Chiara Pinarello. Ciao, io



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Transcript:

Chiara Pinarello Ciao, io

Chiara Pinarello

Ciao, io Domenica 13 ottobre 1996 si dice così, vero? Non ne sono sicuro, ma a me piace l idea di scrivere a un diario. Insomma, un diario non parla, ma se ci scrivi sopra sembra che dica qualcosa. Oggi ho sentito mamma parlare di una bambina che scriveva un diario perché era intrappolata in una soffitta. Mi ha anche letto un passo del diario, non riesco a capire perché lei lo abbia in casa, probabilmente conosceva questa bambina. Sembrava così bello quello che scriveva, perciò ho deciso che potevo farlo anche io. Ma prima di tutto, amico di carta, lascia che mi presenti. Sono un bambino. Sì, ora sono sicuro di essere un maschietto, come dice sempre mamma, perché il medico ha detto così. Sono un bambino, ma non sono ancora nato. Sono ancora qui, nella pancia della mia mamma, perché il mio momento di mostrarmi al mondo non è ancora arrivato. Arriverà tra circa tre mesi, forse, ma nel frattempo, dato che le mie giornate sono così lunghe e non ho nulla di divertente da fare, aspetto la mia nascita in compagnia delle storie che mamma mi racconta e vive ogni giorno e te le scrivo, così che anche tu possa conoscere me, la mia famiglia e le persone che mi stanno intorno, perché a me piacciono davvero tanto anche se non le ho ancora conosciute. La mia mamma si chiama Alessia, ha ventisei anni e fa la giornalista. Ho sentito la sua voce per la prima volta qualche settimana fa e devo dire di essermi seriamente spaventato in un primo momento, perché non capivo cosa stesse succedendo. Sai, qui dentro i suoni si sentono come se tutt intorno a me ci fosse una specie di parete che li attutisce. Mia madre ha una voce dolce, gentile, mi fa sentire al sicuro. Il mio papà è più vecchio di lei, ha trentacinque anni e si chiama Fede- 177

Talenti per il futuro rico. Ieri ho scoperto che fa il medico e che lavora con quelli come me, i piccoli umani che devono ancora nascere. Penso in effetti che faccia proprio questo, che li porti alla vita, come qualcuno farà con me quando dovrò venire fuori da qui. Non è un eroe, il mio papà? A presto, baci, Io Lunedì 14 ottobre 1996 mi scuso per l interruzione così brusca della mia lettera precedente ma sono stato distratto dall arrivo di nonna a casa nostra. E la mamma di papà, si chiama Antonia e viene molto spesso da noi a trovare mamma. Sai, le vuole molto bene e a volte mi sembra davvero che siano mamma e figlia. Poi però mi ricordo che la mia mamma ha perso la sua molto tempo fa, quando era solo una ragazzina, a causa di un incidente. Ma che cos è un incidente? Non l ho ancora capito, ma sembra che sia una cosa che capita spesso oggigiorno; ma se le persone muoiono a causa di questi incidenti, perché li fanno? Come dicevo, nonna Antonia è arrivata a casa nostra e ha abbracciato mamma. Io l ho sentito perché sono dentro alla sua pancia e mi sono sentito circondato d affetto. Ho deciso allora che gli abbracci mi piacciono perché la nonna è così calda e morbida, non vedo l ora di nascere per poterla abbracciare e sentirmi circondato dalle sue braccia. Mentre parlavano ho fatto un pisolino, sai, qui dentro si dorme spesso. Quando però mi sono svegliato era ora di cena, perché ho assaggiato il mio primo pomodoro. Mentre la mamma lo mangiava ne parlava con papà, è per questo che so come si chiama. Sono buoni i pomodori, spero che la mamma li mangi spesso così potrò provarli ancora. Buonanotte, il tuo amico, Io Giovedì 24 ottobre 1996 ho un motivetto in testa che non riesco a dimenticare, ma la cosa più bella è che non riesco nemmeno a ricordare le parole della canzone. Ci penso da questa mattina, ma per quanto ci pensi e mi concentri non riesco proprio a ricordare che cosa dica quella canzone. L ho sentita mentre mamma faceva le pulizie, a lei piace così tanto ascoltare la musica quando pulisce la casa e io non posso fare a meno di divertirmi, è così buffa mentre canta e si muove, facendo così muovere anche me, che ondeggio all interno della mia piccola casetta acquatica in una strana danza che dall esterno sembrerà sicuramente comica. Mi piace la musica che ascolta, è allegra e dal ritmo 178

