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Transcript:

1 La giovane donna si voltò per stabilire quanto poteva essere la distanza che la separava dai suoi inseguitori e si sentì gelare il sangue nelle vene constatando che quei trecento metri erano davvero pochi affinché potesse avere qualche possibilità di farcela. Era stata troppo ottimista a pensare d essere riuscita a distanziarli perché s accorse che il vantaggio che aveva inizialmente avuto su quegli sconosciuti, in pratica si era ridotto di parecchio negli ultimi minuti. Non sapeva né chi fossero né cosa volessero da lei, ma in quei momenti di panico, le sfiorò l idea di essere inseguita a causa di quello che lei e una sua amica, Patricia Bell, avevano scoperto. Jenny Mason si sentì persa, come un topo in gabbia, sicura che nonostante i suoi tentativi di accelerare, il suo potente SUV non sarebbe riuscito a competere con le più veloci e abili Porsche che le stavano dietro. Se avesse avuto più prudenza forse non si sarebbe trovata in quel guaio, ma ormai, a quel punto, era inutile stare a recriminare su un comportamento che per diversi fattori l aveva indotta a sottovalutare l importanza delle loro scoperte. Diede uno sguardo furtivo nel retrovisore per assicurarsi se la distanza le avesse permesso di tentare una manovra forse azzardata che però le avrebbe consentito, se fosse riuscita nell intento, a capovolgere a suo favore la pericolosa situazione in cui era finita. 1

Le domande che l avevano assillata in quei lunghi minuti le tornarono prepotenti nella mente, ma sapeva che non sarebbe riuscita a trovare una risposta logica, neppure se avesse avuto più tempo e la tranquillità che in quegli istanti le mancavano. Jenny Mason aveva poco più di trent anni, una laurea in scienze storiche conseguita brillantemente all Università di Washington, un matrimonio fallito alle spalle, conseguenza di una scelta troppo avventata e irresponsabile, dettata più che altro dalla necessità di compiacere il desiderio dei suoi genitori che la volevano ricca a ogni costo e un lavoro come ricercatrice presso l Università della capitale. Il suo carattere dolce e la sua simpatia le avevano aperto numerose strade e fatto conoscere molti amici, tra cui l inseparabile amica a collega Patricia Bell. I suoi occhi profondi e verdi sapevano emanare un fluido irresistibile e affascinante, così come il suo viso pulito, semplice, senza ombra di trucco, dai lineamenti delicati, una bocca vellutata e le gote rosee. Un corpo sinuoso che la faceva apparire ancora più snella e che le donava una grazia esclusiva. Jenny si spostò i lunghi capelli neri dietro le spalle e alternò lo sguardo tra la strada che le sembrava irta e infinita, come la paura di quegli istanti e lo specchio retrovisore. Si doveva decidere in fretta. Non demorse. Era sempre stata coraggiosa e anche questa volta, pur sentendo la paura che la stava assalendo, bloccandole il 2

respiro nella gola, cercò in fretta di mettere in atto il suo proposito. Aveva buone possibilità per farcela. Avrebbe dovuto solamente aspettare il momento opportuno ed essere decisa e fulminea. Il tempo le era però nemico al pari dei bastardi che la volevano morta e, se non avesse saputo reagire alla svelta, sarebbe sicuramente finita in fondo al burrone che la stava aspettando alla prossima curva. 3

