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Narrando vol. 1

Narrando... vol. 1

Indice I Una finestra sul passato... pag. 8 di Ahzrarn estratto dalla quest [Unicorno] Verso il mare...» 16 di Bèneal estratto dalla quest [Incontri - Ricordi] I quattro stadi della consapevolezza...» 19 di Boda estratto dalla quest [Tela di Ragno] Cronache...» 29 di Iluvë-Kelu-Lûm racconto libero Danza di Sole ke Nasce...» 41 di Eurk e Misty estratto dalla quest [Sublimazione e Vendetta] Sublimazione...» 46 di Eurk e Misty estratto dalla quest [Sublimazione e Vendetta] L ultima fuga...» 52 di Everdark estratto dalla quest [Soldati] Mi hanno dato due ore...» 55 di Lenna estratto dalla quest [Scelte - I Coltelli] Nuova vita...» 57 di Minokin estratto dalla quest [Tela di Ragno] Risveglio...» 60 di Minokin estratto dalla quest [Tela di Ragno] Strane melodie...» 67 di Misty e Kaeel racconto libero [Locanda del Destino] Ricordi...» 72 di Misty estratto dalla quest [Unicorno] Ama!...» 75 di Kilian racconto libero L altro lato della medaglia...» 77 di Meister racconto libero Il secondo scontro ha inizio...» 79 di Kilian estratto dalla quest [Unicorno] Gli occhi di Agathor...» 82 di Kilian estratto dalla quest [Unicorno] 7

Una finestra sul passato di Ahzrarn Ahzrarn è da poco stato trasferito su Alar dal suo mondo a causa di una maledizione scagliatagli addosso dai Guardiani degli Elementi per aver fallito una delle prove determinanti del rituale degli Uhndrashi. Viene salvato da Uhlume, un uomo misterioso dalla carnagione scura che gli ha offerto di viaggiare insieme a causa di un amnesia che Ahzrarn sta sperimentando. I due si sono ora fermati in un piccolo villaggio appena a sud della Grande Distesa di Althour; mentre Uhlume dialoga con lo sciamano, Ahzrarn sta assistendo ad una danza rituale. Il tutto è all interno di un ricordo che si riaffaccia nella memoria di Ahzrarn, mentre sta per commettere il sacrificio necessario per provare la sua lealtà a Kalaham, un demone che infesta la palude di Draw Hove. Il resto della storia fa parte della saga Unicorno. Decine di corpi nudi, vestiti solamente di un corto cingi lombi di pelliccia, stavano danzando attorno ad un ruggente ed immenso fuoco, le espressioni contratte in una smorfia di concentrazione e fervore. Uomini dai muscoli lucenti di sudore, coperti da un complicato intreccio di tatuaggi, compivano spettacolari salti mortali attraverso le fiamme, senza la minima esitazione; totalmente persi nel ritmo travolgente dei tamburi. Donne dai lunghi capelli neri, danzavano sensualmente scuotendo il bacino e i lombi, anch esse muovendosi ritmicamente al suono cupo e sordo. Il grande falò scoppiettava allegramente, mandando centinaia di ardenti braci a volteggiare nell aria pungente. Trasportato dalle onde sonore e dai fumi narcotizzanti che si spandevano da decine di bracieri posti intorno al falò, Ahzrarn si alzò e cominciò a danzare selvaggiamente insieme agli abitanti del villaggio, dimenticando ogni cosa, fondendo la propria mente nell atmosfera dal sapore onirico di quella sera. Uhlume, avvolto in una macchia di oscurità, contemplava pensoso il giovane ormai mescolato ai ritualisti. Seduto di fianco a lui, lo sciamano fissava sereno in direzione del falò, beandosi dell energia spirituale che veniva sviluppata da quella rappresentazione di fede. - Shenar, cosa percepisci? Il mistico piantò gli occhi vecchi e stanchi in quelli di Uhlume, sormontati da un paio di candide sopracciglia, le quali ne enfatizzavano la profondità dello sguardo. 8

