L Italia cambia il mondo della Tv



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L Italia cambia il mondo della Tv di Graziella Giangiulio Premessa L Italia entro il 2012 dovrà trasmettere sul digitaleterrestre, un sistema rivoluzionario di fare tv che consentirà anche agli utenti italiani di avere a disposizione più canali, 3.500 su tutto il territorio, di cui molti gratuiti. Non solo, la ricezione e la qualità dell immagine saranno migliori e soprattutto questa piattaforma trasformerà il telespettatore in spettatore attivo. A chi trasmette, agli imprenditori, invece, il nuovo sistema di trasmissione consentirà di migliorare e aumentare i servizi, l offerta e presubilmente anche gli introiti. La data del 31 dicembre 2012, in sostanza, sarà storica, ricordata come la nascita della nuova televisione del Digital Terrestrial Television il DDT. O, per dirla con le parole di Angiolino Leonardi, direttore del Canale DTT Rai Utile: L analagico si prepara ad andare in pensione 1. A emigrare sul digitale-terrestre, prima, Rai 2 e Rete 4, il termine tecnico è di switch over, e poi nel 2012 tutti i canali salteranno sul satellite: sia quelli nuovi, sia quelli che oggi sono ancora sulla piattaforma analogica, sarà la fase di switch off 2 1 Alberto Guarnieri, Angilono Leonardi, La nuovatelevisione. Il passaggio al digitale terrestre, edizione Odoya-Rai Eri, Bologna 2010. 2 Lo switch off è il momento di spegnimento del sitema analaogico per passare al digitale, di spegnimento del segnale. Cambierà tutto, anche il modo di fruire della televisione: il nostro telecomando 3 sarà più complesso da utilizzare e, a meno che non si possieda un televisore di nuova generazione, dovremo comprare un decoder 4, uno strumento specifico che ci consenta di sintonizzarci sulla nuova piattaforma. Tra le prime regioni a dotarsi del digitale Lazio e Piemonte orientale, e a seguire tutte le altre anche se tecnicamente ci sono ancora dei problemi: interferenze con altre frequenze, impossibilità di stabilizzare con una numerazione i nuovi canali, fino a che tutto il territoritorio non si sarà convertito alla nuova televisione. Sempre secondo Leonardi: Nel 2015 ci saranno 1.000 miliardi di apparecchi che comunicheranno tra loro 5 e quindi bisogna imparare ad utilizzarli al meglio. 3 Il Telecomando è un dispositivo per comandare a distanza il funzionamento di un meccanismo per mezzo di impulsi elettrici o radioonde. In particolar modo quelli digitali a differenza di quelli analogici hanno una grandezza in forma numerica, secondo un determinato codice, viene inviata al ricevitore un segnale con i raggi infrarossi. Con il digitale terrestre attraverso il telecomando si costruisce il proprio palinsesto, si modificano i programmi costruendo un flusso di immagini a colpi di zapping. Vedi Franco Lever, Pier Cesare Rivoltella, Adriano Zanacchi, La comunicazione, il dizionario di scienze tecniche, Rai Eri - Elledici, Torino, 2002. 4 Franco Lever, Pier Cesare Rivoltella, Adriano Zanacchi, Op.cit. 5 Op.Cit. n.0 - giugno 2012 pagina 40

Leonardi ricorda che «a Roma, nelle abitazioni dotate di DDT, ogni notte piovono 1,2 Giga byte di contenuti» 6, la televisione dunque non è più una scatola, si è trasformata, a nostra insaputa, in una stazione ricevente e trasmittente 7 da cui possiamo trarre informazioni, darne, interagire con il mondo. Caratteristica peculiare di questa nuova tv è, infatti, la possibilità di scegliere e non di essere scelti. Alle origini del fenomeno radio televisivo In principio c era la radio. In Italia i servizi di radio-telegrafia-circolare 8 e di radio-audizione arrivarono con regio decreto nel 1924. Mussolini, alle origini giornalista, conosceva l importanza dei mezzi di comunicazione per la propaganda. La radio, infatti, poteva entrare in molte case e raggiungere una larga fetta di cittadini e contribuire all affermazione o al mantenimento del regime. Lo Stato però preferì dare in gestione il servizio, anche se in mano pubblica 9, e fu costituita con l apposito scopo di gestire l informazione radiofonica: l Unione Radiofonica Italiana. L U.R.I. che divenne nel 1927 E.I.A.R, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche. Ma la radio sin dalle sue origini aveva un grande limite: l assenza di immagini. In Francia nel 1895 i fratelli Lumière diedero in pasto al pubblico parigino il primo documentario. Da lì a poco il cinema divenne un prodotto pubblico e soprattutto popolare. Era però un film senza parole, muto, accompagnato da colonne sonore o da imbonitori 10, che parlavano nella penombra. Si dovette aspettare, in Italia, il 1927 per aggiungere alle immagini il sonoro. Fu dunque lo stesso sistema radiofonico che cominciò a fare ricerca per creare uno strumento che potesse entrare, come la radio, nelle case, ma potesse allo stesso tempo far vedere cosa accadeva, come nel cinema. Fu così finanziata con i proventi radiofonici una ricerca finalizzata all invenzione di un nuovo strumento popolare che potesse trasmettere audio e video 11. «La tv dunque, caso unico tra i mezzi di comunicazione, di massa, non ebbe bisogno di ricercare il proprio uso sociale, perché la sua strada appariva già tracciata: quella di perfezionare e allargare il ruolo già svolto dalla radio» 12. Nel 1944 l E.I.A.R si tramutò nell Italia del Sud nella RAI (Radio Audizioni Italiane), riformata poi nel 1946 con la creazione di due canali: rete rossa e rete azzurra trasmessi con il sistema analogico. 13 6 Op. Cit. 7 Op. Cit. 8 Corso Bovio, Diritto Informazione, in Studiare da Giornalista Vol. II, pag. 187. 9 Corso Bovio, Op. cit, pag. 187. 10 Paolo Bertetto, a cura di, Introduzione alla storia del cinema, pag.26, Utet, Torino 2008. 11 Alberto Abruzzese, Lo splendore della televisione. Origini e destino del linguaggio televisivo, Costa & Nolan, Genova 1995. 