COFITER. Rassegna Stampa del 20/01/2015



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COFITER Rassegna Stampa del 20/01/2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.

INDICE COFITER Il capitolo non contiene articoli SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI 20/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale Moscovici: flessibili sul debito 20/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale Conti correnti: più facile cambiare istituto 20/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale Banche popolari, bufera in Parlamento Ma in Piazza Affari è corsa agli acquisti 20/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale La spinta del premier per le fusioni 20/01/2015 Corriere della Sera - Bergamo Ubi vola del 9% La Borsa crede nella riforma delle Popolari 20/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale Bei, nel 2014 investiti in Italia 11,4 miliardi 20/01/2015 Il Sole 24 Ore Pmi, credito anche dai grandi investitori 20/01/2015 Il Sole 24 Ore Borsa, effetto-popolari: la riforma lancia il rally 20/01/2015 Il Sole 24 Ore Per gli istituti è il giorno della riforma 20/01/2015 Il Sole 24 Ore Raccolta di capitali più semplice per le imprese hi-tech 20/01/2015 Il Sole 24 Ore Migliora il credito, sofferenze a 181 miliardi 20/01/2015 Il Sole 24 Ore Il messaggio ambiguo lanciato ai mercati 20/01/2015 Il Sole 24 Ore Un fondo da 500 milioni per finanziare l'export delle Pmi 6 8 9 11 12 13 14 16 18 20 21 23 24

20/01/2015 Il Sole 24 Ore Bei, record di prestiti per 11,4 miliardi 20/01/2015 Il Sole 24 Ore Confidi, aliquota al 3,9% e metodo retributivo 20/01/2015 La Repubblica - Nazionale Arriva una società mista per rilanciare le imprese Popolari, via alla riforma 20/01/2015 La Repubblica - Nazionale La Borsa brinda alla rivoluzione Salvini: "Saliamo sulle barricate" 20/01/2015 La Repubblica - Firenze L'attacco della Cgil "Pronti a fare un esposto sugli interessi del debito" 20/01/2015 La Repubblica - Genova E la Borsa scommette ancora sul matrimonio della banca 20/01/2015 La Repubblica - Roma ROMA ECONOMIA 20/01/2015 La Stampa - Nazionale L'Abi: i prestiti tornano ad aumentare 20/01/2015 Il Messaggero - Nazionale Pacchetto imprese, salta la certezza del fisco per chi investe 20/01/2015 Il Messaggero - Nazionale Abi, mutui e prestiti in ripresa 20/01/2015 Avvenire - Nazionale Difendiamo le Banche «differenti» E se è stato un falso allarme, meglio così 20/01/2015 Avvenire - Nazionale «Passo successivo i capitali privati» 20/01/2015 Avvenire - Nazionale I «bond sviluppo» carta per la ripresa 20/01/2015 Avvenire - Nazionale Obbligazioni «mini», è l'anno cruciale 20/01/2015 Avvenire - Nazionale I prestiti sul territorio la specialità del credito cooperativo 20/01/2015 Avvenire - Nazionale I prestiti a famiglie e imprese tornati a salire a dicembre 20/01/2015 Avvenire - Nazionale «Non si distrugga il capitale sociale» 25 26 27 29 30 31 32 33 34 35 37 39 40 41 43 44 45

20/01/2015 Libero - Nazionale L'effetto Renzi sull'ilva: tremila lavoratori a spasso 20/01/2015 ItaliaOggi Confidi, base imponibile con l'aliquota ordinaria 20/01/2015 ItaliaOggi Investment compact, il ruling approda in Cdm 20/01/2015 ItaliaOggi Eppure i prestiti salgono 20/01/2015 MF - Nazionale Oggi la riforma delle popolari 20/01/2015 MF - Nazionale Analisti cauti, ma in borsa è festa 20/01/2015 MF - Nazionale Il Fmi teme il contagio greco all'irlanda 20/01/2015 MF - Nazionale Comoi lancia fondo per l'export da 500 milioni 20/01/2015 MF - Nazionale Atlantia si ricompra la cartolarizzazione in sterline 20/01/2015 Gazzetta di Reggio - Nazionale Sponsor interessati a rendere il Bigi degno della serie A 20/01/2015 La Gazzetta di Parma Montezemolo per ora può attendere 20/01/2015 La Voce di Romagna - Forli - Cesena Credito alle imprese femminili Incontro alla Malatestiana 20/01/2015 Il Giornale d'italia Buronzo e il credito artigiano 20/01/2015 La Notizia Giornale Prestiti in aumento nel 2014 Ma chi li ha visti? 20/01/2015 Prima Pagina - Modena E gran parte degli 80 milioni di investimenti promessi finiscono nella semplice manutenzione 47 48 49 50 51 52 54 55 56 57 58 59 60 61 62

SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI 45 articoli

20/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) Conti pubblici, nuova apertura Ue in vista dell'esame di marzo Hollande: dall'eurotower arriverà una spinta alla crescita Moscovici: flessibili sul debito I voti Le previsioni sulle economie europee verranno diffuse il 5 febbraio Il commissario Il commissario europeo: le riforme bisogna compierle, non a forza, ma compierle Luigi Offeddu DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES «Questa nostra Commissione Europea rappresenta l'ultima possibilità: se fallisce, sarà minacciato l'intero progetto dell'ue». Pierre Moscovici, francese, commissario europeo Ue agli affari economici, sarà uno dei giudici che a marzo firmerà la «sentenza d'appello» sulle finanze italiane, francesi e belghe. Sa di che cosa parla. Forse non c'è mai stata tanta incertezza, nei cieli d'europa. Lo provano anche le notizie di oggi. Angela Merkel, che fino a ieri ha sempre criticato l'operazione-salvezza preannunciata dalla Bce (acquisto di titoli di Stato) ora frena: «La Bce prende le sue decisioni in autonomia». Lo fa, perché anche lei ha sentito le voci sulle presunte fughe di capitali dalla Grecia e dall'italia, e anche lei teme un nuovo tsunami generale. Ancora oggi, Francois Hollande, che una settimana fa era ai minimi di popolarità, la vede aumentare di colpo del 21%: non perché abbia riassestato il deficit francese alle stelle, ormai ben oltre tutti i limiti fissati dalla Ue, bensì per le emozioni seguite alla strage di Parigi e alla marcia di dolore e sdegno guidata proprio da lui, il presidente della Repubblica. Ma perfino la popolarità che si rianima, non basta a colorare di rosa la realtà: infatti anche Hollande ha gli occhi puntati sull'imminente "quantitative easing", l'intervento di salvataggio preannunciato da Draghi, cui dedica un commento sibillino, se non ambiguo: «La Bce rastrellerà del debito...». In fondo lo si sa da molti mesi, ma detto così e in queste ore non si capisce poi molto bene se sia un allarme, o una speranza e un augurio. Intanto le Borse continuano nella loro altalena: ieri sono risalite (Milano +1,17%) ma solo perché anche loro attendevano e attendono l'intervento salvifico di Mario Draghi. In questo clima, il commissario Moscovici descrive quali saranno le immediate priorità della Ue, parlando a Bruxelles con la stampa italiana: «Già in questa settimana, ci attendiamo di ricevere informazioni aggiornate sulla situazione italiana, prima delle previsioni economiche su ogni Stato, che diffonderemo il 5 febbraio. Poi, naturalmente, domenica 25 ci saranno le elezioni in Grecia. A fine mese, una nostra delegazione andrà a Roma. E a marzo, il giudizio su Italia, Francia e Belgio». Voci ufficiose, pure ai vertici della Ue, fanno trapelare che la regola sul debito pubblico non verrà applicata «bestialmente» nel caso dell'italia, secondo Paese più indebitato della Ue dopo la Grecia. Potrebbe essere la conferma in codice di altre voci precedenti, secondo cui a marzo Roma non subirà alcuna procedura di infrazione e verrà in un certo senso «graziata». Moscovici riconosce comunque «la volontà del governo italiano di riformare l'economia». Ma ora, aggiunge, quelle riforme bisogna portarle a termine, rapidamente: «Bisogna compierle non a forza, questo è chiaro, ma bisogna compierle». loffeddu@rcs.it RIPRODUZIONE RISERVATA I nodi Giovedì 22 gennaio il Consiglio dei governatori della Bce voterà sul Quantitative easing (QE), l'immissione di liquidità nell'economia per stimolare la domanda e combattere la deflazione Perché un QE sia efficace deve essere grande, ha detto il membro del board della Bce Benoît Cœuré. Gli investitori si aspettano un QE pari ad almeno 500 miliardi ma che potrebbe salire fino a 750 Il QE consiste nell'acquisto di asset finanziari. La Bce ha intenzione di comprare titoli di Stato, resta però da capire se gli acquisti saranno fatti direttamente dall'eurotower o dalle banche centrali nazionali Il QE aiuta a liberare i bilanci delle banche dai titoli di Stato, favorendo i prestiti a imprese e famiglie. Ma immettendo denaro nuovo rischia di creare bolle e distorsioni sul mercato SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 6

20/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) Prima della Bce hanno lanciato programmi di QE la Federal Reserve americana, la Bank of England e la Bank of Japan. La Fed ha concluso gli acquisti di titoli a fine ottobre 2014-0,2 La media percentuale dell'inflazione nell'eurozona a dicembre. Il valore è molto al di sotto del target stabilito dalla Bce, che è sotto ma vicino al 2% Foto: Alla Borsa di Francoforte Angela Merkel con il ceo di Deutsche Boerse Group, Reto Francioni, ieri alla cerimonia di apertura della Borsa a Eschborn, vicino a Francoforte SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 7

20/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) Investment compact Conti correnti: più facile cambiare istituto Rilanciare gli investimenti per agganciare la ripresa. Questo l'obiettivo dichiarato dell'investment compact, il decreto che sarà esaminato oggi in Consiglio dei ministri. Secondo le ultime indiscrezioni, le riletture finali del testo avrebbero prodotto una forte scrematura del pacchetto di norme che i ministeri dello Sviluppo economico e dell'economia avevano preparato. Ci sarà una delle norme più discusse, quella per la creazione di una società (o un fondo) a partecipazione pubblico-privata per sostenere con liquidità fresca le ristrutturazioni aziendali. La prima a usufruirne potrebbe essere l'ilva. Proprio per avere certezza che il nuovo strumento, nonostante la finalità generale, fosse disponibile in tempo per le acciaierie di Taranto, si stava valutando se utilizzare il decreto Ilva, già in discussione in Senato. Ma alla fine ha prevalso l'altra scelta. Nel decreto entra con certezza l'applicazione al nostro Paese della direttiva europea sulla portabilità dei conti correnti. La norma stabilisce un termine obbligatorio di 15 giorni entro il quale le banche devono assicurare il trasferimento di un conto corrente da un istituto all'altro gratuitamente. Per chi non adempie scatta l'obbligo di risarcire il cliente. Tra le novità in arrivo, il cosiddetto «patent box» per invogliare i grandi gruppi del lusso, ma anche del «food», che sono migrati all'estero a tornare in Italia, estendendo ai marchi commerciali l'incentivazione fiscale introdotta con la legge di Stabilità per i brevetti. Entra nel provvedimento anche la normativa sul rientro dei «cervelli», tramite un'incentivazione di tipo fiscale. Sarebbe saltata la possibilità di estendere la garanzia statale sul credito delle Pmi in sofferenza, la norma estenderebbe il Fondo centrale di garanzia alle cartolarizzazioni di crediti, anche già erogati, nei confronti delle Pmi purché «in bonis». RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 8

