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Piano di monitoraggio dei Vertebrati terrestri di interesse comunitario (Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE) in Relazione intermedia 30 giugno 2010 A cura di Mattia Brambilla, Fabio Casale, G. Matteo Crovetto, Riccardo Falco, Valentina Bergero Fondazione Settore biodiversità e aree protette con il contributo specialistico di Alessandro Balestrieri, Enrico Bassi, Franco Bernini, Giuseppe Bogliani, Marco Chemollo, Chiara Crotti, Augusto Gentilli, Violetta Longoni, Adriano Martinoli, Alberto Meriggi, Pietro Milanesi, Irene Negri, Daniele Pellitteri Rosa, Damiano G. Preatoni, Claudio Prigioni, Fabrizio Reginato, Roberto Sacchi, Stefano Scali, Martina Spada, Edoardo Razzetti, Guido Tosi, Severino Vitulano

Gruppo di lavoro: Mattia Brambilla, Fabio Casale, G. Matteo Crovetto, Riccardo Falco, Valentina Bergero (Fondazione ) Monitoraggio avifauna: Mattia Brambilla, Enrico Bassi, Giuseppe Bogliani, Fabio Casale, Marco Chemollo, Violetta Longoni, Irene Negri, Fabrizio Reginato, Severino Vitulano Monitoraggio erpetofauna: Franco Bernini, Augusto Gentilli, Daniele Pellitteri Rosa, Roberto Sacchi, Stefano Scali, Edoardo Razzetti Monitoraggio chirotteri: Martina Spada, Damiano G. Preatoni, Guido Tosi, Adriano Martinoli Monitoraggio grandi carnivori: Alberto Meriggi, Pietro Milanesi, Chiara Crotti Monitoraggio lontra: Alessandro Balestrieri, Claudio Prigioni Enti coinvolti: Regione Fondazione, Settore Biodiversità e aree protette Università degli Studi dell Insubria, Dipartimento Ambiente-Salute-Sicurezza Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Biologia Animale

1. Introduzione Il monitoraggio delle specie della fauna vertebrata di interesse comunitario rappresenta una priorità a livello operativo e gestionale, sia per le richieste delle Direttive comunitarie (Direttiva Uccelli e Direttiva Habitat), sia per il loro valore naturalistico e conservazionistico, ecologico, gestionale e di informazione e sensibilizzazione del grande pubblico. Obiettivo principale del presente progetto è la realizzazione di un piano di monitoraggio delle specie di vertebrati terrestri di interesse comunitario (specie inserite nell All. II della Direttiva Habitat e nell All. I. della Direttiva Uccelli, queste ultime qualora regolarmente presenti nel territorio regionale), all interno dei siti della Rete Natura 2000 e nel resto del territorio regionale. Il piano si affianca ai sistemi di monitoraggio già esistenti (ad esempio, quelli relativi alle specie di interesse venatorio, già oggetto di censimenti regolari a scala provinciale o locale e quelli degli uccelli acquatici svernanti condotti nell ambito dei censimenti coordinati da Wetland International per il Paleartico occidentale), aumentando il grado di copertura delle specie meno studiate, fornendo un primo strumento per il monitoraggio di quelle sinora trascurate e integrando le diverse conoscenze in un ottica generale. Il piano di monitoraggio intende evidenziare inoltre soggetti e attori coinvolti o coinvolgibili nell azione di monitoraggio, riconosce e promuove le competenze locali già sviluppate, include le informazioni ricavate da precedenti progetti di ricerca, studio e monitoraggio del territorio o di specie e habitat di particolare interesse. Il workshop con gli enti gestori dei siti Rete Natura 2000 tenutosi presso Regione nel dicembre scorso deve essere inteso come momento di scambio reciproco di informazioni e competenze nell ottica dell integrazione dei diversi soggetti e dei diversi livelli aventi un ruolo a livello operativo o potenziale nel sistema di monitoraggio che si intende perseguire a scala regionale. Gli obiettivi principali del presente progetto sono i seguenti: 1. realizzare un piano di monitoraggio delle specie di vertebrati terrestri di interesse comunitario, ovvero le specie inserite nell All. II della Direttiva Habitat e le specie incluse nell All. I. della Direttiva Uccelli (qualora regolarmente presenti nel territorio regionale), all interno dei siti della Rete Natura 2000 e nel resto del territorio regionale, in linea con le richieste dell Unione Europea;

2. trarre indicazioni di massima sulla funzionalità ecologica di alcuni habitat naturali diffusi nel territorio regionale attraverso le informazioni ricavate dal monitoraggio di specie indicatrici; 3. affiancare i sistemi di monitoraggio già esistenti (ad esempio, quelli relativi alle specie di interesse venatorio già oggetto di censimenti regolari e quelli degli uccelli acquatici svernanti condotti nell ambito dei censimenti coordinati da Wetland International per il Paleartico occidentale); 4. aumentare il grado di copertura delle specie meno studiate, fornendo un primo strumento per il monitoraggio di quelle sinora poco considerate; 5. integrare le diverse conoscenze in un ottica generale; 6. evidenziare soggetti e attori coinvolti o coinvolgibili nel monitoraggio; 7. riconoscere e promuovere le competenze locali già sviluppate; 8. includere le informazioni ricavate da precedenti progetti di ricerca, studio e monitoraggio del territorio o di specie e habitat di particolare interesse; 9. accrescere le conoscenze relative a distribuzione ed ecologia delle specie; 10. confrontare la situazione passata e presente delle specie (distribuzione, abbondanza, stato di conservazione) quando possibile; 11. fornire una base dati di riferimento per valutare tendenze ed evoluzione futura delle popolazioni e dello stato di conservazione delle specie. Si rimanda alla relazione di sintesi prodotta nel settembre 2009 per un ulteriore e più dettagliata descrizione del contesto di partenza, degli scopi e degli utilizzi del piano e dei suoi risultati. Nella presente relazione viene presentato, in maniera sintetica, lo stato di avanzamento del lavoro di redazione del piano. Grazie alla sperimentazione sul campo delle metodologie proposte, in parte condotta e in parte ancora in atto e da completare, è stato possibile tarare al meglio le ipotesi iniziali ed individuare in molti casi le aree rappresentative all interno delle quali il monitoraggio dei vari gruppi o delle singole specie deve essere considerato prioritario.

