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Transcript:

Tariffa Assoc. Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.P.A - In A.P -D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/ 2004 n 46) art. 1, comma 2, DCB/43/2004 - Arezzo - Anno XVI n 4 / 2012 Nascere di nuovo 1

3 Primapagina Da dove ripartire? 4 6 Ricominciare da un gesto d amore Non basta condividere, occorre moltiplicare! 8 10 Un big bang del cuore Dio fa sempre fiorire la vita 12 14 Quando l incontro ci cambia Un luogo per rinascere 18 SOMMARIO 20 26 29 Il nostro Natale Lettere da Romena 24 Veglia - Prossime tappe C è musica che rinasce... 28 Graffiti trimestrale Anno XVI - Numero 4 - Dicembre 2012 REDAZIONE località Romena, 1-52015 Pratovecchio (AR) tel. 0575/582060 - mail@romena.it Il giornalino è anche online su www.romena.it DIRETTORE RESPONSABILE: Massimo Orlandi REDAZIONE e GRAFICA: Raffaele Quadri, Massimo Schiavo FOTO: Daniela Guerrini, Piero Checcaglini, Stefano Reolon, Gloria Casati, Giuditta Scola Copertina: Piero Checcaglini Hanno collaborato: Luigi Verdi, Pier Luigi Ricci, Luca Buccheri, Maria Teresa Marra Abignente, Giorgio Bonati, Luigi Padovese Filiale E.P.I. 52100 Arezzo Aut. N. 14 del 8/10/1996

Martina ha otto anni. Martina non esiste. Martina è stata inventata, ma la sua vita è vera, riassume quella di tanti bambini. La sua fortuna è di esistere solo sulla celluloide, e in una storia che le permette di salvarsi. Martina è la protagonista de L uomo che verrà, il film che racconta la strage di Marzabotto, nel settembre del 1944. Questa prima pagina è scritta da lei, è la scena finale del film. Al cuore della storia c è la vita semplice di una famiglia contadina, c è la terra, lievito e fatica. E c è la guerra, il mostro, che si insinua. Immedesimarci in questo mondo è il dono del cinema e, in questo caso, il compito di Martina. Martina non parla, un trauma infantile le ha rubato la voce. Ed è con i suoi occhi che vediamo tutto, sono i suoi occhi che ci conducono verso quella deriva di dolore insopportabile. Ed eccola l ultima scena. Tutto è avvenuto. Quasi duemila persone sono morte, un intera comunità è stata sterminata. A Martina è rimasto solo un fratellino nato nel fragore del dramma, l uomo che verrà che lei ha saputo salvare. Una bambina sola al mondo, senza voce, con un fagottino di vita in braccio. Nascere di nuovo. Come si fa? Guardiamola. Martina torna a casa. Sale senza fretta le scale, si affaccia nelle camere, scruta i letti disfatti, assorbe il calore delle impronte di chi non c è più. Poi esce, distende i suoi occhi sulla sua campagna inondata di silenzio. Guarda tutto lentamente, non per appurare ciò che già sa, ma per conservarlo. Primo messaggio: per nascere di nuovo non si deve fuggire da se stessi. Martina ha milioni di motivi per separarsi da quel passato che getta sul presente ombre prepotenti, per allontanarsi da quelle assenze fresche della vita che c era. Ma sta lì. Bisogna accettare: ecco cosa dice il suo sguardo che indugia lento sui luoghi amati. Il nuovo sorge sempre su ciò che siamo stati, anche se di quel passato restano solo macerie. Il piccolo ora piange, chiede calore. Martina lo stringe a sè. È solo una bambina, ma se ne prenderà cura. Quel bimbo è la nostra vita. Tutte le volte che ricomincia deve essere accudita senza condizioni. Un neonato non può sopravvivere se non ci dedichiamo a lui concretamente: così quando sentiamo nel profondo l esigenza di un cambiamento dobbiamo muoverci senza esitazioni. Non è una questione di coraggio, ma di necessità. PRIMAPAGINA Ma attenzione a quello che accade ora: con naturalezza Martina intona una ninna nanna. La voce è tornata? No, la sua voce non se n era mai andata. Era lì, in attesa. Torna ora perché ora è indispensabile, perché solo un canto può placare un pianto di bimbo. Ancora un messaggio: quando abbiamo accettato il passato, quando ci siamo mossi con gesti reali verso il futuro che ci attende, non possiamo che ritrovare la nostra voce interiore. La vita partorisce di continuo, ci dice Martina, partorisce sempre, anche in fondo alla più cupa delle tragedie. Bisogna seguirne il ritmo, accompagnarla in questa gestazione continua; è così che possiamo scoprire, passo dopo passo, la nostra identità. Scrive David Turoldo: Lo spirito è il vento che non lascia dormire la polvere. Un vento. Ecco cosa porta i germi del nuovo. Ecco con cosa possiamo soffiar via la polvere dei nostri immobilismi, delle nostre incertezze. Un vento, che soffia non fuori, ma dentro. Che ci invita ad aver voglia dell oltre, a cercare sempre il prossimo passo. È a quel vento che Martina si affida, è su quel vento che appoggia lo spartito invisibile di una ninna nanna. È la fine del film. È il nuovo inizio della sua vita. Massimo Orlandi

