FRANCESCO GUADALUPI. Arthur Rimbaud, un poeta maledetto



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FRANCESCO GUADALUPI Arthur Rimbaud, un poeta maledetto

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NOTE DELL EDITORE Ogni riferimento a nomi di persona, luoghi, avvenimenti, indirizzi e-mail, siti web, numeri telefonici, fatti storici, siano essi realmente esistiti od esistenti, è da considerarsi puramente casuale.

RINGRAZIAMENTI DELL AUTORE Ringrazio tutti i partecipanti alla Grande Festa: Bruno, Cristina, Sarah, Piero, Fabio, Marcella, Elena, Davide, Syria, Claudia, Vito, Laura, Stephen, Ina, Viviana, Alessandro, May, Antonio Ferretti, Antonio Latanza, Giuseppe, Daniele, Antonio, Dante, Mino, Giorgio, Francesca, Federica, Giovanni, Italo, Novella, Marco, Fabrizio, Nina, Tommaso, Luca, Andrea, Carlotta, Antonella, Mariangela, Giorgio, Francesca, Erika, Livia, Rossana, Fabio e Gianluca Medico, Matilde, Paola, Marina, Gigi, Madia, Ilaria, Anna, Germana, Dario, Diana, Paolo, Coco, Virgilio, Daniela, Emanuela e Vincenzo Romata, Sabino, Lilli, Salvatore, Domenico, Guglielmo, Annamaria, Valeria, Tea, Franco, Gabriele-Aldo Bertozzi, Gabriella, Lorella, Federica, Antonio Gasbarrini, François, Maristella, Umberto Cecchi, Livio Romano, Antonio Errico, Agnese, Andrea, Enrico, Tizzy, Eliana, Sabine, Marta, Serena, Elisa, Tatiana, Giorgio Ecclesie, Gianrico, Stefania, Marianna, Roberta, Rosanna, Cinzia, Serena, Amalia, Rita, Camillo, Stefania. E Rina Durante.

a Giovanni e Lucia Annarosa e Giangiacomo

Alle sette e dieci del pomeriggio del 15 maggio 1888, Arthur Rimbaud, agente francese presso la ditta Tian, stava osservando una delle ventiquattro torri merlate di Harar. L area su cui era inchiodato il suo sguardo era incredibilmente ristretta. Soltanto una linea verticale. Rovente. Il lato destro della torre che perimetrava quella parte della costruzione sancendone il termine. Più in là, avvampava lo sfondo violaceo del cielo. Fra il cielo e la torre, un sottile filo di fuoco perentorio, assoluto, riverberi crepitanti di un tramonto abissino. Quella linea ricordava qualcosa al mercante francese. Qualcosa che al momento gli stava sfuggendo, un pensiero, un immagine che aveva a che fare con il sole. O forse con il mare. Un qualcosa che un tempo era riuscito a ritrovare e che adesso scivolava fra le griglie della sua memoria come sabbia in mezzo alle dita. Ma che cos era? Che cosa aveva ritrovato una volta, maledetto il demonio! Non un qualcosa che si può toccare, pensò. Ma una cosa ben più a- stratta. Del resto anche questa linea è immaginaria, riflettè, la torre è circolare, non ha lati, non ha angoli, men che meno una linea destra e una a sinistra che ne delimitano la forma. Non c è nessun lato, qui. Nessuna linea. E ce ne sono mille. Una appiccicata all altra. A formare un cilindro. Ma a me ne interessa soltanto una. Solo questa. Rosee scintille lungo un fascio spesso quanto un foglio. Le pietre e l argilla della torre stavano annerendo, si facevano gradualmente come un grumo nero, compatto. La luce del cielo era sempre più fioca. Adesso era un rosso carminio impastato col fango, reciso a metà da una linea verticale che suddivideva l area della finestra in due parti ben distinte: una scura, l altra leggermente più chiara, ma ancora per poco. Il mercante francese inclinò mentalmente quella linea di separazione. La immaginò sempre più obliqua, piano piano, sempre di più. Finché non divenne una linea perfettamente o- rizzontale. In quel preciso istante Arthur Rimbaud sgranò gli occhi, sentì il cuore pulsare più forte. Sulle iridi azzurre del

mercante iniziarono ad aggrovigliarsi forme impossibili, artigli di fuoco e dardi si sfilacciavano in frenetiche contorsioni, vorticavano esasperati liberando distanze che esplodevano al di là di ogni tempo, oltre qualsiasi luogo... Poi quelle immagini iniziarono a farsi meno nitide, i contorni delle forme si annebbiarono, si sdoppiarono, tutto si stava inesorabilmente fondendo in una foschia indistinta. Arthur Rimbaud si accorse che piangeva.

