INDICE 1. INTRODUZIONE 2 2. PIANO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONE (PGRA) 3 3. 4. 5. 6. ANALISI SISMICA VALUTAZIONI GEOTECNICHE SULLE AREE DI ESPANSIONE NORME GEOLOGICHE DI PIANO ALLEGATI 4 7 9 12 Relazione Geologica Generale 1
1. INTRODUZIONE Il Comune di San Giovanni in Croce è dotato del Piano di Governo del Territorio approvato con Deliberazione di Consiglio Comunale n. 22 del 22/06/2011. La Componente Geologica, Idrogeologica e Sismica in Variante assolve a quanto dettato dalla normativa di settore della Regione Lombardia di seguito elencata: - DGR 30.11.11 N. 9/2616 Aggiornamento dei criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT, in attuazione dell art.57, comma 1 della L.R. 11.03.05 n.12, approvati con DGR 22.12.05 N.8/1566 e successivamente modificati con DGR 28.05.08 N. 8/7374", - DGR 11.07.14 N.X/2129" Aggiornamento delle norme sismiche in Regione Lombardia, che ha portato il territorio di San Giovanni in Croce in Zona sismica 3 dalla precedente Zona sismica 4; - Piano di gestione dei rischio di alluvione (PGRA), approvato con D.G.R. n. X/6738 del 19.06.2017; - Regolamento Regionale n. 7 del 23.11.2017 di invarianza idraulica ed idrologica. Si è pertanto proceduto allo studio di Variante come in seguito evidenziato: a) analisi del Piano di gestione dei rischio di alluvione (PGRA) sulla base dei diversi scenari di pericolosità e rischio in relazione al territorio comunale di San Giovanni in Croce e della D.G.R. X/6738/2017; b) L analisi della sismicità del territorio in esame e la definizione della pericolosità sismica locale è eseguita con la metodologia della D.G.R 30.11.11 n. 9/2616; c) aggiornamento delle Norme Geologiche di Variante, al Regolamento Regionale n. 7 del 23.11.17 ed al P.G.R.A.; d) aggiornamento delle Tav. 5 e 5/bis Carta di fattibilità delle azioni di piano rispettivamente a scala 1:10.000 e 1:5.000. e) redazione della tavola PAI-PGRA, come previsto dalla D.G.R. X/6738/2017. Relazione Geologica Generale 2
2. PIANO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONE (PGRA) Il Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA), predisposto in attuazione del d.lgs. 49/2010 di recepimento della Direttiva 2007/60/CE (cosiddetta Direttiva Alluvioni ), è stato adottato con deliberazione 17 dicembre 2015 n. 4, approvato con Deliberazione 3 marzo 2016, n. 2, dal Comitato Istituzionale dell Autorità di bacino del fiume Po e successivamente con d.p.c.m. 27 ottobre 2016 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 30 del 6 febbraio 2017). Il PGRA ha delimitato le aree allagabili in base a 3 classi di pericolosità idraulica e 4 classi di rischio, definite sulla base dell incrocio della pericolosità con il danno potenziale, ricavato a sua volta dal tipo e valore del bene esposto per la sua vulnerabilità. Le aree allagabili si riferiscono ai seguenti ambiti territoriali: - Reticolo principale di pianura e di fondovalle (RP); - Reticolo secondario collinare e montano (RSCM); - Reticolo secondario di pianura naturale e artificiale (RSP); - Aree costiere lacuali (ACL). Gli scenari di pericolosità sono così descritti: - aree P3 (H nella cartografia), o aree potenzialmente interessate da alluvioni frequenti; - aree P2 (M nella cartografia), o aree potenzialmente interessate da alluvioni poco frequenti; - aree P1 (L nella cartografia), o aree potenzialmente interessate da alluvioni rare; Le mappe di rischio utilizzano invece 4 gradi di rischio crescente (R1 - rischio moderato o nullo, R2 - rischio medio, R3 - rischio elevato, R4 - rischio molto elevato). Con la successiva proposta di Variante alle norme PAI (Titolo V NdA), adottata con la Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 5 del 7 dicembre 2016 (GU S.G.n. 50 - del 1 marzo 2017), l Autorità di Bacino ha introdotto, tra le misure di prevenzione previste nel PGRA quella di associare, alle aree allagabili del PGRA, una idonea normativa d uso del territorio, coerente con quella già presente nel PAI; ha inoltre disposto l introduzione di misure di salvaguardia da applicare alle aree allagabili in attesa della approvazione finale della Variante al PAI. Su questa materia, è intervenuta la Regione Lombardia con indicazioni di chiarimento a seguito della D.G.R. 6738/2017 che contiene Disposizioni integrative rispetto