12 Franco Lever, Pier Cesare Rivoltella, Adriano Zanacchi, Op. Cit. 13 La tv analogica è la televisione così come è stata sinora. Quella dotata di un ricevitore predisposto a ricevere segnali in forma analogica attraverso l antenna. Vedi: www.auditel.it Ma è solo dal 3 gennaio 1954 che in Italia iniziano le trasmissioni dei programmi radiotelevisivi in bianco e nero. La diffusione della tv all inizio fu lenta, ma dopo due anni iniziò un successo duraturo: i suoi abbonati aumentarono, mentre con rapidità si ampliava la rete di messa in onda. Tra le prime trasmissioni ad essere sperimentate, nel 1948 il telegiornale che andò in onda regolarmente dal 1954 e fu anche la prima trasmissione d informazione che ruppe con la tradizione: da quel momento divenne informazione di massa 14. Come popolari divennero trasmissioni quali: Arrivi e Partenze, del 1954, condotto da un giovanissimo Mike Buongiorno regia di Antonello Falqui, in cui si intervistavano i personaggi famosi in arrivo e in partenza dagli aeroporti 15. Ma anche la Posta di Padre Mariano e ancora Non è mai troppo tardi trasmissione di alfabettizzazione del maestro Alberto Manzi. Era la televisione degli esordi, collettiva che si vedeva nei bar, nei club, nelle parrocchie, cinema e luoghi di ritrovo, e sembrò delinearsi una nuova forma collettiva di spettacolo. Una fase che però durò poco, ben presto i prezzi degli apparecchi diminuirono e le singole famiglie cominciarono ad acquistare il televisore. Le abitudini degli italiani cominciarono a cambiare la tv divenne l oggetto di culto attorno a cui tutti si riunivano, pe sapere, per imparare, per divertirsi. Già nel 1957 la tv era ricevibile dal 90% della popolazione. 16 La televisione dunque coniava la sua vocazione d informazione con quella dello spettacolo e del divertimento. Sono sempre di questi anni programmi quali: Uno, Due, Tre, Campanile sera Canzonissima, il Musichiere, Lascia o raddoppia. La tv diventa di famiglia, ci si ritrova non più per chiacchierare nel dopo cena, ma per guardare la tv. Tutti insieme. Nel 1961 nacque il secondo canale che ebbe una programmazione complementare al primo. La pubblicità era scarsa ed era svolta in spazi appositi. Carosello uno spazio di 12 episodi era l unico spazio pubblicitario ma soggetto a norme restrittive. E se la tv stava dimostrando il suo carattere pubblico e d interesse generale dall altro, già nascevano le prime spinte di privatizzazioni rispetto al monopolio del settore televisivo. Nel 1956 Il Tempo Tv chiedeva una sorta di assenso al Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni per trasmettere un servizio radiodiffusione televisiva nelle regioni: Lazio, Campania e Toscana. La risposta del Ministero fu negativa, riconoscendo nella RAI l unica concessionaria del servizio, l emittente privata allora si rivolse al Consiglio di Stato il quale rimise, siamo nel 1959, la questione nelle mani alla Corte Costituzionale alla quale si chiedeva chiarimenti sul monopolio della RAI 17. 14 Vittorio Roidi, Il sistema dell Informazione, in Studiare da giornalista, Vol. I, pag 69, Centro di Documentazione Giornalistica, Roma, 2006. 15 Alberto Abruzzese, Op. Cit. 16 Franco Lever, Pier Cesare Rivoltella, Adriano Zanacchi, Op. Cit. 17 Corso Bovio, Op. Cit. n. 0 - giugno 2012 pagina 41

La querelle si concluse in favore della RAI. Per un decennio nessuno mise più in discussione il regime di monopolio. L emittente televisiva di Stato poteva continuare indisturbata a produrre e trasmettere le sue trasmissioni. Ma il germe del nuovo era stato gettato e grandi cambiamenti attendevano la televisione. Monopolio in crisi, il privato avanza, l offerta si diversifica A partire dagli anni 70 la tranquillità della RAI svanisce, sono molti gli operatori che vogliono subentrare nel mercato. La tecnologia irrompe, arriva la tv via cavo, le emittenti private all inizio sono addirittura solo condominiali. La nuova tecnologia permette di offrire rispetto alla tv via etere un pacchetto di canali, è possibile quindi moltiplicare l offerta. Il mercato è dunque diventato più appetibile. A tentare l assalto al monopolio radio-televisivo, anche questa volta, un emittente privata: Telebiella, fondata nel 1971 da un regista RAI. Esplode immediatamente il fenomeno delle tv libere via cavo. Sarà ancora una volta il Legislatore a declinare il nuovo sistema radio-televisivo italiano. Nel 1974 due sentenze emesse dalla Corte di Cassazione cambiarono il volto della tv. Più precisamente si tratta delle n. 225 e n. 226 in cui la Corte ammette la possibilità di rilasciare concessioni a privati per radiotelevisioni via cavo, seppur in ambito locale, ed inoltre stabilisce una serie di criteri direttivi a cui il Parlamento deve ispirarsi per una nuova legge 18. La televisione e i suoi contenuti cominciano quindi a essere contesi e la concorrenza comincia anche a diversificare l offerta. Se la tv di Stato accoglieva tra i suoi protagonisti: il frate, il maestro, il presentatore, il bello, i padri e le madri, ma alla fine offriva un solo tipo di servizio, appiattitosi nel tempo, la tv via cavo locale cerca di farsi spazio sul territorio, alla ricerca di comunanza territoriale, regionale, offriva quello che la tv di Stato non proponeva, in questo modo riesce anche ad attirare sovvenzioni private tramite la pubblicità. Nel frattempo il Parlamento italiano, in ottemperanza alle richieste della Corte Costituzionale, legifera e anche per mamma RAI ci sono importanti rivoluzioni. La riforma delle lotizzazioni, termine inventato da Alberto Ronchey storico direttore de La Stampa, è la norma n. 103 partorita dal Parlamento italiano il 14 aprile 1975. Tra i capi saldi della 103 la nascita di RAI 3, (da qui il termine lotizzazione che vedeva un canale alla Democrazia Cristiana, RAI 1; RAI 2 ai Socialisti e RAI 3 ai Comunisti) il passaggio della gestione radio-televisiva dal Governo al Parlamento e naturalmente una timida apertura alla concorrenza, anche se solo in ambito locale. Per quanto riguarda il terzo canale va detto che occuperà nel tempo 18 Corso Bovio, Op. cit pag. 189. quello spazio lasciato vacante dal primo e secondo canale attraverso le trasmissioni a carattere regionale. Ma ci vorrà ancora una volta una spinta politica per il cambiamento. Ma tornando alla legge varata dal Parlamento nel 1975 va aggiunto che non chiarirono cosa si intendesse per ambito locale e questo determinò il caos dell etere. Iniziò il periodo della cassettazione 19. Le emittenti private si organizzarono in modo tale che una trasmissione registrata in un luogo e poi riversata su videocassetta, tramite aereo, o altro mezzo