I LAVORI IN QUOTA. Expo Edilizia - Roma, 14 novembre 2008. I Dispositivi di Protezione Individuale. Problematiche e soluzioni



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Expo Edilizia - Roma, 14 novembre 2008 I LAVORI IN QUOTA I Dispositivi di Protezione Individuale Problematiche e soluzioni Luigi Cortis via di Fontana Candida 1, 00040 Monte Porzio Catone (Roma) telefono +39 06/94181490 - fax +39 06/94181230 e-mail: luigi.cortis@ispesl.it

CULTURA DELLA SICUREZZA Il fattore umano 2

Statistiche Gli infortuni mortali n medio di morti al giorno andamento n medio di morti al giorno per infortuni o sul lavoro negli ultimi 50 anni 14 12 10 8 6 4 2 0 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 anno Dati elaborati, tratti da fonte Ambiente e Sicurezza n 9/2008 - Il Sole24Ore/MLPS 3

I LAVORI IN QUOTA Il fattore umano Nei lavori in quota assume particolare importanza quello che viene definito il rischio dipendente dal fattore umano. Con questa terminologia si indicano tutti quei fattori di rischio legati: allo stato psico-fisico del lavoratore, alla sua incapacità, alla sua incoscienza, alla mancanza di formazione, e, in generale, alla adozione di comportamenti inadeguati al contesto lavorativo. La mancanza di formazione teorico-pratica e l incapacità di affrontare le situazioni lavorative che si propongono di volta in volta sono le cause legate al fattore umano che più frequentemente provocano incidenti. 4

LAVORI IN QUOTA Dispositivi di Protezione Collettiva (DPC) Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) Lavori in quota: attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 metri rispetto ad un piano stabile (art. 107 D.Lgs 81/2008) La legislazione vigente riporta: Nei casi in cui i lavori in quota non possono essere eseguiti in condizioni di sicurezza e in condizioni ergonomiche adeguate a partire da un luogo adatto allo scopo, devono essere scelte attrezzature di lavoro idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicure dando priorità alle misure di PROTEZIONE COLLETTIVA rispetto alle misure di protezione individuale (art. 111 del testo unico). Qualora, ove QUESTE MISURE da sole non bastino ad evitare o ridurre sufficientemente i rischi per la sicurezza e la salute durante il lavoro, in relazione alla quota ineliminabile di rischio residuo, subentra l obbligo del ricorso ai Dispositivi di Protezione Individuale (DPI). (art. 75 TU): 5

VALUTAZIONE DEL RISCHIO Schema metodologico generale Schema metodologico generale indicante le fasi fondamentali di: IDENTIFICAZIONE DEL PERICOLO E ANALISI DEL RISCHIO» IDENTIFICAZIONE DEL PERICOLO ED ANALISI DEL RISCHIO» ELIMINAZIONE, SOSTITUZIONE» INDIVIDUAZIONE ED ADOZIONE DELLE MISURE DI PROTEZIONE 1) Lo schema metodologico è valido per la valutazione di un solo rischio specifico. 2) La fase di identificazione del pericolo e analisi del rischio include le tecniche di valutazione del pericolo e analisi del rischio che godono della caratteristica di affidabilità dei risultati. 3) Le fasi individuazione ed adozione delle misure organizzative e/o tecniche e individuazione ed adozione dei dispositivi di protezione collettiva possono essere eseguite sia in parallelo che in serie e con interscambio di informazioni. R I S C H I O A C C E T T A B I L E O N U L L O NO SI SI SI PRESENZA DI RISCHIO? SI ELIMINAZIONE DEL RISCHIO SOSTITUZIONE DI CIÒ CHE È PERICOLOSO CON CIÒ CHE NON LO È INDIVIDUAZIONE ED ADOZIONE DELLE MISURE ORGANIZZATIVE E/0 TECNICHE RIMANE RISCHIO RESIDUO ACCETTABILE O NULLO? INDIVIDUAZIONE ED UTILIZZO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE SI SI INIZIO ATTIVITÀ NO NO NO RIMANE RISCHIO RESIDUO ACCETTABILE O NULLO? NO NO INIZIO ATTIVITÀ INDIVIDUAZIONE ED ADOZIONE DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE COLLETTIVA 6

