ELEVATA VALENZA ECOLOGICA. Relazione Tecnica Anfibi e Rettili. Monitoraggio pre-intervento e proposta di localizzazione di nuove aree umide

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Transcript:

L ACQUA COME ELEMENTO DI BIODIVERSITA INCREMENTO DELLE AREE UMIDE IN MICROSTAZIONI DI ELEVATA VALENZA ECOLOGICA Relazione Tecnica Anfibi e Rettili Monitoraggio pre-intervento e proposta di localizzazione di nuove aree umide A cura di: Anna Rita Di Cerbo e Gianpiero Calvi Agosto 2011 Revisione n Data Firma Anna Rita Di Cerbo 0 31 agosto 2011 Gianpiero Calvi

L acqua come elemento di Biodiversita Incremento delle aree umide in microstazioni di elevata valenza ecologica Relazione tecnica: Anfibi e Rettili Monitoraggio pre-intervento e proposta di localizzazione di nuove aree umide Agosto 2011 A cura di: Anna Rita Di Cerbo1 e Gianpiero Calvi² ¹ Studi Faunistici e Consulenze Ambientali Via Castellazzo, 65 20017 Rho (MI) P.IVA e C.F.: 06810340965 E-mail: annarita.dicerbo@gmail.com ² Studio Fauna Viva, Viale Sarca, 78 20125 Milano P.IVA e C.F.: 06127040969 Tel.: 02-36.59.15.61, Fax: 02-36.59.17.21 E-mail: studio@faunaviva.it E-mail: g.calvi@faunaviva.it 2

INDICE 1 INTRODUZIONE 1 1.1 Aspetti normativi...2 2 INQUADRAMENTO DELL AREA DI STUDIO... 3 3 MATERIALI E METODI 8 3.1 Scelta delle aree...8 3.2 Anfibi...11 1.1.1 Metodiche di censimento dirette...11 3.2.1.1 Censimento a vista... 11 3.2.1.2 Censimento delle larve... 11 3.2.1.3 Censimento sulle strade... 12 1.1.2 Metodiche di censimento indirette...12 3.2.2.1 Censimento delle ovature... 12 3.2.2.2 Censimento al canto... 12 3.3 Rettili...13 1.1.3 Metodiche di censimento...13 3.3.1.1 Censimento a vista... 13 3.3.1.2 Censimento sulle strade... 13 4 RISULTATI 14 4.1 Anfibi...14 1.1.4 Check-list...14 1.1.5 Inquadramento normativo e priorità di conservazione delle specie...15 1.1.6 Schede delle specie presenti...16 4.1.3.1 Tritone crestato italiano... 16 4.1.3.2 Tritone punteggiato italiano... 17 4.1.3.3 Rospo smeraldino... 17 4.1.3.4 Raganella italiana... 18 4.1.3.5 Rana dalmatina... 19 4.1.3.6 Rana verde... 20 1.1.7 Schede delle specie potenziali...20 4.1.4.1 Rospo comune... 20 4.1.4.2 Rana di Lataste... 21 4.2 Rettili...22 1.1.8 Check-list...23

1.1.9 Inquadramento normativo e priorità di conservazione delle specie...23 1.1.10 Schede delle specie presenti...24 4.2.3.1 Lucertola muraiola... 24 4.2.3.2 Ramarro occidentale... 24 4.2.3.3 Biacco... 25 4.2.3.4 Natrice dal collare... 26 4.2.3.5 Natrice tassellata... 27 1.1.11 Schede delle specie potenziali...28 4.2.4.1 Orbettino... 28 4.2.4.2 Saettone comune... 29 1.1.12 Specie problematiche...29 4.2.5.1 Testuggine palustre americana... 30 5 ANALISI E VALUTAZIONI PER SITO... 31 5.1 Descrizione e considerazioni sui siti...31 1.1.13 Settore settentrionale...31 1.1.14 Settore centrale...40 1.1.15 Settore meridionale...51 5.2 Considerazioni conclusive...59 6 PROPOSTE DI INTERVENTO... 61 7 BIBLIOGRAFIA 66 8 RINGRAZIAMENTI 67 2

1 Introduzione Il presente studio si inserisce nell ambito del progetto L ACQUA COME ELEMENTO DI BIODIVERSITA - INCREMENTO DELLE AREE UMIDE IN MICROSTAZIONI DI ELEVATA VALENZA ECOLOGICA promosso dal Consorzio Parco del Rio Vallone e cofinanziato da Fondazione Cariplo. Il progetto si articola in diversi obiettivi generali così riassumibili: - aumento della conoscenza degli ambienti legati all idrologia superficiale nel territorio del Parco del Rio Vallone, con particolare attenzione per i corpi idrici minori - incremento del valore biologico degli habitat acquatici e contermini - aumento della consapevolezza dei fruitori in merito all importanza degli ambienti idrici per la tutela della biodiversità e diffusione di comportamenti virtuosi - coinvolgimento di amministrazioni ed associazioni Nell idea progettuale, l incremento del valore ecologico degli ambienti idrici minori dovrebbe essere perseguito con la corretta gestione degli habitat già esistenti, con la realizzazione di nuovi ambienti e con la messa a dimora di materiale floristico autoctono certificato. L aumento della conoscenza degli ambienti acquatici dovrebbe invece essere conseguito attraverso la realizzazione di campionamenti faunistici preliminari (propedeutici all individuazione dell ubicazione delle nuove pozze) e post-operam e con l impostazione di un monitoraggio ecologico sul periodo medio-lungo. Nella presente relazione vengono riportati i risultati dell attività di studio finalizzata ad una prima indagine conoscitiva dell erpetofauna del parco ed all individuazione delle località più idonee ad ospitare nuovi ambienti acquatici. 1

1.1 Aspetti normativi Gli Anfibi e Rettili della Lombardia sono tutelati da diverse leggi e convenzioni internazionali. Di seguito vengono indicate nel dettaglio le norme europee, nazionali e comunitarie che li riguardano. Convenzione di Berna, 19.IX.1979, ratificata dall Italia con legge n. 503 del 5.VIII.1981; Allegato II: specie di fauna rigorosamente protette; Allegato III: specie di fauna protetta. Direttiva Habitat 92/43/CEE, Consiglio del 21.V.1992; Allegato II: specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione; modificata dalla Direttiva 2006/105/CE, Consiglio del 20.XI.2006. Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43 CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche ; D.P.R. n. 357 del 8.IX.1997; Allegato B: specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Integrato e modificato dal D.P.R. n. 120 del 12.III.2003 Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche e dal Decreto del Ministero dell Ambiente 20 gennaio 1999 Modificazioni agli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE (G.U. n. 32 del 9 febbraio 1999). Legge Regionale n. 10 del 31 marzo 2008 della Regione Lombardia, Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea con i successivi elenchi di cui all art. 1 comma 3 della Deliberazione di Giunta Regionale N. VII 7736 del 24.VII.2008 e le modifiche apportate dall articolo 9 della L.R. n. 10 del 29 giugno 2009, Disposizioni in materia di ambiente e servizi di interesse economico generale. D.G.R. n. 7/4345 del 20 aprile 2001 della Regione Lombardia, Approvazione del programma regionale per gli interventi di conservazione e gestione della fauna selvatica nelle aree protette e del protocollo di attività per gli interventi di reintroduzione di specie faunistiche nelle aree protette della regione Lombardia. 2