2 Bob Parker sapeva valutare le sue capacità come nessun altro al mondo, almeno così aveva sempre sostenuto e, in effetti, le sue potenzialità e possibilità economiche glielo permettevano. Era un maledetto arrogante, assassino tra le peggiori specie, integerrimo imbecille con la perspicacia di un insetto, subdolo e feroce, ma cretino. Eppure lui si sentiva potente, intelligente e soprattutto infallibile. Se gli avessero chiesto, come era già accaduto durante delle interviste che alcune reti televisive locali gli avevano dedicato, logicamente dietro un lauto compenso, quale fosse stato il suo quoziente d intelligenza, avrebbe sicuramente risposto, come le altre volte, il massimo. Invece era ignorante come una capra, forse ancora meno. Solamente la sua sfacciata fortuna l aveva portato ai vertici di quell impero economico cui faceva capo insieme ad altri due soci dello stesso calibro. Non parlava spesso dei suoi due amici, un certo Alex Ford e Abdul Amhed Assam, uno sceicco che l aveva ricoperto d oro in cambio di un favore con cui si era macchiato l anima marcia che aveva. Ma questo era il passato. Nel presente di Bob Parker e degli altri due potenti, c erano solamente dolci avventure con una miriade di donne di ogni età, viaggi favolosi, cene luculliane e 4

quant altro la vita di persone straricche come loro potesse offrire. I suoi casinò situati in varie parti degli Stati Uniti d America sfornavano tonnellate di dollari alla pari del conio ufficiale e, inversamente proporzionale, creavano pochi vincitori e una marea di perdenti. I bilanci delle sale da gioco erano logicamente in attivo, persino nei capitoli di spesa che gravavano come delle tonnellate sulla sua schiena ormai rammollita dall età e da una vita troppo agiata e viziata che l avrebbe condotto presto al Creatore. Il suo fiore all occhiello era il casinò di Las Vegas, all interno del famoso Caesar Palace, una meravigliosa reggia che prometteva felicità, ma che raramente distribuiva qualche vincita che fosse degna di quel nome. La sorte però non si era limitata a farlo nascere già straricco, ma lo aveva scelto, non si sa in base a quale criterio, come uno tra i suoi preferiti, tanto da regalargli una fortuna inaspettata ed enorme. Non si seppe mai per quali misteriose strade, ma il bastardo riuscì a entrare in possesso di un siero che era il risultato sbagliato di qualche esperimento effettuato dalle sue numerose società di ricerca. Anche in questo campo il magnate possedeva le maggiori quote azionarie di laboratori di ricerca, industrie farmaceutiche e chimiche sparse in ogni parte del globo. Proprio in quei primi giorni di fine estate, al rientro in una delle sue tante ville a qualche chilometro da Las 5

Vegas, verso Reno, il maledetto uomo riuscì a trovare quello che aveva sempre così a lungo cercato, qualcosa che lo avrebbe portato a essere il più potente tra i potenti. Ormai era sicuro che la sua vita avrebbe potuto, se solamente avesse voluto farlo e ne aveva tutte le intenzioni, condurlo in paradiso. Bob Parker aveva quasi cinquant anni, mancavano solamente tre mesi al compimento del suo dannato mezzo secolo di vita, un periodo che aveva vissuto da signore. Occhi neri come la sua anima, vispi e malvagi, profondi come il baratro in cui sarebbe precipitato, un corpo flaccido tendente all obesità, calvo come una palla da biliardo e una infinita voglia di continuare a fare del male come aveva fatto fin da ragazzo, quando, già straricco si divertiva a sbeffeggiare quelli che erano meno fortunati di lui. Aveva sempre avuto un profondo e innato rancore per i poveri, gente che si avvicinava alle sontuose sale dei suoi casinò con pochi soldi e con la sola speranza di diventare ricchi. Lui preferiva i ricchi veri che frequentavano i suoi casinò lasciando montagne di denaro. Adesso stava comunque per assaporare il vero gusto della vita, almeno secondo lui, degno esemplare di figlio del demonio. Per arrivare al potere non avrebbe guardato in faccia nessuno, né si sarebbe arreso di fronte a qualsiasi ostacolo, deciso a uccidere chiunque. 6

Nessuno l avrebbe più fermato. Ne era sicuro. La terribile arma che finalmente era in suo possesso avrebbe dettato legge in ogni parte del mondo, rovesciato governi ed eserciti portando morte e terrore. Solo una creatura del male come lui sarebbe potuta arrivare a tanto, ma sembrava quasi che il male stesso in ogni sua forma lo stesse appoggiando per condurlo dove voleva. Il mondo intero stava per vivere uno dei suoi più inquietanti periodi, sembrava ormai che non ci fossero più dubbi e quello che si stava per verificare ne sarebbe stata la prova. Era quasi mezzogiorno quando Bob Parker chiamò uno dei suoi tanti autisti, tra quelli più fidati e gli ordinò di preparare la limousine. Verso sera sarebbe andato a Las Vegas. Il suo viaggio verso il male più profondo stava per iniziare. 7

