5,2 maj questo significa che il 50% delle persone percepisce una corrente



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PARTE - GAP.2 231 CAPTOLO SECONDO EFFETT DELLA CORRENTE ELETTRCA SULL'ORGANSMO UMANO,. "! 1 - Correnti di sogli«e di rilascio. Daile prove sperirnentali finora eseguite risulta che l'orgarl<;>esterao del corpo urnano pili sensibile alla corrente elettrica e la lingua. n valore.<".-'.,,--... " medio sperimentale della corrente minima t,~i.lll,ingua e sensihile (r~,~~vato facendo prove su un huon numero di persone), chiamato valore di soglia, e risultato pari a 45 pa, sia per a corrente continua che per l'alternata. Ai fini antinfortunistici e pili import ante pero conoscere il valore di soglia per la percezione sulle mani, in quanto e attraverso queste che viene pili spesso immessa nel corpo la corrente elettrica, risultati sperimentali, ottenuti usando corrente continua, danno un valore di soglia pari a 5,2 maj questo significa che il 50% delle persone percepisce una corrente inferiore a 5,2 ma e l'altro 50% percepisce una corrente superiore. Per correnti alternate (60 Hz) si trova un valore della soglia di percezione assai pili ridotto e cioe di 1,1 ma circa. valori suindicati riguatdano una popolazione adulta e maschile: per le donne i valori riportati vanno ridotti di circa il 35% e per i bambini di fat tori ancora superiori. Per gli scopi che ci siamo proposti, risulta ancora pili importante determinare il valore della cosiddetta "corrente di rilascio", cioe della massima corrente che permette a chi ne e attraversato di interrompere autonomamente il contat to con il conduttore sotto tensione. Correnti di valore anche leggermente superiore a quello della corrente di rilascio possono "congelare" il soggetto al circuito.

232 PARTE - CAP. Correnti di tali valori sono molto pericolosa, anche se il contatto e breve perche, a causa delle intense contrazioni involontarie dei muscoli, provocano una rapida diminuzione della forza muscolare e possono produrre svenimenti, collassi e perfino uno stato di incoscienza seguito da morte. grafici riportati in fig. l.la e l.lb sono stati ottenuti sperimentalmente misurando i valori della corrente di rilascio (a 60 Hz e in continua rispettivamente) di un gruppo di persone. Da questi e possibile ricavare che per la corrente alternata il valore pili probabile delia corrente di rilascio risulta pari ~per e donne e Bper gli uomini. Per la corrente contin1!!!:,a causa dela bassa statistica, si e calcolato, estrapolando i dati sperimentali, un vaore di @3per gli uornini e@ rr;yper e donne. u ra 50 :o~ 10 ra o 0.L.. L=.0 rn o ra 14 18 corrente u 99,5 [, ", j r i ii i 0/, /0 9 a - ~ -(] 50 L \ j :Og ~ g 10/ / ~~ ~~ Q..~ 22 ma eft. 05,!,,, [ "!!! 1ri (a) 50 -- 70 80 ma corrente c~ J..O Mt.1r (b) Fig. 1.1 <!~ b0..)j.a. 2 - nfluenza dei parametri cbe caratterizzano la corrente elettricc1 Tutti gli e!fetti dannosi che una corrente elettrica esercita su un corpo umano sono pili 0 meno legati alla sua intensita, A Correnti di intensita relativamente elevata possono esercitare una azione diretta sui centri respiratori, provocandone a paralisi con conseguente asfissia. Le alterazioni dela funzione respiratoria rappresentano una cosl temibile conseguenza f PARTE CAP.' [ dell'elettrocuzione da giustificare la massima terapeutica, formulata gia! molti anni fa, di "tr att are l'elettrocutato come un annegato", praticandogli 'quindi, come prima cosa, la respirazione artificiale.,- Lesioni neurologiche del midollo spinale, quasi sicuramente riferibili!!i ad azione diretta della corrente, possono port are ad es. a paralisi temporal nee degli arti dei folgorati. A lesioni di organi di senso sono dovuti poi sin- _ f torni quali vertigini [pressoche abituali nei prirni giorni dopo l'infortunio), sordita, abbagliamento, indebolimento della vista, ecc..! nfine un importante effetto legato direttamente alia intensita di cor- rente e quello di provocare ustioni. Esse sono dovute alio sviluppo di ~ calore per effetto Joule, cioe all'aumento di temperatura che accompagna i passaggio di una corrente elettrica in una resistenza. Dett a dt la variazione di temperatura che un corpo subisce per effetto del i passaggio di una corrente di densita J per un tempo dt, si ha che ~ -L ~ dt = LJ2dt W z iz.j-. 1.. ~ Cv :r,4t t: C.r. ~c F u,~ g '." f A dove p (resistenza specifica) e C v (calore specifico a volume costante) sono parametri caratteristici del corpo in considerazione. Questa relazione ci consente di rilevare come la gravita delle ustioni, sicuramente legata all'entita dell'aumento di temperatura, della corrente, alla densita. della corrente. 233 sia legata pili che alia iritensit.a Risulta quindi assai pili pericolosa una corrente che entra nel corpo umana attraverso un contatto di piccola superficie, che non la stessa che entra attraverso un contatto di grande superficie. La relazione precedente inoltre rende conto del fatto che e la parte pili superficiale della cute, che possiede un'alta resistivit a e un basso calore specifico, il tessuto che viene maggiormente danneggiato. Le ustioni pero non coinvolgono solo la cute, 0 piu speeificatamente 'epiderrnide, ma anche tessuti degli strati piu profondi, fino alla struttura scheletrica. Man \VcJ.=-~rt~t~ c.." V ~T -::~ J1..c!'t clt:-. ~.Q.)}"t>o.,r:.-.- ~T~ Cf! cc~