Da dove ripartire? di Luigi Verdi Ricominciare, ripartire, rinascere. Mi piace il sapore fresco di queste espressioni. Ma per non farle alloggiare nel vuoto dobbiamo affidarle a un filo di inizio. E allora: da dove si riparte? Da cosa si ricomincia? Giovanni Vannucci ci dice che la prima cosa da fare è renderci terra fertile, cioè essere disponibili a farci penetrare da quei germi di novità che sono sempre presenti nella vita. I germi di novità che sento nell aria e da cui vorrei ricominciare sono costituiti da gesti di bellezza e di tenerezza, sono intessuti di un amore speciale, quello di cui è fatto il perdono, e non appartengono a occasioni speciali, ma vivono della fedeltà al quotidiano. La bellezza e la tenerezza Papa Giovanni, in tempi di crisi della chiesa e del mondo, una sera dirà in una piazza gremita: Guardate come è bella la luna stasera, tornate a casa e date una carezza ai vostri bambini. Non c è niente come quel discorso che sappia tenere insieme la bellezza e la tenerezza. La tenerezza è come una carezza che tocca senza prendere, che avvicina senza dominare. La bellezza è una forza viva, che sa congiungere gli estremi, come il sole del mattino e la falce della luna nella notte, che mescola in giuste proporzioni il finito e l infinito. La bellezza e la tenerezza si abbracciano nei rari momenti di vita intensa, come quando si nasce, quando siamo innamorati o quando si muore, cioè ogni volta che siamo unificati, quando i nostri occhi sono impastati di lacrime e di luce. Per nascere di nuovo dobbiamo credere che l ultima parola non appartiene all interesse, al profitto, alla dura lotta quotidiana, ma a tutti quei gesti di tenerezza e di bellezza passati inosservati e che invece sanno tenere insieme il filo della vita. E il suo senso. Il perdono Ha un grande valore il perdono, se non si perdona la vita si blocca, non riesce più a scorrere. Ed è impossibile ricominciare davvero. Ma come si può arrivare a perdonare? 4 Perdonare è innanzitutto capire. Capire non vuol dire giustificare, il male è male, capire è la misericordia che nasce da un cuore che conosce le proprie miserie, i propri dolori, i propri errori e che quindi riesce ad accogliere anche l altro nella sua debolezza. Perdonare è anche non voler diventare come ciò che odiamo. Il perdono libera il cuore quando va oltre le ferite, quando non cerca la sconfitta dell avversario, ma ha rispetto di quello che l altro potrebbe essere e non riesce ad essere. Infine perdonare è riuscire a ringraziare chi ti ha ferito. È la cosa più difficile, ma la più liberante: nel suo testamento Bernardette di Lourdes dirà grazie a tutti coloro che l hanno ferita perché quelle contrarietà l hanno resa un altra persona. Ciò che abbiamo di più bello sono tutti quei punti della nostra vita che in origine possono aver fatto molto male, ma coi quali abbiamo imparato a vivere e che si sono trasformati in sorgenti di comprensione e di bene. La fedeltà al quotidiano Come la manna che non poteva essere accumulata, anche noi dobbiamo rinnovare ogni giorno ciò che ci serve per vivere, cioè pane e amore. Ogni giorno dobbiamo vivere sapendo che in esso non vi è nulla di troppo, nulla di indifferente e di inutile, che dentro la vita c è la sorgente che alimenta la sua creazione. Ogni giorno deve essere affrontato come un inizio, dove nulla è ancora deciso, dove ogni rischio è ancora aperto, dove ogni avventura è ancora indefinita. Bellezza e tenerezza, perdono, fedeltà al quotidiano. Sono queste le radici del nostro rinnovarci e nel rinnovarci dell essere sempre più vicini a se stessi. Sono questi gli ingredienti di un armonia interiore sempre rigenerata e rigenerante. L armonia, infatti, non è questione di dosaggi, ma è la conquista di uno spazio umano di libertà e creatività nel quale nulla è scontato, nulla già visto e in cui tutto è proiettato in avanti, verso il futuro che ci attende. Quello che so per domani ha scritto Henry Dominque Lacordaire è che la provvidenza sorgerà prima del sole.

Foto di Daniela Guerrini La volontà di ricominciare sempre costituisce il valore religioso della nostra piccola vita. Ernst Weichert

