Rapporto di sintesi della Strategia Regionale di adattamento ai cambiamenti climatici.

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Rapporto di sintesi della Strategia Regionale di adattamento ai cambiamenti climatici. A cura di: Regione Lombardia, DG Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile: Coordinamento: Ing. Gian Luca Gurrieri, Dr.ssa Nadia Carfagno, Ing. Debora Dazzi Fondazione Lombardia per l Ambiente: Project Leader: Prof. Antonio Ballarin Denti Segreteria Tecnico-Scientifica di Progetto: Dr. Mita Lapi Autori: Dr. Juan Terrádez Mas; Dr. Filippo Fraschini; Dr. Marisa Rossetto 1

INDICE Premessa 1. Obiettivi della Strategia Regionale di Adattamento Contesto Obiettivi della strategia e principi generali 2. Metodologia 3. Basi climatiche regionali Cambiamenti climatici passati e in atto Variabilità climatica e cambiamenti climatici futuri 4. Analisi degli impatti e delle vulnerabilità regionali al cambiamento climatico Macrosettore fisico-biologico Risorse idriche Ecosistemi, biodiversità e aree protette Qualità dell aria Ambiente costruito, difesa del suolo, trasporti e pianificazione territoriale Macrosettore socio-economico Energia Turismo Agricoltura e zootecnia Salute umana 5. La governance della strategia regionale di adattamento: documento strategico Risorse idriche Ecosistemi, biodiversità e aree protette Qualità dell aria Ambiente costruito, difesa del suolo, trasporti e pianificazione territoriale Energia Turismo Agricoltura e zootecnia Salute umana 2

PREMESSA La strategia per contrastare il cambiamento climatico e i suoi effetti sulla società umana e sull ambiente si sviluppa lungo due fronti: quello della mitigazione, rivolto a ridurre gradualmente le emissioni di gas ad effetto serra responsabili del riscaldamento globale, e quello dell adattamento cioè dell aumento della capacità di risposta (resilienza) del sistema antropico e naturale alle pressioni su di esso esercitate dalla deriva climatica. Nel contesto delle politiche europee in materia di cambiamento climatico, la Regione Lombardia ha compiuto notevoli sforzi nel settore della mitigazione. A partire dagli studi pionieristici del progetto Kyoto-Lombardia (2004-2008) e dal documento strategico del 2010 sullo sviluppo sostenibile della Lombardia (PLS), e attraverso strumenti di politiche settoriali in campo energetico (PEAR), della gestione dei rischi (PRIM), dello sviluppo rurale (PSR) e della qualità dell aria (PRIA), sono stati individuati e promossi una serie di interventi mirati alla riduzione delle emissioni climalteranti e ad un incremento della capacità di assorbimento e stoccaggio del carbonio da parte dei suoli e degli ecosistemi agro-forestali. Tuttavia la regione Lombardia, a causa delle sue caratteristiche orografiche, territoriali e socioeconomiche presenta un elevata vulnerabilità ad una varietà di impatti in diversi settori della vita sociale economica e dell ambiente naturale dovuti ad una deriva climatica e ad un incremento di eventi meteorologici estremi più elevati che nella media dei paesi europei. D altra parte gli effetti delle politiche di mitigazione del cambiamento climatico, per quanto possano risultare efficaci, produrranno i loro effetti in una scala temporale più ampia. Nel frattempo l Agenzia Europea per l Ambiente stima che la mancanza di adeguate misure di adattamento costerà all Europa tra i 200 e i 250 miliardi di euro all anno. Mentre i danni dovuti ai soli disastri di natura idro-geologica hanno ammontato a 90 miliardi di euro all anno nel periodo 1980-2011, i costi previsti degli interventi di prevenzione costituiscono meno del 15% di quelli richiesti dalla riparazione e risarcimento dei danni. I piani di adattamento quindi non solo costano molto di meno dei danni che permettono di ridurre, ma richiedono anche tempi di attuazione molto più brevi di quelli necessari per il successo delle politiche di mitigazione. Inoltre le strategie di mitigazione esigono uno sforzo a livello globale da parte di tutti i paesi del mondo responsabili delle emissioni di gas serra, mentre le strategie di adattamento hanno invece efficacia solo se concepite e implementate a scala locale, mirate cioè agli specifici fattori locali di impatto, vulnerabilità e resilienza del proprio territorio. Nel 2012 la Regione Lombardia aveva concluso, con il supporto della Fondazione Lombardia per l Ambiente, la redazione delle Linee-Guida per un Piano di Adattamento ai cambiamenti climatici (PACC). Prima di giungere alla definizione di un definitivo Piano di Azione, l si è inteso sviluppare una Strategia Regionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici in coerenza con le raccomandazioni delle istituzioni comunitarie (Libro Verde sull Adattamento, 2007; Libro Bianco Adapting to climate change: Towards a European framework for action, 2009; adozione della strategia Europea di adattamento al CC, 2013) e in armonia con la 3

parallela Strategia Nazionale italiana sviluppata nel biennio 2012-2013 e approvata recentemente dalla Conferenza Stato-Regioni (2014). Le precedenti Linee Guida avevano l obiettivo di fornire un quadro generale e d indirizzo per l attività di valutazione della vulnerabilità regionale agli impatti dei cambiamenti climatici e di presentare una metodologia con la quale valutare diverse strategie e misure settoriali e intersettoriali di adattamento nel sistema regionale lombardo. Rispetto alle Linee-Guide, l attuale Strategia introduce molti nuovi elementi: viene definita una precisa metodologia di mainstreaming dell adattamento nelle politiche si settore; viene stabilito e sperimentato il ruolo degli stakeholder istituzionali attraverso specifici meccanismi di consultazione; vengono approfondite e ulteriormente aggiornate le basi climatiche (trends e previsioni) a livello regionale; vengono condotte a più alto grado di risoluzione spaziale e temporale l analisi e valutazione degli impatti e delle vulnerabilità in tutti i settori considerati; viene infine stabilita, per ciascuno degli otto principali settori, la relazione funzionale tra impatti, obiettivi generali di adattamento e specifiche misure che vengono proposte tenendo in considerazione il quadro complessivo delle politiche e degli interventi settoriali e intersettoriali già in atto o in programma da parte dell amministrazione regionale. Si può così aprire, su più solide basi, la prospettiva di una fase successiva nella roadmap dell adattamento regionale al cambiamento climatico. Un futuro ed auspicabile Piano di Azione dovrà pertanto includere, dopo una fase di adeguata consultazione con gli stakeholder istituzionali, economici e sociali, le priorità degli obiettivi, la concreta implementazione delle misure previste, la precisa valutazione dei relativi costi di investimento e gestione anche attraverso analisi costi/benefici e costi/efficacia e l allocazione delle necessarie risorse. Una sfida stimolante che dovrà essere raccolta sarà infine quella di cogliere tutte le opportunità di accoppiamento del Piano di Azione con i fattori di sviluppo di una green economy regionale nei settori di produzione di beni e servizi a supporto delle politiche locali di adattamento. Si riuscirebbe così a coniugare le strategie di prevenzione e gestione dei rischi derivanti dal clima con una economia giovane, innovativa ad alta competitività sui mercati internazionali e in grado di creare nuovi e qualificati posti di lavoro. 4