veloce, potesse arrivare anche in altre zone dell Italia, in questo modo anche se in differita, lo stesso programma poteva essere visto su molte zone del territorio nazionale. In questo modo si eludeva la legge emanata dal Parlamento e si rimaneva nell ambito delle tv locali. Il network più agressivo era quello della Finivest di Silvio Berlusconi che contava tre canali: Canale 5, Italia 1, Rete 4 sovvenzionati dalla diffusione pubblicitaria che di fatto occupavano abusivamente l etere con l aggiro della cassettazione. Tra le caratteristiche delle emittenti Finivest, l occupazione delle fasce orarie ignorate dalla tv di Stato, come quelle mattutine. La tv generalista così si sdoppia e comincia a farsi concorrenza. Per cercare di arginare i danni alla tv di Stato, il Parlamento interviene con i Decreti Berlusconi che però non passano il vaglio delle Camere. A mettere fine anche a questa battaglia una ennesima sentenza della Corte di Cassazione che nel 1987, sentenza 345, afferma la leggitimità del sistema a cassetta e al Parlamento ancora una volta viene demandato il compito di mettere ordine nel sistema radio-televisivo. Il tramonto definitivo del monopolio di Stato è sancito dalla legge Mammì, n. 223, 1990. Un parto lungo e difficile. La Corte nel richiamare il Parlamento al suo dovere di Legislatore aveva indicato anche degli argomenti di particolare rilevanza. Tra cui: tutela dell utente consumatore, la necessità di varare un piano per le frequenze, il ruolo del servizio pubblico, e infine definì inopportuno il fatto che coesistessero solo due poli nel settore radio-televisivo. Il Legislatore dunque nell emanare la nuova legge doveva tener conto delle lotizzazioni, delle richieste del privato, della libera concorrenza, del ruolo del servizio pubblico. La L.223/ 90 recepisce lo spirito di un servizio sia pubblico che privato. Viene fissato, quindi, il principio generale che il servizio pubblico è esercitato attraverso le società concessonaria, la RAI, e che la radiodiffusione dei programmi radiofonici e televisivi può essere affidata, mediante concessione, anche a soggetti privati 20. Con la Mammì vengono inolte fissate per la prima volte le regole sulla pubblicità. Tra le novità anche le disposizioni in materia di sanzioni, equiparate da questo 19 Corso Bovio, Op. Cit., pag. 189. 20 Corso Bovio, Op. Cit. pag 192. n. 0 - giugno 2012 pagina 42

momento in poi tra mondo della carta stampata e televisivo, infine, vi è l introduzione del Garante per la radiodiffusione e l editoria. La televisione dunque ha nuove regole. Adesso la battaglia non è più fra legalità e illegalità, ma per i numeri. Stabilito, dunque, cosa e chi interviene nell etere, si può dar vita alla lotta per l ascolto. Diviene sempre più importante, infatti, la prova dell audience 21, ovvero contare quante persone stanno a guardare un determinato programma. Il gradimento della trasmissione è direttamente proporzionale agli introiti pubblicitari. In sostanza, senza ascolti, non c è sponsor. E la trasmissione viene debellata dal palinsesto. In Italia a partire dal 1986 vengono diffuse le rilevazioni di ascolto, effettuate con il sistema dell Auditel, un meccanismo che permette appunto di rilevare qual è la trasmissione più seguita. Si profila dunuque una nuova fase per la televisione quella di piacere a tutti i costi al pubblico. Da questo momento il mercato entra con forza nella televisione e impone le sue regole. Imperativo categorico è fare ascolti. La qualità del programma viene a volte sacrificata per potersi aggiudicarsi nuove fette di ascolto. Le emittenti pubbliche per un lungo periodo possono godere di una certa libertà e autonomia di scelta dettata da coperture economiche di tipo politico e dal canone 22 Rai. Ma dal momento in cui anche la tv di Stato diventa una S.p.A, 1994, una società per azioni la voce dell azionista si fa sentire. Nel corso degli anni i palinsesti verranno sempre più studiati a tavolino con i guru della pubblicità: ogni fascia oraria ha il suo pubblico, ogni pubblico ha i suoi prodotti. Per esempio durante una trasmissione di cartoni animati si mandano in onda spot di prodotti per i bambini. La televisione generalista dunque deve rifarsi il trucco, non serve più alfabetizzare gli italiani, farli giocare con la musica, o con i quiz, ma bisogna attrarre gli italiani davanti al piccolo schermo cercando di coprire le spese con gli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni. Duello tra tv generaliste. Nasce la pay tv Di fronte al nuovo che avanza, alla pubblicità sempre più importante per la sopravvivenza del piccolo schermo, si pensava che a breve potesse arrivare anche la crisi della tv generalista. A decretarne la morte doveva essere la pay tv che si basa su un sistema a pagamento che si muove sul satellite e che permette al telespettatore di scegliere in maniera tematica ciò che vuol vedere. 21 Audience è un termine inglese che deriva però dal latino audire e riporta agli uditori dell antica Roma. Ricorda anche gli spettatori dellle esibizioni del mondo classico, spettacoli che miravano ad educare il pubblico ed erano gratuiti. Vedi: Franco Lever, Pier Cesare Rivoltella, Adriano Zanacchi, Op. Cit. 22 Con il termine canone si designa il corrispettivo dovuto per la fruizione del servizio radiotelevisivo, in Italia, tale canone è da intendersi ancora quello pagato allo Stato per nil servizio pubblico. Vedi: Franco Lever, Pier Cesare Rivoltella, Adriano Zanacchi, Op. Cit. La piattaforma della pay tv era largamente diffusa nei Paesi anglosassoni proprio mentre in Italia si consumava la guerra per il duopolio RAI Mediaset. Nelle grandi città americane, nel frattempo, gli abbonati, potevano sbizzarrirsi scegliendo il bouquet di canali a loro più congeniale. L abbonamento viene pagato direttamente all emittente scelta e non allo Stato. Nel frattempo nello spazio erano stati inviati, a partire dagli anni 70, dei satelliti artificiali in grado di inviare segnali televisivi tra continenti. Questo consentiva un ulteriore sviluppo della televisione su scala globale 23. Ma è solo a partire dagli anni 90 che questi meccanismi di trasmissione grazie a parabole piccole e poco costose prendono piede. In Europa, invece, la pay tv