3 Quando passò per quella strada sterrata e poco conosciuta, ai limiti di un disteso prato, Patricia Bell era totalmente ignara di come avesse potuto cambiare radicalmente la sua vita. Forse era quello che stava cercando da sempre, per fuggire alla monotonia di un esistenza che le sembrava soffocante. Nella tasca dei jeans aveva alcuni fogli spiegazzati, stampati in fretta da una ricerca che aveva fatto quella stessa mattina per l Università di Washington, decisa a mostrarli a Jenny Mason, la sua amica e collega di lavoro. Patricia Bell era nel mezzo della vita, quarantadue anni, un corpo snello e sinuoso, un volto senza trucco, semplice come lei, occhi azzurri e capelli biondi fini e lisci come seta. Un carattere buono, sempre disponibile ad aiutare gli altri, tranquilla e affabile. Quelle poche righe che aveva casualmente trovato su una vecchia copia di una rivista di scienze, l avevano incuriosita talmente tanto che era stata indotta ad approfondire l argomento trattato. L articolo firmato da uno scienziato di qualche anno prima, sconosciuto alla massa, fortemente criticato per le sue affermazioni, faceva riferimento esplicito a quello che anche Patricia stava tentando di capire. Forse era tutto sbagliato, ma non le andava di arrendersi di fronte a qualcosa che l aveva sempre appassionata e 8

incuriosita, non solamente per l argomento, ma per le deduzioni che le sembravano logiche. Le sue stesse ipotesi, che comunque erano simili a quelle esposte nell articolo dello scienziato misteriosamente scomparso, avevano comunque sollevato una notevole mole di critiche, provenienti da illustri e più conosciuti e apprezzati colleghi, nonché da esperti del settore, gente che non aveva esitato a liquidare quel trattato e il suo autore, senza pensarci troppo. Il sole caldo di fine agosto era già alto nel cielo del mattino sereno, con poche nubi all orizzonte, alcuni cirri bassi. La sua vecchia macchina sembrava comunque faticare su quella strada forse troppo polverosa che metteva a dura prova il malandato motore. Patricia si era ripromessa più volte di passare da un concessionario suo amico, alla periferia di Washington, con l intenzione di prenotare una macchina decente, anche se non si era mai decisa a farlo, dando priorità a cose che le sembravano più importanti. Comunque si sarebbe decisa. S impose di telefonare alla concessionaria appena fosse giunta in ufficio, sapendo che poi, come le altre volte, avrebbe fatto altro e dimenticato quanto ripromesso. Il motore gracchiò a una curva stretta e leggermente in salita, ma lei alzò le spalle e continuò a premere sull acceleratore, sapendo però che stava rischiando. Quello era comunque il minore dei mali perché la sua vita era in pericolo. 9

4 Verso mezzogiorno, nella cinquantaquattresima strada di New York, la gente sembrava ancor più frettolosa, forse per concludere quello che ogni persona aveva iniziato in quel mattino, per potersene andare tranquillamente a pranzo, tra un ora. Il sole fece capolino da un paio di nubi che stavano oscurando la parte ovest di Manhattan, come se fosse stato un triste presagio di quello che stava per accadere. Dopo aver bevuto il suo caffè, nella speranza che potesse diminuirle la fame, la ragazza uscì da uno dei tanti bar della famosa strada della Grande Mela e con sicurezza si spostò verso un gruppo di amiche che aveva intravisto in quell istante. Anche loro si accorsero di lei e le andarono incontro sorridenti. Intanto il terribile pericolo stava per mietere le prime vittime. Le giovani donne erano solite parlare di cose frivole o di pettegolezzi vari, ma quel mattino il loro umore sembrava scosso da qualcosa d insolito. Tutte le cinque ragazze si sentirono assalire all improvviso da un fremito irresistibile e frenetico, sconosciuto, angosciante e incomprensibile, ma tuttavia, almeno in un primo momento, tentarono di reagire. La più giovane tra loro era anche la più bella, una giovane che si stava formando in una vera donna, dal carattere deciso e con tutti gli attributi fisici esageratamente meravigliosi, un angelo dal viso che 10