Il Ritorno all Ordine e la Rivoluzione della Poesia (Antefatto) Sconfitta la Francia napoleonica, le potenze vincitrici Inghilterra, Russia, Prussia e Austria decisero di rimboccarsi le maniche in un Europa ancora sconquassata dalle guerre e dagli ideali che la Rivoluzione francese aveva innescato. Riportare l ordine: era questo l imperativo. Il 9 giugno 1815 si concluse il Congresso di Vienna, simbolo stesso della Restaurazione: i Borboni tornarono al potere sui carri dello straniero, ma l instabilità politica continuava a rappresentare una seria minaccia per le sorti dell umanità. Dopo la morte di Luigi XVIII salì al trono Carlo X, ma nel 1830 fu costretto a fuggire in Inghilterra per la sommossa popolare scatenata dalla sua politica repressiva. Il suo posto fu preso da Luigi Filippo d Orléans, ben presto però una seconda ondata rivoluzionaria si abbatté sulla Francia e in tutta Europa. La popolazione parigina operai, piccola borghesia, studenti e intellettuali nel 1848 alzò le barricate e costrinse il re ad abdicare, venne così proclamata la Seconda Repubblica. La borghesia vittoriosa tuttavia, paventando lo spettro del socialismo, represse nel sangue l insurrezione degli operai e spianò così la strada a Luigi Napoleone, che di lì a poco fu eletto presidente della Repubblica. Questi, non pago, nel 1851 fece un colpo si Stato e si proclamò imperatore col nome di Napoleone III. Nacque così il Secondo Impero, dopo quello di Napoleone Bonaparte. Il nuovo re, appoggiato da conservatori, moderati e masse contadine, cominciò regnare con metodi autoritari e antidemocratici, soprattutto i primi tempi. In quegli stessi anni un giovane poeta, messo da parte l entusiasmo per la sollevazione del 48, si aggirava inquieto fra i club di fumatori d hashish lasciandosi blandire dalle ammalianti

carezze di droghe e alcol, oggetto del suo interesse teorico e mezzo per fuggire da una realtà che si faceva ogni giorno più dolorosa. Il suo nome era Charles Baudelaire e si stava apprestando a concludere la sua prima raccolta di poesie, I Fiori del Male, un opera geniale, che avrebbe costituito l origine e le fondamenta della poesia moderna. Siamo in pieno Romanticismo, la poesia fioriva prorompente innervando di una luce novella il vetusto panorama letterario frutto dell ancien régime e del secolo dei Lumi. I nuovi poeti propugnavano un arte profondamente autentica, pura, intima e creativa, che penetrasse fra gli oscuri recessi dell anima illuminandone le segrete connessioni con l universo e gettando in quei misteriosi meandri vividi bagliori, deformati a tratti da sfumature oniriche e grottesche. La rottura con i canoni classici era dichiarata, e tuttavia è pressoché impossibile individuare le costanti e i principi di un movimento che si evolse per un intero secolo fagocitando al suo interno le più variegate istanze: il sentimento della natura, la difesa dell art pour l art, le rivendicazioni di una poesia squisitamente soggettiva, il rigoroso rispetto della forma, l esaltazione di un arte modellata sulla scienza e sulla società, ma anche le suggestioni simboliche e allucinate e la contemplazione cupa e malinconica dell esistenza, stato d animo che Baudelaire ribattezzò spleen. L ombra tetra dei poeti decadenti cominciava ad allungarsi in un oscuro presagio... Nel 1820 Alphonse de Lamartine pubblicò Le Meditazioni imponendosi come capofila della giovane scuola. Nel 1827 Victor Hugo con la prefazione al Cromwell scrisse il primo autentico manifesto del Romanticismo incitando al rifiuto della tradizione classica in nome della poesia vera. L invito fu presto raccolto da Stendhal, Balzac, Gautier e da tanti altri autori poeti, romanzieri, artisti intenzionati a dir la loro in un epoca ricca di fervore culturale e di rivolgimenti politici che aveva in serbo ancora parecchie sorprese.