fatica ad arrivare, bisogna aspettare il tramonto dei monopoli di Stato. Siamo negli anni 80 dello scorso secolo. In Italia oltre al problema del monopolio c è quello del canone. Il sistema privato a pagamento diventa per l utente finale un doppio esborso: non c è possibilità di scelta, o meglio, non si può rinunciare al canone della tv di Stato. Questo ovviamente rappresenta un freno all espansione delle pay tv. A confermare la buona salute della tv generalista i dati del Censis secondo cui la tv generalista, pubblica e privata, è ancora la regina dell audience. Tra il 1989 e il 2006, in Italia a spartirsi il pubblico in prima serata erano la RAI e Mediaset con punte che toccano nel complesso anche l 87,4 per cento. Gli unici ad andare in crisi sono gli imprenditori che hanno puntato sulla piattaforma satellitare 24 e non di certo la tv generalista. Ma non è finita, tra i fattori che incidono sulla scelta della piattaforma televisiva anche il momento economico del Paese. Secondo Giuseppe Gnagnarella: Quando la società passa da una fase di crisi a una di nuovo vigore, il pubblico tende a mostrare un interesse omogeneo per la televisione generalista in senso lato 25. Anche se il momento economico attuale è molto sfavorevole a soffiare contro le pay tv c è la nascita del digitale terrestre 26, una piattaforma che consente agli utenti di vedere più canali, con 23 Jeremy Tunstall, The media are American, Columbia University Press, New York, 1977. 24 Particolare tipo di tv digitale, la tv satellitare è caratterizzata dalla trasmissione dei dati con una connessione satellitare. La tecnologia si basa su un sistema composto da un satellite artificiale che riceve e ritrasmette i programmi destinati agli utenti e da una parabola (antenna parabolica) con cui gli utenti stessi si collegano al sistema. È stata la prima tv digitale a diffondersi in Italia, anche grazie all attività di importantifornitori di televisione a pagamento (pay tv). Vedi: www.auditel.it. 25 Giuseppe Gnangnarella, La Bella Preda, Rai tra politica e audience, Carabba Editore, Lanciano 2008 26 La tv digitale terrestre in sigla T-DVB (terrestrial Digital Video Broadcasting) utilizza segnali digitali come quelli dei computer, di Internet, dei CD e della telefonia mobile. La televisione digitale terrestre è in corso di introduzione nel nostro Paese, che si colloca tra i primi in Europa nel contesto di questa innovazione. La transizione dalla tv analogica a quella digitale coinvolgerà progressivamente gli oltre 20 milioni di abitazioni e 50 milioni di apparecchi televisivi del nostro Paese, e dovrà essere completata come previsto da una legge del Parlamento italiano entro il 2012.Vedi: www.dgtvi.it. n. 0 - giugno 2012 pagina 43

una migliore qualità d immagine, e ancora, di poter interagire con i programmi in onda, aver accesso ai servizi di pubblica utilità e programmi su misura per le diverse realtà regionali pagando sempre il solito canone televisivo. L obbligo del digitale- terrestre L era del digitale terreste, ancora una volta, nasce per volere del Legislatore. A partire dagli anni 90 in seno all Unione Europea nasce l esigenza di armonizzare oltre alle leggi, anche i sistemi televisivi, non solo, vi sono molte richieste di canali da parte di società e poche frequenze assegnabili, la comunità europea dopo alcune direttive nel 1994 raccoglie tutte le disposizioni in materia e dà vita alla Direttiva 95/47/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa all impiego di norme per l emissione di segnali televisivi. Inizia la corsa al digitale terrestre. In italia ovviamente regna ancora il duopolio RAI Mediaset, e da più parti si grida allo scandalo per mancanza di concorrenza nel settore radio-televisivo e così dopo aspre battaglie in Parlamento si arriva alla contestatissima legge Gasparri, che prende il nome dal Ministro per le Comunicazioni di allora, Maurizio Gasparri. Siamo nel 2004, la legge è la 112 del, Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della - Radiotelevisione italiana S.p.A., nonché delega al per l emanazione del testo unico della radiotelevisione, la terza di sistema, che tenta di mettere ordine nel caos della televisione italiana. La legge Gasparri è una delle più discusse del sistema radiotelevisivo. Si tratta in sostanza di una legge di riforma generale che cerca di rimediare alla carenza normativa della legge Mammì per garantire maggiormente il pluralismo esterno. In questo contenstatissimo testo, oltre al riordino del sistema radiotelevisivo italiano, vi è anche il passaggio obbligatorio dall analogico al digitale che nel 2004 era stato fissato al 2006 e poi rinviato al 2012. Le prime reazioni al cambiamento sono di diffidenza sintetizzate in maniera molto divertente da Luciana Littizzetto che in una puntata della trasmissione Che tempo che fa definisce il passaggio dall analogico al digitale come: Quella cosa per cui pagando puoi vedere Rete 4 e Rai 2, quando prima le vedevi gratis. Il riferimento al pagamento era all acquisto del decoder 27 strumento che consente di sintonizzarsi sul sitema digitale. Dal 2009, per il 27% di telespettatori si è spento il segnale analogico, si tratta di circa 6,7 milioni di famiglie 14,7 milioni di individui. La regione che ha sperimentato per prima il digitale-terrestre e che ha fatto da cavia per il territorio nazionale è stata la Sardegna. Non solo, incredibilemnte, in Europa siamo stati i primi a trasferire sul DDT il maggior numero di 27 Sistema o dispositivo che consente di decifrare dati espresso in codice riconvertendoli nella loro forma generale. Vedi: Franco Lever, Pier Cesare Rivoltella, Adriano Zanacchi, Op. Cit. famiglie: il Regno Unito si è fermato a quota 4,2 milioni; Spagna 5,1 milioni, Francia 300.000. Anche se concluderemo il passaggio per ultimi, solo nel 2012. L Italia è stata anche la prima Nazione a spegnere il segnale in tre grandi centri metropolitani: Torino, Roma, Napoli che dipendevano totalmente dall analagico, in queste città sono state coinvolte 9,5 milioni di persone 28. In meno di un anno sono passati al DDT 16 milioni di italiani, un pubblico più che raddoppiato. E ancora il 76% delle famiglie italiane ha un apaprecchio decoder in casa. Rimangono stabili