Il dialogo interreligioso chiave di un nuovo civismo: il modello italiano è un esempio per tutta Europa La nostra laicità di relazione ha favorito percorsi di confronto fra le diverse comunità che aiutano la coesione sociale. Lo Stato non può interferire nella libertà delle fedi ma deve contrastare modalità di settarismo e fondamentalismo di Paolo Naso 1 Dall incontro di Assisi del 1986 all elaborazione di strategie imperniate sul dialogo contro la tentazione della guerra di civiltà L icona più popolare del dialogo interreligioso resta quella dell incontro di Assisi del 27 ottobre del 1986 quando papa Giovanni Paolo II convocò un incontro di preghiera per la pace al quale aderirono i rappresentati delle grandi religioni mondiali. In un sistema geopolitico ancora fortemente polarizzato, in quella occasione le grandi famiglie religiose mondiali lanciarono un appello universalistico e quell evento scrive lo storico Andrea Riccardi resta una delle immagini più note ed evocative del XX secolo 2. Il senso di quel dialogo che usciva dalla cerchie ristrette dei vertici religiosi per entrare nel vissuto delle comunità di fede producendo un impatto anche geopolitico, fu ben colto dal teologo cattolico Hans Küng che lo sintetizzò nella formula efficace non c è pace nel mondo senza pace tra le religioni; non c è pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni 3. La frase, quasi uno slogan, coglieva bene due grandi novità che negli anni si sarebbero fatte sempre più evidenti: da una 1 L autore è docente di Scienza politica e coordinatore del Master in Religioni e mediazione culturale presso la Sapienza Università di Roma, nonché coordinatore del Consiglio per le relazioni con l Islam italiano presso il Ministero dell Interno 2 Andrea Riccardi, Giovanni Paolo II. La biografia, San Paolo, 2011, p.459 3 Hans Küng, Non c è pace senza dialogo, La Repubblica, 23 novembre 2005; l espressione ricorre anche in due ponderosi volumi del teologo: Ebraismo. passato, presente, futuro. Non c è pace tra le nazioni senza pace tra le religioni. non c è pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni. non c è dialogo tra le religioni senza una ricerca sui fondamenti delle religioni, Rizzoli 1993; Islam. Passato, presente e futuro, Rizzoli 2007 2017 settembre-ottobre 29
L icona di Assisi ha reso evidente il ruolo potenziale delle religioni nella scena geopolitica, da un lato denunciando i radicalismi e, dall altro, indicando la strategia del dialogo e della convivenza inter-religiosa parte che lo scenario globale si stava de-secolarizzando e, nonostante tante fosche affrettate previsioni sul declino delle religioni, sia nell Occidente USA in primo luogo che nel cosiddetto Sud globale le stesse religioni si proponevano come attori rilevanti sulla scena pubblica 4 ; dall altra si iniziava a cogliere la minaccia delle spinte radicali e fondamentaliste che si esprimevano all interno del mondo islamico la rivoluzione iraniana o la crescita di Hamas nei territori palestinesi per fare gli esempi più noti ma anche in quello ebraico, come ben dimostreranno la strage di Hebron nel 1994 e l omicidio di Yitzhak Rabin un anno dopo. E spinte alla radicalizzazione religiosa erano ben presenti anche in Paesi di solida tradizione cristiana 5 e anche nell oriente di tradizione induista e buddhista generalmente associato, invece, all idea di religioni ireniche e tolleranti 6. L icona di Assisi, anche al di là dei suoi reali significati, rese evidente la potenzialità di ruolo delle religioni nella scena geopolitica, denunciando la strumentalizzazione dei radicalismi da una parte e indicando una strategia del dialogo e quindi della possibile convivenza inter-religiosa dall altra. Come spesso accade, gli effetti di quell evento non furono immediatamente recepiti: per coglierne la valenza politica e non solo spirituale, bisognerà attendere il 2001 quando, a poche