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6 MODELLO D INTERVENTO GENERALE

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Città di MERCOGLIANO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE L.n.225/92 e 100/12 Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile Del.G.R.Campania n. 146/2013 P.O.R. Campania F.E.S.R. 2007/2013 - Obiettivo Operativo 1.6 Prevenzione dei rischi naturali ed antropici STRUTTURA DEL PIANO SP INQUADRAMENTO TERRITORIALE IT SCENARI DI RISCHIO SR PIANIFICAZIONE DEL MODELLO D INTERVENTO MI RISCHIO VULCANICO REL RV. IL SINDACO Prof. Massimiliano Carullo rev. 1 Novembre 2015 PROGETTISTA Ing. Robertino Tropeano IL DELEGATO ALLA PROTEZIONE CIVILE M.llo Ernesto Primo IL R.U.P. Ing. Elvio Vincenzo Rodia Morisco Gruppo di lavoro Ing. Livia Arena, PhD Arch. Luca Battista Arch. Flaviano Oliviero IL SEGRETARIO GENERALE Dr.ssa Anna Damiano CITTA DI MERCOGLIANO - Piazza Municipio, 1 83013 Mercogliano (Av) tel 0825/689811 fax 0825/787220

Città di Mercogliano (AV) Prevenzione dei rischi naturali ed antropici Aggiornamento alla Delibera Regione Campania n.146 del 27 Maggio 2013 R.U.P. Ing. Ing. Elvio Vincenzo Rodia RODIA MORISCO Sindaco Prof. Massimiliano CARULLO Elaborato REL RV. Oggetto RELAZIONE RISCHIO VULCANICO Progettista ing. Robertino TROPEANO Gruppo di lavoro ing. Livia ARENA, PhD arch. Luca BATTISTA arch. Flaviano OLIVIERO Novembre 2015

Sommario 1 Rischio vulcanico... 1 1.1 Premessa... 1 1.2 Scenario dell evento di riferimento... 2 1.3 Lineamenti della pianificazione... 7 1.4 Modello di Intervento e ruoli e compiti delle strutture di Protezione Civile coinvolte... 7 1.4.1 A livello Comunale... 11 1.4.2 Attività e ruoli dei livelli sovraordinati... 14 1.5 Prime indicazioni per la determinazione dei carichi verticali conseguenti alla ricaduta di ceneri vulcaniche... 16 1.6 Norme comportamentali in caso di caduta di ceneri vulcaniche... 17

1 RISCHIO VULCANICO 1.1 Premessa Gli eventi vulcanici in Campania sono legati alla presenza di tre vulcani attivi: il Vesuvio, la Caldera dei Campi Flegrei e l isola di Ischia. La dimensione dei fenomeni attesi e l estensione dei territori potenzialmente investiti rendono la gestione dell emergenza connessa a questa tipologia di eventi di rilevanza nazionale, collocandoli tra gli eventi di tipo c previsti dalla Legge 225/92. Il Dipartimento di Protezione Civile, pertanto, sentita la Regione, indica gli indirizzi, la strategia e le azioni di livello nazionale. A livello locale, le Prefetture, la Regione, le Provincie e i Comuni assumono l onere di rendere il Piano Nazionale operativo attraverso tutte le attività da porre in essere localmente inclusi i piani di settore (sanità, volontariato, telecomunicazioni, etc). Il Piano Comunale, pertanto, viene a valle degli indirizzi nazionali, recepiti dalla Regione e trasferiti, di concerto con le provincie e le prefetture, ai comuni affinché questi possano rendere coerenti le pianificazioni territoriali con la pianificazione di emergenza dell area colpita dagli effetti di una potenziale eruzione. In tal senso la pianificazione vulcanica non può che essere intesa come una pianificazione comprensoriale tra i comuni rientranti nelle aree soggette all impatto vulcanico. Inoltre va precisato che per questo tipo di pianificazione, ancor più che per le altre, gli enti locali, comuni inclusi, dovranno costantemente integrare ed aggiornare gli elementi di pianificazione di seguito esposti con gli indirizzi di livello nazionale in continua evoluzione nel rispetto di una logica di pianificazione dinamica sempre al passo con gli avanzamenti della ricerca scientifica. Nell ambito di questo continuo aggiornamento, il 9 febbraio 2015 la Regione Campania ha approvato con una delibera la nuova delimitazione della zona gialla del piano di emergenza dell area vesuvuana. Quest area, esterna alla zona rossa, è esposta a una significativa ricaduta di cenere vulcanica e di materiali piroclastici che potrebbero causare il collasso dei tetti. La delibera accoglie la delimitazione proposta dal Dipartimento della protezione civile, sulla base di indicazioni della Comunità scientifica, e in raccordo con la Regione Campania. Con la stessa delibera, sono state fornite indicazioni per la redazione di piani di emergenza ai comuni della zona gialla e anche a quelli esterni alla stessa ma comunque interessati, anche se 1