234 PARTE - CAP. mano che la potenza assorbita aumenta, si, passa da lesioni doyute essenzialmente a fenomeni di essicamento a lesioni dovute a modificazioni tessutali irreversibili, la carbonizzazione, la evaporazione, la volatizzazione (si danno casi in cui i tessuti sono stati riscaldati anche a pili di 3000 DC) e conseguente successiva necrotizzazione di vasts parti dei tessuti adiacenti a quelli direttamente colpiti. Un altro parametro che ha importanza fondamentale nel determinare la gravita degli infortuni elettrici e costituito dalla freguenza della corrente. n fig. 2.1 sono state riportate in grafico, in funzione della frequenza, correnti con diversa probabilita di percezione e di rilascio per gli uomini (i valori per e donne, anche in questo caso, sono pari circa il 66% < 100 E 50 OJ 20 ~ c OJ 10 ~ 0 o 2 1 0.5 5, -,"-, " <, -, "--- '~i~:~~,--~, ~~ '---- " "- ", "" '-, "" <, <, <, " " " "....--.- " J '5 /' /'/ 4' <, " 3 2 / / " " ~v r r r " o 10 50 100 500 1000 r r 5000 10000 Fig. 2.1.,", frequenza (H z ). di quelli " ị~ - :r'..'!! 1'J 1 i parte - CAP.2 235 deg1i nomini}. Nella curva 1 e indicate i1 valore dell a corrent e al di sotto del quale i1 corpo umana non e sensibi1e. Nelia curva 2 e riport ato i1 valore delia corrente per il quale 1a probabilita di percezione e del 50%.. Nella curva 3 il valore per i1 quale la probabilita di percezione e del 99,5%. Nella curva 4 il valore della corrente per il qua1e il 99,5% degli esaminati e riuscito a staccarsi; 10 0,5% quindi non e riuscito a staccarsi, Nelia curva 5 il valore della corrente per i1 qua1e il 50% degli esarninati e riuscito a staccarsi, Nella cur va 6 il valore della corrente per il quale solo 10 0,5% degli esaminati e riuscito a staccarsi; il 99,5% non e riuscito a staccarsi dal1a parte in tensione. Come si vede, le curve present ano un minimo per frequenze nell'intervallo tra 10 e 100 H Zj quindi e frequenze industriali (50 +60 Hz) sono e pili perico10se. Si puo qualitativamente giustificare l'andamento delle curve di fig. 2.1 not ando che le correnti continue non provocano una eccitazione neuromusco1are, se non in fase di transitorio: esse producono solamente calore per effetto Joule e fenomeni di elettrolisi responsabili di danneggiamenti locali, Le correnti alternate invece, a parita di condizioni, sono pili pericolose, perche provocano la tetanizzazione dei muscoli. Questa puo determinare i1 congelamento al conduttore della parte del corpo gia in contatto (basti pensare al caso di un contatto at traverso le mani, per il quale la vittima rimane spasticamente afferrat a al conduttore a causa delle contrazioni muscolari cui e,soggetta). Man mana che la frequenza aumenta, ~, 1a pericolosita dela corrente diminuisce. n particolare, per frequenze da 10 khz a 100 khz il valore della corrente di rilascio aumenta rapidamente: a circa un 1 MHz si ritiene che non si ab bia pili shock e1ettricoj 1a corrente generalmente provoca solo ustioni. Esiste inoltre un effetto, detto "effetto pelle", per il qua1e all'aumentare della frequenza la corrente tende ad interessare strati di tessuto sempre meno profondi. Cio causa un aumento dell a densita di corrente nelle regioni periferiche del corpo,

236 PARTE - CAP.2 PARTE - CAP.2 237 che puo anche provocare gravi ustioni ala cute, ma costituisce nello stesso tempo una decisiva salvaguardia per i pili delicati organi interni. l percorso della corrente attraverso i1 corpo varia al variare delle parti che vengono a contatto con il conduttore sotto tensione, seguendo in linea di mas sima il cammino pili breve che unisce i punti tra i quali viene a stabilirsi che interessano annoverati una d.d.p.. E evidente che pili pericolosi si rivelano quei percorsi organi vitali molto sensibi1i. Tra questi vanno sicuramente quelli che hanno come estremi le due mani 0 una mano e il piede opposto, perche interessano 1a regione cardiaca, 0 quelli che coinvo1gono la testa, interessando in tal modo il cervello ed i1 midollo spinale. Anche 1a durata del contatto costituisce un importante fattore che concorre a determinare la gravita di uno shock elettrico. Ad es., e fibre del muscolo cardiaco possono risultare sensibili anche al passaggio 'di correnti relativamente piccole (tanto che alcuni autori hanno fissato come valore limite non pericoloso 10 JLA) purche per tempi sufficientemente lunghi 0 in quei momenti durante i quali il cuore e particolarmente vulnerabi1e di fronte a stimoli elettrici. nfatti queste correnti costituiscono, per un cuore pulsante in modo ordinato e ritmico, segnali eccessivi ed irregolari: e fibre cardiache vengono sovrastimolate in maniera cao-..!i,ca,jniziano a contrarsi in modo disordinato e indipendentemente Puna -, dall'altra, instaurando un regime di funzionamento anomalo, detto "fi- ---... brillazione",.. che comport a l'incapacita del cuore di pompare sangue ossi- ~ genato lungo le arterie.. La pressione arteriosa cade rapidamente a quei valori cui corrisponde l'arresto circolatorio, con conseguente paralisi delle funzioni cerebrali. Clinicamente si osserva nell'infortunato perdita di coscienza, pallore estremo, scomparsa del battito del polso e dei toni cardiaci, :inibizione progressiva del respiro, convulsioni, morte. Per concludere e opportuno segnalare che la Commissione Elettrotecnica nternazionale (lec) ha proposto, sulla base dei risultati ottenuti in diverse ricerche sperimentali, il "diagramma di sicurezza" riportato in fig. 2.2. Questi dati valgono per correnti alternate (50 0 60 uomini di 50 kg di peso e per tragitto della corrente tra e (mano-mano e mano-piede].. E ancora import ante ricordare che per persone di peso corporeo inferiore a 50 kg (donne e bambini ad es.) i limiti suddetti vanno ridotti in proporzione al peso e che tali limiti non assicurano la perfetta incolumita di t!!tti i soggetti; essi rappresentano un compromesso tra l'economia delle realizzazioni tecniche e la probabilita di infortunio che porta ad escludere dalla sicurezza un numero di persone non trascurabile, ad esempio tutti coloro che hanno naturalmente 0 per cause transitorie una resistenza corporea molto inferiore alla media (caso tipico di molti bambini). 10000 5000 ~ '"E 2000 ~ 1000 0 c, 500 E <0.... 200 100 50 20 assenza di reazioni assenza di effetti pericolosi.a~_ Hz), per estremita 10 0,1 0,2 0.5 2 5 10 20 50 100 200 corrente (ma) 1~ Fig. 2.2

