Corso di Antico Testamento 1: il Pentateuco Prima lezione: 18 febbraio 2013 Premessa Con questo corso vogliamo addentrarci nel mondo di uno dei più grandi e altrettanto meno letti libri (Umberto Eco: Great Unread Books GUB Grandi libri non letti-): appunto la Bibbia. Vogliamo elencarne alcuni dei possibili motivi: Per primo, possiamo pensare a quell atteggiamento quasi di proibizione da parte delle autorità ecclesiastiche per una lettura della Bibbia da parte dei fedeli, fatto determinato dall evento della Riforma, che ha fatto della Bibbia l unica norma e vita della Chiesa: sola Scripturam. Un altro motivo, il prevalere di una lettura piuttosto antologica della Bibbia: letture di brani scelti in base alle nostre necessità, ricorrenze, a scapito di quella contestuale (ciò che precede e segue il testo fino al libro intero al quale appartiene). Non per ultimo, il linguaggio, il contesto culturale, religioso e sociale che si celano dietro il testo della Bibbia non sono sempre facilmente accessibili al lettore. Come leggere, allora la Bibbia? Con quali strumenti? Perché e per chi è stata scritta la Bibbia? Quale verità racconta la Bibbia? Cosa significa l inerranza biblica? Sono solo alcuni dei problemi che vogliamo affrontare prendendo in esame la prima parte della Bibbia: il Pentateuco.
1. Il Pentateuco all interno della Bibbia: uno sguardo d insieme Pentateuco è una parola greca e sta ad indicare i primi cinque libri della Bibbia cristiana: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Per la Bibbia ebraica, gli stessi cinque libri costituiscono la TORAH (istruzione, insegnamento, legge). Specifichiamo allora le differenze fra la Bibbia cristiana e la Bibbia ebraica: la Bibbia cristiana è formata dall AT e NT. La Bibbia ebraica chiamata TNK è formata da tra parti: la Torah (la legge), i Nevvim (i profeti) e i Ketuvim (gli scritti). Nella Bibbia ebraica mancano i libri scritti in greco trasmessi dalla Settanta LXX (i nostri deuterocanonici, per i protestanti apocrifi ): Tobia, Giuditta, alcuni capitoli di Ester, 1-2 Maccabei, alcuni cc. di Daniele, Sapienza, Ecclesiastico o Siracide e Baruc; e inoltre non hanno il NT. Anche l ordine dei libri in comune è diverso: Per la Bibbia ebraica ecco l elenco: la Torah (i primi cinque libri); i libri profetici (Neviim): profeti anteriori (Giosuè, Giudici, 1-2 Samuele, 1-2 Re), chiamati da cristiani libri storici; e profeti posteriori divisi in profeti maggiori: Isaia, Geremia, Ezechiele, e profeti minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia. E l ultima parte della Bibbia ebraica: gli Scritti (Ketuvim): Salmi, Giobbe, Proverbi, Rut, Cantico dei Cantici, Ecclesiaste (Qoheleth), Lamentazioni, Ester, Daniele, Esdra, Neemia, 1-2 Cronache. Per i cristiani, dopo i libri storici seguono i libri poetici e sapienziali ( Salmi, Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici, Sapienza, Ecclesiastico (Siracide)), e per ultimo i libri profetici: i profeti maggiori: Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele ai quali vengono aggiunti il libro delle Lamentazioni e Baruc; e i dodici profeti minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia. Se vogliamo trovare un filo conduttore nella Bibbia ebraica, possiamo affermare quanto segue: il fatto fondante è quanto accade prima dell entrata nella terra e in gran parte fuori della terra. Le storie dei profeti si presentano in gran parte come dei commentari della Torah, mentre gli Scritti come meditazioni sulla Torah. Per noi cristiani, la Bibbia è la storia della prima creazione segnata dalla caduta che ha il suo apice con la nuova creazione per opera di Gesù Cristo
