Il Fatto Umano. Rosso Malpelo. MeG bordificio. Pane Nero



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MeG bordificio 1 Il Fatto Umano Pane Nero Rosso Malpelo (compare Nanni) (Il giovane Malpelo al lavoro nella cava) FRANCOFONTE - Il mese passato, dopo una lunga agonia, è morto compare Nanni, sfinito dalla malaria contratta nei campi. continua pag: 5 MONSERRATO - Può un aggettivo sostituire il nome di un uomo? Questo sembra possibile qui a Monserrato, piccolo paese in provincia di Catania, dove un giovane ragazzo è scomparso pochi giorni addietro, senza lasciare traccia. conrinua pag: 7 Una famiglia a brandelli Parenti Serpenti Contro tutto e tutti roba... da matti! CATANIA - Quante storie sarebberò capaci di raccontare le macerie e i muri pericolanti di una vecchia casa. Pag: 6 VIZZINI - Come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere. Gli abitanti si rifugiano in casa don Gesualdo. Pag: 3 ACI TREZZA - Nel paesello di pescatori non si fa altro che parlare del triste destino dei Malavoglia. continua pag: 4 SIRACUSA - Muore a Lentini la madre del proprietario terriero Mazzarò. Mentr un poveraccio muore per la famiglia. Pag: 2

2 ROBA DA MATTI! Un riccone protesta contro il caro estinto mentre un poveraccio muore per dare il pane alla sua famiglia SIRACUSA L altro giorno, a Lentini, è morta di febbri malariche la madre del noto proprietario terriero Mazzarò. La donna aveva 80 anni. La notizia ha fatto il giro del paese in poche ore, tanto è conosciuto il figlio della sventurata, uno dei possidenti più ricchi di tutta la piana fra Siracusa e Catania. Ciò che fa più scalpore però è che Mazzarò abbia dato alla madre un funerale comune e molto semplice, nonostante le sue ampie disponibilità economiche. Lo stesso Mazzarò, che ha contratto a lungo con l impresa funebre, si sarebbe addirittura lamentato per la spesa, visto che quei dodici tarì, tanto gli è costato il funerale, erano l equivalente di quattordici ore di duro lavoro nei campi. In compenso, il possidente non si fa problemi a spendere moneta sonante per comperare pascoli, vigneti, frantoi e mulini: tutte cose che, per lui, sembrano valere più di una famiglia, tant è vero che non si è mai sposato. La gente del paese, comunque, compiange la povera donna ma non versa una lacrima per Mazzarò che, anzi, tanti avrebbero voluto morto al posto della madre. Poco distante, sulla spiaggia di Agnone, nel comune di Augusta, la roba, ma questa volta la roba che non c è, ha fatto una vittima. Un palombaro è morto nel tentativo di trovare pane per la propria famiglia. La disgrazia è successa nel punto dove una collina finisce a piombo sul mare. Lì sotto c è una caverna, che comunica con la cripta di una vecchia chiesa. La cripta la chiamano la camera del prete, per via di una certa storia fra un parroco e una donna successa tanto tempo fa. A quella grotta non si avvicina mai nessuno, per paura di incontrare chissà che cosa. Ma tutti pensano che ci sia un tesoro, là sotto, perché ogni tanto si vede un bagliore venire dalla profondità. E così quello sventurato palombaro si è tuffato e moglie e figli ancora lo aspettano. (Madre di Mazzarò sul letto di morte) (Attrezzi di lavoro di Mazzarò)

3 (Alcuni dei possedimenti terrieri di Mastro Don Gesualdo) PARENTI SERPENTI Solo amarezza dai familiari per il noto imprenditore don Gesualdo VIZZINI Come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere. L epidemia di colera, che ha colpita la provincia di Catania, ha contribuito a mettere in luce il buon cuore di uno dei più facoltosi uomini di affari del nostro paese: l imprenditore mastro Don Gesualdo. Tutti lo hanno sempre considerato uno spregiudicato, capace di speculare su tutto e di combinare un matrimonio solo per aggiudicarsi un grosso affare come l affitto del terre del nostro comune. Per la verità, qualche segno