Serena Cavasin - I racconti dell inanimato piuttosto veloce, la preferisco a quella che ogni tanto ascolta quando non fa le pulizie, mentre dorme. Quella invece è lenta e sembra che le canzoni non finiscano più. Che noia! Io e la mamma siamo quasi sempre soli in questo tipo di occasioni probabilmente si sentirebbe imbarazzata se qualcuno la osservasse durante questo particolare tipo di attività ma ogni tanto arriva anche mio padre, lo sento ridere fragorosamente da qui dentro. La sua risata è decisamente contagiosa ed è così rumorosa che fa vibrare anche me, che sono così piccolo e protetto da una corazza umana. La mamma allora si avvicina e cominciano a ballare insieme e il tutto si trasforma un una specie di ballo a tre, con loro intorno a me che mi racchiudono in questo meraviglioso flusso di movimenti e di affetto che mi fa sentire raggiante. Ci sono infatti momenti, quando rimaniamo noi tre da soli, in cui mi sento davvero amato e mi chiedo come si faccia ad amare così tanto una cosa così piccola e non si ha mai visto. Ricordo bene il momento in cui ho capito di essere qualcosa, in cui ho cominciato a muovermi qui dentro e da quel momento ho sempre avuto la certezza di essere amato dai miei genitori. Lo sapevo perché all inizio papà si avvicinava molto spesso a me e mi parlava. Mi salutava, mi coccolava con tante dolci parole e ogni volta mi diceva che non sarei dovuto andare via come il bambino che era stato dentro mamma prima di me. Ricordo che questo mi turbava molto, perché non capivo il motivo per cui un bambino, un essere così indifeso, potesse allontanarsi da questo posto così pacifico. Papà sembrava davvero molto triste quando parlava di lui e qualche volta avrei voluto uscire per abbracciarlo e rassicurarlo, dicendogli che non me ne sarei andato per nessun motivo al mondo, che non li avrei mai lasciati soli. Ora non lo fa più, non mi parla più dell altro bambino. Credo sia perché ora sono un po più grande e le persone possono vedermi dall esterno, accorgersi che la pancia di mamma ha preso le mie forme. Papà quindi, dovrà aver pensato che ormai che sono così cresciuto non c è più possibilità che me ne vada, se non per nascere e mostrarmi al mondo. Ti saluto, Io Venerdì 1 novembre 1996 Caro Diario mio sai nuotare? Mi pare già di vedere la tua espressione corrucciata e perplessa, in attesa di una spiegazione a questa strana domanda. Dovrei proprio darti un nome, perché ormai più che un pezzo di carta parlante sei un amico che mi tiene compagnia e che tutti i giorni è disponibile ad ascoltare le mie storie di vita quotidiana. Ma come dicevo, ora ti spiego tutto. Questa mattina io e la mia mamma 179

Talenti per il futuro siamo andati a nuotare. No, lei è andata a nuotare. Credo sia una cosa che fanno tante donne come lei, nuotare quando hanno dentro ai loro corpi degli strani inquilini come me. Non so esattamente che cosa sia successo di preciso, io non riesco a vedere ciò che succede al di fuori di qui, ma sentivo la mia piccola dimora fluttuare in un ambiente simile a questo: dava un senso di leggerezza e di tranquillità, mamma si muoveva e faceva così muovere anche me. Devo dire che è stato davvero interessante, perché credo che mia madre abbia finalmente provato a stare nel mio mondo, anche se per poco, i movimenti che faceva devono essere gli stessi in cui sono coinvolto io dentro di lei. Tutto questo fluttuare a muoversi alla fine mi ha fatto girare la testa, devo essere sincero, ma credo sia stato importante per noi, era come se avessimo stabilito un contatto e comunicassimo attraverso la nostra strana danza. Mi chiedono come possano sentirsi gli altri bambini quando vanno a nuotare con le loro mamme, mi incuriosisce il fatto che ci siano altre personcine come me in questo mondo. Se solo potessi riuscire a sentirli e parlare con loro! Martedì 5 novembre 1996 oggi ho imparato una parola nuova: amore. L ho sentita dire da papà, mentre parlava con mamma. I suoni qui dentro sono un po attutiti, ma sono sicuro che amore fosse la parola che ho sentito. Amore, correggimi se sbaglio, significa che quando stai in compagnia di una persona lei vuoi bene, ma non è un semplice affetto. Vuol dire voler bene a qualcuno tanto da essere pronti a dare la vita. Ci sono davvero persone pronte dare la vita per qualcuno? Papà ha detto che lo farebbe per mamma e io a lui credo. Non ho mai visto i miei genitori, ma li sento parlare durante il giorno e coccolarsi di notte, perciò credo che tra loro ci sia tanto amore. O almeno spero, perché vorrebbe dire che quando nascerò ci sarà tanto amore anche per me. A volte capita anche che papà si rivolga a mamma con questa parola, magari dicendole: Amore, mi passi il sale?, oppure Ciao amore, come stai?. Chissà perché la chiama con una parola così importante. Sarà perché la mamma è importante per lui; si, dev essere per forza così. E io, chiamerò mai qualcuno così? Proverò mai un sentimento così forte per una persona? Non mi resta che nascere per scoprirlo. Venerdì 15 novembre 1996 credo che questa mattina mia madre mi ha abbia visto. Quando mi sono svegliato stamattina la sentivo dire qualcosa su di me e mentre lo diceva l ho sentita sussultare. Credo stesse piangendo, perché dentro a questa piccola dimora tutto vibrava e mi faceva il solletico. Inizial- 180