a quelle contenute nella D.G.R. IX/2616/2011 relative all attuazione della variante normativa al PAI nel settore urbanistico alla scala comunale e che sostituisce in toto le misure di salvaguardia di cui sopra. La delibera precisa i compiti degli enti locali e l iter tecnico/amministrativo da seguire per adeguare gli strumenti di pianificazione urbanistica e dell emergenza al PGRA e al disposto della Variante PAI; tenuto conto dell Ambito Territoriale di Riferimento e della esistenza o meno, sul singolo corso d acqua, della precedente pianificazione di bacino, con delimitazione delle Fasce Fluviali. Nel caso del Comune di San Giovanni in Croce, sono presenti due diversi ambiti territoriali di rischio: - Reticolo principale di pianura e di fondovalle (RP), interessato, nella pianificazione di bacino vigente, dalla delimitazione delle fasce fluviali, caso applicabile alla parte relativa alla Valle del Po che Relazione Geologica Generale 3
rappresenta buona parte del territorio comunale, tralasciando due distinti lembi posti a nord, lato est e ovest; - Reticolo secondario di pianura naturale e artificiale (RSP). E interessato un settore esteso circa 1,14 kmq nella porzione sud ovest del territorio comunale, ricomprendente la zona industriale. In entrambi gli ambiti territoriali nelle more del completamento delle specifiche varianti al PAI a scala di asta fluviale : - a) nelle aree interessate da alluvioni frequenti (aree P3/H), si applicano le limitazioni e prescrizioni previste per la Fascia A dalle norme di cui al Titolo II Norme per le fasce fluviali, delle Norme di Attuazione (N.d.A.) del PAI (art. 29); - b) nelle aree interessate da alluvioni poco frequenti (aree P2/M), si applicano le limitazioni e prescrizioni previste per la Fascia B di cui all art. 30 delle NdA del PAI - c) nelle aree interessate da alluvioni rare (aree P1/L), si applicano le disposizioni previste per la fascia C di cui all art. 31 delle NdA. del PAI Le norme sono applicate dai comuni alle previsioni urbanistiche e ai Piani di emergenza comunali. Nelle aree RSP, in via preliminare il Comune può svolgere valutazioni preliminari sulla base degli eventi alluvionali più significativi, anche relative ad altezze e velocità dell acqua. In assenza anche della valutazione preliminare e in attesa della valutazione dettagliata, il Comune può applicare le norme di fascia A e B alle aree P3/H e P2/M, oppure richiedere, anche in questo caso uno studio di compatibilità idraulica basato sui dati PGRA. 3. ANALISI SISMICA L analisi della sismicità del territorio in esame e la definizione della pericolosità sismica locale è eseguita con la metodologia della D.G.R 30.11.11 n. 9/2616 Allegato 5. Il territorio comunale, prima in Zona sismica 4, ora ricade in Zona sismica 3 per effetto della DGR 11.07.14 n. 9/2129. Nella tabella che qui segue sono descritti, tutti gli scenari con i relativi effetti. In evidenziato, evidenzia lo scenario presente nel territorio in discussione. Relazione Geologica Generale 4
Qualora il Fattore di amplificazione sismica locale, definito con il metodo di Regione Lombardia, superi le soglie comunali, si adotteranno i parametri del suolo sismico superiore; in alternativa, la norma prevede il terzo livello di approfondimento. Per la pianificazione e la progettazione, oltre al DM14-01-2008, si deve applicare il disposto di DGR.IX/2616. Nel territorio in esame, attraverso l analisi dei dati esistenti, già inseriti nello studio iniziale, sono state individuate zone di pericolosità sismica locale in tutto il territorio comunale, associate allo scenario di pericolosità sismica locale Z4a, cioè aree di fondovalle con presenza di depositi fluvioglaciali granulari e coesivi; i possibili effetti in questo scenario di pericolosità sismica locale sono principalmente amplificazioni litologiche. Per questa zona sismica (classe di pericolosità sismica H2) il successivo livello di approfondimento è il secondo, che consiste in una caratterizzazione semiquantitativa degli effetti di amplificazione sismica attesi, fornendo la stima quantitativa della risposta sismica dei terreni in termini di valore di Fattore di Amplificazione. Al fine di definire sperimentalmente le caratteristiche sismiche del territorio comunale di San Giovanni in Croce sono stati eseguiti due indagini sismiche per la definizione dei microtremori, la cui ubicazione è collocata nella tavola sottostante. Relazione Geologica Generale 5
