A cura di Maria Dominique Feola Ultimo aggiornamento 14 aprile 2008



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Transcript:

I genitori che lavorano hanno diritto ad una serie di benefici atti a salvaguardare la loro salute a consentire loro di conciliare le esigenze lavorative con la cura dei figli ad impedire che, sul luogo di lavoro, vengano perpetrate discriminazioni in loro danno. Le leggi dello Stato che contemplano tali prescrizioni danno attuazione a norme di rango costituzionale, ed in particolare agli artt. 2, 3, 4, 29, 30, 31 e 32 della nostra Carta costituzionale. Le principali leggi in materia di tutela del genitore lavoratore attualmente vigenti sono: la Legge 8 marzo 2000, n. 53, recante Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città, il Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, recante Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53 (da ultimo modificato con la Legge Finanziaria 2008) la Legge 5 febbraio 1992, n. 104, recante Legge quadro per l assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate. Anche nei contratti collettivi possono essere inserite prescrizioni relative alla tutela dei genitori che lavorano: esse sono valide in tanto in quanto ripetano ilo contenuto delle norme di legge o abbiamo contenuto migliorativo a vantaggio del lavoratore. GRAVIDANZA TUTELA DELLA SALUTE Assistenza sanitaria Tutti i diritti sono riservati Pag. 1 di 13

Le lavoratrici gestanti che abbiano necessità di effettuare, durante l orario di lavoro, esami prenatali, accertamenti clinici ovvero visite mediche specialistiche hanno diritto a permessi retribuiti. Per fruire di tali permessi devono presentare apposita istanza e, successivamente, la relativa documentazione giustificativa che dovrà attestare data e orario di effettuazione degli esami. Divieto di lavori pesanti Durante il periodo di gestazione e fino a sette mesi dopo il parto, è vietato adibire la lavoratrice al trasporto e al sollevamento di pesi a lavori che siano qualificati dalle leggi vigenti come pericolosi, faticosi ed insalubri a condizioni di lavoro o ambientali che, secondo gli accertamenti condotti caso per caso dall Ispettorato del lavoro, siano ritenuti pregiudizievoli alla salute della donna. Le lavoratrici dovranno, pertanto, essere addette per tale periodo ad altre mansioni, anche inferiori. Astensione obbligatoria dal lavoro (congedo di maternità) La donna lavoratrice è obbligata ad astenersi dal lavoro di norma, da 2 mesi prima a 3 mesi dopo il parto dietro attestazione del medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato e del medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del nascituro, da 1 mese prima a 4 mesi dopo il parto quando sia occupata in un lavoro che, in relazione all'avanzato stato di gravidanza, sia da ritenersi gravoso o pregiudizievole, da 3 mesi prima a 3 mesi dopo la data presunta del parto (tali lavori sono determinati con decreti del Ministro del lavoro). In caso di nascita prematura rispetto a quella presunta, i giorni non goduti di astensione obbligatoria prima del parto vengono aggiunti al periodo di astensione obbligatoria dopo il parto. Tutti i diritti sono riservati Pag. 2 di 13

Per usufruire di tali giorni, la lavoratrice è tenuta a presentare il certificato attestante la data del parto nel termine di 30 giorni. Ulteriori periodi di astensione dal lavoro prima del parto possono essere disposti anche prima del periodo di astensione obbligatoria sopra indicato, nei casi 1) di gravi complicanze della gestazione o di preesistenti forme morbose che si presume possano essere aggravate dallo stato di gravidanza; 2) nei quali le condizioni di lavoro o ambientali siano ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino; 3) nei quali la lavoratrice non possa essere spostata ad altre mansioni; L autorizzazione è disposta dall'ispettorato del lavoro, sulla base di accertamento medico, per uno o più periodi, la cui durata sarà determinata dall'ispettorato stesso. TRATTAMENTO ECONOMICO Durante il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro, la lavoratrice percepisce un'indennità giornaliera pari all 80% della retribuzione. Fino al terzo anno di vita del bambino, al genitore che fruisca dei congedi parentali facoltativi spetta un'indennità che è pari per il primo mese, all 80% della retribuzione per i successivi cinque mesi, al 30% della retribuzione. La contrattazione collettiva può prevedere un trattamento economico migliorativo. A tutti gli effetti (compresi quelli relativi alla tredicesima mensilità e alle ferie), il congedo di maternità deve essere computato nell anzianità di servizio e, ai fini della progressione nella carriera, si considera come attività lavorativa (a meno che il contratto collettivo volta a volta applicabile non richieda particolari requisiti). Le ferie e le assenze eventualmente spettanti alla lavoratrice ad altro titolo non vanno godute contemporaneamente ai periodi di congedo di maternità. Tutti i diritti sono riservati Pag. 3 di 13

