Seduta Plenaria del 17 dicembre 2014 Nomina del Procuratore della Repubblica di Palermo Intervento del Cons. Piergiorgio Morosini Oggi siamo chiamati a un supplemento di attenzione verso le regole della nostra attività e la ragionevolezza delle nostre scelte. Questo anche in considerazione dell impatto della nostra decisione su un ufficio giudiziario come quello di Palermo, molto esposto anche alla luce delle cronache degli ultimi giorni. Tutte le proposte di nomina esordiscono con lo stesso preambolo. Dobbiamo cercare il magistrato più idoneo con riferimento alle esigenze concrete. E diventata quasi una clausola di stile, ma non è affatto una clausola di stile. L uomo giusto al posto giusto non può scaturire da una scelta arbitraria del Consiglio Superiore della Magistratura. Deve passare per il rispetto dei parametri di valutazione, quelli indicati dalla legge ordinaria e dal Testo unico sulla dirigenza del Consiglio Superiore. Un Testo Unico frutto anche del vissuto del Consiglio Superiore della Magistratura, delle lacune del passato, delle irragionevolezze del passato e finanche di veri e propri errori del passato, che hanno penalizzato moltissimi uffici, anche quelli più esposti nella lotta alla criminalità mafiosa. Noi abbiamo dei parametri di valutazione e la lettura congiunta di questi parametri di valutazione delinea in maniera chiara una razionalità di sistema rispetto al modello di Procuratore al quale dobbiamo fare riferimento nella nostra scelta di oggi. Più punti del testo unico richiamano elementi di valutazione chiari: le esperienze specifiche recenti, negli ultimi 15 anni, nelle Procure distrettuali, lo svolgimento di compiti di coordinamento, direzione, organizzazione a partire addirittura questo dalla legge ordinaria a cui fa riferimento il nostro Testo Unico. Insomma contano sì visione diacronica del fenomeno criminale legate ad esperienze specifiche sul campo, ma da posizioni di coordinamento, di direzione e di organizzazione.
Per questo la Procura di Palermo necessita sin dal giorno dopo la nostra nomina di esperienze professionali specifiche e collaudate. Paragonare le esperienze attuali di due procuratori di sede distrettuale siciliana con esperienze sul campo in Sicilia negli anni 90, significa paragonare fenomeni distanti sideralmente, significa parlare di ere geologiche diverse. Non solo per il mutamento delle leggi e delle strutture organizzative che stanno alla base degli uffici giudiziari, ma anche per l evoluzione di questi fenomeni, l evoluzione delle strutture criminali, delle dinamiche interne, dei programmi di investimento, dei rapporti conseguenti con il circuito politico istituzionale ed economico finanziario. Ecco perché sulla base di queste indicazioni che stanno nelle norme di riferimento, pur di fronte a 3 magistrati di indubbio valore, la specificità delle funzioni esercitate negli ultimi 15 anni da due di questi 3 magistrati, cioè i dottori Lari e Lo Forte impongono una prima scrematura a loro favore. Abbiamo due magistrati che prima come Procuratori aggiunti di Palermo e poi come Procuratori di uffici distrettuali antimafia possono vantare nei confronti di determinati fenomeni una conoscenza specifica che li rende più idonei rispetto ad una risposta incisiva nei confronti di determinati fenomeni criminali. La mia preferenza va per il dottor Lari, perché pur riscontrando il notevole profilo del dottor Lo Forte, l esperienza ordinamentale anche al Consiglio Superiore della Magistratura e il ruolo di procuratore di Trapani sin dagli anni 90 ricoperto dal dottor Lari, unitamente a recenti risultati processuali, lo pongono a mio avviso su una posizione superiore. Importanti risultati processuali dicevo, ottenuti in un contesto non facile come quello di Caltanissetta, con risorse ridotte, e con la capacità nel rapporto coi sostituti non tanto di domare i riottosi, ma di prevenire i contrasti attraverso il dialogo e il coinvolgimento. Non si tratta di un sentito dire, o di un pronostico di persone lontane
dagli uffici e dalla giurisdizione. Si tratta delle carte che abbiamo a disposizione e delle testimonianze dei magistrati che hanno fatto i rapporti di valutazione e i consigli giudiziari che si sono occupati della sua posizione. Consentitemi, allora, di ricordare alcuni elementi significativi dell esperienza di Sergio Lari, proprio in maniera telegrafica. A proposito di conoscenza della dimensione internazionale, Sergio Lari l ha praticata sul campo dalla postazione di Procuratore aggiunto di Palermo e di Procuratore di Caltanissetta. Ha partecipato a rogatorie importanti in Portogallo, Romania, Spagna, Svizzera e Stati Uniti d America. In alcuni casi lo ha fatto fianco a fianco con l attuale Procuratore della Repubblica di Roma, allora aggiunto della Procura di Palermo, assieme a Lari. E quelle rogatorie non risalgono agli anni 90, sono molto più recenti e hanno consentito la condanna di un gruppo di prestanome del defunto boss Vito Ciancimino per riciclaggio e intestazione fittizia dei beni. A proposito del contenuto dell intervista del Procuratore