di buon cuore l aveva già dato nei confronti della sua famiglia d origine, ma i suoi stessi parenti questo non glielo avevano mai riconosciuto. Adesso, però, nessuno può dire il contrario. Alle prime notizie dell epidemia, don Gesualdo ha aperto alla povera gente e ai parenti le sue tenute alla Canziria, a Mangalavite, alla Salonia dove ha casamenti vastissimi. Donne, uomini e bambini sono stati aiutati dal ricco proprietario e ne hanno accolto l ospitalità, tutti tranne suo padre e i suoi due fratelli Santo e Speranza che orgogliosamente hanno rifiutato la mano di mastro don Gesualdo. Questo rifiuto, secondo la gente del posto, è frutto dell invidia dei famigliari che lo hanno visto arricchirsi con duri anni di lavoro. Di questo, don Gesualdo non sa darsi pace. Chi lo conosce lo ha sentito lamentarsi con la moglie e dire che i parenti lo facevano apposta, per lasciargli la spina dentro. Un altro che vive sulle spalle di mastro don Gesualdo, dicono alla Canziria, è suo cognato Bugio, che incessantemente si mette nei guai. Gira voce che il ricco proprietario è stufo della gente che vive approfittando di lui, e non ne può più né del padre, né dei fratelli né dei parenti acquisiti. E teme anche che la sorella Santina, alla fine, potrebbe giocargli qualche brutto scherzo quando il padre Nunzio dovesse lasciare questo mondo. Qualche dispiacere, infine, don Gesualdo ce l ha anche dalla sua nuova famiglia. La sua figliola, Bianca, per la quale non bada a spese, si vergogna di lui, tant è che in collegio non si fa chiamare con il cognome del padre, Motta, ma con quello, nobile, della madre, Trao.

4 LA RELIGIONE DELLA FAMIGLIA CONTRO TUTTO E CONTRO TUTTI Ad Aci Trezza, le sventure e il destino avverso non hanno piegato i Malavoglia. Il più giovane dei componenti riscatta la casa e ricostruisce il nucleo familiare. (La Famiglia Malavoglia) ACI TREZZA Nel paesello di pescatori di Aci Trezza, dove le voci circolano incessanti, non si fa altro che parlare del triste periodo che hanno attraversato i Malavoglia, chiamati così secondo un usanza popolare che appioppa alle famiglie appellativi contrari al loro modo di essere e di lavorare. Le disgrazie erano cominciate con la dipartita del signor Bastianazzo, naufragato in mare a bordo della Provvidenza; in seguito c era stata la morte del giovane Luca, figlio di Bastianazzo, scomparso nella battaglia di Lissa. A dare il colpo di grazia era stato il maggiore dei figli di Bastianazzo, Ntoni, che aveva scelto una condotta di vita scioperata, preferendo l osteria e le cattive compagnie al lavoro in mare con il nonno e il fratello Alessi. Purtroppo Ntoni aveva fatto anche di peggio. Sempre insoddisfatto e alla ricerca di una sistemazione economica si era dato al contrabbando ed era finito in carcere per aver accoltellato una guardia che stava per arrestarlo. A testimoniare tali vicende è uno dei paesani, altro scioperato come Ntoni e suo compagno di osteria, il signor Rocco Spatu, che ci ha riferito di continue discussioni nella famiglia Malavoglia da quando essi avevano dovuto vendere ad un usuraio la Casa del Nespolo, una proprietà di grande valore affettivo poichè li è nata e cresciuta la famiglia, a partire dal vecchio Padron Ntoni, il membro più anziano. Comunque, negli ultimi tempi sembra che si sia aperto uno spiraglio di speranza per gli sventurati Malavoglia. Alessi, a prezzo di tanti sacrifici, ha potuto riscattare la casa del Nespolo anche se suo nonno non è riuscito a vivere abbastanza per poterci tornare. Il valore della famiglia, insomma, è riuscito a vincere nonostante le dure prove e le avversità. Qualcuno, Alessi, ha raccolto il testimone del nonno e del padre, mentre altri, il fratello Ntoni e la sorella Lia, per ragioni diverse, avevano abbandonato la partita. La religione della famiglia sta tornando a rivivere nella casa