Dalla Repubblica di Weimar al Nazismo (1919 1939) La Repubblica di Weimar. Alla fine della Prima Guerra Mondiale il vecchio impero tedesco non esisteva più. Alla Conferenza di Versailles le potenze vincitrici, prime fra tutte Francia e Inghilterra, avevano addossato alla Germania le responsabilità del conflitto, infliggendole una pace punitiva. Ingenti spese di riparazione e l'obbligo di un totale disarmo minavano alle fondamenta la possibilità della formazione di un forte stato tedesco nel cuore dell'europa. Nel 1919 nasceva così la Repubblica di Weimar, la città che poi ne divenne capitale. Una repubblica parlamentare di tipo liberale, con una costituzione nuova, e in cui spiccavano un forte Partito socialdemocratico e un importante movimento rivoluzionario. Proprio l'ala rivoluzionaria del movimento socialista tentò di portare in Germania lo stesso tipo di rivoluzione che era avvenuta in Russia nel 1917: la reazione delle forze conservatrici, con la complicità della socialdemocrazia tedesca, che temeva più il pericolo comunista di quello reazionario, fu durissima. Milizie di estrema destra stroncarono sul nascere ogni velleità rivoluzionaria e i due leader del movimento, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, vennero assassinati. La rivalità tra la socialdemocrazia e i comunisti, da un lato, e un sentimento renvascista (che riteneva cioè di aver subito un'ingiustizia in seguito ad una sconfitta militare) dall'altro, misero immediatamente in pericolo l'esistenza stessa della repubblica. Il nuovo regime di Weimar si ritrovò delegittimato e senza il sostegno della maggioranza dei tedeschi. A ciò si aggiunse una crisi economica, dovuta alle copyright vietata qualsiasi riproduzione, se non autorizzata da 1
distruzioni provocate dalla guerra, cui si aggiungevano le pesanti riparazioni che la Germania doveva pagare alle potenze vincitrici. Non potendo pagare l'enorme cifra stabilita, i tedeschi si videro occupare militarmente dai francesi la regione più industrializzata della Germania occidentale, quella della Ruhr. La linea dura imposta dai vincitori si dimostrò fallimentare: la Germania fu travolta da una crisi economica senza precedenti. Il marco subì un'inflazione impressionante, e solo nel 1923 si tornerà ad una stabilizzazione monetaria. In politica dal 1924 cominciava l'avanzata delle destre. Il feldmaresciallo von Hindenburg, esponente del militarismo prussiano, sostituiva alla Presidenza della Repubblica il socialdemocratico Ebert; parallelamente le forze liberali che erano emerse nel 1919 subivano un generale arretramento. L'entrata della Germania nella Società delle Nazioni (1926) era solo un fuoco di paglia nella stabilizzazione delle relazioni internazionali del paese, perchè con la Grande Crisi del 1929 l'economia tedesca sprofondava nuovamente nel baratro della recessione e della diffusa disoccupazione. Fallirono banche e industrie; gli stessi sindacati, fortemente radicati nella classe lavoratrice tedesca, persero credibilità ed efficacia. Alle elezioni del 1930 l'enorme massa di disoccupati votò principalmente per comunisti e nazisti, ovvero quelle forze che si erano opposte fin dall'inizio alla Repubblica di Weimar. Il regime liberale era ormai incapace di tenere sotto controllo disordini e manifestazioni. Una sotterranea guerra civile, tra formazioni paramilitari di destra e di sinistra, sconvolse il paese, senza che le istituzioni ufficiali fossero in grado di mettere un freno alla violenza diffusa. copyright vietata qualsiasi riproduzione, se non autorizzata da 2
