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Alessandro Tenaglia Il vangelo secondo Stephen King CLAUDIANA - TORINO www.claudiana.it - info@claudiana.it

Scheda bibliografica CIP Tenaglia, Alessandro Il vangelo secondo Stephen King / Alessandro Tenaglia Torino : Claudiana, 2016 133 p. ; 21 cm. (Nostro tempo ; 137) ISBN 978-88-6898-073-3 1. King, Stephen Riferimenti [ai] Vangeli 813.54 (ed. 22) Narrativa americana in lingua inglese, 1945-1999 Claudiana srl, 2016 Via San Pio V 15-10125 Torino Tel. 011.668.98.04 - Fax 011.65.75.42 info@claudiana.it www.claudiana.it Tutti i diritti riservati - Printed in Italy Copertina: Vanessa Cucco In copertina: Caspar David Friedrich, Abbazia nel querceto, (1808-1810), Alte Nationalgalerie, Berlino.

A Benno Alla III E del Liceo classico «Gabriele D Annunzio» di Pescara, anno 1979

Punto di partenza «Adesso sai che sapore ha la paura, pensò. Era ora che lo scoprissi, dopo tutto quel che hai scritto sull argomento» 1. La materia di indagine di Stephen King è la paura. Dall esperienza della paura nascono i mostri. E dall incontro con i mostri nascono le domande. E in mezzo alle domande si snoda la vita reale. E dalla non risposta alle domande rinasce la paura. Da questo circolo vizioso nasce la ricerca di Stephen King sulla materia: la paura. Perché di materia si tratta. La visione del male tanto reale da uccidere realmente. E nella vita reale le cose prendono sempre dei nomi. Come i tanti nomi del diavolo. Il mio incontro con Stephen King è avvenuto attraverso il cinema. Non la TV, anzi, credo che la TV lo abbia servito molto male. Il cinema è l arte dei sogni che meglio ritrae la vita reale. Avvicinarmi alla sua parola scritta, però, è stato rivelatore. Si potrebbe pensare io l ho fatto per tanto tempo che in realtà King sia un maestro nello scrivere dei fantastici plot narrativi per il cinema e per la TV, ma che non sia davvero uno scrittore. E invece in principio non c era il film, ma la parola. E King è scrittore. Senza dubbio. Parola creatrice di immagini, di certo. Parola creatrice di tensioni. Ma anche parola che racconta la vita. Nelle storie di Stephen 1 Stephen King, It, Sperling & Kupfer, Milano 2013, p. 153; d ora in poi: It. 7

King c è la vita reale, anche in tutti i suoi dettagli più banali, quotidiani, triviali. Questo rende la paura ancora più forte: la paura smossa dalle storie di King diventa reale perché tutti possiamo rispecchiarci nei suoi personaggi, nella loro quotidianità, nelle loro piccole nevrosi, nelle loro necessità primarie. E tutti possiamo rispecchiarci nelle relazioni tra i personaggi di King: tutto è assolutamente umano e narrato con evidenza e onestà. La narrazione di King utilizza un linguaggio quotidiano, accessibile, comune, e le sue storie, con tutti i loro caratteri, hanno sempre un carico morale, mai moralistico. In questo, credo venga naturale un accostamento alla chiarezza, alla semplicità nella complessità, del linguaggio delle parabole evangeliche, anche se l estrema sintesi di queste è l opposto della grande, spesso enorme, estensione delle narrazioni di King. Ma, dimensioni a parte, l intento è di parlare alla gente con molti contenuti stratificati facendosi capire da tutti. I simboli di riferimento di King sono biblici, senza dubbio. Potrei usare senza esitazione la parola «archetipi»: King si mostra consapevole e edotto riguardo alla psicologia e alla psicoanalisi di impronta junghiana, che degli archetipi dell inconscio ha fatto il suo centro. Gli archetipi, secondo la psicologia del profondo di Carl Gustav Jung, sono però antecedenti alla Bibbia stessa, sono patrimonio dell umanità intera, e si ritrovano in tutte le culture e nei loro miti, storicamente anche precedenti alla Bibbia. King, nelle sue narrazioni, sembra lavorare proprio sui temi dell inconscio collettivo e su come l inconscio collettivo venga a individuarsi nelle persone (in ciascuno di noi), come vengono rappresentate dai suoi personaggi. La provenienza della psicoanalisi freudiana dalla cultura ebraica è cosa nota; ugualmente fondamentale l origine dall impostazione cristiana (Jung, svizzero, era figlio di un pastore protestante riformato) per la psicoanalisi del profondo di Jung 2. 2 Jung non lasciò mai la chiesa riformata, in cui suo padre ricopriva il ruolo di pastore. L influsso della formazione cristiana protestante per Jung è sicuramente incontrovertibile, anche se svariati sono i riferimenti spirituali e filosofici cui Jung fece riferimento, sviluppando una concezione che si potrebbe chiamare agnostico-panteistica. Importanti i suoi interessi per il paranormale, cui ha dedicato diversi scritti, o 8

