LA REGOLAZIONE E LA CONTABILIZZAZIONE DEL CALORE



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I NUOVI OBBLIGHI DI TERMOREGOLAZIONE E CONTABILIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO. COME FARE: PROGETTAZIONE, INSTALLAZIONE, GESTIONE, ASPETTI LEGALI E PROPOSTE MILANO 13 marzo 2012 LA CONTABILIZZAZIONE DEL CALORE Franco Soma - VicePresidente ANTA PERCHÈ LA REGOLAZIONE E LA CONTABILIZZAZIONE Regolazione e contabilizzazione (binomio inscindibile) conferiscono ad ogni utenza (appartamento): 1. autonomia gestionale (i vantaggi dell'impianto autonomo, senza i suoi problemi); 2. migliore benessere, adattandosi alle esigenze dell'utente; 3. eliminazione di eventuali sbilanciamenti, garantendo le temperature volute; 4. un consistente risparmio energetico, tanto che si ripagano in pochissimi anni. 2

IN CHE COSA CONSISTE LA REGOLAZIONE La regolazione può essere di zona o, meglio, per singolo locale, ed è costituita da valvole termostatiche (auto-azionate) o elettriche modulanti poste sui singoli radiatori per regolare la loro emissione termica agendo sulla portata del fluido termovettore. Valvola termostatica Valvole elettriche 3 IN CHE COSA CONSISTE LA CONTABILIZZAZIONE La contabilizzazione può essere "diretta" perchè effettua misure direttamente sul fluido termovettore ed è particolarmente adatta per gli impianti a distribuzione orizzontali (in particolare nuovi impianti). Impianto a distribuzione orizzontale, a collettori complanari Pianta Particolare radiatore 4

IN CHE COSA CONSISTE LA CONTABILIZZAZIONE La contabilizzazione può essere "indiretta", perchè misura indirettamente l'energia, rilevando i parametri di funzionamento del corpo scaldante. Si tratta di una soluzione obbligata in presenza di impianti "a colonne", a distribuzione verticale. Impianto tradizionale con distribuzione dal basso (a sorgente) Pianta Particolare radiatore 5 DISPOSITIVI DI CONTABILIZZAZIONE Esempio di contatore di calore (contabilizzazione diretta) Esempio di ripartitore (contabilizzazione indiretta) Nel seguito parleremo di contabilizzazione indiretta, di grande attualità in seguito a provvedimenti di legge che, in alcune stagioni, ne obbligano l'adozione. 6

CONOSCIAMO I CORPI SCALDANTI Un corpo scaldante a convezione naturale emette una quantità di calore proporzionale alla differenza ( ) fra la sua temperatura media (tm) e la temperatura dell'ambiente che lo circonda (ta): ɸ = f (k t 1,3 ) 7 CONOSCIAMO I CORPI SCALDANTI L'emissione termica dei corpi scaldanti a convezione naturale è ben rappresentata da una retta su diagramma logaritmico. La potenza nominale è quella emessa dal corpo scaldante in corrispondenza del t di riferimento indicato dalla relativa norma di prova. Le norme di prova utilizzate in Italia sono la UNI 6514-69, ora sostituita dalla UNI EN 442 Φ = ΦnUNI 6514-69 1,3 t 60 Φ = Φ n U N I E N 4 4 2 1 Δ, t5 3 0 8

CONOSCIAMO I CORPI SCALDANTI La potenza da utilizzare per l'accoppiamento corpo scaldante/ripartitore è quella riferita ad un t di 60 C. Ove si disponga di un dato di prova certo e certificato EN 442 la norma prescrive il suo utilizzo, previa trasformazione della sua potenza nominale (riferita a t = 50 C) nella potenza termica riferita a t = 60 C: 60 60 = Φn UNIEN 50 Φ 442 1,3 In mancanza di un dato certo (caso frequente), meglio ricorrere al metodo dimensionale, previsto dalla norma UNI 10200, valido però solo per corpi scaldanti compresi nella tabella fornita dalla norma. 9 CONOSCIAMO I CORPI SCALDANTI I corpi scaldanti emettono calore per convenzione naturale (Cv) e per radiazione (Cr) in proporzione diversa e dipendente dalla loro forma: Cv 50% Cv 85% Cr 50% Cr 15% Un radiatore molto compatto trasmette una maggiore quantità di calore convettivo, rispetto ad un radiatore meno compatto. 10

