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FLOCATH quick Sicuro, discreto e pronto per l uso ovunque Utile foro tondo Grazie a questo foro la confezione può essere aperta facilmente - anche da chi sia impedito nei movimenti. Serve anche per appendere la confezione. Sacchetto del liquido incluso Al lavoro, in viaggio, nell attività sportiva o nel tempo libero, avete sempre disponibile la soluzione salina sterile per attivare il rivestimento idrofilo. Adesivo - con ottimo potere adesivo Vi permette di far aderire la confezione alla parete, in modo che le mani restino libere. Rivestimento idrofilo Questa esclusiva tecnologia di rivestimento garantisce eccellenti proprietà di scivolamento senza residuo alcuno nell uretra. Guaina protettiva igienica Il catetere può essere inserito in modo sicuro e igienico senza toccarlo direttamente con le mani. Dopo l inserimento la guaina protettiva può essere tirata indietro e usata come estensione del catetere. VIALOG MOBILE FLOCATH quick partecipa ad una vita più attiva. COMPLETO DI LIQUIDO E DI GUAINA PROTETTIVA FLOCATH quick con rivestimento idrofilo è un catetere ad una via con eccellenti proprietà di scivolamento, fabbricato in modo da essere pronto per l uso, e rendere così più semplice, confortevole e discreto l autocateterismo intermittente - dovunque vi troviate. IDEALE IN GIRO O A CASA FLOCATH quick può essere arrotolato fino a renderlo così piccolo da poter essere messo via passando inosservato. Quando serve il catetere, basta premere il sacchetto che contiene il liquido, nella parte superiore della confezione. La soluzione salina sterile viene rilasciata nella confezione, e attiva il rivestimento in 30 secondi. Via Torino, 5 Varedo (MI) Tel : 0362-58901 Fax: 0362-589040 E-mail : numeroverde.it@teleflexmedical.com www.flocath-quick.it Numero Verde 800-382643 Compila in ogni sua parte questo coupon e spediscilo in busta chiusa a: Teleflex Medical s.r.l. Via Torino, 5-20039 Varedo (MI) COGNOME NOME VIA CITTÁ CAP PR TEL. Desidero ricevere ulteriori informazioni Desidero ricevere campioni gratuiti CH CM Ogni informazione sarà considerata strettamente confidenziale. Tutte le informazioni saranno trattate secondo la legge n. 675/96 per la tutela dei dati personali. In qualsiasi momento potrà essere richiesta la cancellazione o l aggiornamento dei dati riportati. FIRMA

E' il trimestrale dell'associazione Paraplegici che opera dal 1980 con l'intento di favorire il reinserimento di chi ha perso l'uso delle gambe (o anche quello delle braccia) a seguito di una lesione al midollo spinale. Vuole evidenziare che la presenza di una carrozzina non deve impedire di ridiventare protagonisti della propria esistenza, pienamente inseriti nella vita sociale e produttiva. Si rivolge non solo ai para-tetraplegici, ma anche a tutti coloro che desiderano saperne di più di una realtà in cui ci si trova calati improvvisamente a seguito di traumi dovuti ad esempio ad incidenti stradali, sportivi, sul lavoro Per ricevere regolarmente Ruota Libera è sufficiente aderire all'associazione con il versamento annuale di una quota che parte da Euro 30,00 per i soci di diritto (persone disabili) e da euro 40,00 per i soci sostenitori sul c.c.p. 18952200 intestato a: Associazione Paraplegici - via Tarvisio, 13-20125 Milano 04 08 10 12 16 18 20 22 26 30 36 Spedizione in Abb. Post. 45% - Trimestrale Anno 25 - n. 1/2006 - Taxe percue - Tassa riscossa -Milano Associazione paraplegici "Tra e per medullolesi della Lombardia e delle altre regioni italiane" onlus Organizzazione non lucrativa di utilità sociale Via Tarvisio, 13-20125 Milano Tel. 02 67074375-02 67074267 (h. 14-18) - Fax 02 67073112 http://www.apl-onlus.it e-mail: segreteria@apl-onlus.it c.c.postale n. 18952200 c.c. bancario presso Banca Popolare Emilia Romagna Ag. 6 Milano n.1120281 CIN B ABI 5387 CAB 1605 Direttore Responsabile: Gabriella Furlani e-mail: g.furlani@apl-onlus.it Comitato di redazione: Carlo Chelini, Giulio Colombo, Massimo Lui, Giordano Maderna, Giuseppe Reggio Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Luigi Carrara, Piero Garavaglia, Irene Lucania, Terezinha Menezello, Michele Spinelli, Vincenzo Tavolaro, Dalmazio Zagni Autorizzazione: Tribunale di Milano n 20 del 23-01-1982 Progetto grafico: Luma Production srl - Milano Impaginazione e stampa: MEDIAPRINT s.r.l. - Milano Finito di stampare: fine Marzo La pubblicazione di articoli e disegni tratti da "Ruota Libera" deve necessariamente indicare la citazione della fonte.

IL NOSTRO AMBROGINO Il Comune di Milano ha riconosciuto il valore dell'impegno sociale della nostra associazione nei suoi primi 25 anni di vita. Nel corso di una solenne cerimonia tenutasi il 7 Dicembre 2005 presso il teatro Dal Verme, il Sindaco, Gabriele Albertini, ha consegnato al presidente della nostra Associazione, Giulio Colombo, l'attestato di Benemerenza civica con la seguente motivazione: "Nata nel 1980, l'associazione Lombarda Paraplegici opera con straordinaria efficacia sia in ambito sanitario sia sociale con interventi che spaziano dalla mobilità urbana all'inserimento lavorativo dei disabili, dai problemi terapeutici a quelli psicologici e sociali. La capacità e professionalità dei suoi volontari e operatori, la qualità dei suoi interventi, le hanno fatto meritare l'incondizionata stima delle strutture sanitarie operanti sul territorio." SABATO 13 MAGGIO 2006 ORE 10,30 SEDE DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE VIA TARVISIO 13 - MILANO L'Assemblea Generale dei Soci è un'occasione unica anche per utili confronti, per presentare proposte, segnalazioni, per fare nuove conoscenze, scoperte... NON PERDERE QUESTA OPPORTUNITA'! TI ASPETTIAMO! 4

