Corso Allenatore Nazionale Bormio luglio 2009



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Transcript:

Lele Molin Corso Allenatore Nazionale Bormio luglio 2009 La figura dell Assistente Allenatore Questa non è una vera e propria lezione tecnica (almeno questa è la mia intenzione). ma un racconto della mia esperienza di Assistente Allenatore, quasi una mezza intervista, un mio racconto relativo ai compiti ed al ruolo di un Assistente in uno staff di una squadra di pallacanestro e nel mio caso specifico di una squadra di alto livello. Le mie esperienze che ho avuto di maturare con alcuni dei migliori allenatori in Europa ed alcune considerazioni che ho tratto da queste ricche, e fortunate per me, storie. Stamane avete incontrato Enrico Rocco che è un membro dello staff di Recalcati che vi ha mostrato il lavoro di scout, e della applicazione di una elevata tecnologia al gioco del basket. Strumenti che ormai siamo costretti ad utilizzare. Io sono invece un Assistente che ha difficoltà a convivere con le attuali tecnologie, La prendo, la uso ma per me la convivenza con essa non è facile. Ma l uso delle macchine (hardware e software) dai più semplici ed intuiti sistemi ad altri molto complessi, di per se non crea poi grandi difficoltà, tutti possono arrivare ad utilizzarli. Resta per me importante la sostanza, la qualità e le conoscenze di colui che usa questa tecnologia. Le considerazioni relative alla selezione di quanto gestito dalla tecnologie deve essere fatto in relazione alle nostre esigenze tattiche e tecniche. Altrimenti chiunque potrebbe fare dello scouting tecnico. Questo è il vero nostro ruolo: selezionare informazioni tramite strumenti che ci facilitano ed abbreviano il lavoro, informazioni da condividere poi con l intero staff tecnico e con i giocatori. Non lasciatevi impressionare dall impatto iniziale di queste nuove tecnologie, e non perdete di vista il nostro vero obiettivo. Io ho vissuto due fasi distinte del ruolo dell Assistente Allenatore: l Assistente cresciuto in casa ed utilizzato dal Capo Allenatore di turno e la seconda come parte integrate di uno staff. Spesso la carriera dell Assistente la possiamo leggere con differenti obiettivi: lo si fa per guadagnare esperienza per poi divenire o tentare di divenire un Head Coach; essere uno strumento del club, affiancandosi ad un Capo Allenatore che può cambiare di volta in volta, o, infine, come un supporto di esperienza ed un membro effettivo ed importante dello staff tecnico. Io ho vissuto la prima fase a Treviso dove sono stato molto fortunato ed ho avuto modo di lavorare con Obradovic, D Antoni, Bucchi la seconda fase la sto vivendo adesso con la mia attuale esperienza affianco ad Ettore Messina, che ormai dura da nove anni. Dove mi sono trovato a lavorare e convivere il basket in similitudine con il Capo Allenatore e dove vengo utilizzato per aiutare il Capo Allenatore a concretizzare il suo modo di concepire la pallacanestro. Mi sento ovviamente più gratificato in questa seconda vita di Assistente (senza offendere, anzi ringraziando la Benetton per le possibilità che mi ha dato in passato). È sempre più di più in giro per l Europa oggi si vede che a livello di Eurolega in ogni squadra ci sono un Capo Allenatore di grande carisma, affiancato da uno staff complesso e valido con un Assistente Allenatore di riferimento. 1

