Gruppo CASARANO 1 PROGETTO EDUCATIVO 2010-1012



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Transcript:

AGESCI Zona Lecce Jonica Gruppo CASARANO 1 PROGETTO EDUCATIVO 2010-1012 PREMESSA Può considerarsi sempre un lavoro arduo quello del sapersi progettare. Forse è per questo che la Comunità Capi ha fatto un percorso lungo e tortuoso che l ha portata alla stesura finale di questo Progetto Educativo di Gruppo: strumento indispensabile per i prossimi tre anni. Ogni attività umana degna di considerazione presuppone un progetto. Elaborare un progetto educativo significa, quindi, rispondere ad alcune domande, quali possono essere le seguenti: Quali obiettivi ci si pone nell educazione dei ragazzi? Quali buone abitudini e virtù possiamo aiutarli a sviluppare? Quali strumenti forniti dal metodo scout utilizzeremo per raggiungere gli obiettivi? Quali difficoltà bisogna superare? Ecco che, nell affrontare la preliminare analisi del territorio abbiamo sentito la necessità di riuscire a guardarci intorno, aiutandoci anche con gli spunti che l Agesci spesso ci propone nelle riviste e negli atti associativi. da Proposta educativa (anno 2002) Certi slogan, belli, ma che faticano un po' a passare, recitano così: "Le Co.Ca. devono essere nel territorio". Quello che lo slogan non dice è che questo è vero perché proprio il territorio legittima la presenza del gruppo scout (si sta e si è in un certo luogo perché attorno a noi c'è qualcosa che richiede la presenza dello stile di fare e della sensibilità scout); che i capi scout si fanno carico di chi non ha voce, non solo dei loro ragazzi. Le solite belle parole, si dirà, magari obiettando che sarebbe altrettanto bello avere il tempo di riuscirci, quando invece, con tutta la montagna di roba da fare per garantire il minimo indispensabile di corrette attività con i ragazzi, non ci si sta mai dentro. Invece no. Invece, ci sono Co.Ca. che fanno della presenza sul territorio una bandiera, dimostrando che fare presidio non è chiudersi in se stessi, ma fare cose bellissime e estremamente concrete e quindi stare in prima linea nella battaglia (educativa) di lasciare davvero il mondo migliore di come lo si è trovato.. dal Progetto Nazionale 2000-2003.Vogliamo farci portavoce, ritornando a guardare il mondo con gli occhi dei ragazzi, dei valori che l'infanzia e la giovinezza rappresentano: la capacità di meravigliarsi, l'innocenza e l'entusiasmo. Su questi temi e con questi obiettivi ci impegniamo quindi a prendere posizione esplicita, a supportare le iniziative di altre associazioni o ente e ad operare concretamente assieme ai nostri ragazzi. IL MANDATO Si educa sempre a partire da un mandato. Questo significa rispondere a: chi mi autorizza? E con quali finalità?. Il Gruppo scout non è una qualunque agenzia del tempo libero, né solo un servizio socio-educativo. Il Progetto Educativo di Gruppo (P.E.G.) è, pertanto, l espressione di una Comunità che vive. Per questo la Comunità Capi (Co.Ca.) agisce in base ad un preciso mandato dell Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (A.G.E.S.C.I.). Riconoscere questo mandato ed esplicitarlo significa superare una visione del lavoro educativo troppo focalizzata sulla personalità dei singoli capi, troppo soggettiva, ed evidenziare il forte rapporto tra Gruppo e Associazione. Il P.E.G. elaborato dalla Comunità Capi assicura l unitarietà della proposta educativa dell Associazione tra le varie unità, la sua continuità fra le varie branche, il suo adattamento alle accertate necessità dell ambiente in cui il gruppo vive. Il P.E.G., che assume forma scritta, si muove all interno dello Statuto, del Patto Associativo e del Regolamento dell Associazione. Esso è presentato ad ogni nuovo capo che entra in Co.Ca., illustrato alle famiglie dei ragazzi e, periodicamente, ridiscusso secondo le necessità. Il P.E.G. viene concretizzato nei programmi di unità con gli strumenti specifici di ciascuna branca.