2. Suddivisione per taxa e stato di avanzamento generale Per elaborare un piano di monitoraggio in grado di essere il più possibile rappresentativo delle diverse realtà di cui tenere conto, si è cercato di formulare indicazioni a diversa scala per cercare di conciliare la necessità di monitorare un così grande numero di specie, tra loro molto diverse e sparse su una superficie molto elevata ed eterogenea in fatto di ambienti naturali, quota, clima, influenza ed effetto delle attività antropiche, etc. In primo luogo, si è naturalmente mantenuta la suddivisione per taxa delle specie da monitorare già adottata nella prima stesura del piano (settembre 2009). Questa scelta è motivata dalla grande eterogeneità nelle capacità di spostamento e nelle superfici utilizzate dagli individui che si riscontra tra le diverse Classi di Vertebrati, nonché da profonde differenze nei cicli biologici. In particolare gli Uccelli, con la loro incredibile mobilità, le vaste aree frequentate e la complessità del ciclo biologico, necessitano di una trattazione a parte rispetto agli altri gruppi. Per le forti somiglianze nelle capacità di spostamento e, in taluni casi, nelle esigenze ecologiche, nonché nei metodi di studio, Anfibi e Rettili sono invece considerati insieme. Infine, i Mammiferi sono considerati autonomamente e al loro interno suddivisi in due gruppi, profondamente diversi per ecologia e ciclo biologico, ovvero Chirotteri e Carnivori (unici ordini includenti specie inserite nell Allegato II della Direttiva Habitat presenti in ). Il Piano mantiene pertanto la suddivisione in sezioni corrispondenti ai gruppi tassonomici sopra elencati. In generale, si può comunque affermare che per tutte le specie incluse negli Allegati I della Direttiva Uccelli e II della Direttiva Habitat regolarmente presenti durante il periodo riproduttivo in si sia già arrivati ad un discreto livello di avanzamento della proposta di monitoraggio: per tutte le specie sono state infatti definite (per quasi tutte già nel dettaglio) le tecniche da utilizzare e, in buona parte, le aree da indagare. Ovviamente, il lavoro sarà ulteriormente completato da monitoraggi di campo ed analisi dei risultati dei censimenti e degli esperimenti relativi alle diverse metodiche e pertanto quelli qui presentati devono intendersi come risultati parziali.

3. Monitoraggio dell avifauna 3.1 Introduzione Il monitoraggio delle comunità ornitiche dovrebbe divenire prassi abituale per comprendere l evoluzione delle biocenosi in generale (cfr. Bock e Jones 2004) e il trend delle popolazioni delle specie ornitiche stesse, spesso del tutto imprevedibile e soggetto a variazioni e ritmi diversi tra le varie specie (Andreotti 2006). Il piano di monitoraggio per l avifauna nel contesto di Rete Natura 2000 in costituisce un progetto pilota, ad una scala intermedia tra quella locale, a cui spesso operano associazioni e volontari impegnati in progetti di monitoraggio di uno o pochi siti o di singole specie, e la scala nazionale, dove la definizione di un sistema organico e coerente per il monitoraggio è ancora lontana. L esperienza maturata in questo contesto potrà poi essere esportata a beneficio di altre regioni in cui tuttora manca un piano di monitoraggio strutturato e basato su un rigoroso sistema di priorità. Grazie alla presenza di a) un sistema di monitoraggio su vasta scala dell intera comunità ornitica (vedi Vigorita & Cucè 2008) e b) di specifici sistemi di censimento di specie acquatiche coloniali (aironi ed altri ciconiformi, Dipartimento di Biologia Animale dell Università degli Studi di Pavia) e di interesse venatorio (censimenti di galliformi svolti dalle diverse amministrazioni provinciali), in questo contesto si è cercato di sviluppare principalmente un metodo per il monitoraggio delle popolazioni di specie lasciate al momento scoperte dai monitoraggi e censimenti attualmente già esistenti in regione. Le diverse forme di monitoraggio faunistico già esistenti all interno delle attività di ricerca svolte in ed importanti anche nell ottica di monitorare lo stato di salute delle specie ornitiche di interesse comunitario sono state elencate in una breve rassegna, significativa pur senza pretendere di essere esaustiva, nella prima relazione di progetto (settembre 2009), cui si rimanda. 3.2 Stato di avanzamento Per tutte le specie l attività di definizione delle principali tecniche di monitoraggio è stata oramai completata; per buona parte delle specie anche la sperimentazione sul campo e l individuazione delle aree più importanti per l applicazione del monitoraggio sono a buon punto, mentre per altre, a causa della loro fenologia, tali attività sono tuttora in pieno svolgimento.

Allo sviluppo del piano di monitoraggio stanno collaborando attivamente diversi gruppi ornitologici locali: GIO (Gruppo Insubrico di Ornitologia, provincia di Varese), CROS (Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta) Varenna (province di Como e Lecco), GROL (Gruppo Ricerche Ornitologiche Lodigiane, provincia di Lodi), oltre a diversi ornitologi professionisti e appassionati che condividono le motivazioni che hanno portato alla redazione del piano e stanno mettendo entusiasticamente a disposizione le loro conoscenze. Similmente, diverse amministrazioni provinciali ed enti gestori di aree protette hanno messo a disposizione del gruppo di lavoro competenze e conoscenze, dando luogo ad un proficuo scambio di informazioni. 3.3 Metodi I metodi utilizzati per i censimenti ed il monitoraggio delle specie ornitiche sono estremamente vari e diversi, a seconda delle specie, degli ambienti e degli scopi dei rilevamenti. Nell ambito del presente piano di monitoraggio sono state selezionate le seguenti metodiche: - mappaggio presso aree campione; - censimento delle colonie; - transetti lineari; - arene di canto; - censimento presso siti riproduttivi; - punti d ascolto; - punti d ascolto in aree campione; - punti d ascolto con emissione di richiami registrati (playback). Per alcune specie si è ritenuto opportuno predisporre protocolli misti con combinazione di più metodi, per meglio adattare i metodi di censimento alle caratteristiche di distribuzione geografica/spaziale e di abbondanza delle singole specie. In alcuni casi (es. alcuni rapaci) ci si sta orientando verso una proposta articolata su due livelli: un censimento complessivo della specie ogni 7 anni alternato a censimenti a scadenza più ravvicinata (annuali o biennali) all interno delle aree più importanti per queste specie. La tabella sottostante riporta, per tutte le specie ornitiche comprese nell Allegato I della Direttiva Uccelli e regolarmente nidificanti in, il metodo (o i metodi) al momento selezionati per l attuazione del monitoraggio. Tali indicazioni devono essere considerate ancora come provvisorie, dal momento che la fase di sperimentazione ed analisi dei risultati è ben lungi dall essere conclusa.