20/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) Banche popolari, bufera in Parlamento Ma in Piazza Affari è corsa agli acquisti Ncd, FI e Ucd: stop al governo. «Lega sulle barricate». No delle Acli. Fioroni: si cancella la finanza cattolica Sergio Bocconi Boom in Borsa e bufera in Parlamento. Se sul mercato i titoli delle banche Popolari hanno registrato rialzi record, l'intervento sul credito che il premier Matteo Renzi ha annunciato venerdì e che riguarda anzitutto gli istituti cooperativi, ha sollevato scudi tecnici e soprattutto politici. Era inevitabile, almeno a giudicare dalla lunga storia di riforme sul settore annunciate e poi tramontate. Una «rivoluzione incompiuta e infinita». Basti pensare che il 13 ottobre 1987 l'allora vicepresidente dell'abi, Francesco Parrillo, disse: «Per le Popolari si stringono i tempi della riforma». Ed è trascorso oltre un quarto di secolo. L'opposizione in Parlamento è stata trasversale. Nello stesso Pd Giuseppe Fioroni ha chiesto di «non cancellare la storia della finanza cattolica». L'Udc ha sollecitato a non «annullare la storia del cattolicesimo sociale». «No a blitz o decreti sulle Banche popolari», ha ammonito Barbara Saltamartini di Ncd. Forza Italia con Daniele Capezzone, Altero Matteoli, Renata Polverini e Maurizio Gasparri ha detto «no» a un decreto, invito che non sembra raccolto, e sollecitato alla «prudenza» sulle Popolari. E la Lega con Matteo Salvini ha riproposto le «barricate» contro «Renzi che cerca di mettere le mani sulle Popolari». Più diplomatiche le reazioni delle associazioni di categoria. «Perplessità» sull'intervento ha espresso Ettore Caselli, presidente di Assopopolari. Mentre ha aperto a «contributi» Alessandro Azzi di Federcasse (che raccoglie Bcc e casse rurali). Nonostante comunque proteste e obiezioni il provvedimento, con il decreto denominato «Investment compact» dove è stato inserito, sarà presentato oggi in Consiglio dei ministri. E conterrà misure su Popolari e Bcc con incentivi ad aggregazioni e quotazione in Borsa, e sulla portabilità dei conti correnti. Punti ai quali hanno lavorato fino a sera ieri nel vertice a Palazzo Chigi Renzi e i ministri dell'economia Pier Carlo Padoan e dello Sviluppo Federica Guidi. E che torneranno oggi anche nell'esecutivo dell'abi al quale parteciperà il governatore Ignazio Visco. Il «fulmine a ciel sereno», come in Piazza Affari è stato definito l'annuncio del premier, seguito da indiscrezioni su bozze che si indirizzavano all'abolizione del voto capitario, principio-cardine mella governance delle Popolari senza il quale, di fatto, diventerebbero società per azioni, ha fatto esplodere l'euforia sui titoli delle Popolari quotate. Bpm ha guadagnato il 14,89%, Ubi il 9,68%, Bper l'8,51%, il Banco Popolare l'8,33%, la Sondrio l'8,06% e il Creval il 9,63%. Rialzi record, accompagnati da stop tecnici, con scambi elevati. Ciò significa che il mercato punta sul fatto che sia «la volta buona», e cioè che la riforma si faccia davvero? In parte sì e in parte si tratta di una «opzione» spesa a fronte di prezzi in genere piuttosto contenuti. I report circolati hanno sottolineato che il provvedimento potrebbe aprire una stagione di fusioni fra le Popolari e alcuni hanno ipotizzato che fra gli obiettivi non secondari del governo sarebbe verosimile collocare operazioni destinate a coinvolgere le due banche «bocciate» dagli stress test della Bce: Montepaschi e Carige. E a questo proposito alcuni riflettori di Borsa si sono concentrati sul ruolo che, post provvedimento, potrebbero assumere i maggiori istituti cooperativi quotati, cioè Ubi e Banco Popolare: il primo capitalizza oggi circa 5 miliardi e il secondo oltre 3,5, ben più quindi di Siena (2,3 miliardi) e Carige (640 milioni). Valutazioni alle quali si affiancano però considerazioni sulle dimensioni: Mps è ben più grande per asset e «problemi» delle due big Popolari. Al di là però delle società quotate (che insieme valgono in Piazza Affari la metà di Unicredit e quasi un terzo di Intesa Sanpaolo) un intervento su Popolari e Bcc, le piccole banche cooperative, riguarda un segmento importante del credito locale ma anche nazionale. Le 70 Banche popolari hanno circa 1,4 milioni di soci, 12,3 milioni di clienti, oltre 80 mila dipendenti, erogano 385 miliardi di impieghi per una quota di mercato pari a un quarto di quello italiano. Le 381 Bcc contano su oltre 1,2 milioni di soci, 37 mila dipendenti, detengono l'8% di SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 9

20/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) quota di mercato e sono strettamente legate al territorio di riferimento. RIPRODUZIONE RISERVATA Le Banche Popolari 11 12 13 14 16 0,884 0,675 0,666 0,657 0,647 0,638 17 11 12 13 14 16 6,174 6,112 6,05 5,989 5,927 5,865 17 11 12 13 14 16 0,861 0,851 0,842 0,832 0,823 0,813 17 11 12 13 14 16 5,784 5,707 5,631 5,554 5,477 5,4 17 11 12 13 14 16 5,784 5,707 5,631 5,554 5,477 5,4 17 11 12 13 14 16 3,242 3,223 3,203 3,184 3,165 3,146 17 +14,89% +9,68% +9,63% +8,51% +8,33% +8,06% BPM BPER BANCO POPOLARE POP SONDRIO UBI CREDITO VALTELLINESE Istituti di Credito* Sportelli Soci ** Clienti Dipendenti 70 9.248 1.340.000 12.300.000 81.700 Totale Attivo Provvista Impieghi (dati in miliardi di euro) 450 425 385 *Comprese le banche spa controllate **Soci di Banche Popolari Cooperative Quote di mercato Provvista Impieghi Sportelli 25,3% 24,6% 29,3% Corriere della Sera La vicenda Il passaggio chiave della riforma prevede la trasformazione delle società cooperative bancarie, nelle quali ciascuno ha diritto a un solo voto indipendentemente dal numero delle azioni possedute. Alcune banche hanno un tetto al 3 o 5% SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 10

