I LIBRI APOCRIFI. ... se alcuno aggiunge... se alcuno toglie...iddio gli torrà della sua parte dell'albero della vita.. (Apocalisse 22:18,19)



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COPERTINA I LIBRI APOCRIFI 1. IL CANONE... se alcuno aggiunge... se alcuno toglie......iddio gli torrà della sua parte dell'albero della vita.. (Apocalisse 22:18,19) Prima di parlare dei libri apocrifi è bene descrivere che cos'è un canone. La parola canone deriva dal greco e significa "canna" o "bastone dirìtto". Nel greco dell'epoca precristiana, essa aveva il senso di "regola" o "misura" ed è in questo senso che è usata nel Nuovo Testamento. In seguito la parola venne usata per indicare la "regola di fede". Nell'Antico Testamento era una regola di fede, il metro che permetteva di giudicare le controversie religiose. Ora sorge la domanda: come hanno ricevuto tale autorità i libri dell'antico Testamento? Quando cominciarono i Greci, e più tardi la Chiesa Cristiana, ad attribuire loro autorità divina? Per chiarire questo concetto è bene sapere due cose: qual è la portata del canone; qual è la corretta sistemazione e divisione dei libri. Per iniziare affermiamo che la questione dell'autorità divina dell'antico Testamento è acquisita solo sulla base di un teismo (cioè il credo in un Dio unico) cristiano. Solo se il teismo cristiano è vero può avere validità e senso l'idea di canonicità. Nell'esaminare il concetto di canone dobbiamo lasciare alla sola Bibbia il compito di definirlo. Secondo la Bibbia le scritture dell'antico Testamento sono ispirate da Dio, vale a dire che Iddio rivolgeva direttamente la Sua Parola ai Suoi servitori. Le Scritture sono esaurienti ed esplicite nell'insegnamento relativo alla Rivelazione. Quando le parole di salvezza pronunziate da Dio furono scritte, questo documento scritto costituì in se stesso rivelazione ed allo stesso tempo elemento integrale nel piano di salvezza divino. Scritta la Parola di Dio divenne "Scrittura" e quindi possedeva tutta l'autorità assoluta ed essendo Parola di Dio, era canonica. Per questo si fa una distinzione tra l'autorità posseduta dai libri dell'antico Testamento, in quanto divinamente ispirati, ed il riconoscimento di 1

quell'autorità da parte d'israele. Essendo i libri ispirati più di uno, ci si domanda: quanti sono i libri ispirati? qual è l'ampiezza dell'elenco dei libri ispirati? quali sono i limiti precisi della regola di fede? A questo punto è conclusiva la testimonianza di Gesù. Senza ombra di dubbio il nostro Signore Gesù Cristo credeva nel carattere di Parola di Dio di tutti i libri dell'antico Testamento e dell'antico Testamento stesso. E quanto Figliuolo eterno di Dio, la Sua parola è definitiva. E che l'antico Testamento fosse da Lui considerato autorevole Parola di Dio è un fatto che non si può negare con molta leggerezza. Parlando del Vecchio Testamento Gesù diceva: "La Scrittura non può essere annullata" (Gv. 10:35-36). In un'altra occasione Gesù osservò: "Queste son le cose che Io vi diceva quand'ero ancora con voi: che tutte le cose scritte di Me nella Legge di Mosè, ne' Profeti e ne' Salmi, fossero adempiute" (Le. 24:44; leggere anche : Mt. 5:21-43; Mt. 19:3-9; Gv. 1:17; Mt. 2:15; Mc. 12:36; etc. etc.). Dopo questa descrizione passiamo parlare dei Libri Apocrifi. 