del Nespolo. Ci sono due giovani sposi, Alessi e Nunziata, che hanno una loro piccola sicurezza economica; ci sono dei figli, c è la sorella di Alessi, Mena, esperta al lavoro del telaio, che contribuisce al sereno vivere della famiglia, dopo aver rinunciato a farsene una propria. Come diceva il vecchio Ntoni, sono come le dita di una mano. I vicini ci dicono che è una casa ben messa, con la stalla, dove c è il vitello comperato dalla Nunziata, grasso e lucente; e in un angolo c era pure la chioccia coi pulcini; in cucina hanno fatto il forno nuovo, e sistemato una camera accanto, dove dorme la Mena coi bambini della Nunziata. Sempre Rocco Spatu, contrabbandiere anche lui, ha detto che tempo fa, una notte, Ntoni, uscito dal carcere, è tornato e ha dato l addio alla famiglia, nonostante il fratello abbia fatto del tutto per convincerlo a rimanere. Un addio doloroso per tutti. Ntoni, dopo aver lasciato la casa, pare abbia atteso l alba appoggiato al muricciolo della vigna di Massaro Filippo, guardandosi intorno, probabilmente preso da un senso di nostalgia per il suo paese e le sue origini. Di lui non si è saputo più nulla, chissà se potrà ricostruirsi la vita come il fratello Alessi. Ad Aci Trezza, intanto, l esistenza continua e non c è spazio per i sentimentalismi. Ognuno porta avanti, nel silenzio del suo mare, la propria attività, dal sorgere fino al calar del sole.

5 PORCA MISERIA! Possidente mette gli occhi su una povera ragazza Lei e la famiglia accettano per convenienza FRANCOFONTE Il mese passato, dopo una lunga agonia, è morto compare Nanni, sfinito dalla malaria contratta lavorando nei campi. Nanni era la colonna portante di una larga famiglia, composta dalla moglie, malaticcia anche lei, e 3 figli che hanno speso tutti i soldi accumulati durante la vita dell uomo per provare vanamente a curare la tragica malattia. Santo, il figlio più grande, appena ricevuta la notizia della morte del padre è tornato per sostenere la famigli ma si sta rendendo conto che sia lui che sua moglie Vincenza, detta la Rossa, non guadagnano a sufficienza per mantenere tutti. Così l altro fratello più piccolo, Carmenio, è andato a lavorare sotto padrone, lontano da casa. Non vanno bene le cose nella famiglia di massaro Nanni. La Rossa non ha portato nessuna dote per il suo matrimonio con Santo, che se l era voluta sposare per forza. Nanni non aveva mai avuto particolare simpatia per la futura nuora, perché era povera, e aveva spronato il figlio a rinunciare all amore per i soldi e a sposare la ricca vedova di massaro Mariano, che a quei tempi era in cerca di un marito non facile da trovare dato che era zoppa. Ma Santo non ci aveva voluto sentire e adesso le bocche da sfamare erano tante. Come sempre, la miseria porta con sé la divisione. La sorella di Santo litiga col fratello e viene alle mani con la cognata perché non le danno la dote necessaria per sposarsi e così deve respingere i pretendenti. Santo non pare più tanto innamorato della moglie, come i primi tempi. Molte volte litigano e lui la prende a botte. Dice spesso che la Rossa è un castigo di Dio e che la buon anima del padre glielo aveva detto! Come se non bastasse anche Carmenio si è ammalato fo malaria, proprio come il padre e la famiglia non ha attualmente i soldi per le cure. Non tutto però è ancora perduto. Si dice infatti che un benestante di Francofonte, don Venerando, avrebbe intenzione di aiutare la sfortunata famiglia, soprattutto Lucia e Cirmenio. Il ricco possidente, che abbiamo avvicinato in uno dei suoi pochi momenti liberi, ha confermato le voci. Dice infatti di voler aiutare la famiglia, pagando lui stesso le cure a Carmenio e assumendo anche Lucia come donna di servizio. Quando però abbiamo chiesto il motivo di tanta insolita carità, ha risposto vagamente, dicendo solamente di non avere interessi personali. Bisogna dire che don Venerando ha sempre avuto le mani lunghe verso le serve di casa e al villaggio si parla di un particolare interesse per Lucia, ma fino ad ora sono solo voci. Don Venerando, comunque, dice di voler ricoprire d oro la famiglia. Vedremo se Santo sarà disposto ad accettare la proposta del possidente e chiudere un occhio solo per risollevare l economia della famiglia. (Don Venerando)

