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SENATO DELLA REPUBBLICA XVII LEGISLATURA Doc. XVIII n. 230 RISOLUZIONE DELLA 13ª COMMISSIONE PERMANENTE (Territorio, ambiente, beni ambientali) (Relatrice PUPPATO) approvata nella seduta del 20 dicembre 2017 SULLA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO DUE ANNI DOPO PARIGI PROGRESSI REALIZZATI PER CONSEGUIRE GLI IMPEGNI DELL UE IN MATERIA DI CLIMA (PREVI- STA DALL ARTICOLO 21 DEL REGOLAMENTO (UE) N. 525/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO, DEL 21 MAGGIO 2013, RELATIVO A UN MECCANISMO DI MONITORAGGIO E COMUNICA- ZIONE DELLE EMISSIONI DI GAS A EFFETTO SERRA E DI COMUNICA- ZIONE DI ALTRE INFORMAZIONI IN MATERIA DI CAMBIAMENTI CLI- MATICI A LIVELLO NAZIONALE E DELL UNIONE EUROPEA E CHE ABROGA LA DECISIONE N. 280/2004/CE (COM (2017) 646 DEFINITIVO) (ATTO COMUNITARIO N. 505) ai sensi dell articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento Comunicata alla Presidenza il 9 gennaio 2018 TIPOGRAFIA DEL SENATO

Atti parlamentari 2 Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI DOC. XVIII, N. 230 La Commissione, esaminata, ai sensi dell articolo 144 del Regolamento, la Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio Due anni dopo Parigi Progressi realizzati per conseguire gli impegni dell UE in materia di clima (prevista dall articolo 21 del regolamento (UE) n. 525/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, relativo a un meccanismo di monitoraggio e comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra e di comunicazione di altre informazioni in materia di cambiamenti climatici a livello nazionale e dell Unione europea e che abroga la decisione n. 280/2004/CE (COM (2017) 646 definitivo), si pronuncia, per quanto di competenza, in senso favorevole osservando quanto segue: la relazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio dell Unione europea, prevista dal regolamento (UE) n. 525/2013 del 21 maggio 2013, è svolta fornendo informazioni in relazione al procedere del monitoraggio delle emissioni di gas ad effetto serra e verificando sia la quantità che la qualità di progetti in corso funzionali al miglioramento delle attività previste per la riduzione delle emissioni nocive. Inoltre si spinge a valutare sia il sistema ETS che non ETS e infine valuta come possibile, dunque utile e necessario, accelerare ulteriormente rispetto alle previsioni di abbattimento delle emissioni. I dati preliminari del 2016 oggi disponibili dicono come si sia sulla strada giusta. Infatti le emissioni di gas ad effetto serra nell Unione europea risultano inferiori del 23 per cento rispetto al livello del 1990 e ciò è avvenuto nonostante un incremento del PIL del 53 per cento. L intensità delle emissioni si è dunque in questo arco di tempo dimezzata. Oggi le emissioni pro capite se parametrate alle maggiori economie risultano pressoché identiche a quelle cinesi, mentre il paragone con gli USA rende evidente come questi nonostante il trend in riduzione abbiano ancora valori di oltre il doppio pro capite rispetto a quelli europei. Gli sviluppi nel settore hanno reso possibile una riduzione dell impatto emissivo dell Unione europea di quasi la metà rispetto al 1990 passando dal 17,3 per cento sul totale delle emissioni nel mondo al 9,9 per cento del 2012 (quest ultimo dato è oggi ulteriormente ridotto); tali dati non risentono di un ulteriore abbattimento realizzato nel settore LULUCF (Land Use, Land Use Change and Foresty) ovvero l assorbimento registrato dalla crescita delle foreste che vede l Italia tra i più efficaci in questa speciale graduatoria. Purtroppo durante il 2016, a causa del valore economicamente vantaggioso dei prodotti petroliferi, delle condizioni climati-

Atti parlamentari 3 Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI DOC. XVIII, N. 230 che e della crescita economica, si è visto incrementare dello 0,9 per cento le emissioni non-ets ovverosia le emissioni determinate da trasporti, edilizia, rifiuti e agricoltura, mantenendo comunque il trend richiesto ma con uno stop che preoccupa se confermato anche nel 2017. Vi sono Paesi tra cui Malta, Belgio, Finlandia e Irlanda che mancheranno l obiettivo del 10 per cento rispetto al 2005 in questi settori. In tal senso, la Commissione europea ha raccomandato a ciascuno di questi Paesi come e dove intervenire per ridimensionare la loro negativa emissione (traffico, idrofluorocarburi, investimenti trasporto pubblico). La messa all asta delle quote ETS, accelerata negli ultimi tre anni, sta dando buoni risultati: sono 15,8 miliardi di euro di valore spendibile negli ultimi tre anni. L Italia spende una quota rilevante, pari al 33 per cento delle quote per gli adattamenti ai cambiamenti climatici. A livello europeo, risultano di poco superiori al 70 per cento (72,2 per cento) le quote ETS spese a favore di scopi climatici ed energetici. Tra il 2014 e il 2020, settennato corrente della politica economica ed energetica dell Unione europea, almeno il 20 per cento del bilancio dovrebbe essere destinato a spese per il clima per un totale di oltre 200 miliardi di euro distribuiti in 5 fondi: il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo di coesione, il Fondo sociale europeo, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, il Fondo europeo per la pesca. La politica agricola comune (PAC) vede una diminuzione del 24 per cento delle emissioni agricole grazie al sostegno per un agricoltura rispettosa e alla direttiva nitrati. Tramite Orizzonte 2020, per la ricerca e l innovazione si prevedono interventi pari al 35 per cento del bilancio del comparto ricerca che ammonta a 79 miliardi di euro, destinati al campo climatico. Nuove conoscenze scientifiche in ottemperanza alle risultanze della COP di Parigi vedranno una nuova area di interesse dell Unione, «costruire il futuro a bassa emissione di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici» con investimenti in innovazione nei trasporti e nell energia pulita, mitigazioni efficaci e cooperazione internazionale. Grazie agli ingenti investimenti della BEI, il Fondo europeo investimenti strategici (FEIS), compreso il FEIS 2.0, avrà a disposizione 33,5 miliardi di euro, capaci di mobilitare complessivi 500 miliardi di euro entro la fine del 2020. I progetti LIFE godono di un valore economico a disposizione pari a 54,5 milioni di euro per favorire obiettivi di biodiversità e adattamento ai cambiamenti climatici grazie anche al mantenimento del «capitale naturale». L obiettivo è raggiungere e superare il nuovo obiettivo del 40 per cento di emissioni in riduzione rispetto al 1990 che l Unione europea e i suoi Stati membri si sono impegnati ad ottenere entro il 2030. Tra le proposte più interessanti per la riduzione del numero delle quote ETS, al fine di ridurre l eccedenza di quote esistente nel mercato attuale e rafforzarne la riserva stabilizzatrice, vi è un fondo per l innovazione (energie rinnovabili a bassa emissione di CO 2 e cattura e stoccaggio carbonio) e uno per la