2. I LIBRI APOCRIFI (cioè nascosti) Questo è il nome che viene di solito assegnato ai 14 libri della Bibbia che si trovano tra il Vecchio ed il Nuovo Testamento. Essi ebbero origine tra il III ed il I secolo a.c.. Sono per la maggior parte di autore incerto e vennero aggiunti alla Versione dei Settanta che era una traduzione greca del Vecchio Testamento ebraico. Essi vennero scritti dopo che le profezie e le rivelazioni del Vecchio Testamento furono cessate e Giuseppe Flavio li respinge nella loro totalità. Gli Ebrei non li riconobbero mai come parte delle loro scritture e non vennero mai citati da Gesù in nessuna parte del Nuovo Testamento. Essi non vennero riconosciuti dalla Chiesa primitiva come aventi autorità di canone né di ispirazione divina. Si tratta in particolare dei libri di Tobia, Giuditta, Sapienza di Salomone, Ecclesiaste, Baruc I e II, Maccabei ed alcune aggiunte ai libri di Ester e di Daniele. Solo dal 1564 la Chiesa Cattolica Romana considera alcuni di questi libri ispirati come gli altri dell'antico Testamento, ma nessun gruppo religioso li considera parte della propria Bibbia. Per questo vogliamo prendere in esame l'atteggiamento della Chiesa e dei Giudaismo in merito a questi libri, e nell'antichità e nel corso della storia. Uno scrittore cristiano dice: "Certamente un libro che descrive avvenimenti falsi ed è in errore dottrinalmente, è moralmente malsano, è indegno di Dio e non può essere stato ispirato da Lui". Sottoposti all'esame di questi principi, i libri apocrifi si condannano da soli. Alcuni criteri che respingono questi libri, sono illustrati nel III Libro di Esdra. Questo libro scritto in greco, comprende lo stesso materiale generale ricevuto nei Libri delle Cronache, Esdra e Nehemia. Differisce soltanto per l'ordine in cui sono presentati i fatti ed in qualche altro particolare. Alcuni studiosi avanzano l'idea che questo libro non venisse accettato perché era 2

già conosciuta da lungo tempo e ritenuta avente forma più pura la narrazione in ebraico di questi avvenimenti. Fanno notare alcuni studiosi che i libri come quelli di Tobia e di Giuditta esistessero soltanto in lingua greca al tempo in cui fu fissato il canone ebraico. Lo stesso caso si presenta per La Sapienza di Salomone. Si presumeva, quindi, che perché un libro fosse incluso nel canone dovesse essere composto in lingua ebraica. Le autorità del giudaismo avanzano un'altra ragione per la quale si poteva respingere un libro. Per meritare un posto nella raccolta degli Scritti canonici, un determinato volume doveva essere stato scritto entro il "periodo profetico" e cioè tra l'epoca di Mosè e quella di Artaserse. Questo escluderebbe I e II Maccabei, scritti lungo tempo dopo quel periodo. In sintesi, quindi, le ragioni addotte dai Giudei e quelle generali per la non accettazione dei libri non canonici comprendevano: contenuto storicamente e teologicamente inaccettabile e non nell'ordine accettato comunemente; lingua di stesura diversa da quella dell'ebraico; epoca di composizione successiva al periodo di Artaserse. 3. IL CANONE EBRAICO ED IL CANONE GRECO Secondo il metodo seguito dagli Ebrei, l'antico Testamento comprendeva 24 libri. Essi equivalgono esattamente ai 39 libri dell'antico Testamento secondo la versione Diodati e la Riveduta. La versione dei Settanta, traduzione in greco dei libri dell'antico Testamento e precedente alla venuta di Cristo, contiene pressappoco gli altri 15 libri. Sono gli apocrifi. Così appaiono in esistenza due canoni, il primo palestinese, il secondo alessandrino. L'atteggiamento della Chiesa cristiana primitiva verso i libri apocrifi merita una speciale attenzione. Sorgono quindi spontanee le domande: qual era il canone ebraico originale? qual era il canone ebraico al tempo di Gesù? quale canone accettava Gesù? L'Antico Testamento originale tradotto dall'ebraico in siriaco nel II secolo dopo Cristo, non conteneva gli apocrifi. Gli apocrifi siriaci vennero aggiunti nel IV secolo dopo Cri sto. Nel Concilio di Trento, la Chiesa Cattolica Romana accettava tutti i libri apocrifi ad eccezione del IV Esdra e della preghiera di Manasse. Ma non tutti nella Chiesa Cattolica Romana accettarono le conclusioni del Concilio di Trento. Le Chiese Protestanti seguirono il canone ebraico che escludeva i libri apocrifi. 