Care amiche, cari amici. Innanzitutto voglio ringraziare i nostri illustri ospiti e voi tutti per aver voluto partecipare a questo convegno. Un appuntamento che ci sta particolarmente a cuore, perché relativo ad un tema drammaticamente importante: quello della legalità e della sicurezza di imprese e cittadini. E innegabile che, negli ultimi anni, nel nostro Paese sia emersa con sempre maggior forza una vera e propria questione della legalità, che purtroppo si pone ad ogni livello. Nel tessuto produttivo e nella società civile, il problema della sicurezza dei cittadini e delle imprese sta emergendo come uno degli ostacoli più gravi allo sviluppo sociale ed economico delle nostre comunità, con pesanti ricadute sulla qualità della vita delle famiglie italiane. Durante gli anni della crisi, infatti, si è registrata un impennata di reati, dai furti alle truffe. Gli ultimi dati disponibili parlano chiaro. Nel nostro Paese ci sono ormai 120 rapine al giorno, mentre i furti in abitazione hanno superato la quota dei 250mila ogni anno. Nell opinione pubblica si è diffusa una percezione di insicurezza, spinta anche dal risalto mediatico assunto da alcuni dei più gravi episodi criminali. Sono tornati a crescere dopo un periodo di calo anche i reati a danni delle imprese, in primo luogo del commercio e del turismo. I furti nei negozi ormai hanno superato la soglia psicologica dei 100.000 all anno. Gli imprenditori sentono di essere costantemente in pericolo, e che la vita dentro il negozio sia oggi più rischiosa di ieri. Sono molti gli italiani che credono che lo Stato faccia ormai troppa fatica a controllare il territorio, disgregato da ghetti, baraccopoli e zone franche di abusivismo commerciale ed illegalità diffusa. Una criminalità violenta e impunita si innesta in contesti urbani particolarmente degradati, si mescola con grandi problemi sociali, a cominciare dall'immigrazione, e si alimenta di una perdita complessiva di valori e di senso che pare affliggere pezzi della nostra gioventù. Non ha aiutato, da questo punto di vista, il susseguirsi di scandali recentemente messi in luce dalla magistratura. Expo, Mose, Mafia Capitale, Grandi Opere, per citare solo gli episodi più eclatanti. Scandali che hanno creato sdegno e sconcerto tra gli italiani onesti, causando un ondata di sfiducia nelle istituzioni. Una sfiducia rafforzata dagli eccessi di impunità e dalle cattive politiche di controllo dei flussi migratori.
Per quanto riguarda i furti nelle abitazioni ed i borseggi, un reato su tre è commesso da immigrati. Percentuale che sale ad uno su due nel Nord. La cosa più grave è che il 92% di questi reati rimane impunito: un amnistia di fatto, un vero e proprio indulto permanente che crea ulteriore sconcerto e rabbia tra gli italiani. Questo è un punto su cui bisogna fare molta attenzione. Il senso di impotenza e paura, combinato ad un clima politico che non disdegna affondi xenofobi, può alimentare ancora di più il senso di sfiducia nei confronti dello Stato: il fenomeno delle ronde sembra, per fortuna, essersi ridimensionato, ma il rischio della giustizia fai da te rimane alto. Visti i valori che tocca e gli interessi diffusi che colpisce, il Governo deve approcciare il problema sicurezza non ideologicamente, ma con uno spirito istituzionale. Anche l opposizione deve comprendere fino infondo che la sicurezza di cittadini ed imprese non può essere solo oggetto di scontro politico: bisogna aprire una stagione di riforme vere, in grado di rompere tabù consolidati. Primo fra tutti, quello che impedisce di giungere ad un coordinamento effettivo delle forze dell ordine, a partire dall unificazione delle centrali operative. In generale, abbiamo bisogno di un approccio culturalmente nuovo alla questione. C è l esigenza di un maggior controllo del territorio, da garantire aumentando, e non tagliando, le risorse a disposizione delle forze dell ordine. Soprattutto, però, dobbiamo porre rimedio ai buchi del sistema sul versante della Giustizia, a cominciare dall effettività della pena. Nessuno può ragionevolmente accettare di consentire a chi ha un fedina penale lunga 13 rapine di compiere la 14esima perché ancora a piede libero. Per questo si rimane sconcertati quando si apprende che il Governo vuole depenalizzare reati con condanne carcerarie sotto i 5 anni, anche se per fortuna parrebbero esclusi i criminali abituali. Confesercenti ritiene necessario però intervenire ulteriormente sul tema della recidività, colpendo con maggiore severità chi è delinquente abituale. Allo stesso tempo, dobbiamo semplificare e velocizzare i processi penali. Dobbiamo certamente anche risolvere il problema delle carceri e del post-carcere, affrontandolo però seriamente e senza percorrere la strada semplice della riduzione della perseguibilità.