Malvisto dalla piccola borghesia liberale e dagli strati operai, Napoleone III si era nel frattempo alleato con la Chiesa cattolica, aveva confermato le conquiste dell opera rivoluzionaria, attuato una politica di lavori pubblici e promosso l industrializzazione della Francia. Uomo astuto e ricco di ambizioni, aveva poi cercato in tutti i modi di affermare l influenza e il prestigio del suo paese in Europa. Fu così che nel 1854 la Francia si alleò con l Inghilterra e spedì le sue truppe nella lontana Crimea a difendere il sultano della Turchia dall invasione dell arrogante zar Nicola I di Russia. Quello stesso anno, in un piccolo borgo delle ardenne francesi

Capitolo 1 Visioni Arthur Rimbaud fu l essere più straordinario che abbia mai solcato la terra. Fu un miracolo, un fenomeno d ordine sovrannaturale per la sua tremenda precocità e il mistero del suo destino, che rimane impenetrabile come il suo genio - Jean Cocteau Alle sei del mattino del 20 ottobre 1854, a Charleville, in Rue Napoléon numero 12, esattamente sopra la libreria, nacque Arthur Rimbaud. La madre aveva preso in affitto l appartamento un paio d anni prima. Si trovava in una delle strade più trafficate del paese, quella che ti portava dritto in piazza. La levatrice aveva appena finito di pulirlo e si era assentata pochi istanti. Insospettita da un insolito silenzio, era tornata con le fasce dal neonato: l aveva trovato carponi per terra, diretto verso la porta, gli occhi spalancati e un sorriso beffardo sulla labbra, pronto a intraprendere la sua vita avventurosa. O almeno è ciò che narra la leggenda. Nel pomeriggio, ad ogni modo, il nonno e il proprietario della libreria andarono in municipio e ne registrarono la nascita. Dopo un mese il piccolo fu battezzato col nome di Jean-Nicolas Arthur Rimbaud. Arthur era il secondogenito di Vitalie Cuif e Frédéric Rimbaud, capitano del 47 reggimento di fanteria. Lei veniva da Roche, un piccolo villaggio a una manciata di chilometri di distanza. Fino all età di ventisette anni era stata lì ad aiutare il padre nella mietitura e a fare la brava casalinga: la madre era morta quando aveva appena cinque anni; il padre, sebbene an-

cora quarantenne, non si era più risposato. Frédéric invece era partito in guerra volontario a diciott anni anni, aveva fatto carriera distinguendosi come chasseur nella campagna del Nordafrica e nel 1852 era stato promosso capitano e destinato alle meno esotiche Ardenne. Arthur, dicevamo, era il secondogenito. Il 2 novembre del 1853 era nato il primo figlio, Frédéric, stesso nome il padre. Poi toccò alle femmine: nel giugno del 1857 venne alla luce Vitalie, ma morì il mese successivo. Nel 1858 nacque un altra bambina e fu chiamata ancora Vitalie, come la mamma. Nel 1860 fu infine la volta di Isabelle. Il primo dubbio che Arthur non avesse ereditato le buone maniere e quella rispettabilità borghese propria dei suoi genitori, Madame Rimbaud lo ebbe qualche settimana più tardi. Il pargolo era stato affidato in balia a una famiglia di fabbricanti di chiodi di Genspunsart, borgo a una decina di chilometri da Charleville. Il giorno che sua madre andò a fargli una visita a sorpresa lo trovò beatamente spaparanzato dentro una vecchia cassa per il sale, tutto nudo: i vestitini di lino che lei gli aveva lasciato erano stati donati al figlioletto del fabbricante di chiodi. Sono di razza lontana: i miei padri erano Scandinavi: si trafiggevano il costato, bevevano il proprio sangue. - Mi farò tagli in tutto il corpo, mi tatuerò, voglio diventare orrendo come un Mongolo: vedrai, urlerò per le strade. Voglio proprio diventare pazzo di rabbia. Non mostrarmi mai gioielli, striscerei e mi contorcerei sul tappeto. La mia ricchezza, la vorrei macchiata di sangue dappertutto. Una Stagione all Inferno

