25/08/2007 Cima Grande di Lavaredo, Via Dibona Le imponenti Tre cime di Lavaredo viste dal colle omonimo. Non credo di essermi ancora completamente abituato all'imponenza delle Dolomiti. Beh, certamente sapevo anche prima di partire che cosa mi sarebbe aspettato -chiunque ha visto almeno in cartolina l'impressionante profilo delle Tre Cimetuttavia, già mentre stiamo aggirando il versante meridionale della montagna per poter accedere alla forcella di Lavaredo, la vista di quegli appicchi così improbabili mi lascia comunque piuttosto sconcertato. Poi arriviamo al valico e allora, come d'incanto, si alza il sipario sul tanto osannato versante Nord. E' vero, è imponente proprio come lo si racconta! Da qui in poi usciamo dal ruolo di turisti: solo chi è diretto ad una via di arrampicata riconosce, sulla sinistra, una traccia nei ghiaioni che niente ha a che vedere con la sterrata super-battuta che passa dal valico e che si dirige al rifugio Locatelli. Ghiaioni, scivolamento all'indietro sui ghiaioni, facile individuazione dell'attacco a causa del notevole affollamento alla via, preparazione del materiale, legatura, estrazione a sorte di chi deve partire con queste condizioni climatiche da frigorifero, un'ultima lettura della relazione e poi via! Procediamo bene lungo tutta la prima parte; lungo la seconda ci atteniamo molto al filo dello spigolo, ma iniziamo a perdere tempo anche per via delle altre cordate che arrampicano contemporaneamente a noi. Nella parte alta le relazioni che abbiamo iniziano a dare indicazioni discordanti tra loro e quindi, nel dubbio, ci tracciamo una via di salita personale con tanto di chiodatura delle soste. Alla fin dei conti, sono quasi le cinque quando sbuchiamo sulla tanto sospirata cengia mediana (ok, è vero, l'orario è vergognoso ma, a nostra parziale discolpa, c'è da dire che, per via del freddo, abbiamo iniziato ad arrampicare alle nove di mattina passate). La soddisfazione è certamente notevole, ma purtroppo, vista l'ora, dobbiamo rinunciare alla vetta. In compenso la discesa lungo la via Normale fila via liscia e ci regala un impagabile tramonto sulle Dolomiti circostanti. Un altro bellissimo ricordo della montagna! 1 Per quanto riguarda la logistica della gita, è possibile pernottare sia al rifugio Auronzo che al vicino rifugio Lavaredo: in particolare all'auronzo termina la strada asfaltata a pagamento che sale dal lago di Misurina. Poichè il pedaggio è di ben 20 a vettura, noi abbiamo preferito organizzarci in questo modo: partenza da Bergamo di sabato pomeriggio, cena in un locale di Cortina (noi abbiamo provato la pizzeria Il Ponte, consigliabile), salita lungo la strada a pagamento dopo le 20 di sera (quando la sbarra è
alzata...) e sistemazione in tenda nel bosco a lato della strada. Cima Grande di Lavaredo - spigolo Dibona, 2999 m (Tre Cime di Lavaredo) Regione: Veneto Gruppo montuoso: Dolomiti d'ampezzo Dislivello: 500 Tempo di percorrenza: 1 h per l'attacco e 6 h per la via. Calcolare ulteriori 3 h per la discesa. Difficolta: IV+ Materiali: 2 mezze corde da 60 metri, 10 rinvii, alcuni friends, alcuni dadi, 4 chiodi da calcare, cordini, fettucce, moschettoni, discensore, casco. Periodo migliore: La via, nonostate l'esposizione ad Est, riceve poco sole poichè rimane nascosta dalla torre Piccola. Per questo motivo la salita è consigliabile solo nei mesi estivi. Le Tre cime di Lavaredo sono l'idea stessa dell'arrampicata, una delle immagini simbolo delle Dolomiti e di tutte le Alpi. Questa grande fama si deve certamente all'impressionante colpo d'occhio dovuto ai formidabili strapiombi del versante Nord, teatro di alcune scalate considerate tra le tappe fondamentali della storia dell'alpinismo. All'arrampicatore medio, in questo luogo, rimane quindi ben poco da fare, anche se, cercando bene, una via di ragionevoli difficoltà si trova pure qui. Si tratta dello