«Tutti gli scrittori hanno una loro linea di comunicazione con l inconscio», spiegava, sorvolando sul dubbio che si andava consolidando nel passare degli anni sulla reale esistenza di un inconscio. «Ma la persona che scrive storie dell orrore comunica forse con qualcosa di più profondo qualcosa che potremmo chiamare l in-inconscio, se vi piace». Risposta elegante, questa, ma non proprio sincera. Inconscio? Be, qualcosa là in fondo doveva esserci, ma Bill pensava che la gente avesse molto sopravvalutato una funzione che probabilmente era l equivalente mentale della lacrimazione degli occhi irritati da un granello di polvere o l emissione di gas intestinali un ora circa dopo un pasto pesante. La seconda metafora era probabilmente la più esplicita, ma non sarebbe stato molto simpatico raccontare agli intervistatori che per quanto lo riguardava i sogni, le confuse nostalgie e le sensazioni di déjà-vu si riducevano in fondo ad una serie di rutti mentali. Si vedeva che avevano bisogno di qualcosa, tutti quei reporter con i loro taccuini e i loro piccoli registratori giapponesi, e Bill desiderava aiutarli come meglio poteva. Sapeva che scrivere era un mestiere duro, un mestiere maledettamente duro. Inutile sarebbe stato rendere ancora più arduo il loro ribattendo: «Amico mio, tanto varrebbe che mi chiedessi chi ha gettato la luna nel pozzo». Ora riflette: hai sempre saputo che ti rivolgevano la domanda sbagliata, ancor prima che telefonasse Mike; ora sai anche qual è la domanda giusta. Non da dove prendi l ispirazione, ma perché ti vengono le ispirazioni. Certo che esiste una linea di comunicazione, ma non con un presunto inconscio, in versione Freud o Jung a seconda delle preferenze; non con un canale scolmatore della mente, non con una caverna sotterranea piena di morlock che aspettano di manifestarsi. Non c è niente all altro capo di quella linea che non sia Derry. Solo Derry. E» 3. King, inoltre, è americano e proviene da una famiglia di fede metodista. Il protestantesimo vissuto di matrice americana è dapper la fisica, che lo hanno visto indagare il tema della sincronicità insieme al fisico premio Nobel (inizialmente suo paziente, poi collaboratore) Wolfgang Pauli, mettendo in relazione le scoperte della fisica quantistica con la teoria dei simboli alchemici da lui elaborata. Sul piano religioso, Jung sviluppò un sostanziale disinteresse per le religioni storiche se non come riferimenti simbolici dell inconscio collettivo, e dichiarava ugualmente disinteresse per le professioni religiose dei suoi pazienti e in genere nel suo lavoro psicoanalitico. Il corpus delle opere junghiane è imponente e la letteratura su Jung immensa. 3 It, p. 254. 9

pertutto nelle sue narrazioni. Si tratta di qualcosa di specifico, che porta una persona come Stephen King ad avere una naturale dimestichezza nei confronti della Bibbia, la quale, con le proprie storie e i propri personaggi, ha costruito fin dalla sua prima infanzia il suo universo simbolico; naturalmente aver letto e ascoltato la Bibbia fin da bambini è cosa diversa dall essere un biblista, o dall avere una competenza teologica specifica: non credo che questo sia mai rientrato negli interessi del nostro autore. King scrive storie, soprattutto (ma non solo) storie dell orrore; non saggi, (anche questo non è del tutto esatto: due saggi li ha scritti 4 ), tanto meno saggi di argomento religioso o teologico. Come scrittore di storie, King dà vita al suo immaginario e lo mette su pagina scritta con l intenzione di poter raggiungere un grande pubblico, e nel suo immaginario i simboli tratti dalla Bibbia hanno un posto molto importante, direi fondativo. 10 Richie meditò. L idea dei fantasmi non turbava per niente la sua mente infantile. Sul fatto che esistessero non aveva dubbi. I suoi genitori erano metodisti e Richie andava in chiesa ogni domenica e frequentava le riunioni della gioventù metodista che si tenevano il giovedì sera. Conosceva già abbastanza bene la Bibbia e sapeva che la Bibbia dava per buone un assortimento di stramberie. Secondo la Bibbia Dio stesso era almeno per un terzo Spirito, e questo giusto per cominciare. Si deduceva che la Bibbia credeva nei demoni, perché Gesù ne aveva scacciato un bel mazzo da un tizio. E tipetti da sghigno per giunta. Quando Gesù aveva chiesto all invasato come si chiamava, gli avevano risposto i demoni, consigliandosi di arruolarsi nella Legione Straniera o qualcosa del genere. La Bibbia credeva nelle streghe, altrimenti perché direbbe: «Tu non permetterai ad una strega di vivere»? Alcune storie della Bibbia erano persino meglio di certi fumetti dell orrore. Gente che finiva bollita nell olio o impiccata come Giuda Iscariota; la vicenda del re cattivo Ahaz precipitato dalla torre e di tutti i cani venuti a leccare il suo sangue 5 ; gli infanticidi di massa che avevano accompagnato sia la nascita di Mosè, sia quella di Gesù Cri- 4 Si tratta di un saggio sulla scrittura: On writing (a memoir of the craft) (2000) e di un saggio sulla letteratura dell orrore a partire da Edgar Allan Poe, Danse macabre (1981). 5 In realtà, qui King fa un errore nella sua citazione: nella Bibbia è la cattivissima Izebel, la madre di Acazia, che viene divorata dai cani (II Re 9,30-37).