I LAVORI IN QUOTA Tipologia dei rischi Rischi prevalenti: rischio di caduta dall alto rischio di urto contro un sistema di protezione Rischi concorrenti: rischio innescante la caduta e/o l urto rischio di natura atmosferica Rischi susseguenti: rischio susseguente alla caduta e/o all urto connesso all uso del DPI o della protezione collettiva Rischi derivanti dall attività lavorativa: altre forme di rischio derivante dall esecuzione dell attività lavorativa e proprie della stessa 7

I LAVORI IN QUOTA DPI contro le cadute dall alto DPI contro le cadute art. 74 Definizioni (D.Lgs n. 81/08) dall alto alto Si intende per Dispositivo di Protezione Individuale (DPI) qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo. art. 75 Obbligo d uso (D.Lgs n. 81/08) I DPI devono essere impiegati quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione del lavoro. DPI per lavori in quota: Dispositivi di posizionamento Dispositivi di arresto caduta Dispositivi di discesa Dispositivi per lavori su funi 8

I LAVORI IN QUOTA Decreti legislativi d uso e di prodotto dei DPI I prodotti sono considerati: sia dal punto di vista dei requisiti d uso, nel qual caso riguardano il datore di lavoro. sia dal punto di vista dei requisiti di prodotto, nel qual caso riguardano il fabbricante; Gli strumenti normativi di base per l uso e la fabbricazione dei DPI sono le leggi dello Stato in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. n. 81/08) e in materia di Dispositivi di Protezione Individuale (D.Lgs n. 475/92). 9

USO DEI DPI Titolo IV (cantieri temporanei o mobili), Capo II ( lavori in quota) art 115 (Sistemi di protezione contro le cadute dall alto) 1. Nei lavori in quota qualora non siano state attuate misure di protezione collettiva come previsto all'articolo 111, comma 1, lettera a), e' necessario che i lavoratori utilizzino idonei sistemi di protezione composti da diversi elementi, non necessariamente presenti contemporaneamente, quali i seguenti: a) assorbitori di energia; b) connettori; c) dispositivo di ancoraggio; d) cordini; e) dispositivi retrattili; f) guide o linee vita flessibili; g) guide o linee vita rigide; h) imbracature. 2. Il sistema di protezione, certificato per l'uso specifico, deve permettere una caduta libera non superiore a 1,5 m o, in presenza di dissipatore di energia (non superiore) a 4 metri. 3. Il cordino deve essere assicurato, direttamente o mediante connettore lungo una guida o linea vita, a parti stabili delle opere fisse o provvisionali. 4. Nei lavori su pali il lavoratore deve essere munito di ramponi o mezzi equivalenti e di idoneo dispositivo anticaduta. 10

USO DEI DPI Obblighi del datore di lavoro.segue Comma 5 In ogni caso l addestramento è indispensabile a) per ogni DPI che, ai sensi del Decreto Legislativo 4 dicembre 1992, n. 475, appartenga alla terza categoria. I Dispositivi di Protezione Individuale contro le cadute dall alto sono classificati in III categoria. (come definita nel Decreto Legislativo 4 dicembre 1992, n 475: protezione da rischi di morte o di lesioni gravi e a carattere permanente). 11

IL PRODOTTO DPI Requisiti Essenziali di Sicurezza (RES) L allegato II Requisiti essenziali di salute e di sicurezza del D.Lgs:475/92 al paragrafo 3.1.2.2 Prevenzione delle cadute dall alto riporta: I DPI destinati a prevenire le cadute dall alto o i loro effetti devono comprendere: 1) un dispositivo di presa del corpo e 2) un sistema di collegamento raccordabile a un punto di ancoraggio sicuro. Essi devono essere progettati e fabbricati in modo tale che, se utilizzati nelle condizioni prevedibili di impiego, il dislivello del corpo sia il minore possibile per evitare qualsiasi impatto contro un ostacolo, senza che la forza di frenatura raggiunga la soglia in cui sopravvengono lesioni corporali o quella di apertura o di rottura di un componente DPI per cui possa prodursi la caduta dell utilizzatore. Essi devono inoltre garantire che al termine della frenatura l utilizzatore abbia una posizione corretta, che gli consenta se necessario di attendere i soccorsi. Nella nota informativa il fabbricante deve in particolare precisare i dati utili relativi: - alle caratteristiche necessarie per il punto di ancoraggio sicuro, nonché al tirante d aria minimo necessario al disotto dell utilizzatore; - al modo adeguato di indossare il dispositivo di presa del corpo e di raccordarne il sistema di collegamento al punto di ancoraggio sicuro. 12