ANALISI DEL TERRITORIO La realtà sociale degli ultimi anni risulta essere molto cambiata e questo sembra essere evidente anche a livello cittadino. Infatti, sebbene Casarano sia ormai una cittadina, pochi sono i punti di socializzazione e di aggregazione, sia per i giovani sia per gli adulti. Nelle cinque parrocchie del paese vi sono alcune associazioni sia giovanili, sia per adulti (Circolo ANSPI, Azione Cattolica, Agesci, varie confraternite,ecc.). Ciò nonostante, sia a livello parrocchiale, sia a livello cittadino, si tratta di gruppi piuttosto chiusi : nello specifico l accesso a queste determinate realtà favorisce, in modo particolare persone che si conoscono fra loro. Purtroppo ciò dipende anche dal modo errato di intessere relazioni virtuali. Il web, infatti, sembra aver sostituito la socializzazione reale. Per quanto riguarda altre associazioni, sono presenti sul territorio la Fondazione Filograna, l AIDO, la FIDAS, la Casa di Accoglienza Bastianutti, la Croce Rossa Italiana. Inoltre a Casarano sono presenti tre Poli Scolastici, cinque Scuole Materne,otto Istituti d Istruzione Superiore. Queste realtà sono destinate a specifiche fasce d utenti e, purtroppo, non esistono luoghi pubblici che promuovono la socializzazione. Per esempio, mancano parchi pubblici ed i giardini comunali esistenti, non sono utilizzati al meglio: scarsa è la manutenzione e la sorveglianza e la struttura è concepita per i bambini ma non sembra costruita in loro misura. Per fare un esempio, la pavimentazione è alquanto scivolosa e, pertanto, non è idonea all uso previsto. Presa conoscenza della nostra realtà territoriale, ci proponiamo sommariamente di: essere maggiormente presenti sul territorio e di migliorare o instaurare relazioni con le altre associazioni, sensibilizzando la coscienza civica di ognuno; porre attenzione alle zone più isolate e cercare di fare riunioni con i ragazzi, proprio in quei quartieri; assumerci la responsabilità di educare anche all uso del web e di darne l esempio, mantenendo un rapporto costruttivo ed autentico con i ragazzi. In particolar modo, bisogna porre molta cura ed attenzione con gli adolescenti, per i quali gli adulti che non sono i genitori, diventano esempio alternativo di comportamento e modello da imitare. ANALISI INTERNA L analisi interna è l analisi dei bisogni interni al gruppo. Il progetto educativo presuppone un bisogno da parte dell utente. Dall osservazione della vita del Gruppo e del comportamento dei ragazzi deduciamo quali sono le aree dove si individuano carenze, debolezze, fragilità, urgenze. I punti di maggior rilievo emersi durante la fase dell analisi interna sono riportati sinteticamente di seguito, mentre si articolano poi in modo più specifico nei paragrafi successivi (nei paragrafi delle Branche). COMUNITÀ CAPI: maggiore collaborazione e comunicazione - correzione fraterna - maggiore fiducia negli altri. RAGAZZI: scarso senso di appartenenza alla parrocchia; difficoltà a mantenere fede ad un impegno; mancanza di certezze nella Fede; difficoltà nel vivere la laboriosità e l economia nello scoutismo; difficoltà nell essere puri e nell agire in purezza; difficoltà nel vivere la dimensione spirituale sin dalle cose più semplici come la partecipazione alla Santa Messa; educati al tutto e subito senza sforzarsi per ottenere grandi risultati. LA COMUNITA CAPI Durante le ultime Comunità Capi dell anno scout 2008-2009, è emersa l esigenza di fare una sorta di punto della strada, partendo da alcuni spunti di riflessione sul tema: Comunione e Comunità e dalle esperienze vissute nei singoli staff. Appare evidente che la gratificazione delle relazioni interpersonali è generalmente maggiore all interno degli staff di unità, rispetto alla Comunità Capi, forse perché il tempo dedicato allo staff è maggiore ed, oltretutto, ci si dedica alla realizzazione di attività concrete, si lavora per qualcosa che ha una visibilità e una applicazione immediata per i ragazzi e, quindi, si vede l utilità del proprio contributo personale. La Comunità Capi, viceversa, sembra non essere vissuta con altrettanta positività, forse perché si fatica a percepire l utilità immediata di quanto si fa e quindi si coglie meno il valore della comunicazione e del confronto. Emerge, infatti, la poca amalgama fra i capi e l esigenza di migliorare la collaborazione. Limite, questo, dovuto forse al marcato ringiovanimento dei capi in comunità i quali stentano nel sentirsi alla pari con tutti.