2. Il perché del Pentateuco. Quale contesto vitale? E risaputo dalla storia dell esistenza di grandi biblioteche, o annali in diversi tempi e luoghi dell Antico Oriente: la biblioteca di Alessandria d Egitto; il libro di Ester (Ester 2,21-23) parla di una Biblioteca regale in Persia; ancora in 2Maccabei (2,13-15) si parla di una Biblioteca fondata da Neemia; per venire ai tempi nostri quando si parlano di grandi Biblioteche nazionali. Nella Bibbia troviamo copiose testimonianze non solo sull esistenza di queste Biblioteche (Annali) all interno dei due regni quello del Nord: cfr. 1Re 14, 19; 15, 31; 16, 5-27; 2 Re 1, 18; 10, 34; 13,8-12), come quello del Sud (cfr. 1 R 14, 29; 15, 7-23; 22, 46; 2 Re 8, 23; 12, 20; 14, 18; 24, 5), ma anche il perché, la loro funzionalità nella vita del popolo in tutte le sue dimensioni. In 2 Mac 2,13-15, vediamo un Neemia che fonda una Biblioteca che contiene libri riguardanti i re e i profeti, gli scritti di Davide (v. 13b). Una prima risposta al perché di tali libri è fondata sulla necessità di fondare e argomentare la propria storia nei suoi molteplici incontri con le grandi civiltà dell Antico Medio Oriente. Basta leggere Deuteronomio 4, 1-8, brano appartenente al primo discorso di Mosè. Alla luce del brano summenzionato, nella nostra mente deve sorgere la domanda: quale è la portata della figura di Mosè all interno non tanto del Pentateuco, ma nel suo formarsi. Riportiamo due brani significativi per il nostro interrogativo: Neemia 8, 1. 14-15 e 2 Re 22. Entrambi i testi parlano o del libro della legge di Mosè, o del libro scoperto nel tempio al tempo del re Giosia prima dell esilio (640-609) a. C. Sono testi che riecheggiano la storia travagliata del popolo di Israele. Dobbiamo perciò fare qualche accenno, anche se in grandi linee, anche sulla posizione geografica dell Antico Israele, e quindi alle sue grandi vicissitudini. Situato al bivio delle due grandi potenze l Egitto e la Messopotamia -, nel 722 a. C. assistiamo all invasione assiro e la caduta del Regno del Nord, della Samaria; a poca
distanza, nel 701 a. C. anche il regno di Giuda subisce la stessa sorte sotto il re assiro Senacherib; non meno disastrose per Israele, furono i due successivi assedi di Gerusalemme nel 598-597 e nel 588-587, con la deportazione di numerose masse in Babilonia e la trasformazione di essa in provincia babilonese. Solo con la conquista della Babilonia da parte di Ciro re di Persia, e il suo editto nel 539 a. C. ha inizio la ricostruzione e la restaurazione del popolo di Israele. E in questa opera di restaurazione della nazione, la figura di Mosè diventerà il fulcro e il perno dell identità di Israele. Il libro della legge di Mosè serve per prendere le decisioni importanti nell opera della restaurazione. Con Neemia, la vera autorità nella vita del popolo è assegnato al libro di Mosè. Così, anche molto prima, il re Davide (1Re 2,3) aveva ordinato al suo figlio di regolare le sue decisioni e azione secondo quanto sta scritto nella legge di Mosè. Lo stesso Giosuè, che condurrà il popolo nella terra promessa, riceve da Dio l ordine di agire secondo quanto sta scritto nel libro della legge di Mosè (Gs 1,7-8). Non per ultimo, va citato Es 24, 3-9 dove Mosè dopo aver ricevuto la legge da Dio sul monte Sinai, la mette per iscritto in un libro che legge davanti a tutto il popolo durante una cerimonia di alleanza. È da evidenziare allora, come i testi sul libro della legge di Mosè appaiono in ognuno dei momenti chiavi della storia di Israele: esso è il fondamento dell alleanza di Sinai (ES 24, 3-8); è il garante del successo di Giosuè e della conquista della terra (Gs 1,7-8); è la prima legge proclamata nella terra promessa (Gs 8,31-35); e diventa più tardi il fondamento della Monarchia (1Re 2,3). Sarà la base della riforma di Giosia, prima dell esilio, e pietra d angolo della ricostruzione della comunità postesilica di Gerusalemme (Neemia 8). Il libro è diventato l autorità suprema in Israele, la legge anche del re (Dt 17,14-20), fatto unico in tutto il Medio Oriente (il re fa e proclama la legge, ma non è mai sottomessa a essa). 3. Il Pentateuco: storia della nascita della nazione di Israele e della sua costituzione Origine dell universo (Gn 1-11) e origine del popolo di Israele (Gn 12-50: la storia dei patriarchi; Esodo- Deuteronomio: operato di Mosè) sono i due temi guida di tutto il Pentateuco.