OLTRE LE BARRIERE 2006: 25 ANNI DI IMPEGNO SOCIALE importante quanto averlo raggiunto. Per questo abbiamo voluto che l'appuntamento annuale con "Oltre le barriere" assumesse la forma dello spettacolo per il grande pubblico. Il progetto era sicuramente ambizioso e molto impegnativo in termini di risorse, economiche e umane, ma la bellissima serata del 29 gennaio al Teatro Dal Verme ci mentre alla direzione artistica di Livia Grossi va il merito di aver coinvolto e coordinato magistralmente musicisti del calibro di Enzo Iannacci, Vinicio Capossela, Gaetano Liguori e cabarettisti di successo come Claudio Batta, il duo De Angelis-Pozzoli, Walter Leonardi, affidando a Lucia Vasini il ruolo di conduttrice, trait d'union tra le L'attestato di benemerenza civica consegnatoci dal Sindaco di Milano lo scorso 7 dicembre ha ufficialmente riconosciuto il grande lavoro che da 25 anni l'associazione Paraplegici svolge con l'obiettivo di garantire alle persone in carrozzina pari opportunità in tutti i settori della vita sociale. Condividere questo traguardo con un evento specifico era per noi Enzo Iannacci ha mostrato che tutti - organizzatori, collaboratori, volontari, artisti e pubblico in sala - hanno saputo cogliere e tradurre il nostro sentimento in un appuntamento davvero speciale. La segreteria APL e l'associazione Atelier Spazio Xpò hanno lavorato in perfetta sinergia curando ogni singolo aspetto organizzativo dell'evento, largamente ripreso dalle principali testate giornalistiche, performance artistiche e la parte "istituzionale" del programma. Tra un'esibizione e l'altra sono stati ringraziati - con la consegna di un riconoscimento - istituzioni e soggetti pubblici e privati che hanno condiviso e ad oggi condividono il costante impegno dell'associazione Paraplegici. Sul palcoscenico dello splendido Teatro Dal Verme si sono avvicendati i "padri costituenti" (Luigi Carrara, Valeria Losito, il Dr. Pippo Veneziano 5

conoscendo le attività dell'associazione che storicamente e validamente a questa realtà rivolge le proprie energie. Il bilancio dei primi 25 anni di attività non poteva chiudersi in modo migliore. L'entusiasmo di oggi è quello di sempre, avvalorato dalla consapevolezza di avere le forze per crescere e realizzare grandi progetti. Vinicio Capossela e Lucia Vasini Giancarlo Bruno), i volontari rappresentati da Giuseppe Reggio, Lorenzo Galantino per i consulenti, Susanna Minghetti quale preziosissimo supporto sull'attività di formazione e la collaborazione su Ruota libera, Giuseppe Veneziano e Roberto Raimondi in rappresentanza dell'aiuto fornito fino allo scorso anno dall'obiezione di coscienza, Daniela Soave e Virginio Marchesi da sempre impegnati a favore dei paraplegici, il presidente della Cooperativa Geode che collabora con noi per la gestione del Centro di Mobilità. Per i nuovi progetti abbiamo invitato il Vice Direttore di Fiera Milano SpA che ci ha recentemente assegnato la gestione dell'accoglienza disabili presso il nuovo polo fieristico e il consigliere comunale Laura Molteni che ha incoraggiato la nostra volontà di dar vita a un centro diurno polifunzionale per persone disabili. Il pubblico, numerosissimo e caloroso, ha mostrato di apprezzare lo spettacolo offerto dagli artisti presenti e nel contempo ha preso contatto con la realtà della paraplegia - non ancora nota a tutti - Il duo De Angelis-Pozzoli 6

"Oltre le barriere 2006" Oltre le barriere è l'appuntamento annuale con l'opera di sensibilizzazione avviata nel 2003 in occasione dell'anno Europeo della Persona Disabile. E' un concetto che di volta in volta assume una veste differente e con cui ogni anno ribadiamo con forza il diffuso bisogno di superare qualunque tipo di barriera, fisica e psicologica, per favorire l'accessibilità e l'integrazione. L'edizione 2006 è stata interamente dedicata alla celebrazione del 25 anno di attività dell'associazione, con l'obiettivo di raccogliere fondi per l'apertura di un centro diurno polivalente nei locali adiacenti la sede. Ringraziamo tutti i protagonisti dell'iniziativa. Gli artisti: Lucia Vasini, Enzo Iannacci & Band, Vinicio Capossela, Gaetano Liguori, Giuseppe Veneziano, Claudio Batta, Walter Leonardi, Gianluca De Angelis e Gianmarco Pozzoli, Vincenzo Costantino Chinaski. Livia Grossi per la direzione artistica, Christian Gancitano (Associazione Atelier Spazio Xpò) per l'organizzazione, Silvia Pacciarini per l'ufficio stampa e la PSC per la campagna promozionale. Hanno sostenuto l'iniziativa: Ringraziamo inoltre Publitalia '80 per la donazione di apparecchiature per l'allestimento di un'aula multimediale per il centro diurno polivalente. 7

L'UNITA' SPINALE Presso l'ospedale di Negrar sono presenti tutte le specialità che concorrono al trattamento delle persone con lesione al midollo spinale Presso l'ospedale Classificato S.Cuore - Don Calabria di Negrar (cittadina dell'hinterland veronese situata al centro della zona vinicola della Valpolicella) l'attenzione alle problematiche della mielolesione risale ai primi anni '70, quando l'allora responsabile del Reparto di Riabilitazione, dr. Giorgio Salvi, iniziò ad accogliere pazienti con esiti di lesione midollare. Si trattava per lo più di soggetti con gravi lesioni da decubito, ancora considerate dai più alla stregua di una ineluttabile complicanza dell'immobilizzazione. Negli anni successivi, grazie alla stretta collaborazione con la vicina (circa 10 Km) Neurochirurgia di Verona, una delle più importanti dell'italia settentrionale per bacino di utenza e per mole di attività, il numero di mielolesi accolti presso la Riabilitazione di Negrar è progressivamente cresciuto. All'inizio degli anni 90 è stata formalizzata una convenzione tra gli Ospedali di Verona e di Negrar, con la quale si è giunti alla creazione di una vera e propria Unità Spinale Bipolare. La convenzione prevede la consulenza in fase acuta del Riabilitatore presso la Neurochirurgia e l'accesso programmato del Neurochirurgo presso il reparto riabilitativo. Il collegamento funzionale fra le due unità operative ha reso più agevoli il follow-up del mieloleso fin dalla fase acuta ed il trasferimento in tempi rapidi in ambiente riabilitativo. Presso l'ospedale di Negrar sono presenti tutte le specialità che concorrono al trattamento delle persone con lesione midollare (ortopedia, anestesia-rianimazione, diagnostica per immagini incluse TC, RM e medicina nucleare, neurologia con neurofisiologia, psicologia, ginecologia, urologia con andrologia ed urodinamica, endocrinologia, endoscopia, pneumologia, cardiologia, medicina fisica e riabilitazione, medicina interna, chirurgia plastica, chirurgia generale). L'Ospedale è dotato di eliporto. E' presente un servizio di Assistenza Sociale. L'Unità Spinale è inserita in un reparto di Riabilitazione Intensiva di terzo livello che comprende anche una Unità per Gravi Cerebrolesioni e una piccola sezione di Terapia Sub-intensiva (5 posti letto) presso la quale è possibile l'accoglimento dei pazienti più instabili e/o con necessità di prosecuzione della ventilazione meccanica. L'intero reparto è stato completamente ristrutturato qualche anno fa, sulla scorta del progetto realizzato da un architetto paraplegico, ed ha ottenuto la Certificazione ISO 9001:2000 BVQI il 14/11/2002. Nell'ambito del reparto di Riabilitazione Intensiva sono rappresentate competenze multidisciplinari (medicina interna, pneumologia, neurochirurgia, Settore mielolesi: la palestra del Servizio di Medicina Fisic neurologia, medicina fisica e riabilitazione, urodinamica). L'US dispone di 15 posti letto, dei quali a tutt'oggi solo dieci riconosciuti dalla Regione Veneto, in tre stanze a quattro letti, una a due letti e una ad un letto, tutte con servizi attrezzati. Sono presenti ambulatori di Neurofisiologia, Urodinamica e per la gestione della spasticità. L'US è integrata in un Dipartimento di Riabilitazione (che comprende un Servizio di Medicina Fisica e Riabilitazione, una Riabilitazione di 2 livello, una RSA riabilitativa ed una struttura di riabilitazione intensiva extraospedaliera, quest'ultima con sede a Verona). L'attività di riabilitazione è svolta nel reparto di degenza, in stretto collegamento funzionale col team 8