Arthur trascorse la maggior parte dell infanzia nella fattoria di Roche, la madre ne aveva assunto la direzione dopo che uno dei suoi fratelli, Charles, noto alcolizzato, era stato disconosciuto dalla famiglia, e l altro, Félix detto L africano, veterano di guerra, era morto. Nel 1855 il capitano Frédéric partì per le trincee della Crimea, tornò a Roche nel settembre del 1856. Due mesi dopo fu ancora a casa per una sostituzione, quindi ripartì per Grenoble. Nel 1859 Mme Rimbaud andò a trovare il marito a Sélestat, nei pressi di Strasburgo. Tornata in Rue Napoléon apprese che l avevano sfrattata. I motivi ci sono oscuri. La famiglia alloggiò provvisoriamente all Hôtel du Lion d Argent, al centro di Charleville, e ci rimase fino a Natale. Poi prese in affitto una casa in Rue Bourbon, una viuzza fatiscente dagli effluvi di fogna e una losca fauna, situata nel quartiere più povero del paese. Era il 1860. Arthur aveva quasi sei anni. Sua madre trentacinque. Un giorno di settembre il capitano Rimbaud partì per raggiungere la sua guarnigione a Cambrai e non vi fece più ritorno. Da quel momento Mme Rimbaud si fece chiamare la vedova Rimbaud e il suo atteggiamento s inasprì ancor di più. Frédéric e Arthur vennero sottoposti a una severa educazione a base di ceffoni, digiuno e punizioni corporali, e la domenica erano costretti a leggere la Bibbia, seduti al tavolo, lindi, composti, coi capelli impomatati. E la Madre, chiudendo il libro del dovere, Se ne andava soddisfatta e fiera, senza vedere, Negli occhi azzurri e sotto la fronte di protuberanze, L anima del suo bambino, piena di ripugnanze. I poeti di sette anni

Abbiamo sempre lavorato senza esitazioni, senza debolezze, senza permetterci la sia pur minima distrazione, il minimo rilassamento. Non abbiamo conosciuto nessuno dei piaceri che i giovani di solito non si fanno mancare. Nessuna esistenza fu austera quanto la nostra. Le Carmelitane, i Trappisti, hanno più gioie di quante ne abbiamo mai avute noi. È con queste parole che Isabelle Rimbaud rievoca la sua infanzia tutt altro che spensierata. Rue Bourbon puzzava di cavoli ed erba marcia. Arthur si rotolava nel fango coi bambini poveri del quartiere e la sera, steso accanto al muretto del cortile, si schiacciava gli occhi al chiar di luna, per avere le visioni. Forse voragini d'azzurro, pozzi di fuoco. Forse è su questi piani che s incontrano lune e comete, favole e mari. Nelle ore d amarezza immagino sfere di zaffiro, di metallo. Sono padrone del silenzio. Infanzia

Capitolo 2 Il Ripudio di Dio Un autentico dio della pubertà - André Breton Nell ottobre del 1861 Arthur venne iscritto all Istituto Rossat come allievo esterno assieme al fratello Frédéric. La scuola era vicina a casa, in Rue de l Archebuse, e presto sarebbe diventata una delle più prestigiose di Charleville. Per il momento, però, era soltanto un cupo edificio dalle pareti antiche, dotato di due piccoli cortili, un laboratorio artistico, uccelli impagliati, uno scheletro e aule umide e malconce. L esordio accademico di Arthur fu folgorante: in tre anni e mezzo vinse tredici premi e si guadagnò undici note di merito, sbaragliò i compagni in grammatica e traduzione della lingua latina, grammatica e ortografia francese, storia e geografia, recitazione e lettura dei classici. Studente modello, tornò a casa con una pila di libri ricevuti in dono per le sue straordinarie capacità. Nel 1862 la famiglia si trasferì in Cours d Orléans n. 13, viale elegante incorniciato da graziose villette e imponenti castagni. Fin sa piccolo scriveva per divertirsi, ricordò in seguito Isabelle. Aveva appena dieci anni e già ci teneva svegli per lunghe serate leggendoci i suoi meravigliosi viaggi in contrade sconosciute e bizzarre, in mezzo a oceani e deserti, per fiumi e montagne.