Chiara Pinarello - Ciao, io mente non capivo a cosa fosse dovuto tutto quel movimento, ma poi ho capito che stava osservando una mia immagine. Non so come abbiano fatto a scattarmi una foto, è probabile che qualcuno si sia messo a frugare dentro la pancia di mamma con l intento di trovare me. Come avranno fatto? Qui è tutto ancora intatto e sembra che nulla sia successo. La sua voce era rotta dal pianto, mentre diceva che sono bellissimo e che sono il più grande dono che la vita le abbia mai dato. A quel punto mio padre si è avvicinato, ha messo una mano sopra la sua pancia e l ha accarezzata, quasi a dirmi: Hai sentito cos ha detto? Ti stiamo aspettando, piccolo mio ed è stata la prima volta in cui l ho sentito rivolgersi a me. L ho sentito e ho avuto un contatto con lui. Probabilmente questa è la prima vera emozione della mia vita. E pensare che non ho nemmeno ancora cominciato a vivere. Ora, come tutte le sere, mamma Alessia mi sta leggendo una storia. C è un momento della giornata, quando sono più stanco e riesco a percepire anche la stanchezza di mia madre, in cui lei si mette a leggere. Mi legge storie d amore e di amicizia, così che io possa addormentarmi cullato dalle vicende di maghi, principi e animali della foreste, cadenzate dalla sua voce dolce e melodiosa. Amico mio, quando stavi in un posto come questo anche le tua mamma ti raccontava qualche favola? Per oggi è tutto, con affetto, Io. Mercoledì 27 novembre 1996 Ci si comincia ad annoiare qui dentro. Insomma, è un posto protetto e posso dormire quando voglio, per non parlare del fatto che mangio a tutte le ore del giorno perché la mamma si preoccupa sempre di nutrirmi, anche quando lei stessa non ha fame. In ogni caso comincio ad annoiarmi perché sono sempre solo e sto crescendo sempre di più perciò la mia piccola casetta diventa a mano a mano più stretta. Ho pensato che potresti venire a trovarmi ma credo sia un po stupido pensare di incontrare un amico così, senza perlomeno essere uscito ed essersi presentati. Inoltre non sono vestito in modo adatto per incontrare un amico importante come te a dire il vero, non sono nemmeno vestito e probabilmente se mi vedessi così rimarresti offeso o perlomeno non ti piacerei. Ho deciso, resisterò fino a qualche settimana dalla mia nascita e poi potremmo iniziare a frequentarci, se i miei genitori sono d accordo. Insomma, sei sempre uno sconosciuto tutto sommato! Spero che qualcuno venga a farmi compagnia anche solo per un po, ogni tanto sogno che qualcuno entri qui e rimanga con me fino alla fine. Pensandoci bene, forse è un po troppo difficile entrare dentro la pancia di mamma e probabilmente è per questo che tutti comunicano con me 181

Talenti per il futuro dall esterno. Non possono toccarmi, sarà perché altrimenti farebbero male a mamma? E anche a me? Il fatto è, te lo confesso, che ho un po paura. Insomma, non so come si venga al mondo, nessuno me lo ha insegnato o ne parla mai con me direttamente; per questo motivo sono spaventato, non vedo vie d uscita da qui e credo che per nascere farò male a mamma, anche se non voglio. Chissà se lo sa, chissà se sa che io non voglio farle del male e che non gliene farei mai, ma perché lei mi possa cullare e baciare dovrò venire fuori da qui e forse questo la farà soffrire. Amico mio, mi sento un po colpevole per questo, per il fatto che sono così felice di entrare ufficialmente nel mondo. Significa per questo che sono felice che la mia mamma soffra per darmi alla luce? Vorrei dirle che non è così, ma ancora una volta non posso comunicare con lei a causa di questa mia strampalata abitazione da cui non posso ancora uscire. Ora sono un po triste, penso che piangerò e non voglio che tu mi veda piangere, a presto, Io Lunedì 9 dicembre 1996 Caro Amico Silenzioso, mi scuso per ciò che ho scritto l ultima volta, mi sono fatto prendere dalle emozioni e dalla stanchezza e ti avrò sicuramente fatto preoccupare. Non volevo essere così scortese, non con te che sorreggi il peso delle mie parole da mesi senza mai dire nulla. In più, a peggiorare la mia situazione, l altro giorno la mia mamma è riuscita a vedermi per la seconda e una voce maschile accanto a lei le diceva che non sto bene e che sto rischiando a stare qui. L ha chiamata sofferenza fetale, vai a sapere che cosa significa. Comunque mamma piangeva, piangeva a dirotto, ma non era il pianto della prima volta: questa volta il suo pianto mi ha fatto sentire male, malissimo, tanto che ho sentito dolore ovunque. Sono tutti preoccupati per me ora, hanno paura che di cosa hanno paura, che non nasca? Rimarrò qui per sempre? Oppure nascerò ma non potrò sopravvivere fuori? Se qualcuno mi spiegasse cosa succede, dato che a quanto pare sono io il diretto interessato, non sarebbe una cattiva idea. E uno strazio stare qui, non sapere che succede e cercare di resistere questo dolore che mi impedisce di respirare bene. Devo farcela, devo cercare di andare avanti fino al momento della nascita e poi sarà tutto finto. Aiutami, amico mio, ho bisogno di te. Domenica 11 dicembre 1996 il dolore non passa, sto sempre male e sta male anche mamma, perciò 182