sapeva attrarre gli sguardi languidi di quasi tutti gli uomini che incrociavano i suoi occhi azzurri. Forse, proprio per questo, consapevole della sua maggiore bellezza sulle amiche, faceva sempre la vanitosa e la civetta. Quel mattino però sembrò cupa, triste come non l avevano mai vista e a fatica cercò di mostrare il suo lato migliore. Potremmo cercare di capire che cosa ci sta succedendo? Mi sembra di vedere degli sguardi troppo tristi e non è da noi. O mi sbaglio? rise leggermente come se si stesse sforzando di farlo. L amica al suo fianco la fissò negli occhi. Non so che cosa mi abbia preso, ma oggi mi sento uno schifo. Se avessi un po più di coraggio nel pomeriggio non tornerei al lavoro disse convinta. Le altre ragazze si mostrarono a loro volta scontrose e svogliate di fronte a qualsiasi cosa. Si mischiarono alla folla in attesa di passare all incrocio in fondo alla cinquantaquattresima strada, decise come al solito a raggiungere un altro bar dove avrebbero gustato dei prelibati panini. Due uomini le seguirono per alcuni passi, fissando le curve dei loro giovani corpi messe abilmente in mostra da jeans esageratamente attillati. Fu sempre la più bella tra loro che reagì come né lei né le amiche si sarebbero aspettate che reagisse. Vedete di non rompere le palle specie di vermi schifosi urlò con molta cattiveria ai due uomini. 11

La reazione del più anziano di loro fu fulminea. Che cosa hai detto? le domandò minaccioso. Mi hai sentito bene. Se siete in cerca di guai li avete trovati le urlò ancora l uomo più furioso che mai. L amico sembrò più propenso a non replicare e cercò di calmarlo. Le altre persone non fecero neppure caso a quello che stava accadendo. Episodi simili erano all ordine del giorno e nessuno si meravigliava più di fronte a quelle banalità. I due si allontanarono in fretta scrollando le spalle per quella reazione che non aveva scusanti. Dopo pochi metri però l uomo che involontariamente aveva scatenato quell insulsa lite si voltò. Ormai non le vedeva più, nascoste da altri passanti. Non posso crederci. E assurdo esclamò. Stiamo per toccare il fondo commentò l altro. Seppur scocciati si allontanarono in fretta. Intanto le ragazze avevano attraversato la strada e si erano infilate nello spazio davanti ad alcune vetrine che già mettevano in vendita i primi vestiti autunnali. Qualcosa di sconosciuto le aggredì ancora, turbandole ancor più profondamente e spingendole a urlare contro i passanti. Molte persone le ignorarono, schivandole, altre le evitarono ancor prima d incrociare i loro passi e altre ancora reagirono con la stessa cattiveria, imprecando a loro volta. 12

Camminarono ancora per un altro centinaio di metri, trascinando quasi faticosamente le gambe, roteando gli occhi come se fossero state delle ossesse, urlando frasi sconnesse. Il rumore del traffico della famosa arteria di New York coprì il loro subdolo comportamento. Qualcuno da lontano le stava osservando, sicuro di vederle sprofondare, da un momento all altro, come si auguravano, nella follia che le stava per aggredire. Erano le vittime di una tremenda e devastante rabbia che stava per riversare sulla città il terrore. 13