2 Inquadramento dell area di studio Il Parco Locale di Interesse Sovracomunale del Rio Vallone, occupa una superficie complessiva di circa 1380 ha, che interessano i territori di 12 comuni (Aicurzio, Basiano, Bellusco, Busnago, Cambiago, Cavenago di Brianza, Gessate, Masate, Ornago, Mezzago, Sulbiate e Verderio Inferiore) e di tre province (Milano, Monza e Brianza, Lecco). Il Parco si sviluppa prevalentemente in direzione nord-sud in un area fortemente antropizzata e frammentata come quella del nord-est milanese, in cui le aree naturali e seminaturali, in particolare di buona qualità ecologica, sono ormai residuali. Questa zona ha subìto, a partire dagli anni 60, un processo di espansione delle aree residenziali, di quelle industriali e delle infrastrutture viarie (da sottolineare la presenza dell Autostrada A4 e, seppur di minore impatto, della Strada provinciale 2, che tagliano il parco in senso ovest-est). Allo stesso tempo si è assistito ad una continua intensificazione ed omogeneizzazione delle colture. Il risultato di questo processo è un territorio fortemente antropizzato inserito in una matrice agricola dominante, in cui gli elementi naturali sono limitati a rare fasce boschive che accompagnano perlopiù nel suo sviluppo la rete idrografica superficiale. In Figura 2.2 è riportata la distribuzione del parco delle principali categorie di uso del suolo (categorie di primo livello della carta di Destinazione d Uso del suolo Agricolo e Forestale della Regione Lombardia). A margine della mappa è riportato inoltre un grafico che illustra la copertura percentuale delle categorie di uso del suolo. È evidente la predominanza delle Aree agricole, che occupano il 77,2 % del territorio del Parco. La restante superficie è occupata soprattutto da Boschi (17,2 % della superficie totale) e, in misura minore, da Aree urbanizzate (4,6 %). Caratteristica del paesaggio, così come del contesto territoriale nel quale il parco si inserisce, è la presenza di una fitta rete idrografica perlopiù a carattere temporaneo, dovuta alla scarsa permeabilità dei suoli argillosi. La presenza di argilla ha favorito in passato il fiorire di numerose attività estrattive il cui esaurimento ha lasciato sviluppare aree umide di limitate estensioni ma potenzialmente molto interessanti dal punto di vista della funzionalità ecologica: molte di queste cave sono infatti state valorizzate con interventi di ripristino ambientale e costituiscono oggi ambiti protetti. Nell area dell est milanese l esempio più noto di questo processo ha portato alla nascita del Sito di Importanza Comunitaria delle Foppe di Trezzo sull Adda. Nel PLIS del Rio Vallone un interessante esempio di questo processo è dato dalle Foppe di Cavenago Brianza. Nel territorio del Parco sono presenti altre piccole aree umide non rilevate dalla cartografia DUSAF, ma comunque importanti per la rete ecologica del Parco stesso, quali ad esempio l aera delle foppe di Masate, il biotopo di Bellusco ed una piccola pozza creata recentemente ad Ornago su iniziativa dell Ente Parco. I diversi punti d acqua presenti nel Parco, seppur attualmente in diversi casi di bassa qualità ecologica, possiedono le potenzialità per un azione di consolidamento e miglioramento della rete ecologica del Parco stesso. In questo senso, oltre alle aree umide permanenti o temporanee, vanno segnalati i principali corsi d acqua naturali e artificiali che interessano il Parco, in particolare Rio Vallone, Rio Pissanegra, Rio Cava e Canale Villoresi. Per un elenco dettagliato delle aree umide e dei corsi d acqua si rimanda al paragrafo 3.1. Come rilevato in precedenza, la maggior parte della superficie del Parco è costituita da suolo agricolo. L agricoltura praticata è quella classica della pianura milanese, con prevalenza di coltivi di carattere intensivo a mais e frumento (oltre il 70% della Superficie Agricola Utilizzata). La superficie agricola si è ridotta progressivamente negli ultimi decenni perdendo inoltre gran parte degli elementi di diversificazione del paesaggio ad elevato valore ecologico quali siepi, filari e piccole punti d acqua. Per quanto riguarda le aree boschive, le cenosi forestali originarie appartengono agli aggruppamenti boschivi a latifoglie caducifoglie dominati da Quercus petraia e Quercus robur. Va tuttavia rilevato che le aree boscate, ridotte prevalentemente alle fasce perifluviali 3

di Rio Vallone e Rio Pissanegra, sono pesantemente alterate e costituite perlopiù da Robinia pseudoacacia, specie esotica ormai naturalizzata. I due boschi meglio conservati, che preservano parte dell originaria cenosi forestale sono costituiti dal bosco dell ex sanatorio di Ornago, nonostante la presenza di specie arboree ornamentali, e dal Boscone di Ornago. In definitiva il PLIS del Rio Vallone costituisce in assoluto un area di valenza ecologica media ma, potenzialmente incrementabile, con alcune emergenze naturalistiche di valore. Nel contesto fortemente antropizzato e frammentato in cui si trova inserito, il Parco costituisce comunque un corridoio ecologico di indubbia importanza, in grado di mettere in comunicazione il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone a nord, il PLIS Alto Martesana e il Paco Agricolo a sud, il PLIS del Molgora ad ovest e il Parco Adda Nord a est (Figura 2.3). Nell ambito della Rete Ecologica Regionale (RER) il PLIS del Rio Vallone rappresenta un elemento di secondo livello circondato da elementi di primo livello ed interessato nei suoi tratti centrale e meridionale da un corridoio ecologico primario (Figura 2.4). Figura 2.1. Tipico paesaggio del PLIS del Rio Vallone con aree agricole e fasce boscate residuali. 4