Ricominciare da un gesto d amore di Pier Luigi Ricci È possibile cercare di intervenire su se stessi, magari anche con qualche azione coraggiosa, per cambiare la propria vita. Ma quello che ha trovato il nostro Pier Luigi Ricci nella vita è che si rinasce davvero quando ci si occupa di qualcuno che non siamo noi. C è un modo meraviglioso per nascere di nuovo: è fare in modo che qualcun altro lo possa fare. Se, pur dentro ad un mare di difficoltà e di paure, provi almeno per qualche momento a guardare fuori di te e ad occuparti di qualcuno, ti accade una cosa meravigliosa: rinasce da dentro l energia, ti risenti vivo e presente, torni a camminare. È il miracolo della natura umana, è un segreto e una chiave sconvolgente, è quel calore che fa nuove tutte le cose. In assoluto questa è la strada maestra che porta verso la vita. Mi colpisce sempre tanto il vedere che in fondo chi si dedica agli altri, sia che lo faccia durante il lavoro che in momenti spontanei, molto spesso lo faccia per sostenere le proprie difficoltà e per aprire a se stesso nuove strade. Magari non se ne rende nemmeno conto fino in fondo e comunque fa bene lo stesso a farlo. Ma quando poi uno riesce a capirlo, a fare un balzo di consapevolezza e a dirsi la verità, si accorge di una cosa importante: che l amore in fondo è un atto egoistico, che fa bene a chi lo fa. E questo fa cambiare ottica e ogni altra persona vicino a te da problema si trasforma in opportunità. E allora davanti a te si apre un mondo diverso e puoi incominciare ad accorgerti che oltre tante maschere di pesantezza e di antipatia, ci sono esseri umani che forse sono caduti a terra, che chi è aggressivo sta soffrendo di qualcosa che non riesce ad accettare, che chi sta facendo degli errori forse non riesce a reggere i propri vuoti. Se fai tuo questo punto di vista e cominci ad occuparti di qualcuno di loro, facendo qualcosa perché possa rinascere un cammino ed una speranza, in quel momento, anche se non lo sai, sei tu che rinasci per primo. L amore non ha mai risultati certi, è come la mano del contadino che semina e come la pioggia che bagna la terra: non sai al momento cosa stia succedendo e forse non lo saprai mai: ma non puoi non esserti accorto di cosa sia successo dentro di te. Vorrei suggerirti tre cose da fare, perché tu possa nascere di nuovo, quando vorrai e quando tu ne avessi il bisogno: 6 1 - Riporta alla memoria un episodio in cui qualcuno, senza che tu te l aspettassi o che te lo meritassi, ha fatto qualcosa per te. Ricorda il suo volto, rivivi quel momento, ripensa all effetto che ti ha fatto. E se puoi vai a ringraziarlo, appena ti sarà possibile. Ma soprattutto sii consapevole di quanto sia stato importante per te, in certi momenti, l aiuto degli altri, perché forse non ce l avresti fatta da solo. Ciò che hai, ciò che sei non è frutto esclusivamente tuo. Qualcuno un giorno si è alzato per te, perché tu nascessi di nuovo. E forse oggi, quando sei tu ad alzarti, in fondo stai cominciando a restituire. 2 - Pensa a qualcuno che potrebbe aver bisogno di te. Non andare a cercarlo lontano, può essere lì a un passo e magari avere le sembianze di un rompiscatole o di uno che non vorrà mai farsi aiutare. A volte gli altri si lasciano toccare, anche se ti dicono che non vogliono e lo fanno se si sentono considerati e trattati con rispetto. Quando vai, non preparare prima cosa dovrai fare o vorrai dire, lascia che sia il cuore in quel momento a dettarti le parole e a guidare i tuoi gesti. Non aver paura di tremare o di non essere capito, tanto lui non ascolterà le tue parole, ma percepirà il tuo spirito. Ti potrebbe anche rifiutare, ma è lo stesso. Ogni cosa ha il suo tempo e questo lo devi sapere. Ma ogni nascita è impercettibile, è fatta di un lieve movimento e questo può accadere anche se tu non te ne accorgi. Non pretendere da te il risultato, lasciati andare e sii contento di essere lì: anche se non lo sai la vita rinasce per quel tuo gesto. 3 - Non ti aspettare un ringraziamento. Hai già ricevuto la tua ricompensa. E non fare il deluso se le cose non sono andate come volevi o se l altro non ti ha dato un riconoscimento: l amore non crea debiti, fa bene a chi lo fa. Anche se tu fossi arrabbiato hai già ricevuto la tua ricompensa: è vita, vitalità anche quella, è passione che si sprigiona. Quando stai tornando a casa, prova ad ascoltare ciò che ti sta succedendo, a sentire le tue fibre che rinascono, a percepire il tuo battito, ad assaporare quell energia che sta scorrendo dentro di te. Si chiama nascere di nuovo.

Foto di Giuditta Scola Dove si continua un sogno, si pianta un albero, si partorisce un bambino, là opera la vita, e si è aperta una breccia nell oscurità del tempo. Hermann Hesse