4. ERANO USATI GLI APOCRIFI NEL NUOVO TESTAMENTO? Nel Nuovo Testamento non si ricorre mai a citazioni tratti dagli apocrifi; ripeto non v'è una sola citazione tratta dagli apocr ifi. Senza dubbio gli scr i ttori neotestamentari conoscevano l'esistenza di questi libri ma tuttavia non troviamo un solo caso in cui uno di essi sia citato come scrittura ispirata, né come avente autorità, né in alcuna altra forma. Il fatto che la raccolta di libri conservata in Alessandria contenesse 3

anche i libri extra-biblici non significa necessariamente che coloro che li conservavano li considerassero tutti su uno stesso piano, e cioè Scrittura. Per essere accettate come Scrittura, avremmo bisogno di altre informazioni in proposito di coloro che hanno provveduto a conservarli. Ma queste notizie purtroppo ci mancano. Possiamo domandarci: come si sono comportati alcuni padri della Chiesa primitiva? Sappiamo che nel Concilio di Cartagine, Agostino accettò i libri apocrifi, però sappiamo anche che nello scrivere intorno al libro di Giuditta, affermò che esso non si trova nel canone accettato dagli Ebrei. Ed in un'altra occasione, quando fu fatto appello ad un passo contenuto nel II Libro dei Maccabei, per dirimere una contesa, Agostino disse che coloro che vi si erano appellati avevano sbagliato a richiamarsi ad un libro che non era della stessa categoria di quelli accettati dai Giudei. La testimonianza di Agostino, pari a quella di Girolamo, è chiara: essa è contraria all'inclusione degli apocrifi nelle Scritture. Sin dagli inizi, alcuni della Chiesa orientale non riconobbero come canonici gli apocrifi. La Chiesa d'occidente fu quasi unanime nell'accoglierli in quanto si opposero Ilario di Poitiers, Ruffino e Girolamo. Quest'ultimo accettava solo i libri del canone ebraico come libri canonici. Nella sua lettera ad Atanasio discute i "vari libri accettati dalla Chiesa ed il loro numero". Al paragrafo 4, egli dice: "Vi sono, quindi, nell'antico Testamento i libri in numero di 22", e quindi passa ad enumerarli citando solo i libri contenuti nelle Bibbie di edizione Evangelica. Enumera anche i libri del Nuovo Testamento che sono gli stessi di quelli contenuti attualmente nel nostro Nuovo Testamento. Ai paragrafi 6 e 7, egli pronunzia chiaramente il suo parere sui libri extra-biblici. Dice: "Essi non sono inclusi nel canone". Il più antico elenco dei libri canonici dell'antico Testamento, ora disponibile, è quello di Melitone, Vescovo di Sardi intorno al 170 d.c.. Il suo canone non contiene nessuno dei libri apocrifi. Origene, morto verso la metà del III secolo, possedeva un elenco di soli 23 libri (Storia Ecclesiastica 1:25). I primi padri seguivano strettamente il canone ebraico. Tertulliano indica, al principio del III secolo, come canonici, 24 libri-, Ilario di Poitiers, nel IV secolo, e Ruffino Tiranno, 22 libri. La testimonianza di Girolamo, agli inizi del V secolo, è chiara. Egli respingeva gli apocrifi con un linguaggio esplicito. Nel suo canone troviamo soltanto 22 libri. I libri apocrifi si introdussero gradualmente nella raccolta di libri conservati dalla Chiesa Cattolica ma essi non furono mai ammessi in nessun canone della comunità giudaica, e ciò sia in Palestina che in Alessandria. A prova di questo abbiamo la testimonianza non soltanto di Giuseppe Flavio ma anche di Filone Alessandrino. Né esiste alcuna dimostrazione di fatto che fossero compresi nel canone della Chiesa. Non vi è alcuna prova che ai tempi di Gesù e in precedenza, negli ambienti ebraici e in quelli cristiani, esistessero. Ci domandiamo: perché i Giudei e i Cristiani respingono gli apocrifi? Le autorità giudaiche senza dubbio, tra le altre, richiedevano una condizione fondamentale per la canonicità. 