- Remoti sono i tempi nei quali si perdono le radici della sua storia, Maestro, un epoca passata e ormai dimenticata, quando ancora la vasta creazione era dominata dal caos primordiale. Il caos... corpi senza forma che cozzano uno contro l altro nel vuoto siderale. - La sua anima è così antica? rispose con voce atona l uomo. - Vari fili del Karma si intrecciano in lui, egli non è una vita sola per un unica anima, egli è una vita divisa in due destini... Lo sciamano prese da terra un bastone cavo, munito di un fornello all estremità e carico di foglie essiccate al sole. Lentamente, scandì una frase in una lingua arcana, al termine della quale, il fornello si fece rosso e ardente. Placidamente, il vecchio mistico aspirò una lunga boccata, spandendo poi lo spesso ed aspro fumo nell aria. - Egli non è di questo creato, lotte in seno all equilibrio precario del suo mondo lo hanno bandito, forse per sempre, dalle sue terre natali. Uhlume gettò uno sguardo distratto ad Ahzrarn, sempre immerso nella magica danza rituale. - Sento di non poter esercitare la mia influenza su quell essere. Quale che sia il suo destino, il luogo del suo riposo eterno non si trova qui. Disse Uhlume a voce bassa. Il vecchio sacerdote tribale aspirò un altra boccata dal bastone ardente. - Confuso e pericoloso è il suo tragitto, oscurati dalle menzogne saranno i suoi occhi, grandi saranno le sue sofferenze... le prove di una vita vissuta due volte... Uhlume chiuse gli occhi, fondendo la propria mente con la notte. - Quale legame lo mantiene qui? Lo stregone depose il suo bastone e fissò per un momento il grande fuoco, smarrendosi per un attimo tra le sue fiamme. - Una grave colpa grava sulla sua anima, ciclo di secoli e secoli di incarnazioni insieme ad altri fratelli... Lo spirito vacante ha trovato un guscio di carne in lui, al momento del suo passaggio tra le due dimensioni. Il vecchio mistico fece una pausa significativa. - Ora vivrà ricordando e dimenticando eventi che furono, intrecciando i tenui e sottili legami presenti nei due passati, Uhndrashi in uno e Rosa nell altro. Pericolosa è la mescolanza delle due esistenze, s impone una scelta. Uhlume riaprì gli occhi e volse nuovamente lo sguardo sul giovane, studiandolo. - Dimmi, Shenar, esiste una soluzione? - Una scelta è necessaria: Rosa o Uhndrashi? Così come vita e morte si rincorrono e non si incontrano che per un misero e intenso attimo, così le due sue esistenze dovranno divenire, sorelle gemelle senza alcuna consapevolezza dell esistenza dell altra. Uhlume si chiuse in un silenzio riflessivo e meditabondo. Lo sciamano, chiuse gli occhi ed entrò in comunione con la Natura, mentre il rituale arrivava al culmine della potenza spirituale. 9

- Uomo... non è forse la Morte stessa a decidere della tua Vita? Destino beffardo, conduci un gioco crudele su questo giovane, sospendendolo in bilico fra due esistenze. - La scelta è compiuta, dunque, solo colui che porta il fardello di una vita intensa può decidere quali sofferenze affrontare in attesa della sua inevitabile ed ineluttabile Ora... - La mia guida mi ha donato un ultima illuminazione, Signore dell Eternità. Presto giungerà il momento della mia partenza dal mondo dei vivi verso il tuo reame, mio signore. Attenderò con serenità questo momento, intensa è stata la mia vita, pieno di ricordi e senza rimpianti mi appresto a varcare le soglie per l ultimo viaggio della mia stanca anima. Uhlume annuì maestosamente, un espressione di calore che gli inumidiva gli occhi color dell ossidiana. - Ci vedremo presto, custode di segreti dimenticati. Detto questo, l imponente Uhlume si alzò da terra e, a passi lenti e misurati, uscì dalla macchia scura che avvolgeva come un manto il corpo dello sciamano. Proprio nel culmine del rito, Ahzrarn si era sentito come richiamato alla realtà, come se venisse strappato dal mondo onirico che stava attraversando, smarrito nell estasi del ballo. Aveva sentito la voce del vecchio sciamano sussurrargli qualcosa, mentre riprendeva consapevolezza del suo corpo e della sua mente, tornando a essere un individuo singolo e non l unione di molti che provavano una sensazione comune. Si era sentito osservato alle spalle, studiato, sviscerato e messo a nudo. Una sensazione che lo aveva messo a disagio immediatamente, perciò si era voltato per scoprire l origine di quello sguardo, incontrando le iridi color ossidiana di Uhlume. Una luce diversa dalla solita spensieratezza animava gli espressivi e penetranti occhi, enfatizzati dalle bianche sopracciglia; era come se, di colpo, il calore umano che vi aveva visto quando li aveva scorti la prima volta, fosse stato aspirato via del tutto, lasciando solo una cinica indifferenza. Il giovane, ancora immobile in mezzo alla calca, sentì il desiderio di avvicinarsi a quello strano uomo, nonostante avvertisse la gelida morsa della paura nello stomaco, urlandogli di voltarsi e fuggire. Non lo fece, si sentiva attratto dall imponente figuro, quindi, lentamente, mosse i primi passi in sua direzione. Agitato, Ahzrarn arrivò dirimpetto all uomo dalla pelle color ebano e si fermò. Con un improvviso scatto, sempre senza togliere gli occhi da quelli del giovane, Uhlume lo avvolse nello spesso mantello nero....il silenzio... La sensazione di planare dolcemente verso il basso, sospinto da un venticello caldo e rassicurante....affondo... nella notte... 10