238 PARTE - GAP.2 PARTE - GAP.2 239 n fig. 2.3 e riportato il diagramma di sicurezza per correnti continue in condizioni analoghe a quelle della figura precedente. '" E 0 a. E ell.. 0wb0~ 5000 2000 1000 500 assenza assenza di effetti 200 ~ dl perlcolosi effetti pericolosl 100 reazlonl sana stati ottenuti i risultati che le hanna suggerite. Un numero abbastanza rilevante di prove, eseguite sia su uomini che su donne, suggerisce di fissare per una frequenza di 50+60 Hz una tensione minima di rilascio, per contatto da mana a mana e con elettrodi inumiditi di acqua salata, attorno ai 25 V; per contatto da una mana ad entrambi i piedi, con caviglie immerse in acqua salat a, attorno a 10 V. Per le tensioni continue i corrispondenti valori vanno moltiplicati all'incirca per un fattore cinque. Questi valori per la tensione di rilascio mettono in evidenza come tensioni anche relativamente basse possano diventare pericolose per 'uomo. lnoltre, in sede EO (1974), e stato preparato il grafico, riport ato in fig. 3.1, delle tensioni ritenute ammissibili in condizioni normali per il 50 20 5 10 0,1 0,2 0,5 2 5 10 20 50 100 200 5001000 2000 f~~ corrente (ma) Fig. 2.3 3 - nfluenza della tensione Come abbiamo avuto modo di vedere fino ad ora; gli effetti dannosi degli incidenti elettrici sono in pratica legati alla corrente che passa attraverso il corpo umano; sarebbe quindi opportuno conoscere il val ore di ) - o 0. E C).... 1 0,5 ~ G2/1/'eu.:u.(!)~ ~()-t.-t questa grandezza per ogni circuito elettrico. Peraltro, la sola grandezza elettrica normalmente nota in un circuito e la tensione ma, a causa delle considerevoli e non facilmente prevedibili variazioni delle resistenze in 0,01 10 50 gioco (corpo umano, contatto, ecc.) non e possibile definire iri modo univoco la "tensione di rilascio". Tuttavia e necessario fornire indicazioni sul livello di pericolosita di questa grandezza, precisando e condizioni in cui tensione Fig. 3.1

240 PARTE - CAP.2 ;;;-' PARTE - CAP.2 241 corpo umano, in relazione al massimo tempo di sopportabilita. Dall'esame di uesto si puo dedurre che la tensione di 25 V (in corrente alternata) puo essere sopportata dal corpo umana per un tempo infinito. Per questo motivo tale tensione e stata scelta come limite massimo per!'; la completa sicurezza. 4 - nfluenza delle resistenze r Per quanto detto nel paragrafo precedente, e evidente che non e possibile valutare le correnti eventualmente circolanti in un corpo umana a partire dalle tensioni di alimentazione senza conoscere il valore di tutte le impedenze (0, nei casi piii comuni, di tutte e resistenze) in gioco nel circuito elettrico di cui il corpo fa parte. Basta infatti esaminare la fig. 4.1, nella quale e riportato il circuito equivalente che schematizza i casi piu frequenti di incidenti con corrente alternata, per rendersi conto di come valori anche poco diversi di certe resistenze possano essere determinanti sull'esito degli incidenti, Si supponga la linea di alimentazione monofase e facente capo ad una cabina di dist.ri buzione con il secondario del trasforrnatore collegato a stella; il centro di questa (neutro), collegato a terra in cabina, viene distribuito all'utente e costituisce, insieme ad una delle fasi, la linea ca bi na r<===j-+-tase neutro R1 utilizzatore Rt2 _~t1 potenziale L! zero Fig. 4.1 jgj K Vc ~\: --.:.'~' stessa (*). Al verificarsi del guasto nel punto K della carcassa dell'utilizzatore, tra questa e la terra viene a stabilirsi, in pratica, la tensione di rete. La persona che, non isolata dal terrene, si trova a to ccare 'la carcassa dell'utilizzatore, viene sottoposta alla tensione "di contatto" Vc il cui valore e ottenibile, nell'ipotesi che tutta la corrente 19 che circola nella linea dopo il guasto circoli anche nel corpo della persona, dalla Vc = Vn - (R1 + R2 + R4 + Rtl + Rt2)1g = R3 19 essendo Vn la tensione nominale di rete misurata ai morsetti d'uscita della cabina, Rl la resistenza propria dell a linea di distribuzione, R2 la resistenza di contatto mano-carcassa met allica, R3 la resistenza del tratto di percorso mano-piedi dell'uomo, R4 la resistenz a del contatto piedi-terra, Rn la resistenza propria della porzione di terreno sot tostante i piedi dell a persona, Rt2 la resistenza del sistema di messa a terra delia cabina. Come si vede 19 risulta tanto piu piccola quanto piu grandi sono R2' R3 e R 4 La resistenza di contatto R2 dirninuisce all'aumentare dellarea di contatto con la parte sotto tensione e allaumentare della pressione di contattoo (E questo ad es. il caso che si verifica con gli apparecchi elettrici portatili i quali, proprio perche saldamente sorretti e guidati dall'operatore, possono diventare assai pericolosi). n grade poi di ridurre a valori bassissimi R2 e l'eventuale umidita (ad es. minime tracce di sudore) presente nel contatto. La resistenza R4 e anch'essa molto variabile: e piu piccola se il suolo e costituito da un conduttore (ad es. un oggetto metallico 0 da un pavimento (*) - Ricordiamo che la tensione alternata viene frequentemente distribuita in sistemi trifase con collegamento a stella. n questo caso la linea di trasmissione e costituita da 3 fili, chiamati abitualmente fasi (R, SeT) e da uri quarto filo, detto neutro (N). Con ognuna delle cop pie RN, SN e TN e possib ile aliment are un utilizzatore monofase. Tra ogni fase e ij neutro viene mant enut a una. tensione alternata can Veff = 220 V, le tre tensioni sono sfasate tra loro di 120 0 e tra fase e fase esiste una d.d. p. di 380 V. Can questa disposiaione, se e impedenze di carico sono uguali, nel neutro non circola corrente.