IL CONGEDO DI PATERNITÀ Anche il padre lavoratore può beneficiare del congedo per tutta la durata del congedo di maternità o per la parte residua che sarebbe spettata alla donna lavoratrice. Ciò può accadere nelle seguenti ipotesi: morte o grave infermità della madre affidamento esclusivo del bambino al padre abbandono da parte della madre (quest ultimo si prova mediante autocertificazione). Il congedo di paternità ha il medesimo trattamento di quello spettante alla madre lavoratrice. QUANDO IL BAMBINO CRESCE TUTELA DELLA SALUTE E CURA DELLA PROLE Riposi giornalieri Fino a quando il bambino non abbia compiuto un anno di età, la madre lavoratrice ha diritto di godere di due riposi giornalieri retribuiti della durata di un ora ciascuna (uno solo se l orario lavorativo è inferiore a sei ore), da considerare ad ogni effetto come ore lavorate. I riposi possono essere anche cumulati e possono essere goduti anche al di fuori della struttura lavorativa. In caso di parto gemellare, i periodi di riposo sono raddoppiati. I riposi giornalieri competono anche al padre lavoratore in alternativa alla madre che non se ne avvalga o che non ne benefici (perché non è lavoratrice dipendente) nel caso in cui il figlio sia affidato al solo padre nel caso di morte o grave infermità della madre Tutti i diritti sono riservati Pag. 4 di 13

Congedi parentali Per ogni bambino, nei primi suoi otto anni di vita, ciascun genitore ha diritto di astenersi dal lavoro per un periodo che complessivamente (ossia: cumulando i periodo goduti dal padre e dalla madre) non ecceda il limite di dieci mesi. Questo diritto di astenersi dal lavoro compete: a) alla madre lavoratrice, trascorso il periodo di congedo di maternità, per un periodo continuativo o frazionato non superiore a sei mesi; b) al padre lavoratore, dalla nascita del figlio, per un periodo continuativo o frazionato non superiore a sei mesi; c) qualora vi sia un solo genitore, per un periodo continuativo o frazionato non superiore a dieci mesi. Il limite è elevato di un mese, e quindi diventa di undici mesi qualora il padre lavoratore eserciti il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato pari ad almeno tre mesi: con questa norma il legislatore ha inteso incentivare la presenza paterna dopo la nascita di un bambino. Per esercitare questo diritto, il lavoratore è tenuto, salvo casi di oggettiva impossibilità, a preavvisare il datore di lavoro, secondo le modalità e i criteri definiti dai contratti collettivi, e comunque con un periodo di preavviso non inferiore a quindici giorni. Il congedo spetta al lavoratore/lavoratrice richiedente anche qualora l altro genitore non ne abbia diritto (per es. perché libero professionista). TRATTAMENTO ECONOMICO Fino al terzo anno di vita del bambino, al genitore che fruisca dei congedi parentali facoltativi spetta un indennità pari al 30% della retribuzione, per un periodo massimo complessivo tra i genitori di sei mesi. Tutti i diritti sono riservati Pag. 5 di 13