L analisi sismica di secondo livello effettuata nel sito 1 (a sud rispetto il centro abitato), ha evidenziato i seguenti risultati: Velocità media V s30 Profondità (m) Vs (m/s) 0 5,0 163 5,0 17,0 472 17,0 30,0 737 Relazione Geologica Generale 6
I suoli indagati appartengono ai terreni di fondazione di tipo B (depositi di sabbie e ghiaie molto addensate o argille molto consistenti). I valori di amplificazione locale (Fa) assegnati da Regione Lombardia sono: 1.4 per edifici bassi e rigidi, con 0.1 < T < 0.5 s e 1.7 per edifici alti e flessibili con T > 0.5 s. Il periodo di oscillazione naturale del terreno, calcolato dalle Vs, è di 0.19 s, pertanto si è calcolato Fa 1.7 (valore soglia 1.4), per edifici con periodo tra 0.1 e 0.5 s e 1.1 (valore soglia 1.7) per i periodi più elevati. I valori calcolati sono superiori ai valori regionali soglia, pertanto, per la progettazione di tutti gli edifici sono necessarie indagini di III livello, oppure saranno assunti i parametri della categoria di suolo sismico superiore (C). L analisi sismica di secondo livello effettuata nel sito 2 (a nord rispetto il centro abitato), ha evidenziato i seguenti risultati: Velocità media V s30 Profondità (m) Vs (m/s) 0 5,0 203 5,0 17,0 463 17,0 30,0 771 I suoli indagati appartengono ai terreni di fondazione di tipo B (depositi di sabbie e ghiaie molto addensate o argille molto consistenti). I valori di amplificazione locale (Fa) assegnati da Regione Lombardia sono: 1.4 per edifici bassi e rigidi, con 0.1 < T < 0.5 s e 1.7 per edifici alti e flessibili con T > 0.5 s. Il periodo di oscillazione naturale del terreno, calcolato dalle Vs, è di 0.18 s, pertanto si è calcolato Fa 1.7 (valore soglia 1.4), per edifici con periodo tra 0.1 e 0.5 s e 1.1 (valore soglia 1.7) per i periodi più elevati. I valori calcolati sono superiori ai valori regionali soglia, pertanto, per la progettazione di tutti gli edifici sono necessarie indagini di III livello, oppure saranno assunti i parametri della categoria di suolo sismico superiore (C). 4. VALUTAZIONI GEOTECNICHE SULLE AREE DI ESPANSIONE Il Piano di Governo del Territorio prevede una sola area di espansione di superficie limitata (120 mq), dovute ad esigenze di carattere tecnologico, collocata a margine del centro urbano e necessaria di una stazione di sollevamento fognario in luogo dell esistente fossa Imhoff. Relazione Geologica Generale 7
Figura N. 28 - Aree di espansione urbanistica L area individuata ricade all interno dell Unità del Livello Fondamentale della Pianura (L.F.d.P.) e pertanto si caratterizza, in linea di massima, come terreni con suoli profondi, drenaggio da buono a mediocre, falda con soggiacenza superiore a 2 m, permeabilità alta, vulnerabilità idrogeologica medio alta, dominante litologica sabbia con limo. Le indagini geognostiche a disposizione (CPT n. 1) i cui risultati sono in allegato, evidenziano caratteristiche geotecniche, con parametri, per i quali sono stati indicati intervalli di valori da considerarsi quali valori indicativi. Si possono quindi sinteticamente definire i seguenti parametri geotecnici, relativi ai primi 8 metri di sedimenti, CPT n. 1 Litologia: alternanza di limi sabbiosi e sabbie grado di addensamento: da medio ad elevato compressibilità: media peso di volume naturale: 1,8-2,0 t/m3 angolo di attrito interno: > 26 Complessivamente si può affermare che i terreni esaminati possiedono una qualità geotecnica discreta, motivata dalla presenza di depositi limo-sabbiosi con grado di addensamento variabile da medio ad elevato; pertanto l area si può ritenere idonea dal punto di vista geotecnico, alla destinazione urbanistica individuata. Tale parametrizzazione rappresenta esclusivamente un interpretazione sintetica ed indicativa delle proprietà del sottosuolo, la cui possibile eterogeneità sotto l aspetto meccanico e litostratigrafico richiede sempre una puntuale verifica in sede di progettazione esecutiva degli interventi. Relazione Geologica Generale 8