Questo perché in effetti entrare in un club e lasciare un impronta (cosa che molti dei capi allenatori vogliono fare) oggi richiede un lavoro a 360 gradi: lavorare con il club, con la squadra, ed è fondamentale avere uno staff che lavori in perfetta sintonia con il Capo. Ritengo che la figura dell Assistente è indiscutibilmente gratificata dal Capo Allenatore, questa è una legge. Se incontrate un Capo Allenatore che ha poca fiducia di un Assistente, i margini di lavoro per quest ultimo si ridurranno di molto; è il Capo Allenatore che stabilisce il peso e l importanza dell Assistente. Quindi è il Capo Allenatore che stabilisce se la squadra ti manca di rispetto o no, intervenendo direttamente. Quindi, se si incontra la persona sbagliata è difficile dire che ci sente gratificati a fare l Assistente. Io ho avuto la fortuna, con Ettore ma anche con gli altri allenatori di incontrare persone che mi hanno dato spazio e fiducia. Una cosa è importante a mio avviso nella relazione con il Capo Allenatore: spesso se non sempre bisogna avere equilibro nel non accettare tutto quello che lui dice e portare in modo assoluto le proprie idee, pensando che vengano automaticamente accettate dal Capo. Cosa intendo? Il Capo Allenatore ha una forte personalità e grande conoscenza e ci sono momenti della stagione dove possono esserci problemi e difficoltà allora il confronto con lui deve essere sempre costruttivo. Avere un equilibrio a presentarsi come controparte critica a ciò che dice il Capo Allenatore. Questo è importante poiché lui ha bisogno di questo. Non sei un valido aiuto se sei un signor si. Ma è altrettanto vero che talvolta risulta difficile fermarsi, perché penso che il ruolo dell Head Coach comporta non solo delle scelte razionali ma anche scelte che sente, soprattutto nei rapporti con i giocatori. Quindi, la difficoltà è quella di non invadere questa sua sfera che deve rimanere di sua esclusiva competenza. La nostra difficoltà ad un certo livello non è cosa fare, ma come i giocatori vanno sul campo e come concretizzano le nostre idee tecniche. Se loro non intendono le nostre idee, non avvertono le stesse cose di noi allenatori le cose verranno fatte male. Questo però è il terreno specifico del Capo Allenatore che tratta direttamente con quei giocatori che sono da guida per il nostro gioco. Allora se io Assistente devo offrire una alternativa, devo fare la parte dell avvocato del diavolo, devo contemporaneamente riuscire a mettere in luce le cose positive, ma poi fermarmi e dire: Capo se ritieni che questo sia valido per noi va bene. E questo non è sempre facile da fare. L esperienza che sto facendo in questa seconda fase della mia carriera di Assistente è più gratificante proprio per quanto ho detto adesso, perché comunico direttamente con il Capo con un feeling che è nato con il tempo, dopo esperienze ed esperienze, e che si basa sulla qualità del lavoro. Così si possono accettare meglio anche i momenti di confronto/scontro. Tutto il nostro lavoro, le nostre scelte non devono servire per confermare la nostra bravura personale, ma perché aiutano la squadra a giocare nel modo migliore. Poi scopriremo che stiamo sempre parlando delle stesse cose; fondamentali, clima ma prima di trovare le soluzioni migliori ci vuole tempo anche nel costruire il giusto clima di rapporto con il capo allenatore. 2

Altro aspetto che voglio evidenziarvi, partendo dalle mie ultime esperienze, è il rapporto che devo costruire quando si arriva in una struttura nuova con le altre persone dello staff tecnico e non solo. Se il Capo Allenatore viene subito accettato in quanto Re della situazione, per l Assistente non è così semplice o immediato. Come Assistente nuoco di una struttura già ben consolidato devo subito riuscire a cooperare con gli altri e riuscire a gestire in modo efficace i rapporti con gli altri Assistenti, con il preparatore fisico, con lo staff medico (che devo coordinare) il team manager. A fronte di indicazioni del Capo spesso all inizio ci sono dei miss understating e le domande non vengono portate direttamente al Capo ma al suo Assistente a me che vengo visto come uno di loro. Questo è un momento delicato, perché l Assistente deve tutelare sempre il suo Capo e deve cercare di aiutare queste altre persone a costruirsi un rapporto diretto con il Capo stesso. Medesimo discorso vale con i giocatori. Noi non siamo la spalla di tutti coloro che hanno problemi con il Capo. Devo essere un piccolo strumento di facilitazione nei rapporti tra staff e Capo Allenatore. Perché tutto deve funzionare al meglio ogni giorno Ed è anche il modo di lavorare che trasferisce il messaggio che tutti devono operarsi affinché la squadra possa dare il meglio ogni giorno, ogni allenamento, ogni gara. Ovviamente a fronte di azioni che bloccano il buon funzionamento dell intera macchina sarà poi il Capo Allenatore ad intervenire. Ricordatevi che la figura del preparatore fisico è esattamente valida come le altre. Oggi è una parte fondamentale dello staff. Molta della saluta fisica dell atleta, che determina il successo o no di una stagione, è legata alle qualità del lavoro del preparatore fisico. Oggi questo tecnico è una figura tra quella che era ieri ed un medico ed un Coach vero e proprio. Solo il continuo contatto tra Assistente e preparatore fisico crea la giusta sinergia. Saper chi si può allenare, se c è bisogno di riposo o di lavorare in modo più intenso. Anche gli altri assistenti devono capire che sei lì per aiutarli ad avere un ruolo nello staff. Non dicendo loro che cosa devono fare, ma ascoltandoli rispettando il loro pensiero che spesso è lontano dal nostro. Ma vanno sempre coinvolti in modo reale. Ultima parte, e non meno importante delle altre, del mio lavoro è il rapporto con i giocatori, con la squadra. Forse quella più piacevole perché siamo allenatori ed è bello vedere che le nostre idee, le idee dello staff tecnico vengono realizzate da loro rapidamente sul campo. Anche qui la cosa è delicata, i giocatori hanno poca capacità di autocritica e se possono fanno meno e pensano sempre di avere ragione. Il che non è giusto o sbagliato (anche i giocatori hanno le loro ragioni), ma è importante far capire loro qual è il senso della squadra, cosa noi ne pensiamo e io non devo essere visto come un confessore complice. Questo è delicato. Il giocatore ti può mettere in difficoltà come con un figlio con il triangolo figlio-padre-madre. Non dobbiamo scordarci le priorità della squadra rispettando il giocatore, riportandolo a capire il senso di squadra che vogliamo comunicare e che è prioritario su tutto. La squadra non è del Real Madrid o del CSKA, ma la squadra è quella dei giocatori. Noi esigiamo da loro molto ogni giorno, ma non è sufficiente solo questo, è fondamentale che loro sentano che quello che si fa e per raggiungere tutti un comune obiettivo. E questo talvolta è facile, talvolta non lo è affatto. 3