Non basta condividere, occorre moltiplicare! di Maurizio Maggiani* Mi voglio rendere antipatico. Voglio salutarvi con un pensiero che vi roda il fegato. Aveva appena finito di parlarci della bellezza e della tenerezza. Una riflessione bellissima. Ma Maurizio Maggiani aveva in serbo per noi un ultima intuizione. Che non rode il fegato, piuttosto apre nuove, stimolanti strade... Bisogna dar peso alle parole che si usano, rifletterci, guardarle una per una in faccia. Ne prendo una, di parola, di cui so che andate pazzi, anche qui a Romena, e che io invece guardo un po di sbieco, con sospetto. Questa parola è condivisione. Siamo qui a condividere. Condividiamo questo momento. Questa parola vi piace da impazzire, vero? A me, devo dirlo, mette invece un po di ansia. Riflettiamoci, con calma. È una parola fatta di due parti: con-dividere, dividere con. Dite la verità: dividere vi sembra una bella parola? Quando sento la parola dividere, avverto come la sensazione di un coltello che taglia, di qualcosa che separa. Guardate il dizionario: dividere vuol dire tagliare, separare, sezionare, resecare. C è, tra queste, un espressione che vi piace? Non mi piace il condividere. Certo dividiamo insieme, ma è pur sempre un dividere. È un qualcosa che indica separazione, che significa averne poco comunque. Gli spagnoli, che sono più delicati, e usano molto più il latino di noi, dicono compartir, cioè fare parte-con. Già è più attenuato, già sarebbe meglio. Ma condividere... Pensateci bene. Se siamo insieme e se siamo davvero in tanti come adesso non è che dobbiamo condividere, noi dobbiamo moltiplicare. Se siamo qui, se abbiamo una spinta così forte che ci ha portati qui, non siamo qui per tagliare, ma per moltiplicare. Quando erano 5-6mila laggiù e c erano cinque pani e due pesci cos ha fatto Gesù? Non ha certo detto andate e condividete. Ha detto andate e moltiplicatevi. E allora, tutto ciò che riguarda bellezza e tenerezza non è da condividere, ma da moltiplicare. Certo, per moltiplicare siete chiamati a fare un miracolo. Se siete chiamati, e siete qui, è solo per fare dei miracoli. Perché per moltiplicare bellezza e tenerezza, come per moltiplicare pani e pesci occorrono dei miracoli. E non dite che non fate miracoli perché non siete quello là, quello là siete voi, l ha detto Lui. Perciò non mentite e non trovate scuse: siete chiamati a fare dei miracoli. Ingegnatevi: fate dei miracoli! Non buttate via la condivisione. La condivisione serve. Se volete condividere con me vi dico cosa si può condividere: la colpa (se la condividete ce n è un po tutti), la pena (se la dividete ce n è un po meno per tutti), la malattia, la morte. Quella roba lì più la condividi e meno ce n è per ognuno. Ma se c è qualcosa di buono circa la vita, non limitatevi a condividerlo. Chiedete se potete, di moltiplicarlo. *Grande scrittore (è autore di libri bestseller come Il Coraggio del pettirosso) editorialista, affabulatore, il 21 ottobre scorso Maggiani ha partecipato per la seconda volta quest anno agli incontri organizzati dalla fraternità. Questo testo riproduce la parte finale del suo intervento. 8 La registrazione integrale dell incontro si può ascoltare o scaricare alla pagina podcast di www.romena.it

Foto di Gloria Casati Le sole rivoluzioni creatrici della storia sono nate dalla trasformazione dei cuori. Olivier Clement 9

Un big bang del cuore di Marina Marcolini* Accade non a caso, non per una ragionata adesione, ma come un folgorante innamoramento. Il racconto di una conversione, di una rinascita, di una rivelazione: l incontro con un Dio che si fa piccolo, come un neonato. Mi ha sempre affascinato la storia di Pascal, che teneva cucita nella piega del vestito una piccola pergamena, scoperta solo dopo la sua morte, dove conservava con amorosa cura parole scritte al momento della sua improvvisa conversione. Aveva annotato lì l emozione provocata da un esperienza indimenticabile: un incontro personale con Dio, che fu per lui non solo una svolta esistenziale, ma una vera e propria folgorazione, in grado di trasformare profondamente la sua vita, così com era successo a Paolo. Queste conversioni improvvise e violente, cioè con la percezione di un irruzione nella propria vita di un Altro da sé, non sono facili da comunicare, da tradurre in un discorso: tutto infatti si gioca nell attimo in cui avviene qualcosa di totalmente nuovo che colma di stupore chi le vive. Da quel momento in poi la propria vita apparirà come suddivisa da uno spartiacque, che separa un prima e un dopo, quasi due persone diverse. Un big bang scoppiato nel silenzio del cuore. Paolo racconta di una luce accecante e poi della fatica di tornare a vedere. Perché l irruzione di Dio in una vita la sconvolge e tutto quello che credevi prima appare ora diverso e ti sembra per un po di essere cieco. Anche la mia non è stata una conversione a tavolino, una ragionata adesione a un credo, ma un folgorante innamoramento. Un giorno di 8 anni fa è successo qualcosa che mi ha fatto rinascere a una vita nuova. Quello che ho provato quel giorno è stata una cosa grandiosa e inaudita ma al tempo stesso semplice e familiare, piccola e umile, fatta di silenzio sottile, dell alito della mangiatoia. E non era una cosa dell altro mondo, oppure sì ma solo nel senso in cui possiamo dire che sembra venire da un altro mondo lo sguardo di un neonato che ci è vicinissimo: possiamo toccarlo, stringerlo, ma insieme profuma di mistero. È così anche quando siamo innamorati e proviamo emozioni che diciamo celestiali perché non ci sembrano di questa terra. Quel giorno non solo ho scoperto che Dio esiste, ma l ho trovato molto diverso da come lo immaginavo. Non un Dio lontano, ma un Dio vicinissimo, da gustare. I mistici adoperano spesso metafore del gusto per parlare di Dio, un Dio buono non solo nel senso di misericordioso, ma buono come è buono un cibo, un vino, qualcosa di cui si può fare esperienza e che dà bellezza e gioia alla vita. E così anche la Bibbia: Gustate e vedete quanto è buono il Signore. Il Dio cristiano, che credevo nemico della libertà e della felicità e scrivevo con la minuscola, mi è venuto incontro come Dio della gioia e della festa: il Dio di Cana, che intensifica la vita. Ho trovato tante conferme della mia esperienza in uomini e donne di tutti i tempi. Com è l uomo nuovo, l uomo rinato alla nuova vita di Dio? Ha tante caratteristiche ma la più importante è questa: «soprattutto egli è felice, divinamente felice» (Evagrio Pontico). E Agostino scrive: «abbiamo disputato sulla felicità e non conosco valore che maggiormente si possa ritenere dono di Dio» (De beata vita). Fidati di me e non di te, dice Dio a Gabrielle Bossis, perché solo io voglio veramente il tuo bene, la tua felicità. Io non ho trovato un Dio da temere, da ubbidire, ma un Dio che si fa piccolo, da accogliere e accudire dentro di me, come si accudisce una nuova vita che cresce nel grembo, con tenerezza, amore, intelligenza, dandogli tanto di noi stessi. E piano piano il seme divino che cresce dentro di noi ci trasforma e ci fa sempre più simili a sé. Si avvia un progressivo cambiamento e si comprende che siamo esseri in continuo divenire, con un pulsare dentro, un assillo, che spinge a lasciare il vecchio e ad andare avanti. Come diceva Turoldo: l uomo è un duomo, una cattedrale senza cupola, tutta da costruire. *Docente di letteratura italiana all università di Udine, Marina Marcolini collabora con padre Ermes Ronchi come autrice della trasmissione televisiva di Rai Uno «Le ragioni della speranza». Ha di recente pubblicato per le Edizioni Paoline Per voce di donna e, insieme a padre Ermes Le ragioni della speranza, commento ai vangeli domenicali dell anno C. 10