5. NORME GEOLOGICHE DI PIANO Le norme geologiche di piano costituiscono la normativa d uso della Carta di Fattibilità e riportano per ciascuna classe le indicazioni in merito alle indagini di approfondimento ed alla loro estensione, da effettuarsi prima degli interventi urbanistici, con riferimento alla tipologia ed all intensità del fenomeno che ha determinato l assegnazione della classe di fattibilità. Va comunque ricordato che tali norme tecniche si sommano a quelle di tutela ambientale previste dai vari vincoli, che di volta in volta possono imporre soluzioni e studi aggiuntivi rispetto a quanto esposto in tale sede, secondo le intenzioni degli enti gestori dei vincoli. Di seguito si riportano le norme geologiche inerenti gli studi di approfondimento e le opere di mitigazione del rischio, eventualmente da realizzare, organizzate in articoli da inserire integralmente in futuro nel Piano delle Regole e nel Documento di Piano del P.G.T.. Art. 1 Classe di fattibilità 1 (Fattibilità senza particolari limitazioni) La classe comprende quelle aree che non presentano particolari limitazioni all'utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d'uso e per le quali deve essere direttamente applicato quanto prescritto dal D.M. 14 gennaio 2008 "Norme tecniche per le costruzioni". Il territorio di San Giovanni in Croce, per la conformazione geologica del sottosuolo e per l assetto idrogeologico che lo caratterizzano, è sprovvisto di zone in classe 1. Art. 2 Classe di fattibilità 2 (Fattibilità con modeste limitazioni) La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate modeste limitazioni all'utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d'uso, che possono essere superate mediante approfondimenti di indagine e accorgimenti tecnico-costruttivi e senza l'esecuzione di opere di difesa (Soggiacenza maggiore di 2 m. e buone qualità geotecniche dei terreni). Comprende i terreni del L.F.d.P., caratterizzati da soggiacenza della falda > 2m, con vulnerabilità idrogeologica media e caratteristiche geotecniche almeno discrete. Per quanto riguarda nuove espansioni, eventualmente da prevedere in tali aree si raccomanda l'esecuzione di approfondimenti geologico tecnici ed idrogeologici, con redazione di relazione geotecnica ed idrogeologica per i piani attuativi e per singoli edifici di edilizia pubblica, costruzioni industriali ed artigianali, edifici rurali (stalle, porcilaie, vasche di contenimento liquami ecc.) che stabiliscano puntualmente la soggiacenza e la massima escursione della falda, natura e caratteristiche geotecniche dei terreni. Per quanto riguarda le costruzioni rurali, in specifico, non è consentita l'esecuzione di vasche di contenimento liquami interrate prive di adeguate misure di impermeabilizzazione. Art. 3 Classe di fattibilità 3 (Fattibilità con consistenti limitazioni) La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate consistenti limitazioni all'utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d'uso per le condizioni di pericolosità/vulnerabilità individuate, per il superamento delle quali potrebbero rendersi necessari interventi specifici o opere di difesa. 3.1 - Sottoclasse 3a In questa sottoclasse ricade: la fascia di rispetto dai pozzi pubblici per approvvigionamento idropotabile, con raggio 200 m ed in essa si applica il disposto del D.LGS. 03.05.2006 e smi, art. 94 ferma restando la facoltà del Comune di chiedere, alla Regione, la riduzione della fascia di rispetto attivando la procedura prevista dalla Del. G.R. 27/6/96 n 6/15137. Relazione Geologica Generale 9
3.2 - Sottoclasse 3b Comprende il rispetto dal cimitero comunale, in essa si applicano le norme igienico sanitarie ed ambientali disposte dallo Stato e dalla Regione. 3.3 - Sottoclasse 3c I corsi d'acqua individuati nella "Carta idrogeologica e del sistema idrografico", alla scala 1:10.000, nei loro tratti esterni al perimetro dei centri edificati, sono oggetto di particolare tutela poiché costituiscono un elemento paesistico ambientale essenziale della pianura cremonese. Essi vanno salvaguardati nel loro percorso, mantenuti nella piena funzionalità idraulica ed integrati nel contesto paesistico ambientale in cui scorrono. Per essi si propone la seguente disciplina: su tutti i corsi d'acqua, così come sopra individuati, sono consentiti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, e quelli che ne ricostituiscano l'alberatura di ripa con essenze tipiche; tutti i canali verranno mantenuti con fondo e sponde in terra, gli