settimane dagli attentati dell 11 settembre, Giovanni Paolo II indisse una giornata di digiuno dei cattolici nella stessa data di fine del Ramadan. Come nota Riccardi, era la prima volta che questo avveniva nella storia del cattolicesimo 7. La pedagogia dei gesti del papa polacco continuava nei mesi successivi con la convocazione di un nuovo incontro interreligioso nella cittadina umbra. Quando la teoria dello scontro di civiltà sembrava trovare la sua verifica più evidente, Giovanni Paolo II, anche 4 Ci riferiamo gli autori del cosiddetto new paradigme che, abbandonando la tesi della ineluttabilità della secolarizzazione, considera la nuova rilevanza delle religioni nello spazio pubblico anche dell Occidente, e che comprende personalità come Habermas, Casanova, Beck, Eder. Per una sintesi rimandiamo a Paolo Naso, L incognita post-secolare. Pluralismo religioso, fondamentalismi, laicità, Guida 2015 5 Stefano Allievi, David Bidussa, Paolo Naso, Il libro e la spada. La sfida dei fondamentalismi, Claudiana 2000; sul fondamentalismo ortodosso nella Russia postcomunista, Anastasia V. Mitrofanova, The Politicization of Russian Orthodoxy: Actors and Ideas, Ibidem 2005 6 Gino Battaglia, L altro fondamentalismo. India, nazionalismo, identità, Guida 2015; un capitolo sul fondamentalismo buddhista in Enzo Pace, Perché le religioni scendono in guerra?, Laterza 2006 7 Andrea Riccardi, Giovanni Paolo II, cit. p.444 30 2017 settembre-ottobre
vincendo la resistenza di alte personalità di curia, volle proporre un altra interpretazione e una opposta strategia imperniata invece sul dialogo tre le religioni e quindi sulla plausibilità e anzi la necessità di un rapporto più diretto e intenso con l Islam nella sua componente largamente maggioritaria di religione orientata alla pace e alla convivenza. È in quel clima e in quel contesto che varie religioni mondiali iniziarono a immaginare un paradigma del dialogo interreligioso che non si limitasse al piano teologico e spirituale, ma assumesse un carattere anche educativo e per certi aspetti operativo per disinnescare le mine dei fondamentalismi. Vanno in questa linea, ad esempio, importanti presi di posizione del Consiglio ecumenico delle chiese (World Council of Churches, WCC), l organismo con sede a Ginevra che raccoglie le grandi famiglie del protestantesimo e dell ortodossia mondiale, che riprendevano e ribadivano il messaggio che arrivava dal Vaticano: le religioni, potenziali elementi di divisione settaria, attraverso la pratica del dialogo potevano diventare vettori straordinari di pace e coesistenza nella pluralità delle idee e delle appartenenze confessionali 8. È su questo sfondo che si delinea e si definisce ciò che abbiamo chiamato dimensione civile del dialogo interreligioso. La separazione tra i poteri civili e religiosi non deve significare estraneità né ignoranza reciproca Le nuove politiche del dialogo I sistemi politici ci limitiamo a considerare quelli europei hanno colto questa novità in misura proporzionale alla loro capacità di stabilire relazioni con il complesso mondo delle fedi e quindi con le dinamiche interne del pluralismo religioso. La nostra tesi è che il particolare modello italiano di laicità, definita talora positiva o di relazione 9 abbia complessivamente favorito la costruzione di percorsi di dialogo interreligioso che hanno avuto apprezzabili effetti civili. L idea chiave di separazione dei poteri, architrave di ogni modello di laicità, nel particolare caso italiano non ha significato reciproca estraneità o ignoranza ma, anche per le confessioni diverse dalla cattolica, ha ipotizzato un sistema di relazioni speciali attraverso il meccanismo delle intese previsto dall art.8 della Costituzione. Il confronto tra lo Stato e le varie confessioni con cui esso ha 8 Ad esempio, Ecumenical considerations for dialogue and relations with people of other religions, 1 gennaio 2004, disponibile al sito www.oikoumene.org 9 Stefano Ceccanti, Una libertà comparata. Libertà religiosa, fondamentalismi e società multietniche, Il Mulino 2001 Jean Baubérot, Le tante laicità del mondo. Per una geopolitica della laicità, Ed. Luiss University Press, 2008 2017 settembre-ottobre 31
