Dante Alighieri. Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!.



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Transcript:

Dante Alighieri Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!. Dante Alighieri Per costui la chiarezza del fiorentino idioma è dimostrata; per costui ogni bellezza di volgar parlare sotto debiti numeri è regolata, per costui la morta poesia meritatamente si può dir suscitata. Giovanni Boccaccio Il terreno primario comune di ogni nazione è la lingua. Non può esistere cultura condivisa se prima non esiste una lingua riconosciuta e comprensibile che possa esporla, non ci sono storie, tradizioni, valori comuni se prima non si consolida un elemento comunicativo accessibile a tutti. L italiano è nato molto prima dell Italia, si è lentamente affermato nella Firenze del trecento, è stato diffuso e poi tramandato da un poeta, forse il più grande della storia. Dante Alighieri ha gettato le basi per la moderna lingua italiana, eliminando i latinismi e le contaminazioni barbariche, rinnovando e migliorando la lingua parlata fiorentina. Dante può essere considerato il primo vero cittadino italiano e la sua Divina Commedia l atto fondativo di una nazione. Poeta eccelso è stato anche un sopraffino politico capace con i suoi scritti di analizzare profondamente la realtà fiorentina e italiana. È stato il primo ad assegnare a Roma il compito di rinascita italiana, a creare un mito di fondazione di unità nazionale e culturale riconoscendo il Papato e l Impero, la civiltà cristiana e quella romana, come i genitori dell Italia. 33

Dante Alighieri nasce, in una famiglia della piccola nobiltà fiorentina, nel mese di maggio del 1265 in una casa posta di fronte alla Torre della Castagna a Firenze. Sua madre è Bella degli Abati, probabilmente legata alla potente famiglia ghibellina dei degli Abati. Suo padre Alighiero di Bellincione vivacchia facendo il cambiavalute e, dicono le malelingue, l usuraio. È di tradizione Guelfa, ma non ha ambizioni politiche, non si getta nella mischia delle lotte fiorentine e per questo motivo i ghibellini lo risparmiano dall esilio dopo la vittoria di Montaperti. Quando Dante nasce, la città è da più di cinque anni nelle mani dei ghibellini ma nel 1266 ritorna nelle mani dei guelfi che costringono all esilio i nemici e si dividono in guelfi neri (strettamente legati al Papa) e guelfi bianchi (maggiormente indipendentisti). Nonostante il conflitto tra le due fazioni si faccia sempre più acre e definito Firenze si sta preparando a diventare la città più importante del centro Italia. A partire dal 1250 un governo comunale composto da borghesi e artigiani aveva messo fine alla supremazia della nobiltà e anche gli scontri tra la fazione fedele al papato e quella fedele all impero sembrano assumere i connotati di uno scontro tra borghesia e nobiltà. Il giovane Dante si avvicina alla politica, studia presso i francescani, ascolta le lezioni di retorica di Brunetto Latini. Appassionato di diritto e filosofia si cimenta in rime assorbendo dai poeti fiorentini di scuola guittoniana e stilnovista. A venti anni sposa Gemma Donati, a cui era stato promesso in matrimonio all età di dodici anni, figlia di Manetto Donati punto di riferimento dello schieramento dei guelfi neri. È un matrimonio di comodo voluto da suo padre e appoggiato dai Donati. Dante non ama Gemma, ma Beatrice Portinari figlia di un ricchissimo borghese che ha donato a Firenze l ospedale degli Innocenti. Dante ha visto Beatrice per la prima volta all età di nove anni e, narra la storia che si fa leggenda, ne è rimasto profondamente 34