NEL VERONESE a e Riabilitazione assistenziale, e presso la palestra del Servizio di Riabilitazione, da una equipe di terapisti specializzati, sotto la guida di un responsabile Medico. Il progetto riabilitativo viene monitorato attraverso riunioni settimanali, cui partecipano operatori del reparto e del servizio. E' presente, su richiesta, uno psicologo specificamente dedicato. Un rappresentante dell'associazione veronese dei lesionati midollari (GALM) presta settimanalmente attività di consulenza. Il percorso riabilitativo prevede anche uscite terapeutiche, sia per l'espletamento di attività in piscina e altre attività sportive, che allo scopo di saggiare "sul campo" l'autonomia e le strategie adottate per il superamento delle barriere architettoniche. Il numero medio dei ricoveri per anno varia tra 50 e 60 pazienti. Ogni paziente viene monitorato nel suo percorso di recupero attraverso indicatori che annualmente vengono verificati allo scopo di pianificare l'attività globale e del singolo paziente. La tabella illustra alcuni indicatori utilizzati per pazienti del 2003-2004 al primo ricovero riabilitativo. Presso l'unità Spinale di Negrar vengono ricoverati sia pazienti in fase immediatamente post-acuta ( i tempi medi di attesa fra evento acuto e accoglimento in US sono stati negli ultimi anni di circa 20 giorni ) sia mielolesi non recenti, in particolare per la gestione della spasticità ( impianto e follow-up di pompe per infusione intratecale), in collaborazione con il Servizio di Terapia Antalgica, e per il trattamento delle lesioni da decubito, in collaborazione con la Chirugia Plastica. Ospedale Classificato "Sacro Cuore - Don Calabria" Via Sempreboni, 5 37024 Negrar (Vr) Tel. 045.601.3111 Fax 045.750.0480 www.sacrocuoredoncalabria.it Unità Gravi Cerebrolesioni - Unità Spinale Primario Dr. Gianfranco Rigoli gianfranco.rigoli@sacrocuore.it Tel. 045.601.3444/3445/3921 Fax 045.601.3556 Servizio di Medicina Fisica e Riabilitazione Primario Dr. Renato Avesani renato.avesani@sacrocuore.it Tel. 045.601.3437/3528/3914 N pazienti Età Intervallo evento- ricovero ( media) Durata ricovero (Media) F.I.M. ing ( media) F.I.M. usc. ( media) Delta F.I.M. (media) Traumatici 46 43.5 21 gg 120,2 gg 66 99,9 33.9 Non traumatici 25 51,7 23,9 gg 88,3 gg 76 99,9 23,2 9

NUOVE FRONTIERE Evoluzione nel trattamento delle disfunzioni dell'area sacrale nelle mielolesioni Nel 1990, dalle pagine di Ruota Libera, veniva riportata una intervista al Professor Zanollo dopo il primo impianto in Italia di uno stimolatore delle radici sacrali, le radici nervose che sono responsabili del funzionamento di vescica, intestino e attività sessuale e procreativa, utile per ripristinare queste funzioni attraverso la corrente elettrica. A distanza di 16 anni è utile fare un punto sull'evoluzione in questo campo spiegando le attuali possibilità e l'evoluzione dei trattamenti, per i quali oggi esiste nell'unità Spinale Unipolare di Niguarda un servizio particolarmente dedicato. In generale le disfunzioni dell'area sacrale (così oggi piace definirle a chi scrive) rappresentano una problematica sia sotto il profilo della morbilità (frequenza di certe malattie in un determinato ambiente, n.d.r.), prevalentemente per quanto riguarda la disfunzione vescicosfinterica, a rischio per il mantenimento di una normale funzione renale, sia sotto il profilo dei problemi legati alla continenza. Un intervento precoce peraltro è stato in grado, negli ultimi decenni, di ridurre la morbilità e l'introduzione di metodiche nuove nel campo della riabilitazione permette di utilizzare il "potenziale residuo" dei pazienti. Remore psicologiche, vergogna, senso del pudore accomunano infatti le persone colpite da questi sintomi, spesso considerati erroneamente un malessere e che sicuramente rappresenta un forte ostacolo ad una corretta e serena vita sociale. L'incontinenza urinaria non è pericolosa per la salute se non nei casi più gravi quando, cioè, è associata ad un disturbo misto di continenza e di non svuotamento della vescica, ad immobilità e scarsa igiene del paziente. Sicuramente, pone dei forti limiti ai contatti sociali, all'attività lavorativa e alla vita sessuale, provocando disagio fisico e psicologico e suscitando sentimenti di imbarazzo e di vergogna. La tendenza a rimuovere il problema o a minimizzarlo rappresenta l'ostacolo principale a una cura tempestiva ed efficace. L'utilizzo della stimolazione elettrica in urologia in presenza di alterazioni della funzione vescicosfinterica rappresenta da molti anni un campo di notevole interesse per i risultati raggiunti in situazioni trattabili in altro modo, solo a mezzo di una chirurgia maggiore che non rispetta nel risultato tutti i presupposti che si pone un programma di tipo "funzionale". Il basso tratto urinario può essere idealizzato come un sistema idraulico formato da un serbatoio e da un condotto che devono garantire un riempimento a bassa pressione con una continenza garantita da una duplice funzione, del serbatoio per la sua adattabilità e l'assenza di contrazioni durante la fase di "immagazzinamento" e dei sistemi di chiusura capaci di avere una duplice attività sia tonica che fasica. Lo svuotamento altresì deve essere completo, sempre a bassa pressione. Qualsiasi situazione di origine neurologica è responsabile di disfunzioni dell'attività dell'area sacrale sia che si tratti di lesioni traumatiche del midollo spinale, sia Paziente con elettrodi per la stimolazione diretta delle radici sacrali e del pudendo, per controllare l'iperattività vescicale e per permettere uno svuotamento spontaneo vescicale. 10