Foto di Marta Togni Primavera non bussa, lei entra sicura, come il fumo lei penetra in ogni fessura... che paura, che voglia che ti prenda per mano, che paura, che voglia che ti porti lontano. Fabrizio De André 11

Dio fa sempre fiorire la vita Intervista di Luca Buccheri Alberto Maggi è un teologo e biblista appassionato e sapiente; ha grandi intuizioni, e una notevole capacità di trasmetterle. Ma sul tema del rinascere abbiamo voluto interpellarlo anche in relazione a una sua vicenda personale: Alberto ha recentemente affrontato una durissima battaglia tra la vita e la morte. Nascere di nuovo è un tema caldissimo, per lui. Alla luce della tua recente esperienza di malattia, come risuona dentro di te la parola rinascere? I tre mesi trascorsi in terapia intensiva, tra la vita e la morte, sono stati una straordinaria esperienza che ha tanto arricchito la mia vita. Ho potuto ancora una volta toccare con mano che, anche in situazioni di morte, il Signore è capace di far fiorire la vita. Ha ragione Paolo quando, nella Lettera ai Romani, scrive che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio (Rm 8,28). Siamo inseriti in un grande disegno di amore del Padre, c è solo da restargli fedele anche quando le circostanze della vita non fanno percepire questo amore. Stando faccia a faccia per mesi con la morte (la sera chiudevo gli occhi senza sapere se poi li avrei riaperti il giorno dopo), ho potuto conoscerla meglio, e considerarla come un amica e non come una nemica. Ho compreso perché Francesco la chiamava sorella morte : lei non veniva a togliermi la vita, ma a offrirla in pienezza, permettendomi, grazie a lei, di continuare in maniera definitiva e completa la mia vita. Sapendo di poter morire da un momento all altro non mi consideravo un infelice, ma facevo mia l ultima beatitudine del Nuovo Testamento: Beati i morti che muoiono nel Signore (Ap 15,13), e questa beatitudine accompagna ogni momento della mia vita. Quale figura o immagine biblica ti fa venire in mente l espressione Nascere di nuovo? Per gli evangelisti, quanti incontrano Gesù e lo accolgono come modello della propria esistenza, rinascono, diventano persone nuove. Due personaggi dei vangeli sono particolarmente significativi, il cieco nato di Giovanni (Gv 9) e il lebbroso di Marco (Mc 2,40-45). Il cieco nato, anonimo, è personaggio rappresentativo di quanti, vittime della religione, che inculca loro il senso di colpa e del peccato ( Sei nato tutto nei peccati!, Gv 9,34), vivono nelle tenebre, senza poter scorgere la luce dell amore del Creatore per le sue creature. Una volta che il cieco incontra Gesù e accoglie la sua parola, torna a vedere ma non viene riconosciuto (Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia», Gv 9,9). Sembra strano che le persone non riconoscano chi era stato cieco. Non si erano cambiati i suoi connotati, semplicemente era tornata la luce negli occhi. 12