CONOSCIAMO I CORPI SCALDANTI: IL METODO DIMENSIONALE Con il metodo dimensionale la potenza termica del corpo scaldante (Φ 60 ) è data dalla seguente formula: Φ = ( 3 ) S ( C ) V 1 + 4 W h S = 2hl + 2lp + 2ph V = h l p (m 2 ) (m 3 ) (dimensioni espresse in m) p l 11 CONOSCIAMO I CORPI SCALDANTI: IL METODO DIMENSIONALE Valori di C per diversi corpi scaldanti (validi per spessore dei mozzi compreso fra 50 e 60 mm). 12

CONOSCIAMO I CORPI SCALDANTI: IL METODO DIMENSIONALE Alla potenza termica del corpo scaldante va aggiunta la potenza termica (sempre a t = 60 C) delle tubazioni di adduzione alimentate insieme al corpo scaldante. Esempio 1 Esempio 2 Impianti a colonna Impianti a collettori 13 RILIEVI DEL CORPO SCALDANTE Esempio di modulo per rilievi UNI EN 442 14

ELABORAZIONE DEI DATI E CERTIFICATI Esempio di certificazione delle potenze installate 15 PROGRAMMAZIONE DEI RIPARTITORI Per una contabilizzazione corretta e trasparente è necessario effettuare la programmazione dei ripartitori prima della loro installazione. Attraverso la programmazione, il ripartitore generico, individuato dal proprio numero di codice, viene reso specifico per il radiatore su cui verrà installato attraverso la memorizzazione del dato di potenza e di un coefficiente rappresentativo del tipo di accoppiamento. Il ripartitore correttamente programmato ha una velocità di incremento del valore scatti maturati, visibile sul display, che è effettivamente rapportabile all energia erogata dal corpo scaldante. 16

POSIZIONE DI INSTALLAZIONE Rilievo sperimentale: il punto di media logaritmica delle temperature (hi =0,6 h) è una proprietà fisica dei corpi scaldanti ed è costante al variare della differenza di temperatura fra andata e ritorno. 17 POSIZIONE DI INSTALLAZIONE h Osservazione: la norma prescrive l'installazione all'altezza indicata dal costruttore (che fare se non è 0,6 h?) 18

PROGETTO DELL'IMPIANTO DI CONTABILIZZAZIONE 19 LA RIPARTIZIONE DELLE SPESE DI RISCALDAMENTO E ACS L'art. 26 - comma 5 - della legge 10/91 prevede che: "Per le innovazioni relative all'adozione di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore e per il conseguente riparto degli oneri di riscaldamento in base al consumo effettivamente registrato, l'assemblea di condominio decide a maggioranza, in deroga agli articoli 1120 e 1136 del codice civile." Si tratta di una norma imperativa, non derogabile, che rende nulla qualsiasi indicazione contrattuale diversa. Il comma 11 del DPR 59/09 affida alle vigenti norme UNI il compito di attuare questa disposizione di legge, in presenza di apparecchiature di contabilizzazione diverse. Ne deriva che qualsiasi correzione che tenga conto della posizione dell'alloggio e delle sue superfici disperdenti per una ripartizione non basata sull'effettivo consumo è illegale. 20

LA RIPARTIZIONE DELLE SPESE DI RISCALDAMENTO E ACS SECONDO LA NORMA UNI 10200 La spesa totale di riscaldamento T è costituita dalla somma della componente energetica E (combustibile ed energia elettrica, calore) e della componente gestionale G (conduzione, manutenzione ordinaria, spese di ripartizione). T = E + G (euro) Il costo dell'energia utile immessa nella rete di distribuzione condominiale (riscaldamento o ACS) è dato dal rapporto fra la spesa energetica E ed il calore utile prodotto o acquistato ed immesso nella rete di distribuzione condominiale: E U = ( /kwh) Qp NOTA. La norma non prescrive la misura dell'energia prodotta Qp. Questa può essere calcolata anche moltiplicando le quantità consumate per il relativo potere calorifico e per il rendimento medio stagionale del processo di produzione determinato mediante diagnosi energetica. 21 CONSUMO VOLONTARIO E INVOLONTARIO (POTENZA IMPEGNATA) La spesa a carico di ogni utente è costituita dalla somma di: 1. quota di spesa per consumo, costituita dal corrispettivo del calore volontariamente consumato per riscaldamento e ACS; 2. quota di spesa per potenza impegnata, costituita dalla quota parte della spesa gestionale G e dal corrispettivo del consumo involontario Ci. Ci 1 Ci 1 Ci 1 Ci 1 Qp 22