Il vento rinfrescante, cioè una fresca brezza, agitava le foglie degli alberi con un fruscio simile suppergiù a quello che faceva il rumore delle argentee acque del ruscello che scorreva ai miei piedi. Le felci chinavano la loro verde fronte davanti al vento. Mi addormentai, non senza essermi abbeverato all'acqua del ruscello. Sognai che... ero nato a Reims, nell'anno 1503. Reims a quel tempo era una cittadina o, per meglio dire, un borgo rinomato comunque per la sua bella cattedrale, testimone dell'incoronazione del re Clodoveo. I miei genitori erano ricchi, ma molto onesti Non si conosce l età esatta in cui Rimbaud scrisse questa storiella, ma si ritiene sia stato attorno ai dieci anni. Non si sa neanche se si trattasse di un tema o di un lavoro di fantasia, in ogni caso da essa traspare la strabiliante precocità del ragazzino, la sua fervida immaginazione, ma anche il suo carattere già anticonformista e l aperto disprezzo per il lavoro e la società. Più avanti infatti leggiamo: Perché, mi chiedevo, imparare il greco, il latino? Non lo so. Insomma, non ce n'è bisogno! Che me ne importa di essere promosso a che serve essere promosso, a niente, non è vero? Sì però dicono che non si trova un posto se non si è promossi. Io di posti non ne voglio, io vivrò di rendita. E se anche ne volessi uno, perché imparare il latino; nessuno parla questa lingua. A volte lo vedo sui giornali, ma grazie a dio non farò mai il giornalista. Perché imparare la storia e la geografia? È vero, bisogna sapere che Parigi è in Francia, ma non ti chiedono mica a che livello di latitudine. Quanto alla storia, imparare la vita di Chinaldone, di Nabopolassar, di Dario, di Ciro, e di Alessandro e degli altri loro compari notevoli per i loro nomi diabolici, è un supplizio? Che m'importa, a me, che Alessandro sia stato celebre? Che m'importa Che ne sappiamo se i latini sono esistiti? Magari è una qualche lingua fabbricata; e anche se fossero esistiti, mi lascino vivere di rendita e si tengano la loro lingua! Che male gli ho fatto perché mi mettano al supplizio. Passiamo al greco questa sporca lingua non è par-

lata da nessuno, nessuno al mondo!... Ah! perdincibacco di perdincibaccolina! Caspiterina io vivrò di rendita; non è mica bello consumare i calzoni sui banchi di scuola... perdincibacconcello! Nell aprile del 1865 Mme Rimbaud trasferì i figli al Collegio municipale di Charleville. Forse era preoccupata dalla mancanza dell educazione religiosa nell Istituto Rossat, o forse dalle idee liberali che vi iniziavano a serpeggiare in nome di una emancipazione intellettuale di cui lei diffidava. Le doti superiori di Arthur non persero tempo a scuotere il nuovo ambiente: l alunno venne immediatamente catapultato dalla settima alla quinta classe grazie a uno straordinario compito a casa di storia che fu proposto all intera scuola come modello da imitare. Frédéric, ben più lento del fratello minore, rimase a guardare. In questo periodo Arthur fu colto da un violentissimo, quanto effimero, fervore religioso. Nel 1866 si fece la prima comunione assieme al fratello. Un giorno aggredì un gruppo di ragazzi più grandi di lui che stavano giocando con l acqua santa schizzandosela addosso. Ne nacque una rissa furibonda che solo l intervento degli insegnanti riuscì a sedare. I più indignati dall episodio definirono Arthur sale petit cagot, piccolo sporco bigotto. In quel periodo, del resto, vi era un insolita processione che usciva di casa ogni domenica mattina per andare a messa: per prime venivano le due bambine, tenendosi per mano, con i guantini di cotone bianchi e gli stivaletti neri abbottonati, poi venivano i ragazzi, con giacchette nere e calzoni blu scuro fatti in casa, collettini bianchi e buffi cappellacci neri. Avanzavano lentamente, intralciati nei movimenti da scarpe troppo grandi e vestiti fuorimoda, ciascuno con un ombrellino di cotone azzurro in mano. Il corteo si chiudeva con Mme Rimbaud che camminava da sola, dignitosa e solenne, rigida come un sergente maggiore, completamente nera dalla testa ai piedi. Nella foto della prima comunione i ragazzi appaiono composti, Frédéric è

