JAN PATOCKA NEO SOCRATE TRA VITA NELLA VERITÀ E CURA DELL ANIMA



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JAN PATOCKA NEO SOCRATE TRA VITA NELLA VERITÀ E CURA DELL ANIMA di Silvia Camilleri Pensando alla realtà dissidente cecoslovacca uno dei primi nomi che vengono in mente è proprio quello di Jan Patočka. Questo può sembrare un po strano, visto che il filosofo ceco era noto per la sua riservatezza e per la sua ritrosia a partecipare attivamente alla vita politica della sua nazione. Inoltre, Patočka viene a mancare nel 1977, proprio all inizio dell esperienza dissidente di Charta 77 che portò alla Rivoluzione di velluto e alla caduta del regime comunista. Malgrado queste considerazioni preliminari, è innegabile il fatto che Patočka sia stato il vero padre spirituale del movimento di Charta 77. L apporto teorico alla nascita del movimento è avvalorato dalla fine tragica dello stesso filosofo. Il destino martirizzante al quale decise liberamente di sottoporsi, inoltre, non fu casuale ma frutto di un lungo percorso e anni di studio sulla posizione esistenziale, che lui denominava cura dell anima, ispirata alla figura e al pensiero di Socrate. L importanza di Patočka, dunque, non si limita all apporto dei suoi studi teorici, ma soprattutto al concreto esempio morale che ci ha lasciato a testimonianza della possibilità di vita nella verità e riscatto della propria coscienza dall ideologia dominante. Cenni biografici Jan Patočka nasce a Turnov, in Boemia, in una modesta ma colta famiglia l 1 giugno del 1907. La formazione del filosofo si articola tra Praga, Berlino, Parigi e Friburgo. In quest ultimo centro universitario ha occasione di essere formato da maestri come Heidegger e Husserl. Laureatosi nel 1937 con la tesi dal titolo Il mondo naturale come problema filosofico comincia a insegnare presso l Università Carlo di Praga, ma nel 1949 è allontanato dall Istituto a causa della sua mancata adesione al Partito Comunista. L esilio forzato dall insegnamento durerà per vent anni. Dopo l allontanamento dall Università, nel 1950 Patočka è assunto come ricercatore presso l Istituto T. M. Masaryk, dove lavora fino al 1954, anno in cui viene chiuso a causa della campagna stalinistica contro il cosiddetto masarykismo. Costretto a cambiare nuovamente ambito di studi, nel 1954 Patočka comincia a insegnare nell Istituto pedagogico dell Accademia delle scienze cecoslovacca, dove si appassiona allo studio di Jan Amos Komenský: grande pensatore boemo, considerato il fondatore della didattica e della moderna filosofia dell educazione. In tal modo, Patočka può riprendere a dedicarsi alla ricerca filosofica senza provocare interventi repressivi da parte del regime. Nel 1957, Patočka viene trasferito alla sezione editoriale dell Istituto di filosofia dell Accademia cecoslovacca delle Scienze. Il posto occupato gli permette di tornare a occuparsi direttamente di filosofia all interno dell Accademia, senza dover essere iscritto al Partito. L avvento della Primavera di Dubček consente una certa libertà nell espressione culturale Cecoslovacca. Non a caso l Istituto Masaryk, chiuso negli anni 50, viene riaperto e Patočka è chiamato a dirigerlo. Il tentativo di realizzare il socialismo dal volto umano permette al filosofo di ritrovare una libertà nella ricerca scientifica. Tuttavia, questa fase di ottimismo è destinata a durare poco. In seguito all invasione sovietica del 1968, il gesto eroico di Jan Palach (studente universitario che si da fuoco in piazza S. Venceslao per protestare contro l occupazione) e, in fine, l avvio della cosiddetta normalizzazione, appare chiaro come si stia ritornando velocemente al clima repressivo del 1948. Nel 1972 il regime trova la giusta scusa per allontanarlo dall insegnamento il filosofo mandandolo anticipatamente in pensione. Da questo momento Patočka continua l attività didattica organizzando seminari clandestini nella sua abitazione, destinati all ascolto di ex-allievi e intellettuali dissidenti. 1