DELLA RICERCA CLINICA che si tratti di malattie neurologiche congenite o acquisite. In presenza di un' alterazione funzionale, sia essa condizionante un disturbo di immagazzinamento che un disturbo di svuotamento della vescica, numerose sono oggi le metodiche di tipo riabilitativo che si basano sull' applicazione di corrente elettrica da una "porta di ingresso" al fine di modulare i sistemi di controllo. Descrizione delle metodiche Neuromodulazione sacrale: l'utilizzo di questa metodica ha rivoluzionato nell'ultimo decennio il trattamento delle disfunzioni del basso tratto urinario da neuropatia manifesta e non: si tratta dell'utilizzo di sistemi impiantabili (tipo pace maker) per la modulazione elettrica cronica delle radici sacrali al fine di ripristinare un controllo delle funzioni autonome. Rispetto all'approccio utilizzato in passato, l'attuale utilizzo di una metodica scarsamente invasiva, attuabile in anestesia locale con la possibilità di un lungo periodo di prova (impianto sacrale percutaneo), vede oggi una larga diffusione alla quale è necessario associare il contributo della valutazione neurofisiologica dei risultati con il raggiungimento di un' elevata percentuale di successo. Elettrostimolazione cronica del nervo pudendo: l'approccio sacrale in situazioni particolari può essere utilizzato localmente a livello del nervo pudendo con il vantaggio di una maggiore selettività in pazienti dove la neuropatia è prevalente in questo distretto. Dal giugno 2002, sulla base dell'evoluzione della tecnica di neuromodulazione sacrale e l'approccio sotto guida neurofisiologica, è stato definito un metodo percutaneo e miniinvasivo che trova il suo maggiore utilizzo nell'iperattività detrusoriale neurogena. Questo metodo è stato messo a punto su idea dei dottori Spinelli e Malaguti e al momento attuale vede già cinquanta pazienti con lesione midollare incompleta che hanno usufruito con successo della metodica. Tale approccio sta ottenendo largo consenso in campo neurourologico, colo-proctologico e nelle alterazioni della funzione erettile sia a livello nazionale che internazionale. Correzione dell'incontinenza urinaria a mezzo di protesi sfinteriche idrauliche impiantabili e di altri sistemi di correzione miniinvasivi. Utilizzo di farmaci a mezzo di somministrazione endovescicale con pompe da infusione per la modulazione della componente afferente (capsaicina, resiniferotossina, nocicettina) o per infiltrazione della vescica e dello sfintere (tossina botulinica). Tutta questa serie di trattamenti, che rappresentano attualmente quanto c'è di più avanzato nel campo della riabilitazione delle funzioni autonome e l'integrazione di personale dedicato, ha permesso di creare un Centro di elezione con indubbia afferenza da differenti ambiti: urologico, neurologico, chirurgico, riabilitativo in generale dove, al momento scarsa è l'attenzione per queste problematiche. L'unico vero problema di tipo pratico è che dall'istituzione del Servizio di Neurourologia a Niguarda le richieste sono cresciute in modo esponenziale con difficoltà a fare fronte a tutti quanti vogliono afferire. Per il nuovo anno è peraltro previsto un sensibile aumento delle risorse in termini di organico e di letti per i ricoveri. A lato di queste attività esiste una organizzazione di un follow-up ambulatoriale continuo dei pazienti al quale dal marzo 2005 si è affiancato un servizio di Andrologia dedicato non solo ai problemi di deficit dell'erezione ma anche a quelli di tipo riproduttivo. Dal settembre 2004 sono stati "arruolati" oltre 500 pazienti di cui il trenta per cento è stato sottoposto a trattamento con le metodiche descritte. Allo stato attuale il team è in progressiva crescita con lo scopo di soddisfare la richiesta che giunge da tutto il territorio nazionale. Il Centro di Neurourologia dell'unità Spinale Unipolare dell'a.o. Ospedale Niguarda Ca'Granda l'equipe: Michele Spinelli - Urologo Marco Citeri - Urologo Fabrizio Scroppo - Andrologo Silvia Malagutti - Neurofisiologa clinica Gessica Tarantola - Tecnica di neurofisiologia Per prenotazioni: Tel. 0264442081 dalle ore 13.30 alle ore 15.30 dal lunedì al venerdì Michele Spinelli Centro di Neurologia - Unità Spinale - Ospedale di Niguarda - Milano 11

