Il nome di Dio. 1.1 Premessa



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1. Il Tetragramma Biblico 1.1 Premessa La parola tetragramma 1, significa "gruppo di quattro lettere". Esso è infatti la sequenza delle quattro lettere ebraiche ה ו ה,י che compongono il nome con il quale Dio è più frequentemente indicato nella Bibbia ebraica o Antico Testamento. Dato che l'ebraico si legge da destra verso sinistra, le quattro lettere sono nell'ordine: (heh) ה (vav), ו (heh), ה (yod), י Nell'alfabeto latino esse sono trascritte come JHWH o YHWH. Come si nota, questo nome è impronunciabile, in quanto è costituito da quattro consonanti, senza nessuna vocale: nella lingua ebraica, infatti, non si scrivono le vocali, e, poiché esso non viene mai 1 dal greco: τετρα = quattro, γράµµατον = lettere. 1

pronunciato, non si sa effettivamente quali vocali debbano essere interpolate alle consonanti e quindi quale sia la corretta pronuncia del nome sacro. Per gli ebrei la presenza scritta del tetragramma non significa che esso venga effettivamente pronunciato. Essi, infatti, per lunga tradizione, considerano questo nome ineffabile, cioè troppo sacro per essere articolato: nella lettura della Bibbia e nelle preghiere essi lo sostituiscono in ebraico con "Ha-Shem" 2 o "Ado-nai" 3, nelle lingue moderne con "Signore" o "Eterno". Queste due ultime forme sono usate spesso anche dai cristiani. Tutte le moderne forme d ebraismo proibiscono il completamento del nome divino. Il solo che poteva pronunciarlo era il Sommo sacerdote nel giorno dell'espiazione: dato che la figura del Sommo Sacerdote è sparita nel 70 d.c., da allora il tetragramma non viene mai pronunciato 2 Il Nome. 3 Il Signore. 2

durante riti ebraici. È probabile che la proibizione della pronuncia del tetragramma risalga all'epoca di Esdra e Neemia, ossia al ritorno dall'esilio babilonese, quando fu riaperto il Tempio di Gerusalemme e furono fissati molti dei canoni della liturgia. Gli ebrei usano inoltre non pronunciarlo ad alta voce in nessuna occasione e per nessuna ragione. Per discutere l'argomento della vocalizzazione del nome, solo per motivi scientifici, e mai in conversazioni futili, si preferisce scrivere le vocali a cui ci si riferisce e lasciare alla mente dell'ascoltatore la ricostruzione del nome vocalizzato. Secondo alcuni studiosi, l'effettivo disuso della pronuncia del tetragramma si dovrebbe collocare in un periodo che va dal III secolo a.c. al III secolo d.c.: ma, qualunque sia la data di disuso, nel mondo ebraico la proibizione è certa, ed è stata costante fino ad oggi. La legge ebraica 3

richiede che regole "rabbiniche" siano decretate in aggiunta alle regole della Torah per ridurre l'eventualità che la legge originale sia trasgredita. Per questo motivo è diffusa la pratica di limitare l'uso della parola Ado-nai solo ai momenti di preghiera. Nelle conversazioni quotidiane gli ebrei dicono "HaShem", (come appare nel libro del Levitico 24:11), quando si riferiscono all'eterno. Molti ebrei estendono la proibizione a tutti i nomi con i quali ci si riferisce all'altissimo nella Bibbia, oppure aggiungono suoni che alterano la pronuncia, come ad esempio kel o elokim. Anche nello scritto possono comparire alterazioni, come ad esempio "D-o". Sebbene questa alterazione scritta non sia richiesta da alcuna legge religiosa, essa ha lo scopo di ricordare al lettore la santità connessa al nome del Signore. L'uso di rendere il tetragramma con "Signore" in greco si è mantenuto in tutti i 4

manoscritti del Nuovo Testamento, dove esso non compare mai, neppure nelle citazioni dell'antico Testamento. Il tetragramma è presente anche in una trentina di testi non biblici, appartenenti al gruppo dei Manoscritti del Mar Morto, datati I secolo d.c., secondo l'elenco redatto dal Prof. James H. Charleswort. 1.2 Un po di numeri Secondo la Jewish Encyclopedia: «Il Tetragramma compare 5.410 volte nella Bibbia, suddiviso nei libri seguenti: Genesi 153, Esodo 364, Levitico 285, Numeri 387, Deuteronomio 230 (totale nella Torah 1.419); Giosuè 170, Giudici 158, Samuele 423, Re 467, Isaia 367, Geremia 555, Ezechiele 211, profeti minori 345 (totale nei 5

profeti 2.696); Salmi 645, Proverbi 87, Giobbe 31, Rut 16, lamentazioni 32, Daniele 7, Esdra Neemia 31, Cronache 446 (totale negli Agiografa 1.295)». Secondo altre fonti il nome ricorrerebbe 6.828 volte nella forma הוהי comprese le 134 volte in cui i soferim 4, cambiarono il testo ebraico originale da YHWH in Ado-nai 5 e appare per la prima volta nel Libro della Genesi (Cfr. Genesi 2:4). 1.3 L interpretazione del Tetragramma L'interpretazione del tetragramma si basa su Esodo 3:14: in tale versetto esso è solitamente tradotto in italiano con "io sono". La frase 4 Gli Scribi ebrei. 5 Vedi The Massorah, di C. D. Ginsburg, Ktav Publishing House, New York, ristampa del 1975. 6

completa è tradotta: "io sono ciò che sono", o "io sono colui che sono", o ancora "io sono io sono". La Jewish encyclopedia riporta: «è possibile determinare con un buon grado di certezza la pronuncia storica del Tetragramma, e il risultato è in accordo con l'affermazione contenuta in Esodo 3,14, nel quale Jhwh si rivela come "Io sarò", una frase che è immediatamente preceduta dalla affermazione completa "Io sarò ciò che sarò", oppure, come nelle versioni in italiano (o in inglese) "Io sono" e "Io sono ciò che sono". Il nome deriva dalla radice, ed è visto come un imperfetto. Questo punto è decisivo per la pronuncia "Yahweh", poiché l'etimologia si è senza dubbio basata sulla parola nota. Gli esegeti più antichi, come Onkelos, i Targumin di Gerusalemme e lo pseudo-gionata considerano "Ehyeh" e "Ehyeh asher Ehyeh" come il nome 7

della Divinità, e accettano l'etimologia di "hayah":"essere"». Il versetto potrebbe dunque anche significare "io mostrerò d'essere ciò che mostrerò d'essere" oppure "Io sono l'essenza dell'essere", come possiamo trovare in Esodo 3:14; il nome per indicare che Dio può manifestarsi nel tempo come tutto ciò che desidera, e che in quel momento era fuori dal tempo e da ogni cosa e non poteva manifestarsi come avrebbe voluto o potuto. Mosè, dinanzi al pruno che ardeva, aveva chiesto il nome di Dio, perché, evidentemente, ogni persona deve essere identificata dal suo nome: Dio stesso gli rispose che quella era una domanda inutile, perché gli uomini non avrebbero compreso. Non era ancora venuto il tempo nel quale Dio doveva manifestarsi come Figlio e dare finalmente un nome alla propria essenza. Fino a quel momento Egli restò come colui che doveva 8

essere mostrato, rimandando alla nascita di Gesù, il momento nel quale avrebbe potuto rendere nota la Sua vera identità. 9