Valutazione dei rischi di caduta dall alto ESPOSIZIONE AI RISCHI - In ogni istante della attività lavorativa, l esposizione ai rischi, in special modo se procuranti morte o lesioni permanenti e se non tempestivamente percepibili dal lavoratore prima dell evento, deve essere nulla e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione deve essere fatta al minimo, in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico (art. 15, comma 1, lettera c). Non sottovalutare il rischio di sospensione inerte in condizioni di incoscienza, in quanto possibile causa di complicazioni che possono compromettere le funzioni vitali: in tali condizioni, tempi di sospensione anche inferiori a trenta minuti, possono portare a gravi malesseri a causa dell azione dell imbracatura. - Il documento di valutazione del rischio e il piano operativo devono prevedere oltre il rischio di caduta dall alto anche il rischio di sospensione inerte e adottare misure o interventi di emergenza che riducano il tempo di sospensione inerte a pochi minuti. PIANO DI EMERGENZA (gestione delle emergenze art. 43) - Predisporre una procedura che preveda l intervento di emergenza in aiuto al lavoratore rimasto sospeso - Prevedere la presenza di lavoratori che posseggano la capacità operativa di garantire autonomamente l intervento di emergenza - Nel caso che, a seguito di analisi del rischio e della conformità dei luoghi di lavoro, si ritiene che non sia possibile operare in maniera autonoma, deve essere determinata un apposita procedura del soccorso pubblico. 13

Imbracature per il corpo La normativa EN 361: dopo una prova di caduta, un angolo di sospensione di 50 massimo, tra l asse longitudinale del piano dorsale del torso di prova e la verticale. Un angolo molto grande può essere causa del cosiddetto colpo di frusta alla nuca. Quando poi l attacco dorsale è posizionato troppo in alto rispetto alle scapole e vi è un eccessivo rilassamento dell imbracatura, si determina un angolo di sospensione piccolo, con avvicinamento delle cinghie dell imbracatura al collo e con un conseguente rischio di garrotaggio dello stesso. Colpo di frusta Garrotaggio 14

Imbracature per il corpo Posizione dopo la caduta del sistema imbracature/cordino con effetto garrotaggio Posizione corretta 15

Distanza di caduta libera accettabile Distanza di caduta libera accettabile Il sistema di protezione, certificato per l'uso specifico, deve permettere una caduta libera non superiore a 1,5 m o, in presenza di dissipatore di energia a 4 metri. La distanza di caduta libera accettabile è quella minima possibile 16

Priorità dei livelli di caduta Per quanto concerne la priorità dei livelli di protezione dalle cadute dall alto è bene effettuare la scelta secondo lo schema seguente: 17

Distanza di caduta libera (altezza di caduta libera) DR DR HP LC HP LC DR HP DR LC HP LC DCL = LC DR + HP DCL = distanza di caduta libera (altezza di caduta libera) LC = lunghezza del cordino DR = distanza misurata in linea retta tra punto fisso di ancoraggio o posizione del dispositivo mobile di attacco ad una linea orizzontale sia flessibile che rigida e punto del bordo oltre il quale è possibile la caduta HP = 1,5 m massima altezza rispetto ai piedi, dell attacco del cordino all imbracatura, quando il lavoratore è in piedi 18

Tipologie di caduta a) Caduta libera: è una caduta dove l altezza di caduta libera, prima che il sistema di arresto di caduta inizi a prendere il carico, è superiore a 600 mm sia in direzione verticale, sia lungo un pendio sul quale non è possibile camminare senza l assistenza di un corrimano. La massima altezza di caduta libera (CL) consentita, con un sistema certificato per l uso specifico, è limitata a 1500 mm, o, in presenza di dissipatore di energia a 4 metri. La massima distanza di arresto (DA) (esempio) con una caduta libera di 4 metri e con un sistema anticaduta costituito da una imbracatura per il corpo e cordino con assorbitore di energia integrato, non può essere superiore a 5,75 metri. 1.5 m CL CL DF DA DF ancoraggio CL 4 m 1.5 m 19