ALLA SCOPERTA Siamo in cerca di una natura selvaggia, di un mare cristallino, di musica, di colorate città coniali. La nostra scelta è caduta sul Brasile. Iniziamo da Rio de Janeiro, la Cidade Marvilhosa, e meravigliosa lo è davvero Prendiamo alloggio su una delle spiagge più conosciute del pianeta: Copacabana, cuore pulsante della città. L'atmosfera è frizzante, i chioschi sulla spiaggia ci invitano a gustare l'agua de coco (il succo di cocco) o a provare la bevanda nazionale: la caipirinhas, un cocktail di cachaça, zucchero di canna e lime. Ma lasciamo la spiaggia per andare a visitare uno dei simboli più famosi di Rio: il Cristo Redentore, che con le sue braccia aperte in un abbraccio, veglia sulla baia di Guanabara e sui suoi abitanti. La strada per arrivare in cima al Corcovado si inerpica tra boschi e colline attraverso il lussureggiante parco di Tijuca. Potrete arrivare fino in cima senza alcun problema, infatti, c'è una struttura dotata di rampe e ascensori che vi permetterà di vedere lo splendido panorama che spazia su tutta Rio. Proseguiamo verso la zona di Quinta da Boa Vista che ospita il tempio del calcio brasiliano, il Maracanà, che, con una capienza di 200 mila persone, è il più grande stadio del mondo. All'interno nel museo dello sport, sono esposte fotografie e divise dei campionissimi, tra cui la famosa maglia numero 10 di Pelé. La tifoseria, ci racconta la nostra guida (Pippo, un italiano che è a Rio da 25 anni) durante le partite si muove a ritmo di samba e non può far a meno di sentirsi coinvolto dalla passione dei brasiliani. Ma per captare fino in fondo l'energia dei cariocas dovete recarvi al Sambodromo, il luogo dove sfilano le varie scuole di samba, durante la celebrazione del Carnevale. È qui che inizia quel magico rituale, di musica, colori, corpi armonici che culmina nella frenesia, nell'esuberanza della festa, ma che è qualcosa di più, è un modo di vivere, di sentire, di muoversi. Le scuole di samba, infatti, non sono solo un passatempo, costituiscono uno stile di vita e una possibilità di riscatto, rappresentano, infatti, un luogo di ritrovo e di crescita che serve a sottrarre i meninos de rua, i bambini di strada, all'ambiente pericoloso e criminale delle favelas. Il problema della sicurezza è un aspetto importante della società brasiliana. Occorre, infatti, prestare sempre molta attenzione, evitando di addentrarsi in luoghi isolati e di portare con sé oggetti di valore: meglio lasciare biglietti aerei e passaporti nella cassaforte dell'hotel. È impossibile non accorgersi che, nel centro della città, accanto a edifici lussuosi, sopra resti di immondizia, sorgono le favelas (che significa letteralmente sopra le fave) un coacervo disordinato di case, a volte senza porte o finestre, dove mancano acqua, elettricità e dove il mobilio si riduce a una stuoia per dormire. La favela più grande di Rio è senza dubbio quella di Rocinha (circa 160 mila abitanti), qui un'italiana Barbara Olivi, ha avviato un progetto volto al recupero e reinserimento di bambini e adolescenti. Il sole sta ormai tramontando, non vogliamo perderci lo spettacolo della città che si prepara alla sera. Ci arrampichiamo su una postazione privilegiata: il Pan di Zucchero (completamente accessibile). Per raggiungere la sommità occorre prendere due funivie. La prima porta al Morro de Veduta panoramica di Rio de Janeiro Urca : resterete senza fiato vedendo la baia di Guanabara e la piccola spiaggia di Praia Vermelha. La seconda funivia arriva in cima al Pan di Zucchero: è il momento di rilassarsi, sorseggiare una cerveja (birra più leggera delle nostre) e aspettare nel chiarore dorato del tramonto, che le prime luci si accendano: solo allora vi sentirete tutt'uno con Rio e capirete perché, più di altre città, sa regalare così tante emozioni. Voliamo via da Rio per raggiungere Iguassù (che nella lingua degli indios Guaranì significa "dalle grandi acque"), località rinomata per le sue spettacolari cascate: 275 salti d'acqua, divisi tra Brasile e Argentina. Scegliamo l'unico albergo all'interno del Parco Nazionale di Iguassu, l'hotel Tropical 12

DEL BRASILE Das Cataratas, a poche centinaia di metri dalle cascate. Di fronte all'hotel scorrazzano i Quati, dei simpatici procioni golosi di cibo, che tenteranno di intrufolarsi nelle borse per rubare le provviste. Lo scenario è paradisiaco, l'acqua protagonista indiscussa, prorompe formando impetuosi scrosci con una forza e una potenza che ci lascia senza parole: il rumore dell'acqua ci ipnotizza, la solennità delle caterrate ci fa sentire piccoli. Dal lato brasiliano avrete il vantaggio di avere una visione d'insieme delle cascate, mentre da quello argentino potrete vederle più nel dettaglio. Entrambi i lati sono perfettamente accessibili. In Argentina il percorso prevede che prendiate un trenino su cui si può caricare la vostra carrozzina, e, arrivati alla prima fermata, ve ne forniranno un'altra più adatta per percorrere il tratto che vi porterà alla Garganta do diablo, la gola del diavolo, la più maestosa veduta dei giochi d'acqua. Anche nella nostra prossima tappa l'acqua rappresenta un aspetto fondamentale; andiamo, infatti, a Manaus sul Rio delle Amazzoni, punto di partenza per la scoperta della Foresta Amazzonica. Girando per la città si scorgono le vestigia che rimandano a un glorioso passato coloniale, quando la località prosperava per il commercio della gomma. Da non perdere il Teatro Amazonas in stile neoclassico e il mercato municipale, che si trova in un edificio art nouveau dove si possono acquistare pregiati oggetti dell'artigianato indigeno. Nel porto di Manaus, prendiamo un'imbarcazione per vedere l'incontro delle acque di due fiumi, che danno origine al Rio delle Amazzoni: il Rio Negro e il Rio Salimoes, che, a causa della loro diversa composizione chimica, di velocità e di temperatura, scorrono paralleli per diversi chilometri senza mescolare le loro acque. Siamo emozionati stiamo entrando in un luogo leggendario: la Foresta Amazzonica. Lungo il Rio delle Amazzoni ci imbattiamo nelle case galleggianti degli indios: ci stupisce la loro serenità, intravvediamo il sorriso dei bambini che si esibiscono in tuffi acrobatici, donne che lavano i panni nel fiume, fanciulle giovanissime che allattano neonati; la semplicità di un modo di vita che non conosce confini di spazio e tempo. La casa è la foresta che come una mamma premurosa fornisce nutrimento ai propri figlioli (banane, zucchero, cotone, gomma, pesce, erbe curative ) ma sa anche ammonirli mostrando loro i pericoli (animali pericolosi, malattie). Ci fermiamo a mangiare su una chiatta galleggiante, ci servono una bevanda dolciastra a base di guaranà. Per gli indigeni della regione amazzonica, il succo di guaranà è un elisir di lunga vita che migliora la circolazione sanguigna e produce un diffuso senso di benessere. Accanto al nostro punto di ristoro, troviamo degli indios che ci mostrano i loro lavori artigianali: cerbottane, teste di capi tribù Indios che vendono prodotti artigianali, in un mercatino nei pressi di Manaus, nella foresta amazzonica 13