Le specie contrassegnate dall asterisco (*) sono quelle meno considerate dai monitoraggi già esistenti e pertanto su cui ci si è concentrati nella redazione del presente piano di monitoraggio. Nome italiano Nome latino Famiglia Potenziale metodo Tarabuso* Botaurus stellaris Ardeidae punti d ascolto in aree campione Tarabusino* Ixobrychus minutus Ardeidae mappaggio in aree campione, punti d ascolto con playback Nitticora Nycticorax nycticorax Ardeidae censimento colonie Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides Ardeidae censimento colonie Garzetta Egretta garzetta Ardeidae censimento colonie Airone bianco maggiore Egretta alba Ardeidae censimento colonie Airone rosso Ardea purpurea Ardeidae censimento colonie Cicogna bianca Ciconia ciconia Ciconiidae conta nidi in aree campione Mignattaio Plegadis falcinellus Threskiornithidae censimento colonie Spatola Platalea leucorodia Threskiornithidae censimento colonie Moretta tabaccata* Aythya nyroca Anatidae censimento in aree campione Falco pecchiaiolo* Pernis apivorus Accipitridae aree campione Nibbio bruno* Milvus migrans Accipitridae censimento presso siti riproduttivi, aree campione Gipeto* Gypaetus barbatus Accipitridae censimento presso siti riproduttivi Biancone* Circaetus gallicus Accipitridae aree campione Falco di palude* Circus aeruginosus Accipitridae censimento presso siti riproduttivi in aree campione Albanella minore* Circus pygargus Accipitridae aree campione Aquila reale* Aquila chrysaetos Accipitridae censimento presso siti riproduttivi Pellegrino* Falco peregrinus Falconidae censimento presso siti riproduttivi Francolino di monte Bonasia bonasia Tetraonidae aree campione, punti d ascolto con playback Pernice bianca Lagopus mutus Tetraonidae aree campione, punti d ascolto con playback Fagiano di monte Tetrao tetrix Tetraonidae arene di canto Gallo cedrone Tetrao urogallus Tetraonidae arene di canto Coturnice Alectoris graeca Phasianidae aree campione/transetti Voltolino* Porzana porzana Rallidae punti d ascolto con playback

Nome italiano Nome latino Famiglia Potenziale metodo Schiribilla* Porzana parva Rallidae punti d ascolto con playback Re di quaglie* Crex crex Rallidae punti d ascolto con playback Cavaliere d'italia* Himantopus himantopus Recurvirostridae aree campione, colonie Occhione* Burhinus oedicnemus Burhinidae aree campione, punti d ascolto con playback Fratino* Charadrius alexandrinus Charadriidae aree campione Sterna comune* Sterna hirundo Sternidae censimento colonie Fraticello* Sterna albifrons Sternidae censimento colonie Mignattino* Chlidonias niger Sternidae censimento colonie Gufo reale* Bubo bubo Strigidae censimento presso siti riproduttivi Civetta nana* Glaucidium passerinum Strigidae punti d ascolto con playback Civetta capogrosso* Aegolius funereus Strigidae punti d ascolto con playback Succiacapre* Caprimulgus europaeus Caprimulgidae punti d ascolto con playback Martin pescatore* Alcedo atthis Alcedinidae aree campione, transetti Picchio cenerino* Picus canus Picidae aree campione, punti d ascolto con playback Picchio nero* Dryocopus martius Picidae aree campione, punti d ascolto con playback Tottavilla* Lullula arborea Alaudidae mappaggio in aree campione, transetti Calandro* Anthus campestris Motacillidae mappaggio in aree campione, transetti Forapaglie castagnolo* Acrocephalus melanopogon Sylviidae mappaggio in aree campione Bigia padovana* Sylvia nisoria Sylviidae mappaggio in aree campione Balia dal collare* Ficedula albicollis Muscicapidae mappaggio in aree campione Averla piccola* Lanius collurio Laniidae mappaggio in aree campione, transetti Averla cenerina* Lanius minor Laniidae mappaggio in aree campione Ortolano* Emberiza hortulana Emberizidae mappaggio in aree campione, transetti

Nella sezione seguente, viene presentato un rapido resoconto dello stato di avanzamento del lavoro per le specie meno considerate dai monitoraggi già esistenti e pertanto oggetto di maggior attenzione nella redazione del presente piano di monitoraggio. Tarabuso Botaurus stellaris Il protocollo da utilizzare per il censimento ed il monitoraggio della specie appare ben collaudato. Nel corso del 2010 tale sistema di rilevamento della specie (basato sul conteggio dei maschi in booming tramite punti d ascolto) è stato applicato a più aree localizzate in Pianura padana. Nel contempo, la raccolta di altre informazioni sulla specie ottenute più o meno casualmente nell ambito di altre attività di campo si configura come utile strategia per meglio definire la distribuzione di questa specie di difficile contattabilità ed individuare eventuali altri siti ove applicare il sistema di monitoraggio. I risultati delle sperimentazioni sono ancora in fase di analisi. Tarabusino Ixobrychus minutus Specie relativamente difficile da censire, per la quale è in fase di sviluppo un protocollo misto che prevede mappaggio, osservazione da punti prefissati ed esecuzione di punti d ascolto con stimolazione acustica (playback). Vista la fenologia della specie, la sperimentazione sul campo è ancora in pieno svolgimento e allo stato attuale non è possibile trarre delle conclusioni sull efficacia e l applicabilità dei diversi metodi. Moretta tabaccata Aythya nyroca Specie molto localizzata in, per la quale l unico metodo di monitoraggio utilizzabile è la ricerca diretta nelle aree di presenza note o potenziali di adulti in primavera e di adulti con pulli o giovani all inizio dell estate. Tutte le aree di presenza nota in regione sono state indagate o sono attualmente in fase di indagine. Falco pecchiaiolo Pernis apivorus Specie di difficile censimento a causa delle abitudini schive, della notevole dimensione degli home range degli individui e del comportamento scarsamente territoriale. Per questa specie si sta cercando di sviluppare un sistema di censimento per aree particolarmente rappresentative che dovrà comunque essere necessariamente integrato con la raccolta di tutte le informazioni sparse recuperate tramite altre attività di rilevamento dell avifauna non esplicitamente dedicate a questa specie.

