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Transcript:

In questo sedicesimo appuntamento con la corazzata Yamato, per quanto riguarda la descrizione della nave, nei fascicoli vengono descritti i dispositivi di ancoraggio ed il ponte per le segnalazioni con le bandiere, entrambi gli argomenti sono poi risultati oggetto studio per ciò che poi riguarda il montaggio del modello che proprio in questa fase, coinvolge le zone e gli accessori di cui sopra. La Yamato disponeva per l ancoraggio di tre ancore, di queste le due principali, da quindici tonnellate ognuna, erano disposte a prua, una per bordo, la terza o media si trovava invece a poppa in prossimità di uno dei supporti per le catapulte degli idrovolanti. Per manovrare le due ancore principali veniva usato un argano elettrico in grado avvolgere il considerevole peso di 100 tonnellate tra catena e ancora alla velocità di 9,00 m al minuto. Quando l ancora era completamente levata, o per meglio dire si trovava in posizione di riposo con il fuso completamente alloggiato all interno dell occhio di cubia, veniva trattenuta con due catene di arresto ancorate a loro volta alla catena principale, la foto sottostante ritrae il modello di Kure e dovrebbe rendere l idea di quanto detto. Pag.1-9

Questa foto è importante in quanto fa riferimento in generale alla coperta di prua della corazzata fornita anche come pezzo in foto incisione da montare e verniciare sul modello. In base alla documentazione fotografica da me raccolta e anche in base alle descrizione del fascicolo, sembrerebbe che gli scivoli attraverso i quali i passavano sia le catene che i fusi delle ancore, date le dimensioni delle parti appena citate, fossero di dimensioni tali da consigliarne la chiusura con apposite botole o griglie per evitare che qualche marinaio vi cadesse dentro per poi finire in mare, queste griglie totalmente assenti sul modello di Kure, sono invece presenti sia sul modello della DeA, su quello in scala 1/350 della Tamiya, sia su altri modelli auto costruiti di altri modellisti di cui ho trovato altre fotografie in rete. le foto che seguono rappresentano i due modelli citati per primi. L unica spiegazione che sono riuscito a darmi, consiste nel considerare le due versioni come fasi di ammodernamento precedenti o successive le une alle altre, riguardanti la nave, sul libro dell anatomy poi e presente un disegno con gli scivoli coperti solo a metà. Pag.2-9

Passando ora alla descrizione del ponte per le segnalazioni con le bandiere, è importante sottolineare come le operazioni di comunicazione visiva attraverso l uso codificato delle bandiere fosse fondamentale quando nel corso di un operazione navale in flotta, venisse comandato il silenzio radio. Da questo ponte infatti codificando e innalzando fino ad un massimo di 14 bandiere contemporaneamente (7 per ognuno dei pennoni istallati più in alto), era possibile trasmettere qualsiasi messaggio alle navi vicine, per inviare i quali era possibile utilizzare bandiere diverse per forma e colore. L assemblaggio del modello prevede in questi due fascicoli, per le parti in metallo l incollaggio dei sulla torre principale, delle plance dei radar, gli stessi radar, i fari di segnalazione e le prime mitragliatrici binate. Sui pennoni, ho eseguito un lavoro preventivo, per fare in modo che a modello finito il passaggio delle funi delle bandiere sia il più possibile realistico, tutto nasce dall aver visionato la gallery del dvd della DeA da cui ho estrapolato il fotogramma che segue: Pag.3-9

