NEWS N. 114 GENNAIO 2013 SOMMARIO 1 MISSIONE IN BIELORUSSIA 2 ARIA DI SPERANZE PER GLI AMICI SAHRAWI



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NEWS N. 114 GENNAIO 2013 SOMMARIO 1 MISSIONE IN BIELORUSSIA 2 ARIA DI SPERANZE PER GLI AMICI SAHRAWI 1 MISSIONE IN BIELORUSSIA Voliamo a Minsk con un volo di linea Belavia duplicato, ma siamo praticamente gli unici adulti se escludiamo le accompagnatrici. Per il resto il Boeing 737 è stipato fino all ultimo sedile di ragazzi che tornano dal soggiorno invernale in Italia e per tutta la durata del volo quella peste di 8 o 9 anni con la faccia da simpatica canaglia seduto davanti a me fa tremare il sedile perché non sta mai fermo. Arriviamo in un tipico inverno bielorusso, non freddissimo ma con tanta neve. Corriamo verso Gomel nella notte con il solito furgoncino Ford dove il lato sinistro frigge per il riscaldamento al massimo e il lato destro congela per gli spifferi che arrivano dalla porta scorrevole. A Gomel, in piena notte gelida, prima sorpresa. Una bimba che risiede nell Istituto di Ulukovie non trova nessuno a riceverla e in grado di portarla a casa. L accompagnatrice fa qualche telefonata frenetica, ma non trova nessuno, per cui concordiamo con l autista questo nuovo piccolo compito, per il quale pretende pagamento in contanti, e non lo deludiamo per questo. E la nostra Natalia ad assisterci in questa operazione, perché nonostante l ora tardissima non ha voluto mancare di darci il benvenuto, di venire con noi in hotel e di aiutarci a disfare le valigie. Poche ore di sonno e al mattino ecco Gennady e Natalia che vengono a prenderci per andare in Fondazione. Parte così la nostra missione 2013, con l abbraccio caldo della nostra Natalia e con la grande disponibilità, cortesia e aiuto di Gennady e Natalia, situazioni che non ci abbandoneranno mai fino al ritorno in Italia. Il confronto in Fondazione si basa ormai su un rapporto di stima condivisa sfociata in fiducia e famigliarità. E davvero il tempo della collaborazione, della condivisione franca dei problemi e dei progetti, della disponibilità. La soddisfazione è evidente: nel 2012 abbiamo dato vita a 2 progetti di valore che si stanno svolgendo ottimamente e con un ritmo di crescita vertiginoso. Ci vengono presentate nuove opportunità, nuovi contatti attraverso i quali verificare possibilità di crescita nella qualità del nostro modo di fare solidarietà. La rete di relazioni si allarga, ma le maglie si infittiscono e la trama è sempre più omogenea. Raccogliamo oggi i frutti di un lavoro iniziato 3 anni fa, iniziato con sincerità e passione, portato avanti con grinta e determinazione e i nostri partner hanno raccolto l invito, hanno marciato con noi e non hanno mai fatto mancare le loro proposte. Le nostre giornate, come sempre, sono intense. Siamo subito in Procura nel Comitato Esecutivo Regionale di Gomel, poi all Ospedale del Bambino, poi all ospedale psichiatrico infantile, al concerto di fine anno del Lions Club di Gomel, al Comitato Esecutivo di Rechitsa, al Centro di riabilitazione di Rechitsa, al Centro di Educazione di Rechitsa, all internato di Valentina Nevolina, alla scuola audiolesi per poi correre a Mozyr alla festa dello sport del Comitato Esecutivo Regionale di Gomel dove assistiamo ad uno spettacolo memorabile. Incontriamo Anna Shidloskaya al Comitato Esecutivo Gomel città, poi all internato di Babici, pranziamo con il nutrito gruppo delle nostre fedeli accompagnatrici, incontriamo i medici per i progetti oncologici, Laryssa Koval di Detskaya Gematologya, corriamo al Mayflower da Natalia Semianaka, poi a Korma, in ospedale dove dopo un breve riepilogo delle attività visitiamo i centri dove abbiamo impiantato il pap test a Khizov, a Borovaja Buda, a Strukacev, al centro disabili di Korma, alla scuola di Strukacev, per poi visitare l internato di Gomel, l internato di Ulukovie, incontrare Victor Bury responsabile commerciale della zona franca, prima di correre a Minsk dove rivediamo Anna, Gala e Vitali dopo un eternità, visitiamo la Biblioteca Nazionale. Al mattino, sotto una neve che è caduta fittamente tutta la notte, raggiungiamo con grande difficoltà l aeroporto che sembra una base artica e

