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8 «Pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri» (Rm, 12, 5-6) La costruzione di comunità carismatiche: l esperienza dei carismi, l esperienza dell unità, l esperienza del servizio, l esperienza dell ecclesialità Luis Navarro Rettore della Pontificia Università della Santa Croce San Paolo, nel rivolgersi alla comunità cristiana presente a Roma, adopera l immagine del corpo per mostrare alcuni aspetti della vita dei primi fedeli. Nel testo si afferma che siamo un sol corpo in Cristo. Il riferimento a Cristo è imprescindibile: se Cristo non costituisce l elemento centrale della Chiesa, di ogni comunità in essa esistente, allora si tratterebbe di una comunità meramente umana e i legami tra le diverse persone potrebbero sorgere da circostanze casuali, dalla necessità, da una sintonia tra le persone. Non ci troviamo insieme perché abbiamo preso noi l iniziativa. Siamo nella Chiesa per iniziativa di Dio che ha voluto che noi siamo suo Corpo, che in tutti noi scorra lo stesso sangue: quello di Cristo. Ha voluto 49

farci membra della sua Famiglia. Tale punto di partenza consente di comprendere meglio quale sia l origine e la fonte degli elementi di unità e di diversità nella Chiesa. Approfondiremo, dunque, lo sviluppo proposto per la costruzione di comunità carismatiche: l esperienza dei carismi, dell unità, del servizio e dell ecclesialità. L esperienza dei carismi La Chiesa, fin dalle sue origini, è edificata e guidata dallo Spirito Santo con doni carismatici e con doni gerarchici. Infiniti sono i doni, elargiti a ogni singolo fedele per il bene della comunità. Mediante il Battesimo siamo incorporati a Cristo, diventiamo figli di Dio, coeredi di Cristo, riceviamo la fede, la speranza, la carità. In virtù di questo sacramento siamo chiamati alla santità, all identificazione con Cristo. Una chiamata universale che si estende a ogni membro della Chiesa e che ha la stessa forza ed esigenza: non ci sono battezzati chiamati da Dio ad essere più santi degli altri. Tutti ugualmente santi, santificati mediante i doni gerarchici e carismatici nella Chiesa. La meta, quindi, è comune a tutti. Alcuni sono celibi, altri sposati o vedovi, altri sono chierici, altri laici, altri religiosi. Lo Spirito Santo guida ogni anima per cammini imprevedibili e sorprendenti. Egli soffia dove vuole. «Ogni singolo carisma non è un dono accordato a tutti» (cf 1 Cor 12, 30); sono doni particolari che «lo Spirito 50

distribuisce come vuole» (cf 1 Cor 12, 11). Sono quindi divini, non umani; presenti non solo nella Chiesa primitiva, ma anche nei nostri giorni. Di questi carismi si serve Dio per rinnovare la Chiesa lungo la storia. Affermava Benedetto XVI: «Vi confesso la piacevole sorpresa che ho avuto nel prendere contatto con i movimenti ecclesiali e con le nuove comunità. Osservandoli ho avuto la gioia e la grazia di vedere come, in un momento di fatica della Chiesa, in un momento in cui si parlava di inverno della Chiesa, lo Spirito Santo creava una nuova primavera, facendo svegliare nei giovani e negli adulti la gioia di essere cristiani e di vivere nella Chiesa, che è il Corpo vivo di Cristo. Grazie ai carismi accade che la radicalità del Vangelo, il contenuto oggettivo della fede, il flusso vivo della sua tradizione vengono comunicati in modo persuasivo e sono accolti come esperienza personale, come adesione della libertà all evento presente di Cristo» (Discorso ai Vescovi portoghesi, 13 maggio 2010). L esperienza dell unità Nel brano sopra citato, san Paolo ci ricorda che apparteniamo al solo corpo di Cristo. Ora nel corpo ci sono organi con funzioni diverse: l occhio, il piede, la mano (cf 1 Cor 12, 12-30). In un corpo l unità si manifesta nella vita stessa del corpo, dove ogni organo svolge in modo armonioso ed 51

equilibrato la propria funzione. Se uno cerca di dominare sugli altri o non svolge il proprio ruolo, allora il corpo diventa malato, per eccesso o per difetto. L unità del corpo non è un optional. La salute del corpo dipende dal retto funzionamento di ogni organo e di ogni membro: ciascuno dà il proprio contributo essenziale. Nei movimenti e nelle comunità un ambito dove si può osservare questa articolazione complessa e salutare riguarda l attenzione alla crescita di ciascun membro. Non tutti i membri di una realtà ecclesiale crescono allo stesso modo, hanno lo stesso sviluppo spirituale e di virtù. Sarà compito dei responsabili chiedersi come contribuire alla crescita di coloro che sono rimasti più indietro. Non tutto in un corpo, infatti, si sviluppa allo stesso modo; non tutte le membra guariscono allo stesso modo e alla stessa velocità. Tutto il corpo dovrà concentrarsi e contribuire alla salute delle membra più deboli, nella consapevolezza delle difficoltà o del male che le affligge e le condiziona nella crescita. Nella Chiesa, per volontà di Dio, ci sono diversi stati di vita, con funzioni diverse, che hanno dato luogo a diversi status giuridici personali: da un lato abbiamo i chierici, i ministri sacri; poi, come frutto della diversità carismatica, ci sono i fedeli che seguono la vita consacrata; infine abbiamo i laici. Questi tre stati di vita sono complementari e interconnessi, come i carismi che sono a sostegno di ciascuno di essi. Ciascuno 52

