Promozione e progettazione dei Distretti tecnologici



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REGIONE TOSCANA Giunta Regionale Direzione Generale Competitività del sistema regionale e sviluppo delle competenze Area di coordinamento industria, artigianato, innovazione tecnologica Promozione e progettazione dei Distretti tecnologici documento operativo giugno 2011

1. Premessa Coerentemente con quanto indicato nel testo del PRS - Programma regionale di sviluppo - 2011-2015 di cui alla Delibera G.R. n. 257/2011 che ne approva l adozione e lo trasmette al Consiglio Regionale per l esame e l approvazione, il presente documento costituisce una proposta di lavoro finalizzata a mettere in luce elementi operativi utili ai fini della costituzione dei distretti tecnologici Dopo una ricognizione di sintesi dei distretti tecnologici in Toscana richiamati dalla delibera 183/2011 si mettono in luce le differenze che esistono tra poli di innovazione e distretti tecnologici, le indicazioni riportate nei documenti programmatici nazionali e gli step operativi per la costituzione dei distretti. Gli step operativi sono indicati anche alla luce delle altre esperienze regionali in materia di distretti, e tengono conto delle indicazioni del Miur sia nei documenti programmatici del PNR 2011-2013 che nei bandi PON 2007-2013, oltre che nella normativa di riferimento e più specificatamente del Decreto Ministeriale 593/2000 e ss.mm. e ii. 2. I distretti tecnologici in Toscana Tra i 24 distretti tecnologici che vengono richiamati generalmente, anche in alcuni documenti ufficiali, vi è quello oggetto di protocollo di intesa tra la Regione Toscana e il Miur, siglato in data 14 dicembre 2004, con l allora Ministro Moratti. L ipotesi di lavoro sul DT in origine è stata quella di non definire un ambito settoriale/territoriale, ma di ricondurre al tema dell ICT & Security, le tecnologie abilitanti per il sistema di impresa, rispetto ai seguenti assi industriali che sono stato oggetto di specifiche priorità nella Programmazione regionale (PRSE 2007-2010 e POR CReO Fesr 2007-2010). Al protocollo non vi è stato mai un seguito, per quanto la Regione Toscana lo abbia richiamato nei principali atti di programmazione (PRSE 2007-2010, POR CReO Fesr 2007-2013) e al settore abbia dedicato circa 35 Meuro. Con l avvio della nuova legislatura, la Giunta Regionale con delibera n.603/2010, decide di promuovere alla costituzione di 3 distretti tecnologici: > ICT e tecnologie delle telecomunicazioni > scienze della vita > tecnologie dei beni culturali Successivamente, nel quadro della promozione dei poli di innovazione, la Giunta Regionale individua 12 ambiti settoriali/tecnologici e dispone (delibera G.R. 1040/2010) che i Poli di innovazione dovranno confluire, partecipando anche alla fase di costituzione, all interno dei Distretti tecnologici, dei Distretti di livello regionale e dei Distretti ad alta tecnologia che saranno promossi dalla Regione Toscana, secondo specifici indirizzi che saranno successivamente adottati. - La Giunta Regionale ha individuato inoltre due ulteriori distretti regionali (delibera GR n.87/2011 e delibera GR 131/2011) 1) tecnologie delle energie rinnovabili; 2) tecnologie ferroviarie, l'alta velocità e la sicurezza delle reti.