1 libri dovevano essere stati scritti in quello che essi consideravano il "periodo profetico", cioè tra il periodo d i Mosè ed il periodo di Artaserse (come citato in altra occasione). Questo è chiaro anche nelle parole di Giuseppe Flavio (Contra Apinionem I, 38-42). Secondo quanto creduto da Giuseppe Flavio, la canonicità di un libro dipendeva dalla data in cui era stato scritto che doveva essere collocata entro un periodo chiaramente definito. Si può solo dedurre che qualunque fossero i criteri di prova, essi dovessero applicarsi entro questo predetto periodo storico. Si sa con certezza che il canone ebraico è molto importante. La raccolta di detto canone si 4

venne accrescendo gradualmente lungo tutto il periodo che vide la composizione di questi libri. Ma tutti i Giudei accettavano come Scrittura soltanto 24 libri, corrispondenti ai nostri 39. Era questo il canone ebraico al tempo di Gesù, il canone da Lui accettato, il canone della Chiesa Cristiana. Tra essi non era compreso nessuno dei libri apocrifi. Il punto centrale di tutto l'argomento è che il canone ebraico, composto da 24 libri, era considerato chiuso alla fine dell'era profetica (intorno al 400 a.c.) da tutti i Giudei e anche da quelli di Alessandria. E' estremamente difficile credere che i Giudei d'alessandria accettassero questi libri attribuendo loro la medesima autorità della Legge e dei Profeti. Tale tradizione circa il loro canone esisteva in questa forma tra i Giudei in tempi antichi. E' un problema di prova storica. Dalla dichiarazione di Giuseppe Flavio e di altri, risulta tuttavia evidente che essi conoscevano quali fossero accettati e quali no. Questa è la sola base storica e significativa sulla quale si possa raggiungere una conclusione. Non vi è dunque alcuna discussione in merito ai libri accettati dai Giudei ai tempi di Giuseppe Flavio (appena dopo la morte di Gesù) ed il più antico elenco dei libri ce ne presenta un numero identico a quello datoci da Giuseppe Flavio e da Filone. 5. LA SUDDIVISIONE SECONDO GLI EBREI Giuseppe Flavio e Filone Alessandrino si richiamano al libri in questa maniera e lo stesso Gesù, in Lc. 24:44: "Queste sono tutte le cose che io vi diceva quand'ero con voi: che bisognava che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi, fossero adempiute". Del terzo gruppo, Gesù stesso indica un libro, quello dei Salmi. La ragione per la quale Egli scelse questo libro è che esso da solo conteneva più argomenti riguardante Lui di ogni altro libro. Altrove Gesù si richiamò ad altri elementi messianici e profetici. Non esiste alcuna ragione per credere realmente che la raccolta di libri qui indicata da Gesù e da Lui considerata Scrittura differisce in qualche particolare dalla raccolta conservata dagli Ebrei. Non si ha alcun accenno di disputa tra Gesù e i Giudei su questo punto particolare. Gesù combatteva i farisei non sulla questione della identicità dei libri canonici, ma perché la loro tradizione orale rendeva privo di valore il canone. Infatti le dichiarazioni di Filemone e Giuseppe Flavio ed il successivo Talmud ed altre fonti, come il Vescovo di Sardi, Melito (170 d.c.), possiamo apprendere i nomi di tutti i libri dei tre gruppi del canone ebraico dei tempi di Gesù. Il loro numero è di 24, è sono gli stessi che costituiscono i 39 dell'antico Testamento del nostro canone. In conclusione, dunque, il problema si fonda su una ricerca storica ed obiettiva intorno alla questione di ciò che i destinatari consideravano la Parola di Dio. La storia non fornisce alcuna prova della dimostrazione del contrario. La conclusione data dalla storia è che gli apocrifi non meritano nessun posto nella Scrittura se vogliamo limitare a questi i libri che i Giudei, Gesù e la Chiesa primitiva usavano ed approvavano come Scrittura. 