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Transcript:

Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse QUATTORDICESIMO RAPPORTO SULLE POVERTÀ I RISULTATI DELL INDAGINE Sintesi 1. Le persone: presenza sul territorio e caratteristiche socio-anagrafiche I 57 centri di ascolto e i 3 servizi Caritas 1 che fanno parte del nostro campione, nel corso del 2014 hanno incontrato 14.714 persone, distribuite come in tabella 1. Tab.1 Numero di persone per tipologia di servizio Anni 2013 e 2014 2014 2013 cda 11.006 12.171 SAM 616 606 SILOE 831 659 SAI 2.261 2.167 totale 14.714 15.603 Nel prospetto che segue sono riportate le principali caratteristiche socio-anagrafiche delle persone che si sono rivolte ai centri del campione nel 2014. Figura 1. Identikit delle persone che si sono rivolte ai centri del campione nel 2014 Donne 57,9% Stranieri 65,7% Fascia età prevalente 35-44 anni Coniugato 45,3% Disoccupato 55,6% 1 Si tratta dei servizi: SAM Servizio Accoglienza Milanese, per persone senza dimora; SAI Servizio Accoglienza Immigrati; SILOE Servizi Integrati Lavoro Orientamento Educazione, per persone con problemi economici e lavorativi. 1

Le principali nazioni di provenienza delle persone straniere incontrate sono le seguenti: Tab. 2. Distribuzione delle persone secondo le prime 5 nazioni di provenienza. Anni 2014 e 2013 (valori assoluti e percentuali) Marocco Perù Romania Ucraina Ecuador frequenza (2014) percentuale (2014) frequenza (2013) percentuale (2013) 1.451 15 1.574 14,7 938 9,7 1.196 11,2 795 8,2 966 9,1 652 621 6,7 6,4 730 831 6,8 7,8 2. I Bisogni Il grafico 1 riporta la distribuzione delle persone incontrate dai centri Caritas per i bisogni principali nel 2014 e nel 2013. L ordine è quello degli anni passati: prevalgono problemi di occupazione, seguiti da bisogni di reddito, problematiche abitative, problemi legati alla condizione di stranieri e bisogni familiari. Tra i 2 anni non si registrano variazioni di rilievo e l unico dato da sottolineare è l aumento, seppur lieve, dell incidenza percentuale sul totale degli assistiti delle persone con problemi di reddito, passate dal 53% del 2013 al 54,8% del 2014. Grafico 1. Distribuzione delle persone per principali bisogni. Anni 2013 e 2014 3. Le richieste Nel 2014 i centri e servizi Caritas del campione hanno ricevuto 52.726 richieste, 2.992 richieste in meno (- 5,4%) rispetto al 2013. Il calo è correlato alla diminuzione del numero totale di assistiti, ma comunque non incide sul trend degli anni dopo la crisi, che ha visto aumentare progressivamente il numero di richieste. 2

Infatti, nonostante nel 2008 la popolazione del campione fosse più numerosa rispetto a quella del 2014 (1.095 persone in più, pari al 6,9%), il numero totale di richieste era inferiore del 17,9% (8.021 richieste in meno). Nel periodo 2008 2014 il numero totale di richieste è aumentato ad un tasso medio di incremento annuo del 2,8%. Il grafico 2 presenta i valori percentuali delle persone che si sono rivolte ai centri Caritas distribuite per le principali tipologie di richieste, negli anni 2013 e 2014. Grafico 2. Percentuali di persone per tipologia di richieste. Anni 2013 e 2014 4. Le risposte Il grafico 3 mostra le principali tipologie di risposte erogate dai centri e servizi Caritas negli anni 2013 e 2014. Le percentuali sono calcolate sul totale delle persone che nei due anni considerati si sono rivolte ai centri e servizi del campione. Grafico 3. Percentuali di utenti per tipologie principali di risposte. Anni 2013 2014 3