Scivolava sempre più in basso, cullandosi nella morbidezza del mantello spesso e accogliente che lo copriva del tutto....shhhhh... - Luce... mormorò il giovane, sdraiato sulla nuda roccia, aprendo gli occhi. Si trovava su un immenso pianoro roccioso spazzato da un vento desertico, carico di sabbia grigiastra. Si alzò lentamente, volgendo lo sguardo al cielo. - Polvere? Al posto del cielo e del sole vi era una distesa di polvere grigia, compatta, dall aspetto solido. - Che fine ha fatto la festa? Il ricordo del mantello morbido e caldo dell uomo quietò la sua crescente agitazione, facendolo rimanere lucido. Calma... da quando sono giunto in questo mondo me ne sono già successe di tutti i colori, ma questa le supera tutte! pensò, iniziando a passeggiare nervosamente sulla roccia brunastra; una folata di vento gli sbatté in faccia una miriade di granelli di sabbia grigia, costringendolo a socchiudere gli occhi e a voltarsi. Imprecando, si terse il viso con il dorso della mano, poi se la pulì sulla strana tunica color azzurrino pallido che lo Spirito dei Ghiacci gli aveva donato per sopravvivere al freddo della valle nella quale si era risvegliato. I miei poteri... chissà se posso appellarmi ad un Elemento? Ahzrarn chiuse gli occhi e stese le braccia lungo i fianchi, poi, si lasciò scivolare lentamente al suolo, stendendovisi, la mente rivolta dentro a se stesso, cercando di visualizzare la propria scintilla vitale. Una luce color turchese pulsava nel profondo della sua anima, gettando una sfumatura blu oltremare su di una rosa nera, fiorita. Il ricordo di quel fiore fece vacillare la sua concentrazione, spezzando la ragnatela di energie che stava intessendo intorno a sé, alla ricerca di una fonte elementale. - Comprendi, Figlio della Vita, la mia incertezza nei tuoi confronti? La voce di Uhlume, gelida quanto l acqua di sorgente, raggiunse le sue orecchie, facendolo sobbalzare. Acqua della stessa tonalità della luce vista nel suo viaggio introspettivo gli lambiva le caviglie sommergendole ritmicamente. Sorpreso, Ahzrarn si rese conto di trovarsi disteso in una spiaggia di ghiaia, di fronte a sé, un immenso oceano si perdeva nell orizzonte. - Ma dov è? In risposta al suo pensiero, Uhlume apparve di fronte a lui, il lungo mantello nero che danzava nel vento scopriva completamente la corazza di cuoio dalle tonalità del viola e dell oro, colori regali e ridicoli, comuni a dèi e giullari. Nella mano sinistra, stringeva la sua grossa mazza animata da una luce caleidoscopica. Fu una visione che tolse il respiro ad Ahzrarn: mai aveva visto una simile maestosità, sembrava quasi che l intero universo trattenesse il fiato, in sua presenza. 11