Il compagno di Irene, a Iguassù, nel percorso per arrivare alle maestose cascate scolpite, dipinti di animali della foresta, denti di piranha, amache La sensazione di pace continua a pervaderci, la foresta si fa sempre più fitta mentre percorriamo i suoi canali tra liane e alberi tropicali. Il silenzio è totale, si ode solo il rumore dei macachi che si arrampicano sugli alberi, degli aironi che volano sull'acqua, del martin pescatore che agguanta la sua preda. Ultima tappa è lo stato di Bahia e la sua capitale Salvador. Questa città rappresenta le radici africane del Brasile, le sue tradizioni, l'anima nera della sua popolazione. Le tracce del passato riemergono ovunque, a partire dal centro della città: il Pelourinho (è preferibile raggiungerlo in macchina, infatti è poco accessibile a causa della pendenza del terreno), oggi animato quartiere dalle belle case dai colori pastello, ieri il luogo dove venivano torturati gli schiavi africani. E ancora la Capoeira, una danza acrobatica che veniva praticata dai neri soggiogati per allenarsi al combattimento e alla fuga. Gli strumenti che accompagnano la danza sono gli stessi, il battimani e il Berimbau (simile a una canna da pesca), che servivano, anche, ad avvisare dell'arrivo del padrone. Anche il Mercato Modelo il cui edificio ospita oggi un mercato coperto, dove si può acquistare il meglio dell'artigianato di Bahia, nel passato era il luogo dove venivano riuniti gli schiavi in attesa di essere venduti all'asta. Nelle vicinanze c'è il Solar do Unhao, che conteneva le senzalas (gli alloggi, spesso baracche, destinati ai servitori) e oggi sede di un ristorante panoramico sulla baia e di uno spettacolo folkloristico che include, oltre alla capoeira, anche una rievocazione dei candomblé. Questi riti, originari dell'africa, rappresentano un esempio di sincretismo religioso tra divinità pagane e cristiane. Le donne indossano ampie gonne di pizzo a ruota e cantano in lingua yoruba mentre gli uomini si dedicano alle percussioni creando coinvolgenti ritmi. Questa religione è ancora molto praticata e costituisce un aspetto importante della vita dei baianos (gli abitanti di Salvador). Salvador non solo appagherà la vostra vista ma stuzzicherà anche il vostro palato: la sua cucina, infatti, è tra le più rinomate del Paese. Abbiamo scelto di mangiare in uno dei ristorantini di mare che affollano la penisola di Itagipe, a nord della città. Per incominciare ordiniamo le acarajé, fritelle di fagioli scuri e gamberetti fritte nell'olio di dendè, le lambretas, vongole di grandi dimensioni e la moqueca, una saporita zuppa a base di frutti di mare. Per l'alloggio, invece, ci dirigiamo verso Itapua, un comune sul mare a circa 25 Km da Salvador presso il Sofitel, che ci garantisce il confort di un grand hotel senza problemi di accessibilità. Eccezione fatta per il ristorante centrale che ha un buffet sopraelevato raggiungibile solo con alcuni scalini. Per questo motivo abbiamo preferito l'altro ristorante dell'hotel, perfettamente accessibile, ubicato su un pontile di legno sopra un fiume. Siamo alla fine del nostro viaggio: il fatto di aver visto solo una piccola parte di questo paese immenso alimenta in noi la voglia di tornare arrivederci Brasile!! Indirizzi utili Dove Dormire Irene Lucania Rio de Janeiro Hotel Sofitel Rio Av.Atlantica 4240-Copacabana Tel.0055-21-25251232 www.sofitel.com Foz de Iguassù Hotel das Cataratas Nel parco nazionale di Iguassù Tel.0055-455217000 www.tropicalhotel.com.br Manaus Hotel Tropical Tel.0055-92659500 www.tropicalhotel.com.br Salvador de Bahia Hotel Sofitel Salvador Tel.00557121068500 www.sofitel.com Tour operator: Brasil World: www.brasilworld.it Tel.011.2293270 Ente del turismo Brasiliano Piazza Navona 21-Roma www.turismobrasile.it Tel.800186300 14

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NERO SU BIANCO E' stato recentemente pubblicato il primo libro di Cristian Baccano (vedi recensione a pag.36). Questa intervista intende svelare i retroscena di questo evento. Ruota libera: Ti conosco da diversi anni, dal tuo ritorno a casa dopo l'incidente che ti rese tetraplegico. Dopo una lunga "pausa di riflessione", ritornasti in pista e ti iscrivesti all'università. Decidere di scrivere un libro e di pubblicarlo non è da tutti, per me è stata una sorpresa scoprire che tu l'hai fatto. Perchè si decide di scrivere un libro, perchè tu l'hai deciso? Cosa ti sei proposto? Cristian Baccano: Sì in effetti, ma penso sia stato normale e comprensibile, dopo l'incidente ho preso una "pausa di riflessione" che è servita ad accettare la mia nuova vita, ma anche a maturare interiormente. Oltre a momenti di apatia, ho comunque cercato di impegnare il mio tempo con sempre nuovi interessi: la pittura, la lettura, il computer. In questo arco di tempo ho capito e meditato su molte cose che vedevo intorno a me. Ed è appunto il fatto di aver riflettuto su svariati temi, vicende, belle o brutte, che sono arrivato alla conclusione di voler mettere nero su bianco le mie emozioni, i miei valori. Difatti un'attenta lettura del mio libro, oltre alla vicenda che ha come protagonisti un gruppo di amici, svela un insieme di pensieri su varie tematiche: l'amore, l'amicizia, l'aborto, l'eutanasia, il dolore di un lutto... Principalmente con questo mio scritto non mi ero proposto nulla, salvo di tenerlo per me e basta, pensa che l'ho tenuto per quattro anni nel cassetto. Ruota libera: Quali le fasi della lavorazione? Cristian: La scorsa estate vedendo un annuncio su un quotidiano che selezionava opere letterarie di scrittori in erba, ho deciso quasi per gioco di inviare il manoscritto. A settembre, inaspettatamente, ho ricevuto la lettera della casa editrice che mi proponeva la pubblicazione. E così a dicembre è uscito il primo libro di Cristian Baccano. Ruota libera: Una volta ultimato lo scritto, cosa hai pensato? Hai raggiunto il tuo intento? Cristian: Non nascondo la grande soddisfazione quando finii di scriverlo per me e un certo timore quando mi resi conto che dopo la pubblicazione sarebbe diventato di tutti. Ma questo perchè sono sempre stato una persona riservata e gelosa delle mie cose. Ruota libera: Stai per affrontare una nuova fase della vita: lasci la tua casa, i tuoi genitori e vai a vivere da solo. Per una persona tetraplegica è un bel passo, complimenti. Se non sono indiscreta, come ti sei organizzato? La gestione della propria vita indipendente per un tetraplegico è sempre problematica. Cristian: Sì ho deciso da poco di andare a vivere da solo nel mio appartamento. I motivi sono quelli di qualunque altro ragazzo che arrivato a 30 anni sente la necessità di crearsi una sua casa con tutti i progetti che ne seguiranno. Dopo una settimana che mio padre era a casa fresco di pensione, mi è scattata la molla di questa decisione, dovevo fuggire!!! Ovviamente, io, devo tenere conto di una persona che pagando, stia con me e così ho dovuto entrare nel labirinto burocratico del comune, anche per chiedere il contributo finanziario che mi spetta per legge per pagare la persona. Parlo di labirinto, poichè sembra che l'assistente sociale (incaricata di valutare l'erogazione dei contributi) faccia di tutto per farmi stare a casa dei miei. Si sa, gente nelle mie condizioni è una spesa a fondo perduto per il Comune di Milano, città europea. Comunque sono convinto che alla fine riuscirò a realizzare il mio intento. 16