Figura 2.2. Analisi delle principali categorie di uso del suolo del PLIS Rio Vallone in base alla cartografia DUSAF2 (Destinazione d Uso del Suolo Agricolo e Forestale, seconda edizione). 5

Figura 2.3. Inquadramento del PLIS Rio Vallone all interno della rete regionale delle aree protette. 6

Figura 2.4. Inquadramento del PLIS Rio Vallone all interno della Rete Ecologica Regionale. 7

3 Materiali e metodi Lo studio dell erpetocenosi del Parco, si è basato su metodologie diverse e complementari che hanno richiesto l applicazione di protocolli standard di censimento tarati sulle specifiche caratteristiche ecologiche di ciascuna specie, compatibilmente con il periodo in cui è stata svolta l indagine (maggio-agosto 2011). A questo proposito va premesso che un aspetto di fondamentale importanza nella pianificazione di studi di carattere faunistico è la valutazione del periodo in cui effettuare i rilevamenti in campo. Tale periodo dovrebbe coprire le diverse fasi di attività delle specie potenzialmente presenti e, in particolar modo per gli anfibi, le fasi riproduttive. Questo consente, oltre che di ottimizzare la ricerca in termini di sforzo di campionamento (ore/uomo), anche di adottare diverse tecniche di censimento e di effettuare delle stime quantitative (o semiquantitative) in aggiunta al dato qualitativo (presenza/assenza). Nel caso degli anfibi, infatti, in coincidenza della riproduzione gli animali si concentrano negli habitat acquatici, divenendo meno elusivi e quindi più facilmente contattabili. La presenza di ovature e girini, inoltre, consente di accertare, per le singole specie, l effettiva idoneità del sito acquatico come habitat riproduttivo. Va sottolineato che la maggior parte degli anfibi presenti nella pianura lombarda inizia l attiva a partire da febbraio-marzo e, in qualche caso (p.e. Rana dalmatina) già dal mese di gennaio. Dopo la riproduzione, in genere, gli adulti abbandonano i siti acquatici per disperdersi nelle aree terrestri circostanti. Nei mesi estivi, questi animali diventano particolarmente elusivi, limitando i momenti di attività alle ore notturne o in coincidenza di giornate piovose. Considerate le finalità e la tempistica del progetto, in questa prima fase di studio, si è scelto di adottare un metodo di rilevamento (definito Rapid Assessment, RA)che permettesse di raccogliere dati utili in tempi relativamente brevi, selezionando le aree da campionare tra quelle potenzialmente più idonee per i diversi taxa. Tale metodo, sviluppato dall associazione americana Conservation International (Alonso, 2011) e applicato in progetti di censimento internazionali sulla biodiversità e in particolare sugli anfibi e rettili si basa su una ricerca di tipo opportunistico ed è particolarmente indicato in aree di medie e grandi dimensioni. Benché non fornisca un quadro distributivo del tutto esaustivo, consente comunque di ricavare, con un buon livello di approssimazione, indicazioni sulla diversità specifica di un area e di fornire una check-list preliminare degli anfibi e rettili presenti in un dato territorio (Vonesh et al., 2010). Nel caso del presente studio, per la programmazione delle sessioni di rilevamento, si è tenuto conto quindi delle tipologie di habitat presenti nel PLIS per la scelta delle aree da campionare, della diversa fenologia delle specie target da censire e dei loro ritmi di attività giornalieri (diurni-notturni). Sono stati quindi applicati sia metodi di rilevamento per l osservazione diretta che metodi indiretti basati su diversi indici di presenza, come descritto nei paragrafi seguenti. Nella trattazione dei metodi sono stati separati i due gruppi faunistici, in quanto le metodologie di studio di ciascun gruppo sono peculiari e specifiche. Al fine di ricavare un quadro erpetofaunistico comunque il più possibile esaustivo, i dati raccolti sono stati integrati con informazioni ricavate da studi pregressi (Banca dati SHI Sezione Lombardia; Ferri, 2009) e dati di presenza relativi alle aree confinanti con il PLIS (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti) 3.1 Scelta delle aree D accordo con la Direzione dell Ente Parco, ai fini del presente studio sono state selezionate le aree oggetto dei rilievi preliminari in base ai seguenti criteri: 8

- Presenza di raccolte d acqua permanenti o temporanee idonee ad ospitare la fase riproduttiva di alcune specie di Anfibi; - Aree in cui fosse prevista la realizzazione di strutture idonee ad ospitare la fase riproduttiva di alcune specie di Anfibi; - Aree di proprietà del Parco o affidate in gestione allo stesso Ente; - Altre aree ecologicamente interessanti. Tali criteri sono stati funzionali agli scopi di questa indagine preliminare, consistenti in un primo studio sulle specie presenti nel parco e nell individuazione delle aree più idonee ad ospitare la realizzazione di nuove pozze. Sono così stati individuati 32 siti per i quali sono stati effettuati da uno a tre sopralluoghi, con la sola eccezione di tre siti. L elenco dei siti visitati è riportato in Tabella 3.1 e la disposizione degli stessi è illustrata nella mappa di Figura 3.5. Tabella 3.1. Elenco generale delle aree di interesse e di quelle visitate durante i rilievi preliminari. Nella colonna Proprietà/Gestione Parco sono riportate le aree di proprietà (PP) o in gestione (GP) all Ente Parco. Per alcune di queste, in assenza di una denominazione del sito, è stato unito ai codici di cui sopra un numero progressivo. ID 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 Sito Depuratore Santuario_Campegorino GP1 Vasche_Laminazione Pozza_Roccolo Cascina_Borina Stagno_Circolo PP1 PP2 GP2 Golf_Camuzzago Biotopo PP3 Pozza_Boscone Boscone Maneggio Oasi_Foppe Cassa_Pissanegra Pozze_Discarica Vasche_A4 Rimboschimento1 Rimboschimento2 PP5 Bosco_Möia Vivaio Ca_Bianca Foppe Stagno_privato Cassa_Rio Vallone Carpodromi Canale Villoresi Rio Vallone Comune Verderio Inferiore Aicurzio Aicurzio Aicurzio/Sulbiate Sulbiate Cornate d Adda Mezzago Mezzago Mezzago Mezzago Bellusco Bellusco Bellusco Ornago Ornago Ornago Cavenago Brianza Cavenago Brianza Cavenago Brianza Basiano Basiano Basiano Cambiago Masate Masate Masate Masate Masate Masate Gessate Masate/Gessate Basiano 9 Proprietà/ Gestione Parco Siti visitati X X GP PP PP GP PP PP GP GP GP GP GP PP X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X

Figura 3.5. Distribuzione delle aree visitate nel corso delle indagini preliminari. Il numero riportato in mappa corrisponde all ID di Tabella 3.1. 10