spigolo Nord-Est di cima Grande, vinto dal grande Francesco Dibona nel lontano 1909. L'itinerario si può dividere in due parti: ad un primo tratto verticale ed obbligato, segue una parete più appoggiata ma anche più friabile dove diventa difficile intuire il percorso migliore e trovare i chiodi di sosta originali. Attenzione quindi: nonostante le difficoltà non troppo elevate, la via rimane impegnativa per la necessità di doversi attrezzare alcune soste da soli e per la capacità di individuare il percorso giusto. Inoltre, in caso di presenza di diverse cordate, esiste il concreto pericolo di caduta di pietre. Valutare inoltre i tempi necessari per la discesa lungo la via Normale, certamente da non sottovalutare. Un'ultima osservazione: una volta raggiunta la grande cengia anulare che cinge la montagna ad un centinaio di metri dalla vetta, è consigliabile abbandonare il percorso originale in quanto infido e friabile e proseguire lungo l'ultimo tratto della via normale. 2 Attacco Dal rifugio Auronzo imboccare l'ampia sterrata pianeggiante che, transitando ai piedi dei versanti meridionali delle Tre Cime, conduce al rifugio Lavaredo, posto in posizione panoramica di prim'ordine sull'impressionante appicco dello Spigolo Giallo di cima Piccola. Proseguendo per sentiero, con alcuni zig-zag si perviene all'ampia forcella Lavaredo che permette di accedere al versante settentrionale della montagna. Dal valico imboccare sulla sinistra una traccia pianeggiante in direzione delle Tre Cime: superato il gelido versante Nord della cima Piccola, si arriva al ghiaione che scende dal canalone tra la cima Piccola e la cima Grande. L'attacco è posto poco più a monte del filo dello spigolo Nord-Est (targa), presso una fessura che sale
leggermente verso destra. Descrizione dell'itinerario 1 TIRO: Risalire l'ampia e facile fessura che, con andamento da sinistra verso destra, conduce su un terrazzino con chiodo e anello (eventuale sosta). Proseguire verso sinistra attaccando un muretto verticale fessurato (2 ch) che si vince uscendo a sinistra. Proseguire per rocce più articolate sino alla sosta sul terrazzino poco sopra (40 m, sosta su 2 ch, III, pass. IV+ e IV). 2 TIRO: Per placca articolata salire leggermente a sinistra in direzione di uno strapiombetto di roccia giallastra che si supera direttamente con difficoltà (2 ch, passaggio chiave della via). Appena al di sopra, traversare a sinistra per qualche metro e, per canaletto appoggiato, raggiungere il terrazzino della sosta (30 m, sosta su 2 ch, IV, V- e IV-). 3 TIRO: Salire leggermente a sinistra imboccando una fessura-camino inizialmente verticale (1 ch) e poi via via più appoggiata sino ad un'ampia terrazza detritica. Proseguire per la paretina successiva raggiungendo una cengia più stretta dove si sosta (50 m, sosta su 2 ch, IV e III). 4 TIRO: Per i gradoni successivi, si sale diritti e si raggiunge un terrazzino (sosta possibile). Sfruttando una breve fessura si traversa a destra avvicinandosi allo spigolo: sostare sull'aereo terrazzino praticamente sul filo dello stesso (50m, sosta su 1 ch e 1 spit, III, IV- e IV). 5 TIRO: Scalare la placchetta successiva rimanendo leggermente a sinistra dello spigolo. Vincere direttamente una lieve pancetta e proseguire più facilmente verso destra sino alla sosta, nuovamente sul filo dello spigolo ma più scomoda della precedente (40 m, sosta su 2 ch, IV, IV+ e III). 6 TIRO: Salire verticalmente sul filo dello spigolo sino ad una pancia strapiombante che si aggira facilmente, ma in esposizione, passando per alcuni metri sulla parete Nord. Superata la pancia traversare a sinistra tornando sulla parete Est e raggiungendo un'ampia cengia dove si può sostare (30 m, sosta da attrezzare, IV- e III+). 