Quel che meraviglia non è un cambiamento fisico, ma la profonda trasformazione interiore dell individuo. Quando una persona ritrova libertà e dignità, diventa una persona nuova, pur rimanendo la stessa. Plasmato col fango di Gesù, il cieco è un uomo nuovo, creato a sua immagine e somiglianza, è unto come Gesù. È l uomo con condizione divina, l uomo nuovo creato a immagine di Dio (Ef 4,24), uomo libero, che non viene riconosciuto dai sottomessi. L altro personaggio è il lebbroso. Considerato colpevole della sua condizione in quanto punito da Dio per i suoi peccati, è emarginato dalla società e dalla religione. Il lebbroso ha perso tutto: la famiglia, gli amici, il lavoro, l onore, e ha perso anche il conforto che poteva venire da Dio poiché considerato impuro, non si può neanche rivolgere al Signore. La sua situazione è disperata: è impuro, l unico che potrebbe togliergli la sua impurità è il Signore, ma lui poiché impuro non si può rivolgere al Signore una dottrina spietata che getta le persone nella più profonda disperazione. Poi il lebbroso incontra Gesù Lui sa che non è degno di avvicinarsi a Gesù, ma il Signore lo tocca, e la lebbra scompare e con essa la traballante teologia di scribi e farisei, la dottrina del merito. Non è vero che l uomo deve essere puro per accogliere il Signore, ma è vero il contrario: è accogliere il Signore quel che rende puro l uomo. Il Dio di Gesù non guarda i meriti delle persone, ma i loro bisogni. Non è attratto dalle loro virtù, ma dalle loro necessità; non concede il suo amore come un premio, ma come un regalo. In che modo la Parola di Dio può aiutare a far rinascere la vita? Gesù paragona la sua parola a un seme (Mc 4,1-29). Quando la parola trova un terreno accogliente, senza ostacoli, comincia a mettere profonde radici che cambiano la vita della persona, la trasformano, e l individuo assiste, con sorpresa crescente, alla fioritura della parola nella sua vita, a un frutto abbondante e straripante di energia vitale. Forza vitale che crescendo, ed espandendosi, restringe fino ad annullare quelle tossine mortifere che potevano essere presenti: rancori, egoismi, chiusure e tutto quel che non è in sintonia con l amore generoso che il Padre comunica. L uomo che ha accolto la Parola diventa lui stesso benedizione divina per quanti incontra, diventando lui stesso collaboratore all azione creatrice del Padre. Nascere di nuovo è collegato alla gioia? La gioia nasce dall esperienza di sentirsi amati incondizionatamente, scoprire che il Padre non ci ama perché siamo buoni, ma perché lui è buono. Questa gioia iniziale è destinata a crescere moltiplicandosi: più persone sperimenteranno, attraverso il nostro amore, di essere amate e più la nostra gioia crescerà. Più si dona e più la gioia cresce, come scrive Giovanni nella sua Prima Lettera: Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena (1Gv 1,4). Che significato di fondo ha per te il Natale? Il Natale di Gesù, il Dio che si è fatto uomo, è un invito a diventare sempre più umani. Se Dio è diventato uomo, significa che tanto più siamo umani quanto più liberiamo il divino che è in noi. Non ci viene chiesto di salire come angeli verso i cieli, ma di scendere, come lui e con lui, verso gli uomini, attenti e sensibili ai bisogni e alle sofferenze dell umanità. Natale significa accogliere il Dio che non assorbe l uomo, ma gli comunica la sua energia. Un Dio che non chiede offerte, ma Lui si offre, chiedendo di essere accolto per fondersi con l uomo, dilatarne la capacità d amore, per renderlo l unico vero santuario dal quale si irradia il suo amore, la sua misericordia e la sua compassione per tutti gli uomini. Lasciamoci con un augurio... È possibile essere pienamente felici, qui, in questa esistenza terrena. L assicura Gesù. La felicità, infatti, non consiste in quel che si ha, ma in quel che si dà: Si è più beati nel dare che nel ricevere (At 20,35). Donare non è perdere, ma guadagnare, perché, ci assicura Gesù, si possiede solo quel che si dona, quel che si trattiene non si possiede, ma ci possiede. L augurio è che tutti siamo capaci di dare: tanto più grande sarà il nostro dono quanto più grande sarà la risposta del Padre nella nostra vita. Auguri! 13