Goffamente, il giovane si alzò in piedi, ma le gambe gli cedettero, facendolo cadere in ginocchio. - D... dove siamo? chiese con voce esitante e rotta dall emozione, dopo aver trovato finalmente la forza di proferir parola di fronte alla temibile figura. - Nel mio Regno, fu la risposta. Le labbra non si sono mosse, eppure lui ha risposto... sembra che questo luogo sia parte del suo essere... - Chi sei? disse Ahzrarn, riprendendosi dallo shock iniziale. - Sono la Fine. Qualcosa di freddo e viscido stava risalendo lungo la spina dorsale del ragazzo, bloccandogli i muscoli. L imperiosa voce proseguì - Ahzrarn Vom Vazdru. Sentendo il proprio nome pronunciato con tanta maestosità, il giovane ritrovò parte della propria baldanza. Il ragazzo si levò in piedi, sfidando Uhlume. - Perché sono qui? chiese con voce dura. - Devi scegliere la strada che ti condurrà alla morte. La voce aveva un tono di distaccato disinteresse, un tono che Ahzrarn giudicò terrificante. Quali esseri potevano parlare con tale indifferenza della morte senza subirne le implicazioni? Solo coloro che non ne sono soggetti fu la prima risposta che gli venne in mente. Oppure... Un pensiero sconvolgente stava facendosi strada nel cervello del ragazzo, un pensiero che poteva condurlo alla follia. E se fosse...? Scosse la testa con violenza, volendo cacciare quell assurdità No, non è possibile, assolutamente... eppure... Ahzrarn fissò Uhlume, con la tacita domanda negli occhi. - Azrael è il mio nome; un tempo fui Aceldama; Uriel, per taluni; menestrelli e bardi cantano anche di me, l Angelo della Notte Eterna, il Triste Mietitore... La voce rimase in sospeso, vibrando. -...la Morte, colui che sono. Ebbe l effetto di un maglio scagliato a potenza inverosimile dritto in fronte ad Ahzrarn, la testa iniziò a vorticargli furiosamente, esplosioni di colori lo accecavano, stordendolo. Cadde a terra con le mani avanti, poi ebbe un conato e vomitò bile, essendo digiuno; l aspro e mefitico sapore lo riportò alla realtà, una realtà da cui avrebbe voluto fuggire. 12

- La Morte!!! La Morte mi ha portato con sé! - Vazdru, non sei qui per vagare nel Giardino Eterno. Ahzrarn alzò la testa, fissando Uhlume negli occhi. - Rosa o Uhndrashi? Scegli, affinché il percorso che ti porterà al mio cospetto sia chiaro ai miei occhi! La voce divenne dolce, come quella di un padre che parla al proprio figlio. - Cucciolo di uomo, la Morte stessa ti concede la facoltà di decidere la tua Vita, il Destino così ha decretato. - Ma come posso scegliere se non ne conosco i rischi? Il tono divenne tagliente come la lama di un rasoio. - Qualunque sia la tua scelta, io ti avrò. Ahzrarn sussultò. - Quanto tempo ho per scegliere? - Il sole galoppa verso i confini del mondo, apprestandosi a sorgere nel mondo degli uomini. Affrettati: la luna è mia compagna e amante e grazie ad essa posso lasciarti sospeso fra me e la mia gemella; ma quando il primo raggio di sole illuminerà il tuo corpo, ogni tuo respiro diverrà un rantolo e uno spasmo e allora ci incontreremo, figlio mio; sarai Figlio della Morte. Parole che mozzarono il respiro ad Ahzrarn. - Osserva, vivente, quale destino si appresta a ghermire il tuo corpo, spogliando la tua anima... Uhlume indicò il soffitto di polvere con la grossa mazza. -...esseri viventi che si riuniranno finalmente in un lungo abbraccio, le differenze che li avevano allontanati da vivi, qui perdono significato. Vi era una strana pace interiore in Ahzrarn, non aveva più paura, la mente si spianò, concedendogli di pensare al massimo della sua lucidità, quasi non fosse parte della decisione che stava per prendere... una scelta che avrebbe influenzato la sua intera vita appena agli inizi. - È forse questo, il segreto della Morte? Quali distrazioni possono occupare la mia mente, ben sapendo che nella Morte non vi è differenza fra vincitori e vinti, fra nobili e reietti? La voce profonda e cavernosa disse: - Se tu vivi in attesa della morte, per cosa muori in attesa della vita? - Si... io vivo in attesa di morire, ma se nella morte non ci sono valori per cosa combatto? - Vivi... - Vivo... vivo per morire, muoio per cosa? - Morire per vivere? - Morire per aspettare di vivere? - Muori... 13