7 TIRO: Per rocce più semplici si sale verso sinistra allontanandosi dal filo dello spigolo. Raggiunta una cengia orizzontale si traversa a sinistra sino ad imboccare un canale instabile di rocce bianche (probabile recente frana) che, salendo in diagonale verso destra, riconduce al suo termine nuovamente presso il filo dello spigolo (50 m, sosta su grosso spuntone e su 1 ch, III+, IV- e III). 8 TIRO: Traversare alcuni metri a sinistra, poi salire in verticale sfruttando un paio di fessure. Sosta sull'ennesima cengia detritica (50 m, sosta da attrezzare, III e IV). 9 TIRO: Per gradoni ben appigliati, proseguire verticalmente senza percorso obbligato raggiungendo un terrazzino alla base di una parete verticale (50 m, sosta da rinforzare su 1 ch, III e III+). 10 TIRO: Traversare orizzontalmente a sinistra per alcuni metri sino ad una fessura (1 ch) che si risale direttamente. Proseguire diritti imboccando un camino liscio e verticale che si scala a fatica fin dove si appoggia (40 m, sosta su 2 ch, III+ e IV+). 11 TIRO: Proseguire nel camino, più semplice ed appoggiato, sbucando al suo termine su una fascia di gradoni di roccia instabile (attenzione!). Senza percorso obbligato proseguire fino ad individuare un punto opportuno dove sostare (50 m, sosta da attrezzare, III+, IV e III). 3 12 TIRO: Ancora per gradoni, imboccare un ampio canale di rocce instabili e rimontarlo sino al suo termine, presso la marcata cengia anulare che cinge la montagna ad un centinaio di metri dalla vetta. (50 m, sosta da attrezzare, III e II).
Percorrere la cengia anulare verso sinistra, prestando molta attenzione all'attraversamento dell'infido canale che divide la cima dall'anticima. Poco oltre si arriva allo sbocco di un camino (ometti) percorso dalla via Normale: ancora per cengia portarsi in pieno versante Sud e, seguendo gli ometti, rimontare alcuni facili gradoni di roccia sino ad un diedrino. Vinto il diedrino, facile ma molto unto, si percorrono gli ultimi salti di roccia che, senza altre difficoltà, conducono in vetta. Discesa Se non si conosce l'itinerario della via Normale, calcolare circa 3 ore per la discesa. Dalla vetta, tornati alla grande cengia anulare, individuare il tetro camino in prossimità dello spigolo Sud-Est (ometti). Il camino si discende per corde doppie. 1 CD: (50 m) si effettua su anello cementato e termina nel centro del camino. 2 CD: (40 m) è su chiodi e conduce alla base del camino presso un terrazzino artificiale costruito con travi di legno. (Se si dispone di una sola corda, bisogna ripercorrere in discesa esattamente il percorso della via normale: la prima doppia da 25 m termina sul lato sinistro del camino. Si traversa a sinistra per cengia, si arrampica in discesa su gradoni e si arriva al secondo anello cementato. Altre due doppie da 25 m sempre su anelli cementati conducono al terrazzino di travi di legno). Seguendo i numerosi ometti, scendere presso un ripiano ed imboccare il canale di sinistra (faccia a valle) che conduce presso una seconda terrazza detritica. 3 CD: (25 m) permette di superare un tratto più ripido raggiungendo l'inizio di un canale ghiaioso. Non scavalcare la prima forcella a destra, ma scendere il canale a sinistra per alcuni metri sino ad un secondo intaglio sulla destra. 4 CD: (50 m) si scende lungo la parete verticale sino alla sua base, dove sale verso sinistra (direzione cima Piccola) un facile camino appoggiato. Risalire il canalino (I ), scavalcare la forcella al suo culmine e scendere per pochi metri sull'opposto versante sino ad un masso incastrato, nei cui pressi si trova la sosta cementata. 5 CD: (50 m) calarsi nel canale fin dove arrivano le corde, poi proseguire a piedi. Seguendo gli ometti, si aggira uno spigolo e si scende con facile arrampicata una rampa di rocce che conduce sul ghiaione tra la cima Grande e la cima Piccola. Percorrendo il ghiaione in discesa, si individua in breve la sterrata proveniente dal rifugio Auronzo. 4
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