MODULO E PREFABBRICAZIONE CAPITOLO 9



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CAPITOLO 9

Capitolo 9 Parlare di sistemi modulari in architettura significa affrontare un discorso vastissimo, soprattutto perché l articolata concezione di fondo, che è quella del modulo, rappresenta una tematica intricata e ricca di sfumature, intimamente connessa allo sviluppo dell`attività progettuale sin dagli albori, e per questo direttamente collegata a tutti i campi che questa abbraccia. Modulare è l essenza delle prime operazioni progettuali, nate dalla ripetizione di uno stesso elemento, fino ad arrivare alle elaborazioni più complesse, che associando il modulo alla regolarità geometrica lo sviluppano fino a creare insiemi concepiti armonicamente, in cui ogni elemento si rapporta perfettamente col tutto. Ma se da un lato l idea di modularità ha una valenza squisitamente logica e si collega ad una concezione intellettuale dell architettura, dall altro non si può dimenticare che quello di modularità è un concetto insito profondamente anche nella dimensione strettamente tecnica e strutturale, dal momento che anche la semplice ripetizione dell elemento in laterizio, che sta alla base del sistema murario, si può considerare un applicazione discendente dallo stesso criterio, operazione da cui hanno avuto origine organismi di gigantesche dimensioni, come le maestose opere di architettura romana. L avvento della produzione industriale ha segnato un momento decisivo nella trasformazione del concetto di modularità in chiave moderna, permettendogli di assumere una connotazione di natura più fortemente tecnica e accostandolo all idea di sistema. L edificio è andato sempre più affermando la sua natura di complesso formato da più parti, sottosistemi e sistemi parziali, collegati ad una grande quantità di parametri. Di pari passo si è delineata sempre più forte la possibilità di gestirne la realizzazione attraverso l apporto fornito dalla produzione industriale e l impiego di elementi edilizi già pronti. Indubbiamente uno dei temi legati al concetto di sistema che più sono stati oggetto di sperimentazione nasce dalla possibilità di applicare i vantaggi della prefabbricazione alla creazione di spazi vivibili, facili sia da realizzare che da gestire, attraverso una composizione di elementi già pronti che permettono di creare, con abbinamenti più o meno variabili, nuclei abitabili, montabili e smontabili in poco tempo e in grado di garantire una consistente riduzione dei costi di esecuzione e di manutenzione 138

generali. Con le devastazioni causate dalla prima guerra mondiale l idea di produrre abitazioni così concepite è andata sempre più prendendo piede, anche grazie alle teorizzazioni dei grandi dell architettura dell epoca, da Le Corbusier, che profetizzava la diffusione della casa macchina, funzionale e bella allo stesso tempo, a Gropius, che insieme a Meyer progettava nel 1923 il Building Block, un sistema di abitazione standardizzate. Sin dai primi decenni del 900 negli Stati Uniti riscuoto notevole successo agenzie specializzate nella vendita di case già pronte, scelte dal cliente su appositi cataloghi. La Aladdin proponeva modelli abitativi in legno completi per circa 65.000 dollari, mentre la Sears, riuscì a vendere per corrispondenza ben 1.000 kit abitativi dal 1908 al 1940. L edilizia abitativa americana, in modo particolare, ha rappresentato in questo senso uno dei campi più vivaci, centro di innumerevoli sperimentazioni tese a sviluppare il tema della casa concepita come blocco di più parti assemblate, riscuotendo anche un discreto successo sull opinione pubblica. Dalle case articolate come veri e propri kit abitativi, da ordinare su appositi cataloghi, prodotte dall agenzia Aladdin, nella prima metà del secolo scorso, ai modelli abitativi realizzati negli anni `30, dalla General Houses Corporation con pezzi standard, fino ai prototipi House of tomorrow e Crystal house, entrambi presentati alla Century of Progress Exihibition di Chicago del `33, l uno realizzato con telai metallici e 139