Per il periodo ulteriore (ciò fino al compimento a seconda dei casi di dieci o undici mesi) non è dovuta, di norma, alcuna indennità. Questa regola trova eccezione nel caso in cui il reddito individuale dell interessato sia inferiore a 2,5 volte l importo del trattamento minimo di pensione a carico dell assicurazione generale obbligatoria (ossia per il 2006, salvo errore, 13.896,35): se ricorre questa ipotesi, l indennità è dovuta, sempre nella misura del 30% della contribuzione. Anche i periodi di congedo parentale sono computati nell anzianità di servizio, al pari di quello per l astensione obbligatoria, ma diversamente da questa con esclusione degli effetti relativi alle ferie e alla tredicesima mensilità o alla gratifica natalizia. ASSEGNAZIONE TEMPORANEA AD ALTRA AMMINISTRAZIONE PUBBLICA Chi abbia figli minori di tre anni, se dipendente delle istituzioni universitarie, così come di ogni altra amministrazione pubblica, può essere assegnato, a sua richiesta, anche in modo frazionato e per un periodo complessivamente non superiore a tre anni, ad una sede di servizio ubicata nella stessa provincia o regione nella quale l altro genitore esercita la propria attività lavorativa. L esercizio di questa facoltà resta però subordinata 1) alla sussistenza di un posto vacante e disponibile di corrispondente posizione retributiva 2) all assenso dell amministrazione di provenienza 3) all assenso dell amministrazione di destinazione. L eventuale dissenso deve essere motivato. Il lavoratore che ne abbia fatto domanda riceverà comunicazione entro un termine perentorio di trenta giorni dalla domanda. Tutti i diritti sono riservati Pag. 6 di 13

Il suo posto di lavoro lasciato temporaneamente libero non si renderà disponibile ai fini di una nuova assunzione. QUANDO UN BAMBINO SI AMMALA Fino al compimento del terzo anno d età del bambino, se si ammala, ciascuno dei genitore alternativamente ha diritto di astenersi dal lavoro per un periodo corrispondente alla malattia. Il genitore che intende profittare di uno di tali congedi deve, ovviamente, fornire documentazione probatoria attestante che l altro genitore non sia in congedo negli stessi giorni per gli stessi motivi. Nel caso in cui si ammali un bambino di età compresa fra i tre e gli otto anni, ciascun genitore alternativamente ha diritto di astenersi dal lavoro, per un periodo complessivamente non superiore a cinque giorni lavorativi all anno. Per fruire dei congedi, il genitore deve presentare un certificato di malattia rilasciato da un medico specialista della ASL o con essa convenzionata. Se un bambino si ammala mentre il genitore è in ferie e viene ricoverato in ospedale, il lavoratore può chiedere che il periodo durante il quale il bambino è stato ricoverato gli venga conteggiato come congedo per malattia del figlio per intero, se il bambino ha meno di tre anni per la durata massima di cinque giorni lavorativi se ha già compiuto i tre anni e ne ha meno di otto. Nel caso il bambino abbia compiuto gli otto anni di età, ed anzi indipendentemente dall età del figlio purché egli sia stabilmente convivente con il lavoratore, vale comunque la norma generale per la quale il lavoratore ha diritto ad un permesso retribuito di tre giorni lavorativi all'anno in caso di decesso o di documentata grave infermità e, in alternativa, nei casi di Tutti i diritti sono riservati Pag. 7 di 13

documentata grave infermità, la lavoratrice/il lavoratore può concordare con il datore di lavoro diverse modalità di espletamento dell'attività lavorativa. Inoltre, è sempre possibile richiedere, per gravi e documentati motivi familiari un periodo di congedo, continuativo o frazionato, non superiore a due anni. Durante tale periodo il dipendente conserva il posto di lavoro, non ha diritto alla retribuzione e non può svolgere alcun tipo di attività lavorativa. Il congedo non è computato nell'anzianità di servizio né ai fini previdenziali; ma il lavoratore può procedere al riscatto, ovvero al versamento dei relativi contributi, calcolati secondo i criteri della prosecuzione volontaria. QUANDO UN BAMBINO HA UN GRAVE HANDICAP Un trattamento speciale è riservato ai genitori lavoratori di un bambino che abbia un grave handicap, in qualunque tempo essa venga certificato. Fino al compimento del terzo anno di vita del bambino, a condizione che il bambino non sia ricoverato a tempo pieno presso istituti specializzati, il genitore lavoratore può chiedere alternativamente 1) di prolungare il periodo di congedo facoltativo (con diritto all indennità nella misura del 30% della retribuzione) 2) di usufruire delle due ore di permesso giornaliero retribuito. Questi riposi si cumulano con il congedo parentale e con il congedo per malattia del figlio. Successivamente al compimento del terzo anno di vita del bambino, la lavoratrice madre o, in alternativa, il lavoratore padre (ma la stessa regola vale anche per colui che assista una persona con handicap in situazione di gravità parente o affine entro il terzo grado, convivente) hanno diritto a tre giorni di permesso mensile non retribuiti, fruibili anche in maniera continuativa, e coperti da contribuzione figurativa (si chiama così la contribuzione che viene ac Tutti i diritti sono riservati Pag. 8 di 13