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negoziato un intesa, è quindi stato un laboratorio di dialogo che costituisce un prezioso bagaglio di esperienza nel confronto con altre e più recenti presenze religiose. È chiaro che non è compito dello Stato o delle sue istituzioni interferire nelle relazioni fra le varie comunità di fede, ciascuna delle quali è ovviamente libera di dialogare con le altre o, al contrario, di far valere ragioni teologiche o dottrinali che le inducono a un atteggiamento di chiusura. Tuttavia è compito degli Stati promuovere la coesione sociale e contrastare atteggiamenti di pregiudizio, settarismo e fondamentalismo che pregiudicano quella ordinata convivenza che può tutelare la pluralità delle opzioni religiose e i diritti di chi crede, di chi non crede o crede diversamente rispetto alle forme religiose tradizionali. In questo quadro strategico, fortemente incoraggiato da importanti linee guida e misure dell Unione Europea 10, molti stati hanno scelto di istituire delle piattaforme di dialogo interreligioso incardinato su temi di ordine civico e sociale e inserito nell agenda della multiculturalità. Le relazioni interreligiose in Italia costituiscono un sostegno alle politiche d integrazione, di coesione sociale e crescita civica L Italia si è distinta nell adozione di queste strategie, avviando ormai da oltre dieci anni buone pratiche mirate a favorire le relazioni interreligiose a sostegno di politiche di integrazione, coesione sociale e attivazione civica. In un altro articolo su questa stessa rivista 11 abbiamo già ricostruito, ad esempio, l azione del Ministero dell Interno nei confronti delle comunità islamiche che, anche al di là degli avvicendamenti politici, ha avuto continuità nella promozione del dialogo e del confronto con le varie rappresentanze dell Islam italiano. Se in tempi recenti il frutto più maturo di questa strategia è stato la sottoscrizione del Patto con l islam del 1 febbraio del 2017 12, va detto che questo risultato si colloca in una prospettiva più ampia e inclusiva di altre comunità di fede come ben evidente nel Piano nazionale per l integrazione che prevede due assi portanti: da un lato il dialogo interreligioso e interculturale, 10 Rimandiamo, ad esempio, al Briefing Paper del Parlamento Europeo - Policy Department Structural and Cohesion Policies, Culture and Education. Inter-Religious Dialogue, 11 marzo 2006 11 Ricordiamo che il primo tavolo di confronto tra il Ministero dell Interno e i rappresentanti delle comunità islamiche, risale al 2005. Nel tempo, a questo tavolo se ne sono aggiunti vari altri presso diversi ministeri, cfr. Paolo Naso, Per un Islam italiano, in, p.113, n.1/2017. Ibidem 12 http://www.interno.gov.it/sites/default/files/patto_nazionale_per_un_islam_italiano_ 1.2.2017.pdf 2017 settembre-ottobre 33
Ai tavoli interreligiosi imam, pastori evangelici, pope ortodossi e maestri spirituali acquisiscono competenze sui diritti e doveri della cittadinanza dall altro la formazione linguistica e l accesso al sistema di istruzione. L implementazione del dialogo interculturale e interreligioso si legge prevede la realizzazione di occasioni di incontro, confronto e scambio reciproco nelle comunità, nonché tra le comunità e l ambiente esterno, anche al fine di prevenire e contrastare il diffondersi di fenomeni di razzismo e, in particolare, di islamofobia. Le comunità di fede che necessariamente devono essere organizzate come luoghi aperti possono così rappresentare le sedi privilegiate dell attuazione delle politiche di integrazione 13. Il modello adottato, benché