in misura minore, dalla ricaduta di ceneri vulcaniche che potrebbero provocare, a livello locale, altre conseguenze (come l intasamento delle fognature, la difficoltà di circolazione degli automezzi, l interruzione di linee elettriche e di comunicazione). 1.2 Scenario dell evento di riferimento Prima dell approvazione della nuova delimitazione della Zona Gialla del Piano di Emergenza dell Area Vesuviana, avvenuto con la D.G.R. del 09.02.2015, il territorio di comunale di Mercogliano rientrava nella Zona Gialla individuata a rischio vulcanico (Vesuvio) dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile (vedi figura seguente). Piano di Emergenza del Vesuvio del 2001 (aggiornato nel 2007) Zone di pericolosità 2

Sulla base di recenti studi e di simulazioni della distribuzione a terra di ceneri vulcaniche prodotte da un eruzione sub-pliniana del Vesuvio, in funzione della direzione variabile del vento, è stata individuata la nuova delimitazione della Zona Gialla approvata con la D.G.R. Campania n. 29 del 09/02/2015, quale area con probabilità di superamento del 5% della soglia di carico dei 300 Kg/mq, pari a spessori di circa 30 cm. Spessori di deposito di ceneri vulcaniche minori di 30 cm possono interessare aree esterne alla Zona Gialla. In particolare nei Comuni di cui all Allegato 3 della citata D.G.R. sono previsti sempre in riferimento a una probabilità condizionata del 5%, di superamento della soglia di carico specifica di 50 Kg/mq accumuli di cenere superiori a 5 cm. Nell ambito della nuova delimitazione della Zona Gialla del Piano di Emergenza dell Area Vesuviana approvata con la D.G.R. n. 29 del 09/02/2015, il Comune di Mercogliano risulta ricadere nelle aree esterne alla Zona Gialla ed in particolare rientra nei Comuni di cui all Allegato 3, ricadenti tra la curva dei 300 kg/mq (30 cm di ceneri vulcaniche) e quella dei 200 kg/mq (20 cm di ceneri vulcaniche), o intersecati da quest'ultima (vedi figura seguente). 3

CITTA DI MERCOGLIANO (AV) Comune di Mercogliano Mappa della nuova delimitazione della Zona Gialla del Piano di Emergenza dell Area Vesuviana di cui all All.1 D.G.R. n. 29 del 09/02/2015. 4