in piedi con una mano sul petto, Arthur è seduto, e come il fratello stringe una Bibbia in mano: ma ha una strana luce negli occhi che fissano intensamente l obiettivo, un inquietante bagliore, immagini ancora informi che si aggrovigliano in un cupo brusio cercando un assordante varco di splendore da cui irrompere La mia prima Comunione è ormai ben lontana. I tuoi baci, non posso averli mai conosciuti: E il mio cuore e la mia carne alla tua carne è avvinghiata, Brulicano del bacio putrido di Gesù! [ ] Cristo! o Cristo, eterno ladro di energie, Dio che per duemila anni votasti al tuo pallore, Inchiodate al suolo per la vergogna e le cefalgie, Le fronti, chine, delle donne in dolore. Le prime comunioni Sono schiavo del mio battesimo. Genitori, avete fatto la mia infelicità e avete fatto la vostra, scriverà più tardi in Una Stagione all Inferno. Intanto la sua fama, al Collegio di Charleville, aveva già assunto proporzioni enormi e gli aneddoti sul suo conto si moltiplicavano: girava voce che Rimbaud avesse già divorato centinaia di libri e che durante l ora di matematica sfornasse a pagamento svariati compiti di latino in classe per i suoi compagni. I versi, di una perfezione impeccabile, erano scritti con uno stile differente ritagliato su ogni singolo alunno. Il professore un giorno lo indicò al preside tutto orgoglioso: Tenga a mente quello che le sto per dire: sta nascendo un ragazzo prodigio nel mondo della scuola!. Rimbaud era una figura che affascinava e inquietava. Passava la maggior parte del tempo barricato in un impenetrabile silen-

zio, l espressione del viso assorta, lo sguardo vigile. Disdegnava i giochi dei suoi coetanei, adorava intrattenersi nella barchetta dei conciatori ancorata al molo vicino alla scuola. Le parole del professore di latino Francois Pérette sono passate alla storia per la loro sconcertante preveggenza: Definitelo intelligente quanto volete, ma farà una brutta fine. C è qualcosa che non mi piace nei suoi occhi, nel suo sorriso vi dico che finirà male.

Capitolo 3 «Tu Vates Eris» L iniziatore dei ritmi della prosa moderna, la base dalla quale hanno avuto origine tutte le meditazioni del genere - Edith Sitwell I docenti non sapevano come prenderlo, era sfuggente, ambiguo, rideva poco. Per valorizzare ulteriormente le sue capacità il piccolo Arthur venne affidato ad Ariste Lhéritier, insegnante privato famoso per l abilità nell accattivarsi le simpatie dei ragazzi. L uomo cominciò col solito giochino di sfigurare una statuetta di porcellana che teneva sul tavolo, ma invano: Arthur rimase impassibile. Allora provò a confidargli che aveva scritto una poesia in onore di Felice Orsini, l attentatore di Napoleone III. L allievo allora concesse un tiepido sorriso, più che altro di cortesia. L azzurro chiaro dei suoi occhi pareva un mondo inaccessibile, eppure strinse forte amicizia con due compagni di scuola, i suoi primi veri amici: Ernest Delahaye e Paul Labarrière. Un giorno Delahaye, colpito dalla fama dilagante di Rimbaud, che ancora non conosceva, aveva incontrato il fratello maggiore Frédéric in corridoio, durante le lezioni di tedesco: Ma chi è questo Arthur?, Arthur?, gli aveva risposto Frédéric, È un genio!. Labarrière, Delahaye e Arthur divennero inseparabili, si autosoprannominarono I tre moschettieri. Nel 1868 Arthur inviò al figlio di Napoleone III un ode per la comunione, forse