- Morire... morire per concludere la mia vita, per riposare dopo aver combattuto e vinto... - Attendi... - Attendere... che cosa attendo dalla morte alla vita? Che cosa attendo dalla vita alla morte? - L ideale... L IDEALE! - Vivo in attesa di morire e la mia vita muore attendendo la vita che l ideale mi può donare... - Ma questo può voler dire che la Morte... - Scegli! L alba chiede il diritto di regnare sulla terra. Ahzrarn strinse gli occhi, riducendoli a due fessure: aveva preso la sua decisione. - Scelgo l oblio... Uhlume agganciò la mazza dietro la schiena e si mise a braccia conserte, fissandolo. - Voglio poter costruire il mio destino scelta per scelta, giorno per giorno, combattendo con il fato... nessuna strada voglio preclusa, né Rosa né Uhndrashi, sarà la mia Vita a decidere quale Morte mi condurrà a te, Padre. Ahzrarn s inginocchiò al cospetto di Uhlume, onorandolo come ogni Elemento onora il proprio opposto, offrendogli la propria anima. - La Morte ti è testimone, Ahzrarn Vom Vazdru, nessuna tavoletta del destino verrà scolpita con il titolo d Uhndrashi, nessuna pelle di agnello recherà scritto Rosa innanzi al tuo nome. Il giovane si sentì stringere alla bocca dello stomaco, la solennità di quelle parole lo aveva colpito nell intimo, scolpendole nella sua anima. - Viaggerai ancora con me, nel mondo degli uomini, laddove il filo del tuo destino s intreccia con quello della Rosa? Ahzrarn rimase sorpreso dalla domanda, effettivamente si stava chiedendo che cosa ci facesse la Morte in giro per il mondo degli uomini, sotto mentite spoglie. - Si... ma... non riuscirò a dimenticare quanto è successo qui... mi ha sconvolto troppo. Confessò il giovane. - Non avrai memoria di me, né della tua scelta. La Morte non è data a comprendere ai vivi, fino a quando calcherai il mondo di carne e sangue, il nostro incontro verrà obliato dalla tua mente. Ahzrarn fece per rispondere, ma la voce imperiosa di Uhlume lo interruppe: - Se rimembrerai ciò che quivi hai veduto, vorrà dire che la Morte starà sfiorandoti... Accadrà, giovane uomo, accadrà quando la tua vita sarà prossima al termine, quando troverai finalmente la risposta... Ahzrarn annuì, non sapendo più cosa chiedere al regale figuro posto di fronte a sé. 14

- Vieni a me ora, torneremo nel mondo a cui appartieni e nel quale io sono un semplice osservatore. Il ragazzo si avvicinò al possente corpo di Uhlume, il quale lo avvolse nel suo mantello. Il soffio del Vento Eterno... Lo sciabordio del Mare delle Anime......Il Regno dei Morti. 15