le famiglie che, invece, hanno un sistema satellitare a pagamento, 4,7 milioni, aumentano del 19% invece quelle che si sono dotate di un satellitare free, molte famiglie hanno all interno dello stesso nucleo familiare il sistema satellitare a pagamento e il DDT. Quelli che ricevono solo il segnale analogico, oggi, sono in minoranza: 5,2 milioni di famiglie. Mentre diminusce il pubblico analogico cresce l offerta digitale, lo scorso anno i canali a disposizione sulla piattaforma erano 18 e ora sono già 40, a moltiplicarsi è soprattuto l offerta locale. Tra i nodi da sciogliere il sistema di assegnazione numerica, LCN, non è stato ancora completato ed è in fase di sperimentazione. La AERANTI CORALLO 29 insieme alla Associazione Tv locali FRT ha proposto di destinare le frequenze come si è fatto in Lazio e Campania: 25 per le tv nazionali e 31 per quelle locali. Il problema è rilevante in tutt Europa. Le soluzioni adottate cambiano da Paese a Paese. In Francia per esempio, la numerazione è stata assegnata dall Autorità dui Regolamentazione Conseil Supérieur dell Audiovisuel (CSA) tramite consultazione pubblica. La scelta dell Autorità ha rispettato due principi quello di parità di trattamento tra canali TV/ editori e la necessità di garantire e soddisfare gli utenti 30. Alle emittenti nazionali analogiche sono state assegnate le frequenze da 1 a 7, mantenendo la consueta numerazione conosciuta dagli utenti, le posizioni successive sono andate ai canali gratuiti, con priorità per quelli pubblici e infine estrazione a sorte per i restanti canali gratuiti e quelli a pagamento. Il Regno Unito ha fatto un altro tipo di scelta, la numerazione è stata affidata ad una società: la Digital Multiplex Operators ltd (DMOL) assegnazione che viene concessa solo se l operatore richiedente ha ottenuto la licenza dell Autorità Ofcom. La Digital assegna il numero in base al genere. Ne sono stati identificati sei: intrattenimento generale (da 1 a 69), Canali per bambini da (70 a 79) canali di informazione (80-89), tv per adulti (90-99) poi 28 Quarto Rapporto sul Digitale Terrestre, 2010. 29 AERANTI CORALLO aderente alla Confcommercio - Imprese per l Italia, è composta dalle seguenti associazioni di categoria: AERANTI e CORALLO e rappresenta complessivamente, alla data del 1 settembre 2009, n. 985 imprese tra quelle radiofoniche, televisive, concessionarie di pubblicità. 30 Quarto Rapporto, Op. Cit. n. 0 - giugno 2012 pagina 44

quelli per i servizi teletext e intereattivi e infine i radiofonici. La società ha poi il compito in caso di vacanza di assegnazione di favorire le ex analogiche ai nuovi soggetti. In Spagna non si è trovata una soluzione, anzi, si sta combattendo la guerra del mando. Il sistema LCN non è utilizzato, fermo restando le 6 posizioni dei canali nazionali, ora si sta litigando per le posizioni dalla 7 alla 9. Ma in senso lato il passaggio al digitale non è stato facile per nessuno. Anche negli Stati Uniti ci sonbo stati problemi. La migrazione fu rinviata nel 2008 perché all atto dello spegnimento dell analagico il 65% delle famiglie non possedeva la tecnologia per supportare il segnale digitale. Un anno dopo, grazie a una campagna di sensibilizzazione su tutti gli Stati, incentivi economici per lefamiglie disagiate ancora il 27% degli americani era restio al passaggio. Appena effettuato il passaggio gli utenti segnalavano problemi di ricezione e nelle due settimane successive al passaggio l audience scendeva dell 8%, dati Nielsen. La fase di swich off dunque è un po una sorpresa per tutti, nel Regno Unito per esempio si è scoperto che l 1,5-2 per cento del teritorio non è coperto da segnale DDT, per queste zone si è intervenuto con un sistema satellitare gratutito. Per evitare che accadesse anche in Italia si è provveduto con la creazione di TivùSat la televisione satellitare gratuita. Le tessere vendute di i questa piattaforma sono 900.000 di cui 250.000 attivate. Italiani, sempre più consumatori digitali Il mese di febbraio del 2010 passerà alla storia della televisione italiana: per la prima volta gli italiani hanno seguito la programmazione televisiva attraverso le piattaforme digitali più che sull analogico terrestre 31. Tradotto in termini numerici ciò significa che dei 10,9 milioni di persone che hanno costituito l ascolto medio giornaliero della televisione di quel mese, 5,6 milioni, pari al 51,2% della platea televisiva, si sono sintonizzate attraverso un decoder digitale (esterno o integrato nel televisore, terrestre o satellitare o IPTV). Si tratta di una svolta epocale, che indica come la digitalizzazione del segnale televisivo stia procedendo a grandi passi e cominci a manifestarsi nelle abitudini di consumo. Ma questo non è tutto. Accendere la televisione attraverso il decoder digitale significa accedere a un ambiente multicanale, anche se ancora gli italiani non ne sono del tutto consapevoli, perché la digitalizzazione e compressione del segnale televisivo permette di trasmettere più canali digitali nello spazio prima occupato da un canale analogico. E digitali sono anche i canali che arrivano tramite i transponder satellitari e naturalmente i canali trasportati dall IPTV tramite il protocollo Internet, che hanno meno limitazioni di larghezza di banda 31 Quarto Rapporto, 32 Op. Cit. rispetto all etere terrestre 32. Nel caso del digitale terrestre poi, che si prefigura la piattaforma erede del sistema analogico, significa poter vedere un numero di canali gratuiti nazionali già ora quadruplicati rispetto all ambiente analogico e declinati in specializzati, generalisti, mini o semi generalisti e, volendo, in servizi pay e ppv: tutti accessibili attraverso la vecchia antenna di casa. Il consumo digitale si è davvero consumato in fretta, se si pensa che solo nel settembre 2008 la piattaforma analogica era utilizzata dal 78,8% degli spettatori italiani, a febbraio 2010 il suo valore è sceso sotto la quota del 50%, al 48,8%. Secondo i dati di marzo 2010 il consumo analogico continua a scendere di quasi un punto percentuale al 48%. Per quanto riguarda le altre piattaforme nel settembre 2008 il consumo televisivo attraverso ricevitori digitali terrestri era al 3,7%, satellitari 15,6%, IPTV 0,2%. A marzo 