colpito idealizzandola al punto da farla diventare donna del destino, figura di riferimento e musa. La ama in silenzio, lei è sposata con Simone dei Bardi e si accontenta di vederla, felice di lodarla nelle sue liriche. È difficile riuscire a capire in cosa consista questo amore, ma è nel nome di questo sentimento che Dante dona la sua fondamentale impronta al Dolce Stil Novo, guidando i poeti e gli scrittori a scoprire i temi dell amore in un modo mai così enfatizzato prima: come fosse un sentimento irresistibile, totalizzante, ma allo stesso tempo aulico e puro. I suoi primi lavori, a partire dalle rime, per giungere a La Vita Nova, sono tutti dedicati e ispirati a Beatrice. L amata del poeta avrà vita breve e la sua morte, avvenuta nel 1290, getterà Dante nello sconforto, avvicinandolo ancor di più alla filosofia e agli scritti latini. Legge il Convivio, il De consolatione philosophiae di Boezio e il De amicitia di Cicerone. Si dedica agli studi filosofici presso le scuole religiose come quella Domenicana in Santa Maria Novella. Nel 1292-1293 pubblica un insieme di poesie e prosa, La Vita Nova appunto, in cui ricostruisce le fasi e la storia del suo amore per la fanciulla - angelo che gli sembra scesa in terra a miracol mostrare tanto è intensa la bellezza e la purezza della sua immagine. La scrittura e la poesia sono ancora un sfogo, un modo per esprimere sensazioni, sentimenti e avvicinarsi alla sua amata. La vita sembra indirizzata verso un altra strada. Come ogni rampollo che si rispetti partecipa a varie spedizioni militari. Il 1 giugno 1289 combatte contro Arezzo e i Ghibellini toscani nella battaglia di Campaldino e nell agosto dello stesso anno partecipa all assedio di Caprona. La carriera militare non fa per lui, meglio la letteratura e la politica, intesa come dovere e contributo alla vita pubblica. Diventa membro dell Arte dei Medici e Speziali, la meno lontana dalle sue attitudini di intellettua- 35

le e letterato e si candida al consiglio del popolo. Non gli è difficile farsi eleggere, a Firenze tutti lo conoscono come uomo colto, accorto, equilibrato, affidabile. Tra il 1295 e il 1296 è membro del Consiglio speciale del Capitano del Popolo, nel maggio 1296 è nel consiglio dei cento che si occupa dell amministrazione del pubblico denaro. Viene inviato come ambasciatore a San Gimignano per rafforzare la lega Guelfa e viene chiamato a far parte della Signoria. Alla fine del 1200 la popolarità politica di Dante tocca il punto più alto. Gode di profonda considerazione e rispetto, il suo giudizio è autorevole e ascoltato sempre con profonda attenzione. Fa parte della fazione dei guelfi bianchi, favorevole al papato ma profondamente contrari a un eccessivo aumento del potere temporale del Pontefice. I suoi rapporti con Papa Bonifacio VIII sono pessimi. Dante non sopporta le ingerenze della Chiesa nella vita politica di Firenze e lo scontro diventa aperto e si rivela in tutta la sua crudezza nel 1300. Firenze ha condannato tre suoi cittadini, guelfi neri e banchieri della Corte di Roma, per macchinazioni contro la libertà della città e della Toscana. Bonifacio VIII interviene esigendo che vengano annullati il processo e la condanna, ma la Signoria non cede, anzi i nuovi Priori, trai quali vi è anche Dante, confermano la sentenza. Il Papa invia in Toscana il cardinal Matteo d Acquasperta, in apparenza incaricato di pacificare la lotta tra le fazioni, ma in realtà istruito per sostenere gli interessi dei guelfi neri, ma la mossa non produce risultati se non quelli di accrescere la tensione tra le due fazioni. Lo scontro sfocia nel sangue il 23 giugno 1300 durante la processione a San Giovanni e costringe all esilio i capi più violenti delle due parti. L allontanamento dei capi fazione, fortemente voluto da Dante, non porta la pace sperata,ma anzi Firenze si fa sempre più violenta, bramosa, insicura. I bianchi, con molti capi lontani dalla città, rischiano di perdere il potere e anche Dante (che inseguito ammetterà che quella deci- 36

