Introduzione generale alla terza cantica del Paradiso



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Introduzione generale alla terza cantica del Paradiso 3. I tempi del viaggio di Dante

Dante vuole espressamente che al suo viaggio, un esperienza reale e concreta (come per es. nella Bibbia il passaggio del Mar Rosso che conduce gli Ebrei dall Egitto alla Terra promessa), si attribuisca anche un significato ulteriore: il viaggio è anche un cammino di passione (Venerdì), redenzione (sabato/pasqua) e rinascita (7 giorni della creazione) di Dante uomo e dell umanità intera. Non solo: collocare la propria vicenda personale di traviamento e redenzione nella più ampia luce delle grandi categorie della cristianità (passione, morte e resurrezione di Cristo da una parte, la creazione dall altra) è in sintonia con l esigenza tipicamente medievale di collegare particolare e universale, di dare un significato generale ed esemplare alle personali vicende umane. Il Paradiso In una prospettiva strettamente spaziale, il Paradiso è tutto ciò che sta al di sopra della sfera del fuoco, che segna il confine tra le cose contingenti (deperibili e mutevoli) e le cose trascendenti (incorruttibili ed eterne): le prime sono al di sotto di essa, le seconde al di sopra. Per quel che riguarda le differenze strutturali, dobbiamo innanzitutto precisare che il Paradiso, come Dante lo vede e lo racconta, non esiste. L Inferno è un luogo reale, destinato a permanere, nella forma in cui Dante lo visita, oltre il giudizio finale. La montagna del Purgatorio è allo stesso modo un luogo tangibile, sia pure destinato a sparire, come luogo di purgazione, al momento in cui l ultima anima avrà spiccato il volo verso il cielo, alla fine dei tempi. Il Paradiso al contrario come vedremo meglio in seguito - è soltanto uno spettacolo, una sorta di straordinario show allestito da Dio stesso per un solo spettatore: Dante.

Dante immagina il Paradiso come un sistema astronomico costituito da nove cieli, che sono sfere concentriche fatte di materia cristallina e incorruttibile (la quinta essenza o etere) e ruotanti attorno alla Terra. I primi sette cieli prendono il nome dal pianeta che ruota all interno di ognuno di essi: Luna, Mercurio., Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno. Il cielo delle stelle fisse contiene tutti gli astri che ruotano intorno alla Terra in posizioni reciproche sempre uguali tra loro. Tutto il sistema dei nove cieli concentrici è inglobato nell Empireo, cielo infinito che si identifica con Dio stesso: esso è una sorta di cielo che si distingue dagli altri per essere immobile. Nell Empireo (in greco la parola significa «infuocato», ovviamente dall amore divino) ha propriamente sede Dio; l Empireo è uno spazio senza confini, eterno e infinito, è una dimensione puramente spirituale, fatta di luce e di amore, dove risiedono eternamente le anime dei beati in contemplazione di Dio; le anime dei beati hanno sede nell Empireo in una sorta di anfiteatro, gerarchicamente ordinato, al centro del quale c è il lago di luce della Grazie divina. Nell Empireo è contenuto il cielo nono o Primo Mobile, al quale la potenza divina si trasmette come movimento rapidissimo. Dal Primo Mobile tale movimento si comunica via via ai cieli sottostanti, differenziandosi, grazie all intervento operativo degli angeli. Il Primo Mobile o Cristallino è il cielo più esterno e più vasto; invisibile dalla Terra, non contiene astri. Essendo il cielo più vicino all Empireo, la sede di Dio, ruota vertiginosamente spiento dall amore per il suo creatore; questo movimento si trasmette ai cieli sottostanti. Per questo il nono cielo è detto Primo Mobile. Le anime dei beati A differenza di quanto avviene nell Inferno e nel Purgatorio, nel Paradiso le anime dei beati non risiedono stabilmente in uno dei cieli, bensì vi si recano solo per apparire a Dante e per fargli comprendere meglio il legame tra quel cielo e la virtù che le ha rese beate. In realtà le anime risiedono tutte nella «candida rosa», una specie di gigantesco anfiteatro che Dante vede formarsi a poco a poco dopo essere entrato nell Empireo. In questa immensa assemblea, esse sono divise in due metà: da un lato quelli che crederono nel futuro arrivo di Cristo, dall altro quelli che crederono in Cristo dopo la sua venuta. Fin dal primo cielo, Dante capisce che i beati sono riuniti tutti insieme e che «ogne dove / in cielo è paradiso» (III, 88-89): qui non valgono le categorie mentali umane di spazio e tempo,

