Veduta verso poppa con il penultimo madiere in primo piano e l'ultimo con relativi fori di biscia

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Veduta verso poppa con il penultimo madiere in primo piano e l'ultimo con relativi fori di biscia

Archeologia subacquea

Archeologia subacquea L'imPQrtanzadel relitto è dovuta a molteplici fattori come!' appartenenza" culturale" all'ambitomagnogreco, 1'attribuzione cronologica all'inizio del V secolo a.c. e lo straordinario stato di conservazione dello scafo stesso che ha consentito di accrescere notevolmente le conoscenze sull'architettura navale di quel periodo, soprattutto sulle imbarcazioni con scafo cucito. Ecco perché ne parleremo con una specialista, la dottoressa Alessandra Benini, archeologo subacqueo di grande esperienza e responsabile del cantiere di scavo. La storia Quando i Rodio-Cretesi giunsero in Sicilia, gran parte del territorio era già stato occupato dai Calcidesi, dai Megaresie dai Corinzi, che a partire dalla seconda metà dell'viii secolo a.c. avevano preso possesso della costa orientale dell'isola dove erano state fondate, fra le altre, le colonie di Naxos, Catania e Siracusa. Per la fondazione di Gela, avvenuta secondo Tucidide quarantacinque anni dopo la fondazione di Siracusa, venne scelto un tratto di costa caratterizzato da alture prossime al mare con pianure circostanti, corsi fluviali ed insenature idonee alla creazione di approdi. Grazie alle ricerche archeologiche condotte dalla Soprintendenza di Caltanissetta è stato possibile ricostruire i modi e i tempi in cui-si sviluppò l'occupazione del sito e il suo sviluppo monumentale ed artistico dal VII secolo a.c. e fino alla distruzione della città nel 405 a.c. ad opera dei Cartaginesi. Gli archeologi della Soprintendenza, diretta dalla' dottoressa Rosalba Panvini, hanno rinvenuto quartieri edilizi, necropoli, complessi pubblici e l'acropoli della città che venne realizzata sulla collina oggi nota come Molino a Vento. Da lì si controllava la foce del fiume, da cui prese il nome la città e che fu probabilmente utilizzato come approdo, dato che nelle immediate vicinanze si estendeva un vasto emporio, e il quartiere commerciale dove venivano immagazzinate le merci. Queste giungevano via mare o dall' entroterra, pronte per essere rivendute alla popolazione locale o reimbarcate per altri mercati. Nel primo venticinquennio del V secolo a.c., periodo che ci interessa particolarmente per il relitto di nave del quale parleremo, la città visse un momento di grande splendore politico-commerciale e artistico, essendo ormai molto ben inserita nei traffici marittimi. L'emporio, che è un esempio unico in tutto il Mediterraneo, venne abbandonato forse per un qualche evento improvviso come un terremoto o una frana. Prova di questo frettoloso abbandono potrebbe essere costituita dal rinvenimento di tre are in terracotta decorate con SCene mitologiche a rilievo, pronte per essere trasportate o vendute, e rimaste invece seppellite nella sabbia - nonostante il loro valore - fino ai giorni nostri. Gela era quindi al centro di intensi traffici commerciali e qui giungevano navi cariche di ogni mercanzia: vasellami pregiati, anfore con i rinomati vini di Chio, Samo e Clazomene per allietare le mense dei più abbienti Geloi e, probabilmente, arrivarono via mare anche le decorazioni architettoniche in marmo cicladico del nuovo tempio dorico costruito sull' acropoli e dedicato ad Athena. Forse proprio nel suo porto stava per giungere la nave greca naufragata poco distante tra il 490 e il 480 a.c. Non è da escludere che il naufragio possa essere avvenuto alla partenza anche se, generalmente, ciò avveniva all' arrivo per via delle imprevedibili condizioni meteo, contrariamente alla partenza per la quale si attendevano.quelle favorevoli. 74 mondosommerso

n.7 Luglio 2010

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