L inizio della brevissima attività politica di Patočka comincia solo nel 1976, quando un gruppo di politici e intellettuali lo coinvolge nella nascita di quello che diventerà noto come il movimento di Charta 77. Il primo documento, redatto e sottoscritto dallo stesso filosofo, nasce in seguito a due eventi. Il primo è la sottoscrizione da parte del Governo cecoslovacco dell Accordo finale della Conferenza di Helsinki per la sicurezza e la cooperazione in Europa, il quale prevede un Patto internazionale sui diritti civili e politici. Il secondo è l arresto di alcuni membri appartenenti a gruppi musicali underground noti con il nome di Plastic People of the Universe e DG 307. Patočka rimane presto affascinato dall iniziativa di Charta 77 diventando la vera anima teorica della propaganda clandestina. La partecipazione esplicita alla dissidenza cecoslovacca peggiora ulteriormente le antipatie della StB, la polizia segreta, la quale costringe il filosofo a sottoporsi a periodici ed estenuanti interrogatori. Intanto, grazie a Patočka, Charta 77 ottiene anche una risonanza internazionale. Non a caso, il ministro degli esteri olandese Max Van der Stoel trovandosi in visita ufficiale a Praga agli inizi del marzo 1977, chiede di incontrare personalmente Patočka. In seguito a questo evento l StB intensifica le azioni repressive. La salute precaria, unita all ennesimo violento interrogatorio il 10 marzo 1977 portano al sopraggiungere di una emorragia celebrale che, dopo tre giorni di coma, determina la morte di Patočka. Anche la cerimonia funebre è trasformata in un occasione di repressione da parte del regime. Tutti gli esponenti più in vista di Charta 77 sono preventivamente arrestati e persino i colleghi stranieri del filosofo sono immediatamente espulsi dal Paese. Nonostante tutte le azioni di sabotaggio messe in atto dalla polizia segreta e dal Governo, alla cerimonia funebre erano presenti più di 1.200 persone. L eredità teorica lasciata da Patočka è certamente frutto dell intero percorso di studi del filosofo. Tuttavia, in merito al movimento di Charta 77, si può dire che i cardini teorici siano tre: il concetto di scossa e di comunità degli scossi, la rivalutazione della figura di Socrate attraverso il concetto di cura dell anima e il concetto di vita nella verità. Questi snodi fondamentali partono tutti dallo stesso quesito: come si fa a riscattarsi dalla condizione di prostrazione morale ed esistenziale? La scossa e la comunità degli scossi. Patočka teorizza il concetto di scossa (otrěs) già alla fine degli anni 30, durante l occupazione nazista della Cecoslovacchia. Questo concetto rappresenta un nodo fondamentale per comprendere l intera opera filosofica di Patočka, ma è anche il filo rosso concettuale dal quale scaturisce l azione di Charta 77. Per spiegare questo concetto Patočka nel saggio Le guerre del XX secolo e il XX secolo come guerra usa l esempio dei soldati che combatterono la Prima guerra mondiale. L esperienza estrema dell esposizione alla morte genera uno scotimento nel soldato. Questo ha due effetti: da un canto una presa di coscienza più consapevole su se stessi e sulla realtà; d altro canto un senso di fratellanza e solidarietà con chi è stato esposto agli stessi avvenimenti. Lo stesso concetto di scossa viene rapportato alla realtà totalitaria. In questo senso, coloro che hanno subito lo shock del totalitarismo sono da considerarsi dei privilegiati perché hanno strappato via dagli occhi le lenti che gli distorcevano la vista e hanno finalmente guardato la verità in faccia. Questa è quella che Patočka chiama la solidarietà degli scossi. Immagine chiara del clima culturale nel quale Patočka formula tale teoria è la così detta nave dei filosofi, che rappresenta l esilio di centinaia di uomini di cultura costretti all esilio dal proprio paese. Questo processo di repressione culminerà in particolare dopo la Primavera di Praga nel 1968. È in questo clima tetro che sorge la cultura del samizdat, l editoria clandestina che diffondeva i libri in manoscritti dattiloscritti e ricopiati singolarmente da coloro che li ricevevano. La scossa consiste, infatti, nella decisione di esporsi nuovamente alla domanda di senso, e l espressione maggiore della domanda dell uomo in termini etici ed esistenziali si esprime principalmente nella manifestazione culturale. La resistenza 2

