SESTIERE DI SAN POLO

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SESTIERE DI SAN POLO

SESTIERI Secondo una tradizione, la divisione della città in sestieri fu attuata dapprima per ragioni tributarie: nel 1171, sotto il dogato di Vitale Michiel II, la città dovette armare una grande flotta per contrastare le ostilità promosse dall imperatore bizantino Emauele Comneno. La flotta fu di 120 navi e, per fronteggiare l ingente spesa, si fece ricorso ad un imposta straordinaria. In questa occasione la città fu divisa in sei parti (sestieri), per permettere alla competente magistratura di accertare la disponibilità di ciascun cittadino ed in seguito di provvedere alla parziale restituzione delle somme riscosse ( gli imprestidi). Da quel momento i sestieri rappresentarono la base dell ordinamento cittadino: tre si trovano al di qua e tre al di là del Canal Grande, de citra (Cannaregio, San Marco e Castello) e de ultra (Santa Croce, San Polo e Dorsoduro con la Giudecca). Un unico ponte quello di Rialto, univa le due parti della città. Ogni sestiere, sin dal Medioevo,dava un Procuratore di San Marco: la procuratia di San Marco fu sempre, sino alla caduta della Serenissima, la carica politica più importante dello Stato, dopo quella dogale. La carica era a vita e vi accedevano solo i patrizi più ricchi e prestigiosi; tra di essi veniva scelto il Doge. Fra i loro compiti c erano la tutela degli orfani, il sovrintendere alle esecuzioni testamentarie e la gestione di beni di alcune istituzioni pubbliche. A partire dall inizio del Trecento si aggiunsero altri tre Procuratori ( de supra) per l amministrazione e la cura della Basilica. Ogni sestiere veniva poi rappresentato, ai massimi livelli dello Stato, da un Consigliere dogale, che durava in carica un anno e affiancava il doge, limitandone in effetti l autorità, dato che assieme presiedevano a tutte le magistrature della Repubblica. Questi sei Consiglieri costituivano il cosiddetto Minor Consiglio,che sovrintendeva all amministrazione della città e dirimeva ogni eventuale conflitto di competenza tra i diversi organismi dello Stato. Alla morte del Doge, tutte le funzioni di governo rimanevano nelle mani del Minor Consiglio ed il Consigliere più anziano aveva il compito di presiedere e organizzare le complesse operazioni per l elezione del nuovo capo dello stato. Vi erano poi i Capita sexteriorum cui spettavano, inizialmente, funzioni di ordine pubblico, ma persero con il tempo potere a favore di altre magistrature. Le autonomie gestionali dei sestieri ( come provvedere alla pulizia di strade e rii) e rimasero in vita, sino alla caduta della Serenissima.

SESTIERE di S.POLO Incluso nella zona della grande ansa del Canal Grande, il sestiere costituisce, con i suoi 34 ettari, il quartiere più piccolo di Venezia. Ingloba a est Rialto,una delle zone più animate della città,e anche una delle più antiche, il cui stesso nome evoca le lontane origine di Venezia. Nel IX secolo si parla infatti di una piccola città al centro della laguna, chiamata Rivoaltus perchè qui il suolo più elevato che altrove, riusciva a riparare dalle inondazioni. Dopo l 810, il doge vi trasferì la sua residenza da Malamocco, ed essa divenne il cuore dello Stato in formazione. Si estendeva su un gruppo di isole (le isole Realtine) e intorno al rio Businiacus (il futuro Canal Grande). Solo la riva sinistra conservò il nome di Rialto, quando, due secoli dopo, la città aveva ormai conosciuto un forte sviluppo. Nel 1097,il grande mercato che si era sempre tenuto sulla riva destra del rio venne trasferito sull isola prospiciente e nel XII secolo un ponte di barche fu gettato sul Canal Grande per collegarne le rive. Tra il 1200 e il 1260 fu costruito un ponte in legno e fu in questo periodo che nacque,intorno al mercato, un grande polo commerciale.il tessuto urbano del sestiere divenne sempre più fitto,le costruzioni si fecero più alte e si edificò sui terreni ancora liberi. Nel XV sec. il sestiere aveva ormai la sua particolare fisionomia. Quando il 10 gennaio del 1514, scoppiò un incendio che in meno di sei ore lo ridusse per gran parte in cenere, solo la chiesa di San Giacomo fu risparmiata dalle fiamme. Le magistrature rifiutarono di trasferirsi altrove e la vita riprese uguale a se stessa. In poco meno di vent anni nuovi edifici vennero costruiti sulle fondamenta dei precedenti. Alla zona orientale, in cui antiche abitazioni popolari e palazzi nobiliari sono stretti gli uni accanto agli altri,corrisponde,a ovest del rio di San Polo,una zona più aperta, caratterizzata da imponenti edifici religiosi e da scuole: i Frari, San Rocco e San Giovanni Evangelista.