Nibbio bruno Milvus migrans Specie semi-coloniale con distribuzione regionale principalmente legata alla fascia dei grandi laghi prealpini. Per questa specie si sta procedendo all individuazione delle aree ospitanti le colonie principali, da sottoporre a monitoraggio dedicato al conteggio delle coppie nidificanti, e parallelamente alla valutazione della fattibilità di censimenti tramite road-tansect nelle principali aree di riproduzione e foraggiamento. Gipeto Gypaetus barbatus Specie molto localizzata in, presente con regolarità solo in alta Valtellina (in seguito a progetto internazionale di reintroduzione) e, in maniera più sporadica, nel resto del settore alpino regionale. Per questa specie si sta procedendo alla definizione delle aree strategiche per il monitoraggio (settori montani ospitanti i territori di coppie riproduttrici o potenzialmente tali) e di altri siti/valli da sottoporre a monitoraggio in quanto potenziali aree di espansione della specie (zone con caratteristiche ambientali adatte e dove si è registrato un numero significativo di osservazioni recenti). Biancone Circaetus gallicus Specie localizzata in regione, con areale limitato all Oltrepò pavese a alla fascia prealpina e alpina. Si stanno individuando aree in cui la presenza di coppie o individui territoriali è stata accertata di recente, con lo scopo di orientare il monitoraggio della specie verso tali settori. Falco di palude Circus aeruginosus Specie prevalentemente diffusa nella porzione meridionale del territorio regionale. Il comportamento della specie facilità l individuazione dei territori riproduttivi; censimenti mirati sulla specie sono in atto in diverse zone umide lombarde. Albanella minore Circus pygargus Specie presente in maniera pressoché esclusiva nella porzione padana della regione. Si sta procedendo all individuazione delle aree più importanti, per concentrare le attività di monitoraggio nelle aree più rappresentative della distribuzione della specie e, al contempo, strategiche per la sua conservazione. Aquila reale Aquila chrysaetos

Specie montana diffusa prevalentemente in ambito alpino, per la quale si prevede di proporre un monitoraggio articolato su più livelli includenti i) controllo dell occupazione dei territori e del successo riproduttivo su scala annuale nelle aree più importanti per la specie, ii) censimenti annuali tramite contemporanee, iii) censimento a tappeto della distribuzione ed abbondanza della specie ogni 7 anni. Pellegrino Falco peregrinus Specie diffusa prevalentemente in ambito prealpino, per la quale si prevede di proporre un monitoraggio articolato su più livelli includenti i) controllo dell occupazione dei territori e del successo riproduttivo su scala annuale nelle aree più importanti per la specie, ii) censimento a tappeto della distribuzione ed abbondanza della specie ogni 7 anni. Voltolino Porzana porzana Specie presente in maniera estremamente irregolare come nidificante in regione. Si sta procedendo all individuazione di tutte le aree in cui è stata riportata la possibile nidificazione della specie (stanti le abitudini estremamente riservate della specie risulta quasi sempre impossibile provarne l avvenuta riproduzione). E stato testato (dimostrandone l efficacia) l utilizzo del playback per questa specie. Schiribilla Porzana parva Specie presente in maniera estremamente irregolare come nidificante in regione. Si sta procedendo all individuazione di tutte le aree in cui è stata riportata la possibile nidificazione della specie (stanti le abitudini estremamente riservate della specie risulta quasi sempre impossibile provarne l avvenuta riproduzione). E stato testato (dimostrandone l efficacia) l utilizzo del playback per questa specie. Nel corso della sperimentazione sul campo tuttora in corso, questa specie è stata rilevata in una località in provincia di Varese per la quale la presenza della schiribilla in periodo riproduttivo non era stata sinora riportata. Re di quaglie Crex crex Specie presente in maniera estremamente localizzata e spesso irregolare come nidificante in regione. Si sta procedendo all individuazione di tutte le aree in cui è stata riportata la possibile nidificazione della specie (stanti le abitudini estremamente riservate della specie risulta quasi sempre impossibile provarne l avvenuta riproduzione). Si sta testando l utilizzo del playback per

questa specie. Il 2010 appare purtroppo come un anno estremamente sfavorevole per questa specie, soggetta a vistose fluttuazioni annuali, almeno in parte indipendenti dalle condizioni locali dei siti riproduttivi; anche nel vicino Trentino, dove la presenza della specie è molto più regolare e già oggetto di monitoraggio completo ed accurato, quest anno appare caratterizzato dalla notevole scarsità di cantori della specie (P. Pedrini com. pers.). Cavaliere d'italia Himantopus himantopus Specie coloniale, per la quale si stanno individuando i principali siti riproduttivi, presso i quali indirizzare il monitoraggio. La primavera estremamente piovosa che ha caratterizzato il 2010 ha indubbiamente sfavorito la specie, causando in diversi casi la perdita dei nidi e la dispersione degli individui nidificanti e complicando di conseguenza la sperimentazione delle tecniche di monitoraggio. Occhione Burhinus oedicnemus, Fratino Charadrius alexandrinus, Sterna comune Sterna hirundo e Fraticello Sterna albifrons Specie presenti in maniera pressoché esclusiva lungo il Po e i suoi principali affluenti, per le quali è necessario contare il numero di nidi/individui presso le colonie utilizzando una barca affiancata da rilevatori a terra (sterna, fraticello) oppure svolgere censimenti crepuscolari (anche con utilizzo del playback) presso i siti di potenziale presenza (occhione). Il fratino frequenta gli stessi ambienti di queste specie ma è verosimilmente estinto come nidificante in. Per queste specie, le ricorrenti piene di Po e Ticino verificatesi nel corso del 2010 hanno comportato la distruzione delle colonie (sterna e fraticello) e la sommersione dei greti fluviali (habitat dell occhione), cui in alcuni casi è seguito un successivo re-insediamento; la sperimentazione delle tecniche sul campo nel corso dell anno è quindi risultata assai difficile e si sta cercando di nuovo di attuarla; tuttavia, l esperienza pregressa nel censimento di queste specie consentirà comunque di stendere indicazioni precise e circostanziate per il monitoraggio delle stesse. Mignattino Chlidonias niger Specie presente come nidificante in misura localizzata e irregolare nel Mantovano. Si sta procedendo all individuazione delle aree di presenza ed alla definizione dei metodi di censimento. Gufo reale Bubo bubo