non priva di sarcasmo. Il precettore del Principe gli rispose ringraziandolo sentitamente. Rimbaud aveva da poco scoperto la letteratura romantica divorando drammi e poesie di Victor Hugo. Cercava tuttavia dell altro, del nuovo. I primi romantici sono stati veggenti quasi senza rendersene conto: la coltivazione delle loro anime è cominciata da incidenti: locomotive abbandonate, ma ardenti, catturate in certi periodi dalle rotaie. - Lamartine a volte è veggente, ma strozzato da una vecchia forma. - Hugo, troppo cocciuto, ha davvero visto negli ultimi libri: I Miserabili sono un vero poema. Ho I Castighi sotto mano: Stella dà grossomodo la misura della vista di Hugo. C è troppo Belmontet e Lamennais, troppo Geova e colonne, vecchie enormità crepate. Lettera del Veggente Nel giugno del 1869 la famiglia si trasferì al numero 5-bis di Quai de la Madeleine, sulla Mosa, in un appartamento che aveva dirimpetto un bel mulino seicentesco. Quell anno Arthur si aggiudicò otto primi premi, incluso quello per l educazione religiosa. Il direttore del collegio Jules Desdouest, entusiasta dei suoi successi che tenevano alto il nome dell istituto ordinò: Fategli leggere di tutto!, ma Rimbaud vi stava già provvedendo da solo: trascorreva ore e ore dai librai, divorando in loco, poiché impossibilitato a comprarle, tutte le novità arrivate da Parigi. A volte sottraeva lesto qualche libro e, lettoselo a casa con calma, lo riponeva con attenzione dove l aveva preso oppure lo rivendeva. Scoprì così Gautier, Banville, Coppée, Verlaine, autori di cui a scuola non si parlava e, sfogliando il Parnasse Contemporain, antologia poetica fondata nel 1866 da Alphonse Lemerre, tutti gli altri parnassiani, i poeti dell avanguardia romantica. La rivista Moniteur de l Enseignment Supérieur pubblicò uno

dei suoi componimenti latini, la parafrasi di alcuni versi epicurei di Orazio in cui trovò modo di dire che Apollo, dio del sole, gli aveva fatto questa stupefacente predizione: Tu vates eris, Sarai poeta. Nel 1869 vinse il primo premio al concorso regionale con una poesia in latino su Giugurta. L esame durava sei ore. Rimbaud dormì sul banco dalle 6 alle 9. Il preside, allarmato, scoprì che non aveva fatto colazione, chiamò allora un bidello e gli fece portare una cesta di cibo. Sazio e carico di energie, Rimbaud iniziò a comporre rapidamente e consegnò il lavoro a mezzogiorno: era un compito perfetto, geniale. Il preside quarant anni dopo stentava ancora a capacitarsene. La sua personalità si stava foggiando alla velocità del lampo, assumeva tratti netti, perentori. Una mattina Rimbaud sbalordì il professore di storia, uomo di fede: Qual è chiese il punto di vista della chiesa sulle guerre di religione, la strage di Bartolomeo e le persecuzioni di Luigi XIV? ; a uno stupefatto Delahaye confidò: Napoleone merita la galera!, e una frase dei suoi compiti aveva gettato scompiglio nella scuola: Robespierre, Saint-Just, Couthon, i giovani vi attendono!. La bomba a orologeria era stata innescata.

Capitolo 4 La Fuga Il primo poeta punk. Il primo uomo che abbia mai fatto una forte dichiarazione in favore della liberazione delle donne, affermando che quando le donne si saranno liberate dalla lunga schiavitù degli uomini esse proromperanno realmente. Nuovi ritmi, nuove poesie, nuovi orrori, nuove bellezze - Patti Smith Il 2 gennaio 1970 Le revue pour tous pubblicò Le strenne degli orfani, una lunga poesia che Rimbaud aveva spedito qualche giorno prima. Intanto nella classe di retorica era arrivato un nuovo professore, il ventiduenne Georges Izambard, acceso repubblicano. Fra lui e Rimbaud nacque fin dal primo momento un intesa perfetta. L enfant prodige diede subito il meglio di sé e a marzo il direttore gli consegnò un premio, I Caratteri di La Bruyère, con una dedica lusinghiera. Il prof. Izambard, determinato a stimolare quelle doti fuori dal comune, gli prestò I miserabili di Victor Hugo scatenando le proteste della Bocca d ombra soprannome dato da Rimbaud alla madre che riteneva pericoloso mettere nella mano dei ragazzi i libri di V. Hugot [sic]. Per nulla intimidito Izambard fece conoscere al ragazzo anche Villon, Rabelais, Baudelaire, Voltaire e tutti quegli scrittori ai loro tempi in conflitto con l autorità. Ormai Rimbaud sentiva ardere dentro di sé la vocazione di poeta. A marzo buttò giù in breve tempo Sensazione, Ofelia e Credo in unam e le spedì a Théodore de Banville, icona dei poeti parnassiani, supplicandolo di pubblicarle nel Parnasse Contemporain.