sione fu l inizio della sua rovina) sembra perdere il controllo della situazione. La Toscana pare pronta a esplodere. Bonifacio VIII invia dalla Francia il fratello del Re, Carlo di Valois, come teorico paciere, ma conquistatore di fatto. Firenze spedisce a Roma tra ambasciatori, Dante, Maso Minerbetti e Guido Ubaldini. La spedizione dei fiorentini è sincera, finalizzata a ristabilire pacifici rapporti con il Papa. Bonifacio VIII che invece approfitta dell assenza di figure di spicco da Firenze per sovvertire l ordine e posizionare nei posti di controllo la fazione dei guelfi neri. Carlo di Valois entra a Firenze il 1 novembre 1301, mette a ferro e fuoco la città, consente il rientro degli esiliati neri e lascia che questi organizzino la repressione. La casa di Dante viene saccheggiata e il nuovo podestà, Cante Gabrielli, ormai favorevole ai neri, bandisce i più importanti esponenti dei bianchi dalla città. Dante prova a rientrare a Firenze, ma il 27 gennaio 1302 viene raggiunto, a Siena, dalla condanna all esilio per due anni. Il 1 marzo la pena viene trasformata in condanna al rogo perché il poeta non si è presentato per paura della cattura. Non rivedrà mai più Firenze. È un uomo in fuga, in balia della sorte e con la pessima etichetta di bandito della patria. Viene ospitato da diverse corti e famiglie della Romagna, risiede a Forlì, Ravenna, fino a spostarsi a Verona. L inizio è durissimo, come afferma lui stesso nel XVII del Paradiso: Tu dovrai lasciare ogni cosa più cara; e questo è il colpo doloroso che prima di tutto ti infliggerà l esilio. Tu proverai quanto sia amaro il pane chiesto agli altri, e quanto sia duro cammino scendere e salire le scale delle case; altrui. Prova a rientrare in città con la forza, l 8 giungo 1302 è a Gorgonza dove i guelfi bianchi e i ghibellini stringono un alleanza contro i guelfi neri. L impresa fallisce e Dante sente tutto il peso della lontananza da casa, della sconfitta, dell umiliazione per l esilio. 37

Nel 1304 partecipa alla delegazione dei bianchi che prova a trattarla pace con i neri. Anche in questo caso è un fallimento che porta a violenze, ritorsioni, scempi e alla sanguinosa battaglia di Lastra. Dante si tira fuori dalla spirale di violenza tra accuse e ingiurie. Anche se profondamente deluso non abbandona la politica, ma per sopravvivere si trasforma in uomo di corte. Fa il poeta, il segretario,l ambasciatore dei maggiori signori dell Italia settentrionale che gli offrono ospitalità. Secondo Michele Barbi l esilio lo rende un uomo sopra le parti, lo spoglia del municipalismo fiorentino per renderlo cittadino d Italia. Girovago porta con se la sua cultura, il suo bagaglio di esperienze e le sue intuizioni. Ha bisogno di soldi, di rafforzare la sua posizione e di esprimere il malessere che cova da anni e quindi scrive. Scrive tantissimo, opere che gli fanno riacquisire fama, dignità, prestigio Nel 1300 ha iniziato la stesura della Commedia. Un progetto ambizioso, per certi versi visionario, con il quale Dante, immaginando un viaggio nell Aldilà, vuole fornire una rappresentazione ampia e drammatica della realtà. Lontana dalla poesia didattica medioevale è un opera rivoluzionaria, intrisa di spiritualità cristiana che si mescola alla passione politica e agli interessi letterari del poeta. È un lavoro lungo, faticoso e totalizzante che Dante abbandona per lunghi periodi in cui regala saggi politici e sociologici. La prima opera che scrive dopo l esilio è Il Convivio. Un prosimetro scritto in volgare che si presenta come un enciclopedia dei saperi più importanti per coloro che vogliano dedicarsi all attività pubblica e civile. Contemporaneamente scrive un trattato in lingua latina a difesa della lingua volgare: il De vulgari eloquentia. Destinato all élite culturale del tempo è il primo saggio a promuovere una sorta di unità, di radice comune, elevando il volgare a lingua letteraria. Dopo avere ammesso la grande dignità del siciliano illustre, la prima lingua assunta 38