Obiettivi: La Comunità Capi, essendo formata da persone mature e responsabili, pensa di fissarsi come obiettivi una lealtà e fiducia reciproca, che si realizza nel venirsi incontro gli uni gli altri, nel trovare il giusto modo di dirsi le cose, onde evitare incomprensioni e, qualora esse dovessero presentarsi, saremmo chiamati tutti ad appianare le divergenze. Per questo si pensa di vivere in modo più fraterno e intimo la relazione con ciascun capo, cercando di creare legami autentici, fondati sull amicizia. Fondamentale risulta il percorso di fede, da concordare con l AE, per non smettere mai di aver sete di Dio, organizzando e vivendo momenti di fede comunitari, in Co.Ca. e in parrocchia, e uscite con hike, vivendo la strada e il deserto per: camminare insieme sulle polverose strade della vita imparando così a non raccontarsi frottole ma a vivere relazioni vere, arrivare a una maggiore consapevolezza del nostro servizio, che ha come scopo quello della nostra formazione personale e dei ragazzi che Dio ci affida. Un servizio vissuto non come ricerca di se stessi e della propria gratificazione; Un servizio vissuto facendosi obbediente alle esigenze della comunità in cui si vive; Un servizio vissuto con autenticità, trasparenza e quindi senza doppiezze e falsità; Partecipare agli incontri di Lectio Divina organizzati in parrocchia nei tempi forti dell Avvento e della Quaresima; Infine, come educatori, ci proponiamo di intraprendere un cammino più specifico di formazione per catechisti, conoscendo e facendo nostro il Sentiero Fede, partecipando ai convegni, agli incontri organizzati in parrocchia e ai campi bibbia, proposti dalla zona o dalla regione. Il tutto per essere maggiormente testimoni credenti e credibili del Vangelo e condividere con l Assistente Ecclesiastico la scelta di fare un percorso sistematico di iniziazione cristiana all interno delle attività delle singole branche, sgravando i ragazzi dal partecipare agli incontri di catechismo che già si svolgono in parrocchia. LA FORMAZIONE DEI CAPI Gli ultimi 3 anni associativi hanno visto, come non mai, l ingresso di molti nuovi tirocinanti tanto che, quand anche alcuni capi già formati da anni hanno avuto l esigenza personale di allontanarsi dal gruppo, il numero annuale dei capi censiti in Comunità non è stato mai meno di 15. La bontà del sostegno formativo che i capi gruppo (tutor) unitamente all immediata esperienza di servizio nelle branche, prima ancora che i tirocinanti stessi partecipassero ai campi di formazione voluti dall Agesci, si è dimostrata vincente. Ha dato i suoi frutti anche la scelta di accogliere, con un adeguata cerimonia, i nuovi tirocinanti in comunità capi dopo un brevissimo periodo (2-3 mesi) di iniziale formazione ed accompagnamento introduttivo nel quale prendono cognizione: dell iter di formazione Agesci, di dover aderire al Patto Associativo ed ai valori della Promessa e della Legge Scout, di aver maturato un adeguata scelta di servizio e di aver dimostrato la propria responsabilità ed affidabilità. Di voler anch essi divenire scout, manifestando il desiderio di voler fare la Promessa scout ; Obiettivi: Per quanto riguarda il cammino formativo dei tirocinanti non si riscontrano circostanze per le quali si debba modificare quanto di buono è stato fatto fin ora. E innegabile che essi stessi, così come tutta la Comunità Capi debbano sentire la necessità di vivere il proprio Progetto del Capo (P.d.C.) e di concretizzare la propria formazione permanente partecipando agli appositi campi, come da calendario stilato a livello zonale, regionale o nazionale;

IL BRANCO Popolo Libero La Fanciullezza è il periodo in cui lo sviluppo psichico assume una rilevanza sostanziale, infatti si hanno i primi abbozzi della personalità. Il bambino impara che le sue azioni producono sugli altri conseguenze prevedibili, per cui inizia ad intenzionare qualsiasi comportamento. Gli educatori sono chiamati a fornire modelli di ruolo positivi con cui identificarsi, stimolare ed aderire alle regole e alle norme di comportamento, incoraggiare all'indipendenza appropriata all'età. Avendo notato poche provenienze parrocchiali nel branco, si è pensato di invitare, tramite una lettera o un incontro, i ragazzi della parrocchia che, per l età, rientrerebbero nel primo o nel secondo anno di branco. Per quanto riguarda la SCELTA CRISTIANA, poiché obiettivo principale è quello di guidare i ragazzi nella fede, già dallo scorso anno associativo si è delineato un cammino di iniziazione