Le funi come si vede, vengono fatte passare al di sopra dei pennoni, personalmente ho trovato la cosa decisamente brutta e anti estetica oltre che poco realistica, non sapendo come agire per il meglio, ho chiesto ai miei due tutor ufficiali Rodolfo e Vass, quelli che seguono sono i loro consigli: Vass: Io risolverei con dei piccoli golfari (Occhielli) in ottone o rame da inserire nel pennone. Si prende del filo di ottone/rame di misura adeguata un tondino di metallo (punta da trapanino), penso uno 0,3/4 mm possa bastare e si fa un occhiello avvolgendo il filo sul tondino schiacciandolo con delle pinzette, si avvolgono i codoli e si taglia con dei tronchesini avendo cura di lasciarne qualche millimetro da inserire dentro il forellino che verrà eseguito sul pennone incollando il tutto con colla ciano-acrilica. Rodolfo: Io farei delle asole con del filo metallico sottile. Rame o ferro vanno bene purché siano del diametro più piccolo possibile, anche 0,2. Per la realizzazione dell'asola avvolgerei il filo attorno ad un qualsiasi pezzo rotondo di circa 0,5-1 mm di diametro (un altro pezzo di filo di rame va più che bene) e lo taglierei quindi a pezzi lasciando almeno due anelli attaccati. Di questi due, uno lo apro e l'altro si può incollare l'estremità con una gocciolina di ciano. Con un diametro di 1 mm, si ottiene un pezzo dritto di circa 3 mm. Questo lo incolli, sempre con ciano, nei buchi che farai sul pennone in corrispondenza della posizione delle carrucole. Dentro al buco si fa passare il filo e si ottiene qualcosa che simula una carrucola abbastanza realisticamente. Pag.4-9

Ho tentato entrambe i metodi, per quanto validi alle fine mi sono trovato meglio con il primo, il secondo infatti prevede di arrotolare tagliare e raddrizzare asoline di dimensioni inferiori al 0,5mm, realizzate con filo estremamente duttile e personalmente non ci sono riuscito, forse in scale più grandi è più facile, con il primo, invece sono riuscito a realizzare i golfarini che vedete nella foto sottostante, utilizzando filo di rame da 0,2 mm avvolto su una punta per minitrapano da 0,3 mm. Ho limato via dalla parte superiore dei pennoni, i due piccoli speroni perché non avevano nulla a che vedere con la nave vera e perché prevedo di aggiungere in seguito i fanali di segnalazione e l eliografo non previsti nel modello così come fornito nell opera. Il montaggio delle plance su cui erano alloggiati i radar modello 2, ha richiesto la creazione di due piccoli spessori da aggiungere alle spine dei pezzi, gli alloggiamenti in cui sarebbero dovute entrare erano circa il doppio più alti, ho realizzato gli spessori ritagliandoli da una vecchia targhetta portachiavi in plastica. Sulle mitragliatrici, ancora una volta mi trovo a sottolineare la scarsa qualità delle fusioni, vanno assemblate incollando tra loro la base ed il corpo centrale della mitragliatrice, i due pezzi però sono molto piccoli ed incollarli nella maniera corretta richiede molta pazienza in quanto scivolano uno sull altro, le canne delle mitragliatrici poi vanno simulate con due semplici spezzoni di filo di rame fornito con i fascicoli. Pag.5-9

Anche questa volta non ho montato i particolari più piccoli, in attesa di verniciare le parti più estese, in una delle mie ricerche con parola chiave KURE, è poi uscito che la Tamiya produce il colore TS66 IJN GRAY KURE ARSENAL nella versione spray e fortunatamente per coloro che intendono usare l aerografo esiste anche il suo corrispettivo in boccetta siglato XF75 IJN GRAY KURE ARSENAL. Sullo scafo non c è molto da dire, in teoria, viene consigliato di iniziare a stuccare il tutto per dare la prima mano di fondo, a causa della mancanza delle ormai famigerate tavole con le dime per controllare il corretto andamento delle linee d acqua dello scafo, tutto ciò non è possibile. Il lavoro svolto quindi ha riguardato il solo adattamento della coperta in legno da montare a prua, sulla quale dovrà essere incollata la foto incisione della coperta reale. Pag.6-9

A proposito sempre della foto incisione della coperta, è doveroso aggiungere un paio di notizie. La prima riguarda l affidabilità nelle dimensioni e proporzioni rispetto agli unici disegni in mio possesso: ho provato a scansionare la fotoincisione per poi sovrappone l immagine ricavata ai disegni dell anatomy, l immagine che segue ne è il risultato: La parte marrone rappresenta il pezzo scansionato e reso trasparente per permettere di vedere anche il disegno sottostante, sinceramente qualche perplessità mi è venuta. Altra osservazione riguarda poi la simulazione dell anti-sdrucciolo, visto così da l idea di essere un pochino esagerato per la scala del modello, in realtà non lo è poi così tanto il disegno che segue è come sempre ricavato dal libro dell anatomy, nel leggerne le misure, ho avuto l impressione che più che prevenire le cadute ne fosse un promotore, anche nella prima foto di questo articolo, si può notare come fosse di dimensioni ragguardevoli. Pag.7-9