5 Aprì lentamente i suoi occhi azzurri, ma un dolore le impedì di distinguere le due persone che le stavano davanti. Patricia Bell si portò le mani verso la faccia, come se avesse voluto assicurarsi che quell oppressione che le faceva sentire la testa pesante e confusa, non fosse dovuta a qualche cosa che le stava impedendo di vedere distintamente. Capì che una sottile e quasi impalpabile tela le copriva gli occhi e una grossa corda le spaccava la bocca. Cercò di toccare quell ostacolo che le stava impedendo di vedere e fu in quell istante che udì la voce roca di uno dei suoi aguzzini. Sarebbe opportuno che non lo facesse, signora Bell. Sentì urlare alle sue spalle. Il tono della voce dell uomo era minaccioso. Lei sentì il cuore balzarle in gola. I suoi pensieri volarono alla ricerca dell ultimo istante, il momento in cui era a bordo della sua vecchia macchina e faticò a capire cosa le stava accadendo. La voce del suo carceriere la riportò alla dura realtà. Sì starà domandando come e perché sia finita in questa situazione davvero tragica per lei. Il bastardo sembrò prendere gusto dall impossibilità di rispondere della sua vittima. Si chinò su di lei, si assicurò che la fune che le serrava la bocca fosse ben tesa per impedirle di urlare e attese un suo mugugno. 14

Patricia si sforzò di pronunciare una sola parola, ma dalla sua bocca uscì solamente un goffo e soffocato rumore. Il volto ricoperto da una barba incolta del carceriere di Patricia s illuminò di gioia nel momento in cui pensò a quello che avrebbe fatto a quella povera vittima. Gli sembrò quasi di assaporare in anticipo quello che le avrebbe fatto e la sua insana voglia di una sottile depravazione alimentarono nella sua mente distorta un insieme di visioni che gli devastarono il poco intelletto che ancora aveva. La tentazione di allungare le mani verso i seni turgidi e invitanti della donna fu forte, ma sapeva anche che avrebbe dovuto attenersi alle regole, perché se non l avesse fatto,si sarebbe dovuto imbattere con la violenza del suo capo, un uomo che aveva fatto della sua malvagità uno scopo della sua dannata vita. Se poi fosse finito nelle mani dell uomo che era a capo di quella maledetta mandria di animali, il signor Parker, era certo che la sua morte sarebbe stata violenta, lunga e atroce, come aveva già avuto modo di constatare con altri che erano stati eliminati nei modi più terribili. Si ricordò in quell istante della fine che era toccata a uno dei suoi amici, un gaglioffo della sua stessa specie, un altro maniaco sessuale, amante del sesso e della violenza come lo era sempre stato lui. Insieme avrebbero fatto inorridire il marchese De Sade. Il corpo di quell uomo, almeno di quello che ne era rimasto, gli riempì gli occhi in una tremenda e soffocante visione. 15

Si ricordò di come proprio loro furono costretti a legarlo con una grossa e pesante trave d acciaio e a immergerlo in una vasca con dell acido corrosivo. Le urla strazianti di quel poveretto gli riempivano ancora i timpani. Era stato tremendo. Di certo non avrebbe voluto correre il rischio di fare la stessa fine e quindi evitò di guardare le intimità della femmina che aveva davanti agli occhi, ricacciando a malincuore il piacere che sembrava lo stesse lacerando. Pensò che avrebbe dovuto solamente rimandare di qualche minuto i suoi propositi e di pazientare. Si scostò dal corpo di Patricia, le lanciò un ultimo sguardo come se fosse stato sul punto di dire addio per sempre al desiderio che avvampava nella sua mente, rimase ancora per qualche istante indeciso su cosa fosse stato meglio fare e infine si girò e tornò verso la porta. I pochi passi gli sembrarono mille e le sue tozze gambe gli sembrarono di cemento, quasi come se una forza più grande di lui lo stesse trattenendo, ma riuscì ad arrivare fino alla soglia. Preparati a morire molto presto le urlò ridendo con gusto. Forse era il suo modo per reprimere il desiderio che lo stava torturando. Patricia sussultò e un fremito le corse lungo la schiena. Le sembrò di udire la voce del male che aveva intorno. 16