3.2 Anfibi Il periodo di attività di ricerca (maggio-agosto) ha consentito di adottare solo parzialmente le metodiche standard normalmente applicate per il censimento degli anfibi. Nel caso delle rane rosse che iniziano l attività già a gennaio-febbraio, per esempio, non è stato possibile adottare alcune delle metodologie descritte di seguito (p.e. censimento ovature, rilievi bioacustici). Nel corso dello studio, sono state effettuate sessioni di rilevamento diurne e notturne. Tra i metodi di censimento usualmente adottati per gli anfibi sono stati privilegiati quelli incruenti e meno invasivi in modo da limitare per quanto possibile il disturbo degli animali. Sono stati inoltre presi gli accorgimenti necessari per limitare al massimo la diffusione di agenti patogeni dannosi per gli anfibi, come il fungo Batrachochytridium dendrobatis che causa la chitridiomicosi, malattia emergente in varie parti del mondo e segnalata anche in Italia. In questo caso sono stati seguiti i protocolli di comportamento in campo redatti dalla Societas Herpetologica Italica (Monitoraggio salute anfibi SHI: http://www3.unipv.it/webshi/conserv/monitanf.htm). Per il censimento sono stati applicati sia metodi diretti che indiretti, tenuto conto delle caratteristiche ecologiche di ciascuna specie. 1.1.1 Metodiche di censimento dirette Questa metodologia prevede l osservazione diretta degli animali attraverso l uso di diverse tecniche di seguito descritte. 3.2.1.1 Censimento a vista l metodo del censimento a vista, Visual Encounter Survey (VES), consiste nell individuare visivamente gli animali con modalità che di norma sono stabilite in base alle caratteristiche ambientali e all esperienza dei rilevatori. Nel caso del PLIS, sono stati ispezionati i siti acquatici, le sponde e gli ambienti terrestri circostanti per la ricerca di adulti e giovani in acqua o a terra. I campionamenti sono stati effettuati sia all interno di parcelle che includevano il sito acquatico (plot survey) che lungo percorsi prestabiliti nell area circostante (line transect). 3.2.1.2 Censimento delle larve Gli anfibi oggetto della presente ricerca depongono le uova in acqua. Tutti quindi presentano stadi larvali acquatici. I girini (nel caso degli anuri) e le larve (negli urodeli) permangono nel sito per periodi più o meno prolungati prima di metamorfosare in relazione alla loro velocità di sviluppo (che dipende da diversi fattori come la temperatura, la disponibilità trofica, la presenza di predatori,ecc.), ma comunque per un tempo maggiore rispetto agli adulti, i quali generalmente dopo il periodo di riproduzione si disperdono negli habitat terrestri circostanti. Malgrado le larve non siano di semplice determinazione, la loro ricerca può essere estremamente utile per verificare la presenza/assenza di talune specie particolarmente elusive allo stadio adulto. 11

I campionamenti sono stati svolti con l ausilio di guadini a maglia fine. Le larve sono state catturate, identificate a livello specifico e subito rilasciate in loco. 3.2.1.3 Censimento sulle strade Rilevamenti occasionali sono stati effettuati lungo diversi tratti stradali che si trovano all interno del PLIS. Il tratto di strada veniva percorso a bassissima velocità in andata e ritorno al fine di rilevare la presenza di individui in attraversamento lungo la carreggiata o soggetti morti a causa dell impatto con i veicoli in transito 1.1.2 Metodiche di censimento indirette Per metodiche indirette si intendono tutte quelle tecniche che permettono di accertare la presenza di una specie anche senza l osservazione diretta degli animali, ma attraverso altri indici di presenza, quali il rilevamento delle ovature e l ascolto dei canti, come di seguito descritto. 3.2.2.1 Censimento delle ovature In alternativa all osservazione diretta degli animali, un metodo estremamente utile per il censimento degli anfibi è l identificazione delle ovature in acqua. Tale metodo presuppone una buona conoscenza delle caratteristiche specifiche di deposizione delle diverse specie e una certa esperienza nel riconoscimento delle uova. Per la ricerca delle ovature o delle singole uova (nel caso degli urodeli) si è proceduto perlustrando gli specchi d acqua e la vegetazione acquatica presso le sponde. 3.2.2.2 Censimento al canto Gli anfibi anuri (rane e rospi) sono fra i vertebrati che maggiormente utilizzano la comunicazione vocale. La maggior parte dei richiami, e certamente quelli più potenti, sono prodotti dai maschi in contesti legati alle dinamiche riproduttive (Gerhardt e Bee, 2007). Tale metodo risulta estremamente utile nel caso di siti poco accessibili o se le condizioni dell invaso non permettono una buona visibilità dello specchio d acqua (p.e. torbidità dell acqua, eccessivo sviluppo della vegetazione acquatica e riparia), poiché i richiami sono specie-specifici. Tuttavia, a parte alcune eccezioni (p.e. nel caso di Hyla intermedia), il censimento al canto (call survey) può essere adottato limitatamente al periodo degli accoppiamenti. 12

3.3 Rettili Considerate le finalità della ricerca, è stata posta particolare attenzione alle specie di rettili che frequentano le zone umide soprattutto per motivi trofici. 1.1.3 Metodiche di censimento Nel caso dei rettili, i metodi di censimento più affidabili sono quelli diretti, mentre quelli indiretti (ricerca di tracce di passaggio, uova per le specie ovipare) sono particolarmente laboriosi e in genere non permettono un identificazione certa a livello di specie. Tuttavia, tra questi ultimi, la ricerca di esuvie (mute) abbandonate da ofidi e sauri rappresenta uno dei metodi di rilevamento indiretto più efficaci che consente (se l esuvia è integra o comunque include le squame del capo) l identificazione a livello di specie. Per questi vertebrati i rilevamenti sono stati effettuati durante le ore diurne con fasce di orario idonee in relazione al periodo (mattina e ore centrali della giornata in primavera; mattina e tardo pomeriggio-sera durante l estate) e tenuto conto della temperatura dell aria. 3.3.1.1 Censimento a vista La ricerca di rettili è avvenuta in maniera opportunistica selezionando gli ambienti umidi e le aree circostanti. In particolare, sono stati inclusi gli ambienti prativi, i margini dei sentieri e alcuni tratti di ecotono, habitat preferenziale per tutte le specie, e gli animali sono stati riconosciuti a vista o catturati manualmente, con metodi incruenti. In quest ultimo caso gli individui sono stati rilasciati nel punto di cattura dopo il riconoscimento specifico. 3.3.1.2 Censimento sulle strade Anche per i rettili, i censimenti sono stati effettuati lungo gli stessi tratti stradali degli anfibi e con la medesima tecnica di ricerca. Questo metodo risulta particolarmente efficace, in particolare, per il rilevamento di animali investiti. 13