creditata a domanda dell iscritto, ed il cui onere non grava né sul datore di lavoro né sul lavoratore), a condizione che il figlio non sia ricoverato a tempo pieno presso un istituto. Anche tali congedi si possono cumulare con il congedo per malattia del figlio di cui il lavoratore gode fino a che il bambino non abbia compiuto gli otto anni d età (o la superiore età prevista per il figlio adottato). Il diritto a tali permessi permane anche dopo il compimento del diciottesimo anno d età del figlio, purché il genitore lavoratore che li richieda risulti con lui stabilmente convivente o, in assenza di convivenza, l assistenza al figlio sia continuativa ed esclusiva. Indipendentemente dall età del figlio portatore di handicap, il lavoratore può sempre chiedere di profittare di un periodo di congedo, continuativo o frazionato, non superiore a due anni. Durante il periodo di congedo, il richiedente ha diritto a percepire un indennità corrispondente all ultima retribuzione e il periodo medesimo è coperto da contribuzione figurativa; l indennità e la contribuzione figurativa spettano fino a un importo complessivo massimo di originarie 70.000.000 annue per il congedo di durata annuale. Detto importo è rivalutato annualmente, a decorrere dall anno 2002, sulla base della variazione dell indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (e quindi è pari ad oggi, febbraio 2006, salvo errore ad 38.820,72). Il genitore ha poi diritto a scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio e non può essere trasferito senza il suo consenso ad altra sede. ADOTTARE O RICEVERE IN AFFIDAMENTO UN BAMBINO Il legislatore ha inteso estendere all adozione alcune delle tutele previste per la nascita di un bambino. Ha così previsto che, in caso di adozione o di affidamento di un bambino di un minore, la madre lavoratrice (o se costei non ne fruisca) il padre lavoratore possano richiedere un congedo per un periodo massimo di cinque mesi. Tale congedo, se fruito, è equiparato a tutti gli effetti di legge al congedo obbligatorio. Tutti i diritti sono riservati Pag. 9 di 13

In caso di adozione nazionale, il congedo deve essere fruito durante i primi 5 mesi successivi all effettivo ingresso del minore nella famiglia adottante. In caso di adozione internazionale, il congedo può essere fruito prima dell ingresso del minore in Italia, durante il periodo di permanenza all estero richiesto per l incontro con il minore e gli adempimenti relativi alla procedura adottiva. Fermo restando la durata complessiva del congedo, questo può essere fruito entro i 5 mesi successivi all ingresso del minore in Italia. L adottante che, per il periodo di permanenza all estero di cui sopra non richieda o richieda solo in parte il congedo di maternità, può fruire di un congedo non retribuito, senza diritto ad indennità. In tale ipotesi, spetta all ente che segue la procedura di adozione o affidamento certificare la durata del periodo di permanenza all estero. Per quanto riguarda i congedi parentali facoltativi, essi spettano anche in caso di adozione e affidamento, ma la fruibilità ha termini di decorrenza differenti. In particolare i congedi possono essere fruiti per i primi 8 anni dall ingresso del minore nel nucleo familiare e fino al compimento da parte dello stesso della maggiore età. Il diritto all indennità, pari al 30% della retribuzione può essere riconosciuto per un periodo massimo di 6 mesi, entro i 3 anni dall ingresso del minore in famiglia del sesto anno. Viceversa, qualunque periodo di congedo richiesto oltre i 3 anni dall ingresso nonché i periodi ulteriori rispetto ai 6 mesi, ancorché fruiti entro i primi 3 anni dall ingresso del minore in famiglia, potranno essere indennizzati a tale titolo solo subordinatamente alla verifica delle condizioni reddituali previste dal comma 3 dell art. 34 T.U. Anche per i congedi per malattia del figlio sono previsti termini leggermente diversi: il diritto di astenersi dal lavoro senza limiti di tempo, in caso di malattia del figlio, può essere fruito fino al compimento del sesto anno d età (così elevato il termine ordinario di tre anni) il diritto di astenersi dal lavoro per la durata massima di cinque giorni lavorativi può essere fruito: Tutti i diritti sono riservati Pag. 10 di 13