intellettuale diventa un vero e proprio atto morale perché costituisce un ethos, cioè una modalità di rapporto con se stessi e con gli altri. Tuttavia, in quanto dialogo anche comunitario, la resistenza intellettuale è anche una manifestazione di giudizio e di azione pubblica. Secondo Patočka ciò che occorre fare, quindi, è scuotere la quotidianità della gente interrompendo la routine di ogni giorno e fare comprendere che il bene per loro e per la società consiste nell esercizio della cura dell anima, cioè nel rinnegare le certezze ottenute grazie alla rigidità vuota del regime e correre il rischio di vivere nella vita reale. Nel momento in cui l uomo è scosso, cioè ha preso coscienza della propria condizione, la vita diventa libera e intera. Solo in questo modo la storia riprende ad avere un senso reale e l individuo può finalmente ricominciare a dare vita a qualcosa di nuovo e trovare il senso di se stesso all interno del mondo in cui vive. La cura dell anima Patočka non propone tanto un modello teorico da seguire, quanto uno slancio esistenziale sostenuto da una forte tensione morale che denomina cura dell anima. L ispirazione maggiore per tale tensione morale non è altro che la figura di Socrate. La genialità socratica consiste, infatti, nella consapevolezza che il punto focale che rigenera la società e tiene vivo il desiderio della virtù, non è altro che la domanda di significato totale. L esercizio vivo di questa domanda, che possiamo definire morale, non è altro che la cura dell anima ripresa in seguito da Patočka. Il filosofo ceco si accorge del fatto che, come per l antica Atene, anche per il mondo contemporaneo l unica salvezza risiede nel coraggio di esporsi allo sconvolgimento del senso. In altre parole, occorre rinnegare gli schemi antichi e ormai vuoti per andare alla ricerca di un nuovo senso assoluto che ridoni significato e speranza alla vita degli uomini. In Socrate il concetto di anima corrisponde con l io consapevole, o anche con la coscienza e con la personalità intellettuale. L anima è il luogo dal quale sgorga la domanda più profonda di senso. Questa ricerca risveglia la consistenza etica dell uomo; per questo, l anima è anche il luogo nel quale noi ci confrontiamo con i nostri limiti e le nostre mancanze, ci rapportiamo con gli altri e in ultima analisi anche con il divino. In tal senso curare se stessi significa occuparsi della propria anima, cioè del punto più intimo e profondo dal quale nasce la consapevolezza di sé e la domanda innata di significato ultimo. Fulcro della cura dell anima è l esercizio della domanda di significato: questa si pone all inizio di tutto perché è determinata dalla sete inestinguibile di areté, cioè della ricerca della virtù, la perfezione dell animo umano. Quanto più la domanda di perfezione è radicale, tanto più si avverte la necessità di una risposta. Questo circolo virtuoso è innescato tramite l esercizio del logos socratico: il logos è lo strumento tramite il quale è possibile tenere viva in noi la consapevolezza di non sapere, cioè la domanda di significato ultimo. Sono proprio gli interrogativi, ultimi sull esistenza, ai quali è così difficile dare una risposta, il carburante per la sete totale di areté. L invito neosocratico di Patočka è proprio quello di tenere desta la domanda esercitandola di continuo. Infatti, solo grazie a questo esercizio, apparentemente sterile, di ricerca del bene umano è possibile mantenere viva la presenza del telos, cioè il senso ultimo al quale tutti gli uomini tendono attraverso il processo di conoscenza. In tal senso, la cura dell anima si serve principalmente della forma dialogica cioè del dialogo tra molti dove uno acconsente al fatto che gli siano poste delle domande ed è disposto a problematizzare le proprie risposte. Questo esercizio ha evidentemente un significato morale, ma per Patočka corrisponde anche con l azione pubblica, cioè con la politica: infatti, proprio dal risveglio morale derivano delle conseguenze concrete per la polis anche di tipo politico. Come afferma Patočka stesso: 3