interventi di impermeabilizzazione dovranno essere limitati e circoscritti solo a quelli che razionalizzano la distribuzione dell'acqua irrigua e la raccolta di quella di colo; nella fascia di 10 m, misurata dal ciglio superiore del canale, è vietato lo stoccaggio, anche temporaneo, di rifiuti di ogni genere e di reflui organici ed è tanto più vietato lo spargimento di ogni tipo di fango o rifiuto di provenienza civile ed industriale. Per ogni opera o intervento che si intende eseguire sui corsi d acqua, esterni ed interni al perimetro del centro edificato, si deve acquisire, prima del rilascio di ogni provvedimento del Comune, l'autorizzazione della Regione, ai sensi del R.D.25.07.1904 n. 523, art. 93 e seguenti. Su questi corsi d'acqua pubblica gli interventi dovranno, preferibilmente, essere eseguiti con criteri di ingegneria naturalistica e i lavori sui manufatti e le opere d'arte dovranno essere eseguiti con materiali tipici. 3.4 - Sottoclasse 3d La sottoclasse comprende le zone nelle quali sono state riscontrate limitazioni all'utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d'uso, che possono essere superate mediante approfondimenti di indagine e accorgimenti tecnico-costruttivi dovute ad una bassa soggiacenza della falda (1-2 m). Gli studi geologico tecnici ed idrogeologici, di cui all art. 5 dovranno, tra l altro, stabilire puntualmente la soggiacenza e la massima escursione della falda, natura e caratteristiche geotecniche dei terreni. A garanzia dell integrità qualitativa delle acque sotterranee, gli scavi per la realizzazione di nuove edificazioni dovranno essere mantenuti ad almeno 1,0 m dal massimo livello piezometrico rilevato o conosciuto; in caso di impossibilità a mantenere tale franco è vietata l esecuzione di opere in sotterraneo (autorimesse, cantine, ecc.). L attuazione delle previsioni edificatorie è inoltre subordinata alla verifica idraulica dei corpi idrici recettori delle acque di dilavamento, in relazione all effetto d impermeabilizzazione del suolo. La portata defluente verso il corpo idrico deve essere determinata considerando la curva di probabilità pluviometrica con tempo di ritorno pari a 10 anni. 3.5 - Sottoclasse 3e La sottoclasse ricomprende le aree ricadenti del Reticolo secondario di pianura naturale e artificiale (RSP). E interessa un settore esteso circa 1,14 kmq nella porzione sud ovest del territorio comunale, ricomprendente la zona industriale. Relazione Geologica Generale 10
Per tali aree si applicano le limitazioni di cui all art. 30 delle NdA del PAI, oltre che richiedere per ogni intervento edilizio uno studio di compatibilità idraulica basato sui dati del PGRA. Art. 4 - CLASSE 4 - Fattibilità con gravi limitazioni 4.1 - Sottoclasse 4a: Zona di tutela assoluta di pozzo pubblico per approvvigionamento idropotabile. La zona di tutela assoluta comprende i terreni compresi entro 10 m di raggio dai pozzi pubblici per approvvigionamento idropotabile in essa si applica il disposto del D. Lgs. n. 152/2006 e smi art. 94. La norma che segue disciplina anche gli interventi nella Sottoclasse 3 (Zona di rispetto di raggio 200 m). Tale disposizione resterà in vigore fino a quando i competenti uffici della Regione Lombardia, daranno corso alla istanza di riduzione della zona di rispetto che il Comune vorrà presentare ai sensi della Del. G.R. 27.6.96 n.6/15137. 4.2 - Sottoclasse 4b: orli di terrazzo morfologico Al fine di preservare i tratti significativi delle scarpate morfologiche, in quanto elementi di notevole interesse paesistico, è vietata l'esecuzione di scavi e/o sbancamenti, livellamenti ed altri lavori od interventi che possano alterarne l'attuale profilo plano altimetrico. Sono oggetto di particolare tutela gli orli di terrazzo evidenziati in "Carta di fattibilità geologica delle azioni di piano", alla scala 1:10.000. Il terrazzo morfologico sarà conservato, integro, nella sua attuale giacitura anche nelle fasce di raccordo, al piede ed al pizzo, per una profondità minima di 10 m, sia a monte che a valle; particolarmente utili e consigliabili gli interventi di riforestazione con essenze tipiche locali. 