6 UNA FAMIGLIA A BRANDELLI La miseria avvelena la vita dei Bonsignore, sfrattati perché non pagavano l affitto (Palazzo prima della demolizione) CATANIA - Quante storie sarebbero capaci di raccontare le macerie e i muri pericolanti di una vecchia casa. Storie di vita e di morte, di piaceri clandestini tragicamente interrotti e di lieti amori, di famiglie un giorno tranquille e poi inasprite dalle necessità economiche. In via del montone, stanno demolendo un palazzo, per fare posto ad una nuova strada urbana. Hanno buttato giù la facciata e si vedono gli interni di un appartamento al primo piano. A giudicare dalle macerie, in particolare dagli strati di vernice di diverso colore sui muri, la casa sembra aver avuto diversi inquilini, che si sono succeduti nel corso degli ultimi anni. Quelle tappezzerie a brandelli, quelle incrostazioni di colore, quei vasi abbandonati alle finestre ci hanno incuriosito e abbiamo chiesto informazioni agli abitanti della via. Siamo così venuti a conoscere la storia di una famiglia che ci aveva abitato negli ultimi tempi: la famiglia Bonsignore che, al contrario di ciò che suggerisce il nome, aveva gravi problemi economici. La famiglia era composta da marito, moglie e due figli, rispettivamente di quattro e due anni, più un bambino appena nato, e si era trasferita in via del montone per motivi di lavoro. Un occupazione che teneva Aldo Bonsignore fuori casa per tutta la giornata. Nonostante questo, i loro problemi economici non si risolvevano. Un pensionato, che abita nel palazzo di fronte, e che resta su fino a tardi, per via dell insonnia, ricorda di aver visto le luci accese in cucina fino a notte fonda. Bonsignore, infatti, quando rientrava dal lavoro lo si poteva vedere dalla finestra a fare i suoi conti, con le mani fra i capelli. Purtroppo non è che i problemi di soldi abbiano resi più vicini marito e moglie, uniti nel far fronte alla triste situazione. Alcuni raccontano di continui litigi fra i coniugi, con il capofamiglia che se la prendeva anche con i figlioli e li faceva piangere. Con il passare dei giorni, la situazione peggiorava. L affittuario andava a bussare alla loro porta e la giovane moglie non apriva o faceva dire ai figli che non era in casa. Poi arrivò l ufficiale giudiziario e i poveretti furono messi in mezzo alla strada. Come ci si poteva aspettare, infatti, la famiglia Bonsignore fu sfrattata. La roba fu portata via, alcuni giorni dopo, e delle poche masserizie rimaste caricarono un carro, e se ne andarono dietro a quello, il padre prima, coll ombrello sotto il braccio, e la moglie dietro coi bambini in coda e il poppante al collo, senza neppure voltarsi a guardare quelle finestre, che rimasero spalancate notte e giorno, per mesi e mesi, come se il padrone avesse voluto farne svaporare il tanfo di miseria che vi era rinchiuso. Dopo i Bonsignore, l appartamento venne rimesso a nuovo, se ne indovinano i cambiamenti sui muri sbrecciati, e fu preso in affitto da due amanti che si incontravano in segreto, la notte. Lei ci viveva, lui la raggiungeva quando gli era possibile. Pure quella storia era destinata a finire. Ci hanno raccontato che una notte ci fu un gran trambusto: i due erano stati scoperti (la moglie di lui? il marito di lei?). Si sentirono grida di rabbia e di terrore, come se si stessero ammazzando fra loro. I due amanti se ne andarono e la casa rimase sfitta per un po di tempo. Poi sono arrivati muratori per buttarla giù.