2010 questi valori sono, rispettivamente, 35,7%, 15,1% e 0,3 % 33. In diciannove mesi il consumo tv attraverso il digitale terrestre da parte della popolazione è quasi decuplicato, dal 3,7% al 35,7%. Anche il consumo tv attraverso protocollo IP è aumentato, dallo 0,2% allo 0,3% del totale ascolto, ma sempre all interno di quote residuali. La piattaforma satellitare nel suo complesso, free+pay ha viceversa avuto un lieve decremento di mezzo punto percentuale. Perché, contrariamente alla Littizzetto, gli italiani hanno capito che il digitale-terrestre costa meno e offre molto di più dell analogico. Nel settembre 2009 il digitale terrestre ha superato la piattaforma satellitare, guadagnando in 12 mesi una quota d utilizzo che il satellite aveva conquistato in anni. La crescita è continuata in modo estremamente sostenuto al punto che, fatto cento l universo individui che utilizzano piattaforme digitali per il consumo tv, la piattaforma DTT è stata utilizzata dal 70% circa del totale a marzo 2010. I dati indicano che il consumo attraverso decoder digitali soprattutto terrestri aumenta costantemente, fisiologicamente diremmo, per effetto di una serie di concause, fra cui citiamo innanzitutto i decoder DTT integrati di default nei nuovi televisori, obbligo previsto per legge dall aprile 2009: tutti i nuovi televisori acquistati dall aprile scorso contengono all intero un decoder DTT. Ed è questo un periodo in cui la vendita dei televisori integrati è alta e sostenuta, oltre che dall imminenza del passaggio, dalla maggior scelta di modelli e prezzi presso i rivenditori. Altre concause nell aumento fisiologico del consumo attraverso la piattaforma DTT, sono il costante ampliamento e rafforzamento dell offerta e la digitalizzazione dei secondi e terzi televisori nelle aree transitate al digitale, che avviene di norma con un certo ritardo rispetto al passaggio, con effetti immediati sul totale ascolto; e l effetto traino (di comunicazione) dei passaggi calendarizzati nelle zone che si accingono al passaggio e nelle altre. 33 Op. Cit. n. 0 - giugno 2012 pagina 45

Insomma il valore percentuale di utilizzo della piattaforma DTT andrà crescendo via via che si attuerà il piano della transizione al digitale dell Italia, la cui conclusione è prevista nel dicembre 2012. I dati di utilizzo del digitale terrestre sono ovviamente molto diversi fra le regioni già transitate al digitale e quelle che si apprestano al passaggio nei prossimi mesi e anni. Nelle regioni all digital, Sardegna, Trentino Alto Adige, Valle d Aosta, Lazio e Campania, la piattaforma digitale errestre registra valori di utilizzo per il consumo TV superiori al 75%. Nel caso del Piemonte il dato è più basso, 67% perché è solo la parte occidentale della regione (sostanzialmente le province di Torino e Cuneo) a essere passata al digitale, ma i dati Auditel si riferiscono all intera regione. I dati dunque confermano un aumento progressivo del pubblico del digitale-terrestre, anche se va ricordato, a onor del vero, che c è un calo degli ascolti durante la fase di spegnimento del segnale analagico, per via di problemi tecnici, difficoltà di sintonizzazione e inadeguatezza della conoscenza rispetto alla nuova tecnologia, si è anche registrato che nell arco di poche settimane gli utenti non solo ritornano ma passano più tempo davanti alla tv. La maggior offerta di canali, come descritto dal Quarto rapporto sul digitale terrestre, ha come effetto un maggior consumo di televisione, ma non è il solo motivo, una maggior offerta spinge gli editori a creare contenuti molto diversi e quindi possiamo dire che il digitale rispetto all analogico si specializza e la settorializzazione piace. Il fenomeno a dire il vero non è rivoluzionario, già nel 2002 una ricerca di S3.Studium 34 rivelava che l arrivo della nuova tecnologia portava ad una specializzazione dei contenuti, una sorta di funzione di servizio dell informazione e ancora aveva una maggiore attenzione per il destinatario. Ora la televisione è ancora più concorrenziale e per essere visti bisogna offrire qualcosa in più rispetto alle altre emittenti, ma soprattutto qualcosa che gli altri non trasmettono. A riprova di ciò le rilevazioni dell Auditel secondo cui, se prendiamo come esempio la Regione Lazio vediamo che in media tra il primo gennaio ed il 15 marzo del 2009 e del 2010 l ascolto nella regione è cresciuto da 1,1 a 1,2 milioni di spettatori, e, dato di grande rilievo, il tempo dedicato a seguire le trasmissioni televisive è salito da 242 a 257 minuti al giorno. È questo un dato da riprendere: la crescita del totale ascolto nell ambiente digitale non riguarda solo il numero di individui, ma anche il tempo dedicato alla televisione. Il tempo può misurarsi considerando l intera popolazione, è questa la modalità più utilizzata, e in tutte le aree digitali il tempo medio quotidiano di visione è cresciuto dopo lo switch off, come verificato a proposito del Lazio. 34 Domenico De Masi, Globus 2006. L uomo e la tecnologia, L officina di Nexus, Roma 2002. Ancor più interessante è rilevare un incremento nel tempo di visione dei consumatori di televisione, ovvero chi segue la programmazione per almeno un minuto al giorno. In questo caso la media delle aree digitali sale di ben quattordici minuti rispetto all anno precedente e arriva a 327 minuti. Anche nel resto d Italia cresce il tempo dedicato alla tv, come sempre in tempi di crisi economica, ma di ben otto minuti. Maggior offerta corrisponde quindi a un maggior consumo su un medium che si riteneva aver saturato la possibilità di crescita: e invece il tempo dedicato da telespettatrici e telespettatori alla tv sembra non aver trovato ancora il proprio limite. Nonostante l aumento degli spettatori del digitale terrestre e del favore verso la tv specializzata, in Italia a tenere banco la tv generalista. Le rilevazioni dell Auditel: In Italia la quota d ascolto delle reti generaliste al marzo 2010 è del 78,9%. Si può anche dire: il 78,9% del tempo che gli italiani dedicano alla televisione è destinato alle prime sette reti generaliste. Nelle aree completamente digitali tale quota scende al 71,9%, nelle aree non implicate nella transizione (ossia l Italia al netto della aree all