Il pane di Kobane Storia del forno che resiste Un leggero battito di vita vibra tra le grigie macerie della città divenuta il simbolo della resistenza contro l'isis, Kobanê. Dal 15 settembre 2014 Kobanê ha subito attacchi brutali da parte delle forze ISIS, con artiglieria pesante e carri armati. La città ha combattuto, resistito e finalmente, il 30 gennaio 2015 è stata liberata dalle Unità di Difesa del Popolo (YPG) e Unità di Difesa delle Donne (YPJ) in nome di una rivoluzione e di una democrazia radicale che nei cantoni di Kobane, Efrin e Cisre si sta sperimentando. I curdi che vivono nelle campagne intorno a Kobanê sono stati obbligati a lasciare le loro case, e negli oltre 370 villaggi che punteggiano la regione, la popolazione curda è stata vittima di pulizia etnica. Non è finita, la guerra è ancora dentro casa ma lentamente, molto lentamente, si iniziano a scorgere i segni di un ritorno alla vita, di una imminente rinascita. Gli abitanti, quasi tutti rifugiati in Turchia, stanno iniziando a rientrare. Piccole attività commerciali tornano a popolare i marciapiedi e l'unico forno della città, rimasto aperto durante i quattro mesi di assedio, continua a lavorare a pieno ritmo per garantire il pane alla città. Costruito nel 1980 dal regime di Assad, il forno lavora tutti i giorni tranne il venerdì per fornire pane gratis ai cittadini di Kobanê e ai 365 villaggi del circondario. Attualmente ci lavorano circa una cinquantina di persone.! L aria è pervasa dall odore di farina e pane appena cotto. In più angoli compaiono teiere fumanti piene di cay, bevanda popolarissima servita nei tipici bicchierini di vetro. Bere tè è una pratica sociale, una certezza che accompagna ogni ora, un momento che arriva sempre.
Morbidi dischi di pane azzimo appena sfornati, ancora gonfi e bollenti, scorrono ordinatamente su un nastro di ferro che li accompagnerà alla prossima tappa, dove altri uomini li raccoglieranno e li imbusteranno, pronti per la consegna.
Costruito nel 1980 sotto il regime di Hafiz Al Assad, il forno lavora circa quaranta quintali di grano al giorno, che viene poi distribuito gratuitamente ai cittadini di Kobane e dei circa trecentosettanta villaggi della provincia.
Una luce bianca invade le enormi stanze del forno attraverso i lucernai. L apporto alimentare di migliaia di famiglie dipende dal lavoro instancabile di operai, anche molto giovani, come Jamal.! Successivamente l impasto viene condotto nei forni per dar vita al pane azzimo. Kayran non ha mai saltato un giorno di lavoro dall inizio del conflitto.
Le scuole sono ancora chiuse a Kobane e Sadik nel frattempo aiuta il lavoro dei più grandi nel forno.
Ali Jab rientrato a Kobane con la sua famiglia, dopo essersi rifugiato nella vicina Suruc, è tornato al suo vecchio lavoro.
Gli occhi di Shaker si specchiano brillanti nel vetro dell obbiettivo della macchina fotografica.
Ali, uno dei pochi che non ha abbandonato la città di Kobane neanche durante i mesi di guerra, garantendo, col suo lavoro incessante il pane anche nei giorni più bui
Alì Jab, uno degli operai più anziani, da molti anni lavora nel forno. Rientrato da poco a Kobane con la sua famiglia, dopo essersi rifugiato nella vicina città di Suruc, è tornato al suo vecchio e amato lavoro.
Il pane appena sfornato, imbustato e sistemato nel carrello, uscirà dal forno per essere distribuito gratuitamente ai cittadini di Kobane e dei trecentosettanta villaggi della provincia. La guerra sembra non essere mai entrata nei saloni del forno e nello sguardo degli operai.
Molte delle persone rimaste in città arrivano direttamente al forno per prendere il pane per la propria famiglia. Il resto viene affidato a un furgoncino che lo porterà fuori, nei villaggi del cantone di Kobane. Reportage realizzato a Marzo 2015 www.marianovelladeluca.com