pareti vitree, dotato di un sistema di riscaldamento e aria condizionata autonomo, l altro caratterizzato da un innovativo sistema strutturale che ne permetteva il montaggio in soli tre giorni. Anche le sperimentazioni più utopistiche trovano nell euforia collettiva di quegli anni una loro identità significativa; Buckminster Fuller elabora visioni ispirate al questa nuova cultura dell abitare teorizzando la Dymaxion House, un prodotto di massa da realizzare impiegando la tecnologia delle Wichita Houses auto e degli aerei, basato sull idea di una tensostruttura ottagonale sospesa ad un pilastro centrale, da completare attraverso una serie di blocchi integrativi che ne permettano il funzionamento in tutte le sue parti. Successivamente la ricerca di Fuller continuò in questa direzione seguendo l idea della casa mobile e trasportabile, completa di arredi, fino ad arrivare nel 1949 a ideare un altro prototipo, la Wichita House, composta da unità estremamente leggere in alluminio da assemblare sul posto. Seguendo la scia delle sperimentazioni americane anche la realtà europea scopre ben presto le possibilità offerte dal nuovo modo di concepire la realtà abitativa e comincia ad affrontare in maniera sempre più consapevole il tema delle abitazioni prefabbricate in serie. Tra gli anni trenta e gli anni settanta le sperimentazioni di Jean Prouvé segnano in questa direzione una svolta cruciale, approfondendo la distinzione fra struttura e tamponamento autonomi, e promuovendo un nuovo rapporto dell edificio con lo spazio e ed il tempo, improntato a nuovi criteri di intercambiabilità e trasformabilità. Su richiesta del governo francese Prouvé progetta nel 1950 uno schema abitativo destinato ad una produzione di massa, studiando quattordici varianti su due tipologie differenti, basate su uno scheletro metallico in grado di essere montato senza ponteggi e con caratteristiche estetiche estremamente curate per soddisfare i gusti dell epoca, a tal punto che gli acquirenti dei venticinque esemplari realizzati nella città di Meudon furono per lo più personaggi dei ceti elevati, anziché esponenti delle classi medie, alle quali i prototipi 140

Futuristico programma Zip-Up Concetto di spazialità modulare offerte dai primi computer erano destinati. Prima di arrivare alle sperimentazioni attuali non si possono dimenticare alcune testimonianze recenti, come quella di Richard Rogers, che tra gli anni 60 e 70 diviene portavoce di una nuova tendenza nell ambito della ricerca sui moduli abitativi, e cioè quella volta a creare modelli funzionali, gradevoli e facili da mantenere, ma soprattutto dotati di un funzionamento attento al risparmio energetico. Il suo futuristico programma Zip Up prevedeva architetture sostenibili che i potenziali aquirenti avevano modo di visionare scegliendo personalmente tra le numerose possibilità di elementi da comporre, per creare abitazioni del tutto personalizzate, grazie all estrema flessibilità delle partizioni smontabili e scorrevoli su ruote. Da questi concetti Rogers sviluppò poi l idea dell Abitazione Autonoma sospesa se aste regolabili e funzionante come un piccolo ecosistema in grado di riciclare acqua e rifiuti e di provvedere autonomamente a se stesso dal punto di vista energetico. A livello urbano invece le fantasiose idee degli Archigram, che immaginavano città materializzate dall aggregazione di elementi capsulari, finirono per influenzare anche il resto del panorama mondiale, dal Giappone, in cui Kurokawa fu il progettista del primo edificio realizzato per sovrapposizione di elementi capsulari, la Torre Nakagin, completata nel 1972, agli Stati Uniti, che negli stessi anni videro la diffusione dell` Advanced Technology House, concepita come unità abitativa autosufficiente da realizzare con moduli adattabili a diverse 141

configurazioni spaziali e differenti contesti e controllabile tramite computer. Insomma è evidente che la storia dei sistemi abitativi prefabbricati e della loro diffusione ha coinvolto direttamente tutto lo sviluppo architettonico del secolo appena trascorso, toccando da vicino, come si è visto molti dei suoi esponenti più rappresentativi. Oggi la ricerca su questo tema è ancora in pieno corso e i risultati delle esperienze passate cominciano a definire concretamente conseguenze consistenti, con possibilità applicative vere e proprie. Tuttavia nel contesto del nostro paese l idea di questo tipo di edifici non riesce ancora a rapportarsi bene alla grande diffusione, per il persistere di un immagine tradizionale di casa come edifico pesante, che comunica resistenza e solidità, anzi si è andata relegando il più delle volte a condizioni abitative di emergenza, estremamente precarie e legate spesso ad eventi catastrofici. Tuttavia la ricerca sui moduli abitativi è proseguita comunque consistentemente, dando origine in altri paesi europei a risultati importanti, anche dal punto di vista della reazione del pubblico. Volendo in qualche modo fare una distinzione tra i vari indirizzi di sperimentazione in questo settore si è cercato di mettere in luce quelli che sono gli orientamenti che attualmente sintetizzano meglio la ricerca nel campo dell edilizia abitativa modulare. Un primo approccio da considerare, il più Oscar Leo Kaufmann. Sistema abitativo mobile Fred essenziale certamente, quello su cui forse si sono incentrate la maggior parte delle sperimentazioni, riguarda la definizione di sistemi attraverso l impiego di singole unità abitative, in grado di essere autosufficienti e funzionali autonomamente; case gia pronte da poter installare in realtà contestuali differenti, ma comunque universalmente funzionabili, perché impostate su schemi di 142