in un atmosfera di sepoltura da neve, mentre il nostro aereo gronda di anticongelante rosso di cui è appena stato irrorato partiamo per l Italia. Le nostre giornate, così massacranti, così dense, si colorano di emozioni forti nel contatto con le nostre Natalia e Daria, con le loro famiglie con le quali il rapporto è di grande famigliarità, ma qui siamo davvero nel campo degli affetti personali. Ma non possiamo davvero dimenticare anche il calore umano che sprigiona ormai anche da tante altre persone. Dovunque andiamo ci sentiamo a casa nostra, ed è evidente un rapporto che scivola su binari di stima e riconoscenza, ma anche di affetto. Dovunque siamo testimoni di situazioni emozionanti e coinvolgenti e, anche negli incontri ufficiali, abitualmente contraddistinti da tanto rigore e formalità, troviamo invece quest anno un atmosfera diversa, meno formale, molto ricca di umanità. Torniamo stanchi e soddisfatti. Rechitsa e Korma ci consegnano attestati di stima e ringraziamento, ma il ringraziamento migliore è la sensazione tangibile di collaborazione, dei nostri progetti che marciano a mille, dei fatti che hanno preso il posto delle parole e delle intenzioni. Non mi è facile trasmettere le sensazioni di questa missione, forse perché sono troppe e si affollano le une sulle altre. Non mi è facile perché per la prima volta ho avuta netta la sensazione di un cambiamento che avevo avvertito in forma articolata già tante altre volte, ma che per la prima volta mi ha investito in modo diverso. Per la prima volta ho avuto la sensazione di Help come parte integrante di questo cambiamento, di Help capace di suscitare una piena collaborazione, una piena cooperazione. Una sensazione bellissima che mi suscita un senso di grande serenità. Oggi guardiamo con orgoglio a quanto abbiamo costruito e sta funzionando: - TRASgUARDI a Rechitsa - Pap Test a Korma - Oltre le frontiere 2 a Ulukovie - Riconferma aiuti umanitari acquistati localmente - Il montascale a Rechitsa - Accoglienza minori oncologici Guardiamo a queste nuove opportunità di scambio e collaborazione: - Comitato Esecutivo Regionale di Gomel per la sicurezza - Comitato Esecutivo Gomel città per patto di amicizia con Parma - Comitato Esecutivo Korma per patto di amicizia con Comune della nostra provincia - Organizzazione stages tecnici per attività commerciali Stiamo per organizzare e partecipare a: - Ampliamento del programma pap test a Korma - Partecipazione a torneo di calcio internazionale in Bielorussia - Tournè di squadra di pallavolo bielorussa a Noceto - Tournè di squadra di nuoto di Parma a Rechitsa e a Gomel - Scambio tra pescasportivi tra Montechiarugolo e Rechitsa a Rechitsa - Delegazione di Montechiarugolo a Rechitsa - Tournè italiana di gruppo musicale di Rechitsa a Montechiarugolo in luglio - Convegno dipartimento aiuti umanitari a Minsk 21 febbraio - Partecipazione convegno economico a Gomel 14 marzo - Partecipazione convegno sulla sicurezza minori a fine aprile Un panorama che sarebbe stato incredibile solo pochi anni fa ma che nasce e prende forma quasi spontaneamente, quasi autogenerandosi.