Specie diffusa prevalentemente in ambito prealpino, per la quale si prevede di proporre un monitoraggio articolato su più livelli includenti i) controllo dell occupazione dei territori (e possibilmente del successo riproduttivo) su scala annuale nelle aree più importanti per la specie, ii) censimento a tappeto della distribuzione ed abbondanza della specie ogni 7 anni. Per il rilevamento degli individui territoriali può essere utile l emissione di richiami registrati (playback). Civetta nana Glaucidium passerinum e Civetta capogrosso Aegolius funereus Specie a corologia boreo-alpina presenti esclusivamente sulle Alpi e sulle propaggini prealpine settentrionali. Sono specie poco diffuse e dalle abitudini schive, per le quali si raccomanda censimento tramite punti d ascolto con playback presso siti di presenza accertata e potenziale. Si stanno definendo i) le aree più importanti per il monitoraggio delle specie, anche attraverso la definizione di modelli di idoneità ambientale, ii) le metodologie di dettaglio per il censimento (periodi, fasce orari, tipo di stimulazione acustica), iii) l efficacia dell utilizzo del playback, per valutare il numero di uscite richieste per ciascun sito, iiii) l utilizzo di segnali indiretti di presenza. Succiacapre Caprimulgus europaeus Specie crepuscolare-notturna legata ad ambienti semi-aperti, mostra elevata territorialità prestandosi molto bene al censimento attraverso punti d ascolto con playback. Sono state individuate alcune aree particolarmente rappresentative (in aree dell alta pianura e prealpine) ospitanti decine di territori della specie ed altre saranno auspicabilmente individuate nelle prossime settimane. Martin pescatore Alcedo atthis Specie legata ad ambienti acquatici lotici e, secondariamente, lentici. Per questa specie si stanno mettendo a punto transetti lineari ubicati lungo corsi d acqua principali e secondari, accompagnati dall individuazione di aree circoscritte entro le quali la specie appare presente con popolazioni significative. La sperimentazione sul campo delle tecniche proposte è stata ampiamente attuata nel 2010, nonostante l inverno scorso rigido e caratterizzato da prolungato innevamento, seguito da numerose piene sui fiumi, abbia determinato in diversi contesti una drastica riduzione degli effettivi della specie.

Picchio cenerino Picus canus Specie legata al contesto alpino e prealpino, da monitorare tramite punti d ascolto. Le ricerche di campo hanno consentito di ampliare notevolmente le conoscenze sulla distribuzione regionale della specie, che appare in espansione in. Picchio nero Dryocopus martius Specie legata ad ambienti forestali estesi e relativamente integri, sta ampliando il suo areale regionale. Per questo è importante improntare la proposta di monitoraggio al controllo della situazione della specie nelle aree ospitanti le popolazioni principali e alla verifica dell andamento delle popolazioni nelle aree marginali, di recente colonizzazione, per valutare l esito dell espansione della specie. Nel corso della sperimentazione condotta nel 2010 sono state raccolte molte informazioni sulla distribuzione dei territori riproduttivi della specie ed è stata verificata l efficacia dell utilizzo del playback per il censimento della specie. Tottavilla Lullula arborea Passeriforme legato ad ambienti semi-aperti in ambito collinare e montano, in risulta presente con continuità solo nell Oltrepò pavese. Per questa specie è in fase di predisposizione una rete di transetti lineari ideata in modo da permettere il monitoraggio delle principali popolazioni. Si tratta infatti di una specie la cui distribuzione a larga scala può essere monitorata attraverso sistemi già esistenti in ed è pertanto importante focalizzare l attenzione in questo ambito sulle situazioni più rappresentative ed alle popolazioni più importanti in termini conservazionistici. Calandro Anthus campestris Passeriforme legato ad ambienti aperti e aridi, in risulta molto localizzato. Per questa specie è in fase di predisposizione una rete di transetti lineari ideata in modo da permettere il monitoraggio delle principali popolazioni, sebbene la rarità della specie risulti spesso nell impossibilità di comprendere più territori riproduttivi all interno di un solo transetto. Forapaglie castagnolo Acrocephalus melanopogon Passeriforme di ambienti umidi, in risulta molto localizzato e irregolare; la nidificazione della specie appare infatti limitata ad una sola località nel Mantovano. Si sta predisponendo un protocollo di monitoraggio che tenga conto delle aree di presenza certa e potenziale.