perché tutto è presente nello stesso momento in un unico punto, cioè nella mente di Dio. Le anime dei beati sono tutte sullo stesso piano, nel senso che tutte si trovano nella pace dell Empireo, in eterna contemplazione di Dio, a lui più o meno prossime secondo il grado di perfezione della loro beatitudine. Per conferire concretezza visiva al manifestarsi dei beati, Dante immagina che le anime da lui incontrate, per una grazia speciale, concessa al poeta, siano discese dal luogo nel quale eternamente si trovano (la rosa dei beati nell Empireo) in uno dei sette cieli, che più corrisponde alla loro inclinazione al bene. In sostanza, le anime si mostrano nei vari cieli a seconda di quale fu l influsso che determinò maggiormente il loro bene operare. Così si susseguono: 1) nel Cielo della Luna, presieduto dalla gerarchia celeste degli Angeli, le anime di coloro che furono impediti nel mantenimento dei voti a causa di una violenza subita (la tradizione astrologica attribuiva alla Luna l origine di influissi mutevoli e infatti vi compaiono anime che non poterono adempiere a un voto fatto in Terra); 2) nel cielo di Mercurio, presieduto dalla gerarchia celeste degli Arcangeli, le anime di coloro che hanno agito bene, ma spinti dal desiderio di gloria e di onore (si tratta pertanto di anime ancora eccessivamente legate alla prospettiva limitante del mondo); 3) nel cielo di Venere, presieduto dai Principati, gli spiriti amanti; 4) nel cielo del Sole, presieduto dalle Potestà angeliche, gli spiriti sapienti; 5) nel cielo di Marte, presieduto dalla gerarchia angelica delle virtù, le anime dei martiri e di coloro che combatterono per la fede; 6) nel cielo di Giove, presieduto dalle Dominazioni angeliche, le anime di coloro che amarono e praticarono la giustizia; 7) nel cielo di Saturno, presieduto dalle intelligenze angeliche dei Troni, gli spiriti contemplativi; 8) nell ottavo cielo o cielo delle stelle fisse, presieduto dai Cherubini, Dante può contemplare il trionfo di tutti i beati compresi la Vergine Maria e Cristo, mentre nel nono cielo, o Primo Mobile, presieduto dai Serafini, Dante ha la percezione dell origine della Creazione e contempla l ordine delle nove gerarchie angeliche, intelligenze motrici dei nove cieli, visibili sotto forma di nove cerchi luminosi ruotanti intorno a Dio, che si presenta come un punto centrale ancora più luminoso. Nell Empireo, sede propria di Dio, compare a Dante tutta la corte celeste: i beati, che come una fiumana di luce, si dispongono come i petali di una candida rosa, e gli angeli. La guida Dante si rivolge a Beatrice per esprimerle la sua intensa gioia e il suo stupore, ma non la trova più al suo fianco: ormai portata a termine la sua missione, la donna è tornata a occupare il suo posto nel terzo giro della rosa. La terza guida di Dante, nell ultima tappa del viaggio (la visione di Dio), è Bernardo da Chiaravalle, monaco e abate francese dell ordine cistercense, fondatore della celebre abbazia di Clairvaux (Chiaravalle) e di altri monasteri, vissuto nel XII secolo (1090-1153) e rappresentante più insigne della teologia mistica. Sarà il «santo sene», cioè Bernardo, a rivolgere una preghiera d intercessione alla Vergine (Paradiso XXXIII, 1-39) affinché D possa accedere alla contemplazione di Dio e affinché gli conceda la virtù necessaria per sostenerla. Perché proprio San Bernardo? Per due ragioni: perché è stato un grande mistico ed è solo attraverso la teologia mistica che Dante può arrivare alla contemplazione di Dio. Egli interviene non a caso nel momento in cui bisogna abbandonare la teologia operativa (Beatrice) per abbandonarsi alla pura intuizione della divinità, ottenuta soltanto attraverso la grazia gratuita; b) in secondo luogo perché è devoto di Maria, grazie alla quale, come si racconta nel II canto dell Inferno, Dante è stato aiutato a uscire dalla condizione di peccato nella quale si trovava. Perché dunque il Paradiso è soltanto uno spettacolo, una sorta di straordinario show allestito da Dio stesso per un solo spettatore, Dante? Apparentemente sembra che il Paradiso sia un luogo fisico, perché anche qui, come negli altri regni c è una topografia particolare, costituita dai cieli come li rappresenta la cosmologia tolemaica (nove); anche qui Dante viaggia, di cielo in cielo. Il problema è tuttavia che ciò che appare al poeta di cielo in cielo non esiste veramente lì, in quella forma: le anime dei beati

scendono dal loro luogo, l Empireo (dalla rosa dei beati), il vero Paradiso, per consentire al divino pellegrino di imparare via via i misteri della fede cristiana e di penetrare, come egli può, per gradi successivi, nel mistero di Dio. Questo muta radicalmente anche le modalità di comunicazione fra Dante e le anime che egli incontra. All Inferno e in Purgatorio egli era un visitatore, a volte un intruso male accolto, e talvolta anche in Purgatorio, liquidato con impazienza (pensa all incontro con Catone). Di conseguenza il suo dialogo con le anime aveva tutti i caratteri dell accidentalità e dell improvvisazione; doveva ritagliarsi il suo spazio nella vita di interlocutori ben altrimenti affaccendati. Qui, invece, in Paradiso, i santi scendono dall Empireo apposta per parlare con Dante. Inoltre le anime sanno sempre in anticipo ciò che Dante pensa o vorrebbe dire, perché leggono tutto come già riflesso nella mente di Dio. La comunicazione, in Paradiso, perde dunque la sua urgenza informativa, e diventa più espressiva, un atto non funzionale, ma di espansione verbale e fisica dell affettività.