estrema flessibilità. L architetto austriaco Leo Kaufmann è in questo senso uno dei progettisti che nel panorama attuale ha meglio sintetizzato questa tendenza, mettendo a punto diversi sistemi modulari in grado di espletare perfettamente funzioni abitative. Il sistema FRED, elaborato insieme a Johannes Kaufmann, ad esempio, potrebbe essere assimilato a un gioco di costruzioni per bambini, articolato con componenti di varie dimensioni che, su un modulo di 5x5 m, si possono montare uno sull altro o Kaufmann. Sistema abitativo SU-SI affiancare, permettendo dieci tipologie di prospetto e diverse dimensioni delle stanze, in accordo con le esigenze del cliente. Analogo al sistema FRED è quello denominato SU-SI, basato su un prototipo trasportabile e montabile interamente in situ in sole cinque ore. Recentemente Leo Kaufmann ha collaborato con l architetto svedese Johannes Norlander, lavorando sul concetto di sfruttare l esperienza nel campo della costruzione modulare per trasferire l idea di abitazione ad un buono standard di consumo, attraverso prodotti pronti per l uso, magari ordinabili via internet dal cliente, in grado di essere consegnati in poche settimane e montati in poche ore, ma anche capaci di soddisfare tutta una serie di necessità, in una dimensione estremamente flessibile e socievole, che renda la casa, prima di ogni cosa, un luogo in cui stare bene. Le proposte dei due progettisti si articolano concretamente in differenti tipi di unità edilizie con diverse possibilità di funzioni, da quelle più complementari (capanno da giardino, chiosco, toilet, unità ospedaliera e da campeggio) a quella più specificatamente domestica, realizzata in tavole di legno con stipiti in alluminio naturale finlandese, scale, basamento e persiane in acciaio inossidabile perforato. L unità abitativa viene fornita insieme a sei basi di metallo regolabile, mentre l utente deve provvedere alle fondamenta con sei punti fissi in grado di reggere ognuno 800 kg, oppure 143

tramite una superficie piatta e stabile avente inclinazione massima tra i 20 e i 1000 mm. Sono poi disponibili anche blocchi per varie funzioni complementari, come l apertura in facciata, i serramenti, la cucina, i bagni e gli impianti elettrici e di riscaldamento. Rummele. Sistema abitativo flessibile applicato alla abitazione unifamiliare Knie. Foto e pianta. Rimanendo sempre nell ambito dei sistemi abitativi un approccio leggermente diverso da quello già illustrato, ma caratterizzato sostanzialmente dalle stesse finalità, prevede la creazione del nucleo abitativo attraverso la composizione di elementi prefabbricati e standardizzati su una struttura base sempre uguale. È il caso ad esempio del sistema costruttivo flessibile, messo a punto dagli architetti austriaci Rummele Simon e Strohle Gerharduguale, ispirato ai concetti di ottimizzazione ed efficienza caratteristici dell industria automobilistica e adeguabile sia alla realizzazione di abitazioni isolate, che di case a schiera e di edifici multipiano. Gli edifici abitativi messi a punto con questi principi sono stati creati basandosi su uno scheletro portante di fondo realizzato in cantiere con fondamenta e soletta in cemento armato gettato in opera e pilastri in elementi prefabbricati d acciaio che, variamente posizionati, permettono di ottenere alloggi di taglio diverso. All interno dello scheletro vengono Oscar Leo Kaufmann. Unità abitative del sistema A & B. inserite delle unità piombate 144