4 Risultati L indagine preliminare condotta nelle aree di maggiore interesse per il parco e le informazioni di carattere faunistico raccolte permettono di tracciare un primo inquadramento dell erpetofauna del Parco Rio Vallone. Per quanto a nostra conoscenza, le informazioni pregresse disponibili si riferiscono a studi precedenti condotti in singole aree (p.e. le Foppe di Masate; Ferri, 2009), a osservazioni occasionali di singole specie oppure a relazioni generiche o segnalazioni erronee (come nel caso di Podarcis sicula indicata nell elenco delle specie presenti nel Piano particolareggiato del Parco del Rio Vallone). I rilevamenti effettuati in questa fase di studio, non consentono valutazioni di tipo quantitativo (abbondanza delle popolazioni), tuttavia in base ai dati di presenza/assenza (e di avvenuta riproduzione) delle singole specie e tenuto conto delle caratteristiche ambientali di ciascun sito sono state individuate le aree maggiormente vocate per l erpetofauna e in particolare per gli anfibi. Nei paragrafi seguenti vengono riportati i risultati delle indagini erpetofaunistiche, separatamente per gli anfibi e i rettili, alcune note biologiche delle specie considerate e una sintesi descrittiva dei siti visitati. 4.1 Anfibi Delle 19 specie di anfibi presenti in Lombardia, 9 sono segnalate nelle provincie di Milano e Monza Brianza. Di queste, 6 specie (di cui 2 Urodeli e 4 Anuri) sono state effettivamente rilevate all interno dei confini del PLIS, sia nell ambito dei rilevamenti effettuati per il presente studio che sulla base delle segnalazioni pregresse (Ferri, 2009; Bernini et al., 2004). Vengono inoltre indicate alcune specie la cui presenza non è stata accertata ma che, sulla base di ricerche condotte in aree limitrofe al Parco, si ritiene possano essere potenzialmente presenti all interno del PLIS (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti). 1.1.4 Check-list In Tabella 4.1, si riporta l elenco dettagliato delle specie segnalate e di quelle potenziali, con indicazioni sul tipo di osservazione effettuata. Tra le specie rinvenute, le Rane verdi del gruppo P. kl. esculentus sono risultate, insieme alla Raganella italiana (Hyla intermedia), gli anfibi più diffusi nel Parco. Il Rospo smeraldino (Bufo balearicus) è stato rinvenuto sia nel settore centrale che in quello meridionale. Scarse sono le segnalazioni relative ai due tritoni, e per lo più limitate ai comuni situati più a sud. Si ritiene che entrambe le specie possano comunque essere potenzialmente presenti anche in altri settori del Parco in cui sono presenti piccoli canali, rogge, invasi artificiali. 14

Tabella 4.2 Check list delle specie rilevate e potenziali. Legenda: : specie osservata; : specie potenziale; AD: adulto, B: dato bibliografico; G: giovane; L: stadio larvale; O: ovatura; I: Interno al PLIS; E: Esterno al PLIS. Nome Comune Nome Scientifico Tritone crestato Triturus carnifex Tritone punteggiato Lissotriton vulgaris Rospo comune Bufo bufo Rospo smeraldino Bufo balearicus Raganella italiana Hyla intermedia Rana dalmatina Rana dalmatina Rana di Lataste Rana latastei Rana verde Pelophylax kl. esculentus Presenza Tipo di osservazione Posizione nel PLIS B I, E AD I, E - E AD, O I, E AD, G I, E L, G, A I, E - E AD, L I, E 1.1.5 Inquadramento normativo e priorità di conservazione delle specie La maggior parte delle specie segnalate è protetta dalla normativa europea (Tab. 4.2). In Lombardia, a parte le Rane verdi (P. kl. esculentus) tutte le altre presentano un alto punteggio di priorità regionale, secondo quanto riportato negli allegati di specie del Programma Regionale per gli interventi di conservazione e gestione della fauna nelle aree protette. Infatti, le specie che presentano valori superiori o uguali a 8 (la scala dei valori che esprimono la priorità varia tra 1 e 14) vanno considerate prioritarie. Nel caso della Rana di Lataste, da noi indicata tra le specie potenzialmente presenti, lo IUCN la classifica come specie vulnerabile e per questo oggetto di specifici programmi di conservazione. Ai fini del presente progetto, sono state individuate le specie focali di maggiore interesse conservazionistico, presenti o potenziali nel PLIS (specie evidenziate in grigio in Tabella 4.3), tenuto conto delle norme comunitarie (specie in allegato II della Direttiva Habitat) e regionali (L.R. n. 10 del 31 marzo 2008), del punteggio di priorità e della loro diffusione in Lombardia (privilegiando quelle meno diffuse o per le quali si è riscontrato un netto declino delle popolazioni a livello regionale). Tabella 4.3 Riassunto del quadro normativo inerente le specie rilevate. Nome Comune Nome Scientifico Priorità IUCN Tritone crestato Triturus carnifex 10 LC Tritone punteggiato Lissotriton vulgaris meridionalis 10 LC Rospo comune Bufo bufo 8 LC Rospo smeraldino Bufo balearicus 9 DD Raganella italiana Hyla intermedia 10 LC Rana dalmatina Rana dalmatina 10 LC Rana di Lataste Rana latastei 12 VU Rana verde Pelophylax kl. "esculentus" 5 LC 15 Normative internazionali All. II e IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna All. IV dir. 92/43/CEE All. II e IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna

1.1.6 Schede delle specie presenti 4.1.3.1 Tritone crestato italiano Ordine: Caudata Famiglia: Salamandridae Specie: Triturus carnifex (Laurenti, 1768) Ditribuzione generale: il Tritone crestato ha un areale disgiunto: Italia, Canton Ticino, Austria, parte dell Ungheria, della Repubblica Ceca, Slovenia e Croazia nord-occidentale formano un areale di distribuzione continua, nettamente separato da una seconda area balcanicomacedone. Distribuzione italiana: Presente nell Italia peninsulare. Assente nel sud della Calabria, in parte della Puglia, in Alto Adige e nella Liguria e Piemonte occidentali. Ben distribuito in Lombardia, soprattutto nella fascia planiziale, dove comunque in passato risultava decisamente più comune, e nelle aree prealpine; mentre è estremamente localizzato in quelle alpine. A livello regionale, il limite massimo altitudinale è di 1770 m s.l.m.. Ecologia e biologia: Habitat: presente in zone aperte e in quelle boscate. Può essere rinvenuto in diversi ambienti acquatici: canali, torrenti, laghi, stagni, sia permanenti che temporanei. I suoi habitat riproduttivi (soprattutto in pianura) sono canali di piccole dimensioni o risorgive, non molto profondi, con abbondante vegetazione acquatica e preferibilmente posti in aree assolate, in prossimità o all interno di boschi. Fenologia: molto variabile e scandita principalmente dalla temperatura degli ambienti acquatici. Da giugno a febbraio conduce generalmente vita terrestre, notturna. Quando le temperature invernali diventano rigide, entra in ibernazione, nascondendosi sotto il fango, la vegetazione, in cavità ipogee, sia a terra che in acqua. A fine inverno-inizio primavera gli adulti raggiungono i siti riproduttivi. L attività riproduttiva prosegue fino a fine primavera-inizio estate. Riproduzione: Nel periodo riproduttivo il dimorfismo sessuale è molto evidente. Il maschio presenta sul dorso una cresta seghettata. Ogni femmina può deporre fino a 300 uova, del diametro di 1,5-2,4 mm e colore uniforme, che avvolge singolarmente con foglie di piante acquatiche. Sviluppo embrionale: da 10 a 40 giorni, a seconda della temperatura dell acqua, metamorfosi: 2-3 mesi. Presenza nel PLIS: A differenza degli Anuri, più facilmente rilevabili nei censimenti anche attraverso il canto e le ovature, i tritoni sono molto elusivi, tendenzialmente stazionano sul fondo e depongono piccole uova che attaccano singolarmente alla vegetazione acquatica. Nel corso del presente studio, questo tritone è stato rilevato esclusivamente nella parte meridionale del Parco, presso le Foppe di Masate (Ferri, 2009). E comunque segnalato anche nel vicino Parco Adda Nord e in particolare nel SIC IT2050011 Oasi le Foppe di Trezzo sull Adda e nel SIC IT2050003 Palude di Brivio (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti), nel Parco Agricolo Sud Milano (Di Cerbo, comm. Pers) e nel Parco Valle del Lambro (Ficetola, 2001). Fattori di minaccia: la specie è ancora relativamente comune in Lombardia, ma con popolazioni a rischio soprattutto in pianura. Perdita e alterazione di habitat, a causa di disboscamenti, inquinamento delle acque spesso a causa di pratiche agricole intensive e introduzione di specie alloctone (soprattutto pesci). Particolare attenzione andrebbe posta 16

alla conservazione di questa specie che peraltro è inserita negli allegati II e IV della Direttiva Habitat. Una corretta manutenzione della rete idrica secondaria (canali e rogge) e il potenziamento di invasi si rendono necessari per favorire una possibile espansione anche in altre aree del PLIS. 4.1.3.2 Tritone punteggiato italiano Ordine: Caudata Famiglia: Salamandridae Specie: Lissotriton vulgaris meridionalis (L., 1758) Distribuzione generale: Presente in Europa. A ovest, dalle Isole Britanniche alla Scandinavia mentre, a est, si spinge fino alla Siberia. Distribuzione italiana: Presente nell Italia settentrionale e centrale, fino alla Campania. Assente in Puglia, Basilicata, Calabria e nelle isole. In Lombardia è presente in tutte le province eccetto quella di Sondrio. Ecologia e biologia: Habitat: presente in una gran varietà di ambienti acquatici e terrestri, anche antropizzati. In pianura si rinviene frequentemente nelle teste dei fontanili. Si ritrova anche in canali, fossi, risaie, abbeveratoi e cisterne. Evita le zone ricche di pesci. Gli ambienti terrestri favorevoli sono boschi igrofili, brughiere e pascoli. Fenologia: specie marcatamente terricola, resta in acqua per un breve periodo coincidente con la riproduzione. Attivo a inizio febbraio, quando si muove verso i siti riproduttivi, dove resta fino a giugno-luglio. Riproduzione: Ogni femmina può deporre 2-300 uova. Sviluppo embrionale: da 8 a 20 giorni, metamorfosi: 6-10 settimane. Presenza nel PLIS: Nonostante i ripetuti sopralluoghi, anche notturni, con la perlustrazione degli specchi d acqua e tratti di rogge e canali, il Tritone punteggiato è stato per il momento rilevato solo nel comune di Gessate (sito n. 30) e di Masate (sito n. 27). Come nel caso della specie precedente, è segnalato anche nel vicino Parco Adda Nord (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti) e nel Parco Agricolo Sud Milano (Di Cerbo, comm. Pers). Fattori di minaccia: la specie, pur comune, è in declino e quasi scomparsa da alcune aree della pianura. Perdita e alterazione di habitat, a causa della distruzione di zone umide e di inquinamento causato da pratiche agricole intensive, sono tra i principali fattori di minaccia per questa specie. Un ulteriore elemento negativo e l introduzione di specie alloctone predatrici. 4.1.3.3 Rospo smeraldino Ordine: Anura Famiglia: Bufonidae Specie: Bufo balearicus Stöck et al., 2008 17

Distribuzione generale: Baleari, Corsica, Italia. Distribuzione italiana: diffuso in tutta la penisola. In Lombardia è distribuito nella fascia planiziale e collinare. Ecologia e biologia: Habitat: specie termofila e planiziale. Presente in ambienti vari e aperti, raro nelle zone boscate. Frequente anche in aree urbane, orti e giardini. Può essere definita specie pioniera, in grado di colonizzare ambienti poveri e pozze soggette a prosciugamenti e mutamenti repentini. Fenologia: Attivo da marzo a settembre, raramente fino ottobre e novembre. Specie a riproduzione prolungata, i maschi si portano in acqua dopo le prime piogge intense. Le femmine sono attirate dai caratteristici richiami e le deposizioni iniziano solitamente in aprile, per proseguire fino a fine estate. Riproduzione: Ogni femmina può deporre da 5000 a 17000 uova, in cordoni gelatinosi trasparenti che vengono ancorati alla vegetazione sommersa, in acque basse. Metamorfosi: 40 giorni. Presenza nel PLIS: Il Rospo smeraldino è stato osservato sia nella porzione centrale (siti n. 12 e 14) che in quella meridionale del Parco, a Basiano e Masate. E inoltre nota una segnalazione per il comune di Busnago (Dati S.H.I. sez. Lombardia). Ambienti potenzialmente idonei, anche in altre aree del Parco, sono invasi artificiali di recente formazione, ecosistemi acquatici con scarsa vegetazione acquatica o comunque non in una fase avanzata di successione, ma anche pozze temporanee che si creano stagionalmente in piccole depressioni del terreno, all interno di zone agricole, incolti o aree verdi urbane e periurbane. Fattori di minaccia: il principale fattore di minaccia è rappresentato dalla distruzione dei siti riproduttivi (interramento naturale, bonifica), peraltro spesso rappresentati da corpi d acqua temporanei siti in zone di scarso interesse naturalistico e paesaggistico. 4.1.3.4 Raganella italiana Ordine: Anura Famiglia: Hylidae Specie: Hyla intermedia Boulenger, 1882 Distribuzione generale: Italia peninsulare e Sicilia, Canton Ticino. Distribuzione italiana: Endemita italiano, presente lungo tutta la penisola e la Sicilia. In Lombardia è presente nella fascia planiziale, collinare e meno frequentemente anche in quella montana fino a un massimo altitudinale di 1560 m s.l.m.. Ecologia e biologia: Habitat: specie termofila, la raganella possiede notevoli capacità di arrampicata. Gli adulti svolgono gran parte dell attività estiva fra le fronde della vegetazione, anche notevolmente lontano dall acqua. 18