Inoltre, la Giunta, al fine di razionalizzare e concentrare gli interventi, ha previsto: - la convergenza del Polo delle tecnologia della città sostenibile nel Distretto regionale delle tecnologie dei beni culturali, tenuto conto di una confluenza di tematiche, tecnologie ed applicazioni; - la convergenza dei Poli di innovazione, laddove coincidenti, nella forma di Distretti tecnologici. Nei casi in esame, per quanto riguarda 3 DT vi è coincidenza tematica con il Polo di innovazione (scienze della vita, ICT e energie rinnovabili) per i restanti due si ipotizza: a) la realizzazione di un DT denominato Tecnologie dei beni culturali e delle città sostenibile ; b) la concentrazione dei Polo di innovazione ai Settori della meccanica relativi alla componentistica e alla meccanica di precisione, e alla concentrazione specialistica del DT tecnologie ferroviarie. 3. Distretti Tecnologici e Poli di innovazione Alla luce delle indicazioni regionali in materia di distretti tecnologici ed ai riferimenti richiamati ai poli di innovazione è opportuno specificare gli elementi distintivi che sussistono tra Poli di innovazione e Distretti Tecnologici. Ai sensi della Disciplina comunitaria in materia di Aiuto di Stato a favore di Ricerca, Sviluppo e Innovazione (2006/C 323/01) i Poli di Innovazione sono riconosciuti come raggruppamenti di imprese indipendenti «start-up» innovatrici, piccole, medie e grandi imprese nonché organismi di ricerca attivi in un particolare settore o regione e destinati a stimolare l'attività innovativa incoraggiando l'interazione intensiva, l'uso in comune di installazioni e lo scambio di conoscenze ed esperienze, nonché contribuendo in maniera effettiva al trasferimento di tecnologie, alla messa in rete e alla diffusione delle informazioni tra le imprese che costituiscono il polo. Ai sensi di disposizioni nazionali, per Distretti tecnologici 1 si intendono aggregazioni su base territoriale di imprese, università ed istituzioni di ricerca guidate da uno specifico organo di governo focalizzate su un numero definito e delimitato di aree scientifico tecnologiche strategiche, idonee a sviluppare e consolidare la competitività dei territori di riferimento e raccordate con insediamenti di eccellenza esistenti in altre aree territoriali del paese 2 Le differenze maggiori che emergono attengono al fatto che: - i Poli si configurano come organizzazioni che erogano servizi ai soggetti che aderiscono al Polo stesso; soggetti che aderiscono al Polo condividono le istallazioni e concorrono 1 Nel PNR 2011-2013 sono chiamati Distretti ad alta tecnologia. 2 Una diversa ma complementare e non confliggente con la precedente definizione di DT è quella di cluster tecnologico: In un dato territorio, aggregazione di soggetti che realizzano attività ad alta intensità tecnologica, legate ad uno stesso territorio e ad un comparto industriale più o meno ampio: Centri di Ricerca, imprese, intermediari per l'innovazione ed il trasferimento tecnologico. Le politiche per lo sviluppo di cluster tecnologici mirano a creare una forma di coordinamento tra i soggetti, aumentando il vantaggio competitivo del territorio in una certa area tecnologica. [RIDITT]

all interazione intensiva, facilitando il trasferimento tecnologico e diffondendo le informazioni tra le imprese che costituiscono il polo; - le finalità dei distretti tecnologici sono quelle più ampie di concorrere allo sviluppo ed al coordinamento della competitività del territorio mediante attività di ricerca ed innovazione ed attraverso il governo delle attività di partnership tra imprese università ed istituzioni di ricerca relativamente ad uno specifico ambito tecnologico e di applicazione. In considerazione di quanto evidenziato precedentemente ed in considerazione delle delibere regionali in materia di poli di innovazione, in seno a questi ultimi si perfezionano i processi di trasferimento tecnologico e le dinamiche di qualificazione delle imprese principalmente mediante l erogazione e l acquisizione di servizi qualificati. L intensa interazione e lo scambio di conoscenza che si verifica all interno di un polo di innovazione ovviamente non preclude anzi facilità anche lo sviluppo di attività di R&S in partnership tra i membri che aderiscono al polo, ma di fatto costituisce una conseguenza ed un effetto indotto delle attività del Polo di Innovazione. I Distretti Tecnologici secondo l accezione del PNR 2011-2013 sono concepiti e nascono come luogo