piuttosto leggere e completamente prefabbricate, contenenti l intero sistema tecnologico di funzionamento dell abitazione, mentre le pareti vengono realizzate (fino ad un altezza di 12,5 m) impiegando pannelli di legno dotati di 36 cm di isolamento, con finestre, balconi e rifiniture interne già incorporate. Esternamente le pareti sono rivestite da larghe lastre incollate in resina fenolica antiurto e antigraffio, disponibili in colori differenti, in modo da variare le possibilità cromatiche delle superfici. Altri elementi completamente prefabbricati che possono essere inseriti sono i blocchi scala in fibra di vetro, contenenti ognuno uno spazio deposito di 5 mq di superficie, e i balconi, anche questi in fibra di vetro, da montare di fronte alle finestre. Tutti gli elementi che costituiscono l equipaggiamento del sistema tecnologico passivo richiedono uno spazio inferiore ad un metro quadro e sono integrati da un impianto ad aria con recupero di calore regolato da un termostato computerizzato, da uno scaldacqua e da un sistema di accumulo dell energia solare, il tutto con considerevoli risultati di risparmio in tempi e costi. Secondo questi principi e sulla base delle esperienze precedenti gli stessi Kaufmann e Norlander hanno realizzato l ampliamento dell hotel Krone con una costruzione di chiusura di circa 2900 mc, ottenuta attraverso un sistema di box autoportanti e autorinforzati, realizzati in legno e ricoperti su due lati da tavole con tripla piastra e cartongesso, disposti Rummele. Il sistema costruttivo flessibile applicato alla abitazione unifamiliare Ott. in modo da collocare gli impianti nelle cavità che si venivano a formare fra i vari blocchi. Nel giro di 4 settimane (periodo di ferie dell albergo) è stato realizzato il completamento della struttura disponendo in questo modo 36 posti letto, impiegando elementi prefabbricati 145

quasi del tutto completi, tranne che per gli arredi e le vetrate isolanti, poi completati con una copertura a spiovente. Una particolare attenzione all aspetto ecologico e ai risparmi energetici viene riservata dai prototipi abitativi creati dall architetto altoatesino Matteo Thun, Heidi e O sole mio, due unità abitative indipendenti prefabbricate a bass0 consumo energetico, studiate per rispondere a diverse esigenze abitative con soluzioni che vanno dalla piccola alla grande metratura. Ispirate al funzionamento degli organismi viventi, queste due case, passive nell accezione positiva del termine, hanno come fonte primaria la luce solare e funzionano impiegando esclusivamente energia autoprodotta, riuscendo anche a fare a meno dell impianto di riscaldamento. Heidi è concepita attraverso unità modulari combinabili, sviluppabili nel tempo e nello Matteo Thun. Unità abitativa indipendente Heidi. spazio su uno o due piani, con sei tipologie abitative dai 53 ai 208 mq; i materiali impiegati sono il legno lamellare per le parti strutturali e quello di larice per gli elementi di dettaglio, molto essenziali ma estremamente ricercati. 0 solo mio invece è un prototipo dotato di un telaio costruttivo modulare con pilastri tondi, travi a sezione lenticolare e capriate sagomate a curvatura, il tutto inserito in un contesto di trasparenza di forme e funzioni, di dialogo tra larice e vetro, di forme semplici e immediate, che richiamano ai fienili delle zone alpine. Anche in questo caso si prevede la possibilità di avere diversi moduli accostabili con innumerevoli possibilità di combinazione, in modo da garantire risposte sempre personalizzate alle esigenze 146

dell`utenza. Un sistema del tutto particolare, che potremmo definire a metà tra i due orientamenti sopra citati, é anche quello proposto dal gruppo Foba, a cui si deve progetto Containment, basato appunto sull impiego dell elemento container. Dalle prime sperimentazioni più Un insediamento costituito da container Assonometria semplici, volte a creare abitazioni isolate e indipendenti, specifiche per studenti o senzatetto, attraverso moduli dotati di bagno e cucina, i progettisti sono arrivati ad elaborare un particolarissimo sistema di interrelazione ( neo-metabolist ) tra i containers, inserendo in uno scheletro di cemento armato, a sua volta inglobato in una piccola collinetta artificiale occupata da un giardino. Il risultato finale ricorda l effetto di una casa su un albero, con il livello più basso interrato nella collinetta, i cui rami ospitano i containers, che sono poi le varie stanze dell abitazione. Questa particolare impostazione permettere una notevole elasticità nella gestione degli ambienti, che possono essere modificati semplicemente, smontando i containers e riposizionandoli, eventualmente anche spostandoli in altri luoghi durante i periodi di vacanza, data la loro facile trasportabilità, oppure amplificando le possibilità spaziali, quindi integrandoli con l aggiunta di altri blocchi qualora se ne presenti la necessità. 147