Come riportato nel documento redatto dal Gruppo di lavoro Scenari e livelli di allerta della Commissione Nazionale per il recente aggiornamento del Piano d emergenza dell Area Vesuviana, lo scenario di un eruzione sub-pliniana è caratterizzato da emissione esplosiva di ceneri e gas vulcanici che si innalzano per 10-20 Km sopra la bocca del vulcano. Una volta raggiunta tale altezza, la nube eruttiva è normalmente piegata dal vento e il materiale solido ricade al suolo, nell area sottovento, dando luogo ad una continua pioggia di cenere e lapilli. (fonte: All.4 - Indicazioni per la pianificazione di emergenza dei Comuni esposti al rischio di ricaduta di ceneri vulcaniche in caso di eruzione del Vesuvio - D.G.R. n. 29 del 09/02/2015). L emissione della cenere è molto abbondante durante la fase eruttiva di colonna sostenuta che, in poche ore, può portare ad accumuli considerevoli entro distanze di 10-15 Km dal vulcano. Spessori di deposito maggiori di 10 cm possono coprire aree di 300-1000 Km 2 e distanze di 20-50 Km dal vulcano. L estensione dell area esposta alla ricaduta di ceneri vulcaniche dipende dall altezza della colonna eruttiva, dalla direzione e dalla velocità del vento presente al momento dell eruzione. Nel corso del fenomeno di caduta delle ceneri, la luce del giorno sarebbe oscurata e l aria risulterebbe satura di polvere; tali condizioni ambientali richiedono normalmente alle persone di permanere in luoghi riparati e chiusi. La principale fonte di pericolo per l incolumità delle persone è prodotta dall eventuale collasso delle coperture laddove queste non fossero adeguate a sopportare l aumento di peso prodotto dall accumulo delle ceneri. L aumento di peso può essere ulteriormente aggravato da eventuali piogge che dovessero inumidire le ceneri stesse. Oltre al problema del collasso dei tetti, la deposizione delle ceneri vulcaniche, può produrre, a livello locale, l intasamento delle fognature, difficoltà di circolazione degli automezzi, interruzione di linee elettriche e di comunicazione, possibilità di arresto di motori, ecc. Nella Tabella di cui all Allegato 5 tratta dal documento redatto dal Gruppo di lavoro Scenari e livelli di allerta sono elencati i principali problemi che possono essere causati dalla deposizione delle di ceneri vulcaniche. I probabili danni sulle infrastrutture prodotte da ricaduta da ceneri vulcaniche che possono interessare il Comune di Mercogliano rientrano tra quelli evidenziati nell ultima colonna della Tabella 5 di seguito riportata (spessori delle ceneri >100 mm). 5

6

1.3 Lineamenti della pianificazione In aggiunta agli obiettivi già elencati nella Parte II della Relazione del Piano di Emergenza Comunale - Lineamenti della Pianificazione, ed in linea con le indicazioni del DPC in merito alla pianificazione dell emergenza utile alla salvaguardia della popolazione, il Piano di emergenza per evento vulcanico deve assicurare il raggiungimento dei seguenti obiettivi. Garantire l adeguamento della viabilità di esodo locale in accordo con il Piano di Viabilità generale a cura della Regione. Garantire la sicurezza dei percorsi di evacuazione esposti al rischio di interruzione conseguenti ad eventi sismici precursori con alta probabilità di occorrenza nella fase preeruttiva. Predisporre la segnaletica di esodo. Garantire l evacuazione della popolazione. Garantire, attraverso i protocolli standard di comunicazione con il Centro funzionale idrogeologico, le attività di controllo e monitoraggio dell evolversi di emergenze di tipo alluvionale e idrogeologico tipicamente attese dopo la fase acuta dell eruzione. 1.4 Modello di Intervento e ruoli e compiti delle strutture di Protezione Civile coinvolte Il Sindaco deve assicurare nell ambito del proprio territorio comunale la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione interessata. Le azioni che dovranno essere attivate dal Sindaco sono calibrate in relazione ai differenti livelli di allerta. Nel Piano di emergenza (nazionale) Vesuvio del 2001 (aggiornato al 2007) sono previsti quattro livelli di allerta, uno base e tre di allerta, ovvero: Base (verde); Attenzione (giallo); Preallarme (arancione); Allarme (rosso). 7

(fonte sito web DPC: http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_pde.wp?contentid=pde12771) LIVELLO BASE Il livello di base è quello attuale: uno stato di attività caratterizzato da assenza di deformazioni del suolo, bassa sismicità, assenza di significative variazioni del campo di gravità, valori costanti di temperatura e di composizione dei gas fumarolici. FASE DI ATTENZIONE Al verificarsi di variazioni significative dei parametri fisico-chimici del vulcano, è previsto che l'osservatorio Vesuviano informi il Dipartimento della Protezione Civile che, consultati i massimi esperti del settore riuniti nella Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, stabilisce l'eventuale passaggio alla fase di attenzione. In questa fase la 8

gestione di eventuali interventi è affidata al Centro Coordinamento Soccorsi (Ccs) istituito presso la Prefettura di Napoli. Le variazioni osservate in questa fase comunque, non sono necessariamente indicative dell'approssimarsi di un'eruzione e tutto potrebbe tranquillamente ritornare alla normalità, pertanto non è previsto alcun coinvolgimento diretto della popolazione. In ogni caso i sindaci dei comuni interessati vengono supportati per avviare la propria organizzazione logistica e provvedere all'informazione alla popolazione. FASE DI PREALLARME Qualora si registrasse un'ulteriore variazione dei parametri controllati, si entrerebbe nella fase di preallarme. In questa fase il controllo delle operazioni passa al livello nazionale, viene dichiarato lo stato di emergenza, nominato un Commissario delegato, convocato il Comitato Operativo della Protezione Civile. Le forze dell'ordine e i soccorritori si posizionano sul territorio secondo piani prestabiliti. In questa fase anche la popolazione viene coinvolta: coloro che vogliono allontanarsi, possono farlo tranquillamente, senza il timore di lasciare incustodite le proprie case, in quanto è già attivo un presidio di vigilanza. I residenti delle zone a rischio possono raggiungere una propria sistemazione autonoma. Devono comunque seguire le indicazioni del Piano d'emergenza del comune di appartenenza - redatto in conformità al Piano nazionale - per quanto riguarda le vie di allontanamento da seguire, al fine di consentire il più agevole deflusso della circolazione ed evitare intralcio ai soccorritori. Devono inoltre comunicare al Sindaco la loro decisione e i dati della località dove andranno a stabilirsi. Il territorio viene progressivamente presidiato dai soccorritori. Le strutture sanitarie vengono evacuate in anticipo rispetto alla popolazione; sono necessari infatti tempi più lunghi per programmare e disciplinare la messa in sicurezza dei degenti e delle persone bisognose di assistenza. In questa fase si avviano anche le azioni per la salvaguardia dei beni culturali: mettere in sicurezza la popolazione è prioritario, ma importante è anche mettere al sicuro gli inestimabili beni culturali trasportabili e proteggere, per quanto possibile, i beni culturali immobili. In questa fase, qualora la Commissione Grandi Rischi, in base all'evolversi della situazione, ritenesse che l'attività del vulcano è rientrata al di sotto della fase di preallarme, il Dipartimento della Protezione Civile dichiara il ritorno alla fase di attenzione. 9

