Via Toledo. Cori miu canto tradizionale pugliese. Anonimo/Giuseppe De Vittorio. Pizzica tarantata danza tradizionale pugliese.



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Via Toledo La Tarantella, simbolo dello spirito sull abisso. Un percorso musicale nell animo umano, da sempre in bilico nella lotta fra il bene e il male. Mauro Durante Cori miu Pizzica tarantata Tarantella I, II, III su frammenti della tradizione napoletana Tarantella di Ischitella Lu Passariello Tarantella di Sannicandro Carataranta improvvisazione al tamburo Canto per Montevergine tammurriata rituale di tradizione napoletana Madonna della Grazia canto tradizionale napoletano 1

/Claudio De Vittorio Na via di rose ballata tradizionale lucana Como sencza la vita su testo di Francesco Spinello (XV sec.) Stornelli a voce sola su testi della tradizione pugliese Tu bella ca lu tieni lu pettu tundu Fronni d'alia Canto dei Sanfedisti canto delle truppe del Cardinale Ruffo di Calabria, 1799 Canto dei carrettieri dalla tradizione orale calabrese ACCORDONE GUIDO MORINI clavicembalo, organo, direzione musicale MARCO BEASLEY, canto PINO DE VITTORIO, canto, chitarra battente STEFANO ROCCO, liuto, chitarra FABIO ACCURSO, liuto FRANCO PAVAN, chitarrone MAURO DURANTE, tamburi a cornice 2

VIA TOLEDO La Tarantella, simbolo dello spirito sull abisso. Un percorso musicale nell animo umano, da sempre in bilico nella lotta fra il bene e il male. Dove assai spesso non ci sono vincitori nè vinti. Piccola nota storica Nel 1533 il viceré di Napoli Pedro da Toledo avviò la costruzione di un grande palazzo che potesse degnamente ospitare il sovrano Carlo V nelle sue visite a Napoli e ordinò l'allargamento delle mura cittadine. L'antico fossato aragonese fornì il tracciato per una nuova strada che fu chiamata via Toledo e, a monte di questa, furono eretti monasteri, palazzi e caserme per le truppe: oggi come allora i napoletani chiamano questa zona "Quartieri Spagnoli". Nel 1870 il Regno delle due Sicilie si fonde al nascente Stato italiano. Da sempre naturale punto d'incontro fra le culture del Mediterraneo orientale ed occidentale, il Sud Italia ha conservato almeno fino alla metà del XX secolo segni e influenze di civiltà molto più antiche: Greci, Romani, Arabi, Normanni, Spagnoli e Francesi avevano eletto a loro patria queste terre generose dal clima eccezionalmente mite, lasciando la loro preziosa eredità culturale alle generazioni a venire. Un concerto insolito Il programma che ascolterete è dedicato alla musica popolare del Sud Italia, un repertorio non scritto ma tramandato oralmente di padre in figlio: tarantelle, canti d'amore, di lavoro, di fede, lamenti e balli sono le espressioni musicali tipiche della cultura contadina di questa parte d'italia. Abbiamo dunque percorso le strade del nostro Meridione e ascoltato sul campo gli anziani, ultimi depositari della tradizione: i brani in programma sono stati raccolti così, testimonianze vive e memorie di antichi canti. Per questo repertorio tanto particolare ci siamo avvalsi dell'esperienza e del carisma di Giuseppe De Vittorio, cantante e attore da sempre impegnato nella ricerca e nella riproposizione di questo repertorio. A proposito delle Tarantole Tradizionalmente si collega il termine tarantella al morso della tarantola (un ragno) il cui veleno si dice provocasse fenomeni di convulsione, delirio o possessione. La tarantella era una pratica di guarigione rituale che si avvaleva di musica, ritmi, colori e coreografie per curare - cioè ricondurre al mondo - chi, morso o no dal ragno - si trovasse in uno stato di alterazione della coscienza: in questo rito musicale a sfondo magico sopravvivevano vestigia di tradizioni antichissime, risalenti ai riti misterici greci e al culto di Dioniso. Le trances colpivano prevalentemente le donne, soprattutto in corrispondenza di feste religiose (mutuate per sincretismo dal mondo precristiano) coincidenti con eventi astronomici o con momenti essenziali della vita contadina (come il periodo della mietitura, ove si raccoglievano i frutti di un anno di lavoro). 3