Fatta la premessa che il Dio dell universo è il Dio di Israele (Gn 1-11), il Pentateuco vuole spiegare la cartà d identità dell israelita attraverso le genealogie e anche la sua carta costituzionale. 3.1. Chi è il vero israelita? I racconti genealogici dimostrano che il popolo d Israele si fonda innanzitutto su legami di sangue: sono discendenti di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, e di uno dei dodici figli di Giacobbe. Sono quindi membri di una delle dodici tribù d Israele. I racconti spiegano anche la differenza fra israeliti e ismaeliti, edomiti, moabiti e ammoniti. Si tratta di cugini che appartengono a linee collaterali. Inoltre, un israelita è un discendente dell esodo; i membri hanno legislazione comune: la legge data da Dio a Mosè sul monte Sinai è accolta da una prima generazione durante la celebrazione di un alleanza presso il monte (Es 24, 3-8); e da una seconda generazione nel deserto, nelle pianure di Moab (Dt 28, 69). Nel Pentateuco, dunque, storia e legislazione si integrano per parlare appunto delle origini di Israele: un vero archivio di un popolo. Quest opera, la sua composizione, anche se attribuita dalla tradizione a Mosè, lui ne è solo il redattore, lo scrivano (Esodo 24,4: Mosè scrisse tutte le parole del Signore). Il Pentateuco non appartiene a Mosè, ma esprime la coscienza di un popolo. 3.2. Il Pentateuco: la coscienza di un popolo Vogliamo delineare i grandi blocchi narrativi del Pentateuco: le origini dell universo (Gn 1-11); i patriarchi (Gn 12-50); il racconto sull origine del popolo d Israele nato sotto la guida di Mosè diviso in quattro grandi sezioni: la storia dell uscita dall Egitto (Es 1-15); i racconti sulla permanenza nel deserto (Es 15-18; Nm 11-34); la lunga sosta d Israele nei pressi del monte Sinai (Es 19-Nm 10); i quattro discorsi di Mosè pronunciati di fronte a Gerico l ultimo giorno della sua vita che forma il quinto libro del Pentateuco, il Deuteronomio. Vogliamo già precisare che il valore dei racconti non sono del tipo di un reportage, di una cronaca o storia nel senso odierno della parola, ma il fine primario è di creare
la coscienza di un popolo, il senso di una appartenenza ad una nazione, in una parola mirava a salvare l identità e la sua esistenza in mezzo a tutte le vicissitudini che lo hanno attraversato. E il segreto della sopravivenza di un popolo segnato dalle grandi conquiste dei numerosi imperi che si sono succeduti. 3.3. Perché Abramo, e non Israele, il capostipite degli israeliti? La profonda e fiera consapevolezza del popolo ebreo di appartenere alla discendenza di Abramo la troviamo sulle labbra di alcuni degli oppositori di Gesù stesso: Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo stati schiavi di nessuno.( ) Il nostro Padre è Abramo (Gv 8, 33a. 39a). Perché l antenato d Israele è Abramo e non Giacobbe-Israele, oppure Isacco? Dal punto di vista storico, una prima risposta la possiamo trovare: le tradizioni il regno del nord, di Israele, con la caduta di Samaria nel 722 a.c., vengono custodite e tramandate nella Città Santa, a Gerusalemme, nel regno di Giuda. Dunque, è ovvio che l antenato fosse uno del sud. Ma perché, allora non Giuda, visto che dopo l esilio il popolo sarà chaimato con l appelativo di giudei. Perché non Melchisedek, questo personaggio misterioso, re di Salem (Gerusalemme) (cfr. Gn 14,18-20; Sal 110,4). Niente di tutto ciò. L antenato è invece Abramo, un personaggio del Sud, esattamente da Ebron. La sua notorietà fra gli abitanti di Giuda è dovuta molto probabilmente per l esistenza di un santuario vicino a Ebron, alle Querce di Mamre (cfr. Gn 13,18; 18,1). Le prerogative della città di Hebron su tutti gli altri luoghi è il suo passato irreprensibile, mai espugnata o abitata da qualche popolo nemico. Questa terra di Abramo diventò motivo di vanto e orgoglio di quanto furono scampati alla deportazione in Babilonia. In Ezechiele 33, 24 leggiamo: Gli abitanti di quelle rovine nel paese d Israele vanno dicendo: Abramo era solo quando ereditò la terra, mentre a noi, che siamo molti, è stata data la terra in possesso ereditario. Hebron incontaminato, depositario delle tradizioni su Abramo costituisce il perno per un nuovo inizio nella costruzione della coscienza del popolo ebraico dopo il ritorno dall esilio.