242 PARTE - CAP.2 PARTE - CAP.2 249 in mattoni), rnentre e piu elevata nel caso di pavimentiin legno secco, tappeti in gomma 0 altri materiali isolanti, ecc.. Pertanto particolarrnente pericolosi sono gli incidenti nei bagni e nelle cantine, poiche in questi luoghi 'umidita diminuisce sensibilmente la resistenza del suolo. Ovviamente, nel compute delia resistenza R4 devono entrare anche tutte le resistenze TABELLA eventualmente peste in serie fra 'infort unato ed il suolo vero e proprio e cioe: suole delle scarpe (il cuoio ha una resistivita molto bassa, la para ha una resistivita molto elevata), scale, t avole, ecc.. Per quanto riguarda la resistenza R3 offerta dal corpo umano, Situazione del soggetto all'atto Resistenza del della rilevazione della misura corpo umano (D) bisogna rilevare che essa dipende fortemente dalle particolari condizioni di prova. 11contribute maggiore al valore di tale resistenza viene dato dalla parte superficiale della cute (epidermide), che, per uno spessore dell'ordine del decimo di millimetro, ha, se asciutta, una resistenza per unita di superfic'ie pari a 100 kd/ cm2, praticamente at tribuibile allo strato corneo, La m =~ resistenza per unit a di superficie dello st rato inferno della cute (derma), che ha uno spessore di circa un millimetro, e invece molto pili bassa, dell'ordine delle centinaia di D/cm 2, cosi come la grande maggioranza dei tessuti interni, ricchi di liquidi ionizaati: la struttura scheletrica e i tessuti adiposi hanno invece una resistivita intermedia, Misure effettuate dopo aver interposto tra e superfici degli elettrodi e la pelle una soluzione alcalina (per ridurre al minimo la resistenza di contatto), hanno suggerito per la resistenz a del corpo umano i valori medi riportati nella tab. 1. 1) Piedi isolati e contatto con entrarnbe le mam 2) Piedi a potenziale di terra e contatto 1300 con una sola mana 975 3) Piedi a potenziale di terra e contatto con entrambe le mani 650 4) Corpo parzialmente immerso nell'acqua e contatto con entrambe le mani 220 ~~~ow (p~alf;j ( fo~(fv~ ~M\O("u.. ~~ OM- Tali valori sono stati rilevati per tensioni intorno alla tensione di rilascio. E import.ante fornire questa indicazione p erche i1 valore della tensione e un altro dei parametri fondamentali da cui dipende la resistenza del corpo umano. v-:.. (0,('~ '11- ~ -1 ~-~J a- / ih \ \l D ''''J':~ 0 -".- \~~l- - ~'V L~ '-.~#~

244 PARTE - CAP.S PARTE J - CAP.S 245 SSTEM D PROTEZONE 1- Collegamento a terra CAPTOLO TERZO CONTRO L'ELETTROCUZONE metodo normalmente usato, per far S1 che la tensione di contatto Vc e di conseguenza la corrente che puo circolare nel corpo dell'infortunato non possano superare valori peri colosi, consiste nel portare tutte e parti metalliche abitualmente non in tensione dell'apparecchiatura elettrica ad un potenziale il pili possibile vicino a quello di terra. Per ottenere cio e necessario connettere le varie parti metalliche all'impianto di terra mediante un conduttore di protezione (mess a a terra). Non vogliamo qui dilungarci su come tecnicamente debba essere realizzato tale tipo di collegamento, tanto pili che questo e un problema in generale molto complesso, affrontabile solo da persone esperte e secondo e norme legislative e tecniche (Comitato Elettrotecnico taliano) ben precise che esistono in materia. Vogliamo solo ricordare che il conduttore di protezione e obbligatorio in tutti gli edifici civili e che ogni presa elettrica a tensione superiore a 50 V (50 Hz) deve essere munita di alveolo per la messa a terra, connesso a tale conduttore. Questo va poi collegato ad un sistema disperdente, cosfit uito generalmente da una serie di punte d'acciaio rivestite di rame collegate fra di loro e opportunamente interrate. E import ante rilevare che e tubazione idriche di un appartamento non devono in linea di massima fungere da conduttore di terra. n loro necessario collegamento all'impianto di messa a terra ha come scopo quello di rendere equipotenziali le masse metalliche dell'edificio. Questa norma e spesso disattesa, con conseguenze sulle quali e utile soffermarsi, trattando un esempio pratico. Si prenda in esame una lavabiancheria il cui conduttore di protezione e stato collegato all 'impi ant 0 idrico. La parte di tubazione immersa nel muro puo avere scarsissime prop,rieta disperdenti a causa delle innumerevoli giunzioni e raccordi che, se non sono proprio elementi isolanti (*), possono tuttavia introdurre diverse resistenze elettriche di contatto lunge 'intero tratto fra il punto di att acco ala lavabiancheria e la tubazione principale interrata. L'eventuale messa in tensione della carcassa della lavabiancheria metterebbe in tensione una parte 0 l'intero impianto idrico dell'edificio, se non dovessero intervenire e protezioni dell'utente. l funzionamento dell'impianto di messa a terra puo essere meglio studiato esaminando la fig. 1.1 che rappresenta la situazione di fig. 4.1 cabina t-t===j-+- fa s e R Rll neutro -- Fig. 1.1 V... t<.t _ c ~. VJi\ ({l4 e.'\i~ t, Rt1 potenztale z ero (*) - Potrebbe addirittura essere presente nell'impianto idrico un giunto isolant e: il cont atore st esso dell'acqua rappresenta a volte un tratto isolante della tubazione.

246 PARTE - CAP.3 PARTE - CAP.S q.ri del cap., con l'aggiunta del collegamento a terra della carcass a dell 'utilizzatore. n questo caso il potenziale Vu che assume la carcassa dell'utilizzatore e sostanzialmente dato da: "4.. (2.r V; _ Vn Rt V ~R.~ ~~ v - n, + u; + Rt2 dov~con Rt si e indicate il valore della resistenza relativa al collegamento ill messa a terra della carcassa dell'utilizzatore. Per quanto visto e facile not are come Vu sia tanto pili piccola quanto pili piccola e Rt ed in pratica (neue condizioni pili sfavorevoli) Vu coincida con Vc, cosi da permetterci di considerare nel seguito le due grandezze come coincidenti, Si puo not are inoltre che la corrente che attraversa l'infortunato e tanto pili piccola quanto pili e ~iccola Rt rispetto a R2+R3+R4+Rtl' ma che anche nella situazione pili favorevole, in cui R t fosse qualche centinaio ill volte pili piccola ill R2+R3+R4+Rtl, la corrente circolante in queste ultime potrebbe assumere ancora valori letali. Pert anto la semplice rnessa a terra dell'utilizzatore non puo considerarsi sufficiente ai fini di una efficace protezione centro le tensioni ill contatto. A questa va aggiunta e coordinata una protezione "attiva" che irnpedisca il fluire verso terra di una corrente di valore eccessivo, interrompendo il circuito di alimentazione. 2 - Fusibile dispositivo pili semplice ed econornico per lirnitare la corrente che fluisce nei circuiti e il fusibile. La funzione del fusibile e pero pili quella di proteggere i componenti elettrici dalle sovracorrenti che non quella ill inter venire all'atto in cui si verificano le piccole dispersioni verso terra, che pure rajipresentano una fonte di peri colo. n fig. 2.1 e rappresentato un circuito elettrico nel quale la protezione dell'utilizzatore dalla eventuale corrente di guasto verso terra e ottenuta trarnite due fusibili (ad es. con corrente nominale di 16 A). Dalla tabella "corrente-tempo d'intervento", fornita dalla ditta costruttrice e riportata in fig. 2.2, si ricava che il fusibile fonde in 5 8, (massimo w Z o (/) :J.. a o a. ~ w - - ::> z 2: o Z, o UJ (/) F1 r====1-1 Rt2 (8)'1, F2 Fig. 2.1 gl~r1c 10 100 1000 10000 corrente (Aett} Fig. 2.2 j

