L ULTIMO TENTATIVO DI RIFORMA DEL COMUNISMO: LA PERESTROJKA

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Transcript:

IL CROLLO DELL URSS PROF. VINCENZO BARRA

Indice 1 L ULTIMO TENTATIVO DI RIFORMA DEL COMUNISMO: LA PERESTROJKA ------------------------ 3 2 1989: LA FINE DELL IMPERO -------------------------------------------------------------------------------------------- 5 3 1991: LA DISSOLUZIONE DELL URSS --------------------------------------------------------------------------------- 7 4 LE CONSEGUENZE SUGLI EQUILIBRI MONDIALI --------------------------------------------------------------- 9 BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 11 2 di 11

1 L ultimo tentativo di riforma del comunismo: la perestrojka Nel novembre 1982 la morte di Brežnev, da molto tempo malato, ma costretto a sopravvivere per i ritualismi su cui si reggeva il potere sovietico (parate, riunioni del comitato centrale, etc ) apriva una nuova fase nella storia dell URSS. La gerontocrazia di ultrasettantenni che componevano il comitato centrale nominò prima Andropov, che morì nel 1984, e poi Černenko anche lui vecchio e malato. Alla sua morte, nel 1985, fu nominato come nuovo segretario Michail Gorbacëv. Nato nel 1931, egli era di una nuova generazione di politici e con lui s interrompeva la continuità con l epoca staliniana. Riformatore, pose mano alla terza riforma dell URSS dopo i tentativi di Chruščev e Brežnev, entrambi falliti. Nella politica interna Gorbacëv si impegnò nella perestrojka, cioè la ristrutturazione, economica e istituzionale. Il piano quinquennale degli anni 1986-1990 cercava di integrare il mercato nel sistema economico, dando autonomie alle imprese e autorizzando la nascita di imprese private, ciò che non si era avuto il coraggio di fare venti anni prima. Non si liberalizzarono ancora i prezzi, ma comparvero due cose che i russi non conoscevano più da molto tempo: l inflazione e la disoccupazione. Il peggioramento della situazione economica, però, sembrava inarrestabile. La produzione industriale diminuiva sempre più, l approvvigionamento peggiorava e le merci scarseggiavano. I prezzi erano in gran parte ancora controllati, ma l intreccio di livelli diversi di distribuzione produceva anche prezzi diversi: quelli statali, quelli cooperativi, quelli del mercato libero e quelli del mercato nero. Politicamente, invece, la riforma doveva mettere in discussione la burocrazia e il controllo capillare del partito sulla società civile, smantellando la sua sovrapposizione sullo Stato, dando ad esso una sua autonomia dal partito, e insieme dare spazio alle libertà individuali, fino ad allora sempre definite borghesi con disprezzo. Per procedere in entrambe queste direzioni era necessario procedere a una operazione di glasnost, cioè di trasparenza, che mettesse fine alla menzogna delle verità di partito, abolendo la censura in ogni campo. Il partito così smetteva di diventare la fonte della verità, l unica autorizzata. Con la glasnost si cercava di interrompere il rapporto fatto di menzogne e di sfiducia fra il potere e la società, liberando l informazione dalla ideologia e consentendo il pubblico dibattito politico. Ma questo processo di liberazione della parola si rivelò difficile da controllare da incanalare nella 3 di 11

direzione voluta da parte delle autorità. La glasnost si diffuse soprattutto nelle grandi città, laddove vi era un fermento culturale e la presenza di gruppi sociali istruiti e con grandi aspettative di cambiamento sia politico che economico. Il processo riformista culminò nell approvazione della riforma politica da parte del PCUS nel 1988, che prevedeva un Congresso votato direttamente dal popolo, il quale eleggeva il Soviet Supremo con potere legislativo ed anche il presidente dell URSS, che avrebbe avuto poteri simili a quelli delle repubbliche presidenziali. Nel 1989 si fecero le elezioni, ma le candidature erano comunque decise dal partito e solo il partito comunista poteva partecipare. Nel 1990 il Congresso così eletto nominò Gorbacëv presidente dell Unione Sovietica. Apparentemente il suo ruolo sembrava uscirne rafforzato, invece le critiche sia di chi avrebbe voluto riforme più incisive, sia di chi era per la conservazione del sistema burocratico di potere, lo indebolirono progressivamente. Tanto più che la sua carica di presidente dell URSS non poteva più essere forte solo del ruolo di guida del Partito Comunista e ricevere potere da un sistema della burocrazia di partito, ormai definitivamente indebolito; né aveva avuto, però, una vera investitura democratica diretta, perché la riforma del 1988 non aveva previsto l elezione diretta del presidente, cosa che sicuramente avrebbe rafforzato il suo ruolo. Al sempre più scarso consenso che Gorbacëv riscuoteva in patria, corrispondeva, per contro, un entusiasmo e un prestigio sempre più crescenti a livello internazionale. 4 di 11