fisico di governo della ricerca industriale, relativamente a determinati ambiti tecnologici e o settoriali. In tal senso hanno come obiettivo principe quello di progettare congiuntamente attività integrate di R&S tra Imprese enti di ricerca ed università e in tal modo facilitare la competitività del territorio. All interno degli assett infrastrutturali del Distretto Tecnologico possono esistere intermediari dell innovazione e centri servizi specializzati capaci di erogare servizi qualificati alle imprese. La loro presenza e i loro servizi possono concorrere allo sviluppo ed al consolidamento del Distretto ma non rappresentano il core business del distretto. In particolar modo si sottolinea come il Miur valorizzi di fatto le attività di ricerca industriale ancor prima di quelle di sviluppo sperimentale, questo a significare come le attività del Distretto siano temporalmente più lontane dalle dinamiche di mercato ed attengano maggiormente alla fase di creazione della conoscenza. Gli elementi di sovrapposizione possono essere molteplici e laddove possa sussistere una coincidenza settoriale e di applicazione, è auspicabile evitare la duplicazione delle strutture e far confluire le due competenze in un medesimo assetto di governance. Di seguito le principali differenze tra Distretto Tecnologico e Poli di Innovazione: Obiettivi Distretti tecnologici Attività di R&S con ricadute territoriali Sostenibilità La sostenibilità è garantita nel medio/lungo periodo dal coinvolgimento di operatori finanziari ed investitori istituzionali che entrano nella governance del Distretto e sostituiscono la finanza pubblica Governance Rappresentativa di imprese ricerca ed istituzioni Attività progettuali Poli di innovazione Scambio di conoscenze, condivisione delle istallazioni e trasferimento tecnologico tra i soggetti che aderiscono al polo La sostenibilità è garantita nel medio periodo dalla gestione delle istallazioni e dalla erogazione/acquisizione di servizi qualificati alle imprese che aderiscono al polo. Rappresentativa delle imprese e degli attori che erogano servizi alle imprese Poche e grandi progettualità di Molte attività di acquisizione di

ricerca industriale servizi qualificati Ricadute Medio lungo periodo Breve medio periodo 4. I distretti tecnologici nel Piano Nazionale della Ricerca 2011-2013 Il tema distretti tecnologici ha ripreso corpo con l insediamento del Ministro Gelmini che ha dato vita ad un gruppo di lavoro nell aprile 2009 finalizzato alla definizione e ri-conoscimento dei distretti tecnologici. Le risultanze di tale gruppo di lavoro sono state ufficializzate con il Programma Nazionale della Ricerca 2011-2013, approvato dal CIPE il 23/03/2011, all interno del quale i DT (nel testo del documento si usa il termine distretti ad alta tecnologia ) rappresentano una delle principali infrastrutture del RSI per l interno sistema paese. Nel PNR 2005-2007 l obiettivo era stimolare un processo competitivo di creazione di poli di ricerca e di innovazione capaci di accelerare il processo di trasferimento tecnologico tra i vari attori del sistema nazionale dell innovazione. Il PNR 2005-2007 specificava che: - l iniziativa doveva nascere dalle regioni; - la proposta doveva essere accompagnata da uno studio di fattibilità; - doveva esistere coerenza delle scelte settoriali con le aree di interesse strategico individuate dal Governo; - ci doveva essere la partecipazione delle aziende leader nel settore, con radicamento territoriale nella regione; - nella regione ci dovevano essere centri di ricerca pubblica coerenti con il settore di interesse; - si doveva definire una struttura di governance responsabile del coordinamento del DT che garantisse la partecipazione dei vari stakeholder; - doveva essere presente un sistema di attori finanziari, strategici ai fini di start up e spin off; - si doveva definire l entità giuridica responsabile del coordinamento delle iniziative; - ci doveva essere una previsione a medio lungo termine dell auto sostenibilità del DT. Nel PNR 2011-2013 il Miur riprende le indicazioni riportate nel PNR 2005-2007 e definisce linee per il potenziamento e la riorganizzazione dei distretti tecnologici che confermano, precisano ed integrano le indicazioni dei precedenti PNR: - il DT deve operare in un ottica internazionale assicurando l acquisizione di conoscenze e tecnologie avanzate a livello globale ed il loro impatto locale sui territori di riferimento; - ogni DT deve