1. OBIETTIVI DELLA STRATEGIA REGIONALE La Strategia di Adattamento ha lo scopo generale di individuare possibili interventi per ridurre al minimo i rischi e gli impatti del cambiamento climatico, per proteggere la popolazione, i beni materiali e le risorse naturali vitali e per aumentare la resilienza della società, dell economia e dell ambiente, sfruttando se possibile le opportunità emergenti. Questa Strategia si propone anzitutto di fornire un quadro conoscitivo di riferimento alle amministrazioni e alle organizzazioni coinvolte, per valutare le implicazioni del cambiamento climatico nei diversi settori interessati. Inoltre il processo di mainstreaming, su cui si basa questo documento, deve rappresentare esso stesso uno degli obiettivi della Strategia, nel tentativo di favorire il coinvolgimento degli stakeholder regionali nel processo di definizione di politiche condivise ed informate. Attraverso questo metodo, si vuole proporre misure di adattamento che vanno ad integrare i piani e programmi esistenti e quelli in fase di revisione. Gli obiettivi generali della Strategia regionale possono pertanto essere riassunti in alcuni punti specifici: armonizzare ed integrare le linee strategiche nazionali e comunitarie relative all adattamento ai cambiamenti climatici; sviluppare le basi climatiche regionali, analizzando nel dettaglio la variabilità climatica passata e futura; definire le vulnerabilità del territorio, identificando gli impatti, analizzando la sensibilità settoriale, la relativa capacità di resilienza e valutando i rischi con un analisi integrata; analizzare le politiche regionali in atto e i possibili interventi per l adattamento; promuovere il processo partecipativo tra tutti i soggetti interessati e i diversi settori, al fine di integrare il tema dell adattamento al cambiamento climatico nelle politiche regionali; proporre un set di misure di adattamento settore-specifiche e intersettoriali di adattamento, suddivise in tre categorie (soft, grey e green) secondo le prescrizioni dell Unione Europea e in sinergia con la Strategia di adattamento nazionale italiana; guidare un processo continuo ed efficiente d informazione e monitoraggio delle implicazioni del cambiamento climatico sul territorio regionale e riguardo i progetti e le misure di adattamento intrapresi; creare le basi per un piano di adattamento condiviso, sostenuto da solide basi scientifiche e con degli interventi prioritari ben definiti e consensuali. 5

2. METODOLOGIA Come indicato all interno della Strategia di Adattamento al Cambiamento Climatico dell Unione Europea (2013) e nelle Linee Guida per la stesura di una Strategia di Adattamento (2013) pubblicate contestualmente all interno dei diversi documenti allegati, è opportuno pianificare gli obiettivi di adattamento attraverso un processo di mainstreaming, senza necessariamente creare dedicati programmi ad hoc. All interno di questo percorso è pertanto opportuno coinvolgere tutti i settori tematici interessati, nel tentativo di garantire adeguate informazioni riguardo le sfide climatiche emergenti e di pianificare politiche condivise. Viene così proposta una modifica dell orizzonte sia temporale che spaziale dei piani e programmi da attuare nei prossimi anni. Le politiche devono pertanto considerare in modo pervasivo le questioni climatiche, con uno sguardo preventivo sempre più attento al futuro, all interno di una visione che considera le interazioni tra i diversi settori e tra le risorse naturali presenti sul territorio ed influenzate dai cambiamenti climatici osservati e previsti. Attraverso un processo che ha avuto inizio con le Linee Guida per una strategia regionale di adattamento al cambiamento climatico ( 2012), si è arrivati a definire una struttura di lavoro che poggia le sue basi sul coinvolgimento delle diverse Direzioni Generali della Regione. È stato così creato un gruppo di ricercatori e scienziati promosso da Fondazione Lombardia per l Ambiente, che ha gestito il coinvolgimento degli stakeholder regionali tramite il coordinamento della Direzione Generale Ambiente. Il primo passo della metodologia di lavoro è stata la mappatura di questi stakeholder, nel tentativo di identificare un ampio quadro di referenti chiave per la stesura della strategia, sia provenienti dall amministrazione regionale (DG Agricoltura, DG Commercio, Turismo e Servizi, DG Salute, DG Sport e politiche per i giovani, DG Territorio, urbanistica e difesa del suolo, DG Sicurezza, protezione civile ed immigrazione, DG Infrastrutture e mobilità), che dalle agenzie tecnico-scientifiche di riferimento (ARPA, ERSAF). Una volta individuati questi gruppi di interesse, è stato proposto loro un questionario per individuare le priorità della Strategia, al fine anche di conoscere la loro percezione riguardo le politiche di adattamento e rispetto al rischio climatico. Successivamente sono stati svolti i Workshop tematici, all interno dei quali si è cercato di raggiungere tre sostanziali obiettivi: 1. Condividere con gli stakeholder regionali le più importanti ed aggiornate conoscenze scientifiche sul cambiamento climatico e presentare i trend e le proiezioni future dei principali impatti, sulla base dei modelli regionali esistenti e attraverso un accurata review della letteratura internazionale sul tema; 2. Valutare e discutere gli obiettivi settoriali per l adattamento, nel tentativo di massimizzare la resilienza e la preparazione della società, dell economia e dell ambiente lombardo; 3. Condividere un set di possibili opzioni o misure di adattamento al cambiamento climatico, suddivise per settori e impatti. 6