Quando l incontro ci cambia di Luigi Padovese Non si può generare il nuovo restando chiusi in una torre d avorio. La nostra vita cambia solo se ci affidiamo agli inviti, alle provocazioni, agli stimoli che ci vengono dagli altri. Io non so chi sono prima di incontrare te (E. Levinas). C è un luogo privilegiato nella nostra vita dove possiamo nascere di nuovo, ogni giorno. Questo luogo si chiama incontro, si chiama relazione, in particolare con le persone più vicine, che ci stanno a cuore. Ascoltare e incontrare l altro ci trasforma. Ciò vale sia nelle occasioni e negli incontri speciali che possono dare una svolta alla nostra vita che nella quotidianità, nei rapporti di tutti i giorni, nelle diverse routine che frequentiamo. Proviamo a pensare a un aspetto di noi stessi e del nostro vivere che non abbia a che fare con qualche rapporto. Non esiste nulla di noi che non sia in qualche modo legato ai rapporti con gli altri. Sono ciò che sono perché ci sono gli altri. La trama della nostra vita si costituisce dunque, giorno dopo giorno, attraverso le relazioni che intrecciamo. In questo intreccio quotidiano, nel tempo, si formano inevitabilmente dei nodi che rendono faticosi e difficili i rapporti, ma contemporaneamente si possono presentare opportunità e incontri che ci permettono di esprimere le nostre potenzialità, le nostre speranze, la nostra autenti-cità più vera. Tutti nasciamo uomini o donne ed abbiamo una vita intera, attraverso molteplici ri-nascite, per diventare davvero esseri umani. Questa possibilità di evolvere ce la offrono abbondantemente le relazioni che via via costruiamo e frequentiamo. Ogni persona trova la sua maniera, la sua via, certe volte tormentata e faticosa, per diventare se stessa. Se io ho rapporti buoni, naturali, creativi, liberi, spaziosi sarò più felice, più centrato, più maturo. Se i miei rapporti sono pieni di sospetto, di paura, di rancore, di invidie, di sensi di colpa, di gelosie allora sarò così anch io: incompleto, pieno di nodi, teso, insoddisfatto. Per tutto questo i rapporti sono importanti come potenzialità di rinascita: il recupero di quella socialità, di quello stare insieme che ci rende più umani rappresentano gli ingredienti fondamentali per il nostro benessere. È nei rapporti che possiamo trovare gli spazi e gli stimoli per la nostra evoluzione. È nei rapporti che possiamo recuperare le nostre maleforme ricercando quell armo-nia e quell autenticità senza le quali tutto diventa più difficile. Per questo, partendo dai rapporti che più influenzano la nostra vita, oggi, è importante interrogarci e cercare di capire che qualità, natura e solidità esprimono. Quali bloccano la nostra evoluzione, quali la possono sostenere, quali ci stanno più a cuore, a quali dobbiamo fare spazio, quali infine dobbiamo avere il coraggio di potare per proseguire il nostro cammino di vita? Dobbiamo perciò capire cosa ci aiuta a generare vita nelle nostre relazioni, quali condizioni permettono ai nostri rapporti di essere fertili, quali qualità dobbiamo coltivare per far emergere e incontrare lo sconosciuto, il nuovo che è in noi. Seguendo questa direzione, oggi più che mai, sono importanti: l attenzione (tutto diventa più interessante), l ascolto (la premessa a un vero incontro con l altro), l accoglienza (apriamo la porta al cambiamento) e infine la fiducia (se non accetto il rischio non posso evolvere). J.P. Sartre, filosofo, disse che l inferno sono gli altri e l esperienza quotidiana ci mostra quanta desolante verità spesso racchiuda questa affermazione; ma può essere vero anche l opposto nelle relazioni possiamo trovare il nostro paradiso. Questo è possibile quando riusciamo a costruire e a mantenere relazioni che non legano, che non stringono, che non possiedono, dunque relazioni che nutrono e che ci permettono di vivere, di crescere, di evolvere, di assumerci la responsabilità di stare dentro a quel rapporto, di sentirci ingaggiati nell affetto e nell amicizia, di ritrovare quella parte più autentica e vera di noi stessi. Allora in quegli istanti, in quelle occasioni, ritroviamo il nostro paradiso, la nostra nuova nascita E questa ricerca ci accompagna per tutta la nostra vita. 14

Foto di Piero Checcaglini Che nasca così piccolo e così libero da essere incapace di aggredire, di odiare, di minacciare. Così umile e ingenuo da ragionare con il cuore. Ermes Ronchi 15

Illustrazione di Stefano Reolon 16

Accogliamo lo Spirito come la vela prende il vento, sia quel vento di passione ad orientarci, per non restare preda delle nostre conquiste, o permettere alle paure di possederci. Luigi Verdi 17

Un luogo per rinascere di Giorgio Bonati Da oltre un anno Giorgio, frate cappuccino, vive un esperienza di incontro con la nostra Fraternità. La conosce ormai bene anche dall interno, ma continua a viverla come ognuno dei viandanti che la frequentano. Ed è con il cuore del viandante che ha scritto questo articolo, individuano il filo del nascere di nuovo come seme comune di tutti i corsi e le attività cui ha partecipato. Ecco un nome nuovo per definire Romena: un luogo per rinascere! Fratello giornalino mi viene incontro suggerendo in estrema sintesi ciò che tanti, compreso il sottoscritto, hanno provato sulla pelle in occasione di qualche giorno trascorso a Romena. Proprio sulla pelle, scritto lì, quasi come un tatuaggio indelebile. Si, credo che ogni corso di Romena in fondo abbia in sé questo dono: l invito a rinascere. Solo un invito, ovviamente, perché qui nessuno si azzarda a dire o dare di più: un pezzo di se stessi, quel pezzo che hai vissuto, verificato su di te, quello che ti è servito per uscire fuori dal labirinto della vita e tornare a respirare con occhi nuovi. Questo è quello che si offre. Niente ricette, ma solo esperienze, spiragli di 18 consapevolezza di sé e di ciò che ci circonda. Mi lascio un po trascinare dall entusiasmo, ma dopo ogni corso vissuto a Romena è così, scusatemi, ma non ci posso far nulla. È terminato in questo week end quello intitolato Abitare la vita, abitare se stessi e, vi assicuro, starmene li a gustare ogni volto che veniva dolcemente accarezzato dopo aver valicato una simbolica porta e aver, con determinazione, professato il proprio impegno, è cosa da mistici: questa è la contemplazione che amo, che adoro, che mi fa rinascere alla vita con più tenerezza, con maggior fiducia, che mi aiuta a giungere a quella fede nuda che anelo. E vi lascio immaginare la rinascita di chi si è coinvolto lavorando seriamente su di sé, sulle proprie maschere, riuscendo a dar