L'ideologia hitleriana. Le basi fondamentali dell'ideologia che reggerà tutta la dottrina nazista sono ritrovabili nel Mein Kampf, l'opera che Hitler scrive durante la sua prigionia dopo il fallito tentativo di colpo di stato a Monaco nel 1924. La premessa fondamentale del pensiero di Hitler era che la razza ariana pura fosse la razza superiore, e quindi l'unica legittimata a dominare il mondo. Già nel libro emerse, alla metà degli anni venti, l'ammirazione per l'italiano Benito Mussolini, il quale era riuscito a scongiurare la minaccia marxista. Nell'ideologia nazista, infatti, comunisti ed ebrei vengono a rappresentare il pericolo principale da cui la Germania deve guardarsi. Il razzismo di tipo aggressivo, che vuole annientare qualsiasi forma di diversità, dagli ebrei agli zingari appunto, diventa inevitabilmente la filosofia politica del nuovo programma del Partito Nazionalsocialista. E, una volta salito al potere, Hitler applicherà concretamente ogni punto del sui programma. L'avvento del Nazismo. Nel 1933 una serie di componenti economiche, disoccupazione e inflazione, e sociali, come l'ascesa del nazionalismo revanscista che si sentiva tradito dopo la Prima Guerra Mondiale, portarono al potere Hitler. In gennaio il presidente Hindenburg lo incaricò di formare il governo. I punti del suo programma, già esposti nella sua opera (il Mein Kampf La Mia Battaglia ), furono chiari fin dall'inizio: anticomunismo e razzismo avrebbero dovuto guidare la ricostruzione di una nuova Germania (il Terzo Reich, dopo quelli del Medioevo e di Bismarck), la quale avrebbe imposto, dopo aver sterminato ebrei e oppositori e aver dato vita alla razza superiore, un'egemonia mondiale. Il nuovo regime, costruito nel giro di pochi mesi, spazzò via la Repubblica di Weimar. Un nuovo ordine, totalitario e imperialista, si impose nella vecchia Europa, copyright vietata qualsiasi riproduzione, se non autorizzata da 3
con l'accettazione del popolo tedesco. Lo stato tedesco venne ristrutturato alle fondamenta: venne imposto il partito unico, quello nazionalsocialista, con una polizia ausiliaria che stroncò ogni opposizione. Libertà di stampa e di associazione vennero abolite e fu sciolto il parlamento. Gli altri partiti non esistevano già più. Il 1 dicembre 1933 fu decisa la sovrapposizione tra Partito Nazista e Stato: Hitler divenne dittatore assoluto. Il nuovo regime si basava sul rapporto diretto tra il Fuhrer e il popolo tedesco: Hitler era l'unico capace di mobilitare le masse e l'unico che avrebbe potuto risollevare la nazione dopo le umiliazioni degli anni venti. Concetto fondamentale, che reggeva tutta l'ideologia nazista, era il razzismo: solo con lo stabilimento di una razza pura e superiore sarebbe infatti stato possibile formare la nuova Germania, e solo con la ripresa di un militarismo aggressivo il paese avrebbe potuto risollevarsi. Nel corso del 1934 venivano intanto eliminate le ultime resistenze. Anche esercito e grande industria subirono il fascino del sogno nazista e, alla morte di Hindenburg, Hitler divenne anche presidente. La Germania abbandonò la Società delle Nazioni e avviò un deciso processo di riarmo, con l'obiettivo dichiarato di espandere i confini tedeschi, allargandoli a tutte le popolazioni di lingua tedesca, e sottomettendo tutte le altre. Se sul fronte interno era l'antisemitismo e la guerra agli ebrei, capro espiatorio del nazismo, a caratterizzare l'aggressività del nazismo, in politica estera veniva lanciata nella seconda metà degli anni trenta una vera e propria politica di aggressione ad altri paesi. La paura di trascinare l'europa in nuovo conflitto, dopo quello spaventoso del 1914 1918, immobilizzò le politiche di Francia e Inghilterra, che non fecero niente quando Hitler decise di occupare l'austria prima (1938) e la Cecoslovacchia poi (1939). copyright vietata qualsiasi riproduzione, se non autorizzata da 4
La Germania era tornata ad essere una grande potenza militare. Le condizioni imposte dalla Conferenza di Versailles erano fallite, e gli stessi timori emersi alla Conferenza di Monaco nel 1938, quando francesi e inglesi autorizzarono di fatto i tedeschi ad invadere la Cecoslovacchia, pur di scongiurare il pericolo di una guerra, erano destinati ad essere confermati pochi mesi più tardi. Il progetto tedesco per la costruzione di una nuova Germania non prevedeva infatti limitazioni alla fame di rivincita dei nazisti. Dopo Vienna e Praga era Varsavia a finire nel mirino dell'espansionismo tedesco: cominciava la Seconda Guerra Mondiale. copyright vietata qualsiasi riproduzione, se non autorizzata da 5