Tipologie di caduta b) Caduta libera limitata: è una caduta dove l altezza di caduta libera, prima che il sistema di arresto di caduta inizia a prendere il carico, è uguale o inferiore a 600 mm sia in direzione verticale, sia su un pendio sul quale non è possibile camminare senza l assistenza di un corrimano. La massima distanza di arresto (esempio) con una caduta libera pari a 0,6 metri e con un sistema anticaduta costituito da una imbracatura per il corpo e un dispositivo anticaduta su linea rigida verticale, non può essere superiore ad 1 metro. CL CF 0.4 m CL DA 1 m Distanza di partenza LC CL CF DA CF = Caduta Frenata LC = Lunghezza del Cordino 20

Tipologie di caduta c) Caduta contenuta: è una caduta dove la persona che sta cadendo è trattenuta dall azione combinata di una idonea posizione dell ancoraggio, lunghezza del cordino e dispositivo di trattenuta. In tale modalità di caduta, la massima distanza di arresto, in qualsiasi condizione, non può essere superiore a 600 mm, sia in direzione verticale, sia su un pendio dove è possibile camminare senza l assistenza di un corrimano. 21

Tipologie di caduta d) Caduta totalmente prevenuta: situazione in cui si realizza la condizione di prevenzione totale di rischio di caduta dall alto, tramite un sistema di trattenuta che impedisce al lavoratore di raggiungere la zona in cui sussiste il rischio di caduta dall alto. 22

Spazio libero di caduta in sicurezza Lo spazio libero di caduta in sicurezza, sotto il sistema di arresto, è lo spazio necessario a consentire una caduta senza che il lavoratore urti contro il suolo o altri ostacoli analoghi. Tale spazio libero dipenderà dal tipo di sistema di arresto caduta impiegato e dalle caratteristiche dichiarate dal fabbricante. Fattori per il calcolo dello spazio libero di caduta in sicurezza flessione degli ancoraggi (punto fisso, linea rigida orizzontale o verticale, linea flessibile orizzontale o verticale) ; lunghezza statica del cordino e suo allungamento sotto carico (cordino + assorbitore di energia esteso + connettore); posizione di partenza del dispositivo anticaduta (punto più basso del dispositivo nella posizione più sfavorevole: sternale, dorsale, sulla linea di ancoraggio verticale); spostamento verticale o allungamento del dispositivo anticaduta (fornite dal fabbricante); altezza dell utilizzatore (altezza attacco sull imbracatura rispetto ai piedi) ; scostamento laterale del punto di ancoraggio (disassamento laterale rispetto al punto di ancoraggio). 23

Spazio libero di caduta in sicurezza 1. Distanza di partenza DR LC HP CL CF Punto fisso di ancoraggio con cordino + assorbitore di energia 1 DA 3 2. Allungamento dell assorbitore di energia, massimo =1,75 m 3. Lunghezza del cordino 4. Altezza dell attacco dell imbracatura rispetto al piede della persona = 1,5 m 5. Spazio libero residuo, minimo = 1 m Spazio libero di caduta in sicurezza = 3 +2+4+5 2 (1,75 m max) 4 (1,5 m min) 5 (1 m min) Gli esempi di calcolo e i valori numerici indicati sono a titolo esemplificativo. La distanza di caduta e lo spazio libero residuo devono essere calcolati tenendo conto delle reali condizioni di ogni singolo sistema di arresto caduta e tipologia del punto di ancoraggio utilizzati utilizzando le istruzioni per l uso fornite dal fabbricante dei dispositivi stessi. 24

Spazio libero di caduta in sicurezza CL=LC-DR+FC+HP CF LC DA 1 6 3 FC DR 2 (1,75 m max) 4 (1,5 m min) 1. Distanza di partenza 2. Allungamento dell assorbitore di energia, massimo = 1,75 m) 3. Lunghezza del cordino 4. Altezza dell attacco dell imbracatura rispetto al piede della persona = 1 m 5. Spazio libero residuo, minimo = 1 m 6. Freccia della linea di ancoraggio Linea di ancoraggio orizzontale con cordino + assorbitore di energia 5 (1 m min) Spazio libero di caduta in sicurezza=6+3+2+4+5 25