a dignità nazionale, passa in rassegna tutti gli altri volgari italiani. Dante è affascinato dalla diversità dei dialetti, ma allo stesso tempo percepisce le loro profonde somiglianze. Ben consapevole che manchi ancora una lingua italiana utilizzabile in tutti i suoi registri da tutti gli strati della popolazione italiana, si fa promotore di una campagna di diffusione esortando tutti i migliori scrittori italiani ad abbandonare il latino. L appello non viene accolto anche perché la penisola e i suoi intellettuali, purtroppo, hanno altro a cui pensare. L Italia è divisa, distrutta da piccole guerre intestine e completamente alla mercé di Papi e Imperatori. Nell ottobre del 1310 invia una Epistola ai Signori e Comuni e Popoli d Italia affinché accolgano con obbedienza e umiltà le disposizioni dell Imperatore che sta scendendo in Italia per l incoronazione. Sta anche scrivendo un trattato a riguardo, il De Monarchia, nel quale afferma che il potere imperiale non deve essere sottomesso alla Chiesa. E assegna al Papa il potere spirituale e all Imperatore quello temporale. Gli eventi andranno in altro modo con Firenze che si oppone all Imperatore e il Papa che nel giugno del 1312 incorona Arrigo VII esortandolo però a tornare immediatamente in Germania. È l ennesima delusione che lo allontana, forse definitivamente, dalla politica attiva. Si rifugia presso Cangrande della Scala a Verona. Arriva vicinissimo al ritorno a casa nel 1315 quando il comune di Firenze concede un amnistia a tutti gli esiliati. Il prezzo da pagare però è molto alto. La cerimonia prevede che gli amnistiati partano dal carcere, scalzi, con un cartello con scritto il reato compiuto, un cero in una mano e una borsa di denaro nell altra e arrivino fino al Battistero. Dante rifiuta con sdegno l umiliante proposta, soprattutto perché vuole che venga riconosciuto che lui non ha compiuto nessuno dei crimini di cui è stato accusato. In una lettera a un amico (un anonimo che con molta probabilità è un 39

religioso) scrive: È proprio questo il grazioso proscioglimento con cui è richiamato in patria Dante Alighieri,che per quasi tre lustri ha sofferto l esilio? Questo ha meritato l innocenza a tutti manifesta? Questo ha meritato il sudore e l assidua fatica nello studio? Sia lontana da un uomo, familiare con la filosofia, una così avvilente bassezza d animo da sopportare di offrirsi come un carcerato al modo di un Ciolo e di altri infami!. Irrequieto, insoddisfatto, privo di una terra che può chiamare casa nel 1319 si trasferisce a Ravenna insieme ai figli, presso Guido Novello da Polenta. Ormai si dedica esclusivamente alla stesura della Commedia. Sono già stati pubblicati l Inferno e il Purgatorio che hanno ricevuto apprezzamento in tutte le corti d Italia. Chiunque ha notato la grazia dei versi, la sensibilità delle rime, la perfetta armonia che l opera esprime. Alcuni, come Giovanni del Virgilio vogliono che la rielabori in latino, ma il poeta è fermo e deciso sulle sue posizioni: la lingua dell Italia futura sarà il volgare, la lingua della Commedia deve restare quella. Negli ultimi mesi della sua vita si muove tra Verona e Ravenna, uno di questi viaggi gli sarà fatale. Di ritorno dalla città di Cangrande, probabilmente attraversando le paludose valli di Comacchio, contrae la malaria. Arrivò a Ravenna per riposare afferma Bosco sul letto di morte. Il corpo bruciante per febbre, lo spirito immerso in Dio. Intorno i figli piangenti, gli amici. Entra nel suo maggior sonno la notte tra il 13 e il 14 settembre 1320. Guido Novello predispone una lunga cerimonia pubblica, adorna il suo corpo con ornamenti poetici e tiene un lungo sermone dentro l ultima abitazione del poeta. I tredici canti del Paradiso verranno scoperti solo dopo la sua morte. La leggenda, mai smentita, vuole che suo figlio Jacopo li troverà dopo un sogno nel quale il padre gli è apparso indicando il luogo nel quale aveva nascosto la parte conclusiva del lavoro, i canti in cui il sommo poeta ritrova l amata Beatrice. 40