3.4. Quale ruolo della figura di Abramo credente nella formazione del libro del Pentateuco? La deportazione in Babilonia e la devastazione del loro paese, nella attività profetica di Geremia e Ezechiele è il risultato non di politiche o di strategie militare sbagliate delle guide politiche di Israele, ma della loro condotta malvagia, della loro infedeltà all alleanza del Sinai (cfr. Ger 21-25; Ez 22-24). In quest ottica, l alleanza di Dio con Abramo diventa l unica speranza per il futuro di Israele. E questo per una ragione fondamentale: Dio si lega ad Abramo in un modo incondizionato, quindi è irrevocabile. La sua sussistenza è dovuta alla fedeltà di Dio alle sue promesse e alla fede di Abramo alle promesse di Dio (Gn 15,6). Inoltre, Israele diventa l unico popolo che inizia la sua storia non con il racconto della fondazione di quale città, o santuario, ma con la narrazione della vita di un pastore nomade: Abramo. E questo è un altro elemento basilare per il nuovo inizio, in quanto la storia testimonia come nessuna altra istituzione è riuscita a sopravvivere alle vicissitudini della storia all infuori del clan della famiglia. Ancora, nel ciclo di storie di Abramo ritroviamo riassunti e anticipate a grandi tratti tutte le esperienze di Israele: Abramo viene da Ur dei Caldei (Gn 11,31; 15,7; Ne 9,7; Gs 24,2-3); attraversa tutta la terra promessa,da Sichem e Betel fino al Negheb (Gn 12,6.8.9), poi scende in Egitto (Gn 12,10-20). Dall Egitto torna abetel (Gn 13,3-4) prima di insediarsi alle Querce di Mamre, vicino a Ebron (Gn 13, 18). In seguito lo ritroviamo di nuovo a Neghev (Gn 20,1-18), poi a Beer-Sheva (Gn 21,32-33; 22-19). Sara muore a Ebron (Gn 23,2) ove sarà sepolta, così come Abramo (Gn 25,9). Anticipa le due esperienze fondamentali del popolo: l Esodo dall Egitto e il ritorno dalla Babilonia. Inoltre percorre tutta la terra promessa, cosicché ogni regione, senza pretesa di monopolizzarlo, può riconoscerai in lui. Abbiamo già accennato alla fede di Abramo come risposta all alleanza con Dio. In Gn 15, Abramo in effetti il primo che crede alle promesse di Dio (Gn 15,6); è il primo profeta (Gn 20,7) che riceve una rivelazione, vive per primo l esodo (Gn 12,10-20). Inoltre, è il primo a costruire altari, a invocare il nome di Dio nella terra promessa (Gn 12, 7-8), è il primo a sacrificare gli animali usati nel culto di Israele per la preparazione dell alleanza (Gn 15, 9-10) e Dio conclude con lui un alleanza prima di quella del Sinai (Gn 15, 18). È il primo a praticare la circoncisione, segno dell alleanza con Dio (Gn 17); pratica la legge prima della proclamazione sotto Mosè
(Gn 26, 5); paga la decima al santuario di Salem (Gn 14, 20); obbedisce ai comandi di Dio (Gn 12, 1-4; 22, 1-19.15-18), è modello di ospitalità (Gn 18, 1-15) e di intercessione per i giusti (Gn 18, 22-33). La figura di Abramo diventerà così non solo un esempio per i suoi discendenti, ma fondamento della fede d Israele. 3.5. Isacco, Giacobbe e Giuseppe e il loro legame con terra promessa