Nazionale Roberti a cui faceva riferimento poco fa il consigliere Galoppi, con riferimento all aggressione ai patrimoni mafiosi, che è la vera attuale frontiera nella lotta alla criminalità mafiosa, il Procuratore Lari, a differenza di altri, il testo unico Antimafia del 2010 con le sue importanti modifiche su sequestri e confische, lo applica tutti i giorni da 4 anni a questa parte. E proprio per questo ha organizzato, grazie alla capacità di costruire rapporti di collaborazione con le camere di commercio e con la Confindustria nazionale, una banca dati assolutamente all avanguardia in grado di dare impulso alle indagini sulla proiezione economico finanziaria del crimine organizzato anche in vista dell applicazione di misure di prevenzione. Ma volevo dire e ho concluso, con questi esempi, ci sarebbero tante cose da ricordare ma devo essere telegrafico - l attuale Procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari ha riaperto il processo per la strage di via d Amelio con un istanza di revisione molto incisiva
facendo emergere i tanti depistaggi per l individuazione di quel misfatto annunciato; e ha riaperto anche il processo sulla strage di Capaci, dopo una laboriosa indagine sui complici ideatori di quell attentato. Ma quello che conta è che tutto questo lo ha fatto non sulla stampa con atteggiamenti protagonistici da eroe o da star, nonostante i rischi che ogni giorno corre per la sua incolumità personale; non dimentichiamo infatti che è uno dei due magistrati in Sicilia che ha il primo livello di protezione, proprio per i rischi che corre. Lo ha fatto con grande serietà, essendo capace di sostenere posizioni non comode nel verificare l attendibilità di questa o quella fonte testimoniale. Lo ha fatto da uomo delle istituzioni, da uomo della giurisdizione, da uomo che da anni è pubblico ministero in uffici distrettuali antimafia, partecipando personalmente agli interrogatori dei collaboratori di giustizia più significativi, anche da procuratore della repubblica. Non voglio ricordare solo Gaspare Spatuzza sulla strage di via D Amelio, voglio ricordare a esempio il recentissimo Vito Galatolo, in relazione ai recenti progetti di attentato, proprio sulla realtà palermitana. Il dott. Lari ha diretto negli ultimi sei anni la procura di Caltanissetta in condizioni non agevoli, facendo tesoro anche di quella che è stata la sua esperienza del Consiglio Superiore della Magistratura. Lo ha fatto con la sobrietà e la fermezza che si richiede a chi va a ricoprire certi incarichi, dimostrata anche dalla sobrietà e dalla fermezza con cui hai condotto quest ultima indagine sui possibili attentati a Palermo. Ma questo dibattito rievoca anche vicende del passato. Se oggi ci si mettesse sull impervio pensiero del ribaltamento delle regole e o della introduzione in corsa di nuovi parametri più o meno determinati, aggirando titoli e esperienze attuali e consolidate nella direzione di importanti uffici, solo una opzione di ragionevolezza messa al servizio della collettività potrebbe risultare leggibile e comprensibile. Mi riferisco alla presenza di una esperienza specifica molto spiccata e attuale sulla criminalità mafiosa in grado di superare titoli oggettivi per di più consolidati nel tempo. In
passato tutto questo è stato oggetto della discussione nello storico caso Meli Falcone. C era da una parte l anzianità senza demerito di un presidente e dall altro c erano specifiche funzioni e notevoli risultati processuali ottenuti dall altro candidato che era Giovanni Falcone. Allora un opzione di ragionevolezza messa al servizio della collettività sarebbe risultata assolutamente comprensibile ad ognuno di noi. Dopo l ordinanza sentenza del primo maxi processo a Cosa Nostra, era chiaro a tutti chi meritava davvero la direzione dell Ufficio Istruzione. Un esperienza specifica spiccata che ha conseguito risultati processuali tangibili. Bene, neanche seguendo il filo di questo ragionamento, noi possiamo nel caso in esame adottare questa logica. Perché i dati oggettivi che abbiamo a disposizione ribaltano questo tipo di indicazione. L indicazione sui risultati processuali ottenuti con un esperienza specifica in una Procura distrettuale della Sicilia, li hanno ottenuti due candidati che sono attualmente Procuratori Distrettuali antimafia e non sono riscontrabili per un fatto oggettivo, non per un limite professionale, non sono riscontrabili nella terza posizione, cioè quella del dottore Lo Voi. Allora e ho veramente concluso, la nostra decisione di oggi peserà moltissimo sul senso e sul ruolo dell governo autonomo dei prossimi anni. Sentiamo spesso sia a livello associativo che a livello di opinione pubblica parlare dell importanza del rispetto delle regole, dell importanza di individuare delle decisioni comprensibili, leggibili, razionali, senza forzature. Bene se tutto questo è vero, e io credo che sia vero, oggi qui non si decide solo il Procuratore di Palermo, ma si decide il nostro ruolo: custodi delle regole e della ragionevolezza come voluto dal legislatore costituente, o meri custodi della forza dei numeri.