SAN MARTINO V. A PALAZZO PIGNANO: CONFRONTI TIPOLOGICI PER UNA NUOVA DATAZIONE



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NADIA PONTI DE VECCHI SAN MARTINO V. A PALAZZO PIGNANO: CONFRONTI TIPOLOGICI PER UNA NUOVA DATAZIONE Attraverso molteplici confronti tipologici ed una valutazione critica dell'architettura del San Martino V. a Palazzo Pignano è stato possibile giungere ad una precisa datazione dell' edificio originario procedendo oltre la semplice collocazione all'epoca medievale. Per affrontare la presente ricerca mi sono avvalsa dei dati posti in evidenza dall' architetto Beppe Ermentini, in conclusione del restauro da lui condotto negli anni sessanta, e, in particolar modo, della sua valutazione delle strutture originarie l. La semplice articolazione strutturale della chiesa in questione - tre navate scandite da pilastri probabilmente non articolati e conclusa da tre absidi - non risulta di per sé molto utile per una valutazione comparativa del monumento, in quanto si tratta di un impianto che caratterizza molti edifici padani collocabili tra XI e XII secolo 2. L'analisi si deve, di conseguenza, appoggiare ad altri elementi dell' articolazione in alzato, quali i due contrafforti a sezione pentagonale, posti a sottolineare la tripartizione della facciata. È doveroso annoverare innanzitutto a questo proposito i primitivi contrafforti minori delle pareti laterali del S. Ambrogio a Milano, recuperabili soltanto attraverso i disegni del De Dartein e del Landriani, ma possono anche essere citati quelli della chiesa di S. Nazaro di Milano, dell'abside di S. Maria di Calvenzano a Vizzolo Predabissi e del S. Pietro di Bologna 3. Il medesimo elemento di sostegno si riscontra sulla facciata dell' abbazia di S. Giovanni a Vigolo Marchese, dove però non è sicura la sua pertinenza alla compagine originaria della fronte stessa 4. 189

Un ulteriore elemento utile al fine di giungere ad una precisa datazione è offerto dalla mancata corrispondenza tra le arcate interne e la parti tura esterna delle lesene, già osservata da C. Verga 5, che tuttavia, a mio avviso, non deve essere adottata come punto di partenza per sostenere l'ipotesi di un numero originario di sostegni interni maggiore dell' attuale, in quanto compare pure nel Duomo di Modena e nel S. Michele di Nonantola 6. Un discorso particolare merita la tipologia dei sotegni della chiesa, eretti a divisione delle navate. Non potendo prendere in considerazione quelli del lato settentrionale, in quanto opera di un restauro eseguito nel 1926, la restituzione della sezione dei piloni meridionali si ricava dalla configurazione circolare dei capitelli 7.. Problematica risulta la ricomposizione del quinto capitello, che di primo acchito può essere interpretato come un elemento da correlare alla sezione rettangolare di un pilastro, poiché la decorazione è distribuita su una fronte rettilinea, che si congiunge a spigolo vivo con il lato contiguo scalpellato. Tuttavia potrebbe trattarsi della sezione superiore di un capitello conformato a modo di tronco di piramide rovesciata e correlato al collarino attraverso smussi di andamento circolare. Questa seconda ipotesi consentirebbe anche di presupporre una sezione omogenea dei sostegni circolari 8. Sia C. Verga che M. Mirabella Roberti hanno supposto una forma circolare per i primitivi sostegni del S. Martino data la tipologia dei capitelli reimpiegati ed hanno ritenuto che le basi riportate in luce con gli scavi non potessero essere medievali poiché non corrispondenti alla supposta articolazione circolare del pilone 9. In realtà, però, la struttura delle fondazioni non contraddice di per sé un' attribuzione all' epoca medievale, in quanto fondazioni isolate e non corrispondenti alla sezione dei pilastri sono ben documentate nel Duomo vecchio di Modena lo. La mancanza di una puntuale registrazione dei dati di scavo relativi alle basi dei sostegni non consente di chiarire se si tratta di fondazioni isolate o collegate. Se le basi di Palazzo Pignano fossero isolate si potrebbe operare un parallelo con quelle del Duomo vecchio di Modena - metà XI secolo -, mentre se si trattasse di fondazioni collegate da porzioni di muro, un valido confronto potrebbe avvenire con quelle del Duomo nuovo di Modena Il. La stessa muratura della chiesa di S. Martino, data la sostanziale regolarità dei corsi a spina di pesce e ciottoli, induce ad ipotizzare una datazio190 Palazzo Pignano, Pieve di S. Martino, particolare della facciata 191