Atti parlamentari 4 Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI DOC. XVIII, N. 230 modernizzazione (volto a promuovere sistemi energetici negli Stati con PIL inferiore). Gli Stati membri avranno limiti annui vincolanti per le emissioni ad effetto serra nel periodo 2021-2030, calcolati in relazione al PIL pro capite. Inoltre gli Stati membri sarebbero tenuti ad equilibrare le emissioni di gas ad effetto serra derivanti dall uso del suolo secondo la regola «zero debiti». Nel luglio 2016, la Commissione europea ha adottato una strategia per la mobilità che si fonda su tre pilastri: maggiore efficienza nel sistema trasporti, energia alternativa a basse emissioni per i trasporti e veicoli con emissioni basse o pari a zero, biocarburanti e molto altro sono le politiche di intervento nel settore mobilità. Nell efficienza energetica si vara un obiettivo vincolante del 30 per cento per il 2030, le energie rinnovabili dovranno rappresentare almeno il 27 per cento del consumo finale di energia. Grazie al programma Copernicus si tracceranno i cambiamenti nella copertura e nell uso del suolo, monitorando la deforestazione, si intensificheranno gli sforzi per la ricerca e la cattura del carbonio. Le emissioni dei gas fluorurati ad effetto serra dovranno essere ridotte di due terzi rispetto al 2014, entro il 2030, mentre gli idrofluorocarburi dopo la ratifica del luglio 2017 a Kigali, subiranno la limitazione della produzione e utilizzo con una riduzione attesa di ben 0,5 gradi centigradi di riscaldamento globale da qui a fine a secolo. Monitoraggi trasparenti, precisi e completi e piani nazionali con relativa consultazione pubblica sono lo sforzo che ogni Paese membro dovrà fare per raggiungere con chiarezza gli obiettivi dati, compreso l aiuto pubblico ai Paesi in via di sviluppo per complessivi 96 miliardi di euro a favore di energie rinnovabili e riduzione di emissioni. La valutazione della relazione in esame è positiva, con alcune osservazioni. Relativamente al tema delle quote ETS che dovranno ridimensionarsi del 43 per cento rispetto ai livelli del 2005 si suggerisce che l intero importo recuperato dai Paesi dell Unione europea vada a vantaggio della stessa riduzione delle emissioni, ovvero totalmente a favore di politiche energetiche e di efficienza (non solo una quota come oggi avviene, per quanto rilevante e vicina all 80 per cento). Le quote relative alle emissioni infatti sono frutto di oneri che ricadono anche sulle imprese (le più energivore): proprio questo deve rendere coerente un loro utilizzo agli scopi di miglioramento della qualità dell aria e di riduzione in prospettiva di emissioni e costi industriali e sociali. Sul tema gas fluorurati e idrofluorocarburi, visto il loro consistente impatto sull atmosfera, va accelerata la dismissione anche con un rafforzamento della ricerca destinata a rinvenire tutte le possibili alternative al loro utilizzo. In ultima istanza, non si condivide completamente la logica che vorrebbe individuare la semplificata correlazione tra PIL e nuove riduzioni di gas a effetto serra, senza considerare gli sforzi fin qui fatti. Ciò genererebbe proprio internamente all Unione europea una disparità di tratta-

Atti parlamentari 5 Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI DOC. XVIII, N. 230 mento a favore di chi oggi ha un PIL più basso ma ha dimostrato anche poca sensibilità nel non aver lavorato sul tema. Si valutino invece altri fattori rilevanti per la salute delle persone ovvero le particolari, ma storicizzate, situazioni climatiche che vivono alcune aree d Europa più inquinate, in primis la pianura Padana, che pur avendo ridotto di molto le proprie emissioni hanno ridimensionato di poco la situazione di pericolo per la salute, che vede tra i 60.000 e 90.000 decessi l anno determinati da cause ambientali. Occorre pertanto concentrare sforzi e investimenti comuni per finanziare progetti che permettano a queste realtà europee di sanare quanto prima la propria situazione perdurando altrimenti un grave rischio per la salute umana.

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