Lectio divina. Alla scuola di un Amore fuori misura. A cura di Vito Cassone Anno II/7 26 dicembre 2010 FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA

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Transcript:

Lectio divina Alla scuola di un Amore fuori misura A cura di Vito Cassone Anno II/7 26 dicembre 2010 FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA

Lectio Divina DOMENICA FRA L'OTTAVA DI NATALE SANTA FAMIGLIA DI GESÙ MARIA E GIUSEPPE Festa LETTURE: Sir 3, 3-7.14-17a; Sal 127; Col 3, 12-21; Mt 2, 13-15. 19-23 Vangelo Mt 2, 13-15. 19-23 Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto. I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte,

prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nella terra d Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno». Oggi il Natale torna, e torna perché nessuno si lasci sorprendere dalla smemoratezza. L'angelo, come già fece con Giuseppe, dice anche a noi: "Prendi con te il bambino e sua madre!". Sì! Dobbiamo prendere con noi il bambino, accoglierlo nel nostro cuore, nella nostra vita, nei nostri pensieri. Natale è prendere con sé il bambino. Non è una esortazione morale, come a dire: a Natale tutti siamo un po' più buoni. Il Natale è una questione di vita o di morte. C'è infatti chi vuole uccidere il bambino. Il Vangelo parla di Erode, il quale è certo una persona fisica, il primo di altri Erode che si avvicenderanno lungo il corso della vita di Gesù e anche in quella della prima comunità cristiana degli Atti degli Apostoli. Erode, potremmo dire, non è finito; è la strategia del male che continua ad operare nel mondo, che non cessa di mietere vittime deboli e innocenti. Il Bambino Gesù corre pericolo di vita perché Erode ha deciso di uccidere tutti i bambini di Betlemme, da due anni in giù, dopo la partenza dei magi "per

un'altra strada." Ma il Padre vigila sul suo Figlio e quindi... la avventurosa fuga in Egitto... con la trepidazione di essere raggiunti da un momento all'altro... Morto Erode, è ancora l'angelo che ordina a Giuseppe di rientrare in Palestina... Egli obbedisce, però la sicurezza del bambino lo consiglia a stabilirsi a Nazareth anziché a Betlemme. Il vangelo ci presenta una famiglia in pericolo, che scappa e che deve fuggire. La Santa Famiglia di Nazareth sarà stata certamente santa ma non era certamente una famiglia idilliaca. Qui scappano; un altro giorno Maria rimprovera Gesù: "Figlio, perché ci hai fatto così! Ecco, tuo padre ed io eravamo angosciati, ti cercavamo". E Gesù seccamente risponde: "Non sapevate che io...". Un altro giorno i parenti e i familiari di Gesù lo vanno a prendere perché dicono: "E' pazzo". Episodi che dicono di una famiglia come tante altre con gioie e incomprensioni, con cose grandi e ostacoli. A volte, ci è stata trasmessa una immagine paradisiaca della famiglia di Gesù. Invece era una famiglia come tante altre, anche molto strana a ben pensarci: una madre incinta non si sa come; un padre che scompare (che fine fa Giuseppe nel vangelo?); un figlio molto difficile da capire, sovversivo e rivoluzionario per quel e per ogni tempo; una famiglia rifugiata politica in Egitto. Se non è "anomala" questa famiglia non lo è davvero nessuna! La Famiglia di Nazareth non era quella reggia di sola bontà, di solo amore, di sola generosità. «Giuseppe prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto». Un Dio che fugge nella notte! Perché l'angelo comanda di fuggire, senza garantire un futuro, senza segnare la strada e la data del ritorno? Perché Dio non salva dall'esilio, ma nell'esilio; non ti evita il deserto ma è forza dentro il deserto, non protegge dalla notte ma nella notte. Per tre volte Giuseppe sogna. Ogni volta un annuncio parziale, una profezia di breve respiro. Eppure per partire non chiede di aver tutto chiaro, di vedere l'orizzonte completo, ma solo tanta luce quanto basta al primo passo, tanta forza quanta ne

serve per la prima notte. A Giuseppe basta un Dio che intreccia il suo respiro con quello dei tre fuggiaschi per sapere che il viaggio va verso casa, anche se passa per il lontano Egitto; che è un'avventura di pericoli, di strade, di rifugi e di sogni, ma che c'è un filo rosso il cui capo è saldo nella mano di Dio. Buona domenica