20/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) Il retroscena La spinta del premier per le fusioni L'accelerazione per la trasformazione in società per azioni Antonella Baccaro ROMA Circoscrivere il provvedimento alle banche più grandi per arginare almeno una parte delle polemiche sollevate dall'annuncio, fatto venerdì scorso, dell'arrivo di norme rivoluzionarie sulle «tantissime banche che danno poco credito», da tutti interpretato come un attacco al sistema di governance delle banche popolari e di credito cooperativo. Potrebbe essere questo il compromesso finale per portare a casa un provvedimento strategico per il sistema bancario. Del resto il premier non ha mai smentito le ricostruzioni di questi giorni che gli attribuivano la volontà di abbattere il tabù del voto capitario nelle Banche Popolari, ma nemmeno è mai entrato nel merito del cambiamento annunciato. E ieri alla riunione dei senatori del Pd si è limitato a ribadire che nel Consiglio dei ministri di oggi avrebbe portato il provvedimento «sul credito». Il sasso, lanciato in un modo sufficientemente generico, ha in questi giorni prodotto le reazioni che ieri sera sono state esaminate nell'incontro tra il premier e i due ministri alla partita: Pier Carlo Padoan (Economia) e Federica Guidi (Sviluppo economico). In questo vertice sarebbero stati vagliati i nodi tecnici emersi, anche l'obiezione che cancellare l'articolo 30 del Testo Unico Bancario, che disciplina le banche popolari, tramite il decreto Investment compact, lascerebbe in vigore l'articolo 2538 del Codice civile che recita: «Ciascun socio cooperatore ha un voto, qualunque sia il valore della quota o il numero delle azioni possedute». Se così fosse, il decreto sarebbe inutile. Ma non c'è solo questo. Sul piano politico l'annuncio ha creato un parapiglia senza distinzioni di partito. Conviene a Renzi accendere gli animi alla vigilia del voto del Quirinale? E val la pena sfidare i mille poteri forti disseminati sul territorio? Su questo punto le valutazioni finali sono toccate ancora una volta solto a Renzi, che così conferma il metodo già applicato con la soglia del 3% ai reati fiscali, inserita «personalmente» nel decreto attuativo della delega fiscale e poi sospesa dal premier (e non dal Consiglio che l'aveva approvata) in seguito alle polemiche sorte sulla loro presunta applicabilità a Silvio Berlusconi. Il metodo è quello del «principe» che ha l'ultima parola su tutti i provvedimenti, potendo stravolgerli. É successo anche venerdì scorso: sarebbe stato Renzi a prelevare i due commi sulle Banche Popolari dal disegno di legge sulla Concorrenza e spostarli nel decreto Investment compact, la cui discussione era stata ampiamente annunciata per oggi. Una decisione di cui i due ministeri sarebbero venuti a sapere venerdì sera, avendo entrambi licenziato i testi senza quella norma. Esaminati i pro e i contro, la decisione finale potrebbe essere quella di procedere sulla strada tracciata, magari utilizzando un sistema di soglie che faccia rientrare nell'operazione esattamente quelle banche, più strategiche, di cui si vorrebbe il riassetto, per agevolarne il salvataggio. Quanto al veicolo che dovrebbe contenere la norma, la scelta sarebbe caduta comunque sul decreto e non sul disegno di legge sulla Concorrenza. Ieri la voce che il testo sulle liberalizzazioni sarebbe stato esaminato oggi in Consiglio dei ministri aveva colto di sorpresa anche chi quel testo lo sta ancora curando. RIPRODUZIONE RISERVATA 70 il numero complessivo delle Banche Popolari in Italia. Sono istituti di credito per i quali finora la trasformazione in società per azioni è avvenuta soltanto a seguito di offerte pubbliche di acquisto Foto: Vigilanza Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan ( nella foto in alto ) e il governatore della Banca d'italia, Ignazio Visco ( sopra ) SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 11

20/01/2015 Corriere della Sera - Bergamo Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) Ubi vola del 9% La Borsa crede nella riforma delle Popolari Stefano Ravaschio L'attesa sulle decisioni preannunciate venerdì dal governo sulla riforma delle banche popolari, che potrebbero essere inserite oggi nell'«investment Compact», ha messo le ali ai titoli del settore. La possibilità che le Popolari diventino contendibili e quindi scalabili ha scatenato gli acquisti e Ubi è stata anche sospesa per eccesso di rialzo. Alla fine della seduta, Ubi è salita del 9,68% a 6,12 euro (dopo un massimo di seduta a 6,22 euro), il Banco Popolare dell'8,33%, Bpm del 14,89%, Bper dell'8,51%, Creval del 9,6%. Le attese, o i timori, a seconda dei punti di vista, riguardano un possibile obbligo di trasformazione per le società quotate da cooperative (dove ogni socio ha un voto) a società per azioni (con voti proporzionali alle azioni possedute), che rimescolerebbe governance ed equilibri. In Ubi le associazioni bergamasche dei soci, e non solo loro, sono contrarie all'abbandono del voto capitario, ma è chiaro che un intervento legislativo, vissuto come un'ingerenza politica all'interno di libere società private, andrebbe sopra la volontà dei soci. Eliminare il voto capitario nelle popolari quotate, si dice, potrebbe favorire il consolidamento del sistema - per Mediobanca, nel caso, protagoniste potrebbero essere Ubi e il Banco, - e la partecipazione al «salvataggio» dei due istituti, Montepaschi e Carige, sotto osservazione europea. Ma si fanno i conti senza la volontà degli istituti, che con ogni probabilità dovranno nel caso pensare a difendersi in casa prima di giocare in trasferta. Intanto, in attesa della riforma, nella possibilità che alla fine la montagna partorisca il topolino (ad esempio, semplici incentivi per la trasformazione), le banche lasciano i commenti di perplessità sulla vicenda a Assopopolari. Ma potrebbe non essere una «boutade» la possibile contromossa: se la riforma dovesse riguardare solo le popolari quotate, si potrebbe anche ritirare il titolo da Piazza Affari, dalla quale istituti come Veneto Banca o la Vicenza si sono sempre tenute alla larga per evitare pressioni, forse, a questo punto, non senza ragione. Stefano Ravaschio RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 12