Queste crisi si ripetevano ciclicamente ogni anno e l'unico modo per tornare alla normalità consisteva in una cura di musica e danza. Da notare che non qualsiasi musica curava la sofferente: soltanto la melodia, il ritmo e i colori che si riteneva corrispondessero alla natura e al carattere individuale del ragno incriminato erano efficaci. Vi erano tarante ballerine, salterine, melanconiche, mute oppure gialle, rosse, verdi e ad ognuna di queste si poteva opporre con successo una sola melodia. La cura avveniva in uno spazio simbolico, ricreato ad arte in casa o all'aria aperta con alcuni elementi costanti: acqua, fronde fresche, specchi, drappi colorati che scatenavano repulsione o attrazione nella persona colpita. I musicisti-terapeuti sceglievano tramite fasi esplorative la giusta cura : appena trovata la melodia appropriata, la persona cominciava a danzare (a volte per diversi giorni) fino alla completa recessione dei sintomi. Non è dunque musica destinata all'ascolto passivo ma è musica che agisce, scatena la danza e sana, con una fortissima valenza sociale: i migliori musicisti si spostavano di villaggio in villaggio in soccorso delle persone colpite. Oggi il tarantismo è estinto: minato prima dall'illuminismo, poi combattuto dalla Chiesa per le troppe similitudini con gli antichi riti pagani (il tentativo di assorbirlo e regolarlo tramite la figura di S. Paolo non ebbe grande successo), infine colpito a morte dal mutato contesto sociale e dall'irrompere della modernità nel mondo contadino. Accordone tarantolato La natura e l'identità del nostro ensemble ci ha portato a fondere questo repertorio con le sonorità tipiche degli strumenti antichi. Molti musicisti colti (dal Barocco ai giorni nostri) hanno inserito nelle loro composizioni elementi propri alla tarantella ma noi abbiamo scelto di fare l'inverso, utilizzando elementi colti in un tessuto popolare. Restano documenti che attestano l'uso frequente di formazioni identiche alla nostra tra Seicento e Settecento. Il tamburo a cornice è lo strumento principe di questa musica; gli si affiancavano poi flauti di canna, ciaramelle (ancia derivata dall'aulos greco) e, col passare del tempo, chitarre, violini, organetti e ogni sorta di strumenti più o meno portatili. Ieri e oggi Una delle caratteristiche dei musicisti popolari di ogni epoca è la capacità di fondere insieme antico e moderno. Dal loro punto di vista è impossibile definire fedele alla tradizione un'esecuzione che riproponga oggi le sonorità del passato: è necessario utilizzare tutte le risorse del presente al fine di assicurare la sopravvivenza e la trasmissione del brano originale. Ecco perché i gruppi che si occupano attualmente di questa musica utilizzano strumenti elettronici, amplificazione e, non di rado, contaminano la loro proposta con altri linguaggi di grande diffusione (per es. jazz o pop) senza per questo avvertire alcuna discontinuità stilistica con le esecuzioni dei loro nonni. Naturalmente la tarantella ha perso le prerogative di iatromusica che aveva fino alla metà del secolo scorso per diventare oggi un genere legato all'intrattenimento musicale e alla danza. 4

Uno sguardo al futuro Accostandosi a questo mondo di contadini-medici-artisti (sommariamente tratteggiato dalle poche righe di queste note) emerge una relazione fisica, emotiva e sociale molto stretta con il fenomeno musicale. Proprio da questa relazione si potrebbero trarre stimoli importanti per il futuro della musica: chi ama quest'arte e ne fa strumento per modellare i propri spazi interiori, cerca una dimensione integrale dell'esperienza sonora, non solo uno stimolo tecnico-intellettuale. C'è una diffusa sensazione di crisi nel mondo artistico: la creatività si manifesta e sviluppa sempre più spesso all'esterno delle Accademie - che pure hanno allevato e istruito intere generazioni di musicisti e il grande patrimonio culturale di cui siamo eredi sembra riscuotere sempre minor interesse nei giovani. Non sarebbe forse utile all'arte del XXI secolo, ancora in bilico tra il ruolo di ancella (per non dire serva) della grande industria e l'arbitrio indiscriminato di certe sperimentazioni tese a rivendicare soltanto la propria unicità e originalità, riflettere sulla natura della musica traendo ispirazione e nuovi spunti da realtà musicali solo apparentemente molto lontane? C'è un futuro possibile per la musica colta - oggi troppo spesso preda di raffinati ma algidi intellettualismi - oppure ci troveremo sempre più ripiegati sul nostro pur ricco passato, come accade ad ogni civiltà morente? Termino con un'immagine che mi è cara: l'arte è un albero con le radici nel passato, il tronco nel presente e le fronde e i frutti nel futuro. Ma di tutto questo avremo occasione di parlare più diffusamente l'anno prossimo, quando la trilogia dei nostri programmi legati a Napoli arriverà a compimento. Conclulsione Il destino di Napoli, capitale del Regno delle due Sicilie, sembra essere segnato attraverso i secoli: un crogiuolo di miseria e splendore, accompagnato da un fatalismo filosofico che confina pericolosamente con ignavia e rassegnazione. Una città che, in mano a un perverso genius loci, sembra impossibilitata a risolvere i propri numerosi problemi e, quel che è peggio, pare sempre meno capace di produrre bellezza e cultura, sfiancata da una rapace e disperata attitudine volta allo sfruttamento indiscriminato delle risorse umane e materiali. Tuttavia, pur con una storia difficile, Napoli ha segnato in maniera significativa la cultura europea ed è stata, almeno fino alla metà del XVIII secolo, una delle capitali più belle e affascinanti del mondo. GUIDO MORINI Febbraio 2008 L arte è un albero con le radici nel passato, il tronco nel presente e le fronde e i frutti nel futuro 5