Dalle esperienze acquisite nei processi di governance in materia di adattamento degli stati membri dell UE, secondo i principi della Strategia di Adattamento comunitaria (CE, 2013) e come previsto nella Strategia Nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico (SNACC), la proposta di misure di adattamento è stata strutturata secondo tre tipologie o categorie di misure, che sono: a) Misure Soft o non infrastrutturali (normative, comunicazione, informazione, sistemi di allerta ecc.); b) Misure grey o infrastrutturali (tecnologie, infrastrutture ecc.); c) Misure green o basate su un approccio ecosistemico. Le misure proposte sono state individuate all interno dei più autorevoli lavori internazionali e locali sul tema. Sono stati analizzati i documenti dell IPCC, dell Agenzia Europea per l Ambiente, la Strategia europea di adattamento e i testi ad essa collegati, i diversi progetti europei attinenti, la Strategia Italiana di adattamento e l ampia letteratura disponibile sulle politiche di adattamento. Queste misure sono state poi adeguate secondo il contesto regionale di riferimento e gli impatti e le vulnerabilità analizzate in precedenza. In questo modo sono state presentate delle politiche con un robusto background scientifico e un imprescindibile attinenza al territorio lombardo. Attraverso il contributo dei diversi membri delle Direzioni Generali è stato alla fine svolto un esercizio per valutare le possibili priorità della strategia, nel tentativo di individuare alcuni obiettivi particolarmente urgenti. È stato così chiesto alle figure di riferimento dei diversi settori di assegnare un peso (da 1 a 5) all importanza relativa degli impatti presentati e alla necessità di intervento rispetto ai singoli obiettivi, anche sulla base del livello delle politiche già esistenti. 7

3. BASI CLIMATICHE REGIONALI Il clima in Lombardia sta cambiando. Per indirizzare in modo efficace le politiche regionali in materia di adattamento, risulta imprescindibile produrre conoscenze solide a affidabili circa l impatto del riscaldamento globale sul clima a livello regionale. Una parte fondamentale delle basi climatiche della Strategia regionale è stata l identificazione e la stima degli impatti del cambiamento climatico sul clima passato e quello in corso, attraverso l analisi dei trend osservati nelle serie storiche più lunghe e omogenee disponibili in riguardo all evoluzione delle principali variabili meteo-climatiche. In secondo luogo, è stato ugualmente prioritaria all interno delle basi climatiche della Strategia regionale, l analisi aggiornata dei risultati delle proiezioni climatiche a medio (2020-2050) e lungo (2070-2100) termine, in base ai risultati dei principali modelli climatici e le ricerche scientifiche più recenti. 3.1 Cambiamenti climatici passati e in atto Dal 1850 ad oggi, la temperatura media dell aria in Lombardia è aumentata in circa 2ºC, corrispondendo a un incremento delle temperature medie di circa (+) 0.12 ºC per decade. Il riscaldamento si è accentuato notevolmente negli ultimi 30 anni, durante i quali si è registrata un anomalia positiva della temperatura media dell aria di circa (+) 0,2-0,3ºC rispetto alla media del periodo di riferimento 1968-1996. Figura 1 -valori medi annuali delle anomalie termometriche per il periodo 1800-2012 relativi ad una serie rappresentativa dell intero territorio lombardo. Fonte: ISAC/UNIMI. 2013 È importante evidenziare che nel Nord d Italia, e specialmente nelle aree alpine, il riscaldamento è stato più intenso rispetto alla media europea e globale, con valori 8

d incremento delle temperature medie circa doppi di quelli registrati a livello globale. Il processo di riscaldamento è stato sistematicamente più accentuato durante i mesi di primavera e soprattutto durante la stagione estiva, e meno pronunciato nelle stagioni autunnali e invernali. In relazione ai valori estremi di temperatura, durante gli ultimi 60 anni è stato rilevato un incremento in frequenza degli eventi estremi relativi a temperature elevate, a scapito di una diminuzione nella frequenza degli eventi estremi relativi alle basse temperature. Questa tendenza, determinata da uno spostamento nella distribuzione delle temperature massime e minime giornaliere, risulta quindi in un aumento consistente degli eventi estremamente caldi e una diminuzione, seppur minore, degli eventi estremamente freddi. Per quanto riguarda invece l'andamento a lungo termine delle precipitazioni cumulate, dal 1850 ad oggi si può evidenziare un leggero trend di calo nella quantità totale annua (dell ordine del - 5% ogni cento anni), più intenso durante gli ultimi decenni, con una diminuzione di circa (-) 2.0 ± 2.4 % rispetto alla media dell intero periodo considerato. Mentre le stime sulla diminuzione delle precipitazioni cumulate non risulta molto significativa statisticamente, notevolmente significativa è invece la diminuzione nel Nord d Italia del numero totale di eventi precipitativi e l incremento della loro intensità. Negli ultimi 120 anni è stata stimata una riduzione del numero di giorni piovosi di circa il (-) 6%, parallelamente a un incremento dell intensità degli eventi precipitativi di circa 26 mm per secolo. Accanto alla riduzione del numero di giorni piovosi, è in atto nel Nord d Italia un aumento del numero di giorni siccitosi con un trend di (+) 2 eventi siccitosi per secolo. 3.2 Variabilità climatica e cambiamenti climatici futuri Nonostante le incertezze legate agli scenari socio-economici futuri e ai limiti dei modelli numerici, i principali modelli climatici concordano nel prevedere per i prossimi decenni un intensificazione della variabilità climatica e dei trend finora rilevati nelle principali variabili meteo-climatiche, che molto probabilmente indurranno importanti effetti nelle caratteristiche climatiche, idrologiche, morfologiche e paesaggistiche della nostra regione. Per quanto riguarda le temperature, per il periodo 2021-2050 e secondo lo scenario emissivo A1B, in Lombardia ci si aspetta un riscaldamento medio della temperatura dell aria di circa 1.5ºC (rispetto al periodo di riferimento 1961-1990), con aumenti previsti più intensi soprattutto nella stagione estiva (+ 2ºC) rispetto a quella invernale (+1ºC). Anche per quanto concerne le proiezioni a lungo termine (2071-2100), i principali modelli concordano nel prevedere la continuità delle tendenze finora ricavate, con un aumento delle temperature medie di circa (+) 3.5ºC entro la fine del periodo considerato con valori di aumento relativi più bassi per la stagione invernale (tra 3-4ºC), e aumenti di fino a circa (+) 4-5ºC per il periodo estivo. Valori più alti di riscaldamento si ottengono per scenari corrispondenti a più alte emissioni (es. A2). Oltre all evoluzione dei valori medi, le proiezioni indicano un sostanziale cambiamento nella variabilità interannuale delle temperature nel Nord d Italia. L aumento della variabilità estiva della temperatura, in sinergia all aumento delle massime stagionali, indica un aumento considerevole della probabilità di occorrenza delle ondate di calore. In particolare si prevede 9