Ancora una volta mi appare evidente e positivo il cambiamento della situazione generale. Ne colgo sintomi anche nei villaggi più sperduti dopo tanti anni in cui il senso di immobilismo era tangibile nelle cose e nelle persone. Il negozio magazzino di Strukacev è stato completamente ristrutturato e questo mi ha colto di sorpresa perché per la prima volta ho notato il senso di un investimento economico commerciale in quelle zone. Ho notato pulizia e dignità negli ambulatori locali dove troneggiano le nuove poltrone acquistate per eseguire i pap test, personale medico informato e motivato sul progetto, e mentre andavamo da un ambulatorio all altro ho visto 3 o 4 nuove ottime costruzioni ai margini di Korotki, piccolo insediamento nei pressi di Korma e ho chiesto a Tatiana Sheckter di cosa si trattasse e la risposta mi ha sorpreso in quanto si tratta di costruzioni che vengono date gratuitamente a famiglie, unitamente ad appezzamenti di terreni, per incentivare l agricoltura nella zona e limitare l abbandono delle terre verso la città. Certamente la frattura nel livello di vita tra campagna e città permane ed è evidente, ma i sintomi di una società in evoluzione ci sono e sono tanti: si sta raddoppiando la strada che collega Gomel a Minsk e proprio su questa direttrice di traffico TIR e veicoli industriali sono numerosi a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ho visto un traffico di merci molto più elevato anche solamente rapportato ad un anno fa. Il bielorublo si mantiene più o meno stabile nel rapporto con l Euro e questo, nonostante la crisi, è molto significativo. Vedo inoltre, sempre di più e in modo sempre più diffuso, attenzione verso una serie di problemi e situazioni prima ignorate o nascoste. Attenzione e strutture per i disabili, interesse e incentivi verso il mondo del volontariato, un microcosmo tutto da scoprire e per il quale la società italiana ha posto tanti germi infettivi in questi anni. Certamente esistono anche aspetti meno positivi. Abbiamo avuto un incontro commovente con Anton, un ragazzo che non vedevamo da una decina di anni e che naturalmente abbiamo trovato uomo e avevamo lasciato bambino. Dovevamo consegnargli qualche ricordo e abbiamo saputo che era ricoverato in ospedale, per cui siamo andati a trovarlo. L incontro è stato emozionante, lui ricordava tutto, persone e fatti, con un affetto che non si può spiegare e che ancora una volta ci ha riconsegnato una consapevolezza di quanto incisiva e formativa sia l esperienza di accoglienza. Ma il contorno era davvero indegno, un ospedale che pareva un girone dantesco, lercio e fatiscente, affollato al punto da avere pazienti in corsia, con sgabelli o sedie per comodino, ammorbato dalla puzza di un rancio inimmaginabile. Il ritorno ai 15 gradi sottozero di quella sera mi è sembrato un rito purificatore. Ma per quanto scioccante questa esperienza viene cancellata dai ricordi positivi, dalle capacità artistiche e tecniche esaltate dalle persone e dalla struttura del centro di Educazione di Rechitsa, dove la pratica del tempo libero gratuito e a disposizione dei cittadini sconfina nell arte, dalle donne dei villaggi sedute in attesa del pap test negli ambulatori, dalla fresca efficienza di Maria Bordak, capace di conoscere uno per uno i ragazzi del suo istituto e di seguirli mentre crescono e si affacciano al lavoro, dalla consumata abilità e umanità di Valentina Nevolina e Tatiana Stasevich, capaci di incarnare il mondo umano dell istituzionalizzazione bielorussa, dalle numerose Irine, Olghe, Tatiane, Natalie, Elene, Anne, Gale, ecc, per finire con Luda nel cui salotto scolastico, tra libri, scaffali e piante brindiamo in amicizia al futuro dei nostri due popoli. Giancarlo Veneri

