Il Nuovo Museo dell opera del Duomo di Firenze A cura di Carlo Amadori Progetto di allestimento di Rossana Amadori



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Il Nuovo Museo dell opera del Duomo di Firenze A cura di Carlo Amadori Progetto di allestimento di Rossana Amadori L ampliamento e l assetto del nuovo Museo dell Opera del Duomo di Santa Maria del Fiore rappresenta un ruolo determinante anche per la valorizzazione e conservazione dei monumenti ad esso contigui come il Battistero di San Giovanni, il campanile di Giotto ed ovviamente la cattedrale. Stiamo parlando dell importanza della cosiddetta fabbriceria. Una sorta di cantiere, magazzino fondamentale per la realizzazione e la conservazione dei monumenti menzionati. Il nuovo museo rappresenta un opera straordinaria completata in meno di tre anni (2013-2015): viene riportata alla luce la facciata primordiale della cattedrale con le sculture originali per giungere allo splendore delle opere di Donatello (presente in tante altre sculture) con la Maddalena e Michelangelo con la Pietà. Il progetto è opera dell amico Adolfo Natalini. Visitando il nuovo Museo dell Opera del Duomo, prorompe in scena la facciata, se pure contenuta in altezza rispetto al retro del Duomo. E stata riaperta al pubblico il 29 ottobre 2015. Dopo un ingresso dominato da nomi e cognomi scolpiti su di una superficie rotonda che ricorda gli autori straordinari che incontreremo poi ecco esplodere la facciata medievale di Arnolfo di Cambio, mai terminata e smantellata nel 1587. Essa, imponente, occupa la parete lunga della prima sala. Un rifacimento in grandezza naturale che consente di ritrovare uno scorcio di Firenze con occhi antichi. Riemergono dai depositi i decori ricollocati nella posizione originale, grazie ad un disegno cinquecentesco, sulla gigante quinta per cui furono concepiti. Un incredibile concentrazione di capolavori sistemati ad altezza d occhi fa da contraltare alle copie nelle nicchie che rispecchiano le reciproche distanze così come in passato l imponente Vergine con bambino in trono, sorvegliata da austeri evangelisti, si bea della melodia di sei angeli musicanti che dal 1300 suonano cornamuse per Maria. Ribecca organo e liuto con tanta gioia e carica espressiva. Ho trovato venticinque sale con duecento rilievi restaurati, settecentocinquanta opere da collezione e 5.500 mq. di superficie museale. Questi i numeri che hanno trasformato l antica fabbriceria: in ordine cronologico sono presenti le realizzazioni dal medioevo al rinascimento fiorentino con esempi che si spingono fino ad un fastoso barocco. Il progetto architettonico come detto è stato curato da Adolfo Natalini con Piero Guicciardini e Marco Magni. Sono state recuperate le altezze dell ex teatro degli Intrepidi, rimasto chiuso e 149

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degradato da decenni, e creato locali adeguati ad ospitare grandi opere che un tempo erano destinate ai maggiori monumenti ed oggi sono testimonianze granitiche della vita civile e religiosa. Ho cercato di restituire la collocazione sacrale alle sculture spiega il Direttore Timothy Verdon che ha curato l attuale percorso espositivo. Ammirandole si può coglierne il pathos e percepirne la sacralità. Quest arte parla ai più attraverso la suggestione, l immagine diventa una possibilità di riconoscersi in ideali e valori universali come la giustizia o la rettitudine e non c è bisogno di comprendere il linguaggio o professare la stessa fede religiosa. Poiché la forte sensazione di incanto raggiunge chiunque, passeggiare qui è come leggere un libro illustrato. 151

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Lo splendore dell ingegno umano è celebrato riproducendo i sentimenti. L intelligenza e la creatività dei maestri del passato ne creano un esempio attraverso la Maddalena di Donatello scolpita tra il 1453 e 1455. L esile aspetto della santa consumata dai digiuni introduce negli ambienti dedicati alla spiritualità privata. Il volto è scavato dal dolore, la bocca socchiusa, i capelli irti e scapigliati. Aspetto lugubre che tuttavia tiene cinte le mani in segno di preghiera con grazia femminile per superare con vero naturalismo quelle che sono considerate pose classiche. Nella stanza accanto quasi un santuario, la Pietà che Michelangelo alla fine dei suoi giorni scolpì tra continui ripensamenti e forse non soddisfatto del risultato, la prese a martellate. Michelangelo era ossessionato dalla morte di Gesù in questa straordinaria e struggente composizione, che oggi trova adeguata collocazione. Dopo tanti spostamenti e peripezie si può incrociare lo sguardo geniale dell autore. Michelangelo sorregge Cristo morente e qui Nicodemo è infatti l autore: Opere come questa ci ricordano come l uomo possa essere grande così scrive Verdon illustrando con dovizia di particolari ogni colpo di scalpello attraverso schemi narrativi museografici che ricordano personaggi affascinanti. 153