Chiara Pinarello - Ciao, io penso che a breve mi dovranno tirare fuori di qui. Continuo a non capire cosa succede ma riesco solo a percepire il dolore che a volte mi fa desiderare di lasciarmi andare e credimi se ti dico che a volte vorrei solo abbandonarmi alla mia sofferenza e dissolvermi nel nulla. Ma non posso. L ho promesso a mamma e a papà e a tutta la famiglia che devo ancora conoscere e che aspetta solo me. Non posso fare come l altro bambino, quello che se n è andata prima del tempo e li ha lasciati qui ad aspettare, senza mai essersi presentato. Gli sarà capitata la stessa cosa che succede a e ora? Chissà, magari stava male anche lui e non è sopravvissuto. Chissà, forse è colpa di mamma che contagia i bambini che ospita dentro di sé e li fa stare male. No, oh no, non ci voglio credere Mamma è buona e mi ama e non lo farebbe mai. Ora basta farneticare, devo smetterla, a presto, Io Mercoledì 15 dicembre 1996 Hanno deciso che mi fanno uscire. Li sento parlare, parlano troppo velocemente e non fanno altro che dire parole come feto, prematuro, rischi, preparazione. Ma che vuol dire? Smettete di parlare e smettete di farci soffrire. Mercoledì 25 dicembre 1996 Sento che mi mancano le forze, oggi mi tirano fuori e non so se resisterò fino a quel momento. Non ho più la forza. Ma l ho promesso, ho promesso che sarei riuscito ad arrivare fino alla fine. Ricordati sempre di me e di quanto volessi bene ai miei genitori. Se un giorno li incontrerai, non so dove e non so quando, dì loro che li ho amati. 14 settembre 2001 si dice così vero? Io non lo so, non ho mai scritto un diario ma me lo hanno consigliato a scuola oggi. Caro diario, sono un bambino. Ho sei anni e oggi ho cominciato ad andare a scuola. È bella la scuola: così spaziosa e piena di stanze piene a loro volta di bambini come me e di adulti, gli insegnanti li chiamano. Detto così sembrano esseri mostruosi e spaventosi che mangiano gli essere indifesi, ma non sono altro che persone 183

Talenti per il futuro molto più grandi di me che passano il loro tempo ad insegnare a leggere e a scrivere. Che fatica, vero? Dev essere proprio diffcile. Ma non per me. Io ho cominciato a frequentare la scuola, dove si impara a leggere e a scrivere, oggi, ma sapevo già leggere. L ho imparato presto, perchè guardavo la mia mamma mentre leggeva e le ho chiesto di insegnarmi. Ricordo ancora la prima volta: era sera e faceva molto caldo, io l ho trovata seduta sul divano a leggere uno di quei libroni che leggono gli adulti. Le ho chiesto cosa stesse facendo e lei mi ha invitato a sedermi sulle sue ginocchia, mi ha mostrato quelle pagine bianche con sopra quelle piccole paroline scritte in nero e mi ha insegnato a riconoscerle. Da quel giorno ho cominciato ad accorgermi che tutto il mondo attorno a me era composto di parole, tante, tantissime, così tante da stordirti a forza di guardarle. E tu, diario, sai scrivere? E leggere? È bello scriverti, anche se sei così silenzioso e non parli mai. Ora devo andare, è arrivata Marcella, quell amica di mamma. Ha un grosso pancione dentro cui sta un bambino, uno come me sai, solo più piccolo. Lui non sa parlare, non lo sento mai, a dire il vero non riesco nemmeno a vederlo, perciò credo che neanche lui sappia leggere. Papà Federico mi chiama, è proprio ora che me ne vada. A domani, aspettami qui sulla scrivania, Ciao, Lorenzo. 184