2 1989: la fine dell impero Gorbacëv mostrò di non volere più interferire negli sviluppi interni dei paesi satelliti, convinto, come era, che essi avrebbero seguito autonomamente l evoluzione dell URSS: come per l URSS, i partiti comunisti avrebbero dovuto conservare il monopolio del potere, ma rinunciando alla infallibilità e alla censura ed operando riforme economiche. Difatti egli smentì la «dottrina Brežnev», assicurando che l indipendenza delle democrazie popolari sarebbe stata garantita. Tant è che nel maggio 1988 iniziò anche il ritiro definitivo delle truppe sovietiche dall Afghanistan, la cui invasione era iniziata nel 1979. Ma altri fattori intanto stavano intervenendo, e avrebbero portato in breve tempo ad un mutamento rapido, radicale ed imprevisto: 1. Il risveglio religioso nei paesi a maggioranza cattolica. In Polonia, in Ungheria, e Cecoslovacchia, la politica vaticana di Giovanni Paolo II si pose alla testa dei movimenti di rinnovamento e si propose come forza di mediazione ragionevole e autorevole fra i governi comunisti e le opposizioni; 2. L aggravarsi della crisi economica in tutti i paesi dell Est. In Polonia il sindacato libero di Solidarnosc, di ispirazione fortemente cattolica, fu approvato e alle elezioni, libere per la prima volta dopo quarantacinque anni, del 4 giugno 1989 il partito comunista letteralmente svanì: tutti i senatori meno uno erano delle opposizioni. Difatti Solidarnosc aveva conquistato 99 seggi su 100. E nel 1990 fu eletto a suffragio diretto Lech Walesa, capo del sindacato Solidarnosc e amico personale di Giovanni Paolo II, nuovo presidente della Polonia. Nello stesso anno seguì l Ungheria, in autunno la Cecoslovacchia, ed il 9 novembre 1989 la Germania, con la caduta del Muro, dando così il via all unificazione per opera del cancelliere Helmut Khol. Il regime della Germania Est aveva opposto molta resistenza alle riforme in Unione Sovietica, ed era rimasto impermeabile, sotto la guida di Honecker, a qualsiasi liberalizzazione. Si trovò però a fronteggiare una improvvisa fuga di tedeschi dell est verso l ovest, nell estate del 1989. Difatti 5 di 11

l Ungheria aveva deciso di non rispettare più l accordo del 1969, in base al quale essa non avrebbe permesso ai tedeschi orientali di raggiungere un paese terzo senza il visto del proprio governo. In pochi giorni, quindi, migliaia di tedeschi dell est passarono in Occidente attraverso l Ungheria, improvvisamente liberi di fuggire. Dopo alcuni giorni di manifestazioni a Dresda, Berlino e Lipsia, Honecker fu costretto a cedere il passo e dimettersi. A quel punto le autorità, preoccupate che l esodo attraverso l Ungheria proseguisse, decisero di annunciare genericamente che presto sarebbe stato possibile passare tra le due zone di Berlino. L annuncio fu preso alla lettera, e il 9 novembre il Muro venne preso d assalto da una folla di giovani che si aprì passaggi improvvisati a colpi di piccone davanti alle telecamere di tutto il mondo. In una settimana ben cinque milioni di tedeschi dell est avrebbero visitato Berlino Ovest e le elezioni del marzo 1990, le prime libere, avrebbero dato la vittoria al partito cristiano-democratico, aprendo così la strada alla riunificazione della Germania. A quel punto il Muro, simbolo della divisione delle due Germanie e della guerra fredda, mausoleo vivente del carattere repressivo e antidemocratico del comunismo e della sottomissione dell Europa orientale all Unione Sovietica, crolla non soltanto simbolicamente. In tutti i paesi del Patto di Varsavia, la caduta del Muro impresse un accelerazione al cambiamento e sostenne la mobilitazione popolare. In Cecoslovacchia e in Bulgaria elezioni libere ristabilivano regimi democratici. Questa rivoluzione fu incruenta ovunque, tranne che in Romania, dove il dittatore Ceausescu, alle manifestazioni del dicembre 1989, aveva risposto con la repressione, massacrando un centinaio di civili della città di Timisoara. L unico risultato fu quello di trasformare le manifestazioni in una rivoluzione. Il dittatore fu arrestato insieme alla moglie, mentre cercava di fuggire in elicottero. Dopo un processo di nove ore, entrambi furono condannati a morte per genocidio, e giustiziati immediatamente. Nel giro di un tempo brevissimo, dunque, i paesi satelliti dell Unione Sovietica, divenuti indipendenti, liquidarono i regimi comunisti e iniziarono a gravitare sull Occidente. L Impero sovietico non esisteva più. 6 di 11