un aumento dei giorni di estrema calura di circa (+) 13-30 giorni all anno per il periodo 2021-2050, e di circa (+) 45-60 giorni all anno per il periodo 2071-2100 rispetto al periodo di riferimento. Inoltre si prevede che la temperatura massima raggiunta durante questi eventi estremi s innalzerà di circa 2ºC entro il periodo 2021-2050, e di quasi 5ºC entro il periodo 2071-2100. Per quanto concerne le precipitazioni, le proiezioni per il periodo 2021-2050 non indicano una variazione statisticamente significativa nei valori medi annuali nel territorio regionale. Tuttavia i modelli proiettano un leggero incremento nelle precipitazioni invernali medie di circa il (+) 5%, a scapito di una diminuzione attorno al (-) 5% delle precipitazioni medie estive, entrambi rispetto al periodo di riferimento. Per quanto riguarda le proiezioni a lungo termine (2071-2100) analogamente ai risultati del periodo anteriore, le stime non evidenziano variazioni dei valori medi annuali delle precipitazioni cumulate statisticamente significative. Sono previsti invece cambiamenti ancora più marcati nella distribuzione stagionale delle precipitazioni, la cui magnitudine varia considerevolmente secondo gli scenari emissivi considerati. Secondo lo scenario A1B, ci si aspetta un diminuzione delle precipitazioni di circa (-) 15% per la stagione estiva, e un aumento sostanziale delle precipitazioni invernali con valori che potrebbero arrivare fino a (+) 20%, entrambi rispetto alla media del periodo di riferimento. Figura 2 - distribuzione spaziale delle anomalie pluviometriche per il periodo 2021-2050 (in %) rispetto alla media del periodo di riferimento 1971-2000, per la stagione estiva (sinistra) e invernale (destra) secondo la media ENSEMBLES di 14 Modelli Regionali, in base allo scenario SRES A1B. Fonte: Gobiet et al. 2013 Infine, i cambiamenti nel regime delle precipitazione associati a quelli di temperatura ed evaporazione, potrebbero portare a un significativo aumento degli eventi siccitosi, nonché della sua durata. 10

4. ANALISI DEGLI IMPATTI E DELLE VULNERABILITÀ REGIONALI AL CAMBIAMENTO CLIMATICO Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono sempre più evidenti nel mondo intero. Il surplus di calore in arrivo al suolo nel bilancio energetico della terra provocato dall incremento di gas climalteranti in atmosfera è in grado di alterare molti processi naturali chiave imprescindibili per la vita degli essere umani e per l equilibrio degli ecosistemi. Attraverso meccanismi diretti e indiretti, il cambiamento climatico sta provocando impatti, per lo più negativi, tanto sul macrosistema fisico-biologico come su quello socio-economico della nostra regione. Alcuni impatti del cambiamento climatico si associano a rischi emergenti o all'intensificazione di quelli già esistenti, incidendo di conseguenza sul benessere e sulle condizioni di salute delle persone. Per minimizzare i rischi più gravi legati ai cambiamenti climatici è necessario che il riscaldamento globale rimanga al di sotto dei 2 ºC sopra i livelli del periodo pre-industriale. Gli sforzi in mitigazione per ridurre le emissioni di gas climalteranti e attenuare così la magnitudine dei cambiamenti climatici devono costituire una priorità per tutte le nazioni del mondo. Indipendentemente dalle proiezioni sul riscaldamento futuro e dall efficacia degli sforzi di mitigazione, gli impatti del cambiamento climatico resteranno elevati per almeno alcuni decenni a causa dell'inerzia del sistema climatico. Perciò, è imprescindibile iniziare tempestivamente con la definizione e implementazione di mirate misure di adattamento per affrontare gli inevitabili impatti sul clima e i conseguenti danni economici, ambientali e sociali che ne derivano. Questo capitolo della Strategia regionale si prefigge lo scopo di presentare le basi conoscitive tecnico-scientifiche riguardanti i) gli impatti osservati e previsti sui settori di azione chiave a livello regionale ii) l analisi della vulnerabilità dei sistemi chiave su base territoriale e iii) la stima degli impatti economici del cambiamento climatico, includendo, quando possibile, i costi dell adattamento. Per quest analisi è stato scelto un approccio settoriale che si focalizza su 8 settori principali di azione, suddivisi allo stesso tempo in 2 macro settori (Tabella 1). Tabella 1 - macrosettori e settori considerati Macrosettore fisico-biologico 1. Risorse idriche 2. Ecosistemi, biodiversità, foreste e aree protette 3. Qualità dell aria 4. Ambiente costruito, difesa del suolo, trasporti e pianificazione territoriale Macrosettore socio-economico 5. Energia 6. Turismo 7. Agricoltura e zootecnia 8. Salute umana 11

Essi sono stati selezionati in conformità alla loro rilevanza socio-economica e ambientale e alla loro vulnerabilità maggiore agli impatti del cambiamento climatico nel contesto regionale, con il supporto di un analisi DPSIR (Driver Pressure State Impact Response) e il parere degli stakeholder regionali, attraverso un approccio flessibile e partecipativo. Le basi conoscitive fornite in questo capitolo sono il fondamento per la successiva definizione d interventi e azioni di adattamento precoci e pianificate, che possano mitigare tempestivamente gli effetti negativi degli impatti del cambiamento climatico ed evitare così il prezzo più oneroso di un mancato adattamento. MACROSETTORE FISICO-BIOLOGICO 4.1 Risorse idriche Le risorse idriche sono un elemento cruciale in Lombardia e hanno storicamente condizionato la vita e lo sviluppo della nostra regione, conun patrimonio idrico tra i più consistenti in Europa. Negli ultimi decenni, l alterazione del regime pluviometrico in termini di distribuzione, durata e intensità delle precipitazioni liquide e nevose, in concomitanza all incremento complessivo delle temperature e alla maggiore intensità e frequenza degli eventi climatici estremi, hanno avuto conseguenze rilevanti sulla qualità e la quantità delle risorse idriche regionali. Tra i principali impatti già osservati vi è i) l alterazione delle caratteristiche fisico-chimiche e biologiche delle acque superficiali e sotterranee, con conseguenze negative sulla qualità delle risorse idriche disponibili e sullo stato ecologico dei corpi idrici, in alcuni casi già compromesso; ii) l alterazione del ciclo idrologico, e in particolare del ciclo stagionale dei fiumi e laghi, incrementandosi i periodi di magra durante la stagione estiva e i periodi di piena durante i mesi invernali, e iii) la riduzione della disponibilità di risorse idriche utili (superficiali e sotterranee) e dell umidità del suolo, per incremento della variabilità climatica e per una maggiore frequenza e intensità di eventi climatici estremi quali eventi siccitosi. Se i cambiamenti climatici finora rilevati dovessero intensificarsi nella nostra regione, come previsto entro fine secolo, i fattori di stress climatico potrebbero agire, attraverso complesse interazioni, in sinergia ad altri fattori non climatici di carattere socio-economico e demografico, aggravando di conseguenza i conflitti legati alla scarsità stagionale delle risorse idriche disponibili. È quindi prevedibile che nei prossimi decenni il cambiamento climatico riduca sostanzialmente l offerta di risorse idriche utili in alcuni periodi dell anno che, in concomitanza con la maggiore domanda stagionale per diversi usi quali irrigazione, industria, uso energetico, uso civile e turistico, creeranno i presupposti per una maggiore frequenza di situazioni di deficit nel bilancio fra domanda e offerta della disponibilità idrica utile (specialmente durante la stagione estiva). Tali situazioni potrebbero creare ulteriori conflitti tra i settori fruitori della risorsa e competenti nella gestione della stessa, nonché ingenti costi economici associati, come già successo nelle crisi idriche del 2003, 2007 e 2012. La disomogenea disponibilità nel tempo e nello spazio della risorsa, in congiunzione a carenze in termini di efficienza gestionale e al mancato adattamento delle infrastrutture idrauliche alla dinamica della richiesta e ai cambiamenti climatici, potrebbero diventare ulteriori fattori di 12

vulnerabilità agli impatti del cambiamento climatico. In questo senso, un sistema istituzionale e di governance della risorsa complesso come quello del Bacino del Po, caratterizzato da un elevato numero di attori e una sovrapposizione esasperata dei livelli di competenza, potrebbe profilarsi sia come un ulteriore fattore di vulnerabilità che come un importante fattore di resilienza, a seconda degli approcci. Per adattare il sistema di gestione delle risorse idriche alle sfide emergenti, saranno necessari nuovi modelli gestionali basati su approcci di governance efficienti, sostenibili e che applichino una nuova visione integrata, dinamica, intersettoriale e ancora più partecipata, che consideri la continua evoluzione delle condizioni quadro, anche in relazione alle sfide climatiche. 4.2 Ecosistemi, biodiversità, foreste e aree protette Le condizioni meteo-climatiche giocano un ruolo decisivo nel determinare la composizione, la struttura e la produttività dei sistemi naturali. Il cambiamento climatico sta modificando l andamento e la variabilità delle principali variabili meteo-climatiche che regolano molti processi biofisici degli ecosistemi, inducendo effetti non trascurabili sulla biodiversità. Vi sono numerose evidenze di come la biodiversità regionale stia già rispondendo a tali cambiamenti, e come le risposte si traducano in impatti perlopiù negativi che molto probabilmente s intensificheranno anche in futuro considerando gli scenari climatici più probabili. Gli impatti del cambiamento climatico sono in grado di incidere tanto sui singoli individui come sugli interi ecosistemi e, di conseguenza, sulla capacità di approvvigionamento dei beni e servizi da loro forniti. Tra gli effetti diretti del cambiamento climatico sulla biodiversità vi sono: i) impatti sul ciclo vitale (fenologia) delle specie, ii) modifiche nella distribuzione e composizione delle popolazioni e dei biotopi, con aumento del rischio di estinzione delle specie più minacciate e clima-sensibili, e iii) modifiche nella fisiologia e nel comportamento delle specie. Non bisogna dimenticare che ad agire in sinergia con gli impatti climatici vi sono in Lombardia diversi fattori di stress che incidono negativamente sulla biodiversità, quali la perdita e frammentazione degli habitat legata agli elevati ritmi di antropizzazione del territorio e ai cambiamenti nell'uso del suolo, la contaminazione dell'aria, delle risorse idriche e del suolo, l'eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e la diffusione di specie esotiche invasive. I fattori di stress antropico possono, almeno nel breve termine, avere maggiori conseguenze sulla biodiversità rispetto agli impatti climatici, a causa della loro maggiore portata, dimensione e soprattutto velocità alla quale trasformano l'ambiente. Nei prossimi decenni il cambiamento climatico potrà interagire con i fattori antropici di stress, intensificando ed aggravando gli impatti negativi sulla biodiversità. Proprio la combinazione di fattori climatici e antropici è probabile che crei le condizioni idonee per iv) l incremento del rischio d invasione/espansione di specie esotiche, oltre alla maggiore diffusione di agenti infestanti, nonché provocare v) impatti negativi sugli ecosistemi boschivi regionali, influenzando negativamente la loro capacità di fornire alcuni servizi ecosistemici fondamentali come l'immagazzinamento di carbonio. Infine, si prevede che le modifiche nella composizione e nella distribuzione delle comunità, in concomitanza con i fattori antropici, abbia delle vi) ripercussioni negative sulla connettività tra reti di biotopi e tra i siti della rete Natura 2000, compromettendo ulteriormente la resilienza 13