Montaggio ponteggio Operando dal piano di campagna mettere in opera gli ancoraggi del ponteggio se previsti - Operando dal basso montare i telai, i traversi e l impalcato del 1 piano. Ancoraggio Ancoraggio Ancoraggio Al 1 piano, l operatore si trova ad una quota di circa 2 m ( generalmente minore se usa basette fisse) e pertanto non necessita di alcuna protezione obbligatoria contro le cadute. Pertanto procede, sempre operando dal basso, ad allestire il 2 piano di calpestio. Dopo aver posizionato la linea vita, si accede al piano superiore attraverso l impalcato con botola, per raggiungere la posizione idonea ad agganciarvi il moschettone del dispositivo di trattenuta. Ancoraggio Ancoraggio Ancoraggio

Montaggio ponteggio Impiego di: linea vita ancorata ai montanti a livello del piano di calpestio del 2 Piano A distanza tra il punto di ancoraggio e l attacco dell imbracatura = 1,5m B differenza tra freccia della linea vita e larghezza piano di calpestio. H lunghezza del cordino = B + C D estensione dell assorbitore di energia (max. 1,75 m) E altezza dell attacco dell imbraco ai piedi della persona F freccia della linea vita G spazio libero residuo = 1 m P Larghezza piano di calpestio = 1 m 27

Montaggio ponteggio Impiego di: linea vita ancorata ai montanti a livello del piano di calpestio del 2 Piano Le frecce sono di solito intorno al 20% - 30% della distanza di ancoraggio della line di vita. Impiego di linea vita ancorata ai montanti a livello del piano di calpestio con lunghezza ridotta: problema della scarsa mobilità e frequente spostamento della linea di vita. In generale il problema è ridurre la distanza di caduta per: diminuire le forze di trattenuta sul lavoratore diminuire gli sforzi sul ponteggio diminuire gli sforzi sugli ancoraggi P+4m < F+D+H+A 5 m = 1(imp.)+4 (2 piani) < 0,90 (frecc.) +1,40( allung. Cord.)+2 (Cord.) +1,5 (lavor.) = 5,8 m Si precipita a terra perché il tirante d aria non è sufficiente Soluzio ne 28 critica

Montaggio ponteggio Deformazione dei montanti non considerata Impiego di: linea vita ancorata ai montanti a 2 metri dal livello del piano di calpestio del 2 piano Problema!!!: il lavoratore quando sale dal piano sottostante, per agganciarsi avrà un rischio di caduta fino a che non si è agganciato alla linea di vita. 2m 2m 2m 2,25 Realizzare una linea di vita ad un livello più alto rispetto all impalcato (con assorbitore di energia) e ridurre la lunghezza del cordino a quanto basta. Consistenti sollecitazioni scaricate sui montanti del ponteggio, in quanto la barra che tiene la linea di vita e di 2 m. Situazione al limite se il cordino si allunga di 1,4 m: l allungamento dovrebbe essere più basso in quanto il lavoratore cade con velocità ridotta per la deformazione montante. 2,25 + 4 = 6,25 > 2,3(Freccia) + 1(Cord.) + 1,4(all. Cord.) + 1,5 (lavor.) = 6,20 Considerando una distanza di attacco della linea di vita di 10 m 29

Montaggio ponteggio L adozione di tali procedure nel corso di tutta l attività di montaggio del ponteggio, comporta dei rischi aggiuntivi rispetto a quella con misure di protezione collettiva in quanto: potranno esserci dei momenti di rischio di caduta dall alto la possibile caduta dell operatore, determina una sollecitazione sul ponteggio che non rientra più nelle previsioni di calcolo di cui alla sua Autorizzazione Ministeriale; il personale utilizzante l imbracatura di sicurezza dovrà essere adeguatamente addestrato, in quanto trattasi di D.P.I. di 3ª categoria. Ma allora D. Lgs. n. 81/08, art. 15 comma 1, lettera c) Le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro sono:.. c) l eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico... 30

Montaggio ponteggio DPI: linea vita + cordino + imbracatura parapetti prefabbricati (art. 15 comma 1, lettera c) 31

Tecniche di montaggio, smontaggio e trasformazione con l utilizzo di misure di protezione di tipo collettivo con elementi prefabbricati Fase 1 Fase 2 Fase 3 Fase 4 Fase 5 Fase 6 32

CULTURA DELLA SICUREZZA IERI Il fattore umano / i lavori i quota / DPI La cultura della sicurezza agli inizi del secolo scorso 33

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