248 PARTE - CAP.S tempo di applicabilita per una tensione di contatto Vc pari a 50 V, vedi cap., 3) quando e attraversato da una corrente pari a circa 40 A. Al passaggio di tale corrente si stabilira ra la carcass a dell'trtiliazatore e la terra una tensione di contatto Vc' Perche questa non superi i 50 V, la resistenza R t dovra essere: Vc 50 R t < - = - n = 1,2 n - 40 Ma un unico dispersore verticale di terra difficilmente permette di ottenere un cosi basso valore di resistenza. Pertanto in questo caso la tensione di contatto risulterebbe sicuramente superiore ai limiti di sicurezza. E bene rilevare inoltre che 'interruzione di un solo fusibile non determina il completo distacco elettrico dell'utilizzatore dal circuito di alimentazibne, favorendo 'instaurarsi, durante le operazioni di ricerca del guasto, di situazioni pericolose per i manutentori. Per quanto visto bisogna concludere che l'uso del fusibile non e consigliabile ai fini della protezione contro l'elettrocuzione. 3 - nterruttori automatici Anche l'interruttore automatico 0 magneiotermico (ottenuto dalla combinazione di due dispositivi, uno che apre i contatti grazie al riscaldamento provocato dal passaggio della corrente elettrica in una lamina bimetallica, l'altro che apre i contatti per effetto dell'attrazione che viene ad esercitarsi tra una b6bina percorsa da corrente ed una piccola ancora di materiale ferromagnetico) e un'apparecchiatura nata allo scopo di proteggere i conduttori e gli utilizzatori dai sovraccarichi e dai cortocircuiti. PARTE - CAP.S 249 n fig. 3.1 e riportata una tipica caratteristica d'intervento dell'interruttore automatico. Per determinare la corrente d'intervento, in relazione al tempo di intervento richiesto, e sufficiente moltiplicare la corrente nominale n dell'apparecchio in esame per il fattore motiplicativo indicato sulla scala delle ascisse. Come si vede dal grafico, fino a poco pili di lon l'intervento e lento ed avviene per opera del dispositivo termico; per valori superiori di corrente, l'intervento, determinato dal dispositivo magnetico, e pressoche istantaneo. ) 100 C 0.-.... E 10 C Q) > L.. -- 1 40 Q) +J C 0 Q) (J).-, U 0 0. E Q) +J 20 10 01 0,0 1 U- 1,2 2 4 6 81015 30 60 100 Fattore moltiplicativo Fig. 3.1

250 PARTE - CAP.3 n fig. 3.2 e illustrato un circuito elettrico, la cui protezione e affidata ad un interruttore magnetotermico. Per confront are il comportamento di quest'ultimo con quello del fusibile visto in precedenza, immaginiamo di avere a disposizione un 'interruttore automatico can una corrente nominale pari a 16 A. L'elemento termico dell'interruttore interviene in 5 s per una corrente pari a 8n, cioe 128 A. n caso di guasto la tensione di contatto risulbera, inferiore a 50 V solo nel caso in cui 50 Rt<-O~04n - 128 ' condizione che e ancora pili difficile da realizzare di quella previst a per il fusibile. L'elemento magnetico intervienein tempi molto brevi (inferiori a 20 ms) ma per valori di corrente a partire da lln, nel nostro caso 176 A. D'altra parte nel circuito di fig. 1.1, essendo 1a resistenza Rt2 normalmente dell'ordine di 1 0, circolano 176 A solo nel caso che la Rt sia M t - PARTE - CAP.3 inferiore a 0, 25 n. Risu1ta chiaro quindi che l'interruttore 251 -<.};- magnetote;mi'~~' non costituisce in questi casi una protezione efficace contro i pericoli di elettrocuzione causati da guasti verso terra. Viceversa dai dati della fig. 3.1 appare chiaro che l'interruttore magnetotermico, grazie all.a sua capacitadi intervenire rapidamente con correnti elevate, risulta estremamente effieace in casi di corto circuito. Ad es. cortocircuitando 1a rete con una resistenza dell'ordine di 1 n si avrebbe, per 1'interruttore con n = 16 A, u~ tempo di intervento inferiore a 0,02 s, 4 - Messa al neutro Con la definizione generica di messa al neutro si intende il collegemento delle carcasse metalliche degli utilizzatori al conduttore neutro del sistema d'alimentazione. Si presuppone con cia che il neutro sia derivato dal centro stella e collegato a terra nel generatore (vedi fig. 4.1). Le norme CEl 11-11 (1959) relative agli impianti elettrici negli edifici civili ptevedev~no la messa al neutro fra i sistemi di protezione contro le tensioni di contatto. l supplemento S.468 (1975) ha provveduto pero a modificare integralmente il testo del'articolo e cita che: "non puo considerarsi come conduttore di protezione il conduttore neutro, anche se messo a terra;'. L'esame delle imp1icazioni che sorgono dall'adozione della messa al neutro e abbastanza 1aborioso, ma e opportuno affront are per esteso l'argomento, ";r glur0 Vc ~ allo scopo di evidenziare i gravi peri coli che un tale sistema puo comportare. n molte abitazioni, elettricisti senza scrupoli, alla richiesta della messa a terra da parte dell'utente, provvedono sostituendo tutte le prese a 2 alveoli con altrettante provviste di contatto di terra ed effettuano quindi semplicemente un collegamento fra l'alveolo corrispondente al neutro dell'impianto ed il morsetto di terra, esponendo l'utente a considerevoli Fig. 3.2 rischi, come vedremo tra poco.