Il successo della squadra non dipende solo da come si difende sui blocchi, da come si attacca ma da come la squadra faccia la cosa migliore possibile sempre e questo non è un obiettivo solo del Coach, ma di tutto lo staff e dei giocatori. Tutti dobbiamo spingere nella stessa direzione. Ed è per questo che nella scelta dei giocatori cerchiamo prima delle persone eccellenti e poi dei buoni giocatori. Questo aspetto relazionale del lavoro dell Assistente Allenatore è molto importante ed è per me una esperienza che ti aiuta a crescere molto professionalmente e non solo. Ma ricordatevi che dobbiamo trovare il giusto posto nella squadra per essere un buon sostegno per tutti, andando incontro alla squadra utilizzando il nostro sapere cestistico per aiutare la squadra a fare il meglio possibile. Nella quotidianità questo non è facile perché ci si scontra spesso contro forti personalità. Le mansioni dell assistente allenatore Vediamo ora le mansioni dell Assistente Allenatore. Una grossa responsabilità l abbiamo sul lavoro individuale dei giocatori, tutti giocatori giovani e senior. Un lavoro individuale che deve essere finalizzato con i primi all apprendimento della tecnica individuale, con i secondi ad arrivare ad automatizzare i concetti del nostro sistema di gioco. Non c è esercizio di gioco dall uno contro uno al quattro contro quattro che sia lontano dal nostro gioco offensivo e difensivo. Dobbiamo applicare i fondamentali individuali nello sviluppo dei concetti di gioco. Quindi, il lavoro individuale non si estrapola dal lavoro di squadra ma ne è il supporto. E questo si fa fin dove le loro qualità fisiche lo consentono. Le altre due responsabilità dell assistente sono lo scouting degli avversari ed il rilievo statistico durante le partite. Il nostro scouting deve avere l obiettivo di informarci su tutto quello che fanno gli avversari, per poi poter portare all Head Coach tutte le indicazioni utili per la partita. È un attività di analisi di quello che fanno gli avversari. È una foto degli avversari. Sono io che indico quali e quante partite analizzare. Per esempio il giorno dopo la partita di Eurolega, Messina riceve l insieme delle informazioni per preparare la partita della domenica. Informazioni basate anche sulle ultime tre/quattro partite della squadra da affrontare. Se giochiamo da loro vediamo le loro ultime due partite casalinghe. Poi alcune partite per noi significative. Quelle dove troviamo soluzioni che altri allenatori hanno adottato giocando contro i nostri futuri avversari. Così da verificare cosa ha funzionato e cosa no contro quella squadra che stiamo per affrontare. Facciamo una piccola selezione di immagini per il Capo Allenatore per aiutarlo a decidere cosa fare anche confrontandosi con soluzioni adottate da altri. Questa selezione la faccio io in completa autonomia. Noi dopo la partita del giovedì consegniamo questo insieme di materiale ad Ettore il venerdì mattina., Questa è una prima parte del nostro lavoro. La seconda è il 4

trasferimento di queste informazioni ai giocatori. Far capire al massimo in due giornate ai nostri giocatori cosa fanno gli avversari. Certe volte avviene immediatamente, delle altre no. Il tutto si gioca nel selezionare una parte di video significativa. È importante trasmettere i punti chiave della partite che dobbiamo giocare. Quando nel meeting con la squadra diamo loro le informazioni, talvolta facciamo vedere un quarto intero di gara, qualche volta spezzoni più o meno lunghi, talvolta delle collezioni di clip di gioco. Importante è trasmettere ai giocatori i giusti ed utili messaggi. Poi la domenica o loro sono preparati, o è difficile cambiare durante la gara la strategia di gioco. È il lavoro che viene fatto prima che determina la maggior parte delle possibilità di vittoria. Quindi, è il lavoro di comunicazione l aspetto vincente, e tutto quello che prepariamo è in funzione di questo flusso verso e da parte dei nostri giocatori. I nostri video non durano mai più di 10 minuti; se ci sono pezzi di partita, se abbiamo solo clip mandiamo solo 5-6 minuti di immagini. Selezioniamo le cose più significative, perché non possiamo pretendere attenzione per molto tempo dai nostri giocatori quando si gioca ogni tre giorni. Vediamo le cose che ci consentono di richiamare le nostre regole difensive ma anche i nostri giochi offensivi. Dedichiamo, infatti, molta attenzione al nostro lavoro offensivo e quali difese ci troveremo davanti. Usiamo lo scouting per capire come attaccare gli avversari, analizzando i loro punti deboli difensivi, soprattutto quelli che vogliono nascondere. Tra la partita di Eurolega e quella di campionato di solito facciamo due sedute video prima degli allenamenti: la prima viene fatta su una parte di partita degli avversari ed una su delle brevi clip di gioco degli avversari. In entrambe le brevi riunioni pre allenamento (dove poi andiamo a lavorare su quanto detto nella riunione) parliamo di quello che fanno gli avverasi ed anche su quello che dobbiamo fare noi. Prima della partita abbiamo l ultima sessione video 4-5 minuti per rivedere come un flash le loro idee offensive. Il tutto per rendere consapevole la squadra di quello che deve fare, loro non devono eseguire ma agire in campo. Bisogna sempre vigilare sulle capacità di assorbimento dei giocatori che sarà alterna nel corso di una lunga stagione ma non deve mai scendere sotto un dato livello, rischio il pesante peggioramento delle nostre prestazioni in campo. Se vi rendete conto che le riunioni video stanno diventando una noiosa routine, allora è meglio saltarne qualcuna per poi ripartite, che continuare noiosamente a ripeterle. Si deve essere duttili. Questo ruolo di antenna delle riunioni deve essere svolto dall Assistente informando il Capo che è il caso forse di allentare la scadenza delle riunioni. Sempre avendo il senso delle cose, un banale buon senso. Ultima parte dello scouting è il flash back dell ultima partita giocata; su istruzione del Capo allenatore si montano delle brevi immagini che sottolineano quanto fatto in particolari situazioni tattiche. Anche qui massimo dieci clip per 4-5 minuti di immagini. Un lavoro a posteriori. Prima della partita più importanti forniamo ai giocatori dei DVD individualizzati, con le caratteristiche individuali degli avversari. Ma quello che è importante è che devono sapere che loro sono ben informati sugli avversari. I giocatori si devono focalizzare sui punti chiave che noi evidenziamo loro. Sapere tutto degli avversari non è possibile ovviamente. Quindi si deve trovare anche qui un equilibrio tra quantità/qualità delle informazioni, tempo e pesantezza nella testa dei giocatori. Loro devono sapere quello realmente utile. Spesso si esagera in un verso (troppe informazioni) o nell altro (poche informazioni, 5

ipotizzando erroneamente di sapere già tutto degli avversari). Mai dare per scontato nulla! Questo può trasmettere delle errate certezze ai giocatori. La visione globale dei problemi che dobbiamo affrontare ci deve fornire le soluzioni particolari, ma il tutto va trasmesso in modo chiaro ai giocatori. Mi chiedete se ho voglio di tornare a fare il capo allenatore; penso che per come sono io questo è il mio miglior lavoro che posso fare. Forse sono nato Assistente Allenatore. Non mi sento sminuito ma uno strumento per aiutare il team a dare il meglio. Lo farai anche con un capo allenatore più giovane di me. È il mio modo di vedere la nostra professione. Ricordatevi che per il nostro mestiere e non solo quindi per lo scouting l aggiornamento, il continuo arricchimento delle proprie informazioni è fondamentale. Non fermatevi mai, non cadete negli errori della routine. 6