Bigia padovana Sylvia nisoria Passeriforme legato ad ambienti semi-aperti, in risulta molto localizzato ed in evidente declino ed è inoltre una specie la cui distribuzione ed ecologia in regione appaiono largamente sconosciute. Si sta definendo un sistema di monitoraggio basato sulle aree di presenza nota in periodo recente; l attività di campo condotta nel 2010 ha consentito di individuare nuove località di presenza della specie, la cui distribuzione risulta comunque estremamente frammentaria ed in fase di rarefazione. Balia dal collare Ficedula albicollis Passeriforme legato a boschi soleggiati ed in particolare castagneti. In è estremamente rara e probabilmente in declino. Il ridottissimo numero di coppie presenti e la difficoltà di contattare la specie complicano l implementazione del monitoraggio. Averla piccola Lanius collurio Passeriforme legato ad ambienti aperti e semi-aperti, in risulta sempre più localizzata in pianura, mentre mantiene localmente buone popolazioni in ambito collinare e montano; proprio in tali contesti, all interno del territorio regionale sono state rilevate le densità più alte mai riportate per la specie (Brambilla et al. 2009). L ulteriore attività di campo condotta nel 2010, concentrata in nuove aree potenzialmente idonee per la specie individuate in base ai modelli di idoneità ambientale realizzati, ha consentito di ampliare ulteriormente le conoscenze su distribuzione ed abbondanza della specie e di individuare nuovi siti di rilevante importanza per la specie. Per il monitoraggio della specie si propone un sistema di transetti lineari, ubicati soprattutto nelle aree di maggior presenza diffusa della specie, accoppiato alla definizione di alcune aree più circoscritte (caratterizzate da densità particolarmente elevata), all interno delle quali prevedere mappaggio dei territori. Si tratta infatti di una specie la cui distribuzione a larga scala può essere monitorata attraverso sistemi già esistenti in ed è pertanto importante focalizzare l attenzione in questo ambito sulle situazioni più rappresentative ed alle popolazioni più importanti in termini conservazionistici. Averla cenerina Lanius minor Passeriforme legato ad ambienti aperti e asciutti a generalmente bassa quota, in risulta molto localizzato e in vistoso declino. Per questa specie si stanno individuando transetti lineari in aree vocate o di presenza recente nota.

Ortolano Emberiza hortulana Passeriforme legato ad ambienti aperti e semi-aperti, in risulta molto localizzato e diffuso prevalentemente nella fascia oltre-padana, nonché in marcato declino. Le presenze divengono più irregolari e discontinue in ambito prealpino e alpino, mentre la specie è ormai scomparsa da buona parte della pianura. Per questa specie si stanno individuando transetti lineari nelle aree di presenza più significativa, in modo da consentire il monitoraggio delle popolazioni principali. Si tratta infatti di una specie la cui distribuzione a larga scala può essere monitorata attraverso sistemi già esistenti in ed è pertanto importante focalizzare l attenzione in questo ambito sulle situazioni più rappresentative ed alle popolazioni più importanti in termini conservazionistici.

4. Monitoraggio degli Anfibi e dei Rettili 4.1 Introduzione Numerose specie di Anfibi e Rettili appaiono soggette ad un grave declino, le cui cause sono individuabili nella riduzione e alterazione degli ecosistemi a cui questi animali sono legati, nell introduzione di specie alloctone e nei cambiamenti climatici (Houlahan et al. 2000; Daszak et al. 1999, 2003, 2004; Stuart et al. 2004; D Amen & Bombi 2009). Tale quadro generale trova riscontro anche nella situazione locale. L atlante erpetologico lombardo, alcune ricerche di campo e lavori successivi (Sindaco et al. 2006) hanno evidenziato come per varie specie (come ad esempio Triturus carnifex) sia in atto un preoccupante fenomeno di riduzione delle popolazioni. Da questa situazione estremamente sfavorevole nasce la necessità di attivare programmi di monitoraggio a lungo termine, perlomeno per le specie indicate nell Allegato II della Direttiva Habitat, al fine di valutare la reale consistenza delle popolazioni lombarde, gli eventuali trend negativi e i possibili interventi per mitigare questo declino. In sono presenti sei specie di Anfibi e una di Rettili incluse nell Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE; tra queste Pelobates fuscus insubricus è l unica a essere indicata come prioritaria. La tabella riporta tali specie suddividendole in base alle macro-aree di presenza in. Nome italiano Nome latino Alpi Pianura e Prealpi Appennini Salamandrina dagli occhiali Salamandrina perspicillata X Geotritone di Strinati Speleomantes strinatii X Tritone crestato italiano Triturus carnifex X X X Ululone dal ventre giallo Bombina variegata X X Pelobate fosco Pelobates fuscus insubricus X Rana di Lataste Rana latastei X Testuggine palustre europea Emys orbicularis X Tra queste specie sono inclusi alcuni endemismi: Salamandrina perspicillata (= Salamandrina terdigitata) è endemica degli Appennini settentrionali e centrali, Speleomantes strinatii è endemico

dell Appennino settentrionale e delle Alpi Marittime e, infine, Pelobates fuscus insubricus e Rana latastei sono due endemiti del bacino padano veneto. Per quanto riguarda la distribuzione in, Salamandrina perspicillata e Speleomantes strinatii sono specie a distribuzione marginale (segnalate dopo il 1985 rispettivamente in uno e tre quadranti regionali UTM 10 10 km); Emys orbicularis e Pelobates fuscus insubricus sono specie a distribuzione relitta fortemente frammentata che presentano pochissimi nuclei di popolazioni vitali; Bombina variegata è specie a distribuzione ridotta (16 quadranti UTM post 1985); infine, Triturus carnifex e Rana latastei sono specie ampiamente diffuse ma che presentano evidenti fenomeni di declino delle popolazioni (cf. Bernini et al. 2004a; Sindaco et al. 2006). 4.2 Stato di avanzamento Le azioni ed indicazioni per il monitoraggio delle varie specie sono state definite in maniera relativamente completa per tutte le specie. Anche per quanto riguarda la sperimentazione dei metodi di monitoraggio sul campo, tutte le combinazioni di specie/metodi/aree sono state sperimentate o sono in corso di sperimentazione in relazione alla fenologia delle specie. Si presenta, nella tabella in fondo al capitolo, il riassunto schematico dei metodi finora sperimentati e delle aree indagate. I risultati sono ancora in corso di analisi e pertanto il numero dei siti riportati è provvisorio. 4.3 Metodi Le metodiche da utilizzare per il monitoraggio dell erpetofauna sono state sviluppate in modo da: - essere incruente e limitare i rischi di disturbo eccessivo o di diffusione di patologie; - avere una applicazione il più possibile simile per le specie valutate; - essere il più possibile oggettive e di facile comprensione e applicazione; - permettere la definizione dello status attuale delle singole specie e la stima dei trend di popolazione a lungo termine; - essere sostenibili in termini di investimento umano e finanziario. La scelta delle tecniche di monitoraggio più adatte, tra quelle disponibili per Anfibi e Rettili, dipende dalle caratteristiche ecologiche di ciascuna specie. In ogni caso le tecniche scelte non sono invasive, sono facilmente ripetibili e limitano al minimo indispensabile la manipolazione degli animali. Tutte le attrezzature da campo utilizzate sono state disinfettate per minimizzare i rischi di trasmissione di infezioni e parassitosi tra le popolazioni studiate. In anni recenti si è infatti evidenziato come la diffusione di alcune patologie particolarmente gravi (ad esempio la