ne più tarda e più precisa del generico mille. L'analisi dell'apparecchiatura muraria della pieve di Palazzo Pignano risulta indispensabile supporto per la valutazione dell'edificio, in quanto esso è il frutto di interventi ed alterazioni che si distribuiscono lungo i secoli. L'intervento restaurativo degli anni sessanta ha consentito di individuare le fondazioni originarie in.corrispondenza della facciata, del fianco meridionale e delle tre absidi, attestandone la loro contemporaneità attraverso l'omogeneità di conformazione 12. Sopra gli strati di fondazione si conservano porzioni delle murature originarie, sia nella zona absidale, che lungo il lato meridionale ed occidentale. Trattasi di un doppio paramento in cotto, composto da frammenti di mattoni e tegole disposti in senso obliquo, ad opus spicatum, legati da malta che C. Verga ha definito «non rimboccata» 13. L' opus spicatum è interrotto da corsi irregolari di mattoni inseriti di piatto e di frammenti lapidei di reimpiego 14. A Lomello la chiesa di S. Maria Maggiore presenta, nel settore occidentale, un'apparecchiatura muraria altrettanto regolare, e così pure accade per il fianco occidentale del S. Ambrogio di Milano 15. Un valido riferimento, per la regolarità della muratura, è anche nei resti di una struttura aggregata alla Pieve di Robbio Lomellina 16, o nella Badia di S. N azaro Sesia, in provincia di Novara 17. Un ulteriore rimando può essere rintracciato con l'apparecchiatura muraria di S. Maria e S. Sigismondo a Rivolta d'adda 18. Un elemento di estrema importanza nel tentativo di determinare la cronologia della pieve di S. Martino V. è offerto dai tre fornici superstiti, posti alla sommità meridionale dell' abside centrale 19. I fornici di Palazzo Pignano sembrano successivi a quelli più tozzi del battistero di Agliate e del battistero di Novara, che presentano pure un'ampia fascia di porzione muraria tra le sommità dell' arco ed i sovrastanti archetti pensili, e ai fornici del S. Ambrogio di Milano, caratterizzati da un doppio sopracciglio, nei quali la critica ha sempre evidenziato un archetipo non soltanto per l'ambiente milanese 20. La forma snella ed allungata dei primi due fornici meridionali di Palazzo Pignano suggerisce piuttosto una datazione al tardo XI secolo 21. I fornici del S. Martino sono tipologicamente prossimi a quelli della Abbazia di S. Donato a Sesto Calende, dove però i sovrastanti archetti ricalcano l'archivolto dei fornici, mentre quelli di Palazzo Pignano costituiscono una frangia indipendente 22. Infatti al di sopra dei primi due fornici, si intravvedono, in parte celati 192 Palazzo Pignano, Pieve di S. Martino. 193

Un interessante confronto emerge dall'osservazione della loggetta absidale della chiesa di S. Maria e S. Sigismondo di Rivolta d'adda, la quale può, a ragione, essere ritenuta una tappa verso la configurazione della 199getta praticabile 27. Le arcatelle di questa loggetta sono sormontate da archetti pensili che risultano sfalsati rispetto al ritmo degli archi sottostanti, proprio come accade a Palazzo Pignano. L'edificio religioso di Rivolta d'adda è in genere considerato anteriore al 1099, anche perché la sua loggetta non consente la completa praticabilità che si riscontra invece nella Cattedrale di Modena; di recente è stata avanzata la proposta di una datazione della chiesa di Rivolta ai primi del XII secolo 28. L'arcaico sistema di parti tura architettonica adottato nelle absidiole di S. Maria e S. Sigismondo costituisce un ulteriore elemento di riferimento a Palazzo Pignano, proprio grazie al rinvenimento delle tracce di piatte lesene nell' abside maggiore 29. A mio parere l'eventuale partito decorativo del S. Martino va quindi ritenuto una manifestazione provinciale degli elementi innovativi che si andavano diffondendo e sviluppando alla fine dell'xi secolo. Concludendo è possibile affermare che i raffronti che si ricavano dall'esame della planimetria, dell'articolazione in alzato e della decorazione dell'edificio di Palazzo Pignano suggeriscono una datazione al tardo XI secolo. Alla luce dei riferimenti al contesto dell' architettura romanico lombarda risulta quindi del tutto improbabile la datazione al mille proposta a suo tempo 30. Palazzo Pignano, Pieve di S. Martino, abside. dal canale di gronda, due archetti pensili, i quali, probabilmente, creavano, con i sottostanti fornici, l'elemento decorativo dell' abside maggiore 23. La medesima articolazione con fornici ed archetti pensili di Palazzo Pignano si ri~traccia pure nell' abside della Pieve di S. Michele Arcangelo di Nonantola 24. La tipologia dei fornici del S. Martino li avvicina pure a quelli della Basilica di S. Bassiano a Lodivecchio >, del S. Calimero di Milano e del S. Nazaro sempre a Milano 26. 194 Palazzo Pignano, Pieve di S. Martino. 195

NOTE 1. B. ERMENTINI,Il restauro della pieve di S. Martino a Palazzo Pignano, in «Insula Fulcheria», IX, 1970 e X, 1971. 2. C. VERGA, Contributi a Palazzo Pignano, Crema 1966, pagg. 13-14. C. BIANCHESSI,Palazzo Pignano e la sua chiesa parrocchiale, Crema 1909, pago 69. B. ERMENTINI, O.C., pago 88. Per l'articolazione strutturale del S. Martino è comunque possibile un rimando ad edifici di area piacentina e cremonese. Nel piacentino riscontriamo la medesima tipologia nella pianta e nell'alzato della abbazia di S. Giovanni a Vigolo Marchese e nella chiesa di S. Antonino di Piacenza; in area cremonese nella chiesa di S. Tommaso ad Acquanegra sul Chiese. 3. F. DE DARTEIN, Etude sur l'architecture lombarde et sur les origines de l'architecture romano-byzantine, ristampa anastatica, Paris, 1865-1882. G. LANDRIANI,la Basilica ambrosiana fino alla sua trasformazione in chiesa lombarda Milano 1889. ' R. CASSANELLI,La Basilica di S. Nazaro Maggiore a Milano tra XI e XII secolo: dall'edificio ambrosiano al cantiere romanico, in «Ambrogio e la cruciforme 'romana' basilica degli Apostoli nei mille seicento anni della sua storia», Milano 1986, pago 131 e ss. E. VILLA, La ricostruzione romanica della basilica Apostolorum Sanctii Nazarii in Brolo, in «Ambrosius», 1956, pago 469 e ss. E. ARSLAN,L'architettura romanica milanese, in «Storia di Milano», III, Milano 1954, pago 395 e ss. e pagg. 408-412. A.K. PORTER, Lombard architecture, II, New Haven 1915, pagg. 129-130. 4. R. SALVINI,la Basilica di S. Savino e le origini del Romanico a Piacenza, Modena 1978, pagg. 68-70: «la chiesa abbaziale di S. Giovanni a Vigolo Marchese è datata all'inizio dell'xi secolo, tuttavia, pur conservando nella facciata e nelle fiancate molto della struttura originaria, è probabile che i due contrafforti, posti al limite tra la parte centrale e le ali, siano una aggiunta più tarda, suggerita da esigenze di statica. A sostegno di questa teoria va osservato che essi costituiscono l'unica incoerenza della facciata, poiché si addossano alle alte e piatte lesene angolari che raggiungono la sommità e si congiungono a dente alla partitura ad arcatelle. I due contrafforti possono essere un'aggiunta della fine dell'xi secolo. M.A. ROMANINI, Le Arti - Architettura, in «Storia di Piacenza - Dal Vescovo conte alla Signoria», II, Piacenza 1984, pagg. 450-460. 5. C. VERGA, o.c., pagg. 19-20. 6. A. PERONI, L'architetto Lanfranco e la struttura del Duomo, in «Lanfranco e Wiligelmo - Il Duomo di Modena», Modena 1984, pagg. 143-164. GANDOLFO,Precisazioni sull'architettura monastica di Nonantola in epoca romanica, in «Cornmentarii», XXIV, fase, III, Roma 1973, pagg. 131-147. 7. Il presente articolo non ha volutamente preso in considerazione gli elementi scultorei della Pieve privilegiando l'architettura della stessa. Un approfondito esame della produzione scultorea seguirà nel prossimo numero della rivista. C. VERGA, o.c., pago 18. 8. C. VERGA, o.c., pagg. 18-19. 9. C. VERGA, o.c., pagg. 17-18. M. MIRABELLAROBERTI,Recensioni - C. VERGA.Contributi a Palazzo Pignano, in «Insula Fulcheria», V - VI, 1966-1967 Crema, pago 113-116. io. A. PERONI, O.C., pagg. 141-184. H.E. KUBACH,Verborgene Architektur ùberdas derkiiltnis von fundament und Bauwerk am Biespiel des Speyerer Domes, «Beitrage zur Rheinischen Kiinstgeschichte und Denkmalpfleg», II, 1974, 20, pagg. 35-48. 11. A. PERONI, O.C., pagg. 141-184. M. Mirabella Roberti condusse i primi scavi lungo la navata meridionale. M. MIRABELLAROBERTI,La Rotonda di Palazzo Pignano, in «Insula Fulcheria», VIII, Crema 1969. 12. B. ERMENTINI,O.C., pago 88. C. VERGA, o.c., pagg. 13-14. C. BIANCHESSI,O.C., pago 69. 13. C. VERGA, o.c., pago 16 nota nr. 17: l'autore asserisce che la mancata rimboccatura della malta costituisca un elemento fondamentale nell'individuazione delle murature originarie di Palazzo Pignano. 14. A. CAMBIÈ,La giurisdizione ecclesiastica su Crema e il territorio prima del 1580, in «Il Nuovo Torrazzo», Crema, 19 ottobre 1930 pagg. 3-4. 15. S. CHIERICI, La Lombardia, in «Italia Romantica», Milano 1978-1984, pago 259 e ss.: Santa Maria Maggiore di Lomello (PV) è datata tra XI e XII sec. E. ARSLAN,Tradizione e innovazione nel Sant'Ambrogio romanico, in «Millennio Ambrosiano. La città del Vescovo dai Carolingi al Barbarossa», II, Milano 1988, pagg. 156 e ss. 16. N.M. LAZZE- F. SCEVOLANIDASI, Testimonianze romantiche nel territorio di Robbio Lomellina, Pavia 1993, pagg. 21-22. 17. P. VERZONE, Novara e la sua terra nei secoli XI e XII, 1957. 18. R. SALVINI,O.C., pago 80. La chiesa di Rivolta presenta una maggiore regolarità della mura tura rispetto a Palazzo Pignano. La presenza dei conci nella mura tura consente di considerarla come un termine ante quem. 19. Mentre i due primi fornici sembrano ricalcare la formulazione antica, il terzo fornice presenta la ghiera rifatta ed è probabilmente stato oggetto" di un ampliamento data la dimensione superiore agli altri due. Esso coincide con il punto in cui si individua il rifacimento dell' abside, che ha coinvolto la porzione alta centro-settentrionale della stessa. 20. E. ARSLAN,O.C., pago 395 e ss. 21. E. ARSLAN,O.C., pagg. 408-412. 22. F. GANDOLFO,Precisazione sulla architettura monastica di Nonantola in epoca romanica, in «Commentari», N.S., XXIV, III, Roma 1973, pagg. 131-147. 23. B. ERMENTINI,O.C. 196.' 197

24. F. GANDOLFO,o.c. 25. AA.VV., San Bassiano a Lodivecchio, Lodi 1987. 26. R. CASSANELLI,o.c., pago 131 e ss. E. ARsLEN, o.c., pagg. 408-412 e pagg. 424-428. 27. R. SALVINI,o.c., pagg. 66-81. 28. R. SALVINI,o.c., pago 80. A.K. PORTER, o.c., 111, pago 325 e ss. La datazione al principio del XII sec. è stata sostenuta da: JE. MCKINNE,Tbe Church of Santa Maria e San Sigismondo in Rivolta d'adda and Tbe Double - Bay System in nortbem Italy in tbe late eleoentb and early tuielftb centuries, I, II, university of Michigan, 1991.. 29. R. SALVINI,o.c., pago 80: le due absidiole della chiesa di Rivolta assunsero gli arcaici motivi dell'abside ambrosiana, mentre quella centrale adottò un aspetto moderno. A Rivolta le piatte lesene delle absidi minori sono unite l'una all'altra mediante archetti pensili in gruppi ternari. È probabile che anche a Palazzo Pignano gli archetti congiungessero le lesene. La presenza dei fornici consente di porre l'edificio cremasco in una fase intermedia tra l'arcaismo dell' abside ambrosiana o delle due minori di Rivolta e la modernità presentata dall'abside maggiore della stessa chiesa di Rivolta d'adda. Una bolla di Papa Lucio II, emessa nel 1114, dichiara edificata a spese dei cittadini di Rivolta la pieve di Santa Maria e San Sigismondo e da essi donata a Papa Urbano II (1088-1099), che l'accolse nel patrimonio di San Pietro. Tale documento è stato pubblicato da G. BISCARO,I documenti intorno alla chiesa di San Sigismondo di Rivolta d'adda, in «A.S.L.» IV 1905, XXX 11/2, pago 175 e ss. 30. L. COTI ZELATI, Palazzo Pignano. La Pieve antica, Crema, 1980. M. MIRABELLAROBERTI, La facciata della chiesa di San Martino a Palazzo Pignano in Insula Fulcheria, XI-XII 1972-1973, pagg. 9-11. C. VERGA, o.c. 198