,,~ 9252 PARTE - - CAP.8 258 a) - n fig. 4.1 e riportato un circuito nel quale l'utiliizatore ha la carcassa metallic a collegata al neutro dell'alimentazione. L'utilizzatore terra. di per se non dispone di un impianto per la messa a n questo modo un guasto a rnassa dell'utilizzatore e ricondotto ad un cortocircuito nella fase di alimentazione corrispondente. conduttore di neutro verra attraversato dall'intera corrente di guasto g, il cui valore e dato da --.!:2: g - Rs + Rn essendo Vn la tensione nominale del sistema, R; la resistenza del conduttore di linea e Rn la resistenza del conduttore neutro. La t~nsione di contatto Vc fra la carcassa dell'utilizzatore ed il terreno risultera pari a: RnVn v, Vc = R8 + n; (1+ &) Rn Da quest 'ultima formula si desume che la tensione di contatto e indipendente dal valore della resistenza Rt2 dell'impianto di messa a terra della cabina. Normalmente il rapporto Rsl Rn risultera uguale a 1; in questo caso la tensione di contatto Vc risulta uguale a circa 110 V. La semplice mess a Rt2 -. r s Rs t ~..---....1l TglT r n Fig. 4.1... Vc al neutro non puo percio assicurare una diminuzione della tensione di contatto fino al valore di 50 V, previsto dalla Norme come limite di sicurezza. n fig. 4.2 sono illustrati diversi utilizzatori monofasi alimentati da ~na stessa linea e tutti con messa al neutro. L'installatore ha avuto l'accortezza di inserire l'interruttore unipolare sul filo di linea, pensando in talo modo di assicurare costantemente la messa a terra (tramite i1 neutro) di tutte e carcasse. Le Norme CE (11-1- 1965) prescrivono comunque che negli impianti elettrici il conduttore di neutro non debba mai essere interrotto senza che il dispositivo di apertura agisca contemporaneamente sul conduttore 0 sui conduttori di fase. Cio non e pero suffi.ciente a salvaguardare l'utente; infatti un'interruzione del conduttore neutro, avvenuta a montedell'utilizzatore (rottura di un fusibile, fuoriuscita del cavo da un morsetto, dimenticanza in fasedi collegamento dopo un'operazione di manutenzione, guasto nell'interruttore generale ecc.), predisporrebbe e carcasse b, c, d ad entrare irrtensione, attraverso i corrispondenti circuiti elettrici degli utilizzatori, in seguito alla chiusura di uno 0 pili interruttori Cabina unipolari. ~H~-----------------------------. ~nterruzione rl-h rj-t c::::::1 ~ L-J L-J a bed Fig. 4.2 J

...------------------------------~~ 254 PARTE - CAP.S n un edificio civile questa situazione causerebbe la messa in tensione di tutte le carcasse metalliche, anche degli utilizzatori non funzionanti, con evidente pericolo per tutti coloro che dovessero entrarne in contatto. Per di pili, un guasto a mass a presso uno degli utenti, data l'interconnessione dei neutri, porterebbe elevate tensioni di contatto sugli impianti delle altre abitazioni, anche se questi si trovano in perfetto state di isolamento. b) - n fig. 4.3 e riportato 10 stesso circuito dell a fig. 4.2 con aggiunto l'impianto di messa a terra indipendente dell'utente. Si vedra. come la mess a a terr,ij;2..elneutro dell'impianto. mig!iori, entro certi limiti, l'effi.cienza protettiva La carcassa dell'utilizzatore risulta collegata sia al neutro che al proprio impianto di mess a a terra. n caso di guasto verso massa la tensione di contatto e approssimabile dalla Rt2 Rt ~ y Vn Vc = -(l-+---:'ljf--, -)(-l-+-r--;;-r n-) -- r Rs s s - t 220V n Vh)<i:, ~~ Rtt.-+ ~t ~M.-t R.s.., Fig. 4.3 ~Kt2 Ht~ Vc PARTE - CAP.S 255 Da questa, per un certo R./R n, risultache Vc diminuisce all'aumentare ill R t 2/R t e per valori sufficientemente grandi di questo rapporto si puo.scendere al di sotto dei valori previsti dalle norme di sicurezza. l difetto fondamentale della messa al neutro, cioe il pericolo che l'interruzione del conduttore neutro possa mettere in tensione tutte le carcasse metalliche ad esso collegate, viene in questa caso mitigato dal collegamento alla terra indipendente. c) - Gli impianti con messa al neutro rappresenterebbero un cas a in cui gli interruttori automatici possono essere impiegati can una certa affidabilita nella protezione contra l'elettrocuzione. Cio e dovuto al fatto che, come abbiamo vista, il guasto a terra si riconduce, attraverso il sicuro.,' ritorno del neutro, ad un cortocircuito. Supponendo di inserire in linea, sul circuito raffigurato in fig. 4.3, un interruttore magnetotermico, quest o, per la forte corrente provocata da un eventuale corto circuito sull'dilizzatore, interverra quasi istantaneamente. L'apertura del circuito entro 0,02 s dovrebbe salvaguardare 'utente dall' elet trocuzione. n diversi Paese europei, quali Svezia, Svizzera, Germania e nghilterra, la messa al neutro e attualmente praticata can successo. La maggiore difficolta risiede pero nel fatto che per mantenere int att a 'efficacia del sistema, tutte le utenze ed i distributori devono unificarsi al medesimo modello di protezione: la mess a al neutro appunto. Se anche uno solo degli irnpianti allacciati in rete non si uniforma, proteggendosi esclusivamente con una buona messa a terra indipendente, l 'intero sistema protettivo degli altri utenti ne risulta danneggiato. E a questo punto comprensibile perche, in un Paese come il nostro, dove gli impianti elettrici privati nonsubiscono alcun controllo, il CE abbia deciso di climinare dalle Norme a protezione mediante rnessa al neutro, L'Ente distributore non e quindi tenuto ad assicurare all'utente l'efficienza del sistema protettivo fornito dal conduttore di neutro.