3 1991: la dissoluzione dell URSS L impero sovietico era costituito sostanzialmente da 4 anelli, posti attorno alla Russia: 1. I paesi del Terzo Mondo, diventati comunisti, ed entrati negli anni Settanta nel blocco militare dell URSS; 2. L Europa orientale, i cui paesi erano a sovranità limitata ; 3. L URSS, che formalmente era uno Stato federale composto da 15 repubbliche; 4. La Russia, che a sua volta era una federazione costituita da Russia e circa trenta varie entità (territori, province e repubbliche), ognuna con un diverso grado di autonomia. Dal primo anello Gorbacëv si ritirò dal 1989, togliendo gli aiuti a Cuba, l appoggio militare all Etiopia, all Angola, ecc., mostrando così di volervi rinunciare; contemporaneamente, il secondo anello veniva ceduto all improvviso, appena la cappa di terrore e la paura dell intervento armato dell Urss erano svanite, e i paesi dell Europa dell Est avevano liquidato i regimi comunisti. Simbolo di questo fatto fu la fine anche formale del patto di Varsavia, dichiarato estinto il 1 luglio 1991. In seguito alla perdita dei satelliti, anche l economia dell URSS, che era sembrata in una certa ripresa tra il 1986 e il 1988, crollava. I beni erano sempre più scarsi, si formavano lunghe file davanti ai negozi e si dovette ricorrere al razionamento. Si moltiplicavano gli scioperi, a cui ora si poteva ricorrere liberamente, la disoccupazione e l inflazione galoppavano. In tutto questo, mentre la popolarità di Gorbacëv continuava a crescere all estero, all interno essa crollava. Per mantenere una posizione di equilibrio fra innovazione e conservazione, politicamente si trovava sempre più isolato, avendo scontentato sia i riformisti che i vecchi burocrati dello Stato e del partito. Inoltre, il suo potere era minato dalla debolezza del partito comunista, che aveva pubblicamente ammesso di essere corrotto e inefficiente. Era diventato un partito che aveva perso la sua infallibilità e ammetteva una lista interminabile di errori e veri e propri crimini, dal sistema dei Gulag alle deportazioni delle minoranze nazionali compiute negli anni quaranta, senza separare il partito stesso dai singoli individui, come era invece riuscito a fare Chruscev; da questo punto di vista si può dire che fu più la glasnost che la perestrojka a provocare la rovina dell Urss. La glasnost, perciò, staccò sempre di più il partito dal consenso della gente, facendo fallire il progetto di Gorbacëv di rifondare il comunismo attraverso la trasparenza e la ricerca di un nuovo tipo di consenso. Si arrivò al punto di non ritorno, quando nel marzo del 1990 lo 7 di 11

stesso Soviet Supremo abrogò l articolo 6 della costituzione e con esso il ruolo del partito-guida, cancellando la stessa ideologia del partito unico e del monopolio della politica da parte del partito comunista. La prima conseguenza fu che anche il terzo anello cedeva, in seguito alla comparsa dei nazionalismi all interno delle repubbliche che formavano l URSS, sempre repressi con il pugno di ferro. Infatti, le repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) si dichiararono indipendenti nella primavera del 1990, e successivamente anche la Georgia e l Ucraina. Ma in questo senso il fatto più importante fu la nascita della Repubblica federativa Russa, di cui fu eletto capo Boris Eltsin nel 1991. Ciò diede vita ad un dualismo sempre più forte fra Russia e URSS e fra i suoi presidenti. Il fatto era che Eltsin, eletto direttamente dal popolo il 12 giugno 1991, aveva un titolo di legittimità molto più forte di quello di Gorbacëv, che scontava così il suo più grande errore: non avere cercato una investitura popolare diretta, invece di quella tortuosa frutto della riforma del 1988. Delle 15 repubbliche che formavano l URSS, sei proclamarono la propria indipendenza. Il 19 agosto 1991, poi, mentre Gorbacëv era in vacanza in Crimea, alti funzionari, fra cui quattro ministri, tutti uomini di fiducia di Gorbacëv e non conservatori, tentarono un colpo di Stato, fra cui 4 ministri, cercando di prendere il controllo del paese e inscenando un finto sequestro di Gorbacëv in Crimea. La resistenza popolare, però, capeggiata da Eltsin fece fallire il colpo di stato, del resto malamente preparato e senza l appoggio delle forze armate. Per Gorbacëv, però, gli effetti del tentato colpo di Stato furono dirompenti, perché fu accusato ingiustamente da Eltsin di essere complice dei golpisti. L 8 dicembre Eltsin, insieme con Ucraina e Bielorussia, dichiarò sciolta l URSS e nata la CSI, la Comunità di Stati Indipendenti, a cui aderirono 11 delle 15 repubbliche ex sovietiche. A quel punto a Gorbacëv non restò altro da fare che dimettersi da presidente dell URSS, dato che essa non esisteva più. Lo stesso giorno delle sue dimissioni, il 25 dicembre 1991, la bandiera rossa dell Unione Sovietica fu ammainata dal Cremlino e sostituita da quella della Federazione Russa. 8 di 11

