulitura della via da una serie di spit posizionati poche settimane prima da una guida alpina Svizzera: si è voluto evitare di banalizzare una salita che, quando si andrà a ripetere, non potrà che lasciare sconcertati per la grande audacia e capacità dimostrate dal suo apritore. Attacco Dal rifugio Gianetti percorrere, in direzione Est, il sentiero in lieve discesa per il rifugio Allievi. Dopo alcune centinaia di metri individuare sulla sinistra alcuni radi ometti che gradatamente riportano in salita verso la base della punta Enrichetta. Per magri pascoli prima e per pietraie poi, ci si sposta così in diagonale verso il piccolo circo ai piedi della punta Enrichetta e del ghiacciaio annidato tra il pizzo Badile e la punta Sertori. Transitando alla base di grandi placconate, si traversa il torrente che si origina dal ghiacciaio e si rimonta la successiva morena puntando direttamente al versante occidentale del pizzo Cengalo. In particolare bisogna raggiungere un ampio terrazzo sospeso sfruttando una cengia ascendende da sinistra verso destra (neve ad inizio stagione, possibilità di trovare corde fisse in loco). Si perviene in questo modo sul bordo del terrazzo alla base occidentale dello spigolo, presso un facile sistema di cenge che sale direttamente in diagonale verso destra ad una netta forcella (questa forcella separa la Prima Torre dello spigolo Vinci dal successivo tratto lineare di cresta). Trascurare tali cengie e salire a sinistra sulla parte più alta del terrazzo detritico fino alla base di un evidente canale-camino con masso incastrato che conduce direttamente sul filo della cresta. Descrizione dell'itinerario 1 TIRO: Salire il facile canale che può tuttavia presentarsi con neve o verglass ad inizio stagione, superare il masso incastrato con un breve passo in leggero strapiombo e, portandosi sulla faccia sinistra del canale, raggiungere la forcella presso il suo culmine dove si trova una sosta comoda (60 m, II e III, 1 ch lungo il tiro e sosta su due chiodi). 2 TIRO: Rimontare alcuni facili gradoni che adducono ad una paretina concava sulla destra che si vince sfruttando una netta fessura diagonale (3 ch). Al culmine della fessura, per facile cresta pianeggiante, proseguire fino ad un muro alla cui base è attrezzata una sosta scomoda (45 m, IV+ e III). 4 3 TIRO: Scalare il muro sfruttando una fessura diagonale, proseguire per alcuni metri sul filo di cresta e poi scendere ad un intaglio poggiando leggermente sul lato sinistro. Piegare a destra e, per rampa fessurata, aggirare uno speroncino (fettuccia incastrata).
Proseguire ancora sul lato orientale sino ad un comodo ballotoio ove si sosta sfruttando un caratteristico spuntone (35 m, III e IV). 4 TIRO: Rimontare la rampa successiva e portarsi facilmente ad un comodo terrazzino alla base di una netta impennata della cresta nota come "schiena di mulo" e che segna l'inizio delle difficoltà maggiori (35 m, III+). 5 TIRO: Attaccare direttamente la "schiena di mulo". Le maggiori difficoltà si trovano all'inizio, dove bisogna rimontare una liscia e sprotetta placca bombata (passaggio chiave della via). Dopo alcuni metri la placca concede fortunatamente una provvidenziale fessura (chiodi) che si segue fino alla base di un muro verticale. Traversare quindi a destra ed aggirare l'ostacolo sfruttando una fessura più netta e facile della precedente (vecchi cunei di legno, ma ben proteggibile a friend) che conduce ad un intaglio appena a monte del muro e ai piedi di uno strapiombino (30 m, VI, V+ e V). 6 TIRO: Piegando sul lato occidentale, traversare orizzontalmente per alcuni metri su roccia molto lavorata sino all'inizio di un diedro fessurato (3 chiodi), che si scala direttamente raggiungendo un comodo terrazzino nuovamente sul filo di cresta. Il terrazzino è ai piedi di quel curioso "naso di roccia" ben visibile anche dal basso. Sosta su clessidra (35 m, IV e V). 7 TIRO: Sfruttando un'ampia fessura, scendere in diagonale nuovamente sul lato occidentale e raggiungere brevemente la sosta presso una cengia ai piedi del famoso "diedro nero" (20 m, III+). In caso di necessità da questo punto è possibile seguire la cengia verso sinistra per una sessantina di metri fino ad un ometto di pietra che segnala la linea di calata in corda doppia. 8 TIRO: Risalire con arrampicata piuttosto atletica il "diedro nero", inizialmente un poco appoggiato e poi molto verticale, prestando attenzione ad alcune lame un po' instabili. La roccia di questo tiro normalmente si presenta fredda ed umida e la chiodatura, abbondante ma non sempre affidabile, richiede attenzione. Più sopra il diedro si adagia improvvisamente (sosta intermedia): proseguire ancora per una decina di metri piegando leggermente a destra fino alla sosta a chiodi (40 m, V e V+). 8 TIRO: Facilmente raggiungere la sovrastante forcella sul filo di cresta, portarsi sul versante orientale e, tramite una paretina nascosta, aggirare sulla destra un grosso blocco roccioso. In breve si arriva così ad un comodo terrazzino alla base dell'ultimo ostacolo della via, il "salto giallo". Sosta su chiodi infissi all'inizio della fessura del salto giallo (20 m, III). 9 TIRO: Attaccare il "salto giallo" con arrampicata atletica, aerea e molto elegante, sfruttando la fessura in opposizione. A circa metà fessura diventa possibile piegare sul lato orientale (grosso fungo grigio) e raggiungere la sommità del salto con minori difficoltà. Sostare sul comodo terrazzino a monte del salto utilizzando un grosso spuntone (20 m, V+ e V). 10 TIRO: Rimanendo sul lato occidentale, scalare la successiva paretina leggerrmente concava di roccia grigia a lame puntando ad un tetto alla cui base sono presenti i chiodi per una sosta scomoda (30 m, IV+). 11 TIRO: Aggirare il tetto a destra (chiodo) entrando in un vago diedro di rocce a lame che si risale diritti fino ad una sosta intermedia. Poco sopra uscire quindi a sinistra e sostare su comodo terrazzino (25 m, IV+). 5
12 TIRO: Proseguire più facilmente per rocce appoggiate senza percorso obbligato raggiungendo un intaglio a pochi metri dalla vetta della Punta Angela. Al di là dell'intaglio un grosso spuntone è attrezzato con cordino e anello di calata per la prima corda doppia (30 m, III+). Discesa La discesa si effettua con sette corde doppie sfruttando gli ancoraggi a spit della via Carosello. La prima doppia è di 25 metri, seguono altre tre calate da 45 metri (spostarsi leggermente a destra, faccia a monte) sino ad una cengia intermedia. Percorrere la cengia per alcuni metri verso sud raggiungendo un ometto in pietra che indica la sosta delle successive 3 calate, ancora sui 45 m ognuna sino alla grande terrazza detritica presso l'attacco della via. 6