256 PAR.TE - CAP.S PARTE - CAP.3 257 5 - nterruttore differenziale L'interruttore differenziale e formato da tre parti, aventi ognuna una specifica funzione. La successione d'intervento per ognuna di queste parti e di tipo sequenziale: la prima (sensore) percepisce una grandezza elettrica e la trasmette alla seconda (amplificatore) che, amplificatala, la invia alla terza (sganciatore); quest'ultima attua l'intervento finale elettromeccanico del dispositivo. n fig. 5.1 e schematizzato un circuito elettrico con protezione differenziale. Sganciatore Fig. 5.1 Sensore La parte sensibile del'interruttore differenziale e costituita da un trasformatore toroidale i cui avvolgimenti, di poche spire, sono collegati ai due conduttori di linea e avvolti in senso opposto (vedi. fig. 5.2). Questa 11 12 Fig. 5.2 particolare disposizione fa S1 che in ogni istante sia nullo il flus so del campo magnetico concatenato con gli avvolgimenti. Nel caso in cui si verifichi a valle del toroide una dispersione verso terra, le correnti di andata e di ritorno non risulteranno pili uguali [correriti squilibrate). n tale situazione, il Russo del campo magnetico nel toroide (evidentemente variabile nel tempo) risulta diverso da zero e, conseguentemente, nell'avvolgimento secondario (D) (vedi an cora fig. 5.2) viene indotta una corrente proporzionale alla variazione di tale flusso. Questa corrente viene quindi inviata in un dispositivo che provvede ad amplificarla, in modo da rendere possibile il funzionamento del sistema di sganciamento. E interessante osservare che inizialmente l'interruttore differenziale venne utilizzato dagli enti distributori di energia elettrica come dispositivo antifrode. Le utenze aliment ate da due fasi, e controllate da un contatore fornito di una sola bobina amperometrica, potrebbero infatti prelevare energia fra la fase su cui non e inserita la bobina ed una buona terra, senza che il contatore segnali l'assorbimento. L'inserzione in linea del differenziale impedisce il verificarsi delia truffa, dato per scontato che 'assorbimento del carico "abusive" superi la soglia d'intervento dell'interruttore. Gill. questa prima applicazione, oltre a proteggere econornicamente 'ente distributore, svolgeva anche un compito protettivo nei confronti dellincolumita personale dell'utente, ignaro delia situazione di pericolo che un collegamento come quello sopra descritto poteva determinare su un impianto di terra eventualmente collegato a masse metalliche accessi bili. Fu solo in seguito pero che ci si accorse dela utilita prettamente antinfortunistica che avrebbe potuto rivestire un simile dispositivo. nfatti una dispersione a terra p uo essere subito rilevata sot to forma di squilibrio fra le correnti ed una tale dispersione, in termini infortunistici, significa una carcassa metallica sotto tensione 0 un contatto incerto verso terra di

258 PARTE - CAP.S PARTE - CAP.S 259 un conduttore con isolamento danneggiato, oppure un'elettrocuzione in atto su una persona con una parte del corpo collegata a terra ed un'altra in contatto con un elemento del circuito sotto tensione. L'interruttore differenziale non limita la corrente di dispersione, ma provvede, in tempi dettati dalla propria caratteristica di intervento, ad interrompere il circuito elettrico sui quale tale dispersione si e verificata. n fig. 5.3 e schematizzata una situazione in cui si verifica l'intervento del differenziale. La carcassa dell'utilizzatore, per difetto di isolamento, e venuta a trovarsi sotto tensione; qualsiasi persona che dovesse entrare in contatto con essa verrebbe attraversata da una corrente (e). ca:'i che si possono verificare sono principalmente due: a) - la carcassa metallica dell'utilizzatore e collegata ad un impianto di messa a terra di resistenza Rt b) - La carcassa metallic a dell'utilizzatore e completamente isolata da terra. N el caso a), all'insorgere del guasto verso mass a si forma una corrente di dispersione 19' tanto pili elevata quanto pili basso e il valore di Rt La! cor rente, normalmente uguale a 12, sara ora 11 = 12 + 19 toroide dell'interruttore differenziale rilevera percio in questo caso uno squilibrio di corrente pari a: 11-12 = 19 Se il valore di 19 risultera uguale 0 superiore a quello delia corrente differenziale nominale 1dn dintervento del differenzi ale, 10 sganciatore tramite l'amplificatore ricevera una corrente sufficiente ad aprire l'interruttore T e ad arrest are l'alimentazione dell'ultimo guasto. n questo primo caso, dunque, la protezione differenziale dovrebbe di norma inter venire tempestivamente, rendendo impossibile un'elettrocuzione dannosa. Nel caso b), l'assenza di un collegamento a terra dell'utilizzatore, al verificarsi del guasto verso la massa, non provochera alcuno squilibrio ra e due correnti 11 e h e l'interruttore differenziale non potra intervenire. La persona che accidentalmente dovesse venire a contatto con la carcassa sotto tensione sara pert anto attraversata da una corrente e' n questo caso si avrebbe: 19 = - 12 = «Risulta pertanto evidente come in questo secondo caso la sensibilita del differenziale debba essere maggiore rispetto a quella del caso precedente R tz 12 pe ed il tempo d'intervento brevissimo, al fine di salvaguardare direttamente 'incolumita delia persona che funge da dispersore verso terra e da azionatore della sicurezza differenziale. Per evitare appunto un caso come questo, le Norrne prescrivono che "''', a protezione differenziale e cia considerarsi sempre un mezzo complementare e non sostitutivo delle altre misure di sicurezza (messa a terra, isola- Fig. 5.3 mento, ecc.) normalmente adottate contro i contatti accidentali.

~! 260 PARTE - CAP.S PARTE - CAP.S 261 La lee ha stilato una curva di intervento per gli interruttori differenziali con dn = 30 ma che e stata messa a confronto con la curva di pericolosita gia riportata in fig. 2.2 del cap. (vedi fig. 5.4). E bene osservare che i valori limite riportati in fig. 5.4 per l'interruttore differenziale in esame (dn = 30 ma e tempo minimo d'intervento pari a 40 ms) sono quanto si puo ottenere oggi dagli interruttori differenziali disponibili normalmente in commercio.nfatti, una dn < 30 ma potrebbe portare a continui interventi intempestivi della protezione, causati da eventuali correnti di dispersione transitorie, mentre. tempi minimi di intervento inferiori a 40 ms sono difficili da realizzare.,.. <1) 0-c: OJ >... OJ c - 10 f.1 \_\1 curva pericolo \ \ dn = 30 ma \ r ~, -, <, Le curve di fig. 5.4 permettono di evidenziare i primi limiti protettivi dell'interruttore differenziale in esame; si notano infattidue zone (tratteggiate in figura) entro e quali 'interruttore all'individuo sottoposto sufficiente prontezza d'intervento. Nella zona superiore, il perdurare attraversano differenziale non fornisce ad elettrocuzione la sicurezza che deriva da una di correnti inferiori a 30 ma, che il corpo per un tempo superiore a 0, 5 s, puo causare il temuto effetto del congelamento al circuito. Nella zona inferiore, correnti superiori a 200 ma, applicate al soggetto per un tempo che puo raggiungere i 40 ms, possono indurre la fibrillazione nel muscolo cardiaco, Esistono poi dei casi di elettrocuzione in cui 'interruttore non in:- terviene. Tra questi 'eventualita pili classica e pili pericolosa e quella dell'elettrocuzione per contatto simultaneo tra due fasi. n fig. 5.5 e schematizzato questo tipo di incidente: una persona, isolata dal terreno, subisce un'elettrocuzione fra e mani, venute accidentalmente a contatto con due diverse fasi del"circuito di alimentazione. Diff. 11-12 ;1 'f t~ f' ~?,j it~; i!t.'! '. i,if' 1\ (: r "1~'.r-!i i0,1 r!! 001 r J 10 100 1000 (ma) ~_~::>"~ solante dn Fig. 5.4 Fig. 5.5

262 PARTE - CAP.S '~-":!'i~!::>'. -,.:':-", ~ ' 1 PARTE - CAP.3 ~"'" ~-, 263 L'assenza di dispersione a terra della corrente : non provoca alcun.. ~: squilibrio ( = 1 2 ), pertanto il differenziale non inverviene. D'altra parte, anche i1 fiuire di una corrente disperdente superiore alla soglia d'intervento dell'interruttore differenziale potrebbe determinate l'intervento di quest 'ultimo, ma i1 tempo di apertura del circuito risulterebbe comunque troppo lunge per limitare i danni delia fortissima corrente di elettrocuzione che fiuirebbe attraverso le braeeia ed il euore dell'infortunato. E poi tipieo il easo di non intervento del differenziale ehe si verifica, ad es. in un edifieio civile, quando, ad un impianto di terra eomune, solo alcuni utenti abbiano aggiunto la protezione differenziale. Questi ultimi non possono ritenersi protetti dal fatto che una carcassa metallica, correttamente a terra, non sia sot to tensione. Basta infatti che nella terra comune dell'edificio eircoli una corrente di dispersione, provoeata da uno 0 pili utizzatori non protetti dal differenziale, perche tutte le eareasse eollegate a terra, anche se protette dal differenziale, si trovino a valori di tensione peri colosi senza che il differenziale possa intervenire. Malgrado questi limiti l'interruttore differenziale, per quanto visto, risult a una protezione estremamente efficace, tale da poter essere considerata "ragionevolmente sicura". 6 - Trasformatore di isolamento 11tr asforrnatore di isolamento e un apparecchio in grade di t rasrnettere energia elet trica da un circuito ad un altro e di assicurare nel contempo un "perfetto'lisolamento elettrico fra i circuiti stessi. E costituito percio da un trasformatore caratterizzato dall'avere due avvolgimenti normalmente con rapporto di trasformazione 1:1. n fig. 6.1 e illustrato un circuito elettrico con un utilizzatore monofase, alimentato attraverso un trasformatore di isolamento T. L'utilizzatore non ha la carcassa metallica collegata a terra, e cia nonostante; se durante un guasto a massa una persona venisse in eontatto con il contenitore metallico, non sarebbe soggetta ad elettrocuzione, non determinandosi la chiusura verso terra del circuito secondario del trasf6rmatore d'isoamento. Questa salvaguardia e estesa naturalmente anche al contatto diretto fra una fase e a terra. Per quanto detto si potrebbe pensare che, tranne in caso di elettrocuzione per contatto diretto con le due fasi 0 in caso di guasto fra prirnarioj; secondario del trasformatore, la protezione fornita da questo dispositive sia quella ''jjerfetta'', senz'altro mig1iore di quella offert a dal'interruttore differenziale. Pur se meno evidenti che nei casi precedenti, esistono pero anche in questo caso delle situazioni di inefficacia. Ad esempio, e capacit a parassite (tratteggiate in fig. 6.1) che sempre caratterizzano i1 sistema circuito elettrico-terra, e che per opportune dimensioni del circuito a valle del traformatore possono assumere valori non trascurabili, possono permettere i1 passaggio di correnti fra la terra e una fase, chiudendo cosi il circuito che altrimenti, come si vede in fig. 6.1, sarebbe aperto. che puo causare il passaggio di una corrente, anche elevata, attraverso il corpo della persona in contatto con la carcassa dell'u tilizzatore. T 220V;v.e Fig. 6.1 e,;.j

~64 PARTE - CAP.S A maggior ragione, il contatto casuaje a terra di una parte del circuito che si trova a valle del trasformatore crea una via di ritorno in caso di contatto accidentale con la fase opposta del circuito. guasto a terra, per di piu, non viene percepito dalle protezioni di massima corrente eventualmente presenti nel circuito secondario e l'utente non puo essere salvaguardato (come si e gia visto) dall'eventuale intervento di fusibili 0 interruttori magnetotermici. 7 - Adozione della bassissima tensione sistemi di protezione basati sull'uso di bassissime tensioni (non superiori a 50 V se alternate, non superiori a 75 V se continue) sono, sotto certi aspetti, slmili al precedente. Queste bassissime tensioni vengono ottenute a partire dalla tensione di rete per mezzo di opportuni trasformatori, Un esempio e riportato in fig. 7.1. Come si vede, il trasformatore riduttore ha una presa centrale nell'avvolgimento secondario collegata all'impianto di messa a terra. Cosl facendo si riconduce a un guasto a terra sui primario qualsiasi contatto accidentale fra i due avvolgimenti del trasformatore. Pertanto sul Cabina R t -:;" 7 PARTE - CAP.S 265 circuito primario e opportuno inserire un interruttore differenziale che intervenga prontamente ad impedire pericolose dispersioni a terra. Un secondo esempio (riportato in fig. 7.2) e quello nelquale la riduzione di tensione viene effettuata mediante un trasformatore di sicurezza (e cui caratteristiche sono riportate nelle norme CEl 1Ot:36 (1976)) privo di collegamento a terra. La carcassa dell'utilizzatore non deve essere collegata a terra e nemmeno ad altre carcasse di apparecchi alimentati con altri sistemi, onde evitare l'instaurarsi di situazioni pericolose che nel caso precedente erano evitate dalla presenza del differenziale. Naturalmente questi dispositivi possono presentare gli stessi inconvenienti gia ricordati per il trasformatore d'isolamento (vedi fig. 6_.1). nquesto caso peri'>la tensione di contatto e al massimo pari a 24 V. Per quanto detto risulta quindi evidente che \'adozione delia bassissima tensione di sicurezza costitusce i1sistema protettivo sicuramente piii effi.cacecontro i pericoli dell'elettrocuzione, in quanto permette di eliminare totalmente la ~pericolosita dela tensione di contatto, costringendone i valori entr~ limiti innocui per il corpo umano. Purtroppo peri'>l'adozione generalizzata di un sistema protettivo di questo tipo comporterebbe costi economici proibitivi (ad es. sarebbe indispensabile aumentare le sezioni di tutti i conduttori). 220 V'V i Trasformatore di sicur e z z a r-'- '1 L'''.. _.1 [124V~ Utillzza~tore ~ :f J 'l. 1! Fig. 1.1 Fig. 1.2.,..,.,--..,-,;-', '.. L=-: