Ecoquartieri per l Italia



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Ecoquartieri per l Italia (Conferenza per le Città, XX Ecosistema Urbano, Bologna 28 ottobre 2013) Abbiamo di fronte una grande opportunità: affrontare i problemi delle periferie italiane, così come dei quartieri storici degradati e abbandonati, con una visione che tenga assieme aspetti edilizi e urbanistici, ambientali e di innovazione, che sia capace di stare dentro le politiche europee e le risorse previste per l'energia e il clima, le smart city nell'ambito della programmazione 2014-2020. Possiamo infatti rimettere al centro dell'attenzione le aree degradate dentro la città, ossia quelle con complessi edilizi da ripensare, ristrutturare o demolire e ricostruire per migliorare le prestazioni sismiche e energetiche, per creare dei quartieri finalmente degni di questi nome con spazi pubblici ospitali, ricchi di attività e identità e per questo sicuri. Non è facile ne scontato che si vada in questa direzione. Occorrono infatti nuove idee e un cambio radicale nelle politiche di intervento: il progetto Ecoquartieri per l Italia vuole essere un contributo per realizzare questo cambiamento. Con Ecoquartieri per l Italia proponiamo qualcosa di più della somma di tanti interventi: una visione, accattivante e ambiziosa, che sia capace di innescare una rigenerazione di tutte le città, una nuova forma urbana a bilancio positivo di consumo di suolo, capace di ridurre drasticamente i consumi energetici, a raggiungere precisi obiettivi di qualità e sostenibilità sia sociale che economica che ambientale. Perché sia così, l ecoquartiere deve diventare la palestra di formazione di nuove esperienze di accesso alle informazioni (open data) e di partecipazione dei cittadini, nella progettazione e nella gestione, di garanzia trasparenza delle procedure, ricorso ai concorsi di progettazione, a gare pubbliche. Attraverso gli ecoquartieri proponiamo una procedura innovativa di intervento per la riqualificazione urbanistica. Perché riqualificare interi quartieri deve servire spesso ad interconnetterli con il resto della città, addensando attorno ai poli, ai nodi di trasporto pubblico, per proporre una mobilità nuova e restituire a verde parte della superficie oggi asfaltata e cementificata. L ecoquartiere deve anche essere una tessera di una nuova strategia di mobilità urbana, meno

dipendente dall automobile di proprietà. Dobbiamo superare la fase della programmazione speciale (dei Pru e dei Prusst, la più recente del Piano Città) per passare finalmente a interventi, innovativi certo, che si muovano dentro procedure ordinarie, coerenti ad una dichiarata strategia urbana. E in quest ambito che vorremmo che venissero convogliate le risorse europee per l'efficienza energetica, l'adattamento climatico, le smart city, le smart grid e quelle nazionali per l'edilizia residenziale pubblica, la mobilità sostenibile, la riqualificazione urbana. A e per questo serve una precisa scelta di indirizzo di governo nazionale: serve per definire l obiettivo delle risorse erogate al centro, gli strumenti alle autorità locali per operare, e per la verifica della spesa e dei risultati. I Comuni non devono inseguire procedure estemporanee per inseguire i flussi di spesa, ma darsi una strategia, individuare gli ambiti da assoggettare a interventi di rigenerazione urbana capaci di riqualificare nel tempo tutte le città, lavorare dentro un quadro di regole e di collaborazione tra le diverse istituzioni e gli attori economici e sociali. Nella nostra visione degli ecoquartieri c'è la chiara consapevolezza di quanto sia difficile in Italia intervenire nelle città. Più che in tutta Europa. Per evitare l ulteriore degrado dei quartieri cittadini e l edificazione sul suolo agricolo, non basterà imporre norme più rigide e aumentare oneri, ma si dovrà anche semplificare le procedure, aggregare la proprietà frammentata, ridurre i costi degli interventi, trovare nuove forme di incentivazione e condizioni di vantaggio per gli imprenditori che intendono investire sull esistente. Anche per questi motivi è necessaria una regia nazionale, una modifica normativa che faciliti trasformazioni complesse. Una regia nazionale che definisca i nuovi obiettivi degli ecoquartieri e dei piani cittadini, persino nuovi parametri e indicatori: quali, ad esempio, l impronta di carbonio (tonnellate di CO2 all anno per abitante), la superficie impermeabilizzata o verde, copertura arborea, l impronta idrica, l accessibilità e la mobilità non proprietaria, la coesione sociale, la reattività delle comunità (smart community), la partecipazione (smart citizen), la vita culturale, la bellezza... Solo così la proposta Ecoquartieri per l Italia contribuirà a rendere smart 100 città, per rendere sostenibile e smart il paese. Solo così riusciremo a creare una nuova green building economy capace di recuperare quelle centinaia di migliaia di posti di lavoro persi dal 2008 e trasformarli in nuovo lavoro più qualificato e formato nella manutenzione edilizia, gestione dei sistemi energetici e dei servizi al nuovo vivere urbano. 1. Ecoquartieri in 100 città Almeno un ecoquartiere in 100 città italiane nei prossimi dieci anni. Ecoquartieri, nel tessuto urbano delle nostre città, ristrutturando o sostituendo gli esistenti, progettati per garantire qualità ambientale e stili di vita più sostenibili. Ecoquartieri per valorizzare il capitale umano, i luoghi di relazione, la mixité sociale, culturale e funzionale. Ecoquartieri capaci anche di generare nuove

attività e impieghi locali, di ospitare comunità creative e svilupparsi secondo moderni principi di governo (solidarietà, partecipazione, partenariato). Ecoquartieri come sperimentazione di strategie di adattamento al cambiamento climatico. Dalla città affluente alla città resiliente. Ecoquartieri come risposta alla crisi immobiliare, all abbandono dei centri storici, alla deindustrializzazione, alla dispersione urbana, alla crisi dei trasporti e per rendere più belle e capaci di futuro le nostre città. Città grandi, medie e piccole, vetrina dell Italia nel mondo di oggi e di domani. 2. Ecoquartieri, cosa devono essere Su scala di quartiere è possibile riqualificare o ricostruire singoli edifici, ma anche l insediarsi di servizi e di comunità sostenibili (smart community). L ecoquartiere deve avere una dimensione minima per poter contare sulle economie di scala per sostenere investimenti importanti: così si possono organizzare adeguati servizi alla persona e alla famiglia, sostenere offerte trasporto sostenibili (pubblico, in condivisione), dotare di soluzioni tecnologiche e nuove infrastrutture verdi (per l energia, l acqua, il verde ). Solo così la singola eco-casa potrà diventare ecoquartiere, espressione massima di un urbanistica finalmente attenta tanto alle esigenze del nuovo vivere urbano quanto alle sfide ambientali di un futuro sempre piu attuale ed essere valorizzata dal nuovo mercato immobiliare. Gli ecoquartieri si stanno proponendo come modello per il futuro della città europea: una risposta forte e integrata alle difficoltà generate dalla crisi immobiliare, dalla domanda insoddisfatta di social housing e di integrazione culturale, dall inquinamento e dalla necessità di adattamento ai cambiamenti climatici, da una mobilità sempre meno ambientalmente e socialmente sostenibile, dallo svuotamento di funzioni e abitanti dei centri storici, dalla deindustrializzazione delle periferie, dal consumo di suolo. In Europa, il valore trainante delle prime esperienze dimostrative di housing ecologico degli Anni Novanta (Vauban a Friburgo, Solarcity a Linz, BedZED a Londra, Hammarby Sjostad a Stoccolma, GWL Terrein ad Amsterdam), si è tramutato nel primo decennio di questo secolo in decine di successi immobiliari, esempi di nuovo social housing, capaci di dare nuova identità a quartieri abbandonati, insediamenti in periferia e nelle aree dismesse. Oggi si stanno costruendo ecoquartieri in centinaia di città europee, capaci di ospitare migliaia di abitanti e lavoratori: in Francia 394 candidature al bando nazionale 2011 con un centinaio di cantieri aperti; ad Amburgo, in Germania, è aperto il più grande cantiere di trasformazione urbana d Europa nella zona portuale; nel nord Europa come in svizzere e in Austria. Anche in Spagna, nel mezzo della crisi, si stanno stanziando risorse pubbliche importanti negli eco-barrios. 3. Nuovi stili di vita urbani L ecoquartiere viene disegnato al servizio dei vecchi e nuovi abitanti, per permettere e favorire nuovi stili di vita urbani. Stili di vita al plurale, quanti e quali saranno nelle comunità cittadine

sempre più multiculturali e multietniche. Abitudini di vita, comportamenti di mobilità, uso dei servizi e attenzione ai prodotti e ai consumi, i comportamenti nei luoghi di lavoro stanno cambiando con l evoluzione dei bisogni e per reazione alla crisi, per divenire più sostenibili e capaci di futuro. Il loro cambiamento cambierà il vivere urbano, le abitazioni e gli uffici, l economia e la forma delle città. L ecoquartiere non è allora una nuova utopia di città, non è un sistema di regole o standard, non è una nuova occasione per tornare a costruire e speculare sul verde. È il luogo, visibile e frequentato, dove le soluzioni ai grandi temi della sostenibilità e del clima divengono pratica quotidiana a portata di tutti: si sale su un ciclo elettrico, magari a ricarica solare e si fa la spesa senza plastica. Un quartiere sempre fatto di edifici, monumenti, piazze e strade - ma con meno automobili e caldaie, più luoghi di incontro, aree pedonali e vetrine, più verde e più alberi a livello terra così come sui tetti e balconi, più pannelli solari e eco-innovazioni diffuse. Sarà altrettanto trafficato e mutevole, ma frequentato da mezzi di trasporto diversi (bus navetta, taxi, risciò, a 2 e 3 ruote, in condivisione, elettrici e ibridi...). Si formano i cittadini, si educano legandola comunità, insieme agli ecoquartieri. Dove ci sono i cantieri, agenzie pubbliche, cooperative e persino immobiliari sono state sostituite o trasformate in forum di partecipazione o iniziative di progettazione partecipata, in grado di costruire percorsi su misura che tengano conto delle diverse realtà, storia culture e caratteristiche. I forum di partecipazione alla progettazione si sono spesso trasformati in partecipazione alla gestione dei condomini e dei servizi di quartiere, anche per rimediare ad errori, sperimentare servizi e soluzioni tecno-sociali nuove. Le nuove tecnologie possono aiutare la partecipazione responsabile all ambiente di tutti. 4. Le caratteristiche di un ecoquartiere L idea di ecoquartiere è dunque ancora in evoluzione, articolata, sfaccettata, bisognevole di sperimentazioni e tentativi. Sappiamo ciò che non vogliamo, sappiamo anche quello che vogliamo, ma non sempre siamo in grado di decidere come costruirlo. Gli ecoquartieri che sono nati e che stanno nascendo nel mondo sono altrettanti laboratori ai quali guardare e dai quali attingere spunti e informazioni. Vi sono alcuni punti fermi che possono orientare da subito lo sviluppo di una idea progettuale, così come emergono dalle diverse esperienze di successo ad oggi maturate, raccolti e proposti nella Carta di Lipsia delle Città Europee Sostenibili 2007, e ripresi nel patto Legambiente-Audis-GBC Italia (vedi www.ecoquartieri.org). Sono, in sintesi, i principi base di un ecoquartiere, ovvero di un insediamento che: Azzera il consumo di nuovi suoli per usi urbani: trasforma e riqualifica aree già urbanizzate e recupera aree degradate, tutela le risorse naturali presenti ed estende le aree verdi e la copertura arborea, sostituisce edifici obsoleti con edifici migliori e con nuova qualità urbana, riequilibra il rapporto tra pieni e vuoti, libera suolo impermeabile, densifica con nuovi abitanti e funzioni nei nodi di trasporto pubblico. Riduce al minimo i consumi di energia, con un approccio innovativo che tiene assieme gestione delle reti elettriche, termiche, idriche e di produzione distribuita da fonti rinnovabili locali e da impianti efficienti, il tutto dentro una strategia di miglioramento dell'efficienza

energetica degli edifici esistenti da certificare e con solo consumi "near zero energy" nelle nuove realizzazioni. In un ecoquartieri c'è' un bilancio energetico di progetto che ha lo scopo di ridurre fino ad azzerare i consumi da fonti fossili. Raccoglie e ricicla materiali e rifiuti (come succede già nei 300 comuni italiani rifiuti free premiati da Legambiente). Controlla e organizza l uso dell acqua: limita gli sprechi, ne salvaguardia la qualità, si dota di un doppio sistema di scarico (acque grigie e nere), realizza sistemi di drenaggio e utilizzo delle acque piovane, tetti verdi, orti di quartiere, aree permeabili e alberatura diffusa, per adattarsi al meglio ai picchi di calore e alle piogge torrenziali conseguenti ai cambiamenti climatici in corso. Utilizza materiali, gestisce i cantieri e programma la manutenzione futura, adottando criteri di sicurezza, tutela della salute, analisi del ciclo di vita e gestione ambientale, efficienza ecologica ed economica. Spesso preferisce il legno al cemento. Integra sul territorio diverse funzioni urbane, residenziali e produttive, e fornisce servizi e spazi di incontro favorendo inclusione sociale, la convivenza delle differenze e il senso di appartenenza alla comunità. Si interfaccia e si connette con altri quartieri, facilitando le connessioni urbanistiche, funzionali, infrastrutturali con il resto della città: l ecoquartiere è l unità funzionale della città sostenibile. Si sviluppa nella piena considerazione del contesto territoriale in cui è inserita, valorizzando le risorse disponibili (energia, acqua, biodiversità), prevenendo e/o riducendo l esposizione al rischio sismico e idrogeologico, sviluppando strategie di adattamento al cambiamento climatico. Ridefinisce lo spazio pubblico per dare priorità agli spostamenti pedonali e ciclabili, alle necessità dell'utenza più debole, e garantisce elevata accessibilità alla rete del trasporto pubblico integrata da servizi e infrastrutture a servizio della mobilità ciclopedonale e dell uso condiviso di mezzi di trasporto sia tradizionali (car sharing) che innovativi (piccoli veicoli elettrici, bike sharing, ecc.). L'ecoquartiere punta a essere car free, ridurre la motorizzazione proprietaria, promuovere la sostenibilità negli spostamenti delle persone e delle merci, sperimentare i concetti di mobilità nuova. Riduce la emissioni inquinanti da traffico (perimetrando low emission zone e agendo sulla circolazione autoveicolare con interventi di traffic calming e regolazione dei flussi) e quelle da impianti fissi (promuovendo efficienza energetica e fonti rinnovabili). Considera la flessibilità degli usi degli edifici e dell impianto urbano come un valore progettuale per costruire una città in grado di adattarsi facilmente ai cambiamenti della società. Considera il tema della gestione come un nodo non rinviabile esclusivamente all autoorganizzazione dei futuri abitanti e fruitori, anche promuovendo agenzie e eco-manager di quartiere. Evolve e si sviluppa sulla base delle specifiche esigenze locali, promuovendo forme di programmazione, progettazione e gestione partecipata e integrata. Verifica e certifica, con metodi e criteri verificabili e riconosciuti a livello nazionale e internazionale, la sostenibilità sia dell intervento complessivo che dei singoli edifici. I principali sistemi di certificazione stanno sperimentando protocolli di scala di quartiere: devono diventare

metodi riconosciuti di valutazione dell intervento e della successiva gestione. Una misura della sostenibilità e della qualità della vita urbana. 5. Ripensare tutta l'edilizia con energia Le direttive europee 31/2010 e 27/2012 definiscono con chiarezza il profilo del cambiamento nel settore edilizio, con standard energia quasi zero per gli edifici di nuova costruzione e il miglioramento delle prestazioni energetiche dell intero patrimonio costruito, sia pubblico che privato. Entro l aprile del 2014 l Italia si dovrà dotare di un piano strategico per riqualificare, ogni anno e per trent anni, almeno il 3%, di edifici pubblici. Il piano dovrà definire nuove politiche per rendere più efficienti tutte le abitazioni private. Si tratta di investimenti di un ordine di grandezza maggiore di quello che abbiamo saputo fare in questi anni con le detrazioni fiscali del 55%! Il lavoro non manca. Soprattutto nel paese in cui ancora più di un milione di edifici non risultano accatastati e vengono stimate alcune decine di migliaia di nuove costruzioni abusive ogni anno. Sarà indispensabile premiare non solo le ristrutturazioni, ma anche l edilizia di sostituzione, legandola a precisi obiettivi energetici e prestazione, certificando il risultato. Inoltre il risanamento energetico, da solo, in Italia, non avrebbe senso, se non si mettono contemporaneamente al sicuro le città e le case dagli altri rischi naturali (sismici e idrogeologico) e interni agli edifici (incidenti, salubrità e igiene, acustica, radon), diffondendo tecnologie ITC per informazioni ed allarmi tempestivi e appropriati. Solo in questo modo potremo rendere resilienti le nostre città. 6. La dimensione di quartiere L intervento a scala di quartiere, sia nelle grandi città che nelle più piccole (anche coinvolgendo gran parte del centro urbano), può determinare la convenienza economica di interventi radicali sui singoli edifici. Una casa di classe A assumerà un ben altro valore immobiliare se anche il quartiere diventerà di classe elevata! Anche l investimento privato (degli operatori, così come delle famiglia) potrà essere tutelato. Su scala di quartiere l investimento in infrastrutture pubbliche potrà un domani ripagarsi con l adeguata fruizione della comunità ospitante. Dovremo trovare il modo di aggregare la domanda, organizzare la proprietà parcellizzata (consorzi di proprietari, contratti di quartiere, consorzi di scopo), per gestire non sono beni immobili, ma anche servizi di quartieri, reti energetiche. L Italia ha una importante tradizione di rigenerazione urbana attuata negli ultimi quaranta anni nei centri storici e nelle aree dismesse, ma la dimensione della risposta è ancora lontana dalle necessità di oggi. Possiamo contare anche qualche primo timido esempio di intervento di elevata qualità ambientale su scala di quartiere: di edilizia pubblica (Casanova a Bolzano), in cooperativa (progetto She a Pesaro), di pregio (Le Albere di Trento), così come i nuovi interventi in realizzazione a Monterotondo (Roma) e in fase di proposta in altre città (ad esempio San Salvario a Torino, alla marina di Catanzaro ). Va costruita una rete di ecoquartieri che faccia avanzare in parallelo le competenze di amministratori, operatori e finanziatori, per progetti fattibili proceduralmente e

politicamente, per sostenere i cento futuri progetti che vogliamo vedere in cantiere. Perché oggi siamo ben lontani dal numero e dall ambizione di progetti e interventi di scala sufficiente per rappresentare, come in altre città europee, esempi contagiosi di trasformazione urbana sostenibile, utili per contrastare i cambiamenti sociali, lo svuotamento dei centri storici come delle periferie deindustrializzate. 7. Consumo di suolo I nuovi ecoquartieri possono sorgere attorno a nodi di trasporto pubblico e sostenibile, devono diventare attrattori di residenza e funzioni, fare eco-densità, invertire la dispersione insediativa, nuovo suolo agricolo e forestato, specie nelle aree periurbane, nei fondovalle e lungo le coste. Anzi, si deve mirare a mutare gli obsoleti vuoti urbani in spazi permeabili dotati di precise funzioni e specifici servizi sociali e ambientali (i servizi ecosistemici): parchi e giardini, viali alberati e orti urbani, verde infracondominiale e aree agricole e naturali devono riacquistare la dignità di vere e proprie risorse strategiche di rigenerazione urbana, infrastrutture verdi e blu che innervano la matrice grigia dell edificato con frescura, aria pulita, benessere e bellezza. Nuovi confini verdi che rafforzano identità territoriale ma anche nuove linee di penetrazione di siepi e arbusti, perché come le città marittime hanno nell orizzonte del mare il loro riferimento costante, in un ecoquartiere il verde spunta ovunque. L ecoquartiere, pensato in questo contesto, diviene strumento utile per la tutela del paesaggio, così come tassello per la ricostruzione di un nuovo paesaggio antropizzato più bello e duraturo. L ecoquartiere contribuisce così alla città compatta, sostenibile proprio perché funzioni, servizi, infrastrutture e spazi di qualità vengono inseriti in contesti già urbanizzati, accessibili, eliminando fonti di degrado e di spreco energetico, contribuendo al miglioramento della qualità di vita nell'intorno. Utile il richiamo al decalogo Costruire città sostenibili, Ance-Legambiente del marzo 2010. 8. Economia della città La green building economy è parte importante della green economy. Così come è la città la principale infrastruttura per la vita e l economia sostenibile del futuro. Ecco perché l ecoquartiere, dalle prime fase di progettazione degli interventi, deve saper cogliere le potenzialità economiche esistenti e di contesto. L intervento di qualificazione degli edifici o di edificazione di nuove moderne costruzioni, devono tener conto di criteri di progettazione, di ricorso a materiali a basso impatto, di tecnologie nuove (dai pannelli solari alla building automation: l ecoquartiere è il volano per i nuovi operatori dell edilizia sostenibile. L ecoquartiere si potrà popolare così popolare di attività economiche e professionali convertite o nuove: persino i negozi, le professioni e i luoghi di relazioni non potranno rimanere le stesse. L ecoquartiere permetterà di essere adeguatamente infrastrutturato per diventare tassello essenziale della nuova smart city e sperimenterà per primo le forme più avanzate di una nuova smart community, polo di quella rete internazionale del vivere che

al tempo di internet, indebolisce le stereotipate appartenenze nazionali, mentre rafforza nuovi fattori di identità territoriali. Come le nuove comunità creative urbane. 9. Costi e opportunità La casa (affitto o acquisto, manutenzione, riscaldamento e condominio) è la prima voce di spesa della famiglia italiana, la mobilità (e in primo luogo l acquisto e la gestione degli autoveicoli) la seconda. L energia è, per la casa e la mobilità, al primo posto tra i costi di gestione. Una casa a consumo energetico ridotto in un quartiere dove sia possibile vivere senz auto (o con meno auto) permette alta qualità della vita a costi personali, sociali e ambientali contenuti. Non è vita e abitare di lusso, è social housing, vivere e abitare per tutti! Perché allora non si fa? Perché mancano ancora le condizioni normative e di mercato. Un programma nazionale e locale di promozione di ecoquartieri deve avere l obiettivo di rimuovere gli ostacoli e creare una offerta immobiliare ecologica integrata (programma, progetto, cantiere, gestione e accesso al credito). Una offerta fondata su normative di riferimento lungimiranti e durature (non cambiare agevolazioni tutti gli anni), investimenti pubblici per le infrastrutture green con tempi certi, che permettano a famiglie, imprese e banche di costruire piani di investimento interessanti. Agli ecoquartieri possono applicarsi economie di scala: più un ecoquartiere è di grandi dimensioni, più i sovraccosti si riducono. Rendere energicamente più efficiente un intero quartiere, ricorrere a rinnovabili locali, costa meno che adottando soluzioni casa per casa. Gli edifici e le residenze poste negli ecoquartieri sono spesso più ricercate, viene attribuito un maggior valore immobiliare, sono un investimento di maggior interesse. Dobbiamo costruire alcuni primi e importanti casi di successo, esempi italiani di ecoquartieri da visitare e in cui desiderare vivere. 10. L Europa e l agire locale Dobbiamo saper creare, nella classe dirigente delle città italiane, la capacità di cogliere le opportunità che l Europa ci indica e offre. Le politiche urbane e territoriali non entrano nelle competenze primarie dell Unione, ma la Commissione europea, con il pacchetto clima, quello energia, le direttive sull efficienza energetica degli edifici, la Carta di Lipsia, la proposta del Patto dei Sindaci, ha già aperto la stagione della rigenerazione urbana. Mettendo in moto programmi di finanziamento come i Fondi Strutturali per il recupero di efficienza energetica, innovazione e di coesione sociale, i meccanismi rotativi di JESSICA (Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas), gli investimenti della BEI per le città che firmano il Patto dei Sindaci per il Clima o che si impegnano a sviluppare Smart grid. E per raggiungere i grandi obiettivi dell Europa le città sono essenziali. La programmazione dei nuovi Fondi europei 2014 2020 che si sta definendo in questi mesi è una occasione unica da non perdere. Non solo perché le risorse pubbliche per altri investimenti scarseggeranno in futuro, ma anche perché è a rischio la coesione continentale per le tensioni che

emergono tra gli stati. Tra gli assi strategici definiti a livello europeo ( transizione ad una economia a basse emissioni in tutti i settori, sostenibile, inclusiva, basata sulle competenze e l innovazione ) in Italia le azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile devono essere una priorità d investimento. È quindi evidente che la proposta di un ecoquartiere in ogni città è finanziariamente fattibile in questo contesto e si pone come risposta integrata tra i diversi obiettivi della programmazione, come concentrazione territoriale, casi pilota, esempi per innescare un percorso di imitazione e diffusione su tutta la città sostenibile, e fare delle città le protagoniste del cambiamento di modello di sviluppo. Dobbiamo riscattarci dopo decenni di fondi europei persi o usati malamente. La formazione di una classe dirigente locale capace di rigenerare o costruire ecoquartieri, mobilitando energie locali, nazionali ed internazionali, sarà la palestra per comunità urbane capaci di rifondare città smart e sostenibili in tutta Italia.