Verso il Mare di Bèneal In una torrida mattina di Lysida, di un tempo perduto nella memoria, una ragazzina di stirpe elfica esaminava il corso del fiume Morgon. Sostò un poco incerta sul da farsi, poi aiutandosi col tacco sfilò gli stivali che abbandonò sull erba, rivoltò i pantaloni alla bene e meglio e si sedette sulla riva sfiorando con i piedi la superficie. Distrattamente iniziò a tuffare le punte sollevando spruzzi e minuscole perle d acqua le bagnarono le caviglie. Quel giorno Neàniel aveva ricevuto visite, un giovane gnomo di Upr-Cormr che chiedeva di essere introdotto nella società druidica. - Non vorrei che ti annoiassi piccola mia. La solita goffa scusa con cui la allontanava quando doveva discutere di faccende riservate. Bèneal aveva ormai concluso che per quanto accorte fossero le sue manovre non sarebbe riuscita ad origliare di nascosto perché sempre il druido la sorprendeva chiedendole se avesse smarrito la via o se fosse inciampata nello stelo di un fiore. Sbuffando si incamminò ma prima di sparire tra gli alberi rivolse un ultima torva occhiata all incomodo ospite: non tollerava che perfetti sconosciuti condividessero con Neàniel una sfera che a lei era preclusa. Vi era una precisa armonia nelle loro giornate, una dedizione reciproca che nessun altro avrebbe compreso. Quel vecchio, dagli occhi vivi come braci e dalla barba grigia come un passato sbiadito, era l unica persona che abitasse il cuore dell elfa, per lui nutriva un affetto innocente e possessivo come spesso accade a chi abbia disimparato i sentimenti. Ciaf... Ciaf... Bèneal giocava con i piedi nel fiume, la mente acerba intenta a rimuginare, quando un confuso allarme pizzicò i suoi sensi, percepì correnti inquiete di cui, suo malgrado, temeva di conoscere la causa. Seguì in trasparenza la pinna argentea di un luccio che guizzava incalzato dal Terrore stesso e la rabbia che ne seguì la fece scalciare sull acqua, inzuppando il fondo dei calzoni. Svelta la ragazzina si alzò in piedi e sistemò i vestiti, lo sguardo vagava intorno come in cerca di un ispirazione finché baluginò di piacere posandosi su una ninfea bianca appena sbocciata. La colse con le dita sottili e, specchiandosi nella superficie del fiume, la appuntò a destra tra le ciocche rosse, sorridendo compiaciuta alla sua immagine riflessa. Ci volle poco per risalire la corrente, seguendola lungo la sponda, pochi nervosi minuti durante i quali la sua mente ribollì di rabbia. Giunse alla meta nell attimo preciso in cui la fiocina calò sul fondo, la vide risalire accompagnata dagli ultimi spasmi della preda e vide le squame bril- 16

lare sotto il sole del mattino. I pugni si contrassero spingendo le unghie nella carne fino a farle male - Quanto sono disgustosi gli uomini pensò ma si costrinse a mantenere la calma per la buona riuscita della sua piccola recita. Inspirando a fondo si avvicinò all inconsapevole spettatore, studiandolo per capire con chi avrebbe avuto a che fare e fino a che punto si sarebbe potuta spingere. Per fortuna era solo un ragazzetto, forse appena più grande di lei se si fossero rapportati gli anni elfici con quelli umani. Ridacchiava eccitato per la gloriosa impresa, con un espressione ebete impressa sul viso. - Oh! Bèneal si sforzò di modulare nella voce un finto stupore. - Sei stato rapidissimo, disse mentre avanzava verso di lui. Il ragazzo sollevò lo sguardo dal suo trofeo e si ritrovò davanti una graziosa elfa che gli sorrideva ammirata. Per una volta Tyr doveva essersi ricordato di lui perché era davvero la sua giornata fortunata! O se non altro questi furono i suoi ingenui pensieri. Bèneal piegò il capo da un lato, arrotolando una ciocca di capelli intorno alle dita. Il ragazzetto la fissava senza reagire, strofinando le mani contro la casacca per asciugare il sudore, lentamente come ipnotizzato dall elfa e dai suoi grandi occhi grigi. Non era difficile supporre che per la prima volta una qualsiasi creatura femminile si stesse interessando a lui. - C... Ciao, balbettò deglutendo a fatica quando lei era ormai a pochi passi. Un evidente stato di confusione gli impediva frasi appena più articolate, tutto ciò che riuscì a fare quando la ragazza gli fu davanti fu allungare una timida mano verso la ninfea che le adornava i capelli. Solo quando sentì la seta dei petali sotto la pelle ruvida il giovane parve ridestarsi e si ritrasse pentito, abbassando lo sguardo sull erba umida su cui giaceva l arpione che, chissà quando, gli era scivolato dalle mani. - Scusami, disse grattandosi la nuca imbarazzato, gli occhi ancora bassi. Bèneal gli sollevò il mento con l indice costringendolo a guardarla dritta in viso, lo sentì tremare sotto il suo tocco lieve. Poi indicò il pesce morente e gli chiese con un sorriso, stavolta più inespressivo: - È stato divertente? - Per la barba di Tyr! Sì che è divertente! Ma bisogna avere dei bei riflessi... esclamò il giovane non lasciandosi sfuggire una facile occasione di vanto. L elfa era così bella, il suo corpo così vicino che gli sembrava di non capire più nulla, senza contare la vena sulla tempia che aveva iniziato a pulsargli forte per l eccitazione. D un tratto gli venne un idea, un poco sfacciata doveva ammetterlo, ma che lo fece sentire piacevolmente furbo: - Potrei insegnarti... Forse, in quella giornata voluta per lui dagli dèi, si sarebbe sentito davvero un vincente, fino in fondo. L elfa, curiosamente, lo squadrò dall alto in basso e senza apparente ragione scoppiò in una lunga rumorosa irritante risata... possibile che stesse ridendo di lui? 17