20/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 29 (diffusione:619980, tiratura:779916) Bilancio Bei, nel 2014 investiti in Italia 11,4 miliardi Francesca Basso Un sostegno record per l'italia da 11,4 miliardi. È il bilancio 2014 del gruppo Bei, che oltre alla Banca europea per gli investimenti include anche il Fei (Fondo europeo per gli investimenti). La cifra messa sul tavolo ha innescato progetti per un valore complessivo di 27 miliardi. Alla fine del 2014 il totale degli impieghi attivi in Italia (quindi non solo quelli avviati nel 2014 ma già in corso d'opera) era pari a 67,3 miliardi di euro, una somma che conferma l'italia come primo dei Paesi beneficiari degli investimenti Bei. Il vicepresidente, Dario Scannapieco, ha spiegato che «dallo scoppio della crisi nel 2008 la Bei ha fatto nuovi prestiti in Italia per 63 miliardi, che hanno attivato circa 180 miliardi di euro. Nello stesso periodo sono state finanziate circa 77.000 Pmi, di cui 6.700 circa nel solo 2014». Il record della Bei va registrato anche nella tipologia degli interventi. È stata emessa la prima cartolarizzazione a favore di un gruppo di utility del Veneto (Hydrobond) ed è stato lanciato il primo Abs con le banche di credito cooperativo (Iccrea), oltre al varo dello strumento Italian Risk Sharing con il Mef e il Mise per progetti di ricerca e sviluppo di imprese italiane. RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 13

20/01/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Oggi via all' Investment compact Pmi, credito anche dai grandi investitori Carmine Fotina Il testo del decreto legge "Investment compact" dovrebbe essere esaminato oggi dal consiglio dei ministri, dopo gli ultimi approfondimenti. Tra le novità, la possibilità che gli investitori istituzionali esteri di paesi "white list" partecipino ad operazioni di finanziamento bancario per le imprese in forma indiretta, beneficiando dell'esenzione della ritenuta. pagina 5 ROMA Dopo una lunga giornata di riunioni tra Palazzo Chigi e i ministeri dell'economia e dello Sviluppo economico, il decreto legge "Investment compact" dovrebbe approdare oggi al Consiglio dei ministri almeno per un primo esame. Diversi gli aspetti che hanno richiesto approfondimenti in queste ore, e non solo per valutazioni sulle coperture. Tra le ultime novità potrebbe esserci il rifinanziamento, ma solo dal 2016, del Fondo centrale di garanzia con 600 milioni per consentire di coprire anche le tranche mezzanine dei cosiddetti titoli Abs e i finanziamenti diretti delle assicurazioni. In particolare, nel caso di titoli derivanti da cartolarizzazione di crediti bancari nei confronti delle Pmi, la garanzia varrà solo in caso di crediti «in bonis» (verso clienti ritenuti solvibili). La nuova iniezione di risorse, che verrebbe coperta con residui di fondi europei, è ritenuta indispensabile per far fronte ai nuovi compiti che verrebbero assegnati al Fondo. Il capitolo credito contiene anche un'importante novità per apportare liquidità di investitori esteri a cantieri e opere, allineando l'italia alle normative di Germania e Francia. Si tratta del "lending indiretto": gli investitori istituzionali esteri che operano in Paesi "white list" potranno partecipare indirettamente, in qualità di soggetti finanziatori, ad operazioni di finanziamento bancario godendo dell'esenzione della ritenuta. Via libera anche a finanziamenti diretti alle aziende (con esclusione delle microimprese) da parte di fondi credito italiani ed europei. Il decreto, che contiene un'ampia sezione dedicata all'innovazione e alla crescita dimensionale nell'industria (si veda l'articolo accanto), fa registrare qualche battuta d'arresto nel capitolo relativo all'attrazione degli investimenti. Nell'ultima bozza, infatti, non figura la creazione dell'agenzia unica per gli investimenti, che sarebbe frutto dell'accorpamento all'ice della corrispondente business unit di Invitalia e dell'enit con l'integrazione delle competenze su commercio estero, investimenti esteri e turismo. Ci sono da limare dettagli operativi e giuridici (anche sulla creazione di un unico cda) e occorrerebbe ancora tempo per capire la reale disponibilità di Luca Cordero di Montezemolo a seguire tutta questa complessa materia per conto del governo, o a capo della super-agenzia o come consulente del premier (si veda Il Sole-24 Ore del 28 dicembre). Nel testo finale dovrebbe invece restare l'altra misura di rilievo per gli investimenti esteri, ovvero la clausola di garanzia per i grandi progetti (oltre 500 milioni) che beneficerebbero di un abbattimento del rischio regolatorio, sia a livello di tasse sia di procedure, attraverso un accordo diretto tra l'investitore e la pubblica amministrazione. In bilico la norma sulla Spa pubblico-privata per il rilancio delle aziende industriali in temporanea difficoltà: la misura potrebbe essere rinviata per agganciarla in modo più coerente alla costituzione della nuova Ilva. Nell'ultima bozza trovano poi conferme le misure emerse nei giorni scorsi sulle procedure semplificate per le sponsorizzazioni private nei beni culturali e sul «social bond» per progetti con finalità etiche. Valutazione fino alla tarda serata di ieri anche sul veicolo che dovrà ospitare la riforma delle Popolari e altri interventi sulle banche, come l'obbligo di trasferibilità del conto corrente in 15 giorni (senza spese di portabilità per il cliente e con eventuale risarcimento proporzionale al ritardo). Alla fine passa la soluzione del travaso nel decreto delle norme già presenti nella bozza del disegno di legge sulla concorrenza fermo al SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 14