Anche perché la criminalità diffusa sul territorio è solo una metastasi del vero cancro, la criminalità organizzata. Da tempo, come Confesercenti, denunciamo il crescente condizionamento esercitato dalle mafie nel tessuto economico e sociale del Paese. Almeno dal 1991, allorquando, dopo l omicidio di Libero Grassi, demmo vita ad SOS Impresa con l obiettivo di aiutare le imprese dalla morsa criminale, dal pizzo e dall usura, con una rete di strutture sul territorio pronte ad offrire ascolto e collaborazione a chi decide di spezzare il velo dell omertà e chiedere un sostegno. Un lavoro difficile, che ci impegna da anni, ma che non abbiamo intenzione di abbandonare. Anche perché l emergenza, la contaminazione criminale nel tessuto produttivo, non è mai terminata. Si illude chi creda che il fenomeno investa solo le regioni meridionali: anche la Toscana, che certamente non è terra di mafia, sconta la presenza di grandi gruppi criminali che operano e fanno affari. Non possiamo dire che ne siamo infestati, ma non dobbiamo mai abbassare la guardia, perché anche nella nostra regione la presenza della criminalità organizzata non è più trascurabile. Anche la Toscana, purtroppo, fa gola alle organizzazioni mafiose che, come segnalano le autorità, provano ad entrare di nascosto negli appalti pubblici. Le prefetture di Grosseto, Massa e Pisa tra il 2014 ed il 2015 hanno ricevuto segnalazioni in proposito dalla Dia, e di conseguenza hanno fatto saltare con una interdittiva i contratti in essere di tre ditte perché in odore di 'ndrangheta e di camorra. Solo due giorni fa la Regione Toscana e la Dia hanno firmato ieri un protocollo, il primo del genere, che mette a disposizione della Dia due piattaforme informatiche sugli appalti di edilizia pubblica. La Dia potrà vedere quale Comune fa da stazione appaltante, la ditta che si è aggiudicata i lavori, le eventuali ditte in subappalto, l'importo dei lavori, l'eventuale ribasso praticato nell'aggiudicazione della gara. Siamo lieti che si sia deciso di fare un passo in avanti in questa direzione. Come Confesercenti e come SOS Impresa mettiamo in guardia da anni contro le infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale, chiedendo allo stesso tempo un monitoraggio più efficace e costante che coinvolga anche i Comuni. Siamo molto preoccupati: colpiscono, da questo punto di vista, i sequestri di importanti e noti ristoranti a Viareggio a Pisa a Firenze. Ma anche i tanti, troppi fatti di cronaca che ci dimostrano
come la criminalità sia ormai penetrata nei territori toscani: abusivismo, contraffazione, omicidi, violenze. Indagini ed operazioni delle forze dell Ordine confermano che in Toscana si comincia a pagare anche il pizzo, sebbene con modalità diverse dal sud: imposizione di mano d opera, di servizi ed altro. L usura cresce alimentata dalla crisi economica, dalle difficoltà che attraversano le piccole e piccolissime imprese stritolate dal calo dei consumi, l abusivismo, la grande distribuzione. L usura colpisce circa 8000 commercianti ed imprenditori, per un giro d affari che rasenta il miliardo di euro. La Versilia, Livorno, la zona di Pistoia e Montecatini sono le aree più colpite, mentre è sempre più diffusa la denuncia penale nei confronti di Istituti di credito, segno di un deterioramento grave dei rapporti fra banche e imprese. Uno degli elementi che colpisce con maggiore evidenza è l estendersi di quell aria, che abbiamo chiamato della collusione partecipata che investe molte imprese italiane e toscane. Si tratta di imprese, specie nel settore dei lavori pubblici, e istituti di servizi finanziari, che spinti dalla crisi non disdegnano di venire a patti con la mafia piuttosto che denunciarne i ricatti. Troppe volte si è stati disattenti di fronte a questi fenomeni: ma il sistema economico deve dotarsi di strumenti di maggiore incisività nella prevenzione e nel contrasto delle infiltrazione della criminalità nel mercato. Le associazioni debbono assumersi esse stesse maggiori responsabilità nella denuncia e nell aiuto agli imprenditori colpiti. C è stata recentemente una svolta, almeno sul piano culturale, nell affrontare il problema dell infiltrazione mafiosa, da parte delle altre organizzazioni imprenditoriali. Ci auguriamo che alle parole seguano comportamenti conseguenti. Noi siamo disponibili a dare il nostro contributo, a mettere a disposizione le nostre strutture e la nostra esperienza per un Progetto unitario di tutta l imprenditoria regionale contro la penetrazione mafiosa. Le imprese possono fare molto, ma non devono essere lasciate da sole. Non potrà attivarsi nessuna politica seria sul piano della sicurezza se non si affronta il problema delle risorse. specie in un momento in cui altri gravi problemi, a cominciare dal terrorismo internazionale, drenano finanze e uomini.
Soprattutto, bisogna investire di più sulle città: sulla loro coesione sul loro essere comunità. Siamo stanchi di assistere ad un lento e progressivo degrado delle nostre città, assediate da prostituzione di notte ed accattonaggio di giorno, invase da un abusivismo incontrastato, che si riversa su piazze storiche, vie commerciali, spiagge. La città sicura è quella vissuta, non degradata, aperta nelle 24 ore, la città che include, animata da luci, negozi, attività economiche e sociali. Investire sulla prevenzione, sostenere anche finanziariamente progetti di deterrenza, significa contenere concretamente il numero dei reati. Non possiamo più permetterci di trascurare l effetto recessivo della criminalità sull economia. L economia illegale, che si tratti usura, racket, corruzione o contraffazione, altera le regole del gioco e crea distorsioni del mercato, che portano alla chiusura delle imprese oneste, ostacolando il credito e modificando la struttura stessa del circuito economico. La questione legalità, inoltre, mortifica le possibilità offerte dal turismo per creare lavoro, stimolare gli scambi interpersonali e promuovere la crescita culturale: ma se si diventa una destinazione non sicura, possiamo dimenticarci di utilizzare questo fondamentale volano per la ripresa dell economia italiana. Diffondere misure di sorveglianza formale attraverso una diversa organizzazione e distribuzione, per esempio, della polizia municipale, e di sorveglianza naturale intervenendo sull illuminazione, sull arredo urbano, sul risanamento delle aree dimesse significa dare maggiore sicurezza ai cittadini e alle imprese. E un investimento, certo. Ma un investimento altamente produttivo: investire sulla sicurezza vuol dire ristabilire la fiducia e le condizioni perché questo Paese possa finalmente, come tutti auspicano, abbandonare il pantano della crisi e tornare sulla strada dello sviluppo economico e sociale.