Lo sguardo del ragazzo si fece accigliato: - Cos hai da ridere...? A dispetto delle intenzioni non riuscì a conferire a quelle parole un tono di domanda, tanto incerta e confusa suonava la sua voce. Ma la risata non accennava a cessare - Cos hai d... stavolta le parole gli si strozzarono in gola, estinguendosi in un rantolo stupito. Qualcosa gli premeva tra le gambe, qualcosa di appuntito che l elfa aveva estratto dal fianco con un gesto fulmineo. Mentre chinava il capo una goccia di sudore gli scivolò lungo la fronte, accompagnata da un tremito. Vide un falcetto, di quelli in uso tra i contadini ma più maneggevole e affilato, la mano di lei teneva inclinata l impugnatura, pronta a conficcare nel pube la lama ricurva come un amo strattonato da una lenza. - Insegnarmi? Credi ancora di potermi insegnare? Quando lo sguardo del ragazzo incrociò nuovamente il suo, Bèneal non rideva più limitandosi a fissarlo con disprezzo. Aumentò la pressione del falcetto per far indietreggiare il suo avversario il quale, per evitare il contatto con la lama, fu costretto ad allargare le gambe più che poté assumendo un andatura grottesca. Solo allora l elfa si decise a porre termine alla sua piccola, innocente vendetta e con la mano che le restava libera spinse in avanti il ragazzetto facendolo cadere all indietro nel fiume. Questi annaspò sconvolto ingoiando parecchia acqua finché ritrovò l equilibrio e si rimise in piedi. Della diabolica ragazzina non rimaneva traccia. 18

I quattro stadi della consapevolezza by Boda PARTE I Stadio 1...la perdita del sè... Un singolo istante dilatato nel tempo in maniera incredibile. Trascorse pochissimo tempo, e poi il bardo si ritrovò accasciato al suolo dopo aver sentito il morso sul collo di Gregorius. Si sentiva svuotato, nudo e vulnerabile come non mai. E stava lì, rannicchiato al suolo, posizione fetale, impossibilitato in ogni movimento. Diventava faticoso anche pensare. Sentiva i suoi occhi muoversi frenetici, a scatti, scrutando verso l alto. Visti dal basso del nudo pavimento, Fraserh e Gregorius parevano enormi, mastodontici. Sorridevano, tutto doveva essere andato a buon fine. Ma tutto... cosa? Istintivamente portò le mani giunte sul petto, aveva freddo. Troppo freddo. Una sensazione di refrigerio che intorpidiva i suoi arti, che lo lasciava senza respiro. Tentò di mettersi in piedi, ma riuscì soltanto a sgranchirsi per un istante le dita delle mani che erano attraversate da un formicolio persistente e insopportabile. Era certo, stava morendo. O forse in lui stava morendo soltanto la parte razionale, stava perdendo la consapevolezza di essere vivo, stava perdendo il nucleo della vita. I due incrociarono le braccia sul petto, non parevano aver intenzione di aiutare il bardo. Si limitavano a guardare, forse era pura routine quella, per loro. Era questo il prezzo da pagare per il potere? Stava morendo e di questo ne era certo. Improvvisamente la sua vista si annebbiò e la bocca diventò secca. Deglutire era diventata un azione troppo gravosa per il suo stato attuale. Osservarsi intorno era praticamente impossibile, vedeva solo ombre, null altro. L olfatto era quasi sparito, non riusciva a percepire nulla. Ogni senso era scomparso. Si sentiva come un feto intrappolato in una gabbia di follia e di dolore, e il suo cordone ombelicale era la speranza. La speranza che tutto ciò sarebbe finito il prima possibile. Iniziò a contorcersi sul pavimento, fitte insopportabili lo colpirono al ventre, alla testa, alle gambe. Ovunque. Sentiva i propri organi straziarsi, mutilarsi, accartocciarsi su se stessi per poi implodere. Un conato di vomito lo assalì, ma dalla sua bocca non uscì altro che aria e la sua gola era diventata di carta. 19