GLI AUSILI QUALI STRUM Negli anni più recenti si è assistito ad una grande crescita di interesse, da parte delle persone disabili e degli operatori della riabilitazione, nei confronti degli ausili tecnici che possono rendere possibile o migliorare l'autonomia nella vita quotidiana. Per chi è disabile alcune quotidiane e semplici attività possono presentare ostacoli di difficile soluzione e dunque bisogna accettare di essere aiutati: a volte questo aiuto viene da una persona vicina; in altre occasioni si ricorre a un oggetto presente sul mercato, ossia un ausilio tecnico. Nell'universo dinamico degli strumenti classificabili come ausili, è opportuno precisare la distinzione tra il concetto di ausilio e il concetto di ortesi, termine che indica apparecchiature che aumentano, migliorano o controllano l'operatività di parti del corpo compromesse, recuperandone la funzionalità. Resta vero il fatto che tra ortesi e ausili il confine non è sempre così ben definito: un apparecchio ortopedico per arti è una classica ortesi, mentre uno splint per afferrare gli oggetti con le mani è normalmente visto come ausilio. Le mani sono molto importanti nel trasformare le nostre idee in azioni e la capacità di afferrare e manipolare oggetti è una fondamentale conquista di autonomia. In alcuni casi è importante sfruttare la sensibilità; in altri la forza; in altri ancora occorre puntare sulla motilità oppure sulla stabilità delle articolazioni, o ancora sull'ampiezza dei movimenti. Tanti compiti risolti da una sola mano. Per questo motivo esistono in commercio molti oggetti diversi che aiutano chi ha difficoltà. In questo articolo faremo una panoramica su alcune soluzioni utili ad aggirare le problematiche legate alla prensione e che permettono di recuperare familiarità con le attività della vita quotidiana. Ausili per mangiare e bere Esistono diversi tipi di posate, con una vasta gamma di impugnature che facilitano la presa alle persone con limitati movimenti del polso e delle dita. Il manico ha in genere dimensioni maggiorate e la parte metallica può essere piegata a piacere (Foto1). Foto 1 Bicchieri e tazze di vari materiali sono dotati di maniglie ergonomiche per consentire una presa naturale ed evitare sforzi eccessivi sul polso. In alcuni modelli il beccuccio largo permette l'uso della cannuccia (Foto 2). Foto 2 Ausili per scrivere Esistono vari tipi di involucro, in PVC o in gomma piuma, che avvolgono penne e matite di dimensione standard per consentire una miglior presa e il controllo della scrittura (Foto 3). Foto 3 Quando si sceglie di acquistare uno strumento di uso domestico, occorre tenere presente che alcuni utili accorgimenti facilitano la prensione. Tali accorgimenti sono i seguenti: 18

ENTI PER L'AUTONOMIA una leva più lunga del normale una presa ingrandita maggior attrito alla prensione peso compatibile con la forza muscolare di chi li adopera Quando le funzioni di prensione vengono a mancare, è utile ricorrere ad ausili con caratteristiche dinamiche che consentono modifiche successive e graduali, in modo da facilitare sia l'apprendimento sia l'allenamento ad Foto 4 una specifica funzione. La facilità delle regolazioni e la particolare gamma di accessori, fa sì che queste ortesi si adattino tanto alle necessità della persona con emiplegia, quanto Foto 5 ai bisogni particolari di persone con lesioni midollari, per le quali si può realizzare un adattamento personalizzato con grande semplicità e praticità. Foto 6 Ortesi di elezione per i reparti di riabilitazione Se lo stesso ausilio deve essere utilizzato da persone diverse, è necessario poterlo personalizzare senza dover ricorrere a lavorazioni complesse, proprio perché possa adattarsi ad ogni necessità individuale. La flessibilità di queste ortesi permette di modificare lo schema patologico in modo graduale, rendendo molto semplice la regolazione per l'ergonomia e l'allineamento articolare, alleggerendo così i punti di pressione e le aree di appoggio (Foto 4). Basandosi su questi concetti, le ortesi dinamiche possono essere usate con molti accessori, i cui limiti sono solo nella fantasia degli utilizzatori e di coloro che li assistono. Si va dal facilitatore di polso e pollice (Foto 5), indicato per gli utenti con assenza di controllo del polso e delle dita dovuta a lesioni midollari e trauma Foto 7 cranico, al facilitatore dorsale (Foto 6), quando l'assenza di controllo è limitato alle dita, deficienza riscontrabile spesso nelle tetraparesi. Molto semplice e leggero è il posizionatore di matita (Foto 7), indicato per chi nelle dita ha poca forza. Non è possibile affrontare in modo esauriente un argomento così vasto quale quello delle soluzioni artigianali e personalizzate per l'autonomia. Ciò che è importante è comprendere l'approccio alla soluzione dei problemi pratici posti dalla disabilità, per la quale è fondalmentale che sia la persona disabile stessa a svolgere il ruolo di protagonista e progettista. Terezinha Menezello Fisioterapista 19