digital) sale all 81,9%. Ciò significa che il gradimento della tv generalista scende e cresce il desiderio del pubblico di scegliere. Il passaggio non sarà istantaneo c è, infatti, una fascia di popolazione ci ricorda il Rapporto 35 Persone che bisogna supportare: In tutte le aree il segmento di pubblico che ha visto decrescere i propri consumi televisivi al di sopra della media è quello composto dalle persone con età superiore ai 65 anni. Si tratterà quindi di predisporre delle forze che possano intervenire per salvaguardare la possibilità degli over 65 a continuare a seguire i propri programmi preferiti e scoprire il nuovo mondo digitale.. Nell insieme delle aree all digital, sono infatti le unità familiari monocomponente, verosimilmente gli anziani soli, a registrare la maggior perdita di ascolto. Non hanno invece il segno meno nel confronto con omologhi periodi precedenti le famiglie composte da due, tre e quattro individui. Il segno meno sul consumo di televisione tra il momento dello switch off e i periodi precedenti è invece presente nelle famiglie con cinque e più componenti e nelle fasce bambini/kids: questo dato indica certamente che la gran parte delle famiglie acquista il primo decoder per il televisore principale, non acquistando contemporaneamente decoder per tutti i tv set dell abitazione. Il ritardo nella dotazione di decoder sul secondo e terzo televisore di casa ha come conseguenza il calo degli ascolti complessivi, evidenziato soprattutto nelle famiglie numerose. Un altro elemento di criticità si rileva a seconda del livello di reddito e del titolo di studio, sono le persone che hanno acquisito soltanto la licenza elementare a perdere più di chiunque altro la possibilità 35 Quarto rapporto sul digitale terrestre, Op. Cit. n. 0 - giugno 2012 pagina 46

di seguire la programmazione televisiva nelle fasi di transizione. Si tratta di segmenti di popolazione a bassa o nulla alfabetizzazione tecnologica. La tv generalista può ancora contare sulle inefficienze di sistema per sopravvivere, ma non può più pensare di essere la regina del piccolo schermo nel medio termine, quando cioè l alfabetizzazione tecnologica sarà completata. Tant è che sono già in arrivo sul mercato i decoder di seconda generazione, caratterizzati da una maggiore potenza, dalla possibilità di visualizzare trasmissioni in alta definizione e dotati di un registratore digitale integrato su cui registrare i programmi televisivi. Questo significa che se da un lato abbiamo una popolazione incapace di gestire il nuovo dall altro le aziende puntano sui giovani per implementare i servizi e quindi vendere nuovi oggetti. Il confronto con l Europa La digitalizzazione come abbiamo già scritto è ormai un fenomeno europeo. Nei quattro maggiori mercati televisivi europei, Regno Unito, Francia, Spagna e Italia sono, infatti, oltre 79 milioni, pari all 85% del totale, le famiglie già dotate di un ricevitore digitale (sia esso predisposto per la ricezione della tv digitale via satellite, cavo, terrestre o IPTV). Si tratta di 16,5 milioni di famiglie acquisite dalla nuova modalità di trasmissione televisiva in un anno. La maggior parte di queste sono state contagiate dal digitale terrestre, in particolare in Italia e in Spagna, grazie al deciso procedere del piano di spegnimento del segnale analogico per aree regionali 36. Nei quattro Paesi la diffusione delle diverse piattaforme digitali varia a seconda della struttura e l evoluzione del mercato. In generale, si può dire, però, che la diffusione del satellite, che appare legata principalmente all erogazione di contenuti a pagamento (anche se si stanno diffondendo numerose offerte in chiaro, quindi gratuite), tende a rappresentare una piattaforma matura che continua a crescere in valori assoluti, ma a tassi più ridotti. La sua penetrazione nel 2009 scende, infatti, sotto la soglia del 30% sul totale TV digitale nei 4 Paesi. Nel dettaglio, nel Regno Unito Sky Digital rimane leader indiscusso del mercato, con una base abbonati totale di oltre 9 milioni a fine 2009, in lieve crescita rispetto all anno precedente. In Francia e in Italia, il satellite cresce anche grazie all offerta gratuita, in particolare tramite TntSat e TivùSat, che ritrasmette i contenuti DTT (peraltro anche nel Regno Unito la piattaforma omologa Freesat ha superato a marzo 2010 un milione di utenti); in Spagna, viceversa il numero di abbonati al bouquet a pagamento Digital+ continua a calare. Nei quattro Paesi il cavo registra un piccolo incremento rispetto al 2008, sebbene la sua quota sul totale delle abitazioni digitali sia erosa dallo sviluppo 36 Quarto rapporto sul digitale terrestre. dell IPTV. Del resto, solo la tv via cavo inglese è già quasi completamente digitalizzata, mentre in Spagna e in Francia il processo è ancora in atto anche se prosegue a ritmo costante. Se il 2008 aveva registrato il sorpasso della tv digitale sull analogica e della DTT sul satellite nei quattro maggiori mercati, il 2009 ha decretato il superamento della soglia del 50% della DTT nelle abitazioni digitali. A fine anno, sono circa 60 milioni le abitazioni con almeno un decoder DTT nei quattro Paesi, pari al 64% del totale: la DTT si conferma cioè la piattaforma di accesso più diffusa alla tv digitale. Tra i fenomeni interessanti che si stanno verificando con l installazione della nuova tecnologia a livello europeo il fatto che cominci a diffondersi il grado di sovrapposizione ( overlap ) tra le piattaforme multicanale, il numero, cioè, di abitazioni con accesso a una o più piattaforme (DTT, satellite e cavo). A fine 2009, dei 18,6 milioni di abitazioni aventi accesso alla DTT, dunque, sono oltre 10 milioni le abitazioni che utilizzano la DTT come unica piattaforma di ricezione digitale, mentre 8,5 milioni di abitazioni via cavo e via satellite utilizzano anche il digitale terrestre sul televisore principale o su quello secondario. Circa 460.000 abitazioni affermano di avere accesso sia al satellite che al cavo, mentre 87.000 abitazioni dispongono addirittura di tutte e tre le piattaforme. Il 2009 è stato nella UE, ma in particolar modo per la Spagna l anno della DTT dove oltre due abitazioni su tre sono digitali terrestri (+94%), una quota record rispetto