PRIMO ITINERARIO

RIALTO Vi sono a Venezia attività che necessariamente si concentrano, sia per specifiche esigenze di carattere funzionale, sia per l intenzionale disegno di simboleggiare, con il loro confluire in spazi e siti significativi, la magnificenza della città: Rialto, nel suo baricentro esatto, luogo di convergenza e concentrazione dell immenso tessuto commerciale della Repubblica; San Marco, dove chiesa e potere civile si incontrano nella più significativa cerniera fra città e laguna; e l Arsenale, posto significativamente al margine orientale della città, verso il mare. Il baricentro commerciale è quindi a Rialto. Rialto occupa l insula fittamente costruita posta nella maggiore ansa del Canal Grande quasi a formare una sorta di penisola, con una fitta rete di percorsi e spazi pedonali. Da sempre ha ospitato le strutture necessarie per svolgere il ruolo di centro operativo del commercio internazionale su cui si basavano le fortune della Serenissima: centro commerciale, mercato, sede delle magistrature legate alle attività economiche, centro bancario e finanziario di un estesissimo impero commerciale, sede di banchi pubblici e privati, con una sorta di borsa merci, e prossimo ai fondachi più ricchi, fra cui quelli dei Tedeschi e dei Persiani; ricco di botteghe per il commercio e la lavorazione di materie preziose lì convergenti da itinerari lontanissimi se ne vedano le memorie nella ricca toponomastica locale ma anche di luoghi del commercio quotidiano per gli abitanti della città (anch essi segnati dalla toponomastica: erbaria, casaria, naranzaria, beccaria, pescaria, e poi le rive del ferro, del carbon, del vin, dell olio, e così via), tutti disposti secondo una gerarchia che privilegia al centro chi commercia i beni più pregiati. Mercati vi sono stabiliti fin dall anno 1000, e la presenza cospicua di case-fondaco ne testimonia ancor oggi il ruolo; ma Rialto è anche l esempio di quella crescita senza trasformazione che è così peculiare di Venezia: quasi tutto qui è stato rifatto a partire dal 1513, dopo che un immane incendio aveva distrutto gran parte delle strutture esistenti. Ma nella ricostruzione cinquecentesca vengono ampiamente riutilizzati muri e fondazioni di manufatti preesistenti, cosicché l immagine complessiva, pur nella mutata veste architettonica delle sansoviniane Fabbriche Nuove o dei numerosi edifici realizzati dallo Scarpagnino, ripropone l antico sedime: valga per tutti l esempio delle due chiese di San Giacomo di Rialto e di San Giovanni Elemosinario, rifatte appunto sulle strutture delle più antiche basiliche medievali. Ma vi sono anche architetture che, pur nell accordo con quanto vi era di preesistente, introducono elementi originali nel contesto dell antico centro commerciale: come il palazzo dei Camerlenghi, o quello dei Dieci Savi alle Decime (una sorta di ministero delle finanze della Serenissima) e soprattutto il ponte di Rialto, realizzato fra il 1588 e il 1591, dopo un concorso bandito dalla Repubblica e per il quale nel 1554 avevano presentato i loro progetti alcuni fra i più celebri architetti del momento. Rialto è legato a San Marco attraverso il percorso antichissimo delle Mercerie che conduce nella piazza attraverso la torre dell Orologio: ed eccoci nel cuore religioso e politico della città. La preminenza delle architetture rinascimentali non deve trarci in inganno: San Marco è da sempre il cuore della città, fin da quando, nell anno 828, veniva qui sbarcato il corpo del santo, fatto catturare nella lontana Alessandria d Egitto dai Veneziani per affermare simbolicamente con il possesso di una testimonianza così clamorosa la loro presenza politica nel mondo medioevale

PONTE DI RIALTO E il primo ponte di pietra che fu costruito sul Canal Grande. Sarebbe logico pensare che gli isolotti della laguna siano stati da sempre uniti da ponti ma di fatto non è sempre stato così. Per gli abitanti di queste isolette era naturale spostarsi esclusivamente in barca. La via acquea era l unica via presa in considerazione e qualsiasi altra viabilità non era nemmeno immaginata. Solo con la crescita della popolazione si sentì l esigenza di unificare gli insediamenti con delle passerelle di barche prima, delle passerelle permanenti in seguito e infine la costruzione di veri e propri ponti. A Venezia esistono ancora, tra pubblici e privati, 416 ponti di cui 300 in pietra e gli altri in ferro o in legno. Da questo computo sono esclusi i ponti translagunari il Ponte della Libertà e il ponte ferroviario che uniscono la città alla terraferma.. Il più famoso dei ponti Veneziani ha avuto una storia piena di vicissitudini. E situato nel cuore della città proprio nell antico territorio chiamato Rivoaltum, un gruppo di isole già sede del Dogado e sinonimo stesso della Serenissima, centro di potere e di scambi internazionali, soprattutto importante sede commerciale, deposito di mercanzie provenienti da tutto l estuario. Tra le vicende costruttive del ponte si ricorda il crollo avvenuto nel 1444 a causa della folla straripante stipata sul ponte per ammirare il corteo di barche della Marchesa di Ferrara, figlia di Alfonso V d Aragona. Il ponte venne restaurato nei primi del Cinquecento e crollò in parte nel 1523 e venne nuovamente ripristinato. Il Senato cominciò a discutere se era il caso di rifarlo in pietra esaminando vari progetti tra i quali quelli più importanti furono realizzati da Fra Giocondo da Verona, Michelangelo Buonarroti, Andrea Palladio, Giacomo Barozzi detto il Vignola, Jacopo Sansovino, Vincenzo Scamozzi. Solo nel 1588 si iniziò la costruzione del ponte in pietra sotto la supervisione dell ingegner Antonio da Ponte che mescolò idee e proposte diverse. Fu ultimato nel 1591 e lo splendore della costruzione mise a tacere qualunque critica.

PALAZZO DEI CAMERLENGHI Fu edificato tra il 1525 ed il 1528 su progetto di Guglielmo De Grigis, ispiratosi al Codussi ed ai Lombardo. Era sede di magistrature finanziarie, tra le quali i Camerlenghi, i Consoli dei Mercanti ed i Sovraconsoli dei Mercanti. Data questa importante funzione economica, il piano terra del palazzo era destinato a prigione per i debitori insolventi, come testimoniato dal toponimo Fondamenta de la preson. Questa esposizione dei prigionieri in piena Rialto serviva da severo avvertimento per quanti passavano. Caduta la Repubblica, l'edificio ospitò negli anni la Corte d'appello, uffici del Demanio e del Registro. Oggi è tornato ad ospitare magistrature finanziarie, in quanto sede della sezione regionale della Corte dei Conti.Il palazzo si sviluppa con una pianta pentagonale per seguire la curva del Canal Grande e, in altezza, su tre piani. Presenta alte finestre centinate separate da lesene e coronate da interessanti fregi. In quanto "forziere" dello Stato era arricchito esternamente con marmi policromi e porfido, perduti col tempo. Era tradizione della Serenissima che un magistrato, terminando l'incarico, lasciasse in dono un dipinto a soggetto religioso con un suo ritratto o con il suo stemma. Il Palazzo dei Camerlenghi era quindi ricchissimo di opere d'arte, prima che sotto il Regno Italico andassero disperse per l'europa; fortunatamente molte di esse sono ritornate a Venezia, anche se non in questo palazzo.

PALAZZO DEI DIECI SAVI ALLE DECIME Il lungo e stretto edificio porticato, il cui lato corto (quattro sole arcate) si vede alla fine della fondamenta detta Riva del Vin che costeggia il Canal Grande subito dopo il Ponte di Rialto, mentre il lato lungo (37 arcate) prospetta sulla Ruga degli Oresi, venne costruito a partire dal 1521 dall'architetto Antonio Abbondi detto lo Scarpagnino, ricostruttore dell'area realtina dopo l'incendio devastante del 1514. Il palazzo, che fino alla fine della Repubblica ospitava gli uffici della magistratura dei Dieci Savi alle Decime cioè gli uffici del Fisco,è molto semplice realizzato con l'intento di dare ordine, pulizia e funzionalità ad un'area molto trafficata. Sui portici, che un recente restauro ha riportato alla bellezza di un tempo ci sono degli affreschi, insistono poi due piani con finestre rettangolari e due marcapiani continui molto evidenti che danno maggiore linearità alla lunghissima fabbrica. All'angolo vicino al ponte una statua cinquecentesca della Giustizia, nella piccola facciata che si affaccia sul Canal Grande un bel leone in moeca collocato nel 1848 durante la breve repubblica al posto dell'aquila bicipite simbolo della dominanza austriaca. L'edificio oggi ospita gli uffici del Magistrato alle Acque.

MERCATO DI RIALTO Quando il Governo della città si trasferì nel 810 da Metamauco (Malamocco) a Rivoaltum questa divenne, oltre che centro di potere e capitale di tutto lo stato, importante sede di commerci. Le isole realtine erano logisticamente adatte a questo scopo e in esse venne creata con il passare del tempo una zona sempre più organizzata: si costruì una erbarìa e una pescarìa, magazzini, uffici, negozi e banche di vendita al minuto. A Rialto si trattava di tutto: l importazione e l esportazione di merci pregiate: spezie, sete e metalli preziosi, derrate alimentari che arrivavano dalle isole o dalla terraferma fino al commercio al minuto di frutta, verdura, vini, pesce.

RIVA DEL VIN Riva del Vin Inizia dal Ponte di Rialto, ed è, con quella opposta dove si scaricava il carbone e il ferro, il solo tratto del Canal Grande, dopo quello della Ferrovia e la riva di Biasio, fiancheggiato da percorsi pedonali. Modeste facciate oggi vi prospettano, mentre un tempo l'area era occupata da belle case-fondaco di famiglie patrizie. Chiude la riva il neogotico palazzo Ravà.

CHIESA di SAN GIACOMO Ai piedi del Ponte di Rialto si trova la chiesa prediletta dai commercianti. E detta chiesa di San Giacometto per le sue ridotte dimensioni e, secondo la tradizione, sarebbe stata la prima architettura cittadina fatta costruire dai consoli di Padova nell area del futuro mercato di Rialto nel 421, anno primo di Venezia, esattamente il 25 marzo, giorno della creazione del mondo, dell Annunciazione a Maria e della Crocifissione di Cristo. Si tratta di uno dei più interessanti e affascinanti monumenti del medioevo veneziano che, più realisticamente potrebbe risalire, per il suo impianto architettonico al XII secolo. Esternamente, sulla fascia in pietra posta sotto la croce dell abside, è leggibile una antica iscrizione che così recita Intorno a questo tempio sia equa la legge del mercante, giusti i pesi e leali i contratti. Di fronte alla facciata, dall altro lato del Campo, oltre la fontana, sorge la colonna del bando, sorretta dal Gobbo di Rialto (figura tradizionalmente nota per lazzi e sarcasmi), sopra la quale la Signoria veneziana faceva leggere bandi e proclami ufficiali

PORTICATO DEL BANCOGIRO Campo San Giacomo civ 101, 120-131 e 207-210 Presso questi portici, che delimitano due lati del Campo trovavano collocazione i tavoli di una specie di banco di depositi, il Bancogiro, che era contemporaneamente una primitiva forma di banca e un circolo di nobili e di commercianti tra i più facoltosi; questi si occupavano dei loro affari cercando di monopolizzare i vari commerci. Il governo però li teneva sotto stretto controllo e, alla fine del Cinquecento furono esclusi dalla gestione del mercato.

FABBRICHE NOVE DI RIALTO Erbaria e Casaria La sola particolarità di questo lungo monotono edificio è quello di seguire armoniosamente la volta del Canale tra l'erbaria e la Pescheria. Richiama i moduli verticali delle Fabbriche Vecchie, un portico bugnato, eccessivamente alto rispetto al volume complessivo della fabbrica,sotto il quale sorgevano magazzini e botteghe e due piani superiori. Quest'edificio fu progettato da Jacopo Sansovino e la costruzione iniziò nel 1554 era destinata alle magistrature giudicanti in affari di commercio. Attualmente vi sono ospitati uffici giudiziari.

FABBRICHE VECCHIE DI RIALTO Sotoportego del Banco Giro ed Erberia L'edificio, costruito fra il 1520 e il 1522.in stile classico,rivolge la sobria facciata al Canal Grande ed è costituito da unità omogenee disposte alla stessa altezza,unite fra loro dai portici continui e dai marcapiani. A livello dei piani superiori si trovavano uffici di carattere amministrativo,in particolare le sedi delle magistrature legate al controllo del mercato.

LOGGIA DELLA PESCHERIA NUOVA Campo de la Pescheria E' stata realizzata nel 1907 dall'architetto Domico Rupolo e dal pitture Cesare Laurenti sull'area di una preesistente costruzione in vetro e ferro (1881) per ospitare sotto le sue volte il mercato all'ingrosso del pesce, successivamente trasportato, per motivi igienici all'isola del Tronchetto. I progettisti si ispirarono ai dipinti di Vittore Carpaccio nel delineare l'edificio in forma di loggia medioevale scandita da arconi ogivali. All'angolo sinistro sul Canal grande notevole è la statua di San Pietro, opera di Cesare Laurenti. Il bel soffitto ligneo poggia su sei pilastri interni e su dodici tozze colonne esterne e quattro doppi pilastri angolari. E' di proprietà comunale.

CHIESA DI SAN GIOVANNI ELEMOSINARIO La minuscola chiesa di San Giovanni Elemosinario patriarca di Alessandria è comunemente nota con il nome di San Zuane de Rialto. Si trova al numero 479 ed è quasi completamente mascherata dalle case dato che non esiste più la facciata e l unica cosa che la contraddistingue è il portale. La prima fondazione della chiesa è antichissima e risale agli anni a cavallo tra il IX e il X secolo e si costruì grazie alle donazioni della famiglia Trevisan. Il 10 gennaio 1514 un gravissimo incendio che distrusse tutta l insula di Rialto interessò anche la piccola chiesa che venne ricostruita successivamente in forme sobrie tipiche del Rinascimento. Al suo interno conserva opere di importanti artisti: Giovanni Antonio De Sacchis detto il Pordenone, Tiziano, Jacopo Palma il Giovane e molti altri.

CHIESA DI SAN CASSIANO e campo Il primitivo impianto di questa tozza chiesa, dedicata a San Cassiano vescovo e martire, risale al IX secolo, come un probabile sviluppo di un precedente oratorio dedicato a Santa Cecilia che qui insisteva. L edificio venne ricostruito e rimaneggiato nel corso dei secoli. fino agli ultimi del 1611.Si realizzò allora questa struttura a tre navate e cappelle absidali a fondo piatto. Da ultimo nel corso del XIX secolo si distrusse il caratteristico portico che affiancava la facciata( un tempo usato essenzialmente come ricovero per la povera gente la notte e per le attività artigianali il giorno) e che resero del tutto anonimo il fianco della chiesa che prospettava sul campo. Nell interno notevoli sono gli affreschi della seconda metà del Settecento del tiepolesco Costantino Cedini che decorano la copertura a crociera e le raffinate decorazioni a marmi policromi e intarsi (1746) della sagrestia e della adiacente cappella. Il parapetto dell organo ornato con Tre storie di San Cassiano di Andrea Schiavone, la pala con la Visitazione del terzo altare della navata destra di Leandro Bassano e l altare maggiore con statue del Meyring e la pala con la Resurrezione di Cristo e i Santi Cassiano e Cecilia (1565) di Jacopo Tintoretto.

LE CARAMPANE Il sestiere di San Polo e quello di Santa Croce quasi si confondono poiché non ci sono dei confini ben definiti, c è un ponte però, situato a San Cassiano in zona detta Carampane, che segna il passaggio dall uno all altro sestiere. E chiamato il Ponte delle Tette e la storia di questo nome curioso e malizioso è semplice. Vicino a Rialto le Carampane era una di quelle aree di Venezia nella quale le prostitute erano obbligate a concentrarsi fin dal XV secolo per disposizione delle leggi sull ordine pubblico. Per attrarre la clientela esse sedevano sulle finestre a seno nudo o con le gambe penzoloni dai balconi per mostrare tutte le loro grazie o talvolta stavano completamente nude: il tutto proprio nei pressi del ponte in questione. C era addirittura un ordinanza che le invogliava a mostrarsi così in pubblico per richiamare i clienti e per distoglierli da una ondata di omosessualità che, quasi, era diventata un problema di stato. Ma la crisi per le prostitute non derivava certo da questo, quanto dal fatto che nel 1509 a Venezia esistevano 11.654 cortigiane, ragion per cui i guadagni pro capite erano calati di molto.

PALAZZO ALBRIZZI campiello Albrizzi civ 1940 Molto sobrio all'esterno, la facciata che guarda sul rio San Cassiano,presenta le serliane sovrapposte su tre ordini e finestre sormontate da tettucci intagliati nella pietra, all'interno è una delle dimore più sontuose di Venezia. Con una ricchissima decorazione a stucchi bianco e oro. La famiglia bergamasca degli Albrizi si stabilì a venezia nel XVI secolo e si arrichì grazie alla tessitura e al commercio dell olio. A partire dal 1648 iniziò ad acquistare e a decorare,piano per piano,questo palazzo,che divenne interamente di sua proprietà nel 1692. e in questa dimora Isabella Teodochi, della quale si innamorò durante la sua permanenza a Venezia diede vita, al principio del XIX secolo,dopo il suo matrimonio con il Conte Albrizzi a un celebre salotto letterario. Vi ricevette tra gli altri Pindemonte, Alfieri e lo scultore Canova, che eseguì per lei nel 1812 un Busto di Elena, tuttora conservato nel palazzo.

SECONDO ITINERARIO

CAMPO SAN SILVESTRO All'incrocio di diversi percorsi, è di impianto regolare anche se risulta profondamente modificato dall'interramento (1845) del rio che vi scorreva; prossimo alla riva del Vin, ospitava un tempo le Scuole dei Mercanti di Vino e dei Mastellari (costruttori di recipienti di legno).

SCUOLA DELLA SANTA CROCE, DELL ARTE DEI MERCANTI DI VINO campo San Silvestro Edificio,classicheggiante, addossato alla chiesa e al campanile, oggi adibito a sagrestia, che offre il fianco al campo, con due portali e tre finestre ad arco, una fascia marcapiano separa il piano terra dal primo e ultimo piano, sul quale si aprono cinque monofore chiuse da arco scemo. La Scuola venne eretta tra il 1573 e il 1581,per ospitare le riunioni e le funzioni religiose dell'arte dei Mercanti di vino,confraternita nata nel 1505, il cui primo capitolare risale al 28 novembre 1565. Molto ricchi e suggestivi gli interni.

CHIESA DI SAN SILVESTRO Agli inizi del 900 risale la facciata della chiesa di San Silvestro, sebbene la fondazione sia del secolo IX La chiesa fu completamente ricostruita nel 1837-43; l'interno neoclassico racchiude un Battesimo di Gesù del Tintoretto (1580) e una Sacra famiglia di Karl Loth (1681).

PALAZZO VALIER Rio terà di San Silvestro Nel cinquecentesco palazzo Valier si pensa abbia abitato Giorgione. Costruito su quattro piani (piano terra,primo mezzanino,piano nobile e mezzanino sottotetto) si segnala per la possente quadrifora balconata che si apre sul Rio terà, e per le due trifore che prospettano su un ramo laterale del rio; lo ornavano preziosi affreschi di Taddeo Longhi ora scomparsi.

CHIESA DI SANT APONAL Eretta nella prima metà dell XI secolo grazie alle donazioni di alcune importanti famiglie di origine ravennate trasferitesi a Venezia e dimoranti nelle vicinanze. Ospitava quattro corporazioni che avevano ognuna il proprio altare: l Arte dei Mandoleri, l Arte dei Corderi, l Arte dei Venditori di Farina e l Arte dei Tajapiera. Internamente si presenta ad un unica navata. Attualmente la chiesa è chiusa al culto.

EX SCUOLA DEI QUATTRO MARTIRI CORONATI Ex scuola dei Quattro martiri coronati, dell'arte dei Tagliapietra Calle del Campaniel 1252 Edificio molto rimaneggiato anticamente sede della Scuola dell'arte dei Tagliapietra. E' decorato in alto da un rilievo con i quattro santi titolari Nicostrato, Claudio, Castorio e Sinforiano,mentre dell'originale portale,oggi trasformato in foro finestra,riporta un'iscrizione scolpita sull'architrave, datata 2 marzo 1508 un tempo conservava preziosi dipinti del Vivarini e di Vincenzo Catena. Nel 1724 dall'arte si staccarono gli scultori veri e propri che si associarono in una propria Accademia.

SOTTOPORTEGO DELLA MADONNA Tradizione vuole che nell'anno 1177, il papa Alessandro III, in guerra con l'imperatore Federico I detto il Barbarossa, fuggiasco, stanco, si gettasse a dormire come un poverissimo mendicante in questo porticato vicino alla chiesa di sant'aponal (un'iscrizione e un lumino ricordano la faccenda) che venne poi,dal Papa stesso,dichiarato luogo atto ad ottenere indulgenza plenaria per tutti i fedeli che avessero qui recitato un Pater Noster e un' Ave Maria.

PALAZZO DIEDO In restauro Campiello dei Meloni 1345 Il palazzo sorgeva lungo il rio dei Meloni,che nell'ottocento è stato in parte coperto per permettere una più pratica viabilità pedonale. L'edificio ricostruito nel 1591 dopo un devastante incendio (vedi lapide latina ottocentesca posta sulla facciata), presenta così il prospetto principale in parte sul rio e in parte sul ponte piano. La facciata ha come elementi qualificanti le due serliane con balconi aggettanti,le coppie di monofore laterali e, sopra la seconda serliana, l'altorilievo raffigurante la Madonna della Misericordia e due confratelli della scuola dei Mercanti,sotto al quale è giustapposta una lastra con cinque stemmi sagomati di altrettanti Guardiani della Scuola.

CAMPO DI SAN POLO Uno dei più grandi e caratteristici di Venezia, era un tempo luogo di feste e giochi (lo testimoniano numerosi dipinti) e ancora oggi è utilizzato, specialmente d'estate, come grande cinema o palcoscenico all'aperto. Opposta all'abside della chiesa è una lunga palazzata, curvilinea come il rio (interrato nel 1761) che la lambiva; ne fanno parte il palazzo Maffetti-Tiepolo (1712) di Domenico Rossi, i gotici palazzi Soranzo nei quali si coglie il passaggio da modi trecenteschi a forme tardogotiche, e il palazzo Donà (primo '500). Sul versante opposto del campo, l'angolo dell'imponente palazzo Corner Mocenigo è caratterizzato, nel fronte sul rio, dal contrasto fra il possente bugnato e la serrata ma più leggera composizione dei piani superiori.

PALAZZO CORNER MOCENIGO Campo San Polo civ 2128 Un grave incendio,nel 1535, aveva devastato il precedente edificio trecentesco che,sorgeva su questa stessa area,noto come palazzo del Cagnon, già di proprietà del duca di Milano Francesco Sforza, cui era stato donato dalla Repubblica. Verso il 1460 i Corner lo acquisirono e l'architetto Michele Sanmichieli, ebbe l'incarico di ricostruirlo. Le caratteristiche dell'edificio sono due: lo sviluppo in altezza, si eleva per ben sei piani,cosa che non era usuale nella tradizione edile della città,l'altra è quella di sorgere su un'area molto irregolare ragion per cui si presenta a forma a C, mostrando il fianco lungo il campo e il fronte al rio di San Polo. Il Sanmichieli fu innovativo nel suo progetto: disegnò gli ordini sovrapposti in maniera classica,marcò nettamente la divisione in piani, rese sontuoso il coronamento e ben scolpite le pietre angolari, fece eseguire piccoli balconi nei piani principali e mantenne basso il tono della decorazione. Il fronte è caratterizzato da due serliane centrale e lesene schiacciate. I Corner abitarono il piano nobile e affittarono gli altri piani fino al 1799 quando l'ultimo discendente lo diede in dote alla figlia in occasione delle sue nozze con Alvise Mocenigo che ne divenne proprietario. Oggi ha sede il comando della Guardia di Finanza.

PALAZZO MAFFETTI TIEPOLO Fu la famiglia Bernardo che promosse la costruzione dell edificio nel corso del trecento; nel Cinquecento venne arricchito con affreschi il prospetto sul campo e tali dipinti vennero elogiati anche negli scritti del Sansovino. Durante il Seicento l edificio fu acquistato dalla famiglia Maffetti, aggregata al patriziato veneziano nel 1654. Alla fine del XVII secolo,così come suggerisce la decorazione interna ed esterno, venne restaurato dall arch. Domenico Rossi che si richiama ai modi di Baldassarre Longhena e di Giuseppe Sardi.La fabbrica si eleva per due piani nobili sopra il piano terra, seguendo la tipologia del palazzo veneziano. I due piani nobili sono simili con belle polifore ad arco a tutto sesto al centro, con monofore laterali ad arco riquadrato. Grande cura nell apparato decorativo sia interno che esterno come ad esempio: i prolungamenti dei modiglioni che da elemento vegetale si trasformano in mascherone. Il bugnato del basamento si prolunga anche sul fronte che dà sul rio de la Madoneta. Da ricordare che un tempo l edificio sorgeva,come si suol dire,in isola,ovvero sul citato rio e sul rio de le Erbe o di Sant Antonio, che anticamente fiancheggiava il Campo San Polo e che fu ricoperto nella seconda metà del Settecento.

PALAZZI SORANZO Campo San Polo civ 2169-71 I due palazzi Soranzo, quello detto casa vecchia,posto a sinistra, e quello detto casa nuova collocato a destra,entrambi di raffinata eleganza. Colpisce subito la superba facciata che, contrariamente a quello che succedeva anticamente, quando i fronti principali erano rivolti verso i rii, è rivolta verso il campo. Ma ciò non era nelle intenzioni del costruttore poiché anticamente,sotto il fronte del palazzo, scorreva proprio un rio,ossia il rio di Sant'Antonio,poi coperto nel 1761.L'edificio più vecchio è databile alla metà del Trecento anche se i due portali sormontati da sculture sembrerebbero risalire ad un'epoca ancora precedente; il secondo palazzo, in cui spicca uno splendido finestrato con otto fornici, è di chiara impostazione quattrocentesca e anticamente era decorato all'esterno da affreschi del Giorgione. I due edifici sono curvilinei perchè seguivano l'andamento del canale, secondo un uso veneziano ed erano accessibili da ponti privati poi abbattuti. Belle ed eleganti le polifore racchiuse da una cornice a dentelli rivestita di marmo e decorata con tondi policromi e patere che riportano in rilievo figure zoomorfe, aquile e leoni( nel secondo edificio all'interno della polifora del secondo piano il tondo con la lotta fra Ercole e il leone). La famiglia Soranzo dette ben sedici procuratori di san Marco alla Serenissima e valenti capitani da mar. Giovanni Soranzo vincitore dei genovesi a Caffa ospitò Dante Alighieri giunto in qualità di ambasciatore dei da Polenta,signori di Ravenna.

CHIESA DI SAN POLO Il sestiere di San Polo prende il nome dalla chiesa dedicata a San Paolo Apostolo eretta sul campo omonimo. La chiesa è molto antica e risale presumibilmente al IX secolo e ha subito numerosi rifacimenti nel corso dei secoli. L aspetto attuale non ha una morfologia unitaria o uno stile riconducibile a una determinata epoca. Il campanile della chiesa fu eretto nel 1362 su un basamento di pietra, è ricoperto di mattoni in cotto, termina con una cuspide conica a pigna poggiante su un alto tamburo ottogonale ed è un tipico esempio di campanile veneziano trecentesco. All interno della chiesa, nell Oratorio del Crocifisso, sono state sistemate le dodici stazioni delle Via Crucis dipinte da Giandomenico Tiepolo tra il 1747 e il 1749. Al padre Giambattista è invece da attribuire la pala La Vergine appare a San Giovanni Nepomuceno sul secondo altare mentre l Ultima Cena, sulla parete di fondo, è da attribuire alla bottega del Tintoretto. Nella cappella absidale sinistra si può ammirare lo Sposalizio delle Vergine di Paolo Veronese mentre nel presbiterio si trovano molte opere di Jacopo Palma il Giovane.

CACCIA AL TORO Un famoso evento festivo del Carnevale veneziano, era la cosiddetta Caccia al Toro, che si svolgeva in Campo San Polo secondo modalità simili a quelle della omonima manifestazione a Pamplona, in Spagna, e che annovera anche esempi nell'italia dell'età medievale e moderna come il caso di Siena, dove in Piazza del Campo si svolsero costantemente tauromachie dal 1499 al 1597. Al contrario che a Pamplona, però, i tori della festa veneziana non erano giovani ma vecchi animali, spesso anche solo buoi. Liberi o legati per le corna, dopo essere stati seviziati da cani aizzati contro di essi, gli animali venivano sbranati e macellati. Questo tipo di rituale non era un caso isolato a Venezia: ogni anno la Magistratura veneziana condannava formalmente a morte un toro e dodici maiali, e la sentenza doveva essere eseguita a Piazza San Marco. Nelle prime edizioni della festa gli animali erano un tributo al Doge del Patriarca di Aquileia e di dodici nobili friulani, a lui alleati in una fallita ribellione contro la Serenissima per il possesso delle saline di Grado. Gli animali simboleggiavano il Patriarca e i suoi dodici alleati, e il toro veniva giustiziato con un solo colpo del boia. Gli altri animali, suppliziati da cani aizzati dai nobili veneziani, venivano macellati dopo la festa. Da questo curioso e feroce rituale deriva il motto "tagliare la testa al toro", che in italiano designa la soluzione finale di un problema difficile. Il padre di Goethe assisté ad una di queste feste e ne rimase molto impressionato. La Caccia al toro in Campo San Polo era solo uno degli eventi festivi praticati nel corso dell'età moderna in quella che era la piazza più ampia di Venezia dopo quella di San Marco. Già usato per coltivazioni e pascoli, Campo San Polo (così denominato dalla omonima chiesa: San Polo è la forma dialettale veneziana di San Paolo) fu interamente pavimentato nel 1493, e in tale occasione vi fu costruito il pozzo posto al centro. La pavimentazione consentì di trasformare lo spazio in luogo di mercati, giochi e feste. La sua importanza crebbe quando nel secolo XVII vi furono dislocati i mercatini dei poveri, che fino ad allora si erano tenuti in Piazza San Marco. San Polo restò sempre un mercato per i Veneziani, al contrario di Rialto, che era una piazza di commerci internazionali. L'identità di Campo San Polo come luogo di adunanze pubbliche e popolari - ma anche di giochi come quello della palla - si estinse nel 1611, anno in cui queste attività vi furono vietate, forse anche in ottemperanza a provvedimenti analoghi che dopo il Concilio di Trento (1545-63) interessarono molti centri italiani. Luogo antico e prestigioso di Venezia, Campo San Polo è arricchito da edifici storici come Palazzo Tiepolo, Palazzo Soranzo, Palazzo Donà e Palazzo Corner Mocenigo. Il presente dipinto rappresenta un documento storico e visuale di grande importanza per la storia delle tradizioni veneziane e per la ricostruzione dell'aspetto originario della Chiesa di San Polo, radicalmente trasformata dai restauri del 1804.

PALAZZO BERNARDO Calle Bernardo e ponte Bernardo civ 2184-2195 E un grande edificio, fatto costruire da Alvise Bernardo verso la metà del Quattrocento, posto nell intrico di calli e callette che portano da Campo San Polo, alla zona di San Stin e quindi a San Giacomo. Si affaccia con il prospetto principale sul rio di Ca Bernardo dove oggi, perfettamente restaurato, mostra tutto lo splendore dello stile gotico fiorito, di squisita fattura i tre portali archiacuti,quello sul Ponte di Ca Bernardo,quello,più sontuoso,che si apre nella Calle omonima e quello sulla riva d acqua. Belle le due quadrifore,al primo e al secondo piano nobile, racchiuse in cornice, decorati con dischi marmorei e cordoni marcapaino, così le coppie di monofore laterali e la piccola polifora dell ultimo piano.la famiglia Bernardo approdò in laguna da Treviso,nei primissimi tempi della storia veneziana. Iscritta al Maggior Consiglio fin dal 1293.Questo ramo dei Bernardo, dopo aver dato molti grandi e valori uomini, si estinse nel 1868.

CA CENTANI Carlo Goldoni è uno dei più grandi commediografi settecenteschi ed ebbe il merito di trasformare il vecchio modo di fare teatro comico, la Commedia dell Arte, nel teatro moderno nel quale dialoghi e battute sono tutte rigidamente prestabilite. Il Palazzo aperto al pubblico dal 1953 attualmente ospita sia il Museo Goldoniano e del Teatro Veneto sia la Biblioteca (contenente 30.000 volumi e opuscoli specializzati) ed è inoltre sede del Centro Studi Teatrali diretto da Carmelo Alberti. L area espositiva è limitata a due ambienti: il portego, cioè l ingresso dove è stato ricreato con mobili, quadri e arredi d epoca un salotto settecentesco, e le sale ad esso attigue dove sono esposti alcuni documenti goldoniani, medaglie, manoscritti autografi, due ritratti eseguiti da Giambattista Piazzetta e da Pietro Longhi

PALAZZETTO BOSSO Ponte di San Tomà Anche detto Bosco, si affaccia sul rio di San Tomà, proprio a fianco di Palazzo Centani, ed è una delle più antiche preesistenze di architettura civile veneziana. Il palazzo è infatti di origine veneto-bizantina,forse dell XI secolo ricostruito in parte nel Tre-Quattrocento. Si segnalano, della primitiva fabbrica,la riva con arco bizantino con estradosso scolpito e i vari frammenti decorativi e le sette piccole patere posti in facciata,della seconda, quella gotica, nella lunetta del grande portale archiacuto che insiste sul ponte di san Tomà, che pare più tarda del portale stesso,un rilievo quattrocentesco con il monogramma di Cristo e sulla facciata che guardano sul rio le due monofore e la bifora del primo piano, esempi rari del gotico del primissimo Trecento. Notevoli sono la scala scoperta e il cortile con colonne a tortiglione.

CAMPO SAN TOMA - ex Scuola dell Arte dei Calegheri Campo San Tomà Di belle proporzioni, si fronteggiano i prospetti dell'ex Scuola dei Calegheri (calzolai), risalente al secolo XV e della chiesa di San Tomà, nelle forme attuali settecentesche. Ex Scuola dell Arte dei Calegheri L Arte dei Calegheri (fabbricanti di scarpe e stivali) e degli Zavateri (fabbricanti di ciabatte e zoccoli),fondata nel XIII, si riuniva presso la chiesa della Carità. Nel 1439,ormai cresciuta d importanza, aveva acquistato un terreno in questo campo,proprio di fronte alla chiesa,dove eresse l edificio che ospitasse la Scuola fondata ufficialmente nel 1446. La bella facciata a capanna, tipicamente tardo-gotica, è decorata da un elegante bassorilievo, un tempo dipinto,inserito nel lunettone che sovrasta il portale d ingresso,che rappresenta la Guarigione di Sant Aniano,opera della scuola di Pietro Lombardo. Non è originale,invece la trecentesca scultura raffigurante la Madonna della Misericordia adorata dai fedeli,qui posta nel 1928, proveniente dai depositi delle Gallerie dell Accademia. Internamente sono ancora visibili ampie tracce di affreschi quattrocenteschi (Annunciazione e Santi).Oggi l edificio è proprietà comunale e ospita un centro civico e la biblioteca di quartiere.

CHIESA DI SAN TOMA La chiesa è dedicata a San Tommaso Apostolo e si affaccia sul campo omonimo nella zona compresa tra il Canal Grande e il Campo dei Frari. Nonostante sia una chiesa di fondazione molto antica il suo aspetto è stato completamente stravolto da numerose trasformazioni e riedificazioni. L interno della chiesa è ad una sola navata con il soffitto a volta affrescato. Di fronte alla chiesa, sul lato opposto del campo, si trova la sede della Scuola dei Calegheri (calzolai), una corporazione molto ricca e potente che, nei suoi periodi più floridi, contava anche millecinquecento aderenti. La scuola molti anni fa è stata oggetto di un interessante recupero architettonico ed è sede di un attivo centro polifunzionale.

EX CONVENTO DEI FRARI-sede dell Archivio di Stato A destra della chiesa di Santa Maria Gloriosa ai Frari, il grande complesso era anche detto Ca Granda per le sue notevoli dimensioni e vi si accedeva dal portale gotico, oggi contrassegnato dal civico 3003. Era di antichissima origine e fu più volte ampliato e ammordenato,senza che ne venisse stravolta la sua pianta originaria. I suoi alti corpi di fabbrica si articolano attorno ai due chiostri della Santissima Trinità e di Sant Antonio. Il convento venne soppresso per decreto napoleonico nel 1810 e dal 1815 divenne sede dell Archivio di Stato,in quell occasione si adeguarono gli edifici al nuovo uso. L arch. Antonio Santi disegnò anche la nuova facciata prospiciente il rio in stile neoclassico. La facciata sul campo è invece il risultato di successivi interventi che hanno inglobato antiche scuole devozionali dette dei Fiorentini e di sant Antonio. L Archivio di Venezia è uno dei più importanti dell Italia e del mondo. La mole immensa dei fondi documentari in esso conservato si snodano su 78 Km di scaffalature all interno di 368 stanze.

EX SCUOLA DELLA PASSIONE Nel Campo dei Frari al civico 2998, a sinistra della chiesa, è presente questo edificio costruito nel 1593, dopo che la precedente sede era stata distrutta dal un gravissimo incendio. Dell antico corpo di fabbrica,ora adibito ad abitazione privata, poco è rimasto integro se non la severa facciata,che mostra un grande portale e tre monofore architravate. Questa scuola era molto importante e ricca dato che questa confraternita godeva, per decreto del Consiglio dei Dieci, delle stesse prerogative delle Scuole Grandi, ma dei ricchi arredi interni nulla è rimasto

CHIESA DI SANTA MARIA GLORIOSA AI FRARI Frari in veneziano vuol dire Frati e la chiesa si affaccia sul campo omonimo in un punto obbligato di passaggio tra Piazzale Roma e Rialto. Grande e maestosa basilica gotica ricca di tesori di arte e di storia. La presenza francescana in laguna data ai primissimi anni della diffusione dell ordine e lo stesso San Francesco approdò in laguna e fondò il primo nucleo del monastero poi detto di San Francesco del Deserto nell isoletta omonima. Nell area dove attualmente sorge la chiesa dei Frari i frati francescani ottennero nel 1236 da parte del doge in carica all epoca un terreno paludoso che loro bonificarono e sul quale, a partire dal 1250, edificarono il primitivo edificio dedicato a Santa Maria Gloriosa. Esternamente la chiesa appare spoglia e austera con la facciata in cotto slanciata verso l alto e segnata da quattro lesene che la ripartiscono. Raffinatissimo è il portale in pietra d Istria. All interno le dodici colonne, simboleggianti i dodici Apostoli, dividono la navata centrale dalle due laterali. Il grande arco che precede il coro inquadra perfettamente l enorme pala dell Assunta di Tiziano. Le opere di scultura e di pittura contenuta all interno della chiesa coprono un arco di tempo che va dal Duecento all Ottocento ed è davvero impossibile farne l elenco dettagliato: la chiesa dei Frari è insieme un museo, una pinacoteca, una galleria devozionale.

CAMPO SAN STIN Un tempo definito dalla parte del rio dalla chiesa omonima che fu abbattuta nel 1810, è circondato da edifici di origine gotica fortemente rimaneggiati..

CAMPO SANT AGOSTIN Di urbanizzazione bizantina, ma con forti trasformazioni in epoca gotica, è campo Sant'Agostin. Gotico è anche il palazzo Soranzo Pisani, con bel rilievo del secolo XIV raffigurante la Fede e la Giustizia in trono.

PALAZZO ZANE COLLALTO Il palazzo presenta una elegantissima facciata che prospetta sul rio di sant Agostin, progettata nel 1672 da Baldassarre Longhena. Sorge su un area dove un tempo sorgeva un palazzo trecentesco appartenuto alla famiglia Morosini,poi passato alla ricchissima famiglia Zane.Questa era una delle più antiche casate di Venezia. Il loro simbolo araldico era una volpe ( zana appunto) rampante ed erano così ricchi che un modo di dire proverbiale era L haver de Ca Zane per indicare un enorme capitale. Nel 1665 si decise una radicale ristrutturazione dell edificio e l incarico fu affidato a Longhena che già aveva lavorato per questa famiglia. La facciata richiama in tono minore Cà Pesaro e Ca Rezzonico; soprattutto Ca Pesaro, è immediata l analogia, rivestimento in bugnato per il pianoterrena e le due grandi porte d acqua, separate, a Ca Pesaro, da una nicchia e qui a Ca Zane da una finestra, simile a quelle ai lati che scandiscono il piano terra, tale ritmo si ripete ai piani superiori. Conferisce forza e senso di solidità alla struttura l andamento orizzontale fortemente evidenziato dalle cornici marcapiano. In ogni chiave d arco sono scolpite differenti teste di turchi, di negroidi e di lanzichenecchi.