chitridiomicosi) abbia svolto un ruolo non marginale nel declino di alcune specie di Anfibi. Indicazioni chiare in questo senso saranno contenute all interno della versione definitiva del piano di monitoraggio. Indipendentemente dal protocollo adottato, durante i campionamenti sarà comunque registrata la presenza eventuale di altre specie di erpetofauna, in modo da raccogliere ulteriori informazioni relative ai siti indagati. Censimento al canto: questa tecnica è adottabile solo per gli anfibi anuri che emettono suoni nel periodo riproduttivo; per le specie che emettono suoni fuori dall acqua (Bombina variegata) è sufficiente il riconoscimento del canto per confermare la presenza della specie, mentre per quelle che emettono suoni sott acqua (Pelobates fuscus insubricus e Rana latastei) è invece necessario utilizzare un idrofono omnidirezionale. Censimento delle ovature: si tratta di una tecnica ampiamente collaudata in per il censimento di Rana latastei (Bernini et al. 2004b). Questa procedura è applicabile solo a Rana latastei perché nessuna delle altre specie considerate depone uova in ammassi facilmente visibili e persistenti a lungo in acqua. Systematic Sampling Survey Time Constrained (SSS-TC): si tratta di un procedimento di indagine opportunistico che ha lo scopo di ottenere dati semiquantitativi di presenza confrontabili e standardizzati (Heyer et al. 1994; Razzetti & Msuya 2002). È bene sottolineare che i dati raccolti tramite SSS-TC non permettono di estrapolare informazioni riguardo la consistenza numerica di ciascuna popolazione, poiché solo una ridotta percentuale di individui è osservabile durante i campionamenti; essi comunque consentono di paragonare tra loro serie temporali di dati raccolti secondo un procedimento costante e standardizzato, permettendo la valutazione del trend di popolazione. In sintesi, il metodo d indagine consiste nella registrazione del numero di individui osservati in un unità di tempo, indagando tutti i microhabitat favorevoli in condizioni climatiche giudicate idonee per l attività delle specie studiate. La sperimentazione finalizzata all ulteriore sviluppo e alla validazione sul campo dei protocolli di monitoraggio è in fase di attuazione, con differenti attività di campo in relazione alla distribuzione regionale delle specie considerate. Le specie target possono essere infatti suddivise in base a tre principali tipologie di distribuzione sul territorio lombardo: 1) specie a distribuzione regionale più o meno ampia;

2) specie a distribuzione regionale marginale; 3) specie a distribuzione regionale relitta fortemente frammentata. 1) Specie a distribuzione regionale più o meno ampia. Rana latastei, Triturus carnifex e Bombina variegata vivono e si riproducono in zone umide con caratteristiche ben definite e identificabili nel territorio. Per queste specie è stato selezionato (anche utilizzando la banca dati SHI ) un campione casuale di siti riproduttivi, rappresentativo e stratificato secondo le principali aree geografiche di presenza (es. le province). Nel campione sono inclusi anche alcuni SIC e diverse delle principali aree protette regionali. Il numero di siti selezionati è differente da specie a specie, in relazione alla diffusione sul territorio regionale. In linea di principio, all interno del piano di monitoraggio si dovrà prevedere che uno stesso sito debba essere monitorato, quando possibile, per più di una specie e più di una volta nel corso della stagione. Durante i sopralluoghi viene rilevata la sola presenza/assenza delle specie considerate (tramite individuazione diretta di adulti, uova e larve oppure, per Rana latastei, tramite censimento al canto). Per i siti montani difficilmente raggiungibili potrebbero essere previste solo una o due visite all anno. I dati di presenza/assenza rilevati sul campo servono per calcolare la percentuale di siti occupati dalle specie, applicando metodi statistici che tengano in considerazione la possibilità che gli animali non siano sempre osservabili (MacKenzie et al. 2002). Questo tipo di dato dovrebbe consentire la stima della variazione della consistenza delle specie nel tempo (trend) e delle variazioni dell areale. Nel corso del 2010, la sperimentazione è stata attuata su larga scala per T. carnifex, B. variegata e R. latastei. 2) Specie a distribuzione regionale marginale. Salamandrina perspicillata e Speleomantes strinatii sono due specie localizzate in nel solo Oltrepò Pavese, limitatamente al territorio di due comuni e a pochissime località. Nonostante queste difficoltà oggettive, l ecologia delle due specie consente l applicazione di metodiche di monitoraggio (protocollo SSS-TC) sostanzialmente simili a quelle appena descritte per le specie a distribuzione regionale più o meno ampia. La selezione dei siti da monitorare tuttavia non è stata effettuata su base casuale, ma a partire dall elenco dei siti in cui le due specie sono state storicamente segnalate. Il numero complessivo di siti da controllare annualmente è ovviamente sensibilmente inferiore rispetto a quello individuato per le specie ad ampia diffusione in

e comprende anche alcuni siti di presenza potenziale, individuati all interno del poligono di distribuzione regionale in base all ecologia delle due specie. Nel corso della primavera 2010 sono stati svolti sopralluoghi nelle aree di presenza nota e potenziale in Oltrepò pavese. 3) Specie a distribuzione regionale relitta fortemente frammentata. Nel caso di Pelobates fuscus insubricus ed Emys palustris, a causa della scarsità di siti riproduttivi noti, non è stato possibile sviluppare metodiche di monitoraggio semplici e basate sulla sola rilevazione della presenza/assenza della specie. Informazioni sui trend a lungo termine in possono essere ottenute solo tramite censimenti quantitativi delle popolazioni residue attualmente conosciute. Le informazioni raccolte indicano che l unico metodo adottabile per monitorare la specie è il censimento quantitativo tramite cattura e marcatura degli individui. Nel corso del 2010 sono stati raccolti dati nella maggioranza delle stazioni di presenza note per la. Tabella. Riepilogo schematico delle metodiche selezionate per ciascuna specie e delle aree scelte per la loro attuazione. Si ricorda come il monitoraggio sia ancora in fase di svolgimento ed i risultati ancora in corso di analisi e pertanto il numero dei siti riportati debba considerarsi provvisorio. Specie Metodo/i sperimentati Aree selezionate Specie a distribuzione regionale più o meno ampia Tritone crestato italiano 1) Presenza/assenza della specie in tre uscite per sito con rilevamento visuale e/o uso di guadino 2) Presenza/assenza della specie in tre uscite per sito con utilizzo di nasse Ululone dal ventre giallo 1) Presenza/assenza della specie in tre uscite per sito con rilevamento visuale e al canto Rana di Lataste 1) Presenza/assenza della specie con rilevamento visuale e al canto in tre uscite prefissate per sito 2) Presenza/assenza della specie con rilevamento visuale e al canto in un numero massimo di tre uscite per sito 2 siti in pianura 6 siti in area appenninica 5 siti in area prealpina 5 siti in area prealpina 7 siti in area prealpina 14 siti in pianura 14 siti in pianura