6 Ormai non aveva più neppure un solo maledetto secondo dalla sua parte e quel pensiero tornò a farla stare male proprio nel momento in cui stava per agire. Il suo SUV si stava avvicinando pericolosamente al burrone e in una frazione di secondo Jenny Mason ricontrollò la distanza tra lei e le Porsche dei suoi inseguitori, capendo che si sarebbe dovuta decidere. Se fosse riuscita nel suo intento, avrebbe avuto una buona possibilità di sopravvivere a quei bastardi, ma poteva anche essere un idea più difficile da mettere in pratica rispetto a quello che aveva pensato. Se le sue valutazioni fossero state sbagliate avrebbe corso il rischio di uccidersi da sola. Indugiò ancora per qualche altro attimo e poi si decise. Le macchine degli inseguitori erano distanti almeno trecento metri e la curva che stava per affrontare le avrebbe permesso di ingannarli, o almeno lo sperò con tutte le sue forze. Rallentò più che poteva la velocità della sua macchina, fece la curva, calcolò velocemente la distanza che mancava alla prossima curva, quella che finiva a precipizio sul burrone, rigirò il volante raddrizzando la macchina, lo bloccò con un bloccasterzo, mise la sua pesante borsa sul pedale dell acceleratore e prima di lasciarla andare si gettò giù dall auto. Jenny Mason sentì il suo corpo che rotolava sulla terra polverosa e anche se preparata all urto, provò un fitto dolore al torace e alle cosce che avevano picchiato più 17

violentemente di quanto avesse pensato lei sul bordo della strada. Si lasciò andare, trascinata dalla forza d inerzia che faceva sembrare il suo esile corpo come una palla da bowling e sperò di terminare la sua folle corsa dentro uno dei numerosi cespugli che aveva visto in lontananza, prima che si gettasse, mentre la sua mente era alla ricerca disperata di un modo con cui avesse potuto salvarsi e decisa a utilizzare come se fossero stati dei cuscini che avrebbero attutito e fermato la sua caduta. Non era la prima volta che cadeva. Aveva fatto numerosi esercizi in quel senso, durante un corso di sopravvivenza che le stava venendo in aiuto, ma la violenza con cui picchiò il suo corpo fu superiore a quanto avesse immaginato fino a quell istante. Dalla sua bocca scapparono alcune imprecazioni seguite da lamenti per il dolore che stava provando, ma fortunatamente, dopo una manciata di secondi la folle corsa finì delicatamente tra le foglie e i rami sottili del cespuglio che l accolsero come se avessero voluto proteggerla dalla morte che l avrebbe sicuramente aspettata se non si fosse gettata dal SUV. Ora doveva solamente avere fortuna, affinché i delinquenti che l avevano inseguita, minacciandola di ucciderla, non avessero visto nulla e seguito la sua macchina che Jenny si augurava potesse cadere nel precipizio oltre la curva. La sua vita dipendeva da quello che i bastardi avrebbero visto e di conseguenza dedotto, comunque quello che 18

avevano voluto da quando l avevano inseguita: la sua morte. 19

7 La rabbia che avevano dovuto contenere senza che loro lo sapessero, stava per esplodere con una forza inaudita e i primi segni di quello squilibrio che si era già manifestato, stavano per trasformarsi in crudeltà e follia incontenibili. Le ragazze erano giunte in fondo alla cinquantaquattresima strada e i loro visi stavano per trasformarsi sotto la bruttura della pazzia che le stava inspiegabilmente divorando. Il sole dell ultimo giorno di agosto era alto nel cielo azzurro sopra i grattacieli di Manhattan, ma le poche nubi che si spostavano velocemente, disegnavano ombre scure e tetre come se fossero state presagi della sventura che si sarebbe abbattuta sulla Grande Mela. Le famose strade di New York avevano visto e vissuto momenti atroci, carichi di tensione e, negli ultimi anni, dopo il terribile undici settembre 2001, ogni episodio di violenza induceva a temere il peggio. Quello che stava per accadere aveva l aspetto di quel male che si era più volte abbattuto sulle città americane. Sotto gli occhi increduli dei passanti, le ragazze si spogliarono e iniziarono a muoversi come delle ossesse invasate da chissà quale demonio. Le persone che erano più vicine a quel gruppo di indemoniate iniziarono a urlare e a fuggire lontano da quella che sembrava una volgare, insensata quanto pericolosa azione. 20