fatichi a concretizzarsi in tutte le sedi territoriali, implica la costituzione presso le Prefetture di tavoli interreligiosi, molto spesso costituiti da uno spin off dei Consigli territoriali per l integrazione. In aggiunta a queste esperienze locali, il Dipartimento per le Libertà civili e l Immigrazione, avvalendosi dell expertise della Direzione centrale per gli Affari dei culti, ha avviato importanti sperimentazioni come il Corso di formazione per i ministri di culto che, aperto a rappresentanti di diverse comunità (cristiani di diversa confessione, musulmani, sikh, induisti, buddhisti ), ha dato vita a una originale esperienza realizzata dalla fondazione Flaminia. In questo percorso la conoscenza tra esponenti di fede diverse e la pratica interreligiosa che ne è derivata hanno costituito il valore aggiunto di una formazione su temi di ordine giuridico e costituzionale. Proprio grazie a questo setting interreligioso i partecipanti imam e pastori evangelici, pope ortodossi e maestri di spiritualità mentre acquisivano elementi fondamentali del diritto italiano in materia di diritti e doveri di cittadinanza o di libertà religiosa, avviavano una pratica di conoscenza e dialogo interreligioso utile per l esercizio del loro ministero 14. A queste esperienze che andrebbero comunque consolidate e trasformate da episodiche in strutturali e permanenti si aggiunge un altro tema che assume una rilevanza e un urgenza del tutto particolare: la prevenzione della radicalizzazione religiosa e il contrasto a forme di estremismo confessionale. Il 13 Ministero Dell Interno - Dipartimento per le Libertà civili e l Immigrazione, Piano nazionale d integrazione dei titolari di protezione internazionale, 2017, http://www.interno.gov.it/sites/default/files/piano-nazionale-integrazione.pdf 14 https://www.fondazioneflaminia.it/wp-content/uploads/2017/03/modulo-iscrizionecorretto--2017-02-13-1.pdf?x10296 34 2017 settembre-ottobre
Rapporto della Commissione di studio istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri individua varie linee d azione, una delle quali rivolta al dialogo e al confronto diretto con la base della comunità islamica, per promuovere misure di contronarrativa o narrativa alternativa per contrastare l attrattività del messaggio jihadista, e sottolinea il ruolo potenziale della società civile rappresentata dal mondo del volontariato e dell associazionismo, dalle comunità islamiche o dalle famiglie. Specificando le azioni possibili, il documento menziona esplicitamente i dialoghi interreligiosi 15. Esattamente nella stessa direzione, il Parlamento europeo sottolinea che è indispensabile allacciare un dialogo interculturale con le diverse comunità religiose, i responsabili e gli esperti religiosi, al fine di una migliore comprensione e prevenzione della radicalizzazione; sottolinea la responsabilità e l importante ruolo di tutte le comunità religiose per contrastare il fondamentalismo, l incitamento all odio e la propaganda terroristica 16. In conclusione, una nuova lettura del ruolo delle religioni nello spazio pubblico interculturale suggerisce specifici interventi di promozione del dialogo interreligioso in una prospettiva civica: probabilmente la sola che può dare senso e concretezza all art.52 del Trattato costituzionale europeo che, riconoscendo il ruolo pubblico delle comunità di fede, intende mantenere con esse un dialogo aperto, trasparente e regolare. E a questo riguardo l esperienza italiana ha qualcosa da dire e proporre. 15 Commissione di studio su fenomeno della radicalizzazione e dell estremismo jihadista, Verso un approccio italiano alla prevenzione della radicalizzazione, 5 gennaio 2017 16 Risoluzione del Parlamento europeo del 25 novembre 2015 sulla prevenzione della radicalizzazione e del reclutamento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche (2015/2063(INI)) 2017 settembre-ottobre 35