luce alle proprie ombre, come sintetizzava ieri l amico straniero che ha partecipato al corso: Georgos. E che dire della pazzia santa che anima coloro che terminano il primo corso: questa proprio non si può descrivere, è cosa di altri pianeti, di altri mondi. Io amo mettermi lì, in cima alla scala fuori dalla bottega, e, mentre passano uno ad uno, guardare quei volti, e mi accorgo che in due semplici giorni qualcosa muta, qualcosa nasce, nuovo, dentro e fuori, perché il corpo non mente, non sa mentire come la mente. Quanta sana adrenalina, quanta passione per la vita sanno donarti quelle neppur 48 ore trascorse col maestro Pigi a dirigere l orchestra di cuori che lentamente si sciolgono, si muovono, si abbracciano. E che meraviglia sapere che questo è solo l inizio. Dopo esserti guardato dentro e aver scoperto che non sei niente male, è l ora che lo sguardo si volga un po più su, poco più su. Nel secondo corso credo si cerchi solamente una cosa: rendere sacra ogni cosa. Gigi lentamente ti fa innamorare. Di Dio! Il Dio servo, il Dio tenero, il Dio libero, quello impastato con i nostri giorni, che si lascia mangiare e bere sempre, quello che diviene vita se noi si passa dal fuoco sacro, quello che ci chiede di fidarci, di chiudere gli occhi e procedere al buio, ma mai soli! Ecco: qui rinasce l anima, qui la parte spirituale prende corpo, si nutre di ciò di cui ha bisogno ed è pronta a spiccare il volo. Già, ma poi serve sorella costanza. Sappiamo quanto non sia per nulla facile spiccare ogni giorno il volo: ecco allora che giunge l ora di esser guidati per le strade della vita da un cieco! È il nostro Wolfgang che ti prende per mano e ti aiuta ad inoltrarti nei boschi di Quorle quanto in te, e con la sua vita indica una disciplina quotidiana, fatta di cose semplici e naturali, perché come diceva I Navajo insegnano ai loro bambini che ogni mattina il sole che sorge è un sole nuovo. Nasce ogni giorno, vive solo per quel giorno, muore alla sera e non ritornerà più. Dicono ai loro piccoli: Il sole ha solo questo giorno, un giorno. Vivi bene la tua vita in modo che il sole non abbia sprecato il suo tempo prezioso. papa Giovanni: Ciò che è semplice è naturale e ciò che è naturale racchiude il divino. Qui si trova il nocciolo della vita, fare di ogni giorno una dolce disciplina, capace di dare armonia al corpo tanto quanto all anima e pure alla mente. Sembra quasi che Pigi, Gigi e Wolfgang, i tre autisti a guida dei corsi si siano messi d accordo: nella vita ciò che è essenziale non è ciò che ci accade, ma ciò che facciamo con quello che ci accade, e loro ne sono la prova più evidente. Davvero le nostre debolezze possono diventare l occasione propizia per rinascere, davvero possiamo metter oro nelle ferite, anche quelle più profonde, davvero possiamo meravigliarci di un lavoro fatto e avere il coraggio di esser più liberi, basta saper sapientemente potare, come ci insegnano i contadini. Mi avvio alla conclusione non senza accennare all ultimo corso arrivato al porto di Romena. Quello che ci siamo inventati Gigi, Grazia ed io è stato tentare di dare un tocco di leggerezza a questa vita che si presenta spesso di altro peso. Solo a pronunciarla questa parola allarga i polmoni, ma non basta. Ecco allora che ci siamo inchinati di fronte al nostro cuore bambino e lo abbiamo accarezzato. Ci siamo lasciati meravigliare da quello che c è e siamo andati al nocciolo, all essenza delle nostre relazioni e vi abbiamo instillato una buona dose di fiducia per poter nascere di nuovo, ogni giorno. È ormai più di un anno che vivo Romena e ho avuto la fortuna di infilarmi in ognuno di questi corsi e di guardarli, dentro e fuori, e godo, si, godo al pensiero che avrò ancora l opportunità di ficcare il naso e gli occhi e il cuore in questi luoghi sacri, in queste parole che diventano carne, diventano vita. Mi chiedo solo: saprò ridestare in me ogni giorno il nuovo che arriva? 19

Il nostro Natale Nascere di nuovo. È un tema scelto non a caso, per questo periodo natalizio. Ci piace collocare questa voglia di ripartire, di rinascere proprio accanto al bambino che nasce a Betlemme, all infinito che scende tra di noi. In queste pagine ci avviciniamo a Gesù che nasce insieme a una pagina di Erri de Luca, a una poesia di Ermes Ronchi e a una riflessione di padre Vannucci. M 20 Ermes Ronchi