Sgomente, molte di loro rimasero immobili, incapaci di reagire di fronte a quello che d incredibile stava accadendo sotto i loro occhi. Quelle belle sconosciute anime vendute al demonio tenevano nelle mani dei candelotti di dinamite che erano misteriosamente e repentinamente comparsi dalle loro capienti borse. Come se stessero seguendo un preciso ordine, le giovani donne accesero le micce degli esplosivi e iniziarono ad agitarli davanti a loro urlando frasi sconnesse. Maledetti. Possiate essere maledetti tutti quanti. L odio che c è nei nostri cuori si riverserà sugli innocenti. Un tempo vi avevamo amato, ma ora è la fine. Voi siete figli del demonio. Nessuno di voi potrà fermarci urlarono molte di loro ripetendo allucinate quelle parole senza senso. Molti passanti spostatisi a debita distanza intanto avevano chiamato il 911 e le prime sirene della polizia si sentivano già nelle vicinanze. Le donne continuarono però quella che sembrava fosse una macabra danza all insegna della pazzia e del terrore. Noi soli siamo gli eletti e siamo qui per distruggere le vostre città piene d odio e violenza, i vostri insensibili animi che hanno dimenticato il bene aggiunsero altre donne con le voci tremanti dalla rabbia. 21

Sembrava quasi che stessero recitando la parte di un copione cinematografico, poiché le cadenza delle parole era lenta e ritmata. Le loro menti erano lontane, come i loro sguardi assenti o fissi nel vuoto. In pochi minuti tutti quanti si allontanarono dal gruppo di indemoniati che li aveva terrorizzati. Le macchine della polizia intanto stavano sopraggiungendo a folle velocità con le sirene spiegate. Forse nessuno sarebbe stato in grado di fermare quello che sembrava fosse solamente il prologo di un atto di terrore che stava per avvolgere la grande metropoli. La violenza si stava per abbattere come una terribile scure. 22

8 Quando scese dalla sua Limousine che si era fermata dolcemente davanti al Caesar Palace di Las Vegas, tre ragazze in bikini lo accolsero con un sorriso smagliante. Il direttore del famoso casinò della città più sfavillante del mondo, un uomo mastodontico quanto burbero, cercò di raccogliere le forze per mostrare a sua volta il sorriso che era sempre raro sul suo volto e riverente andò incontro all illustre ospite. Buona sera signor Parker. E sempre un onore averla nel suo casinò e io sono lusingato di lavorare per lei. Disse con voce alta, affabile come raramente si mostrava. Bob Parker lo guardò dritto negli occhi dopo essersi fermato di fronte a lui. So che mi manderesti al diavolo, se potessi farlo, ma apprezzo ugualmente il tuo benvenuto. Gli altri sono già arrivati? La voce del padrone del casinò era squillante. Il direttore avvampò, ma cercò di reagire. Il principe Abdul è in ritardo rispose ossequioso. Stava per fare un altra domanda, quando il direttore allungò il braccio verso il largo viale. Ecco il signor Ford. Disse euforico. Una Rolls Royce lucidata a specchio si fermò in quell istante davanti all ingresso del Palace. L autista della lussuosa macchina aprì in fretta la portiera, facendo un lungo inchino al suo padrone, un uomo piuttosto paffuto, sulla cinquantina. 23