degli ecosistemi alle perturbazioni climatiche. I risultati delle principali valutazioni, realizzate per lo più a scala del bacino mediterraneo, hanno evidenziato come i livelli di vulnerabilità al cambiamento climatico siano diversi secondo la tipologia di habitat e specie considerata. A livello regionale, è probabile che le aree montane lombarde (ecosistemi ad alta quota) e gli ecosistemi acquatici in delicato stato di equilibrio quali aree umide, laghi d'alta quota, piccole acque lentiche, paludi, torbiere e fontanili siano tra i più vulnerabili al mutamento del clima. Le specie associate a questi habitat e in particolare quelle caratterizzate da ridotte capacità di spostamento, specie endemiche, con esigenze specifiche di biotopo o caratterizzate da uno stretto range di distribuzione, rientrano tra le specie maggiormente vulnerabili agli impatti climatici sulla biodiversità. 4.3 Qualità dell aria La qualità dell aria è una questione di fondamentale importanza per la salute pubblica, l'economia e l'ambiente della nostra regione. La Regione Lombardia è da lungo tempo impegnata nella realizzazione di programmi e misure volte a ridurre le emissioni d inquinanti in atmosfera, attraverso strumenti di pianificazione come il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell Aria (PRIA) approvato nel settembre 2013. Le peculiarità meteo-climatiche, assieme alle caratteristiche orografiche del bacino padano, speso favoriscono l instaurarsi di situazioni critiche d inquinamento atmosferico. A tale riguardo, le politiche regionali in materia sono riuscite a ridurre significativamente le emissioni e di conseguenza anche l esposizione a molte sostanze inquinanti negli ultimi decenni, quali SO 2, NO 2, CO e Benzene (C 6 H 6 ). Nonostante i miglioramenti complessivi della qualità dell aria, alcuni inquinanti atmosferici quali il particolato fine (PM 10 ) e l ozono troposferico (O 3 ), rappresentano ancora una criticità che potrebbe vedersi amplificata nei prossimi decenni a causa del mutamento del clima. L inquinamento atmosferico dipende sostanzialmente dalla combinazione tra due fattori chiave che sono il livello di emissione diretta degli inquinanti e dei loro precursori, e le condizioni meteo-climatiche che governano le loro dinamiche. Nei prossimi decenni si prevede che l incremento della variabilità climatica indotta dal riscaldamento globale possa incidere direttamente e indirettamente sulla concentrazione e sul tempo di permanenza degli inquinanti atmosferici in aria. Il verificarsi di condizioni meteorologiche sfavorevoli alla rimozione, alla deposizione e alla dispersione degli inquinanti atmosferici quali il cambiamento del regime delle precipitazioni, la variazione del comportamento dei venti o le modifiche dell altezza di rimescolamento degli inquinanti possono incrementare i tempi di permanenza degli inquinanti in atmosfera, aumentando di conseguenza i tempi di esposizione a essi. In aggiunta, il previsto incremento di eventi climatici estremi quali ondate di calore e periodi siccitosi, potrebbe avere degli effetti sinergici negativi con l inquinamento atmosferico, aggravando i problemi a esso connessi. Parallelamente, l incremento complessivo delle temperature e dell irraggiamento solare previsto per i prossimi decenni nel nostro territorio può incidere sui processi chimici che regolano la dinamica degli inquinanti, in particolare incrementando la formazione degli inquinanti secondari quali l O 3 e i PM 10, formati in atmosfera a partire delle emissioni dei loro precursori attraverso reazioni chimiche catalizzate dall energia solare. 14

Per ultimo, il cambiamento climatico potrebbe avere impatti negativi sui livelli emissivi di alcuni inquinanti atmosferici di origine biogenico. Tra i potenziali impatti vi è il probabile incremento delle emissioni di particolato in atmosfera a causa del maggior numero d incendi boschivi indotti dalle mutate condizioni climatiche. D alto lato, un clima più caldo può portare a un incremento dei tassi emissivi di alcuni Composti Organici Volatili (COV) come gli isopreni, sostanze emesse dalle piante in risposta allo stress termico, e che rientrano tra i principali precursori dell O 3 troposferico. Per la mitigazione degli impatti negativi, e per mantenere la qualità dell aria a livelli ottimali, la Regione Lombardia dovrà continuare ad agire intensamente e in maniera integrata sulle diverse sorgenti d inquinamento atmosferico, coinvolgendo i vari settori d interesse nell ulteriore sviluppo di mirate misure di adattamento che tengano conto anche delle sfide climatiche emergenti. Per assicurare la loro efficacia, tali misure devono essere coordinate e condivise in maniera trasversale, nonché andare a complementare ed essere in sintonia con gli attuali strumenti e documenti programmatici in materia (es. PRIA), e con quanto stabilito sulla qualità dell aria dall Unione Europea. 4.4 Ambiente costruito, trasporto, mobilità e pianificazione territoriale Sia nella valle del Po che nelle zone montane della Lombardia, il dissesto idrogeologico, inteso come il verificarsi d inondazioni, alluvioni e frane, ha storicamente avuto un alta incidenza negativa, con perdite non trascurabili a livello sociale (popolazione colpita, numero di decessi) ed economico (danni fisici). I danni alle infrastrutture pubbliche e industriali, alle attività commerciali e la perdita di suolo agricolo sono tra gli impatti più rilevanti causati da frane e inondazioni. Nonostante l incertezza sulle proiezioni del clima futuro, si prevede che i cambiamenti climatici in atto e futuri incrementino la vulnerabilità regionale ai rischi naturali (specialmente quelli idrogeologici), con un aumento dei danni a persone, infrastrutture e terreni agricoli. I principali modelli climatici e di rischio idrogeologico sviluppati nell ambito di consolidate ricerche, concordano nel prevedere un incremento nella severità delle inondazioni rispetto a quelle finora accadute a livello regionale. Mentre per i fenomeni alluvionali si prevede che interessino in maggiore misura le aree di pianura e in particolare le aste dei grandi fiumi e le grandi città, in ambienti montani ci si aspetta un incremento degli eventi di flash-flood o piene improvvise, oltre a un incremento dei rischi legati allo scioglimento accelerato della criosfera. Un analoga considerazione vale per gli eventi franosi. Questi eventi, che dipendono da numerosi fattori di natura geologica (struttura), antropica (uso del suolo) ma anche climatica (durata e intensità delle piogge), sono generalmente attivati da eventi precipitativi intensi. È quindi probabile che il previsto incremento di eventi precipitativi intensi incida sulla frequenza di eventi legati all'instabilità dei versanti. Inoltre, nelle aree montane ci si aspetta l accelerazione del processo di deglaciazione che, secondo i principali modelli, avverrà a un ritmo ancora più intenso di quello avvenuto negli ultimi 30 anni. Questo fenomeno produrrà non solo una perdita incalcolabile in termini di patrimonio naturale, paesaggistico, turistico e idrico, ma anche un incremento dei rischi idrogeologici correlati, in quanto aree del territorio finora sostanzialmente ghiacciate diventeranno sempre più instabili. Infine, nelle aree forestali si prevede per i prossimi decenni un incremento del rischio d incendi boschivi dovuto all aumento delle temperature medie e alla diminuzione stagionale dell umidità e delle 15