L uomo autentico, l uomo-filosofo, non può essere filosofo solo per se stesso. Deve esistere in una comunità, e questa comunità non può essere una comunità arbitraria, si deve fondare sulla verità e sull autorità filosofica, che si acquisiscono con la cura dell anima, vale a dire con un lavoro su se medesimo nella società, in una comunità con gli altri, giacché, in fin dei conti, nessuno sfugge a questa situazione. La società stessa è modellata dalla cura dell anima perché è una condizione umana alla quale nessuno dovrebbe sfuggire, a meno di annichilire il proprio Io. Ma, poiché quest esercizio è tutt altro che scontato, occorre che diventi un abitudine, un attitudine mentale, uno stile di vita da ricercare per diventare uomini giusti e autentici. In questo modo con il tempo la domanda sul bene ultimo determinerà una conversione totale nell anima dell uomo e quindi anche un inveramento dell uomo, cioè una realizzazione vera dell Io. Ciò non vuol dire che con la cura dell anima sia possibile risolvere il problema della necessità umana, ma certamente tramite il suo esercizio l uomo non è indotto a credere che la risoluzione ultima della sua vita sia la libertà dalle necessità contingenti. Questo potrebbe sembrare a prima vista poco rilevante, ma diventa decisivo se si pensa che l ideologia vuole ridurre l uomo ai suoi istinti primari di essere animale. Restare attaccati alla domanda sul senso originario del mondo diventa il modo per riscattarsi anche dal dominio dell ideologia che asservisce l uomo togliendogli i diritti primari e poi lo seduce presentandosi come risposta alle sue necessità. La vita nella verità La posizione esistenziale che Patočka cerca di mettere in atto potrebbe sembrare ideale e un po romantica, ma in realtà rappresenta l inveramento dell Io. La possibilità di vivere la vita nella verità, non è solo utopia: è stata dimostrata in primis da Socrate, ma anche dallo stesso Jan Patočka che ha incarnato fino alle estreme conseguenze gli insegnamenti del suo maestro antico. Solo in questo modo, tutta la vita diventa un atto morale unico. L uomo realmente spirituale è quindi l uomo in cammino, cioè chi non ha ancora trovato la risposta alle proprie domande ma grazie al confronto continuo con la realtà sa distinguere il bene dal male e può trarre insegnamento dalle esperienze negative. L influenza di questo concetto sull azione di Charta 77 è decisivo. Non a caso, dieci anni dopo la morte del filosofo, si ribadisce ancora come: Il compito di prendere sul serio e di cercare di rispondere seriamente al nostro essere cittadini apre, secondo noi, molte possibilità del tutto concrete. Tutti possiamo fin da domani iniziare a dire la verità non solo in casa nostra, ma anche nei luoghi di lavoro, nella vita sociale, nelle più diverse occasioni di lavoro. Nell esperienza dissidente la cura dell anima si esplicita fondamentalmente rinnegando la menzogna e esaltando la verità al di sopra di qualsiasi schema imposto. In questo senso, l espressione maggiore della coscienza personale consiste nel tentativo di riuscire a vivere nella verità. Come per Socrate, anche in questo caso la presa di posizione è innanzitutto personale, tuttavia essa assume più valore quando diventa un movimento comune, da condividere. Per questo, chi compie azioni dissidenti compie un bene verso se stessi ma, cosa più importante, diventano una testimonianza e uno stimolo concreto per tutti gli altri. In questo contesto si inserisce il concetto patockiano di sacrificio ; inteso come atto eminentemente morale, capace di realizzare l irrealizzabile. Chi si sacrifica diventa testimone di una comprensione nuova del mondo, incitando tutti gli altri a comprendere la nuova interpretazione del mondo. In questo modo il sacrificio diventa non solo un gesto comunitario ma anche politico. 4

Bibliografia J. Patočka, Platone e l'europa, Vita e Pensiero, Milano 1997. Id., Saggi eretici sulla filosofia della storia, Einaudi, Torino 2008. Id., Socrate, Bompiani, Milano 2003. Sitografia www.charta77.org www.esamizdat.it Silvia Camilleri, ha conseguito la laurea magistrale in Storia del Mondo Contemporaneo presso l'università degli Studi di Milano. Fin dalla laurea triennale ha dedicato parte dei suoi studi alla filosofia politica, in particolare alla figura della filosofa Hannah Arendt e della dissidenza nei paesi dell'est. camilleri.silvia@gmail.com 5