20/01/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) ministero dello Sviluppo. Ieri sera sarebbe stata scartata l'opzione-b di portare avanti la riforma attraverso il Ddl liberalizzazioni, che a questo punto dovrebbe slittare di qualche settimana o forse addirittura di qualche mese con un mix eterogeneo di misure che vanno dall'editoria (deregulation della vendita dei giornali e sconti liberi sui libri) al più complesso discorso sulla riforma dell'rc auto che prevede tra l'altro sconti collegati all'installazione della scatola nera. RIPRODUZIONE RISERVATA Carmine Fotina LE MISURE IN ARRIVO FINANZIAMENTI Ultime valutazioni sulla copertura necessaria ad ampliare il raggio d'azione del Fondo centrale di garanzia. Si pensa a 600 milioni - ma solo a partire dal 2016 - per consentire di coprire anche titoli Abs e finanziamenti diretti delle assicurazioni. In arrivo anche il cosiddetto «lending indiretto» che, allineando l'italia alle normative di Germania e Francia, faciliterebbe i finanziamenti da parte di fondi istituzionali esteri TUTELE INVESTIMENTI Verso il rinvio la creazione dell'agenzia unica per gli investimenti, che sarebbe frutto dell'accorpamento all'ice della corrispondente business unit di Invitalia e dell'enit, con l'integrazione delle competenze su commercio estero, investimenti esteri e turismo. Nel testo finale dovrebbe restare la clausola di garanzia per i grandi progetti (oltre 500 milioni) che beneficerebbero di un abbattimento del rischio regolatorio attraverso un accordo diretto tra l'investitore e la Pa INDUSTRIAL BOND Dalla bozza escono, in attesa di approfondimenti, gli "Industrial bond", le obbligazioni emesse da reti di imprese dotate di soggettività giuridica e tributaria, da startup innovative o da Pmi innovative. La norma avrebbe consentito di creare uno strumento equivalente ai project bond per le infrastrutture, con una tassazione equiparata a quella vigente sui titoli di Stato PMI INNOVATIVE Si estende la categoria delle startup, eliminando l'attuale limitazione alle imprese residenti in uno Stato Ue. Inoltre, dovrebbe essere esteso a 5 anni (dagli attuali 4) il periodo massimo di attività a partire dalla data di costituzione della società. Quasi tutte le semplificazioni e agevolazioni che l'attuale normativa riserva alle startup verranno estese alla nuova categoria delle Pmi innovative RETI DI IMPRESE In bilico il rifinanziamento con 50 milioni degli aiuti fiscali alle reti, vale a dire la sospensione di imposta sugli utili che le imprese destinano alle attività oggetto del programma comune. Rispetto al vecchio regime, l'agevolazione sarebbe limitata alle reti dotate di soggettività giuridica e tributaria e il tetto massimo di utili per anno accantonabili verrebbe elevato a 2 milioni SPA SALVA AZIENDE Incerto anche il destino del nuovo strumento per le ristrutturazioni industriali di aziende in crisi temporanea. L'idea è quella della costituzione di una Spa o di un Fondo pubblico-privato che investirebbe in imprese in difficoltà, ma con caratteristiche adeguate per il rilancio. Il governo intenderebbe rinviare l'intervento per ancorarlo al salvataggio dell'ilva SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 15

20/01/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Borsa, effetto-popolari: la riforma lancia il rally Il mercato aspetta le fusioni - Permira offre 2,2 miliardi per Icbpi Vito Lops La Borsa di Milano svetta in Europa (+1,17%) grazie a bancari, in vista della riforma sul credito che sarà varata oggi dal Consiglio dei ministri: raffica di sospensioni al rialzo tra le Popolari per le attese legate all'eliminazione del voto capitario, prevista nell'investment compact, che favorirebbe nuove aggregazioni tra gli istituti. E già si registra il primo passo: Permira ha offerto 2,2 miliardi per rilevare Icbpi, l'istituto centrale delle banche popolari. Servizi e analisi pagine 2-3 È stata la giornata delle banche popolari a Piazza Affari. Con un rialzo medio vicino al 10% i titoli del settore hanno spinto il Ftse Mib, che ha chiuso la terza seduta consecutiva in guadagno (+1,17%) dopo il +5,9% messo a segno la settimana scorsa. I titoli del settore sono stati in adrenalina sin dalle prime battute, con ripetuti sospensioni perché oggi il governo guidato da Matteo Renzi dovrebbe varare un decreto sul mondo del credito. E il mercato scommette che il provvedimento conterrà la riforma delle banche popolari quotate, con l'abolizione del voto capitario (che garantisce ad ogni azionista un voto in assemblea indipendentemente dal numero di azioni possedute). La trasformazione delle popolari in spa potrebbe favorire una serie di processi di aggregazioni, fino ad oggi resi difficili proprio dalla modalità di voto. Ecco perché i titoli delle popolari sono stati comprati a mani basse. Al primo posto Bpm (+14,8%). Forte rialzo anche per Banca popolare dell'emila Romagna (+8,5%), Banco popolare (+8,3%), Ubi banca (+9,6%). Tra le popolari più piccole in luce Creval (+9,63%), Banco popolare Sondrio (+8,06%), Banca popolare dell'etruria e del Lazio (+8,2%), Banco Desio e Brianza (+3,92%). Sprint anche per Cattolica Assicurazioni (+6,1%), che come le banche popolari è una società cooperativa. Le novità danno vigore a ipotesi di acquisizioni, fusioni o integrazioni tra gli operatori del settore. Del resto lo scorso venerdì Renzi ha parlato chiaro: «Non abbiamo avuto paura di intervenire sul numero di parlamentari, non avremo paura di farlo sul numero dei banchieri». Dello stesso parere anche gli addetti ai lavori. «Non escludiamo inoltre che l'obiettivo della riforma possa essere quello di agevolare il consolidamento di Banca Mps e Carige», osservano analisti di Equita. La banca senese ha guadagnato il 3,73%, l'istituto ligure il 2,23%. In scia sono andate bene anche anche le altre banche. UniCredit (+2,3%), Intesa Sanpaolo (+1,2%) e Mediobanca (+4,5%). Si sono poi distinte le azioni del lusso, mentre a Milano sono in corso le presentazioni per le collezioni maschili per il prossimo autunno-inverno. Positivi anche gli altri listini europei, ma sotto il punto percentuale. Fanno eccezione Zurigo (che ha rimbalzato del 4,35% dopo il -15% della settimana scorsa a causa dello shock derivante dallo sganciamento della Banca nazionale svizzera della soglia di protezione del franco con l'euro a 1,2) e Atene (+2,68%) quando ormai mancano pochi giorni alle elezioni parlamentari (25 gennaio) che potrebbero consegnare la maggioranza a Syriza, il partito di sinistra favorevole alla rinegoziazione del debito. Il rimbalzo del listino di Atene è arrivato dopo che la cancelliera tedesca Merkel ha affermato che l'europa è impegnata a evitare il Grexit. I mercati hanno gli occhi puntati sul «quantitative easing» (allentamento monetario) che con ogni probabilità verrà annunciato dalla Banca centrale europea giovedì. Secondo il consensus di 60 economisti intervistati da Bloomberg la Bce potrebbe lanciare un piano da 550 miliardi di euro, fra cui anche titoli di Stato dell'eurozona. Anche per questo motivo per i bond governativi è stata un'altra giornata tranquilla. Dopo aver a aggiornato il minimo storico all'1,63% nel corso della seduta il decennale italiano con scadenza dicembre 2024 ha chiuso all'1,67% in linea con la chiusura di venerdì. Il titolo marzo 2025 (utilizzato da Reuters per il calcolo dello spread) ha chiuso a 1,73% per un differenziale con il Bund a 130 punti. Chiusura in leggero rialzo dell'euro sul dollaro sopra 1,16 nel giorno in cui da Wall Street (chiusa per il Martin Luther King day) e SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 16