Aveva paura. Una paura atroce. Sentiva di non essere più in grado di controllare il suo corpo e si chiedeva se un corpo lo avesse ancora in verità, visto che la sensibilità stava svanendo gradualmente. Il terrore lo assalì. Essere consapevoli che quell attimo era giunto, l attimo in cui tutto sarebbe scomparso, il momento in cui non sarebbe rimasto nient altro che il ricordo lo stava rendendo folle. Il dolore tornò, su tutto il corpo, più forte che mai. Gli parve di sentire il cranio spaccarsi in due, sentì che non c era nulla da fare. E si lasciò andare verso l abisso. Pianse. Un pianto senza lacrime, non riusciva a piangere. Gemeva, si tormentava, rantolava sul pavimento come in preda ad un assalto interno. Qualcosa dentro di lui lo stava uccidendo, o forse era già morto e doveva solo farci l abitudine. I due si inginocchiarono e lo sollevarono di peso. Si sentì sballottato come una marionetta, gli arti non rispondevano ai suoi comandi. Nulla era più sotto il suo controllo. Riuscì a riacquistare un minimo di vista, si guardò intorno muovendo soltanto le pupille che sentiva pesanti ma allo stesso tempo inconsistenti. Gregorius e Fraserh lo condussero in una piccola stanza e lo misero a sedere su una sedia in legno, finemente lavorata. Sembrava quasi un trono. Sui braccioli vi erano delle catene, così come sul poggia piedi. Aiutarono il bardo a sedersi e lo fissarono alla sedia assicurandosi che non potesse fare movimenti bruschi. Si sentiva come una sacca vuota, gettata in un angolo impolverato. Dimenticato da tutti. Seduto sul piccolo trono vide i due collocarsi alle estremità della stanza, buia. Lo osservavano. Lo stavano osservando morire e non lo stavano aiutando. Era una situazione insostenibile, per chiunque. Fece un movimento col braccio destro, ma si sentì quasi spezzare l osso e allora decise di stare buono e subire passivamente. In fondo non aveva scelta. Tornarono nuovamente le fitte lancinanti. Lo stomaco si ritirò, le interiora sembravano mangiarsi l una con l altra. Ansimava, ebbe altri conati di vomito, ma non accadde nulla. Proseguì così per diverse ore, mentre i due, sempre nella penombra della stanza, brindavano con calici e bevevano sorridendo al bardo. Tutto pareva ovattato, impalpabile, avvolto in una foschia sovrannaturale. Alla fine dovette cedere e l oblio più tetro lo avvolse. Strabuzzò gli occhi all indietro e tutto scomparve, per sempre. L abisso aveva vinto, il dolore aveva vinto. Non pensò a nulla in quell istante, si ripetè solo che la morte l aveva colto in un momento molto strano e con una modalità molto ambigua, ma tuttavia non poteva fare nulla per sfuggirvi. Cadde all indietro di schiena sulla sedia, mentre dal palmo della mano destra, proprio lungo il perimetro di quel maledetto simbolo, la pelle iniziò a schiarirsi notevolmente e pareva esser diventata anche più sottile. Aveva perso ogni cosa anche l unica parte che lo poteva tenere ancora in vita. 20