4.3 Sottoclasse 4c: zone umide Per le zone umide non sono consentiti interventi di carattere edificatorio e interventi di trasformazione o di manomissione diretta ed indiretta sino ad un intorno di 50 m, ad esclusione, per gli edifici esistenti, degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di ristrutturazione edilizia, di restauro, di risanamento conservativo e di adeguamento funzionale. Gli eventuali ampliamenti potranno essere effettuati esclusivamente nella direzione opposta a quella delle zone umide. Non sono inoltre consentite opere di bonifica per fini agricoli (o comunque interventi estrattivi in fondi agricoli) o per la sistemazione del terreno in un intorno di 10 m. Qualsiasi intervento da realizzare nell intorno compreso tra i 50 e i 200 m dalle zone umide tutelate, che prevede l impermeabilizzazione dei suoli o strutture fondali, sono subordinati ad una verifica idrogeologica che accerti l ininfluenza del progetto in relazione alla conservazione delle zone umide tutelate. Art. 5 - Norme tecniche finalizzate agli studi di approfondimento per la progettazione degli interventi edilizi In sede di progettazione di piani attuativi e interventi edilizi (nuove costruzioni e ricostruzioni), si prescrive la realizzazione di indagini finalizzate all approfondimento geologico tecnico ed idrogeologico del sito, con redazione di apposita relazione geotecnica ed idrogeologica ai sensi del Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008 n. 29581, finalizzate, in particolare all individuazione della capacità portante del terreno in relazione alla tipologia di fondazione. Relazione Geologica Generale 11
Gli studi di approfondimento dovranno essere realizzati prima della progettazione degli interventi edilizi e la relazione geologica e geotecnica di supporto dovrà essere consegnata in sede di presentazione dei Piani Attuativi o in sede di richiesta del permesso di costruire. Al fine di garantire l invarianza idraulica degli interventi, si dovrà valutare la possibilità di realizzare bacini volani con effetto di cassa d espansione per attenuare gli scarichi nei corpi recettori in caso di precipitazioni di notevole intensità. Per la definizione dell'azione sismica di progetto, lo stesso Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008 n. 29581, individua la stima dei parametri spettrali necessari che dovranno essere effettuati direttamente per il sito in esame, sulla base delle informazioni disponibili nel reticolo di riferimento riportato nella tabella 1 nell'allegato B del D.M. citato. I risultati delle eventuali analisi di secondo e terzo livello, che si dovesse scegliere di eseguire, dovranno essere utilizzate in fase di progettazione al fine di ottimizzare l opera e gli eventuali interventi di mitigazione della pericolosità. Art. 6 Norme in merito all invarianza idraulica Alla luce delle disposizioni normative sopravvenute in materia, con particolare riferimento al principio di invarianza idraulica ed idrologica e studio comunale di gestione del rischio idraulico (Regolamento Regionale n. 7 del 23 novembre 2017), al fine di garantire l invarianza idraulica ed idrologica, per gli ambiti di trasformazione previsti dai PGT, la portata massima ammissibile scaricata nei recettori da dette superfici non deve essere superiore a 10 l/sec per ettaro di superficie scolante dell intervento (art. 7 comma 5 ed art. 8 del Regolamento Regionale n. 7/2017). Deve inoltre essere verificata la portata scaricata in relazione alla capacità idraulica del recettore. Si deve inoltre applicare il Regolamento Regionale citato, per gli interventi contemplati all art. 3 dello stesso Regolamento. IL GEOLOGO Simone Lucchini - Ordine Geologi Lombardia n. 1197/AP 6. ALLEGATI Allegato 1 indagini sismiche Allegato 2 autocertificazione (allegato 6 - DGR IX/2616/2011) Cartografia tematica Tav. 5 Carta di fattibilità delle azioni di piano (scala 1:10.000) Tav. 5/bis Carta di fattibilità delle azioni di piano (scala 1:5.000) Tav. 6 - PAI-PGRA (scala 1:10.000) Relazione Geologica Generale 12
Allegato 1 indagini sismiche Ubicazione indagini sismiche Relazione Geologica Generale 13
INDAGINE SISMICA n. 1 Relazione Geologica Generale 14
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INDAGINE SISMICA n. 2 Relazione Geologica Generale 18
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Allegato 2 autocertificazione (allegato 6 - DGR IX/2616/2011) Relazione Geologica Generale 22
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