Ad ogni modo, mi sono chiesto nel caso avessi voluto, come si sarebbe potuto di rifare il pezzo e anche questa volta Rodolfo e Vass, si sono rivelati preziosissimi e latori di consigli sull utilizzo di cose appartenenti al nostro quotidiano, che mai avrei immaginato, ecco in breve un piccolo manuale sulla simulazione dell antisdrucciolo: Rodolfo: Per simulare l'antisdrucciolo, dopo aver coperto le zone dove non deve andare (posizione bitte, argani e catene, ecc.) ci sono diversi sistemi. Uno e' l'uso della normale carta abrasiva, di grana non molto fine (attorno al 400), ne andrebbe attenuato l'effetto rugoso dipingendola, ma ad aerografo. A pennello si rischia di chiudere troppo la rugosità. Un altro metodo e' verniciare a zone la parte in antisdrucciolo, lasciare asciugare un po' e poi picchiettare la vernice con un pennello a setole abbastanza dure e piatte (se non sono della stessa lunghezza le possiamo tagliare alla stessa lunghezza) in modo di lasciare delle impronte puntiformi nella vernice simulando così l'antisdrucciolo. Il problema e' lasciare asciugare la vernice il giusto, perché se ancora troppo umida si potrebbe livellare ancora e se troppo secca potrebbe non rimanere l'impronta necessaria. In questo caso sono molto utili delle prove. Un terzo metodo consiste nel verniciare la parte in antisdrucciolo e disperderci sopra della sostanza granulosa.questa sostanza può variare dalla farina, al sale, alla sabbia, alle foglioline di thè delle bustine (naturalmente dopo esserci bevuto un buon the) e ulteriormente tritate, ecc. Qualsiasi cosa a grani minuscoli può andar bene. Questa deve essere messa sulla vernice ancora umida e magari anche leggermente pressata Pag.8-9

dopo averla applicata. E' meglio abbondare con la sostanza, tanto il superfluo o viene via da solo oppure può essere rimosso con un pennello morbido una volta che tutto l'insieme e ben asciutto. Naturalmente la maggior parte in eccesso può essere rimossa subito ribaltando il pezzo e battendolo leggermente. Bisogna stare attenti al materiale, perché se si usa materiale organico potrebbe degradare e dare origine anche a muffe od altri fenomeni di degradazione oppure che si sciolga nella vernice, come per esempio il sale nelle vernici a base d'acqua. Comunque qualsiasi cosa si usi, e' sempre meglio dare una mano di vernice, ad aerografo per non rovinare l'effetto, oppure molto leggera a pennello se non si ha l'aerografo o non lo si vuole usare, in modo di sigillare il tutto e se si e' usato del materiale organico, di sigillarlo per bene. Vass: Io direi di sostituire il pezzo fotoinciso dell'antisdrucciolo con del tulle da bomboniera (ce ne sono di tutte le misure), ne prendi un pezzo di grandezza adeguata lo ritagli dandogli la forma dovuta lo incolli sulla superficie con del vinavil e una volta asciutto lo colori con la vernice. Si potrebbe anche fare con la stagnola dei pacchetti delle sigarette, ma è difficile trovare un pezzo così grosso o in alternativa con il nastro plastico o reggia che viene usato per stringere i pacchi a livello industriale. Purtroppo l assoluta mancanza di tempo e gli impegni quotidiani, mi spingono con rammarico a desistere, a mala pena riesco a trovare il tempo di scrivere questi articoli, comunque chiunque voglia tentare ora ha qualche elemento da cui partire. Anche per questa volta è tutto, se qualcuno avesse bisogno di qualche spiegazione, o altro come sempre scrivete direttamente al mio indirizzo e-mail: riccardo.roverelli@magellano.org. Ciao e al prossimo articolo. Pag.9-9