4 Le conseguenze sugli equilibri mondiali Nel 1980 l URSS era il secondo polo di un ordine mondiale la cui natura bipolare sembrava destinata a mantenersi ancora a lungo, visto che aveva conseguito la parità o perfino la superiorità militare ed era impegnata in una strategia di dominio mondiale. E fino agli ultimi giorni di esistenza dell URSS, era quasi impossibile prevedere un implosione dell impero sovietico, anche perché era difficile trovare precedenti storici di un impero che fosse crollato senza una guerra esterna o senza sollevamenti interni armati. In realtà, finché era resistita l autarchia dell URSS e il rifiuto di partecipare all economia mondiale, non entrando nel sistema di Bretton Woods, la storia dello sviluppo economico del capitalismo e quella del comunismo fu la storia di due sviluppi paralleli di due mondi diversi, i cui percorsi si incrociavano solo sul terreno della politica internazionale (guerra fredda). Dal principio degli anni Settanta politicamente si realizzò la distensione, mentre economicamente l URSS si dovette aprire alle relazioni economiche con l occidente per riuscire a compiere il passaggio dalla costruzione dell industria di base alla società dei consumi. Ma nel corso del decennio 1970-1980 l URSS non riuscì a compiere il passaggio cruciale alla terza rivoluzione industriale, quella dell elettronica e dell informatica. La sua potenza militare si trovò, così, poggiata su una nullità economica, rivelandosi anch essa un bluff. L URSS, perciò, venne meno come conseguenza del fallimento del suo sistema economico e della pianificazione, e non di quello della sua politica internazionale. Nel 1991 finì dunque il bipolarismo, mentre si apriva una nuova epoca: quella del monopolarismo in politica internazionale e quella della globalizzazione in economia. Del resto, purtroppo, l ondata di euforia e di ottimismo che comportò la caduta del Muro di Berlino e la fine del comunismo sovietico furono presto raffreddati dall aprirsi di uno scenario del tutto inedito e imprevisto, in cui iniziavano ad emergere rapidamente squilibri e momenti di tensione perfino più difficili delle peggiori crisi della guerra fredda. Difatti, venuto meno il bipolarismo e la capacità dei due blocchi Est-Ovest di egemonizzare i conflitti nel mondo, le ragioni di tensioni si moltiplicarono in modo esponenziale, dando luogo a nuovi conflitti. Essi seguirono due tipologie principali: 1. conflitti economici e politici fra Stati (soprattutto del Terzo Mondo); 2. conflitti etnici o religiosi all interno di Stati esistenti. 9 di 11

Al primo tipo appartiene la Guerra del Golfo, iniziata il 2 agosto 1990, quando l Iraq di Saddam Hussein invase il Kuwait; al secondo tipo appartengono le guerre nei Balcani dopo lo smembramento della Jugoslavia, iniziate nel giugno 1991. Il bipolarismo, a suo modo, era stato capace di costruire un ordine internazionale, mentre alla sua fine e alla fine della guerra fredda rischiava di sostituirsi una anarchia caratterizzata da atti di banditismo internazionale o di integralismo religioso. 10 di 11

Bibliografia A. AMALRIK, Riuscirà l Urss a sopravvivere fino al 1984?, Roma 1969 G. BOFFA, Dall Urss alla Russia. Storia di una crisi non finita, Roma-Bari 1995 B. BONGIOVANNI, La caduta dei comunismi, Milano 1995 M. GORBACËV, Perestroika. Il nuovo pensiero per il nostro paese e per il mondo, Milano 1987 B. GOKAY, L Europa orientale dal 1970 a oggi, Bologna 2010 A. GUERRA, Urss. Perché è crollata, Roma 2002 P. LELLOUCHE, Il nuovo mondo. Dall ordine di Yalta al disordine delle nazioni, Bologna 1994 11 di 11