Fenologia: Il periodo riproduttivo va, con fasi intermittenti, da aprile a giugno, ma può protrarsi, con clima favorevole, fino all autunno, quando gli adulti si riuniscono nei luoghi di svernamento. Riproduzione: La femmina depone circa un migliaio di uova, piccole e chiare, in piccoli ammassi ancorati alle piante sommerse. Sviluppo embrionale: 2 settimane, metamorfosi: 2-3 mesi. Presenza nel PLIS: La specie risulta abbastanza ben rappresentata nel PLIS. Nuclei riproduttivi sono stati osservati in varie zone umide del Parco, sia nella porzione meridionale (Basiano, Masate, Cavenago), che più a nord, nei comuni di Bellusco e Ornago. Fattori di minaccia: Sebbene sia ancora abbastanza comune in Lombardia, i cambiamenti nei metodi di coltivazione, specialmente nelle risaie, hanno un influenza negativa sulle popolazioni lombarde, che possono determinare anche fenomeni di estinzione a livello locale. 4.1.3.5 Rana dalmatina Ordine: Anura Famiglia: Ranidae Specie: Rana dalmatina Fitzinger, in Bonaparte, 1838 Distribuzione generale: Europa centro-meridionale. Distribuzione italiana: Distribuita in tutta la penisola ad esclusione della Val d Aosta. Assente dalle isole. In Lombardia è ben distribuita nella fascia collinare e pedemontana, mentre in pianura è presente soprattutto lungo le aste fluviali e nei boschi planiziali. Ecologia e biologia: Habitat: tra le rane rosse è quella meno legata all acqua. Vive tutto l anno in campi, prati e boschi. Predilige i boschi umidi di latifoglie, pioppeti, boschi misti e castagneti. Fenologia: sverna da ottobre a fine gennaio. Il periodo riproduttivo è precoce e può iniziare già nella prima decade di febbraio, per concludersi entro marzo. Si riproduce in corpi idrici stagnanti o a debole corrente, dove i maschi giungono per primi. Riproduzione: le ovature, in ammassi sferici, vengono ancorate a vegetazione o rami sommersi. Possono contenere da circa 600 a oltre 2000 uova, piccole (2-3 mm) e bicolori. Ogni femmina depone una ovatura. Sviluppo embrionale: 3 settimane, metamorfosi: 2-3 mesi. Presenza nel PLIS: la specie è stata rilevata esclusivamente nella porzione centrale del Parco (comuni di Ornago e Bellusco), dove ne è stata accertata anche la riproduzione (osservazione di girini e neometamorfosati). Appare alquanto probabile la presenza di altri nuclei anche nelle zone boscate più settentrionali del PLIS. Rana dalmatina risulta infatti presente e localmente abbondante in diversi biotopi che ricadono nel vicino Parco Adda Nord (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti). 19

Fattori di minaccia: I maggiori rischi per questa specie sono costituiti dall alterazione degli habitat idonei. Una minaccia molto grave è data dalla presenza del Gambero della Louisiana (Procambarus clarkii). 4.1.3.6 Rana verde Famiglia: Ranidae Specie: Pelophylax kl. esculentus (L., 1758) Distribuzione generale: Europa centro-settentrionale. Distribuzione italiana: Distribuita nel nord Italia, in Pianura Padana. Areale sovrapposto a quello di P. lessonae, con la quale forma il sistema ibrido-genetico L-E. Ecologia e biologia: Habitat: specie gregaria che frequenta molti habitat acquatici: risaie, marcite, fossi, stagni, cave, lanche, paludi. Colonizza anche invasi artificiali. Predilige zone con abbondante vegetazione riparia. Fenologia: il periodo di attività va da metà marzo a metà ottobre. All inizio gli adulti di entrambi i sessi si riuniscono in gran numero. L inizio del periodo riproduttivo dipende dalla temperatura, e in genere si verifica tra aprile e giugno. Riproduzione: ogni femmina può produrre uno o più ammassi, costituiti ciascuno da 100-500 uova, per un totale complessivo di 1000-11000 uova. Sviluppo embrionale: una settimana, metamorfosi: 2-3 mesi. Presenza nel PLIS: le rane verdi sono state osservata in quasi in tutti gli ambienti umidi visitati, dove vi era permanenza di acqua. Nel PLIS la rana verde è risultata quindi la più ubiquista e la più adattabile tra tutte le specie osservate. Fattori di minaccia: le rane verdi sono gli Anfibi più comuni in Lombardia. Sebbene si tratti di una specie piuttosto adattabile, anche a situazioni di degrado ambientale, è stato accertato che l utilizzo di pesticidi o immissioni di inquinanti nei siti acquatici dove vive e si riproduce possono determinare sterilità o femminilizzazione negli adulti e malformazioni o mortalità negli stadi larvali. 1.1.7 Schede delle specie potenziali 4.1.4.1 Rospo comune Ordine: Anura Famiglia: Bufonidae Specie: Bufo bufo (L., 1758) 20