LA FAIP HA COMPIUTO VENT'ANNI Venerdì 16 dicembre 2005 presso l'hotel SHERATON di Firenze, si è tenuta una breve ma significativa cerimonia per ricordare i primi vent'anni di attività della FAIP (Federazione Associazioni Italiane Paraplegici). L'attuale Presidente Raffaele Goretti ha illustrato con un esauriente intervento, l'operato della Federazione ed i risultati ottenuti grazie anche all'impegno di coloro che l'hanno preceduto alla direzione di questa importante istituzione. Già nello scorso numero di Ruota libera ho avuto modo di spiegare come negli anni 80 erano nate parecchie associazioni regionali, ma soprattutto tra le persone ai vertici di tali associazioni era nato un costruttivo legame di stima e amicizia, premesse indispensabili per lanciare con buone probabilità di successo, l'idea della Federazione. La prima riunione della FAIP si tenne a Firenze l'8 giugno 1985. Con l'aiuto dell'amico Eugenio Marchesini di Verona, e del suo insostituibile giornale "L'Informatore" mi pare giusto ricordare i pionieri che erano con me in quella "storica" riunione: Salvatore Balistreri di Palermo Claudio Carra di Mantova Giuseppe Stefanoni di Verona Costanza Loni di Firenze Piergiorgio Maggiorotti di Torino Michele Jacontino di Roma Gian Annibale Rossi di Medelana di Roma Nicola Leviano di Torino. Naturalmente c'era anche il già citato Eugenio Marchesini, l'unico non paraplegico, che con la sua innata riservatezza e disponibilità è sempre stato presente a tutte le riunioni, prodigo di consigli, con lungimirante quanto umile saggezza, è diventato la memoria storica di mezzo secolo di paraplegia in Italia. Un ricordo particolare va al primo Presidente, Michele Jacontino di Roma, valente funzionario del Ministero della Sanità, quindi in posizione strategica per gli"interessi" della FAIP. Purtroppo è prematuramente mancato il 21 settembre del 1987. Gli succedettero nell'ordine il dott. Piergiorgio Maggiorotti di Torino, Rita Turissini di Udine e Raffaele Goretti, tuttora in carica al suo quarto mandato. In questi vent'anni, la FAIP ha svolto una notevole mole di lavoro per dare ai paraplegici italiani la possibilità di essere adeguatamente curati, quindi riabilitati e pronti per ritornare ad una vita attiva. Uno strumento importante per il raggiungimento di questi traguardi, sono le "linee guida" per la realizzazione delle Unità Spinali Unipolari. Grazie all'impegno della FAIP e alle 21 Associazioni che attualmente la compongono, è stato possibile portare a compimento 8 Unità Spinali Unipolari, tutte localizzate nel centro-nord d'italia e una in Sardegna, mentre restano totalmente sguarnite le Regioni del sud. Alle Associazioni Regionali spettano tuttavia i compiti non meno importanti di "occuparsi dei singoli" per la loro riqualificazione professionale, per il reinserimento, per la casa, per le barriere architettoniche, per i trasporti, per il tempo libero. A conclusione della giornata di Firenze alla presenza dei rappresentanti della Regione Toscana e del Sindaco di Firenze, ai "pionieri" è stata consegnata una targa ricordo, con la motivazione: "RICONOSCENZA E AMICIZIA" Luigi Carrara 20

Garantito 4 anni! Allestimenti Speciali Mobility Via Asti Mare, 2-14040 Vigliano D asti (AT) Tel.0141/951668 Fax 0141/953603 Webaddress: www.kivi-allestimenti.com E-mail: info@kivi-allestimenti.com Acceleratore sopra o sotto il volante? Noi vi togliamo il dubbio, conglobandoli entrambi in un unica soluzione di guida. Kivi5, il nuovo acceleratore posto sotto il volante, azionabile anche da sopra mediante una o più alette molto discrete, si può utilizzare in cinque modi differenti. Da oggi è possibile condurre l auto cambiando impostazione di guida all' istante. Ecco come: Esercitando una leggera trazione che avvicina il cerchiello al volante. Premendo il cerchiello verso il basso con il pollice passante all interno del volante. Spingendo il cerchiello verso il basso con il dorso della mano, o estendendo le dita. Spingendo il cerchiello verso il basso con il pollice mentre il palmo della mano è appoggiato sulla leva freno. Il Kivi5 è l evoluzione del precedente acceleratore a cerchiello sotto il volante, ancora in produzione, che in otto anni ha pienamente soddisfatto i numerosi utenti che ci hanno scelto. Tutte le varie regolazioni ed opzioni del volante rimangono utilizzabili. La leva freno, morbidissima, è dotata, oltre ai pulsanti di clacson e blocco freno, di un interruttore che riduce del 50% l accelerazione data dal dispositivo, per una guida urbana con consumi di carburante più contenuti. L affidabiltà di questo prodotto è tale da meritare una copertura di garanzia di 4 anni. Spingendo il cerchiello verso il basso con l ausilio dell aletta posta sul volante. Disponiamo di vetture allestite per prove dinamiche Questa può essere premuta con il pollice o con l intero palmo della mano Installatori autorizzati di zona: TECNOAUTO Via Luogo Pio 9-20053 Muggio (Mi) Tel. e Fax 039/794065 www.tecnoautosnc.com - info@tecnoautosnc.com FM ALLESTIMENTI Via Moncenisio 83-20089 Rozzano (MI) Tel. 02/57514009 Fax 02/57515843 www.fmallestimenti.com - info @fmallestimenti.com

FRENESIA DI CORRERE: Si corre con la testa, con il cuore e non certo con le gambe. Quando si è in pista, si gareggia alla pari: chi sale su un'auto da corsa dopo essere appena sceso da una carrozzina ha le stesse opportunità degli altri piloti. Ruota libera ha incontrato un pilota sportivo. Da alcuni mesi Vincenzo Tavolaro ricopre in una concessionaria d'automobili il ruolo di responsabile commerciale per tutto ciò che ha a che fare con gli ausili che permettono la guida e il trasporto ai disabili. Classe 1972, Vincenzo ha sempre avuto la passione per i motori, le moto e le automobili, e spesso si è divertito a prendere parte a gare di rally. Anche dopo l'incidente che nel 1999 lo ha costretto sulla carrozzina: "Naturalmente fin da giovane con i miei amici passavo i pomeriggi a smontare e rimontare i motorini che si cercava di far correre sempre più forte. Per un po' ho anche partecipato a campionati di corse per macchine radiocomandate: modellini di Porsche, e prima ancora Mercedes e Alfa. Un divertimento inizialmente meno costoso delle gare con auto vere che poi però ". Ma tu, Vincenzo, alle corse sulle automobili "vere" come ci sei arrivato? Non c'è nessuna differenza tra il Vincenzo che pilotava automobili prima dell'incidente e quello che ha ripreso la guida dopo "Ricordo che la mia prima "gara" si era svolta sul piazzale dell'iper di Varese, dove era stata allestita una gimcana che aveva visto impegnate auto di ogni genere, preparate e non, dove partecipavo con la mia auto quotidiana e cioè una bellissima 126 Fiat verde pisello. Nonostante la poca esperienza, con qualche errore di squadra in meno avrei potuto competere per la vittoria. Nel 1998 avevo poi deciso di saltare su una macchina da Rally per gareggiare, ma i costi un po' proibitivi mi portavano verso l'unica scelta fattibile. Per le gare di rally l'equipaggio è composto da un pilota e da un navigatore. Le spese da sostenere per un navigatore sono molto più contenute e così avevo deciso di seguire un corso adatto a svolgere quella mansione". Poi il 7 agosto 1999 l'incidente, in moto, mentre girava per divertimento e non nel corso di una competizione. La passione per le gare di automobilismo è però ormai scoppiata definitivamente e così Vincenzo anche se paraplegico non si lascia sfuggire l'occasione per riprovare l'ebbrezza della velocità: "Non c'è nessuna differenza tra il Vincenzo che pilotava automobili prima dell'incidente e quello che ha ripreso la guida dopo. Non ho mai avuto il minimo trauma o la minima paura che qualcosa di grave potesse ricapitarmi". E infatti i risultati si vedono: nel primo "Trofeo Volkswagen Cup" organizzato a Verona il 6 e 7 novembre 2001 si sfidano tanti 22