a tutti i Paesi considerati. Il digitale terrestre è la piattaforma leader anche in Italia, con il 30% della sua popolazione che attualmente si sintonizza all digital, e il doppio è già dotata di ricevitori DTT. Tali risultati sono stati favoriti dagli switch off completati e che prevedono nel 2010 un calendario ancora più impegnativo. Un esempio italiano In Italia non c è solo la RAI o Mediaset, con l arrivo del digitale nuove realtà si stanno proponendo al grande pubblico tra queste c è il Gruppo Sitcom. «Sitcom è oggi il primo gruppo editoriale indipendente italiano specializzato nell ideazione, produzione e realizzazione di contenuti tematici. Nato nel 1997 come editore televisivo, i suoi canali rappresentano la parte portante di un progetto che vede nella produzione di format innovativi e contenuti tematici una nuova e originale formula di entertainment televisivo di qualità per il pubblico italiano e non solo. In questi anni il Gruppo si è allargato espandendosi all editoria cartacea e ai progetti di comunicazione sulle nuove piattaforme digitali. La sinergia tra tv, stampa e new media ha consentito al Gruppo Sitcom di diventare leader italiano nella produzione e distribuzione di contenuti multipiattaforma, rivolti a target verticali». A conferma di quanto sostiene l azienda, quanto riportato è presente nella home page del sito aziendale, i dati sulla pubblicità diffusi dall agenzia Agi e Adnkronos lo scorso aprile: n. 0 - giugno 2012 pagina 47

«Chiusura positiva del primo trimestre 2010 per le televisioni del Gruppo Sitcom sia per quanto riguarda gli ascolti, in deciso incremento, sia per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria. Alice è la televisione italiana leader del segmento cucina e secondo Auditel a marzo, rispetto al dato medio 2009, segna una crescita degli ascolti medi giornalieri di oltre il 30% nella fascia commerciale (07.00-02.00) e del 30 % nella fascia 12-24. Leonardo è la televisione dedicata alla casa, al design e al Made in Italy che mantiene l esclusività di settore e secondo Auditel a marzo, rispetto al dato medio 2009, segna una crescita degli ascolti medi giornalieri di oltre il 30% nella fascia commerciale (07.00-02.00) e di oltre il 20 % nella fascia 12-24. Marcopolo, si conferma, incontrastato leader italiano del segmento viaggi e secondo Auditel a marzo, rispetto al dato medio 2009, segna una crescita degli ascolti medi giornalieri di oltre il 70% sia nella fascia commerciale (07.00-02.00) che nella fascia 12-24. Nuvolari, la televisione per gli appassionati di motori sbarcata da poco (sperimentalmente) anche sul DTT in alcune regioni, segna una crescita di circa il 50% sia nella fascia commerciale (07.00-02.00) che nella fascia 12-24. Buono anche l andamento della raccolta pubblicitaria che nel primo trimestre 2010 segna un positivo + 20% rispetto l analogo periodo del 2009. Positivi i primi dati (in netta crescita) delle vendite in edicola per Alice Cucina, Leonardo - Case & Stili e Marcopolo - Diari di Viaggio. Mentre nel segmento libreria di Sitcom Editore, dopo un grande attesa, sono in uscita due volumi per la Collana Alice: ad aprile Mattia Poggi con I buffet detto fatto e a maggio Luca Montersino con Peccati di gola». La peculiarità di questa realtà editoriale è che spazia dalla tv, al web alla carta stampata. Multicanale ma anche multimediale. Sempre le agenzie Agi e Adnkronos il 16 febbraio scorso annunciavano: «Dalla televisione all edicola, passando per il web. Questo è il sistema che porta in edicola, dal 18 febbraio, il terzo mensile edito da Sitcom Editore: Diari di Viaggio by Marcopolo, presentato oggi a Roma in un incontro moderato da Anna La Rosa, cui hanno partecipato anche Valter La Tona, Presidente del Gruppo Sitcom, Corrado Azzolini, Amministratore Delegato di Sitcom Editore, Alessandro Cecchi Paone, direttore di Marcopolo, e il noto scrittore e testimonial del canale Folco Quilici. Marcopolo vuole portare in edicola lo spirito che ha contraddistinto i 13 anni del canale televisivo edito da Sitcom Televisioni e distribuito da Sky Italia. Non solo viaggi, ma anche scoperta, piacere di conoscere e vivere il territorio italiano. Un mensile che non si rivolge solo ad esclusivamente agli appassionati dei viaggi, ma che ha l obbiettivo piu ampio di offrire occasioni di approfondimento ad un ampio mondo di curiosi del vivere. Così come accade per Marcopolo canale televisivo, Alessandro Cecchi Paone ne è il Direttore editoriale: l esperienza giornalistica, le competenze documentaristiche e l entusiasmo speso nella nuova avventura editoriale, sono le risorse individuate per il lancio di questo periodico all interno di un segmento tematico complesso. La macchina redazionale è affidata a Francesco Zardo». La televisione dunque si allea al digitale, al satellite ma anche a internet passando per le edicole. Conclusioni La tv del futuro si annuncia non più generalista, al contrario, molto specializzata e settorializzata, capace di spiegarci e informarci sullo stesso argomento in molti modi, forse troppi. Secondo la psicologia degli atteggiamenti e delle opinioni, il metodo Sitcom (molti canali, pochi prodotti, ma divulgati in molti modi) è quello più idoneo per convincere le persone a comprare. E così anche se il digitale è gratuito, non lo è il satellite e non lo sono i libri. L editore-produttore sarà in grado, in un ipotetico e immaginifico futuro, in accordo con il mondo pubblicitario, di veicolare la promozione dei prodotti da vendere in tanti modi che alla fine noi, volenti o nolenti compreremo e saremo ben felici di farlo. Prendiamo una tv come Alice che crea la cuoca del momento, che pubblicizza le pentole del momento, il burro, il latte, e così via, fino alle ricette più salutari per i nostri figli, dopo di che dispenserà su carta i suoi consigli e così noi, cornuti e mazziati, convinti di scegliere ancora una volta siamo stati scelti dallo studio system, che per noi decide e che noi amiamo, perché ci semplifica la vita. In psicologia le chiamano scorciatoie euristiche. In più ora avremo anche la convinzione che se spegniamo la tv, abbiamo preso una grande decisione, che influenzerà le scelte dello studio system. n n. 0 - giugno 2012 pagina 48