operare in modo focalizzato su un numero definito e limitato di tematiche tecnologiche trasversali al fine di contribuire alla competitività del territorio di riferimento; - i DT vanno inseriti in reti nazionali ed internazionali di cui rappresentino i nodi territoriali; - i DT devono operare come agenzie operative a supporto delle politiche nazionali e regionali della ricerca e rappresentare l infrastruttura della ricerca nello specifico territorio; - i DT potranno avvalersi dello strumento delle piattaforme tecnologiche nazionali per collegarsi alle frontiere tecnologiche più avanzate; - il DT deve sapere attrarre capitali e finanza privata riducendo nel tempo la dipendenza dalla finanza pubblica in un ottica di crescente sostenibilità ed autonomia finanziaria; - il DT deve assumere una configurazione giuridica definita e vigilata dalle amministrazioni coinvolte con organi di valutazione indipendente con un organizzazione dedicata e risorse specificatamente assegnate.

Nel bando PON R&C 2007-2013 dello scorso Ottobre 2010 il MIUR ha invitato i soggetti attuatori dei Distretti Tecnologici del Mezzogiorno a presentare Piani di Sviluppo Strategico dell'aggregazione, di durata almeno quinquennale, unitamente a specifici progetti di ricerca, sviluppo e formazione, caratterizzati dal forte riferimento all'impiego di tecnologie abilitanti pervasive per consentire il raggiungimento dell'obiettivo specifico del PON R&C, la promozione del mutamento strutturale Parallelamente si finanziano studi di fattibilità per la creazione di nuovi Distretti per i quali sottoscrivere APQ, successivamente alla valutazione positiva delle candidature. La natura delle attività finanziate dal Miur è comunque prevalentemente caratterizzata dalla ricerca industriale in secondo luogo quella di sviluppo sperimentale; ad integrazione di queste concorrono quelle di formazione. La normativa di riferimento è il Decreto Ministeriale 593/2000 e ss.mm. e ii.. 5. Fasi operative per la costituzione degli assetti di governance Alla luce di quanto sopra ed ai fini della progettazione e successiva implementazione dei Distretti Tecnologici, i referenti di Distretto individuati dalle Direzioni Generali procedono alla convocazione dei soggetti istituzionali (università, centri di ricerca, centri servizi) impegnati nella costituzione dei poli di innovazione, agli altri soggetti interessati (parti economiche e sociali, ANCI e UPI) oltre che agli stakeholder rappresentativi dell ambito di riferimento ed avviano la fase di costituzione dei distretti nel rispetto delle Delibere G. R. n.630/2010, n.87/2011 e n. 137/2011. Ai fini della corretta progettazione ed implementazione dei Distretti Tecnologici, si deve definire: a) un programma strategico di sviluppo (PSS) che, a partire dalle fattibilità esistenti dei Poli di innovazione, 3 si configuri come un documento programmatico volto alla definizione degli obiettivi, delle tematiche specifiche e delle linee di azione per la costituzione, relativa messa in rete dei distretti tecnologici, delle attività che intende realizzare. Il PSS deve riferirsi al triennio 2012-2015. Il PSS è funzionale a dimostrare l autosostenibilità del distretto, valorizzare gli asset e le competenze degli aderenti al distretto, promuovere la cooperazione tra sistema della ricerca e imprese, favorire l attrazione di investimenti, promuovere intereventi e progetti di valorizzazione a favore del territorio e del proprio ambito di riferimento, coordinare l offerta di competenze degli attori della ricerca anche per il tramite delle reti nazionali ed internazionali. I punti di cui sopra devono trovare specifico dettaglio nelle seguenti sezioni: 1. condizioni e presupposti per la creazione del distretto: individuazione dello scenario di riferimento, logiche del distretto, obiettivi strategici, vincoli ed opportunità vocazione nazionale o internazionale del distretto, eventuali risorse regionali previste; 2. caratteristiche del sistema regionale della domanda ed offerta di ricerca ed innovazione in relazione alle tematiche del distretto: descrizione del quadro economico regionale favorevoli allo sviluppo del cluster di attività specializzato in determinate tecnologie, del sistema scientifico e di ricerca di riferimento; individuazione dei fabbisogni delle imprese operanti nell ambito locale in materia di innovazione; 3 Ad eccezione del Distretto Tecnologico Ferroviario, che non ha un Polo di innovazione di riferimento.