cristiana, attraverso il metodo scout. In particolare, il branco ha come strumenti il catechismo, a cui si farà riferimento nel momento della catechesi; la partecipazione alla Santa Messa; infine il richiamo e le analogie tra il Vangelo e le storie di Mowgli, da cui il bambino è invitato a prendere esempio, e ciò risulta efficace grazie all immedesimazione di cui i bambini di questa età sono capaci. Inoltre, occorre sviluppare un percorso particolare per i ragazzi del CdA, i quali saranno guidati durante l anno, all approfondimento della vita di San Francesco e di Santa Chiara, con infine un uscita ad Assisi. Per quanto riguarda la SCELTA POLITICA, si è pensato che, attraverso il gioco, i ragazzi debbano imparare a esprimere le proprie idee, in maniera tranquilla e con molta libertà, con lo scopo di arrivare ad essere consapevoli della propria irripetibilità e della unicità delle proprie idee, che vanno condivise per il bene proprio e del branco. Inoltre occorre migliorare la socializzazione tra i bambini, nello specifico, incoraggiando i cuccioli a interagire e a legare non solo con i propri compagni di sestiglia, ma con tutti. Pertanto si penserà ad attività in cui le sestiglie saranno alterate, in modo provvisorio. Per quanto riguarda la SCELTA SCOUT, è importante che i bambini comprendano l appartenenza a un associazione, che non si ferma solo alla realtà del gruppo di cui si fa parte. Pertanto si penserà ad uscite e attività gemellate con altri branchi o cerchi, a partire dal branco più vicino, quello del Casarano 2. IL REPARTO La Campana La preadolescenza è un'età con aspetti, caratteri e problemi definiti che richiedono impegni e interventi educativi appropriati. È un periodo critico, questo, in cui il ragazzo prende le distanze e si allontana dal mondo dell'infanzia. È un'età contrassegnata da squilibrio, incertezza e insicurezza. La condizione di disequilibrio in cui il ragazzo si trova lo porta ad assumere comportamenti incostanti e mutevoli. Questo è il periodo della ''desatellizzazione'', ossia l'insieme di atti e comportamenti con cui il ragazzo prende le distanze dall'ambiente familiare e, progressivamente, si orienta verso la formazione della propria identità personale. Per quanto riguarda la SCELTA CRISTIANA, gli strumenti con cui si guideranno i ragazzi sono il Vangelo, la Bibbia e il catechismo. I ragazzi di questa età vivono il difficile periodo della preadolescenza e dell adolescenza; essi mettono in discussione quello che fino a quel momento ha rappresentato per loro le basi e le certezze, in particolare è risaputo come essi vivano il rapporto con Dio, in maniera più distaccata, ma allo stesso tempo con più passione, infatti i dubbi in questo ambito sono un modo per cercare e avere risposte. Si vorrà far capire loro che l unico maestro è Gesù e la strada da percorrere è quella alla sua sequela, organizzando incontri con l AE, in cui poter chiarire i loro dubbi; far vivere a tutto il reparto e, in particolare, ai capisquadriglia e all altasquadriglia, momenti veri e profondi di fede, in luoghi dove ciò è possibile, con la partecipazione attiva in parrocchia, coinvolgendoli nelle attività di preparazione dei momenti forti del percorso cristiano (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, ). Far vivere a tutto il Reparto momenti di catechesi adatti alla loro età quindi vicini a loro per metodi e svolgimento. Per quanto riguarda la SCELTA POLITICA, si è pensato di voler far capire ai ragazzi che devono essere dei cittadini leali, onesti e scout, anche al di fuori del gruppo di appartenenza. Strumenti per questo obiettivo sono il cerchio, il gioco, il porre domande, l instaurare un dialogo, nel portare avanti discussioni, da affrontare insieme e nelle singole squadriglie. Per quanto riguarda la SCELTA SCOUT, il primo strumento è il metodo. Obiettivo principale è di far capire loro che partendo dalla promessa e dal vivere in reparto, arriveranno ad essere gli uomini e le donne della partenza, vivendo tutti i momenti salienti delle diverse branche. Tutto questo tramite hike di squadriglia, il gioco, uscite regolari e frequenti di reparto e delle singole squadriglie, dove non dovranno esserci gelosie nel trasmettere ciò che si è acquisito, per quanto concerne tecniche e altro, ma condividerle con entusiasmo e gioia, lasciando a tutti un trapasso di nozioni, competenze ed esperienze. Lo scouting deve essere alla base della vita di reparto affinché i ragazzi si sporchino le mani e imparino facendo.