CASE dei MANUNZIO Rio terà Secondo civ 2310-1311 Basso palazzetto gotico della metà del Quattrocento, di soli due piani (un mezzanno e un piano nobile) con bellissima trifora trilolobata e riquadrata, affiancata da due coppie di monofore analoghe. E di grande importanza storica, perché tra le sue mura trovò sede la tipografia del raffinato umanista e grande innovatore dell arte della stampa Aldo Manunzio e la sua Accademia Aldina. Due lapidi in facciata lo ricordano.

CHIESA SAN GIOVANNI EVANGELISTA Anticamente annesso alla chiesa si trovava un ospedale dei poveri. La chiesa subì parecchi rimaneggiamenti a partire dal Quattrocento nonostante sia di fondazione molto antica e legata all iniziativa della famiglia Badoer nel 907, la fisionomia attuale si deve alle ristrutturazioni subite tra il XVII e il XVIII secolo. Della antica fabbrica gotica rimangono l abside con volta a crociera e il presbiterio. L interno è a una sola navata con pianta quadrata. All interno tra gli altri capolavori di scultura e pittura si trova un dipinto di Domenico Tintoretto raffigurante Cristo Crocifisso e i devoti.

SCUOLA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA La Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, la cui lunga vicenda costruttiva risulta nelle sedimentazioni stilistiche della facciata, con rilievi trecenteschi, finestre gotiche, bifora e portale rinascimentale di Mauro Codussi. L'interno è articolato su due grandi, vasti piani collegati dal monumentale scalone dei Codussi (1498), a due rampe convergenti con volta a botte; il salone terreno, di origine gotica, è diviso in due navate da belle colonne; quello superiore (Giorgio Massari, 1727) fu ornato nel soffitto (scene dell'apocalisse), tra gli altri, da Jacopo Marieschi e Giandomenico Tiepolo, e conserva alle pareti opere di Domenico Tintoretto, Sante Peranda, Pietro Longhi. Nell'oratorio della Croce, un tempo ornato con i famosi teleri di Gentile Bellini, Carpaccio e altri ora alle Gallerie dell'accademia, l'altra conserva la preziosa reliquia della Croce. La sala dell'albergo è decorata con episodi dell'apocalisse di Palma il Giovane.

CHIESA DI SAN ROCCO La chiesa di San Rocco venne realizzata negli ultimi anni del Quattrocento quando la Scuola assunse ufficialmente il titolo di Scuola Grande (1489) e venne così deciso di affiancarle una chiesa. Incaricato della progettazione fu l ancora giovane architetto Bartolomeo Bon che realizzò la fabbrica seguendo gli insegnamenti di Mauro Codussi. Il risultato fu quello di una chiesa ad una navata con presbiterio biabsidato e due cappelle laterali realizzato in stile corinzio. Nella prima metà del Settecento la chiesa subì interventi radicali di restauro. Oggi la chiesa si presenta ad una navata con soffitto piano, quattro altari alle pareti e le cappelle absidali. La decorazione interna è di grande rilievo. Si possono ammirare ben otto dipinti di Jacopo Tintoretto, le tele di Sebastiano Ricci e di Francesco Solimena. Anticamente la chiesa annoverava tra i suoi capolavori anche un ciclo di affreschi di Giovanni Antonio De Sacchis detto il Pordenone posti nel presbiterio e nella cupola che rimangono, oggi, allo stato di frammmento. A partire dalla grande pestilenza del 1576 il Governo veneziano decise che il giorno di San Rocco, protettore degli appestati, fosse festa solenne. Così ogni sedici agosto, il giorno natale del santo, il doge si recava in processione in chiesa per assistere alla messa. Terminata la messa il Guardian Grando della Scuola offriva un banchetto ricchissimo nella sala grande dell Albergo. La sala dell Albergo vede, al centro del soffitto, l opera San Rocco in Gloria di Tintoretto ed è l opera alla base dell intero progetto decorativo che costituisce una delle mete obbligate di pellegrinaggio del turismo artistico.

SCUOLETTA VECCHIA DI SAN ROCCO A destra della chiesa di San Rocco si trova questa gentile architettura rinascimentale eretta da Bartolomeo Bon negli ultimi anni del Quattrocento (nella nicchia la statua di San Rocco). Era il primitivo edificio sede della Scuola Grande di San Rocco,che però venne abbandonato quasi subito perché insufficiente per contenere tutti i confratelli e i devoti della grande confraternita

SCUOLA di SAN ROCCO Maestoso edificio, quasi sproporzionato per la ridotta dimensione del campo sul quale si affaccia. Tale monumentalità oscura la gradevole facciata della vicina omonima chiesa. Nel 1478, il Consiglio dei Dieci, organo delegato della Serenissima al riconoscimento e regolarizzazione delle confraternite, diede il proprio assenso all istituzione della Scuola dedicata a San Rocco. Scopo di questa organizzazione di devoti era la mutua solidarietà, la carità e l assistenza durante le frequenti epidemie di peste che colpivano la città. Tra il 1489 e il 1508 l architetto Bartolomeo Bon portò a compimento la chiesa di San Rocco e l attigua scuoletta per i confratelli che si mostrò presto inadeguata. Nel 1516 si decise di erigerne una più ampia. L incarico fu affidato al Bon che realizzò il piano terra e impostò la struttura essenziale. Nel 1524 l architetto fu allontanato e sostituito con Sante e Giulio Lombardo, ma anche i nuovi incaricati abbandonarono presto l incarico per costanti dissapori con i committenti. L edificio venne concluso da Antonio Abbondi detto lo Scarpagnino che portò a termine la facciata sul campo, la sala dell Albergo e la realizzazione dello scalone interno di collegamento. Alla sua morte l architetto De Grigis definì e concluse ogni lavoro in sospeso, era il 1560. Per la decorazione degli interni si organizzò un concorso nel 1564 al quale Paolo Veronese, Andrea Schiavone, Giuseppe Porta detto il Salviati, Federico Zuccari, Jacopo Tintoretto furono invitati a partecipare. Tintoretto anticipò tutti e offrì in dono una tela con la Gloria di S. Rocco e il concorso finì lì. L intero ciclo di opere venne commissionato al maestro che diede vita a opere possenti intimamente legate alla struttura dell edificio e che lo consacrò tra i grandi maestri dell arte pittorica veneziana e mondiale.