6. BREVE DESCRIZIONE DEI LIBRI APOCRIFI I ESDRA Questo libro è una raccolta dì passi dal libro di Esdra, II Cronache e Nehemia, con aggiunta di leggende intorno a Zorobabele. Suo scopo era di presentare la liberalità di Ciro e Dario verso i Giudei come un modello per i Tolomei. 5

II ESDRA A volte chiamato IV Esdra, esso conterrebbe visioni date da Esdra circa il governo del mondo da parte di Dio, una nuova era che verrà ed il ristabilimento di certe scritture andate perdute. TOBIA La storia romanzata, interamente priva di ogni valore storico, di un giovane Israelita deportato a Ninive che venne guidato da un angelo a sposare una vergine vedova che aveva perso sette mariti. GIUDITTA E' un romanzo storico di una ricca, bella e devota vedova Ebrea che, nei giorni dell'invasione babilonese di Giuda, si reca astutamente nella tenda del generale babilonese e, fingendo di offrirsi a lui, gli taglia la testa, salvando così la città. SAPIENZA E' molto simile a parti del libro di Giobbe, Proverbi ed Ecclesiaste. Rappresenta un tentativo di fusione del pensiero Ebraico con la filosofia Greca, e fu scritto da un Ebreo alessandrino che sostiene di essere Salomone. BEL ED IL DRAGONE Altra aggiunta spuria al libro di Daniele. Due storie in ambedue delle quali Daniele prova che Bel ed il Dragone non sono dii. Una di esse è basata sulla storia della "fossa dei leoni". ECCLESIASTICO Anche chiamato "La Sapienza di Gesù, figlio di Sirac", rassomiglia al "Libro dei Proverbi di Salomone" e venne scritto da un filosofo Ebreo che aveva molto viaggiato. Dà regole per la condotta in tutti i particolari della vita civile, religiosa e familiare ed eleva alle stelle un lungo elenco di eroi del Vecchio testamento. BARUC Questo libro vorrebbe essere opera di Baruc, lo scriba di Geremia, che viene rappresentato trascorrente l'ultima parte dei suoi giorni di Babilonia. E' indirizzato agli esiliati e consiste in gran parte di parafrasi tolte a Geremia, Daniele ed altri profeti. IL CANTICO DEI TRE GIOVINETTI E' una aggiunta spuria al "Libro di Daniele", inserita dopo Daniele 3:23 e sostiene presentare la loro preghiera dei tre giovinetti che erano nella fornace ardente ed il loro cantico trionfale di lode per la liberazione. LA STORIA DI SUSANNA Un'altra aggiunta spuria del "Libro di Daniele" che narra come la moglie di un ricco Giudeo che si trovava in Babilonia, falsamente accusata di adulterio, venga assolta per la saggezza di Daniele. LA PREGHIERA DI MANASSE Sostiene essere la preghiera di Manasse, Re di Giuda, durante il perìodo in cui viene tenuto a Babilonia, e di cui si parla in II Cronache 33:12,13. L'autore è sconosciuto e la si fa risalire probabilmente al I secolo a.c.. 6

I LIBRO DEI MACCABEI E' un'opera storica di grande valore sul periodo dei Maccabei e che narra avvenimenti dell'eroica lotta dei Giudei per la libertà (175-135 a.c.). Venne scritto da un Ebreo Palestinese verso il 100 a.c.. II LIBRO DEI MACCABEI Anche questo contiene la narrazione della lotta dei Maccabei e si limita al periodo 175-171 a.c.. Sostiene di essere la riduzione di un'opera scritta da un certo Giasone di Cirene del quale non si conosce nulla. Integra il I Libro dei Maccabei, al quale è sette volte inferiore. Giovanni Morrone 7

BIBLIOGRAFIA IL CANONE DELL'ANTICO TESTAMENTO - di Edward J. Young e Bancroft; GLI APOCRIFI - di G. Douglass Young. 8