20/01/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) dall'economia Usa non sono arrivati grandi spunti..@vitolops RIPRODUZIONE RISERVATA Variazioni percentuali di ieri var. da inizio anno Unione Banche italiane Credito Valtellinese Bper Banco Popolare Banca Pop. Etruria e Lazio Banca Popolare di Milano Banca popolare dell'emilia Romagna +14,89 +25,90 +9,68 +2,68 +9,63 +5,49 +8,51 +1,46 +8,33 +3,38 +8,20 +2,40 Banca Popolare di Sondrio +8,06 +4,78 Intesa Sanpaolo +1,28 +4,46 Banca Popolare Etruria e Lazio +8,20 +2,40 Banco di Sardegna +1,50 +0,77 Mediobanca +4,54 +5,39 Banca Profilo -0,06 +0,32 Banca Finnat Euramerica +7,04 +5,69 FinecoBank +0,87-0,60 Banca Popolare di Milano +14,89 +25,90 Credem +4,21 +5,38 Unione Banche italiane +9,68 +2,68 Banco di Desio e della Brianza +3,92-1,85 Credito Valtellinese +9,63 +5,49 Monte dei Paschi di Siena +3,73 +1,28 Bper +8,51 +1,46 Unicredit +2,39 +0,28 Banca popolare dell'emilia Romagna Banco Popolare +8,33 +3,38 Banca Carige +2,23 +17,98 Il boom delle banche in Borsa Fonte: elaborazione Il Sole 24 Ore Foto: IL BALZO DELLE POPOLARI A PIAZZA AFFARI Foto: IL BOOM DELLE BANCHE IN BORSA Andamento degli istituti di credito quotati a Piazza Affari SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 17

20/01/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 2 (diffusione:334076, tiratura:405061) Riforme e credito IL PIANO DELL'ESECUTIVO Per gli istituti è il giorno della riforma Verso l'addio al principio del voto «capitario» - Focus sulla portabilità dei fondi e trasferimento dei c/c R.Boc. ROMA Il presidente del Consiglio Matteo Renzi lo ha confermato ieri ai senatori del Pd: la riunione di governo convocata per oggi alle 13 si occuperà anche di un intervento sul mondo del credito. Dunque, le norme di riforma delle banche popolari verranno discusse contestualmente al decreto-legge «Investment compact». Non è detto, però, che assumano la veste dei due commi secchi che prevedano sic et simpliciter l'abrogazione dell'intero articolo 30 del Testo Unico bancario, quello che disciplina i soci delle banche popolari e che stabilisce il voto capitario (ogni socio ha un voto, qualunque sia il numero delle azioni possedute) il tetto dell'1 % per le partecipazioni dei singoli soci, il numero minimo di soci (200). Dubbi e perplessità sull'opportunità di procedere in modo tranchant in questo campo si sono levati tanto da parte dei diretti interessati ( le popolari, le bcc) quanto da parte del mondo politico. E a tarda sera i lavori erano ancora in corso a via XX settembre e a Palazzo Chigi, per dare una veste più articolata alla normativa. Nel provvedimento è previsto anche l'obbligo di trasferibilità del conto corrente in 15 giorni, senza spese di portabilità per il cliente e con eventuale risarcimento proporzionale al ritardo. Sul fatto che una riforma sia necessaria e resa urgente anche dalla velocità impressa dalla crisi alle trasformazioni del mondo bancario, peraltro, non ci sono dubbi. A più riprese, del resto, il Governatore Ignazio Visco aveva sollecitato un provvedimento: «La Banca d'italia riconosce il modello cooperativo- aveva affermato ad esempio Visco all'assemblea annuale dell'abi - ma non abbiamo mai fatto mistero della nostra convinzione che, per le banche popolari più grandi, quotate in Borsa, operanti a livello nazionale o internazionale, sarebbe opportuno un diverso assetto societario». E un analogo auspicio era venuto anche dal Fondo monetario internazionale nonché dalla Commissione europea. Per chiarire la portata del provvedimento di modifica il portavoce del premier Filippo Sensi ha poi rilanciato, ieri sera, via twitter, un'analisi di Reuters secondo la quale, cambiando la norma che assegna uguali diritti di voto agli azionisti delle banche del settore cooperativo in Italia il presidente del consiglio Renzi riuscirebbe ad accrescere la concorrenza e anche ad affrontare la questione del futuro della banca Monte dei Paschi, perchè togliere la norma «una testa un voto», almeno per le popolari quotate in Borsa, potrebbe aprire la strada per una fusione tra Mps e una delle maggiori popolari, come Ubi. Sennonché dal mondo politico, proprio ieri, è partito un fuoco di fila. Il più netto è stato il segretario della Lega Matteo Salvini, che si è detto «pronto a salire sulle barricate a difesa dei territori. Intanto, fermiamo questo tizio». Il Carroccio si è anche detto pronto a un esposto, sospettando una misura che favorisca il salvataggio di Mps.Il presidente di Assopopolari, Ettore Caselli, che è anche presidente della Bper, si è invece detto «perplesso» sulle ipotesi circolate e ha ricordato come l'associazione avesse nominato una Commissione composta da accademici di chiara fama, composta dal Presidente,Prof.Angelo Tantazzi, dal Prof. Piergaetano Marchetti e dal Prof.Alberto Quadrio Curzio«con il compito di elaborare un modello di banca popolare ancor più rispondente alle mutate esigenze del mercato». Già lo scorso venerdì, peraltro, erano scattate le prime voci critiche, a partire dai sindacati del settore, preoccupati per possibili tagli del personale a seguito delle aggregazioni, ma anche nello stesso Pd: da Fioroni, preoccupato per sorti della finanza cattolica molto presente nel settore delle popolari, a Boccia. Ieri, il fronte si è allargato anche al centrodestra e in particolare a Forza Italia dove si sono espressi contro Renata Polverini, Anna Cinzia Bonfrisco e Maurizio Gasparri. Anche il segretario generale del sindacato Fiba Cisl si è pronunciato contro il ricorso al decreto, ricordando come le popolari siano le più generose verso le Pmi e attaccando «l'effetto annuncio» che ha permesso «enormi rialzi» sui mercati finanziari. SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 18