precipitazioni (incremento in frequenza e intensità dei periodi siccitosi). Oltre ai numerosi danni diretti a livello socio-economico ed ecologico, l aumento della frequenza degli incendi potrebbe ulteriormente condizionare la stabilità dei versanti a causa della perdita temporale di copertura vegetale (minor trattenimento idrico e minor contenimento degli strati superficiali del suolo). Per ultimo, non va dimenticato che i pericoli e le calamità naturali possono inoltre scatenare calamità antropogeniche quali rilasci nell atmosfera, fuoriuscite di liquidi o incendi, attraverso effetti domino. Il termine na-tech indica appunto i disastri tecnologici scatenati da pericoli naturali. È possibile che la frequenza delle calamità na-tech aumenti con l intensificarsi dei fenomeni naturali estremi e con l aumentare della complessità e dell interdipendenza del tessuto infrastrutturale e industriale. MACROSETTORE SOCIO-ECONOMICO 4.5 Energia Il cambiamento climatico influenzerà il settore energetico lombardo sia attraverso effetti diretti sulla produzione di energia sia attraverso modificazioni nella struttura e distribuzione della domanda energetica. Per quel che riguarda la tipologia di produzione energetica, il settore idroelettrico, termoelettrico e solare saranno le fonti energetiche più sensibili ai cambiamenti climatici futuri. La maggiore variabilità nella quantità e distribuzione spaziale e temporale delle precipitazioni attesa per i prossimi decenni, la riduzione delle portate dei fiumi e l insufficiente capacità di accumulo potrebbero, come già successo nel decennio scorso, ridurre la capacità di produzione idroelettrica in Lombardia. A ciò, va a sommarsi l inesorabile scioglimento dei ghiacciai, i quali hanno da sempre rappresentato una riserva sfruttabile nel periodo estivo. Inoltre, la riduzione nei prossimi decenni delle portate fluviali accompagnata da un aumento della temperatura dei corsi d acqua determineranno probabilmente limitazioni nella capacità di produzione di energia termoelettrica a causa di una minore efficienza dei sistemi di raffreddamento delle centrali, soprattutto durante la stagione estiva. In più, le temperature maggiori che si registreranno in futuro andranno a incidere negativamente sul rendimento del ciclo termodinamico. Effetti positivi sono invece da attendersi sull idoneità del territorio lombardo alla produzione di energie alternative, in particolare solare fototermico e fotovoltaico, a causa di una maggiore insolazione legata alla diminuzione della copertura nuvolosa. L incremento nella frequenza e intensità dei fenomeni meteorologici estremi potrà invece comportare una minaccia per il sistema produttivo energetico dal punto di vista delle infrastrutture di accumulo, trasmissione e distribuzione dell elettricità. Per quanto riguarda la domanda energetica Lombarda, è prevedibile che con l aumento delle temperature medie ci sarà durante la stagione invernale una minore richiesta di energia per il riscaldamento, mentre nella stagione estiva ci si può attendere un incremento della richiesta energetica a scopi di raffreddamento e condizionamento. 16

4.6 Turismo I cambiamenti climatici previsti dai principali modelli climatici avranno importanti conseguenze per il settore turistico Lombardo nei prossimi decenni. Nelle zone alpine, in particolare, la progressiva diminuzione dello spessore del manto nevoso e la riduzione della durata annuale dell innevamento determineranno presumibilmente una riduzione dei flussi turistici invernali legata alle minori possibilità di praticare sport su neve. Le pratiche di innevamento artificiale, ad oggi intraprese con sempre maggior frequenza per garantire un adeguato innevamento, potranno risultare non sufficientemente convenienti dal punto di vista economico e ambientale per supplire alla progressiva riduzione del manto nevoso prevista dai principali modelli climatici. Un altro impatto rilevante nelle zone montane lombarde è legato all aumento dei rischi idrogeologici che potranno danneggiare le strutture turistiche ricettive con i rischi connessi. La diminuzione dei flussi turistici invernali nelle zone montane lombarde potrebbe essere compensata, sebbene solo parzialmente, da un aumento dell appetibilità turistica durante le stagioni primaverile ed estiva, dovute al generale aumento delle temperature e alla riduzione delle precipitazioni che possono favorire le attività all aria aperta. L applicazione del Tourism Climate Index, TCI un indice sviluppato per valutare l idoneità turistica delle diverse località in relazione al livello di confort climatico indica infatti, per la stagione estiva, un aumento dell idoneità turistica delle zone alpine italiane. Per quel che riguarda le zone di pianura, l applicazione del TCI suggerisce una futura riduzione dei flussi turistici per l instaurarsi di condizioni climatiche poco confortevoli legate all innalzarsi delle temperature massime estive e al verificarsi con sempre maggior frequenza delle ondate di calore. Le conseguenze per il settore turistico lombardo sono preoccupanti vista l importanza delle città di pianura come destinazioni turistiche. Anche il comparto del turismo lacuale, notoriamente di grande importanza per il settore turistico regionale, potrà subire conseguenze negative a causa non solo delle temperature estive eccessivamente alte, ma anche dell influenza negativa del cambiamento climatico sulla qualità delle acque. L aumento della temperatura delle acque e le fluttuazioni dei volumi lacuali possono infatti creare condizioni favorevoli a episodi di algal bloom, o esplosioni algali, che possono compromettere seriamente la qualità e la balneabilità delle acque lacustri. Numerose evidenze scientifiche indicano che questi impatti sono già in atto in diversi laghi lombardi; tuttavia, non sono ancora disponibili stime quantitative sulla conseguente riduzione dell appetibilità turistica delle zone lacuali. Complessivamente, l applicazione del modello Hamburg Tourist Model, HTM un modello che simula accuratamente come i flussi turistici potrebbero cambiare nel corso dei prossimi decenni in funzione dell evoluzione di un set di fattori quali i fattori climatici e l evoluzione del reddito prevede che i cambiamenti climatici causino una sostanziale riduzione dell affluenza dei visitatori nella regione lombarda con relative perdite economiche 17