sto; gente che usciva dalla tomba o volava; soldati che facevano crollare mura con gli incantesimi; profeti che vedevano nel futuro e combattevano contro i mostri. Tutto questo era nella Bibbia, tutto vero, parola per parola, così diceva il reverendo Craig e così dicevano i genitori di Richie e così diceva Richie stesso. Era più che disposto ad accettare come plausibile la spiegazione di Bill, era la logica a lasciarlo perplesso 6. Il protestantesimo e le sue derive settarie. La mamma di Carrie, per esempio, è una fanatica appartenente a una setta protestante di impostazione puritana. E da questa madre ossessionata dal peccato della carne, dalla sua ossessione per il peccato, nasce il male di Carrie, la quale in realtà è innocente, nonostante produca la distruzione che sappiamo. Colpevoli del male di Carrie sono l ossessione e il settarismo della madre. Carrie è solo predestinata a essere l angelo sterminatore. Ed è di questa predestinazione che parla il suo dono della telecinesi. Tuttavia, le ragioni dello sterminio messo in atto da Carrie sono nel peccato che la madre di Carrie vede ovunque. Le colpe delle madri ricadano sulle figlie. E infatti la rovina cade ovunque. Ma la madre di Carrie è soprattutto una malata di mente: risulta assolutamente chiaro, nella descrizione che ne fa King, che questa donna è solo una malata. Si può allora fare il salto: la colpa non è neppure nella madre di Carrie, ma nella strumentalizzazione che di una mente malata può essere fatta da una setta religiosa. E su questo quanto si potrebbe parlare! Dappertutto nei suoi romanzi King alza il suo sguardo sarcastico e critico sulla religiosità protestante. E, da protestante-nato, non si fa ammutolire, come non permette a tutto questo di cancellare la sua fede ultima nell esistenza di Dio. Su forti basi di conoscenza biblica direi naturale, una conoscenza tipica di chi è cresciuto in ambiente protestante, e sull onda delle evoluzioni della coscienza civile della sua generazione, che è quella degli anni di Woodstock, dei raduni hippy e dell opposizione alla guerra nel Vietnam 7, Stephen King descrive la paura. Anzi, la Paura, in tan- 6 It, p. 383. 7 Come non citare in proposito il libro i cui questi temi sono al centro: Cuori in Atlantide, Sperling&Kupfer, Milano 2000 (1999). 11

tissime delle sue possibili connotazioni e manifestazioni, e sembra farlo in un ottica apocalittica più che evangelica, come risulta in modo netto nel suo romanzo più importante. Considerata la centralità di It nel quadro di tutta l opera di King, questa trattazione pone proprio It sotto le sue specifiche attenzioni, considerando gli altri romanzi e racconti del Nostro come quadro panoramico di riferimento, sia pur con momenti di forte risonanza. Data la configurazione narrativa e simbolica di It si potrebbe addirittura parlare non tanto di un Vangelo secondo Stephen King, ma addirittura di una Apocalisse secondo Stephen King. Le ragioni di questa connotazione risulteranno di certo chiare nel corso della lettura. Il senso di svelamento e compimento di tempi e destini domina tutta la narrazione in It, e a ben vedere è presente in tutti gli scritti maggiori di King. Un pensiero speciale va al racconto Il corpo (parte della raccolta di novelle Stagioni diverse del 1982), trasposto per il cinema in un autentico capolavoro, Stand by me - Ricordo di un estate, diretto da Rob Reiner nel 1986, dove troviamo in nuce tutti gli elementi che saranno poi sviluppati in It. Nel descrivere la Paura e le paure, King parla dei demoni e del Demonio, avendo come base un ponte diretto tra l Antico Testamento e l ultimo libro della Bibbia, l Apocalisse, appunto, quasi eludendo, apparentemente, il riferimento ai vangeli e alle lettere di Paolo. Nell Apocalisse di Giovanni, il diavolo è molto presente! E non è affatto casuale che, nel quadro della concezione attuale, il diavolo invece non sia molto considerato, e che l Apocalisse di Giovanni resti un insieme misterioso e pieno di simboli oscuri sicuramente da decifrare, ma in ogni caso da maneggiare con parsimonia. Il cristianesimo sembra oggi aver respinto l idea del diavolo. Dopo secoli in cui ha agitato il demonio in ogni occasione possibile, oggi lo vuole cancellare. Ma Stephen King ci ammonisce: il male esiste ancora. Il diavolo va affrontato. 12