2 ARIA DI SPERANZE PER GLI AMICI SAHRAWI Fonte: http://temi.repubblica.it/limes/sahara-occidentale-i-saharawi-tornano-a-sperare-algeria-marocco-spagna/41793 I saharawi tornano a sperare di Luca Attanasio La nuova strategia del mediatore Onu Christopher Ross e l'attenzione all'area dovuta alla guerra in Mali hanno riportato cauta fiducia nel Sahara Occidentale. Per risolvere la questione è necessario coinvolgere Spagna e Francia e distendere il clima tra Algeria e Marocco. [La bandiera saharawi ] C è moderato ottimismo tra i rappresentanti politici saharawi. Gli ingredienti per arrivare alla tanto attesa soluzione della questione del Sahara Occidentale - o almeno al rilancio di una seria trattativa - questa volta sembrano esserci tutti. Diversi eventi potrebbero essere alla base di una congiuntura favorevole: la nuova, poderosa spinta verso il negoziato, la risoluzione dell inviato Onu Christoper Ross, l aggravarsi della situazione del vicino Mali e di tutto il Sahel e, quindi, un rinnovato interesse verso una stabilizzazione dell intera area. Il 2012 rischiava di passare alla storia come l annus horribilis della questione saharawi. Il 12 aprile l Onu emana una risoluzione che metteva in agenda per Ross una serie di incontri, negoziati, conferenze e, per la prima volta, un suo viaggio nei territori occupati. Tuttavia il Marocco, che aveva da poco giudicato equilibrato il rapporto redatto dal mediatore stesso alla base della risoluzione, sorprende tutti gli osservatori ritirando la fiducia nei confronti del suo autore: non lo ritiene più né imparziale né credibile e lo giudica schierato con una parte del contenzioso. L agenda salta, i contatti si interrompono, la tensione cresce. Nel frattempo, non ci sono sviluppi nell infinita vicenda del rapimento dei cooperanti occidentali, tra cui la nostra Rossella Urru, prelevati da

gruppi terroristici non ancora identificati dai campi profughi saharawi in Algeria (liberati nel luglio dello stesso anno, ndr). La scelta di Rabat genera fortissimi malumori in America e all Onu. Il segretario generale Ban Ki-Moon fa trapelare il suo dispiacere, mentre il segretario di Stato americano Hillary Clinton, stizzita per il gesto nei confronti del suo mediatore, non lesina segnali di irritazione. Le pressioni internazionali fanno cambiare idea al Marocco, che rinnova la sua fiducia verso Ross e si dimostra disponibile a riaprire i negoziati. La missione del mediatore è finalmente possibile. [Carta di Laura Canali] La visita, iniziata il 28 ottobre, è stata una svolta. Non solo per il fatto che per la prima volta Christopher Ross ha visitato i territori occupati e quelli liberati (una striscia di terra poco abitata in pieno deserto al confine con la Mauritania, ndr), ma anche per tutte le cose che ha detto e fatto durante e dopo il viaggio, spiega Omar Mih, rappresentante del Fronte Polisario in Italia. L inviato delle Nazioni Unite prima visita Rabat, dove incontra re Mohammed VI, il primo ministro e altri rappresentanti politici. Poi parte per i territori occupati e ad El Ayun, la capitale, sceglie di essere ricevuto solo dal responsabile della Minurso (missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara Occidentale) e di alloggiare nell edificio dell organismo transnazionale. Non alloggia nelle sedi istituzionali del governatorato ma qui convoca i rappresentanti delle varie parti in causa. I primi a essere ricevuti e accompagnati nella sede Onu sono gli attivisti saharawi Ali Salem al-tamek,

Aminatou Haidar, Ibrahim Dahan. L'inviato ascolta le denuncie e le rivendicazioni del loro popolo, prima di incontrare il governatore di El Ayun, le autorità e i rappresentanti politici filo-marocchini. All esterno, nel frattempo, si assembrano centinaia di manifestanti saharawi che presto vengono aggrediti da poliziotti in borghese sotto gli occhi dello stesso Ross. La visita nel Sahara Occidentale si conclude con un rapido passaggio a Tifariti nei territori liberati, un gesto molto apprezzato dai saharawi perché equivale a un riconoscimento. Da quel momento in poi - riprende Mih - si susseguono una serie di azioni decisive per il processo di pacificazione della nostra terra perché Ross, salutati i