Maestro, siamo nei mesi dell'amore; ho diciassette anni. L età delle speranze e delle chimere, dicono, ed ecco che mi sono messo, fanciullo sfiorato dalle dita della Musa, - scusi la banalità, a dire tutta la mia fiducia, le mie speranze, le mie sensazioni, tutte le cose dei poeti che io chiamo: primavera. [ ] Fra due anni, fra un anno forse, sarò a Parigi. Anch'io, signori del giornale, sarò Parnassiano! non saprei dire che cosa ho che vuol salire Giuro, caro Maestro, di adorare per sempre le due dee, la Libertà e la Musa. Non arricci troppo il naso quando leggerà questi versi Mi renderebbe pazzo di gioia e di speranza, se volesse, caro Maestro, far dare a Credo in unam un posticino fra i Parnassiani Uscirei nell ultima serie del Parnasse: un po il Credo dei poeti!... Ambizione! O Folle! [ ] Non sono conosciuto; che importa? i poeti sono fratelli. Questi versi credono; amano; sperano: è tutto. Caro maestro, a me: mi alzi un poco: sono giovane: mi tenda una mano Charleville, 24 maggio 1870 Rimbaud bleffava sull età, in realtà ne aveva quindici, di anni. Banville gli rispose con rammarico che i numeri erano già completi, ma lui non si diede per vinto. A giugno scrisse Il ballo degli impiccati, danza macabra ispirata alle ballate di Villon, e di lì a poco Il fabbro e I morti del Novantadue, in cui si esaltavano gli eroi della rivoluzione francese. Il 13 luglio la Francia dichiarò guerra alla Prussia, l entusiasmo era alle stelle, A Berlino! si urlava per le strade. Il giorno 20 finì la scuola: Rimbaud aveva vinto tutti i premi, incluso il concorso generale. In questo mese scrisse le prime poesie ironiche e beffarde, Il castigo di Tartufo e Venere Anadiomene. Il 24 luglio Izambard tornò per Douai, dove c era la sua famiglia: le tre sorelle Gindre. Rimbaud cadde nella più profonda disperazione sebbene il professore, prima di partire, gli avesse lasciato le chiavi della sua camera piena di libri. L 8

agosto vi fu la distribuzione dei premi, il giorno stesso si seppe della sconfitta di Wissemburg e l'indomani di quella di Reichshoffen. Il giovane poeta, chiuso nella camera di Izambard, scriveva febbrilmente: Signore, com è fortunato a non abitare più a Charleville! La mia città natale è superlativamente idiota fra tutte le cittadine provincia [ ] Che orrore, i droghieri in pensione che si mettono l uniforme! È meraviglioso le arie che hanno messo su questi notai, i vetrai, gli esattori, i falegnami e tutti i pancioni che, fucile al petto, fanno mostra di patriottismo alle porte di Meziérès. La patria è in piedi. Io, per quanto mi riguarda, preferisco vederla seduta. Non muovete gli stivali, è il mio motto. Sono spaesato, malato, furioso, istupidito, stravolto; aspiravo a bagni di sole, passeggiate infinite, riposo, viaggi, avventure e insomma cose da bohémien; speravo soprattutto in libri, giornali Niente! Niente! la posta non porta più niente ai librai; Parigi se ne infischia bellamente di noi. Charleville, 25 agosto 1870 Ad agosto Rimbaud compose Alla musica, feroce satira sul provincialismo borghese di Charleville: fra i grassi burocrati che ascoltavano il concerto della banda militare in Place de la Gare una miccia sovversiva iniziava pericolosamente a sfrigolare.