deve rispettare la propria identità e valorizzare l identità e i doni altrui. Si dovrà evitare che ci possa essere un cambiamento di funzioni: che i chierici svolgano le funzioni dei laici o i laici quelle dei chierici, che i consacrati agiscano da non consacrati o che i laici assumano modi propri dei religiosi. I carismi non dividono, ma contribuiscono a costruire l unità con i fratelli e con le sorelle che condividono lo stesso carisma, evitando che ci sia l uniformità. L esperienza del servizio I carismi sono al servizio della Chiesa. In concreto hanno un irradiazione nel Popolo di Dio, creano una corrente spirituale che determina occasioni di crescita e di maturità spirituale per tutti i fedeli nei diversi loro stati di vita. Il recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede Iuvenescit Ecclesia afferma, a ragione, che «[i carismi] rappresentano un autentica possibilità per vivere e sviluppare la propria vocazione cristiana. Questi doni carismatici permettono ai fedeli di vivere nell esistenza quotidiana il sacerdozio comune del Popolo di Dio» (n. 22). Si tratta, dunque, di un servizio prezioso che i movimenti e le nuove comunità rendono al Popolo di Dio. 53

Nelle aggregazioni carismatiche i fedeli trovano vita nuova per le loro anime, sono spinti alla donazione a Dio, a vivere alla presenza di Dio e al servizio degli uomini. Da notare che alcune di queste aggregazioni costituiscono un forte sostegno per i giovani sposi, per le giovani famiglie, grazie alla formazione cristiana profonda che offrono e al sostegno e accompagnamento spirituale che giovani e famiglie ricevono. Ma anche tanti ministri sacri beneficiano della condivisione dei carismi tramite alcune aggregazioni. Per molti, entrare in contatto con queste realtà ha favorito una riscoperta di aspetti fondamentali della vita sacerdotale: la bellezza e l importanza dell orazione, della celebrazione eucaristica, della compassione per le anime. Numerosi candidati al sacerdozio provengono da queste realtà ecclesiali. Le vocazioni nate all ombra dei carismi costituiscono una ricchezza per le Chiese locali. Anche fedeli di vita consacrata hanno risvegliato la propria donazione a Dio grazie al contatto con altre realtà carismatiche. Quando i carismi sono autenticamente posti al servizio, i frutti spirituali sono abbondanti. Un modo concreto di accertare se un gruppo o una comunità vive bene i carismi ricevuti sarà esaminare i frutti di santità, di virtù, di evangelizzazione che produce. 54

L esperienza dell ecclesialità I carismi portano a sentirsi e ad essere più Chiesa. I Pastori hanno un compito fondamentale nei confronti dei carismi: il loro discernimento. Tale compito richiede un accompagnamento delicato e vigilante. Per poter svolgere adeguatamente questo compito, il Vescovo «deve valorizzare queste realtà e, al contempo, guidarle con saggezza pastorale, affinché contribuiscano nel modo migliore, con i loro diversi doni, all edificazione della comunità, mai ponendosi in concorrenza le une con le altre, ma rispettandosi e collaborando insieme a favore dell unica Chiesa [ ]. Questa autentica comunione, da una parte, tra i diversi movimenti, le cui forme di esclusivismo vanno eliminate; dall altra, tra le Chiese locali e questi movimenti, in modo che le Chiese locali riconoscano questa particolarità, che a molti sembra estranea, e la accolgano in sé come una ricchezza. Le Chiese locali e i movimenti non sono in contrasto tra loro, ma costituiscono la struttura viva della Chiesa» (Benedetto XVI, Incontro con i Vescovi della Germania, 21 agosto 2005). Tale compito richiede da parte delle realtà carismatiche di lasciarsi meglio conoscere e accompagnare, di sapere che la loro ragion d essere è proprio essere nella Chiesa, al servizio della Chiesa. Pertanto, ogni movimento o comunità deve sentire il bisogno di sottoporre al giudizio della Chiesa i doni ricevuti, in 55

special modo per ciò che attiene alla spiritualità, alla dottrina, all evangelizzazione. Non si può avere paura di chiedere all autorità ecclesiastica competente che svolga il proprio compito. Tra le manifestazioni di ecclesialità di ogni gruppo o comunità all interno del medesimo movimento, ci sarà la valorizzazione sincera e l apprezzamento di quanto di buono fanno gli altri nel medesimo movimento, nelle altre aggregazioni ecclesiali, nella Chiesa. In conclusione, le parole che Papa Francesco vi ha rivolto e che sono un punto di riflessione fondamentale, un forte richiamo all ecclesialità: «Avete vissuto questa esperienza, condividetela nella Chiesa. Aiutare il Popolo di Dio nell incontro personale con Gesù Cristo, che ci cambia in uomini e donne nuove, in piccoli gruppi, umili ma efficaci perche è lo Spirito che opera» (XXXVIII Convocazione Nazionale, Piazza San Pietro, 3 luglio 2015). 56