vari interlocutori incontrati in Marocco e nel Sahara Occidentale, si rivolge a tutti quei paesi che in qualche modo sono coinvolti nel contenzioso e hanno da sempre un ruolo determinante per la risoluzione o l incancrenirsi del conflitto. Il mediatore, infatti, dopo aver visitato i campi profughi saharawi in Algeria, parte alla volta di Mauritania, Francia, Spagna. Durante ogni pausa ribadisce la volontà di studiare gli strumenti più innovativi, visto che quelli utilizzati fin qui non si sono mostrati particolarmente efficienti, per rilanciare i negoziati e arrivare a quella soluzione che il Consiglio di Sicurezza ha già individuato essere gradita ad due parti. A Madrid Ross lancia un allarme: Alcuni credono che lo status quo sia migliore e che sia rischioso cercare nuove vie verso la pace: pensarla così, per me, è un grave errore, proprio ora che la regione e tutto il Sahel sono minacciati da estremisti, terroristi e criminali. Le dichiarazioni sono motivate dal timore che la drammatica situazione del Mali e di tutta l area del Sahel possa avere risvolti negativi anche sulla questione del Sahara Occidentale, ma allo stesso tempo dalla convinzione che la soluzione del conflitto darebbe un grande impulso alla stabilizzazione di tutta la regione. Le novità dell approccio sono molte. Innanzitutto, il coinvolgimento di tutti i paesi interessati, specie Francia e Spagna, storiche alleate del Marocco, e la richiesta esplicita che entrino a pieno titolo nel processo crea nuove prospettive. Hollande, ad esempio, potrebbe cambiare rotta rispetto al suo predecessore e optare per un riequilibrio dell area (come dimostrano la visita in Algeria del dicembre scorso con dodici ministri al seguito e il recentissimo intervento in Mali), provando a trasformare la Francia da problema in parte della soluzione. L investimento sul processo di pace nel Sahara Occidentale distenderebbe il clima in tutto il Maghreb e faciliterebbe maggiori controlli su quella terra di nessuno che va dal Sahara occidentale fino al Ciad, feudo incontrastato di trafficanti d armi e di droga, signori della guerra, cellule terroristiche più o meno affiliate ad al Qaida (una di queste è il Mujao, la formazione composta da maliani, mauritani, marocchini, algerini, nigerini, nata alla scopo di sequestrare nell ottobre 2011 Rossella Urru e altri due cooperanti spagnoli e attualmente operante nell area). Inoltre, spicca il linguaggio diretto del mediatore, come se Ross, stanco dell impasse ultra ventennale, volesse dare l impressione di fare sul serio e di non voler più perdere tempo. Nel suo rapporto presentato al Consiglio di Sicurezza il 28 novembre scorso si dice costernato per il livello di strumentalizzazione della mia visita. Rimprovera i saharawi che, dopo un suo incontro con un gruppo di attiviste, mettono le virgolette a una frase sulla lotta per la liberazione del Sahara occidentale, mai pronunciata da Ross. Se la prende soprattutto con la televisione marocchina che, riportando le sue dichiarazioni post-visita, taglia la frase:...una soluzione politica che conduca all autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale. Constata che quasi nessun membro delle forze di sicurezza del Sahara Occidentale è saharawi, ne resta colpito e chiede maggiore impegno per il rispetto dei diritti fondamentali di ogni singolo cittadino, a qualunque gruppo appartenga.

Alla luce di questi fatti si comprende l atteggiamento cautamente fiducioso che si respira in questi mesi nella zona. Altri elementi contribuiscono a questo clima: un interessante accenno al lavoro di Ross perché le relazioni tra Algeria e Marocco siano più distese, la sua preoccupazione per la disillusione verso il processo di pace e i venti di guerra personalmente percepiti durante la visita ai campi profughi ; infine, l espressa volontà di tornare presto in Sahara Occidentale, oltre che nei paesi coinvolti. Dopo aver toccato il fondo - chiosa Mih - possiamo ritornare a sperare.