Distribuzione generale: specie paleartica, con ampia distribuzione in Europa e presente anche in Asia nord-occidentale e nel Maghreb. Distribuzione italiana: diffuso in tutta la penisola e in Sicilia, manca dalla Sardegna e dalle isole minori. In Lombardia è uniformemente diffuso in tutte le province. Solo in pianura la sua distribuzione appare discontinua e legata alle zone boscate. Ecologia e biologia: Habitat: boschi umidi, prati, pascoli, zone agricole e urbane, giardini. Si riproduce in laghi, paludi, vasche, stagni, canali, lanche di grandi corsi d acqua, torrenti. Fenologia: abitudini crepuscolari e notturne, conduce prevalentemente vita terrestre. Attivo da febbraio a novembre, si muove verso i siti acquatici dove si riproduce tra febbraio e giugno. La distanza fra i siti di svernamento e riproduzione può arrivare a 2 km. Durante le migrazioni di massa i rospi spesso attraversano strade frequentate con alto rischio di restare vittime di investimento. La migrazione di ritorno ai siti di svernamento avviene in autunno. Riproduzione: Ogni femmina può deporre da 1000 a 10000 uova, piccole (1,5-2 mm), nere e disposte in file regolari all interno di un cordone gelatinoso trasparente che può arrivare anche a misurare tre metri. Sviluppo embrionale: 2 settimane, metamorfosi: 2-3 mesi. Presenza nel PLIS: Il Rospo comune non è stato rilevato all interno del PLIS. La specie, tuttavia potrebbe essere presente nella porzione più settentrionale del Parco, in aree con presenza di fasce boscate. In genere, per le differenze ecologiche tra le due specie, non frequenta gli stessi siti riproduttivi del Rospo smeraldino. Fattori di minaccia: Le minacce maggiori per questa specie sono rappresentate dal traffico veicolare e dalle alterazioni degli habitat. In Lombardia è attivo da molti anni il Progetto Rospi che prevede monitoraggio e interventi di salvaguardia e di salvataggio dei rospi e di altri anfibi in attraversamento sulle strade durante le migrazioni riproduttive. 4.1.4.2 Rana di Lataste Ordine: Anura Famiglia: Ranidae Specie: Rana latastei Boulenger, 1879 Distribuzione generale: endemita nord-italico-istriano. Distribuzione italiana: Distribuita nel bacino settentrionale padano, dalla pianura cuneese e torinese fino a tutta la pianura veneta. In Lombardia è abbastanza comune lungo gli affluenti di sinistra del Po. Ecologia e biologia: Habitat: specie igrofila, vive in boschi umidi di latifoglie planiziali o collinari. Può essere rinvenuta anche in paludi, torbiere e prati umidi. Fenologia: il periodo riproduttivo inizia nella prima metà di febbraio e continua fino alla seconda settimana di marzo. L attività diurna degli adulti cala durante l estate, per riprendere a settembre-ottobre, vicino ai siti di riproduzione e talvolta anche in acqua. 21

Riproduzione: le ovature, a grappolo, vengono ancorate a rami sommersi. Possono contenere da circa 700 a oltre 2500 uova. Sviluppo embrionale: da 15 a 20 giorni, metamorfosi: 3 mesi. Presenza nel PLIS: Nel corso dello studio non è stata rilevata nei confini del PLIS. E comunque presente e localmente abbondante nel Parco Adda Nord (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti), e nel Parco della Valle del Lambro (Ficetola, 2001); non si esclude quindi che possa frequentare anche alcuni ambienti umidi situati all interno delle aree boschive meno degradate, nelle porzioni settentrionali e centrali del PLIS. Fattori di minaccia: l areale ristretto e la classificazione di specie vulnerabile a livello europeo giustifica l importanza conservazionistica di questa specie. Seppure risulti piuttosto abbondante nel SIC, i rischi principali sono costituiti dall alterazione degli habitat idonei sia terrestri che acquatici. Una minaccia molto grave, riscontrata anche nel presente studio, è data dalla presenza del Gambero della Louisiana (Procambarus clarkii). 4.2 Rettili Per le finalità del progetto non è stata svolta una ricerca estensiva sui retti, ma, come già detto in precedenza, sono state privilegiate le zone umide e alcune aree di particolare interesse per il Parco. Per questo motivo, i dati raccolti non hanno lo scopo di fornire un quadro distributivo esaustivo dell erpetofauna del PLIS. Tuttavia, le indagini svolte hanno permesso di confermare la maggior parte delle specie già indicate per il Parco e di evidenziare alcuni aspetti problematici nella gestione degli ambienti umidi legati alla presenza di testuggini alloctone (Trachemys scripta), Nei paragrafi che seguono viene fornito l elenco delle specie presenti o potenziali e alcune note informative sulle singole specie. Per la distribuzione regionale e le schede specifiche i riferimenti sono l Atlante degli Anfibi e Rettili della Lombardia (Bernini et al., 2004) e il volume della Fauna d Italia (Lanza et al., 2007). 22

1.1.8 Check-list Delle 19 specie di rettili (di cui 3 alloctone) presenti in Lombardia, 6 sono state segnalate per l area del SIC e altre 2 vengono indicate tra quelle potenziali. Nella Tabella 4.4 si riporta l elenco completo delle specie censite. Tabella 4.4 Check list delle specie rilevate e potenziali. Legenda: : specie osservata; : specie potenziale; AD: adulto, B: dato bibliografico; G: giovane; L: stadio larvale; O: ovatura; I: Interno al PLIS; E: Esterno al PLIS. Nome Comune Nome Scientifico Presenza Testuggine palustre americana Trachemys scripta Orbettino Anguis fragilis Ramarro occidentale Lacerta bilineata Lucertola muraiola Podarcis muralis Biacco Natrice dal collare Hierophis viridiflavus Zamenis longissimus Natrix natrix Natrice tassellata Natrix tessellata Saettone comune Tipo di osservazione A Posizione nel PLIS I,E E I,E A, G I,E A I,E E A, G I,E I,E 1.1.9 Inquadramento normativo e priorità di conservazione delle specie La maggior parte delle specie presenti nel PLIS sono protette a livello comunitario e, ad eccezione di Podarcis muralis, sono considerate prioritarie in Lombardia (rif. Programma Regionale per gli interventi di conservazione e gestione della fauna nelle aree protette), avendo un punteggio pari o superiore a 8. Nella Tabella 4.5, viene riportato l elenco dei rettili autoctoni (è quindi esclusa T. scripta) presenti o potenziali nel PLIS con il loro valore di priorità regionale e le norme internazionali che li riguardano. Tabella 4.5 Riassunto del quadro normativo inerente le specie rilevate. Nome Comune Orbettino Ramarro occidentale Nome Scientifico Anguis fragilis Lacerta bilineata Priorità 8 8 IUCN LC LC Lucertola muraiola Podarcis muralis 4 LC Biacco Hierophis viridiflavus 8 LC Saettone comune Zamenis longissimus 10 LC Natrice dal collare Natrice tassellata Natrix natrix Natrix tessellata 8 11 LC LC 23 Normative internazionali All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna