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INDICE METRO 4 08/10/2014 Corriere della Sera - Bergamo caso malpensa chi sta con chi 08/10/2014 Il Sole 24 Ore Le zone di Milano contro la metro 4 4 5
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08/10/2014 Corriere della Sera - Bergamo Pag. 15 (diffusione:619980, tiratura:779916) La polemica sugli aeroporti caso malpensa chi sta con chi Claudio Schirinzi C'è chi vuole ridimensionare Malpensa destinandolo prevalentemente al trasporto merci, ma poi promette il collegamento dello scalo all'alta velocità ferroviaria per rendere più veloce l'accesso dei viaggiatori (quali? quanti?). C'è chi punta a fare di Linate il principale aeroporto del Nord Italia, ma la linea 4 della metropolitana, che dovrebbe arrivare al Forlanini, è ancora di là da venire, mentre la 5 ha già aperto le prime stazioni. È un mondo alla rovescia quello dove il 5 viene prima del 4. «Roba da psicanalisi», ha detto Cattaneo, presidente del consiglio regionale e uomo di punta del Nuovo centrodestra lombardo, liquidando gli attacchi mossi da Forza Italia, Lega e Fratelli d'italia contro il cosiddetto decreto Lupi che consente l'ampliamento delle destinazioni da e per Linate. Già, è davvero roba da psicanalisi: lo stesso Cattaneo che per sostenere il compagno di partito Lupi oggi difende Linate, in passato teorizzava che soltanto un drastico ridimensionamento di Linate avrebbe dato respiro a Malpensa. Sull'altro fronte anche Toti, consigliere di Berlusconi, fa riferimento a patologie mentali e parla di «politica schizofrenica»: «Una politica - spiega - che da un lato investe su Expo e dall'altro blocca lo sviluppo dell'unico aeroporto del Nord che ha collegamenti intercontinentali», cioè Malpensa. Peccato che proprio il governo Berlusconi, per tutelare Alitalia che puntava su Fiumicino, aveva negato a Malpensa gli strumenti per il suo sviluppo. Anche il segretario del Pd lombardo, Alfieri, sceglie una chiave di lettura psichiatrica e accusa a sua volta il centro destra di «comportamento schizofrenico». In effetti due «storici e strenui difensori di Linate», come De Corato e La Russa (Fratelli d'italia), oggi scendono il campo a sostegno di Malpensa e per non rinnegare il loro passato dicono che bisogna evitare «una guerra fra poveri», cioè fra i due aeroporti. Insomma, come quel tale che alla domanda se volesse del vino bianco o rosso rispondeva: «Tutti e due». Ma anche il Pd non scherza: da un lato difende il decreto Lupi per non sconfessare il governo Renzi, ma nello stesso tempo chiede che quel decreto venga modificato per potenziare Malpensa. Nell'insieme non è un bello spettacolo e comunque gli aeroporti c'entrano poco: ognuno ha le sue contraddizioni da mascherare, gli alleati nel governo nazionale si ritrovano avversari nel governo regionale, c'è il rimpasto in vista in Regione, c'è chi «studia da sindaco» e chi vorrebbe metterlo subito fuori gioco. Quando non si sa più chi sta con chi, la regola diventa quella del tutti contro tutti. clschiri@gmail.com RIPRODUZIONE RISERVATA La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato METRO 4 - Rassegna Stampa 08/10/2014 4
08/10/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 14 (diffusione:334076, tiratura:405061) Infrastrutture. Si riapre la partita sul progetto: nel mirino il percorso obsoleto e la sostenibilità finanziaria dell'opera LOMBARDIA Le zone di Milano contro la metro 4 Il cavillo della delibera: forse ne occorre una seconda per dare l'ok definitivo LE CIRCOSCRIZIONI Contrarie la 1, la 3 e la 4, cioè le più interessate dai cantieri nei prossimi anni L'assessore: «È uno scontro culturale, andiamo avanti» Sara Monaci MILANO La metro 4 fa ancora discutere a Milano. Qualche giorno fa una delibera di giunta aveva - apparentemente - messo a tacere le critiche di alcuni assessore "di peso" all'interno dell'amministrazione, contrari all'opera per vari motivi: dai canoni troppo alti, pari a circa 80 milioni all'anno per i prossimi 25 anni, al tracciato giudicato obsoleto. Il mandato politico sembrava quindi chiaro: la maggioranza ha detto sì, così come i partiti di centrosinistra che governano la città. Ora però le cose si stanno di nuovo complicando: secondo alcune interpretazioni ci sarebbe bisogno di una seconda delibera per dare davvero il consenso all'opera, visto che nella prima si era solo dato mandato alla società, ancora in fase di costituzione, di trattare con le banche per raggiungere un accordo finanziario. Questo cavillo giuridico, più formale che sostanziale, mette però in luce la forte contrarietà nei confronti della linea, il cui completamento non è ancora scontato. La maggiore opposizione è arrivata dalle circoscrizioni cittadine. Le discussioni dei giorni scorsi avrebbero evidenziato alcune forti perplessità. Nella zona 1 si dubita della sostenibilità economica del progetto e della capacità di arrivare ad un closing finanziario; nella zona 3, oltre alla questione finanziaria, ci sarebbe anche una scarsa fiducia nel raggruppamento di imprese che dovrebbe realizzare i lavori; nella zona 4 si sottolinea che il percorso andrebbe rivisto, essendo vecchio rispetto alle attuali esigenze della città. Si tratta delle tre zone più interessate dai lavori per la realizzazione della metro 4, e la loro opinione non è irrilevante per la giunta Pisapia. Per l'assessore di Milano ai Trasporti Pierfrancesco Maran non se ne parla di tornare indietro. «Lo scontro è culturale: tra chi ritiene che il nostro paese non possa più investire in grandi opere e chi ritiene che per ridare fiducia e migliorare la vita ai cittadini occorra fare nuove infrastrutture. Ma abbiamo un chiaro mandato politico - ha aggiunto Maran -, faremo la metro 4, anche senza il consenso di chi si oppone, perché la riteniamo necessaria a collegare zone molto popolate di Milano e il centro all'aeroporto di Linate. E se serve faremo un'altra delibera». La linea avrà una ventina di fermate, dovrebbe essere pronta nel 2021 e collegherà Linate al quartiere Lorenteggio, passando per il centro della città. Necessita di un investimento di 2 miliardi e per realizzarla Palazzo Marino, sfruttando il "traghetto" delle opere Expo, ha già ottenuto 490 milioni dai fondi Ue e altri 172 milioni dal decreto Destinazione Italia. Questi ultimi sicuramente dovranno essere restituiti se entro fine anno non sarà costituita la società misto pubblico-privato (il 70% al Comune di Milano e il 30% alle imprese guidate da Impregilo) e un piano finanziario con le banche. Ma in dubbio sarebbero anche i precedenti 490 milioni. RIPRODUZIONE RISERVATA La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato METRO 4 - Rassegna Stampa 08/10/2014 5