LA RIPARTIZIONE DELLE SPESE DI RISCALDAMENTO E ACS SECONDO LA NORMA UNI 10200 La spesa totale per consumi volontari (per RISC o ACS) è data dalla spesa energetica totale E, diminuita della spesa energetica involontaria, corrispondente al corrispettivo delle dispersioni della rete: Ev = E - Ed La spesa per consumi volontari va ripartita fra i condomini in base all'energia consumata, rappresentata da Ev * Uri/Urt (unità di ripartizione totalizzate da un'utenza in rapporto alle unità di ripartizione totali). La spesa totale per potenza impegnata è data dalla spesa gestionale G, aumentata del corrispettivo del consumo energetico involontario Ed: Spi = G + Ed La spesa per potenza impegnata va invece ripartita in base alla potenziale capacità di consumo, rappresentata dal fabbisogno di energia utile della singola utenza fornito dalla diagnosi energetica, in rapporto al fabbisogno totale dell'edificio (possibilità di utilizzare la potenza impegnata in luogo del fabbisogno?). 23 IL PROSPETTO PREVISIONALE Ove il gestore non sia in grado di fornire all'utente il costo, anche approssimativo, dell'unità di ripartizione, deve fornire almeno, per il primo anno, un prospetto previsionale che lo informi sulla spesa annua probabile con un uso convenzionale del riscaldamento. Tale spesa previsionale è data dal fabbisogno di energia utile dell'unità immobiliare in kwh (determinato attraverso la diagnosi), moltiplicato per il costo del kilovattora U determinato come già visto. A partire dal secondo anno il gestore dovrà fornire il costo approssimato dell'unità di ripartizione, salvo conguaglio a fine anno. 24

CASI PARTICOLARI: COPRICALORIFERI Le mensole o i copricaloriferi, di vario tipo, limitano in varia misura l'emissione termica dei corpi scaldanti, come rilevato sperimentalmente: a b c d e Nei casi c, d, e occorre montare una valvola termostatica con sensore (ed eventualmente comando) a distanza Riduzione dell'emissione: 0,4% 0,7% 0 5% 0 5% 20 30% Nei casi a,b,c,d (moti convettivi poco ostacolati) il ripartitore a due sensori può essere montato sul corpo scaldante, con errori trascurabili. Nel caso e occorre aprire due feritoie ricavando una sezione di passaggio pari alla sezione del radiatore per ridurre l errore ad una valore accettabile. 25 CASI PARTICOLARI: ATTACCHI ENTRAMBI IN BASSO L'emissione termica diminuisce rispetto al collegamento tradizionale, per una variazione della temperatura media. Il ripartitore misura tuttavia l'emissione correttamente. 26

CASI PARTICOLARI: ALTRI TIPI DI CORPI SCALDANTI TERMOCONVETTORI Il ripartitore può essere usato ma con errori notevoli a causa di: - difficoltà di individuare la temperatura media; - potenza termica condizionata dalla presenza di polvere sulla batteria. SOLUZIONE: sostituire i termoconvettori con radiatori. 27 CASI PARTICOLARI: ALTRI TIPI DI CORPI SCALDANTI VENTILCONVETTORI e PANNELLI RADIANTI La contabilizzazione indiretta non è compatibile. Occorre la contabilizzazione diretta, ove economicamente applicabile. Ventilconvettore Pannelli radianti 28

CASI PARTICOLARI: TUBAZIONI ESTERNE Alcuni vecchi edifici sono stati dotati, in un secondo tempo, di impianti di riscaldamento a gravità (tubi grossi a vista nei locali, in quantità e potenza diverse nei vari alloggi e nei vari piani). 2 In questo caso la potenza emessa da questi tubi va calcolata. La UNI/TS 11300-2 consente di calcolare la temperatura media stagionale dei tubi e l'energia stagionale erogata. Questa energia, fornita dall'impianto ai vari alloggi in misura determinabile, va sommata al prelievo volontario. 1 1 Potenza da sommare a quella del radiatore. 2 Energia stagionale da calcolare e sommare al consumo volontario. 29 LA FATTURAZIONE DELLE SPESE DI RISCALDAMENTO Le spese di riscaldamento e ACS vanno fatturate ai singoli condomini in modo trasparente. 30

LE ISTRUZIONI PER L'USO Il progettista deve fornire agli utenti le istruzioni per un corretto uso dell'impianto, che comprendano il divieto di modificare la situazione dei corpi scaldanti, come certificata. ESEMPIO: - preferire il servizio continuo, anche nelle ore di assenza; - la parte inferiore del radiatore più fredda è segno di corretto funzionamento; - regolazione delle valvole termostatiche eventualmente differenziata nei locali con destinazione d'uso diverse, ecc. 31