7 IN NOME DEL PADRE Tragica scomparsa di un ragazzo in una cava di rena nel catanese La stessa fine del genitore, l unico che gli avesse mai voluto bene MONSERRATO Può un aggettivo sostituire il nome di un uomo? Questo sembra possibile qui a Monserrato, piccolo paese in provincia di Catania, dove un giovane ragazzo è scomparso pochi giorni addietro, senza lasciare traccia, nella cava di sabbia in cui lavorava. La stessa cava nella quale, tre settimane prima, era morto il padre, che aveva lasciato moglie e due figli: appunto, il ragazzo scomparso ieri, e la sorella. Di questo ragazzo si conosce solo il soprannome, Malpelo, e la cosa curiosa è che del nome di battesimo non c è traccia. Sembra che persino la madre lo abbia chiamato sempre in questo modo. E così anche la sorella, a dimostrazione dello scarso affetto che le due donne nutrivano per lo sventurato ragazzo. Una mancanza di sentimenti che ci è stata confermata anche dal marito della sorella di Malpelo. Secondo lui, gli unici gesti affettuosi che aveva visto ricevere dal ragazzo erano stati compiuti dal padre: «era l unico che accarezzava il figlio in quella famiglia, con le sue mani callose gli diceva che gli voleva bene». Diverso invece il rapporto che Malpelo aveva con la madre e la sorella, che vedeva solo il sabato, quando ritornava dalla cava a portare i soldi guadagnati. E nonostante dovesse essere un giorno di ritrovo piacevole, non era cosi per il ragazzo che veniva evitato e sgridato dalle due donne, senza mai sentire sul viso il calore di una delle loro mani in un gesto di affetto. Tutto questo a dimostrazione del poco valore che un legame di sangue che può avere per certe persone e che non sempre l amore incondizionato appartiene alla famiglia. A Monserrato hanno un ricordo negativo del ragazzo: molti lo hanno definito selvaggio e torvo per alcuni era addirittura ringhioso e per altri un brutto ceffo. Ci hanno spiegato che lo chiamavano Rosso Malpelo perché, avendo i capelli rossi, doveva per forza essere malizioso e cattivo. Ma alcuni suoi colleghi ci hanno parlato di lui come di un bravo lavoratore e ci hanno fornito anche dei dettagli sulla morte del padre Domenico. Quel giorno padre e figlio erano rimasti a scavare nella cava, oltre l orario di lavoro, per guadagnare qualcosa di più. Erano soli. Quando fu dato l allarme del cedimento di una parte della cava, molti tornarono sul posto di lavoro e trovarono il ragazzo che «scavava, scavava con le mani ormai tutte insanguinate e senza unghie; quando lo abbiamo preso con la forza per tirarlo fuori da lì abbiamo visto in che stato si trovava: aveva gli occhi sbarrati e la bava che gli colava dalla bocca». Certamente è immaginabile la sofferenza patita per aver perso l unico membro della sua famiglia che gli dimostrava affetto e soprattutto è impossibile non rimanere toccati di fronte a ciò che ci ha ancora detto il marito della sorella: «quando hanno trovato il corpo di Domenico, non dissero niente a Malpelo, ma diedero i vestiti alla madre che poi li adattò a lui. Il ragazzo venerava quei vestiti, a casa si metteva lì, davanti ad essi, e li osservava; e le scarpe, che gli erano molto grandi, se le provava ogni domenica, toccandole e osservandone ogni minimo dettaglio». Pochi giorni fa nella cava di sabbia bisognava esplorare una parte molto pericolosa e Malpelo si era subito offerto di andarci lui. «Dopo che è morto il padre era diventato ancora più violento e ringhioso ricorda un compagno di lavoro e quando si offrì volontario per entrare in quella parte inesplorata della cava lo fece senza il minimo ripensamento come se in questa vita, per lui, non ci fosse più nulla di importante». Prese gli arnesi di suo padre, il piccone, la zappa, la lanterna, il sacco col pane, il fiasco del vino e scomparve per sempre. (Via di Monserrato)

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