20/01/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 2 (diffusione:334076, tiratura:405061) RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 19

20/01/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 5 (diffusione:334076, tiratura:405061) Industria. Al via le Pmi innovative Raccolta di capitali più semplice per le imprese hi-tech C.Fo. LA LEVA INNOVAZIONE Estesi gli incentivi riservati alle startup. Via libera alla defiscalizzazione per le royalties sui marchi commerciali IL NODO COPERTURE Escono dal testo gli «Industrial bond» mentre è a rischio il rifinanziamento degli aiuti fiscali alle reti di impresa ROMA Startup, Pmi innovative e aggregazioni. Sono i pilastri del capitolo sulle imprese che compare nella bozza dell' "Investment compact". Si parte estendendo la nozione di "startup innovativa", che includerà anche quelle residenti in uno Stato Ue e quelle costituite da cinque anni (oggi il limite è di quattro anni). Ma la novità principale è la nascita di una nuova categoria di imprese, le "Pmi innovative", che entreranno a far parte di un registro speciale e potranno beneficiare di quasi tutte le semplificazioni e agevolazioni fiscali (fatta salva la flessibilità sul lavoro) di cui godono le startup. Le Pmi, che avranno questo vantaggio per un tempo limitato (da 5 a 7 anni), dovranno avere bilanci certificati e possedere almeno due tra questi tre requisiti: spese in R&S pari ad almeno il 5% del maggiore valore tra costo e valore totale della produzione (esclusi gli immobili); impiego per almeno un quinto della forza lavoro di personale altamente qualificato; essere titolari, depositarie o licenziatarie di almeno un brevetto o marchio. Le aziende con queste caratteristiche potranno presentare un'autocertificazione al Registro delle imprese e, al pari delle startup e dei fondi di credito specializzati, avranno la possibilità di raccogliere capitale con la modalità del «crowdfunding», cioè attraverso portali online. Dalla bozza escono, in attesa di approfondimenti, gli "Industrial bond", le obbligazioni emesse da reti di imprese dotate di soggettività giuridica e tributaria, da startup innovative o da Pmi innovative. Sarebbe a rischio anche il rifinanziamento con 50 milioni degli aiuti fiscali alle reti, vale a dire la sospensione di imposta sugli utili che le imprese destinano alle attività oggetto del programma comune. Rispetto al vecchio regime, l'agevolazione sarebbe limitata alle reti dotate di soggettività giuridica e tributaria e il tetto massimo di utili per anno accantonabili verrebbe elevato a 2 milioni. Ma le coperture, stando alle ultime riunioni svolte ieri, sarebbero ancora da individuare. Nel pacchetto preparato dal ministero dell'economia e dallo Sviluppo economico figura anche una nuova norma "acchiappa-talenti" (si veda Il Sole 24 Ore di domenica) e il potenziamento degli sconti fiscali per brevetti e marchi del made in Italy o di multinazionali che potrebbero investire in Italia. Attualmente la norma prevede una tassazione agevolata dei redditi derivanti dall'utilizzazione e cessione di beni immateriali, in particolare brevetti e marchi a questi «funzionalmente equivalenti». Per beni immateriali concessi in licenza, scatta l'esclusione da imposizione del 50% delle royalties (per il 2014 e 2015 si scende rispettivamente al 30% e al 40 per cento) mentre in caso di utilizzo diretto degli intangible sarà esclusa da tassazione - nella stessa percentuale - la quota parte del reddito derivante dall'utilizzo dei beni, determinata in contraddittorio con le Entrate. L'"Investment compact" estenderà questo vantaggio fiscale a tutte le tipologie di marchi, inclusi quelli commerciali. Ampliati anche i costi rilevanti ai fini dell'agevolazione, che includeranno anche quelli sostenuti per l'attività di ricerca e sviluppo affidata in outsourcing ad università, enti di ricerca o imprese di un altro gruppo. RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO NAZIONALE E LOCALE CONFIDI - Rassegna Stampa 20/01/2015 20