Osservazioni conclusive La crisi ha sicuramente inciso su alcune caratteristiche delle persone che si rivolgono ai centri e servizi Caritas, soprattutto relativamente al genere e alla condizione di cittadinanza. Per quanto riguarda il genere, se nel 2008 le donne erano il 69% del campione, nel 2014 rappresentano il 57,9%. La crisi del mercato del lavoro che ha colpito il nostro paese dopo il 2008 ha avuto un influenza diversa sulla presenza femminile e su quella maschile all interno del nostro campione: le donne, che hanno sempre rappresentato la parte prevalente dell utenza dei centri Caritas, sono diminuite ad un tasso medio del 4% all anno in virtù delle sempre maggiori difficoltà a ricevere aiuto per trovare un occupazione, soprattutto nel settore della cura e dell assistenza domestica; la presenza maschile, tradizionalmente minoritaria, è invece aumentata in modo considerevole. Il fenomeno è strettamente connesso alla crescita tra il 2008 e il 2013 della disoccupazione maschile (+107,4% 2 ), che ha costretto molti uomini che non lo avevano mai fatto a rivolgersi ai centri Caritas in cerca di un aiuto. Il calo della componente femminile all interno del campione ha determinato una diminuzione della presenza degli stranieri. Se nel 2008 la componente straniera copriva il 74% del nostro campione, nel 2014 è scesa al 65,7%. Dunque, gli stranieri, pur rappresentando ancora la maggioranza degli assistiti dei centri Caritas, negli anni della crisi hanno continuato a diminuire. E questo nonostante negli ultimi 7 anni la situazione degli stranieri nel nostro Paese si sia aggravata. Infatti, nel 2013 gli stranieri disoccupati in Italia si attestavano al 17,3%, contro l 11,5% per gli italiani: il divario tra i due gruppi è passato dai circa 2 punti del 2008 ai quasi 6 nel 2013. Il peggioramento è stato più evidente nelle regioni del Centro-Nord 3. Come interpretare dunque il calo della componente straniera all interno del nostro campione? Il fenomeno può avere diverse spiegazioni: - la prima è connessa alle maggiori difficoltà incontrate in questi anni dai centri Caritas nel dare una mano alle persone che si rivolgevano loro, soprattutto a chi stava cercando un lavoro. Difficoltà che in molti casi hanno disincentivato le persone a rivolgersi ai centri Caritas; - negli stessi anni in cui in Italia la decrescita economica ha generato disoccupazione, in alcuni paesi, specie dell America Latina, si sono verificate condizioni economiche e di sviluppo che hanno incentivato molti migranti a rientrare nel paese di origine. I dati ufficiali dicono che se nel 2009 solamente 229 immigrati avevano fatto ricorso al ritorno volontario assistito per rientrare in patria, nel 2014 il dato ha superato le 3.000 unità 4. Ecuador e Perù, la cui rappresentanza all interno del nostro campione tra il 2008 e il 2014 è calata rispettivamente del 52,3% e del 43,4%, sono due dei paesi in cui i rientri sono stati più frequenti, anche perché spesso sono stati promossi dai loro consolati in Italia; - infine, il calo della componente straniera si registra anche per alcune nazionalità dell Est (es. Ucraina e Romania). In questo caso esso è più ragionevolmente attribuibile al fatto che si tratta di comunità ormai strutturate che accolgono i connazionali arrivati da poco, aiutandoli e orientandoli sul territorio, sostituendo in questo ruolo i centri e servizi Caritas. 2 Istat, Il mercato del lavoro negli anni della crisi: dinamiche e divari in Rapporto annuale 2014. La situazione del Paese. 3 Istat, Ibidem 4 Cfr. RIRVA, Il ritorno volontario assistito. La rete e i progetti, 2015. 4

Al calo delle persone non ha fatto seguito una diminuzione del numero di colloqui, né delle richieste. In questo caso, il fenomeno è facilmente ascrivibile ai cambiamenti intervenuti nel modo di operare dei centri di ascolto, che, dopo i primi anni dallo scoppio della crisi, in cui avevano cercato di rispondere alle esigenze di un numero sempre più elevato di persone, in molti contesti hanno deciso di limitare il numero di accessi, privilegiando l accompagnamento e la qualità dell ascolto. D altra parte, molte situazioni dopo la crisi si sono ulteriormente aggravate e, nel frattempo, sono diminuite le possibilità di dare una risposta in tempi relativamente brevi. Questo spiega il motivo per cui il numero medio di colloqui per persona si sia ormai assestato sui 3, contro i 2 del 2008. La crisi ci ha lasciato in eredità uno zoccolo duro di disoccupati di lungo periodo. La presenza di persone disoccupate di lungo periodo si è così incrementata all interno del nostro campione da capovolgere la situazione precedente, che vedeva prevalere tradizionalmente i disoccupati di breve periodo. Dopo alcuni anni in cui il divario tra i due indicatori andava progressivamente diminuendo, nel 2014 si è verificato il sorpasso. Il fenomeno riflette la situazione nazionale, in cui la perdurante carenza di nuove opportunità di impiego ha comportato un ulteriore sostenuta crescita dei disoccupati di lunga durata, che dal 2008 al 2013 sono più che raddoppiati e la cui incidenza sul totale dei disoccupati arriva al 56,4% (era del 45,1% nel 2008) 5. È questa forse una delle cicatrici più profonde lasciate dalla crisi, se è vero che nel complesso nel 2013 il tempo medio necessario per trovare un nuovo impiego è di 22 mesi e che per oltre 1/3 dei disoccupati la ricerca si protrae per due anni e oltre 6. Aumentano le richieste di beni alimentari e di sussidi economici. Anche se nell ultimo anno le richieste di beni alimentari hanno subito una battuta d arresto, è indubbio che dal 2008 al 2014 esse siano notevolmente aumentate. Le ragioni di questo incremento sono state spiegate altre volte e vanno individuate sia in un generale impoverimento della popolazione del campione, che nel tentativo dei centri Caritas di aiutare nel modo più immediato persone e famiglie che altrimenti non avrebbero saputo come supportare. Proprio questo affanno che ha caratterizzato l attività dei centri di ascolto negli ultimi anni, sembra essere stato un po mitigato dallo sforzo fatto a vari livelli (parrocchiali, decanali e diocesani) per creare centri di distribuzione viveri, magazzini e empori che sgravassero almeno parzialmente le parrocchie da questo compito. Nel 2014 è stata quindi la volta dei sussidi economici, soprattutto quelli destinati al pagamento di bollette e/o di tasse. Anche in questo caso, i centri e i servizi stanno cercando di rispondere a queste richieste, laddove possibile, ma è impensabile che possano continuare a supplire alle carenze delle istituzioni. I dati nazionali sembrano dire che sia passata la fase congiunturale della crisi e che stiamo attraversando la fase strutturale, per superare la quale saranno necessarie misure che incentivino il mercato del lavoro e, quindi, la ripresa dell occupazione, ma anche il ripensamento di un sistema come quello italiano che, in assenza di ammortizzatori sociali universali, ha visto uscire più penalizzate dalla crisi proprio quelle fasce della società che già vivevano in condizioni di precarietà, aumentando così le disuguaglianze sociali. 5 Cfr. Istat, Ibidem 6 Cfr. Istat, Ibidem 5