FASE DI ALLARME Qualora i fenomeni dovessero continuare ad accentuarsi, si entrerebbe nella fase di allarme. Questo vuol dire che gli esperti ritengono ormai quasi certa l'eruzione, la quale potrebbe verificarsi nell'arco di alcune settimane. La fase di allarme scatta, infatti, alcune settimane prima dell'eruzione. L'intera zona rossa viene evacuata e la popolazione dei 18 comuni è trasferita in aree sicure. Sul territorio saranno già attivi i Centri Operativi Misti (COM) previsti dal Piano nazionale d'emergenza, per coordinare le attività a livello locale. In questa fase si provvede all'allontanamento di tutta la popolazione dalla zona rossa. Il Piano prevede che, nel tempo massimo di 72 ore, i 600 mila abitanti della zona rossa vengano allontanati, secondo le indicazioni specifiche contenute nei singoli piani d'emergenza comunali. La popolazione può raggiungere una propria sistemazione autonoma o le aree di prima accoglienza fuori dalla zona a rischio - strutture individuate dalla regione Campania e nelle regioni limitrofe- utilizzando la propria autovettura o i mezzi pubblici su gomma messi a disposizione dalla protezione civile. Vengono utilizzati i percorsi stradali e i cancelli di accesso alla viabilità principale stabiliti nel Piano di emergenza. I treni e le navi sono utilizzati come risorse strategiche per gestire eventuali criticità in fase di attuazione del piano e per il possibile ulteriore afflusso di soccorritori. Lungo le direttrici principali di allontanamento vengono allestite aree informative e di prima assistenza - info-point - dove i cittadini possono trovare informazioni e un eventuale supporto logistico e sanitario. Ciascuno dei 18 Comuni dell area vesuviana è gemellato con una regione italiana deputata ad ospitare la popolazione della zona rossa a lungo termine. Dopo la messa in sicurezza dei cittadini della zona rossa nelle aree di prima accoglienza, si procede con automobili, pullman e treni al trasferimento nella Regione gemellata. Completata l'evacuazione, anche i soccorritori ripiegano nella zona gialla, mentre le forze dell'ordine dispongono una cintura di sicurezza sui confini della zona rossa. Anche in questo caso, qualora la situazione dovesse rientrare, il Dipartimento della Protezione Civile dichiara terminata la fase di allarme per tornare alla fase di preallarme. Qualora invece l'eruzione avesse luogo, la zona rossa sarebbe già completamente sgomberata. Gli abitanti del settore della zona gialla interessato dalla ricaduta di particelle vengono ospitati temporaneamente in strutture di accoglienza nella Regione Campania, mentre la comunità scientifica segue costantemente l'evolversi dell'eruzione fino al suo completo esaurimento. Una volta terminata l'attività eruttiva vengono 10

effettuate le necessarie verifiche dell'agibilità delle strutture e dei danni alle zone colpite e successivamente può ricominciare, dove possibile, il rientro della popolazione precedentemente allontanata. Il periodo di attesa tra la registrazione dei primi fenomeni precursori e l eruzione, nonché quello tra l evacuazione e l eruzione stessa potrebbe durare anche dei mesi. La protezione civile, fin dai primi momenti e nel corso dell intera emergenza, informerà puntualmente e tempestivamente la popolazione su quanto avviene e contestualmente metterà in atto tutte le misure e gli interventi necessari per salvaguardare la vita ed i beni nelle aree a rischio. I PASSAGGI DA UN LIVELLO DI ALLERTA ALL ALTRO VENGONO COMUNICATI DAL DPC SENTITA LA COMMISSIONE GRANDI RISCHI. 1.4.1 A LIVELLO COMUNALE Con riferimento al quadro di pianificazione nazionale sopra descritto, il Sindaco, al fine di assicurare nell'ambito del proprio territorio comunale la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita, deve provvedere ad attivare il COC (Centro Operativo Comunale) e ad organizzare gli interventi necessari dandone immediata comunicazione alla Regione, alla Prefettura ed alla Provincia. Nelle fasi di Attenzione (gialla) e di Pre-Allarme (arancione) andrà garantita la costante informazione alla popolazione oltre che tutte le attività idonee alla preparazione della gestione della fase di Allarme. La fase di Allarme (rosso) comporta l attivazione completa degli organismi di coordinamento dei soccorsi e l attivazione di tutti gli interventi per la messa in sicurezza della popolazione (COM-COC). Le immediate predisposizioni che dovranno essere attivate dal Sindaco nella fase di Allerta di tipo Allarme (rosso), avvalendosi delle Funzioni di Supporto individuate nel piano e con riferimento a 11

quanto già riportato nel paragrafo 5 dell elaborato di piano REL 1.1 - Relazione Generale, possono essere sintetizzate come segue: verificare e riattivare immediatamente la viabilità di esodo; istituire posti di blocco (cancelli) sulle reti di viabilità, al fine di regolamentare la circolazione in entrata ed in uscita; convogliare la popolazione verso le aree di attesa e/o di accoglienza; fornire indicazioni in merito alla popolazione con particolari vulnerabilità; provvedere ad informare la popolazione in merito all evoluzione dell evento e alle azioni da intraprendere. In caso di evento sismico verificatosi nella fase di risveglio pre-eruttiva, qualora non sia scattato il livello di Allerta vulcanico, Allarme (rosso), il Sindaco dovrà mettere in atto tutte le azioni previste dalla pianificazione connessa ad emergenze di tipo sismico (vedi sezione specifica del piano relativa al Rischio Sismico). Parimenti, la fase di emergenza idrogeologica post-eruttiva seguirà il modello di intervento previsto dalla pianificazione connessa ad emergenze di tipo idrogeologico (vedi sezione specifica del piano relativa al Rischio Idrogeologico). La COMPOSIZIONE DEL CENTRO OPERATIVO COMUNALE, strutturato nelle Funzioni di Supporto individuate, è riportata nella tabella seguente: Centro Operativo Comunale di Mercogliano - Sede: via Traversa 131bis Funzioni di Supporto Referente Indirizzo Telefono Fax Email 1) Tecnica di valutazione e pianificazione 2) Sanità-Assistenza sociale Veterinaria 3) Volontariato Ing. Vincenzo Morisco Via Papa,12 Avellino 3494058493 enzomorisco@libero.it Dott. De Masi Piero 0825292084 082592053 dsavellino@aslavellino.it De Angelis Luca 4) Materiali e mezzi Modestino Criscitiello Via Traversa 3483973728 5) Servizi essenziali- Attività scolastiche 6) Censimento danni a persone e cose 7) Strutture Operative locali e viabilità Luigi Corrado Vico Carmine 3483973728 Geom. Giovanni Romano Via Dorso 3425153466 Michele Di Grezia C.so Garibaldi 3392223862 12

8) Telecomunicazioni Flaviano Di Grezia Via Matteotti 3282330970 9) Assistenza alla popolazione Ing. Modestino Gesualdo Via Crisci, Mercogliano 3489200375 In accordo con le indicazioni di all All.4 Indicazioni per la pianificazione di emergenza dei Comuni esposti al rischio di ricaduta di ceneri vulcaniche in caso di eruzione del Vesuvio del D.G.R. n. 29 del 09/02/2015, il Comune di Mercogliano ha individuato le seguenti aree di temporaneo deposito delle ceneri vulcaniche rimosse dalle aree urbane in caso di eventi vulcanici (cfr. Elaborato di Piano Tav RV1- Rischio Vulcanico ): 1) Cava Sarno ubicata sulla S.S. 374 per Ospedaletto d Alpinolo; 2) Cava Società Autostrade SpA alla Via Sala. 13

1.4.2 ATTIVITÀ E RUOLI DEI LIVELLI SOVRAORDINATI Al fine di inquadrare le attività di competenza comunale in relazione al modello di intervento nazionale si riportano di seguito le attività e i ruoli dei livelli sovraordinati. Il Dipartimento della Protezione Civile: informa le componenti e le strutture operative nazionali; mantiene il raccordo con le componenti e le strutture operative nazionali anche al fine dell elaborazione dei piani di settore; sulla base dello scenario, aggiorna il piano nazionale di emergenza, in stretto raccordo con la Regione, e con la partecipazione di componenti e strutture operative; definisce con Regioni e Province autonome i gemellaggi e le conseguenti attività; svolge attività di supporto a Regioni ed enti locali; elabora il modello di intervento nazionale. L Osservatorio Vesuviano Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: svolge attività di monitoraggio con emanazione del Bollettino di sorveglianza con cadenza misurata allo stato di allarme; informa e si raccorda con la Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei Grandi Rischi Settore rischio vulcanico. Componenti e Strutture operative nazionali: mantengono costanti scambi informativi e supportano le proprie diramazioni territoriali interessate; provvedono, ove necessario, alla verifica delle proprie sedi e delle infrastrutture; verificano ed aggiornano le proprie procedure di intervento nazionale per eventi calamitosi di livello nazionale; provvedono alla pianificazione o all aggiornamento, seppure speditivo, dell intervento a livello territoriale in caso di evento vulcanico; supportano il Dipartimento e la Regione Campania nelle attività di pianificazione di emergenza, sulla base dello scenario di riferimento. La Regione Campania: garantisce le informative agli enti locali; trasmette i bollettini dell INGV-OV agli enti locali; 14

provvede alla raccolta ed organizzazione degli elementi conoscitivi del territorio e alla verifica degli edifici strategici rilevanti ai fini delle attività di protezione civile; provvede all aggiornamento del piano di allontanamento, con particolare riferimento alla viabilità di esodo principale, coordinandosi anche con le Province; sulla base dello scenario, aggiorna il piano nazionale di emergenza, in stretto raccordo con il DPC, e con la partecipazione di componenti e strutture operative; supporta gli enti locali nella attività di verifica ed aggiornamento delle pianificazioni di emergenza; supporta, ove richiesto, gli enti locali nella attività di informazione agli operatori di protezione civile e alla popolazione, interessando anche INGV-OV; verifica e aggiorna il modello di intervento regionale; provvede all individuazione di strutture da utilizzare quali sedi da destinare a centro di coordinamento nazionale (DiComaC), in accordo con il DPC; si raccorda e informa le strutture interne dell Amministrazione, in particolare per gli aspetti connessi alla sanità; verifica e aggiorna il censimento delle organizzazioni di volontariato presenti sul territorio. Le Prefetture interessate: informano le strutture operative territoriali; supportano i Sindaci, ove richiesto, nella attività di verifica ed aggiornamento delle fonte: supportano i Sindaci, ove richiesto, nelle attività di informazione agli operatori di protezione civile e alla popolazione; verificano l idoneità funzionale e strutturale della sede del coordinamento provinciale. Le componenti e le strutture operative territoriali: verificano le procedure e la pianificazione dell intervento in emergenza; garantiscono, ove necessario, il proprio supporto di competenza alla Prefettura-UTG e alle amministrazioni territoriali; elaborano o forniscono il supporto di competenza per la realizzazione dei piani di settore (es. piano della sicurezza ed ordine pubblico, piano di mobilità, etc.); verificano, ove necessario, le proprie strutture e infrastrutture sul territorio. Le Provincie interessate: 15

provvedono alla raccolta ed organizzazione degli elementi conoscitivi del territorio, con particolare riferimento alla viabilità di esodo principale, coordinandosi con la Regione; supportano i Sindaci, ove richiesto, nella attività di verifica ed aggiornamento delle pianificazioni di emergenza; verificano e aggiornano la pianificazione di emergenza provinciale, con particolare riferimento all idoneità strutturale e funzionale dei centri di coordinamento e operativi e delle aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse; si raccordano e informano le strutture provinciali competenti per gli aspetti di competenza 1.5 Prime indicazioni per la determinazione dei carichi verticali conseguenti alla ricaduta di ceneri vulcaniche Con la Delibera n. 29 del 09/02/2015, la Giunta Regionale della Campania ha fornito le prime indicazioni per la determinazione dei carichi verticali conseguenti alla ricaduta di ceneri vulcaniche, da utilizzare per la progettazione di interventi strutturali e la verifica delle strutture esistenti ubicate in Zona rossa e in Zona gialla. Tali indicazioni sono di seguito riportate così come specificate nella delibera di approvazione (cfr. All.6 alla D.G.R. della Campania del 09/02/2015). Prime indicazioni per la determinazione dei carichi verticali conseguenti alla ricaduta di ceneri vulcaniche 1. Per la progettazione degli interventi strutturali e la verifica delle strutture esistenti in Zona rossa e Zona gialla del Piano Nazionale di Emergenza del Vesuvio si suggerisce di considerare anche il carico verticale conseguente all accumulo di ceneri vulcaniche. 2. Il carico da cenere è una azione eccezionale, così come definita al paragrafo 3.6 delle Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al D.M. del 14 gennaio 2008. 3. I valori di calcolo si definiscono in base allo scenario subpliniano di riferimento, considerando il carico da cenere asciutta, riportato nella cartografia di cui all Allegato 7, che ha probabilità di superamento del 10%, così come valutato dall Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dal Centro Studi Plinivs dell Università di Napoli Federico II Centro di Competenza 16

del Dipartimento della Protezione Civile (DPC) - in base alle statistiche del vento in quota. 4. Il carico da cenere asciutta deve essere opportunamente maggiorato per tener conto dell effetto di possibili piogge concomitanti o successive all eruzione vulcanica. Tale incremento è pari a 1,5 KN/mq, ovvero al corrispondente carico da cenere asciutta se inferiore. 5. Per tener conto degli effetti delle pendenze delle coperture, si applicano le medesime regole che le Norme Tecniche indicano per il carico da neve. 1.6 Norme comportamentali in caso di caduta di ceneri vulcaniche (http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it) La caduta di ceneri vulcaniche, anche per periodi prolungati, non costituisce un grave rischio per la salute. Tuttavia, la prolungata esposizione alle ceneri più sottili (meno di 10 micron) può provocare moderati disturbi all apparato respiratorio. Inoltre, il contatto con gli occhi può causare congiuntiviti e abrasioni corneali. Pertanto, è opportuno prendere alcune precauzioni e assumere comportamenti idonei a ridurre l esposizione, soprattutto per alcune categorie di soggetti: persone affette da malattie respiratorie croniche (asma, enfisema, ecc.); persone affette da disturbi cardiocircolatori; persone anziane e bambini. Durante le fasi di caduta delle ceneri (o durante le giornate ventose se la cenere è già al suolo) è consigliabile rimanere in casa con le finestre chiuse o comunque uscire avendo cura di indossare una mascherina per la protezione dalle polveri e possibilmente occhiali antipolvere. Tali dispositivi di autoprotezione sono particolarmente indicati per le categorie a rischio sopra citate e per coloro che svolgono attività professionali all aperto In caso di contatto con gli occhi evitare di strofinarli, ma lavarli abbondantemente con acqua Provvedere a rimuovere periodicamente le ceneri dai propri ambienti, avendo cura di bagnarne preventivamente la superficie, al fine di evitare il sollevamento e la risospensione delle parti più sottili. Durante queste operazioni indossare i suddetti dispositivi di auto protezione Provvedere a rimuovere periodicamente le ceneri accumulatesi sui tetti delle case, con l ausilio di adeguati mezzi di sicurezza (ponteggi e imbracature), al fine di evitare un sovraccarico eccessivo sulle coperture e prevenire possibili crolli, nonché l intasamento dei canali di gronda. 17

Non disperdere le ceneri lungo le strade, ma raccoglierle in sacchetti da deporre nei punti di raccolta individuati dall amministrazione comunale. Le ceneri infatti possono intasare le reti di smaltimento delle acque, le reti fognarie e costituire un pericolo per la circolazione stradale. Guidare con particolare prudenza nei tratti di strada coperti di cenere. Evitare l uso di motocicli. La frutta e la verdura eventualmente ricoperte di cenere possono essere consumate dopo un accurato lavaggio. Gli animali da compagnia (cani, gatti, ecc.) dovrebbero essere tenuti in casa. La cenere vulcanica ingerita dagli animali al pascolo può provocare serie conseguenze sull apparato digerente. Pertanto, in caso di abbondante caduta di ceneri, è consigliabile approvvigionare il bestiame con foraggio privo di ceneri. 18