4.7 Agricoltura La comunità scientifica ha ampiamente riconosciuto che il settore agricolo rappresenta uno dei comparti socio-economici che risentirà maggiormente delle implicazioni del cambiamento climatico globale nei prossimi decenni, in quanto la crescita degli animali e delle piante è in gran parte determinata dalle condizioni climatiche durante il loro ciclo di vita. L'elevata vulnerabilità del settore risiede nei rilevanti rischi che i mutati fattori climatici possono rappresentare nella quantità e qualità delle produzioni agricole. Sia attraverso gli effetti diretti del previsto incremento nella concentrazione di CO 2 atmosferica, che attraverso gli effetti indiretti derivanti dalla modifica delle condizioni climatico-ambientali, tra cui l incremento delle temperature, la maggiore frequenza di fenomeni estremi e la variazioni dei regimi pluviometrici (che determinano l ulteriore disponibilità delle risorse idriche a scopi irrigui e la disponibilità di acqua nel comparto suolo per le colture non irrigate), l agroecosistema subirà delle modifiche che influenzeranno di conseguenza la produttività delle rese. Gli impatti sulla produttività delle rese potranno variare nel loro segno (intesi come impatti positivi gli incrementi, e negativi le diminuzioni delle rese) e magnitudine (intesa come la percentuale di variazione in relazione a un dato periodo di riferimento) a seconda del tipo di coltivar considerato e del loro stadio fenologico, delle caratteristiche intrinseche di ogni zona geografica e della specifica area di coltivazione, e a seconda delle tecniche gestionali e agronomiche impiegate. I risultati sulle previsioni dei principali modelli agronomici concordano nel prevedere che tali impatti persisteranno e continueranno a influenzare il sistema agricolo lombardo nei prossimi decenni, anche se con maggiore e minore intensità a seconda dei modelli previsionali utilizzati e del tipo di scenario emissivo impiegato. Dall analisi delle più recenti ricerche sulla tematica, si prevede che l agrosistema lombardo sarà soggetto a impatti quali: i) la diminuzione della produttività delle rese agricole dei principali coltivar per la maggiore variabilità climatica e l'incremento di eventi climatici estremi, ii) la riduzione della fertilità e perdita di suolo agricolo per incremento degli eventi franosi, inondazioni e altri calamità naturali; iii) la diminuzione potenziale delle rese per una maggiore diffusione di agenti infestanti e emergere di nuove fitopatie; iv) l effetto negativo sulle rese associato alla prevista maggiore concentrazione atmosferica degli inquinanti atmosferici, in particolare dell O 3 troposferico. Come accennato, la risposta delle diverse colture potrà essere molto diversa in funzione del sistema colturale o zootecnico considerato e dell area presa in esame, essendo anche prevedibile che ci siano impatti positivi ed emergere di nuove opportunità su alcuni comparti e su alcuni coltivar in particolare. A tale riguardo, ci si aspetta, soprattutto in aree collinari e di montagna, un i) aumento delle produttività di alcune varietà per l'incremento delle temperature medie, anche associato all effetto fertilizzante della maggiore concentrazione atmosferica di CO 2 ; e ii) l'aumento dell area di distribuzione idonea per alcune colture. Per quanto riguarda invece il sistema zootecnico lombardo, e in particolare per quanto concerne il benessere delle vacche di allevamento nei sistemi intensivi, è stato dimostrato l'effetto negativo che il mutamento delle variabili climatiche ha svolto in passato e potrà svolgere anche in futuro. Per quanto concerne gli effetti di carattere diretto del cambiamento climatico nella produzione zootecnica, l'incremento delle temperature e la variazione dei livelli di umidità ambientale saranno in grado di i) peggiorare la performance produttiva degli animali per maggiore stress termico, interferendo sui molteplici fattori che interessano la qualità e quantità finale del prodotto, quali l'appetito degli animali, la loro performance 18

riproduttiva e la capacità di crescere e svilupparsi al loro massimo potenziale genetico. Oltre agli impatti diretti, gli impatti del cambiamento climatico sul settore zootecnico potranno manifestarsi anche indirettamente attraverso ii) modifiche nella qualità e quantità dei sistemi foraggieri, o attraverso iii) la maggiore sopravvivenza e diffusione di patogeni e /o dei loro vettori, rappresentando un grave rischio tanto per la salute degli animali come per quella dell uomo. Per la mitigazione degli impatti negativi e lo sfruttamento delle opportunità poste dagli impatti positivi, il settore agro-alimentare lombardo dovrà sviluppare e applicare mirate strategie di adattamento. Esse dovranno essere sufficientemente flessibili in modo da far fronte alle particolarità che presentano i diversi contesti agrari regionali, e considerando le differenze dal punto di vista delle necessità di adattamento a seconda del contesto nel quale dovranno essere applicate. Le strategie regionali dovranno essere coordinate con le scelte politiche ed economiche del settore fatte non solo a livello regionale e nazionale (es. a livello del Piano di Sviluppo Rurale) ma anche a livello comunitario (es. Politica Agraria Comune), oltre ad essere in armonia con quanto proposto nella Strategia Nazionale di Adattamento. In ogni modo, le scelte per l'adattamento dovranno essere accuratamente studiate poiché andranno a incidere in maniera non trascurabile su un settore di grande rilevanza socio-economica a livello regionale e nazionale, giacché nel bacino del Po si ottiene un terzo dell agroalimentare italiano. 4.8 Salute umana Gli impatti del cambiamento climatico sulla salute delle persone possono essere diretti e indiretti. Per impatti diretti s intendono le conseguenze dirette degli eventi meteorologici estremi, come le ondate di calore, i prolungati periodi siccitosi, gli incedi boschivi, le tempeste o le inondazioni dopo eventi precipitativi intensi. Sono diretti poiché si ripercuotono direttamente sulla salute attraverso infortuni, annegamento, stress mentale post evento calamitoso ed eccesso di mortalità e morbilità. Gli impatti indiretti avvengono invece attraverso modifiche nelle condizioni degli ecosistemi, come ad esempio l inquinamento atmosferico, le modifiche nella distribuzione di alcune malattie o la maggiore contaminazioni dei cibi e delle acque di consumo umano. Questi impatti diretti e indiretti possono provocare una serie di effetti sulla salute, la maggior parte dei quali sono previsti essere negativi. Se le proiezioni climatiche sul bacino del Po dovessero confermarsi, è altamente probabile che il settore socio-sanitario Lombardo risentirà in modo non trascurabile degli effetti negativi del mutamento del clima nei prossimi decenni. Mentre nel breve termine è molto probabile che il cambiamento climatico agisca esacerbando i problemi di salute e di vulnerabilità territoriale che già attualmente interessano la nostra regione, nel medio e lungo termine le mutate condizioni meteo-climatiche potrebbero estendere l areale d influenza di malattie climatico-sensibili e l incidenza di patologie ad oggi limitate o inesistenti nel territorio Lombardo. Tra gli impatti diretti che interesseranno con maggiore probabilità la Lombardia vi sono da una parte i rischi per la salute derivati dalla maggiore intensità, frequenza e durata degli eventi climatici estremi, quali inondazioni ed altri rischi idrogeologici, e le ondate di calore. Fattori quali l invecchiamento della popolazione, o la maggiore esposizione di alcune infrastrutture chiave potrebbero incrementare il numero di persone potenzialmente colpite da eventi idrogeologici calamitosi, mentre il maggiore numero di giorno estremamente caldi, 19