INDAGINE SUI BISOGNI ALIMENTARI Sintesi a cura dell Osservatorio delle povertà di Caritas Ambrosiana Il disagio economico, seguito alla crisi che attraversa il nostro Paese, ha indotto un numero sempre crescente di persone e di famiglie a chiedere un sostegno anche sotto forma di pacchi viveri e, contemporaneamente, ha spinto molte realtà ad organizzarsi in modo più strutturato per provvedere in modo più efficace alla distribuzione degli aiuti alimentari. Questo rende i centri di ascolto dei testimoni privilegiati, che possono portare un importante contributo in termini di conoscenza della reale portata di un bisogno che quotidianamente affligge migliaia di persone nel territorio di Milano città e in tutta la diocesi. È per questo motivo che, anche in occasione di Expo, l Osservatorio delle povertà e delle risorse di Caritas Ambrosiana ha condotto un indagine sui bisogni alimentari in diocesi. Tuttavia, oltre che sui centri di ascolto si è deciso di porre l attenzione anche su alcune mense che interagiscono a vari livelli con Caritas Ambrosiana e che, seppure con modalità differenti, rispondono ai bisogni alimentari delle persone che vivono nel territorio della diocesi. Sono in tal modo emersi i seguenti risultati. Innanzitutto, il dato più rilevante è quello delle 18 mense interpellate, attive a Milano e diocesi, che nell ultimo anno hanno garantito 2.077.224 pasti gratuiti. Nello stesso periodo e territorio sono stati distribuiti 15.277 pacchi viveri, 2.085 panini e 196 pasti dai centri d ascolto e 1.186 pacchi viveri, 40 cibi freddi e 725 razioni di cibo a domicilio dalle San Vincenzo ad essi collegate. In totale, ne hanno beneficiato 436.694 persone, a indicare che tuttora nel 2015 a Milano e dintorni c è gente che probabilmente non muore di fame ma che comunque richiede e ottiene un aiuto alimentare. Si tratta di persone, lo dicono tutte e tre le fonti interpellate (centri di ascolto, San Vincenzo e mense), che hanno problemi di reddito, di occupazione e di abitazione. Sono difficoltà già emerse in passato, ma che la crisi economica ha acuito e cronicizzato, colpendo sia gli stranieri, sia in modo crescente gli italiani. Tutto questo ha necessitato, in tutte e tre le realtà considerate, l impiego di 3.527 operatori, per la quasi totalità volontari. Quelli riportati sono numeri impressionanti che ci dicono che il bisogno alimentare è indubbiamente presente a Milano e in diocesi e che esso viene soddisfatto da un elevato numero di persone e organismi che, a titolo del tutto gratuito, si mettono a disposizione, nonostante le difficoltà crescenti, quali l aumento dei richiedenti a fronte del calo di risorse economiche (donatori che non possono più permettersi di fare offerte perché la crisi ha colpito anche loro) e umane (volontari che invecchiano), ma anche al passaggio della distribuzione di alimenti gratuiti dall AGEA al FEAD, che ha comportato una sospensione o diminuzione dei prodotti ricevuti o comunque un maggiore impegno burocratico. Infine, i dati sugli alimenti forniti gratuitamente e sui finanziatori mostrano le grandi energie e gli sforzi profusi dalle Caritas, dalle parrocchie, dalle associazioni, ma anche da aziende e da privati cittadini, quindi dalle realtà non istituzionali, per sostenere tutte le attività presentate. 6