Ford raggiunse Bob e seguiti dai sorrisi languidi delle tre ragazze, si avviarono verso l entrata, sotto gli sguardi di molti clienti del casinò, volutamente relegati oltre alcune transenne, vigilate da numerose guardie del corpo dei facoltosi uomini. Non era un avvenimento raro. I tre importanti e straricchi uomini erano quasi di casa nel lussuoso casinò di Las Vegas. Il direttore si era quasi immedesimato in quella parte in cui recitava, senza esserne troppo convinto, il ruolo del perfetto uomo del benvenuto, strusciandosi magistralmente in complimenti che erano solamente chiacchiere al vento. Sapeva bene che quei gesti studiati e recitati con grande abilità gli avrebbero fatto racimolare una congrua ricompensa e quindi ogni volta sembrava desse il meglio di se stesso. Entrambi sapevano di quello stato di cose e lo accettavano nel bene e nel male poiché al direttore facevano comodo i soldi in più elargiti con parsimonia dal suo padrone che a sua volta si sentiva lusingato e onnipotente, specialmente quando era in mezzo alla gente. Il potere gli aveva dato alla testa, da sempre, ma ora stava per infrangere ogni barriera, spingendosi oltre ogni sogno di gloria che mai avesse fatto e questo gli riempiva l anima nera di gioia, come aveva sempre desiderato. Il signor Alex Ford si voltò verso l amico Bob. 24

Il suo volto era però teso, come se Ford tentasse di nascondere un espressione che era comunque visibile, come se fosse stato un segno tangibile della preoccupazione che stava nascendo in lui, qualcosa che non avrebbe mai potuto celare, nemmeno se avesse avuto la volontà che gli mancava. Sembrava quasi che intuisse quello che Parker avrebbe detto a lui e al principe Abdul. Ormai erano troppo immischiati in quel progetto e in ogni caso non si sarebbero mai rifiutati di continuare, né di tradirlo, almeno così sperava Bob Parker. Alex Ford si portò la mano destra sulla fronte cercando inutilmente di spostare un ciuffo di capelli grigi che nascondevano, o almeno questa era la sua convinzione, il vuoto che gli metteva in risalto la sua testa stempiata. Sorrise goffamente all amico Bob nel tendergli la mano e si mise al suo fianco. Ford era uno di quei tipi che ti stringono la mano ogni volta che ti vedono, anche nel caso fossero passate solamente poche ore dall ultimo incontro, come se fosse stato un gesto fisso che lo caratterizzava. Ti vedo troppo teso gli disse subito Bob ricambiando la stretta di mano. Ford capì in quell istante che tutti i tentativi fatti non erano serviti a nulla. Ho uno strano presentimento, ma sono sicuro che mi sto sbagliando, o almeno me lo auguro. Temo che questa volta tu possa avere ragione ammise Parker. 25

Lui lo guardò di sbieco. Era raro che Parker usasse il verbo temere e l affermazione lo convinse che ci fosse davvero qualcosa che non andava bene. Guai in vista? domandò Alex. Temo di sì ammise a malincuore incupito. Non è da te temere qualcosa, quindi non tenermi sulle spine lo incitò Alex Ford. Lui aggrottò un sopracciglio assumendo un aria spavalda, come se all improvviso si fosse di nuovo reso conto di essere padrone della situazione. Te ne parlerò con calma, appena arriverà il nostro amico principe rispose autoritario. Le guardie del corpo dei due miliardari intanto tenevano lontane le persone che entravano e uscivano dalla porta principale del lussuoso quanto famoso Caesar Palace. Il più delle volte sia Parker che i due amici usavano una delle tante entrate di servizio, proprio per ridurre al minimo il rischio di esporsi ai nemici che sicuramente avevano in tutta la città, forse un po meno in tutto il Nevada e negli altri stati, ma quella sera non diedero importanza a elementi che ritenevano importanti ma non quanto la spada che si stava alzando sulle loro teste. Avevano pensato a un piano perfetto per raggiungere l ambito e folle traguardo, considerandone i rischi e le probabilità, ma non si sarebbero mai aspettati di trovarsi di fronte un nemico insospettabile, un nemico che avevano sottovalutato. La limousine del principe Abdul Amhed Assam si fermò in quell istante di fronte al casinò. 26