Bernard Tschumi glass House inthe Sky Un caso particolare, invece, in cui l elemento prefabbricato non viene impiegato con funzione di residenza, ma serve per comporre un complesso scolastico, è quello della scuola materna di St. Albans in Inghilterra, progettata da Cottrell e Vermeulen impiegando il sistema Lilliput, appositamente pensato per funzioni scolastiche. Il progetto degli Architetti londinesi unisce l economia, la velocità e la qualità dell impianto industriale, con uno schema progettuale di grande elasticità, attento ai bisogni specifici dell ambiente scolastico e adattabile e ad ogni scuola e regolamentazione specifica. Un ultimo orientamento che è doveroso citare nella nostra trattazione riguarda una tendenza ad utilizzare il concetto di sistema applicato all unità abitativa con una accezione del tutto particolare ed innovativa, che, a causa dalla disponibilità spaziale sempre più limitata nei nostri contesti urbani, sta prendendo piede consistemente da un po di tempo a questa parte. Si tratta del tentativo di applicare i già più volte citati vantaggi dell unità abitativa modulare cercando di inglobarla in edifici già esistenti, creando delle sorta di prolungamenti, delle appendici in grado di permettere ancora la creazione di nuovi spazi vivibili nelle nostre città oramai congestionate. In contrapposizione alla immagine tradizionale dell`unità abitativa, quasi sempre prevista come entità a se stante e isolata, in questo caso gli elementi modulari riescono a soddisfare un altra esigenza attuale, quella di vivere nella infinità spazialità delle metropoli contemporanee. Il sistema Zusatzraum, degli architetti Exilhauser, presentato all ultima Biennale di Arte Contemporanea di Anghien-les Bains, nasce nell ambito di una progettazione che il gruppo rivolge alla ricerca di un architettura funzionale e dalle belle forme, in grado di rispettare i contesti urbani esistenti e realizzabile con costi contenuti. Si tratta di un elemento mobile 148

(letteralmente il nome significa camera extra ) in grado di essere aggiunto a qualsiasi edificio già esistente o posizionato in qualsiasi spazio, in modo da definire ambienti dalla funzionalità differente: una hall (2x2x3,5m), uno studio (2x2x2m), oppure una camera da letto (2x2x1m). Un piccolo spazio polifunzionale, realizzato con materiali semplici ed economici (vetro e tessuto), adattabile a diverse situazioni, anche quella di chiosco informativo per eventi particolari, da posizionare a seconda delle varie esigenze nei contesti urbani, una sorta di office anywhere. In una realtà più estesa, gli stessi concetti sono alla base dell idea della Glass House in The sky, di Bernard Tschumi, nella cui essenza trovano riscontro le esigenze tutte contemporanee del cittadino metropolitano, desideroso di sfuggire all`alternativa delle periferie per vivere l intensa realtà urbana attuale. L unità abitativa pensata da Tschumi si può inserire facilmente nel tessuto cittadino e si articola tutta su un muro flessuoso che, dal centro della pianta del nucleo abitativo, produce, snodandosi, tutta la diversificazione dello spazio circostante. In una dimensione in cui l involucro rettangolare di aspetto industriale contrasta con le forme voluttuose degli interni, il protagonista dello spazio è proprio il muro, non solo fisicamente, ma anche funzionalmente: al suo interno tende e pareti scorribili possono aprirsi per suddividere l open space e creare stanze e spazi più raccolti. Anche i bagni sono inglobati nel muro, in una parte in cui la sua struttura cambia consistenza diventando una superficie liquida, con un particolarissimo effetto bagnato traslucido, ottenuto attraverso l impiego combinato di vetro e resina. Sul lato opposto la parete diviene protagonista della dicotomia tra pubblico e privato, tipico della vita newyorkese, fungendo da schermo per proiezione di immagini digitali morbide e flessibili, specchio della vita intima degli abitanti, su cui vengono costantemente proiettati ingrandimenti di riprese effettuate nell ambiente interno, eventualmente sostituibili quando si vuole una maggiore intimità, con messaggi e parole scritte. Anche la struttura ruota intorno al muro che contiene l impiantistica e sul quale, tramite travi a sbalzo, è appoggiato il pavimento del piano intermedio dedicato agli ambienti notturni. Tschumi pensa a questa a questa abitazione destinata alla New York del XXI secolo come ad un piccolo gioiello nel panorama metropolitano, un luogo privilegiato di osservazione sulla città, un segnale luminoso che sembra voler riportare paradossalmente ad una dimensione umana le anonime altezze degli edifici metropolitani. 149