3. ipotesi aggregativa: individuazione dei principali attori pubblici e privati coinvolti nella costituzione del distretto; regolazione dei processi di collaborazione tra gli attori aggregati nel distretto; specificazione della governance che garantisca la partecipazione delle forze produttive, della ricerca e del territorio nella gestione e promozione delle attività di distretto 4. previsioni qualitative di impatto: identificazione degli interventi e delle ricadute tecnologiche che si ipotizza di realizzare favorendo soluzioni a problematiche di filiera/settore anche attraverso il potenziamento e l adesione a reti nazionali ed interregionali; 5. risorse finanziarie attivabili e disponibili; tipologie di interventi ed azioni nel campo della ricerca, trasferimento tecnologico, e formazione; predisposizione di uno schema organizzativo del distretto (integrabile successivamente dal Comitato di indirizzo tecnologico del distretto); b) un sistema di governance attraverso il quale, attori pubblici e privati, riconducibili ai settori di riferimento del distretto cooperino per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. In questa prospettiva la governance di distretto dovrà prevedere la presenza dei seguenti organismi 4 : - Presidente del distretto tecnologico: imprenditore di comprovata esperienza, nominato dal Comitato di indirizzo, tra le imprese aderenti al Distretto, d intesa con Presidente della Giunta Regionale; è responsabile del coordinamento delle attività del distretto, della predisposizione dei principali atti del distretto (piano di sviluppo strategico e relativi programmi di attività annuali), della rappresentanza e comunicazione all esterno, presiedendo il Comitato di indirizzo (nell ambito del quale, ai fini delle deliberazioni, il suo voto in caso di parità vale doppio). - Comitato di indirizzo tecnologico - predispone il programma strategico di sviluppo; - orienta la selezione delle indicazioni di priorità di ricerca ed innovazione all interno degli ambiti tecnologici di riferimento e secondo un orientamento applicativo (funzionale ai fabbisogni di innovazione del tessuto produttivo regionale); - traduce l analisi tecnico-scientifica ed economico-industriale rispetto alla frontiera della ricerca e delle piattaforme tecnologiche nazionali ed europee nei principali documenti di indirizzo del distretto; - valuta le richieste di collaborazione e la partecipazione a bandi di finanziamento, - monitora l avanzamento di attività, progetti e ricerche dei soggetti del distretto sia in termini di sviluppo tecnologico che di ricadute sulla competitività industriale regionale. Il Comitato di indirizzo tecnologico è composto dalle seguenti rappresentanze: - rappresentanze sistema della ricerca (università, cnr, istituti di ricerca pubblici): 1 rappresentante per ciascuna struttura aderente al distretto; (4 componenti) - gestore del polo di innovazione di riferimento (ad eccezione del distretto tecnologico dell industria ferroviaria): 1 rappresentante - rappresentanza del sistema delle imprese (4 componenti, designati dai livelli regionali delle organizzazioni) 4 Il Presidente del distretto rimane in attività per 3 anni ed è rinnovabile una sola volta. I membri del Comitato di indirizzo tecnologico per 2 anni e sono rinnovabili fino a 3 volte. In entrambi i casi non è prevista una remunerazione.