LA COMUNITA R/S L Arcobaleno Corrisponde a quella che è definita seconda adolescenza, cioè dai 16 anni fino al completamento dello sviluppo psichico/fisico, generalmente intorno ai 22 anni. E la fascia di età in cui domina una maggiore introspezione che pur con tutte le sue complicazioni, arricchisce l'incontro tra giovani e adulti e può diventare motivo per maturare, riflettere e vivere in sintonia. Facendo tesoro da quanto emerso nei primi incontri, dai contenuti della route invernale, e dalle problematiche affrontate nella stesura della Carta di Clan ci si accorge facilmente che tutti, Novizi ed R/S, riconoscono i due punti della Legge Scout più complicati da riuscire ad osservare: Le guide e gli scout sono laboriosi ed economi; Le guide e gli scout sono puri di pensieri parole ed azioni. Non solo riuscire a vivere la Parola di Dio nella vita di tutti i giorni, presenta molte difficoltà. Peraltro, i giovani R/S manifestano ormai un forte desiderio di comprendere meglio la Parola del Vangelo al fine di raggiungere una partecipazione alla S.Messa sempre più partecipata e consapevole. Tutta la Comunità R/S, capi compresi, prendono atto della pochezza delle attività di servizio svolte fin ora. Recependo, pertanto, quanto proposto dagli stessi R/S, pensiamo sia fondamentale mirare ai seguenti obiettivi: Favorire la loro iniziativa personale affinché divengano sempre più vigilanti ed attenti alle realtà disagiate cittadine così da far maturare la cultura della solidarietà con un impegno di servizio verso i più deboli e laddove esistono situazioni di emarginazione e sfruttamento; Lavorare maggiormente sull ascolto dei giovani, un ascolto vero, cogliendo ogni piccolo segnale che ci potrà dare, per meglio arrivare alle sue reali esigenze. Proporre una riscoperta di Dio attraverso esperienze e simboli che facilitino l integrazione tra fede e vita. Stimolare il giovane, ponendo attenzione alle carenze di ciascuno per offrire così a tutti, nelle varie occasioni di confronto, un equilibrio più stabile esaltandone le qualità. Coinvolgere maggiormente i giovani nella programmazione per fare in modo che, sentendola propria, siano interessati e partecipi in maniera attiva, portandoli così a una maggiore responsabilità. SETTORE EMERGENZA PROTEZIONE CIVILE (EPC) Per la prima volta nella sua breve storia, il Gruppo ha vissuto il servizio EPC rendendosi utile alle esigenze derivanti dalla calamità sismica d Abruzzo secondo il protocollo operativo previsto dal Comitato Nazionale. Tale improvvisa ed inimmaginabile circostanza ha letteralmente fatto scoprire un nuovo modo per rendersi utili ed aiutare gli altri in ogni circostanza. Obiettivi: La Comunità Capi (eventualmente anche in collaborazione con la Comunità R/S), di concerto con la Pattuglia Regionale EPC, individuerà coloro i quali intenderanno far parte di apposite squadre da inserire nell unità operativa mobile regionale. A tal fine saranno promosse tutte le possibili partecipazioni a specifici campi di formazione. Casarano, gennaio 2010