Specie a distribuzione regionale marginale Salamandrina dagli occhiali Geotritone di Strinati Specie a distribuzione regionale fortemente frammentata Pelobate fosco Testuggine palustre europea 1) Censimento opportunistico per tempi prestabiliti (Systematic Sampling Survey-Time Constrained) 1) Censimento opportunistico per tempi prestabiliti (Systematic Sampling Survey-Time Constrained) 1) Presenza/assenza della specie con rilevamento visuale e al canto 2) Censimento opportunistico per tempi prestabiliti (Systematic Sampling Survey-Time Constrained) 1) Censimento tramite metodi di cattura e marcatura 3 siti in area appenninica 3 siti in area appenninica 7 siti in pianura 7 siti in pianura metodica che non necessita di verifica

5. Monitoraggio dei mammiferi: monitoraggio dei Chirotteri 5.1 Introduzione Nel piano di monitoraggio della chirotterofauna lombarda, le seguenti specie in allegato II Direttiva 92/43/CEE non saranno prese in considerazione in quanto assenti o non presenti stabilmente in regione : Rhinolophus blasii, Rhinolophus euryale, Rhinolophus mehelyi, Myotis dasycneme. Le attività di monitoraggio si concentreranno quindi sulle seguenti nove specie: Rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), Rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), Barbastello (Barbastella barbastellus), Miniottero (Miniopterus schreibersii), Vespertilio di Bechstein (Myotis bechsteinii), Vespertilio di Blyth (Myotis blythii), Vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii), Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus), Vespertilio maggiore (Myotis myotis). Le finalità con cui sono state predisposte le attività di monitoraggio sono le seguenti: individuazione di metodologie che permettano la raccolta di dati utili alla definizione dello status delle popolazioni in regione, anche tramite un eventuale confronto, quando possibile, tra situazione passata e presente delle specie oggetto di monitoraggio; applicazione di metodologie con il minor impatto possibile, in termini di disturbo, sui chirotteri; individuazione di metodologie specifiche per ogni singola specie, o per gruppi omogenei di specie, nel caso di due o più specie con caratteristiche autoecologiche tali da renderle sovrapponibili nella rilevazione, attraverso applicazione di identiche metodologie di monitoraggio; applicazione in via prioritaria di tecniche di monitoraggio speditive e realizzabili da personale non specializzato al fine di renderne l'applicabilità, e la resa in termini di dati raccolti, il più semplice ed efficace possibile. 5.2 Metodi Di seguito verranno trattate nel dettaglio le metodologie di monitoraggio che verranno utilizzate per le singole specie, facendo espressamente riferimento a quanto riportato da Agnelli et al. (2004).

Tali metodologie sono elencate in ordine di qualità del dato fornito, ossia saranno elencate le tecniche che forniranno dati quantitativi utili ad una migliore definizione dello status delle popolazioni di Chirotteri in regione. L'applicazione alle singole specie privilegerà tali tecniche a meno di specifici e oggettivi impedimenti, per sopperire ai quali si adotterà l'applicazione di tecniche che forniranno dati di qualità minore (semiquantitativi, abbondanza relativa, presenza, ecc.). A parità di qualità del dato, verrà privilegiato, qualora possibile, l'impiego di tecniche di monitoraggio che risulteranno di più semplice applicabilità e quindi realizzabili anche da personale non specializzato. Il principale obiettivo che verrà perseguito con l'impiego delle attività di monitoraggio di seguito trattate, è il raggiungimento di stime della consistenza numerica delle popolazioni per le diverse specie presenti sul territorio. Solo possedendo questa informazione è infatti possibile stabilire quali siano le specie maggiormente minacciate e seguirne gli andamenti demografici nel tempo. A tale proposito, sono di seguito presi in esame gli aspetti metodologici relativi ai censimenti condotti presso i siti di rifugio (roost), che rappresentano la tipologia di rilevamento più frequentemente adottata nelle indagini sulla chirotterofauna, nonché l oggetto di un attività di monitoraggio chirotterologico coordinata a livello nazionale. Il conteggio degli individui presenti nei roost è certamente una delle metodologie più utili per stimare la consistenza numerica delle popolazioni di chirotteri in una data area. Molte specie sono infatti altamente gregarie e alcuni roost possono non di rado ospitare migliaia di individui (Kunz, 1982). I chirotteri possono essere censiti sia all interno del roost (Kunz, 1982; Agnelli et al., 2001), sia quando emergono da questo (Swift, 1980; Agnelli et al., 2001). È comunque da sottolineare come la prima metodologia comporti un disturbo nettamente maggiore della seconda. Una volta localizzate le colonie principali di una data specie (in particolare se questa forma grandi aggregazioni), il numero di individui che le costituisce può essere contato oppure stimato, a seconda della situazione, per ottenere un attendibile valutazione della consistenza della popolazione in una data area. A tal fine risultano particolarmente interessanti soprattutto le colonie riproduttive, spesso numerose, o le grandi colonie ibernanti che alcune specie costituiscono. Specialmente al di fuori del periodo di ibernazione, per evitare doppi conteggi (i trasferimenti di chirotteri da un roost all altro, anche in pochi giorni, sono infatti non rari), sarebbe preferibile, se possibile, eseguire i censimenti