Il Comitato di indirizzo tecnologico, una volta costituito, può valutare la possibilità di integrare la propria composizione con altri soggetti strategici, in grado di contribuire allo sviluppo del distretto (es. fondazioni bancarie, istituzioni scientifiche, enti culturali, ecc.) che hanno aderito o che intendono aderire al Distretto. (max 3 componenti). Il Comitato di indirizzo è validamente costituito con la presenza della metà più 1 dei propri componenti. - Segreteria tecnica: gestore del polo di innovazione corrispondente (ad eccezione del distretto tecnologico dell industria ferroviaria), incaricato della gestione operativa delle attività del Presidente e del comitato di indirizzo. - Forum del distretto:costituito da tutti gli aderenti al Distretto e aperto alla partecipazione anche di altri soggetti interessati. Si riunisce almeno 2 volte l anno per un confronto su linee di attività del distretto,esamina lo stato di attività dei progetti, socializza i risultati e raccolta di proposte. Iter di implementazione dei Distretti Tecnologici I referenti designati da ciascuna DG sono chiamati ad adottare le modalità procedurali proprie per ciascun Distretto, in coerenza con il presente documento. In tal senso sono chiamati ad avviare le attività finalizzate alla costituzione dei Distretti garantendo il rispetto degli assetti minimi di governance descritti precedentemente. Gli organismi di governance e le modalità di funzionamento oltre che di rapporto con l ente regione saranno quindi comuni ai 5 Distretti L iter di implementazione dovrà quindi rispettare la tempistica che segue. - entro 10 gg. dalla data di approvazione della delibera di indirizzo GR il referente regionale di DT richiede alle varie componenti la designazione dei rappresentanti nel comitato di indirizzo. Si fa riferimento alle adesioni ai poli di innovazione di riferimento; per il DT Tecnologie ferroviarie il soggetto promotore è individuato in Pistoia Futura; - designazione dei componenti del Comitato di indirizzo tecnologico: entro 20 gg. dalla data di approvazione della delibera di indirizzo GR; - le designazioni sono raccolte dalla Segreteria tecnica (PistoiaFutura) e comunicate alla Regione; nel caso di mancata intesa tra le varie componenti, sarà la Giunta Regionale, sentite le parti, a procedere alla individuazione delle varie componenti; - il procedimento si intende concluso con la presa d atto, da parte della GR, dei componenti del Comitato di indirizzo, il quale si deve insediare entro e non oltre 10 gg. dalla data di adozione della delibera GR. - il Comitato di indirizzo tecnologico, d intesa con il Presidente della Giunta Regionale, nomina il Presidente del DT entro e non oltre i 20 gg, dalla data di insediamento - Il Distretto tecnologico si intende costituito con l insediamento del Comitato di indirizzo e la nomina del Presidente del DT. - La Giunta Regionale procederà alla presa d atto della costituzione del DT.

Il PSS viene adottato dal Comitato di indirizzo tecnologico entro 60 gg. dalla data di insediamento e trasmesso alla Giunta Regionale e alle Province e al Circondario Empolese Valdelsa. La Giunta Regionale, acquisito il parere delle Province e del Circondario Empolese Valdelsa in sede di specifico Tavolo composto da UPI, ANCI e la rappresentanza delle parti sociali, 5 può procedere a richiedere integrazioni e/o modificazioni al PSS al Comitato di indirizzo, il quale deve rispondere entro i 10 gg. successivi, Il PSS deve essere consuntivato annualmente (sulla base di programmi di attività annuali) e viene trasmesso entro il 30/3 alla Giunta Regionale per la sua valutazione. La DG Presidenza è designata per il controllo dell effettivo rispetto della tempistica da parte delle DG competenti del processo di implementazione. 5 Si fa riferimento alle parti sociali presenti al Tavolo di concertazione regionale (sindacati dei lavoratori)