1) fino al compimento dell ottavo anno d età (così elevato il termine ordinario di sei anni) 2) per i primi tre anni dall ingresso nella nuova famiglia, anche oltre tale età, nel caso sia stato adottato in età compresa fra i sei e i dodici anni (e quindi fino all età massima di quindici anni di età) Per tutto quanto non espressamente previsto in questo capitolo valgono le ordinarie disposizioni in materia di trattamento del genitore lavoratore, dal momento che l adozione rende ad ogni effetto di legge l adottante pari al genitore biologico. DIVIETO DI DISCRIMINAZIONI Divieto di licenziamento La legge tutela la gravidanza, in primo luogo, vietando che una lavoratrice possa essere licenziata dall inizio del periodo di gestazione fino al termine del periodo di interdizione obbligatoria dal lavoro per maternità, nonché fino al compimento di un anno di età del bambino. Il divieto di licenziamento opera in connessione con lo stato oggettivo di gravidanza e puerperio, indipendentemente dalla circostanza che la lavoratrice ne sia al corrente o ne abbia messo al corrente il datore di lavoro. Se la lavoratrice viene licenziata nel periodo in cui opera il divieto, ha diritto di ottenere il ripristino del rapporto di lavoro mediante presentazione, entro novanta giorni dal licenziamento, di idonea certificazione dalla quale risulti l'esistenza, all'epoca del licenziamento, delle condizioni che lo vietavano. Le sole ipotesi nelle quali non opera il divieto di licenziamento durante il periodo di gravidanza e puerperio sono le seguenti: 1) colpa grave da parte della lavoratrice, che per legge o contrattazione collettiva costituirebbe giusta causa del rapporto di lavoro (infrazioni più gravi del codice disciplinare); 2) cessazione dell'attività dell'azienda cui essa è addetta; Tutti i diritti sono riservati Pag. 11 di 13

3) ultimazione della prestazione per la quale la lavoratrice è stata assunta o di risoluzione del rapporto di lavoro per la scadenza del termine nel caso di lavoro a termine. Divieto di sospensione dal lavoro Sempre dall'inizio del periodo di gestazione fino al termine del periodo di interdizione obbligatoria dal lavoro per maternità, nonché fino al compimento di un anno di età del bambino, la lavoratrice non può neppure essere sospesa dal lavoro. Ciò, salvo il caso che sia sospesa l'attività dell'azienda o del reparto cui ella è addetta, sempre che il reparto stesso abbia autonomia funzionale. Mutamento di mansioni durante la gravidanza Nessun lavoratore può essere addetto a mansioni diverse da quelle per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito. Né può essere trasferito da un unità produttiva ad un altra se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative o produttive. Questi divieti trovano alcune, motivate e limitate, deroghe per la lavoratrice in stato di gravidanza. Infatti, quando le condizioni di lavoro nelle quali opera la lavoratrice siano pericolose per la lavoratrice e la prosecuzione della gravidanza, ella come già esposto può e deve essere adibita a mansioni diverse da quelle abituali. Se le mansioni alle quali venga adibite sono inferiori a quelle abituali, la lavoratrice conserva, però, la retribuzione corrispondente alle mansioni precedentemente svolte, nonché la qualifica originale. Resta in vigore il principio generale per il quale, se le mansioni sono, invece, superiori e vengono svolte per più di tre mesi, la nuova assegnazione diventa definitiva, con conseguente diritto al riconoscimento della retribuzione e dell even tuale qualifica superiori così maturate. Rientro al lavoro dopo il periodo di astensione obbligatoria Al termine del periodo di interdizione dal lavoro, la lavoratrice che riprenda il lavoro, ha diritto di rientrare nella stessa unità produttiva ove era occupata all inizio del periodo di gestazione o in altra ubicata nel medesimo comune, e di permanervi fino al compimento di un anno di età Tutti i diritti sono riservati Pag. 12 di 13

del bambino. Solo una rinuncia espressa della lavoratrice può impedire una simile collocazione. Ella ha altresì diritto di essere adibita alle mansioni da ultimo svolte o a mansioni equivalenti. Tutti i diritti sono riservati Pag. 13 di 13